Erano le due di notte, i miei non
erano ancora tornati… io cercavo di dormire, stretta tra le braccia di Filippo,
che era già da un pezzo nel mondo dei sogni.
Erano successe troppe cose
durante quella strana giornata: avevo fatto un sogno strano quella notte, avevo
conosciuto Francesco che mi sembrava sempre di più un essere ultraterreno,
avevo litigato con Filippo… ma alla fine c’era stato il bacio più bello della
mia vita sul mare, con il ragazzo che credevo fosse la mia anima gemella.
Non
potrò mai essere più felice di così! Mai più! Lui è la mia anima gemella, lui è
il mio mondo ed era destino il nostro stare insieme!
Mi voltai verso di lui, lo accarezzai,
lo strinsi forte a me, quasi ad evitare che non scappasse.
Ero ammaliata d’amore, di
sentimenti troppo forti per essere veri o essere spiegati. Ma non me ne
importava niente se gli davo più importanza di quello che realmente aveva quell’amore.
Non mi importava nulla di nessuno. C’eravamo solo noi due, io e lui. Ero vicina
al MIO Filippo, la persona che mi teneva per mano, la persona che mi stava
vicino e diceva di amarmi, almeno allora…
Mia madre appena entrata in casa
aveva subito cominciato ad urlare. Io mi stropicciai gli occhi, cercai di
svegliarmi, ma con tutta la buona volontà non ci riuscii del tutto. Mi voltai,
cercando Filippo, ma trovai il letto accanto a me vuoto.
Ma
dove è andato?
Le sue scarpe erano ancora
buttate per terra, così come la sua felpa, segno che era da qualche parte in
giro per casa. Decisi di cercarlo e alla fine lo trovai in cucina, intento a
parlare con mia madre in modo cordiale ed amichevole, mentre una tavola
imbandita di ogni ben di Dio aspettava solo me.
«Buongiorno tesoro!» mi disse mia
mamma con un sorriso, anche se si capiva lontano un miglio che era
stanchissima.
«Buongiorno! Papà?»
«Sta dormendo da tua nonna. Io sono
solo passata a portare questi cornetti per voi due e lo raggiungo. Filippo puoi
venire a mangiare con noi da lei se vuoi! Sei sempre il ben venuto e lei ti
adora!» gli chiese sorridendo.
«Avviserò i miei e ti faccio
sapere. Grazie comunque per la gentilezza!»
È
perfetto in tutto! Anche quando parla con mia madre!
La mamma andò a sciacquarsi un po’
il viso, mentre noi, l’uno di fronte all’altra, facevamo colazione come al
solito, come un giorno qualsiasi. Ma questa volta i nostri sguardi erano più
complici, io mi sentivo parte di lui come mai prima d’ora e lo sentivo mio, mio
come non lo era mai stato.
Poi d’improvviso mi guardò,
pensieroso.
«Che c’è?» chiesi preoccupata.
«Niente… è una cosa sciocca, ma
oggi mi sta venendo in mente una frase del “Re Leone”…»
Capii subito quale fosse, ma
volli sentirla da lui.
«Siamo un’unica realtà!»
Gli sorrisi, piena d’amore per
quella frase che anche io, come lui, adoravo. Gli andai vicino e lo abbracciai
forte, convinta che quell’amore fosse durato per sempre.
Il pranzo a casa della nonna fu
divertentissimo perché lei, sempre molto attenta a tutto, capì subito che cosa
stavamo nascondendo io e Filippo a mio padre, e quindi faceva un mucchio di
battute che mio padre non riusciva mai a cogliere.
«Sei proprio come tuo padre! Non capisci
mai niente!» gli disse dopo due ore, mentre io, la mamma e Filippo ridevamo
come pazzi.
«Che cosa dovrei capire?» fece
lui, confuso come non mai, mentre la mamma lo prendeva in giro insieme alla
nonna e noi avevamo le lacrime agli occhi.
Bhè, diciamo che quel clima
idilliaco e complice durò per circa un mese, almeno fino a quando il lato più
sconosciuto di Filippo saltò fuori in tutta la sua brutalità…
«Si mamma, me lo hai ripetuto
cinquanta volte! Ti prometto di fare in fretta ma non ti assicuro niente!»
Avevo smesso di studiare allora
per il mio esame di maturità, quello che mi stava portando allo sfinimento giorno dopo giorno. La
scuola era appena finita, ma l’esame era alle porte e ogni giorno Filippo
cercava di aiutarmi come poteva, impegnato com’era anche lui per gli esami dell’università
di Architettura che frequentava da quasi tre anni ormai.
Con la testa fra le nuvole,
ancora pensando all’esame, camminavo verso il supermercato, senza guardare le
persone che mi circondavano. Per un pelo non avevo sbattuto contro il cartello
di un bar, una signora anziana e la carrozzina di un bimbo (che svegliai,
buttandomi addosso tutte le maledizioni della madre). La scampai fin troppe
volte, finchè non andai a sbattere contro un ragazzo.
«Scusa! Mi dispiace veramente…
non so come…»
«Lizzy!!!»
«Io…» alzai gli occhi e incrociai
quelli di un ragazzo che conoscevo fin troppo bene.
«Giacomo!» lo abbracciai
fortissimo, facendolo rimanere quasi senza fiato.
