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Autore: Rogi    07/04/2010    7 recensioni
Feci un leggero sospiro. Perché era tutto così complicato la mattina? Avevo perso il conto di quante volte mi ero svegliata in quella posizione: sdraiata sul corpo scolpito dello spadaccino di bordo, il viso appoggiato sul suo petto e come unica coperta il suo abbraccio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mattina

MATTINA

 

Feci un leggero sospiro. Perché era tutto così complicato la mattina?

Avevo perso il conto di quante volte mi ero svegliata in quella posizione: sdraiata sul corpo scolpito dello spadaccino di bordo, il viso appoggiato sul suo petto e come unica coperta il suo abbraccio.

Iniziai a seguire i contorni della tua cicatrice con un dito, accarezzando quella pelle ruvida, assaporando il tuo profumo di mare. Tutti avevamo addosso l’odore del mare, ma il tuo era misto ad un odore di rum che mi mandava in estasi. Ogni sera era sempre la solita storia, ti trovavo davanti alla mia camera e prima che avessi il tempo di dire qualcosa tu mi baciavi. Da quel momento il mio cervello si staccava e mi lasciavo trascinare dalla tua passione. Tutto era cominciato quel giorno maledetto. Erano state le lacrime a tradirmi. Alla fine di una solita sfuriata ero esplosa, perché era ormai da tempo che mi ero accorta di quel dannatissimo e immenso amore che provavo per te, che provo per te. Sei rimasto incredulo quando ho confessato, ma ti sei ripreso subito, piegando le tue labbra in quel sorriso bastardo che tanto amo. Da lì tutto è sceso in picchiata, sono diventata completamente dipendente da te e tu, anche se non lo ammetterai mai, sei diventato dipendente da me.

Sapevo fin dall’inizio che sarebbe stato un errore, ma non ho voluto ascoltare quel poco di cervello che ho. Perché noi non parliamo, non abbiamo mai parlato e tantomeno progettato un futuro insieme. Inizialmente non volevo neanche pensarci, stupida come sono, ho creduto che per te sarei stata solo la debolezza di qualche giorno, ma non lo è stato. È da mesi ormai che va avanti questa assurda routine e ho capito che tu mi ami, lo vedo nei tuoi gesti, ma tu non l’hai mai ammesso.

Sarei stata la donna più felice del mondo se l’avessi saputo qualche mese fa, ma ora è tutto diverso. Come possiamo dirlo agli altri? Siamo pirati per la miseria! Non c’è lo spazio per l’amore. Avrei preferito soffrire il tuo abbandono, che sopportare questo amore nascosto. Non riesco più ad impedire al mio sguardo di cercarti il giorno. Vorrei poterti amare alla luce del sole, non nel buio della mia cabina.

Ma questo non è possibile, la vita che abbiamo scelto non prevede l’amore.

Un lacrima solitaria mi scese a tradimento su una guancia. Dobbiamo finirla, per il bene della ciurma, per il nostro bene.

“Nami”

Mi asciugai velocemente la guancia, sentendo la tua voce ancora impastata dal sonno. Ma tu mi hai già visto.

“Che succede?”

Mi costringi a guardarti, sollevandomi il mento con una mano. Affondo in quei pozzi neri che mi risucchiano ogni volta che ti guardo. Come posso smettere di amarti?

“Dobbiamo smetterla” non so con che coraggio sono riuscita a pronunciare questa frase, non mi sembrava neanche la mia voce.

Tu corrugasti le sopracciglia “Cosa?”

Mi staccai malvolentieri del tuo petto e mi sedetti sul letto.

Abbassai lo sguardo, non avendo il coraggio di guardarti negli occhi “Zoro, dobbiamo smetterla con questa storia” dissi con la voce incrinata.

Sentii gli occhi lucidi, mentre una voglia immensa di rimangiarmi l’ultima frase mi divorava. Perché è tutto così difficile? So benissimo che non amerò nessun altro come amo te, ma che amore è il nostro? Chiuso in una cabina, che non vedrà mai la luce del sole.

“Perché?” la tua voce fu così fredda che mi mise i brividi.

“Perché sono stanca di nascondermi”

“Ne sei sicura?”

Alzai lo sguardo non credendo alle mie orecchie. Mi lasciavi andare così? Senza neanche protestare. Il tuo viso era neutro, neanche un’espressione lo attraversava.

Stupida e sciocca. Tu non aveva mai detto di amarmi, forse mi ero soltanto illusa che fossi importante per te.

