MATTINA
Feci un leggero sospiro. Perché era
tutto così complicato la mattina?
Avevo perso il conto di quante volte mi
ero svegliata in quella posizione: sdraiata sul corpo scolpito dello spadaccino
di bordo, il viso appoggiato sul suo petto e come unica coperta il suo
abbraccio.
Iniziai a seguire i contorni della tua
cicatrice con un dito, accarezzando quella pelle ruvida, assaporando il tuo
profumo di mare. Tutti avevamo addosso l’odore del mare, ma il tuo era misto ad
un odore di rum che mi mandava in estasi. Ogni sera era sempre la solita
storia, ti trovavo davanti alla mia camera e prima che avessi il tempo di dire
qualcosa tu mi baciavi. Da quel momento il mio cervello si staccava e mi
lasciavo trascinare dalla tua passione. Tutto era cominciato quel giorno
maledetto. Erano state le lacrime a tradirmi. Alla fine di una solita sfuriata
ero esplosa, perché era ormai da tempo che mi ero accorta di quel dannatissimo
e immenso amore che provavo per te, che provo per te. Sei rimasto incredulo
quando ho confessato, ma ti sei ripreso subito, piegando le tue labbra in quel
sorriso bastardo che tanto amo. Da lì tutto è sceso in picchiata, sono
diventata completamente dipendente da te e tu, anche se non lo ammetterai mai,
sei diventato dipendente da me.
Sapevo fin dall’inizio che sarebbe stato
un errore, ma non ho voluto ascoltare quel poco di cervello che ho. Perché noi
non parliamo, non abbiamo mai parlato e tantomeno progettato un futuro insieme.
Inizialmente non volevo neanche pensarci, stupida come sono, ho creduto che per
te sarei stata solo la debolezza di qualche giorno, ma non lo è stato. È da
mesi ormai che va avanti questa assurda routine e ho capito che tu mi ami, lo
vedo nei tuoi gesti, ma tu non l’hai mai ammesso.
Sarei stata la donna più felice del
mondo se l’avessi saputo qualche mese fa, ma ora è tutto diverso. Come possiamo
dirlo agli altri? Siamo pirati per la miseria! Non c’è lo spazio per l’amore.
Avrei preferito soffrire il tuo abbandono, che sopportare questo amore
nascosto. Non riesco più ad impedire al mio sguardo di cercarti il giorno.
Vorrei poterti amare alla luce del sole, non nel buio della mia cabina.
Ma questo non è possibile, la vita che
abbiamo scelto non prevede l’amore.
Un lacrima solitaria mi scese a
tradimento su una guancia. Dobbiamo finirla, per il bene della ciurma, per il
nostro bene.
“Nami”
Mi asciugai velocemente la guancia,
sentendo la tua voce ancora impastata dal sonno. Ma tu mi hai già visto.
“Che succede?”
Mi costringi a guardarti, sollevandomi
il mento con una mano. Affondo in quei pozzi neri che mi risucchiano ogni volta
che ti guardo. Come posso smettere di amarti?
“Dobbiamo smetterla” non so con che
coraggio sono riuscita a pronunciare questa frase, non mi sembrava neanche la
mia voce.
Tu corrugasti le sopracciglia “Cosa?”
Mi staccai malvolentieri del tuo petto e
mi sedetti sul letto.
Abbassai lo sguardo, non avendo il
coraggio di guardarti negli occhi “Zoro, dobbiamo smetterla con questa storia”
dissi con la voce incrinata.
Sentii gli occhi lucidi, mentre una
voglia immensa di rimangiarmi l’ultima frase mi divorava. Perché è tutto così
difficile? So benissimo che non amerò nessun altro come amo te, ma che amore è
il nostro? Chiuso in una cabina, che non vedrà mai la luce del sole.
“Perché?” la tua voce fu così fredda che
mi mise i brividi.
“Perché sono stanca di nascondermi”
“Ne sei sicura?”
Alzai lo sguardo non credendo alle mie
orecchie. Mi lasciavi andare così? Senza neanche protestare. Il tuo viso era
neutro, neanche un’espressione lo attraversava.
Stupida e sciocca. Tu non aveva mai
detto di amarmi, forse mi ero soltanto illusa che fossi importante per te.
Un vuoto immenso si formò dentro di me,
risucchiando qualunque forza vitale.
Bé Nami, non volevi un rifiuto? Eccoti
servita.