«Calma,calma! Non sono tornato
per farmi uccidere!»
Giacomo!
Il mio bellissimo, caro Giacomo!
Giacomo era il mio cugino
preferito… anzi… non proprio cugino, perché era il figlio di amici stretti dei
miei. Eravamo cresciuti insieme come fratelli e io lo vedevo proprio come un
cugino, visto che chiamavo i suoi genitori zii. Era passata una vita da quando
si era trasferito a Bologna per studiare Chimica, anni in cui mi era mancato
tantissimo. Eravamo comunque rimasti in contatto, ma non era mai stata la
stessa cosa.
Il rapporto che, da quando ero
nata, avevo con lui, non ero riuscita a ricrearlo nemmeno con Filippo stesso.
«Come mai sei venuto e non mi hai
detto nulla?!»
«Bhè, in realtà non lo avevo
previsto… è solo che mi ero anticipato parecchi esami e visto che sono alla
fine, mi sono concesso un po’ di tregua dopo quasi cinque anni a Bologna senza
mai tornare a casa!»
«Quindi rimani!»
Ero felicissima! Mi sembrava di
toccare il cielo con un dito! La mia vita procedeva alla perfezione!
«Hai da fare?» gli chiesi.
«No, facevo solo un giro in
centro e sarei venuto a trovare te e gli zii! Perché?»
«Allora mi accompagni a fare la
spesa e ti porto a casa! Ti devo raccontare un sacco di cose!» dissi, felice
come non mai.
«D’accordo piccola!»
«Guarda che non sono più tanto
piccola!»
«Questo è vero! Ma rimarrai
sempre la mia piccola cuginetta Lizzy!» sorrise e io insieme a lui, complici
come una volta.
Continuando a parlare, camminammo
ridendo e scherzando, mentre lui aveva il braccio intorno al collo come aveva
sempre fatto.
Sapevo che se mi avesse visto
Filippo lo avrebbe ammazzato, anche perché gli avevo parlato di Giacomo, ma lui
non lo aveva mia visto, essendo lui partito prima di essere diventati amici.
Sapevo che sarebbe stato geloso
del nostro rapporto, così simbiotico e intimo, ma non me ne preoccupai più di
tanto. In fondo non c’era niente di male, era come un fratello…
«Già… e non dirmi che ti
dispiace, perché so che non ti è mai piaciuta!»
«Non è vero!»
Lui mi guardò, sapendo benissimo
quello che pensavo della sua ormai ex ragazza: era una Barbie montata di sé stessa.
«Ok, forse non saremmo mai potute
diventare migliori amiche…»
Mi guardò ancora in quel modo, il
cui significato era chiaro: “ammettilo che ti faceva schifo!”
«D’accordo! Non la sopportavo! Con
quei capelli biondo platino, le labbra con mezzo chilo di rossetto fucsia, con
i modi di Valeria Marini! Vorrei sapere come hai fatto a starci insieme per
tutto questo tempo!»
Lui sorrise. «Che cosa devo
dirti?! L’amore è cieco!»
Ridemmo insieme, complici come
non mai. Sembrava di essere ritornati indietro nel tempo, in un mondo parallelo
dove lui non se n’era mai andato. Quando stavo con lui, non sentivo nient’altro
che la sua voce, diventando euforica al sentire le sue storie sui suoi amici.
«Lizzy?»
«Che c’è?»
«Ti squilla il telefono!»
Oddio
non me ne sono accorta! Sarà sicuramente Filippo, arrabbiato come una bestia!
E infatti era lui.
«Pronto? Ciao scusa, ma non lo
avevo sentito… sono al supermercato e c’è un sacco di gente…»
«Lizzy, senti mi prendo la lista,
così puoi parlare tranquilla e facciamo presto!»
Guardai Giacomo come se fosse un
angelo sceso in terra, mentre Filippo era furioso.
«Chi era?» mi domandò.
«Giacomo!» risposi, come se fosse
la cosa più naturale del mondo.
«E chi è Giacomo?!» nella sua
voce c’era qualcosa di diverso. Ora non era solo preoccupato, adesso era
geloso.
«E’ mio cugino, quello che sta a
Bologna a studiare!»«Ah!» mi sembrò di sentirlo
tirare un sospiro di sollievo
«E come mai è tornato qui?»
«Perché aveva tempo libero e non
veniva qui da tanto! Ma perché mi fai tutte queste domande?»
«Niente, niente! Usciamo stasera?»
«Non credo amore, ho promesso a
Giacomo di passare un po’ di tempo con lui… non lo vedo da un sacco di tempo… »
«Ok…» la sua voce era un po’
delusa, quasi come se non si sentisse più al centro del mio mondo.
«Dai amore non fare così! Facciamo
una cosa, chiedo a Giacomo se puoi venire anche tu, così te lo presento! Sono sicura
che ti piacerà!»
«Se GIACOMO dice che è ok…» fece
lui sarcastico, ma io non lo sentii.
«Allora d’accordo! Stasera alle
otto a casa mia, amore!»
scusate l'attesa... non è stata colpa mia ma del computer e soprattutto dell'università che non mi da tregua... spero di avervi lasciato con un po' di curiosità!
a presto kisses
Bibi:)
comunque ho pubblicato un'altra storia... provate a leggere... aspetto commenti!:)