Un vuoto immenso si formò dentro di me, risucchiando qualunque forza vitale.

Bé Nami, non volevi un rifiuto? Eccoti servita.

“Si” sussurrai, tornando a guardare il lenzuolo del letto.

Era meglio per tutti, cercai inutilmente di convincermi. Ma la verità era che il mio cuore stava sanguinando.

Ti sentii muoverti. Non alzai lo sguardo, non volevo vederti uscire per l’ultima volta dalla mia cabina. Ma come al solito, mi sbagliavo.

“E chi ha detto che io ti lascio andare?”

Alzai lo sguardo incredula, trovando il tuo viso a pochi centimetri dal mio. Il mio cuore fece una capriola.

Mi baciasti, senza lasciarmi il tempo di replicare.

Così mi ritrovai nella situazione di partenza, sul tuo petto mentre mi stringevi possessivo a te.

Mi staccai guardandoti negli occhi “Zoro gli altri..”

“Gli altri lasciali perdere” mi interruppi “L’unica cosa che conta siamo io e te, ti amo Nami, non ti lascerò per niente al mondo”

Sorrisi, sentendo il mio cuore accelerare frenetico “L’hai detto” mormorai ancora incredula.

Tu alzasti un sopracciglio “Cosa?”

“Che mi ami”

“Ne dubitavi?” chiesi offeso.

“Ora non più” risposi dandoti un leggero bacio sulle tue labbra salate.

La tua mano iniziò ad accarezzarmi dolcemente la schiena, provocandomi brividi su tutto il corpo.

“Diciamolo a tutti” mi dissi a sorpresa “E non mi interessa se quel cuoco da strapazzo non è d’accordo”

Ti accarezzai una guancia “E se roviniamo tutto?”

“Se davvero sono nostri amici, non diranno niente”

Feci una smorfia. Tu con la tua dannata sicurezza, mai ti passava nell’anticamera del cervello che potevi anche non aver ragione.

In quel momento la porta si aprì di botto “Nami, amore!!! Ti ho portato…” Sanji sgranò gli occhi.

“E dai Sanji!! Dammi un dolce anche a me!” di fianco al cuoco sbucò Rufy “Ma che ti…” il capitano si girò e la sua mascella toccò il pavimento dallo stupore.

Mi bloccai, incapace di una qualunque reazione. Dentro di me si affacciarono varie emozioni: imbarazzo, stupore e rabbia. La più potente prese il sopravvento. Afferrai uno stivale di Zoro che era di fianco a letto e lo tirai, colpendo in piena fronte Rufy.

“Fuori di qui!!!!” urlai con tutto in fiato che avevo in corpo.

I due non se lo fecero ripetere e scomparirono chiudendo la porta.

Tu risi di gusto.

Ti lanciai un’occhiataccia assassina “Per caso ti sei dimenticato di chiudere a chiave la porta?!” chiesi furente.

“Mocciosa, sai com’è, mi sono lasciato prendere la mano” dissi, con un sorriso beffardo stampato sul viso.

Socchiusi gli occhi e ti saltai addosso, cercando inutilmente di menarti, prima ancora ti cominciare mi avevi fermato le mani con la tua presa salda. Cercai di liberarmi, ma eri troppo forte.

“Dovresti essere contenta, ora lo sanno tutti”

Mi calmai, pensando che non avevi tutti i torti. Ora potevamo stare insieme in pace.

Feci un sospiro “Avrei preferito dirlo di persona”

La tua risata mi fece sorridere “Ma non sei mai contenta!”

“Ma figurati! Nami e Zoro a letto insieme! Non ci credo neanche se li vedo” la voce di Usop si sentiva nel corridoio.

La porta della mia cabina si aprì per la seconda volta. Questa volta sulla soglia c’era il cecchino e il capitano.

“Visto! Te l’avevo detto” disse Rufy indicandoci.

Usop sbiancò “N-nami s-scusa, n-n-non m-mi ucc-cidere”

“Se non esci subito di qui, ti affetto io!”

Usop deglutì spaventato ed ubbidì.

Finalmente, le mattine seguenti sarebbero state diverse.

ANGOLO DI ROGI

Una cavolatina scritta per noia. Tutto è nato da un’immagine che ho trovato in internet, in pratica c’erano Nami e Zoro a letto insieme e Sanji, Rufy ed Usop che aprivano per sbaglio la porta ^^ Spero vi sia piaciuta.

Ciao!!

Rogi

 




                                                            



   
 
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