“Si” sussurrai, tornando a guardare il
lenzuolo del letto.
Era meglio per tutti, cercai inutilmente
di convincermi. Ma la verità era che il mio cuore stava sanguinando.
Ti sentii muoverti. Non alzai lo
sguardo, non volevo vederti uscire per l’ultima volta dalla mia cabina. Ma come
al solito, mi sbagliavo.
“E chi ha detto che io ti lascio
andare?”
Alzai lo sguardo incredula, trovando il
tuo viso a pochi centimetri dal mio. Il mio cuore fece una capriola.
Mi baciasti, senza lasciarmi il tempo di
replicare.
Così mi ritrovai nella situazione di
partenza, sul tuo petto mentre mi stringevi possessivo a te.
Mi staccai guardandoti negli occhi “Zoro
gli altri..”
“Gli altri lasciali perdere” mi
interruppi “L’unica cosa che conta siamo io e te, ti amo Nami, non ti lascerò
per niente al mondo”
Sorrisi, sentendo il mio cuore
accelerare frenetico “L’hai detto” mormorai ancora incredula.
Tu alzasti un sopracciglio “Cosa?”
“Che mi ami”
“Ne dubitavi?” chiesi offeso.
“Ora non più” risposi dandoti un leggero
bacio sulle tue labbra salate.
La tua mano iniziò ad accarezzarmi
dolcemente la schiena, provocandomi brividi su tutto il corpo.
“Diciamolo a tutti” mi dissi a sorpresa
“E non mi interessa se quel cuoco da strapazzo non è d’accordo”
Ti accarezzai una guancia “E se
roviniamo tutto?”
“Se davvero sono nostri amici, non
diranno niente”
Feci una smorfia. Tu con la tua dannata
sicurezza, mai ti passava nell’anticamera del cervello che potevi anche non
aver ragione.
In quel momento la porta si aprì di
botto “Nami, amore!!! Ti ho portato…” Sanji sgranò gli occhi.
“E dai Sanji!! Dammi un dolce anche a
me!” di fianco al cuoco sbucò Rufy “Ma che ti…” il capitano si girò e la sua
mascella toccò il pavimento dallo stupore.
Mi bloccai, incapace di una qualunque
reazione. Dentro di me si affacciarono varie emozioni: imbarazzo, stupore e
rabbia. La più potente prese il sopravvento. Afferrai uno stivale di Zoro che
era di fianco a letto e lo tirai, colpendo in piena fronte Rufy.
“Fuori di qui!!!!” urlai con tutto in
fiato che avevo in corpo.
I due non se lo fecero ripetere e
scomparirono chiudendo la porta.
Tu risi di gusto.
Ti lanciai un’occhiataccia assassina
“Per caso ti sei dimenticato di chiudere a chiave la porta?!” chiesi furente.
“Mocciosa, sai com’è, mi sono lasciato prendere
la mano” dissi, con un sorriso beffardo stampato sul viso.
Socchiusi gli occhi e ti saltai addosso,
cercando inutilmente di menarti, prima ancora ti cominciare mi avevi fermato le
mani con la tua presa salda. Cercai di liberarmi, ma eri troppo forte.
“Dovresti essere contenta, ora lo sanno
tutti”
Mi calmai, pensando che non avevi tutti
i torti. Ora potevamo stare insieme in pace.
Feci un sospiro “Avrei preferito dirlo
di persona”
La tua risata mi fece sorridere “Ma non
sei mai contenta!”
“Ma figurati! Nami e Zoro a letto
insieme! Non ci credo neanche se li vedo” la voce di Usop si sentiva nel
corridoio.
La porta della mia cabina si aprì per la
seconda volta. Questa volta sulla soglia c’era il cecchino e il capitano.
“Visto! Te l’avevo detto” disse Rufy
indicandoci.
Usop sbiancò “N-nami s-scusa, n-n-non
m-mi ucc-cidere”
“Se non esci subito di qui, ti affetto
io!”
Usop deglutì spaventato ed ubbidì.
Finalmente, le mattine seguenti sarebbero state diverse.
ANGOLO DI ROGI
Una cavolatina scritta per noia. Tutto è
nato da un’immagine che ho trovato in internet, in pratica c’erano Nami e Zoro
a letto insieme e Sanji, Rufy ed Usop che aprivano per sbaglio la porta ^^
Spero vi sia piaciuta.
Ciao!!
Rogi