Light
and
Darkness
Capitolo
5:
«Elena,
sei sicura di volerci
tornare?»
Damon
la guardava con un
espressione dubbiosa.
«Sì
Damon. Sono stufa di questa
situazione. Mi sento… un idiota! Devo assolutamente parlare
con loro questa
sera!»
Il
ragazzo scosse la testa e
sospirò, arrendendosi per l’ennesima volta.
«Cambiando
argomento, dove sono
tua zia e la tua graziosa sorellina?»
«Saranno
in giro anche loro.
Questa sera ci sono anche le giostre per i bambini!»
Disse
Elena sorridendo e
voltandosi verso il ragazzo.
«Oh
no, non mi farai anche andare
su una giostra per bambini!»
«Ok
ok, niente giostra!»
Elena
ridacchiò. «Possiamo
andare.»
La
coppia uscì di casa e iniziò a
camminare. Elena prese la mano di Damon per farsi forza. Quel giorno
gli aveva
parlato del barista invadente della sera passata, e prima che lui
potesse
commentare gli aveva fatto giurare di non staccargli la testa.
Elena
aveva dato appuntamento a
Meredith e Bonnie fuori dal bar, e fu li che le trovò.
«Ok,
ora tu resta qui.»
«Sì
ma fai in fretta.» Disse lui,
e il suo sguardo voleva dire “non ho intenzione di passare
qui più di dieci
minuti.”
Elena
lasciò a malincuore la sua
mano e si diresse verso le ragazze, che, com’era sicura,
avevano visto lei e
Damon, insieme.
Si
fermò a qualche passo da loro.
«Ciao.»
Stranamente non si
sentiva imbarazzata, ma
sicura di sé.
Aveva un obiettivo in mente e lo avrebbe raggiunto ad ogni costo.
Questa era
Elena Gilbert.
«Oh
sei arrivata.» Bonnie mise il
broncio e lanciò uno sguardo a Damon, che con molta
discrezione fingeva di
guardarsi attorno, ma Elena sapeva che avrebbe origliato ogni cosa.
Meredith
lanciò uno sguardo di
rimprovero a Bonnie e poi si rivolse ad Elena sorridendole.
«Ti
va di entrare?»
Elena
guardò la porta del locale.
«Preferirei
restare fuori.»
«Oh,
potrebbe perdere di vista il
suo ragazzo…» Commentò acida la piccola
ragazza con i riccioli rossi. Elena
sospirò cercando di mantenere la calma.
«No
Bonnie… ho dei… problemi con
il barista. Comunque non importa.»
«Esatto
non importa.» Aggiunse
Meredith. «Elena, siamo qui per scusarci.»
Bonnie
le rivolse uno sguardo
contrariato. «Ok! Sono
qui per
scusarmi. Lei non so perché sia qui!» Disse
lanciando un altro sguardo di
rimprovero all’amica.
«Ho
sbagliato. Damon potrà non
piacermi, ma se tu ti fidi ciecamente
di lui, allora mi fiderò anche io.» I freddi occhi
grigi di Meredith si
puntarono nei suoi, cercando di capire se lei si fidasse ciecamente o
no del
ragazzo. Elena mise nel suo sguardo tutto l’orgoglio e la
fiducia possibile,
poi si sciolse in un sorriso. Era felice che Meredith si fidasse di lei.
«Grazie
Meredith.» Lo sguardo di
tutte e due si posò su Bonnie.
«E
tu cos’hai intenzione di
fare?»
La
ragazza si sentiva osservata
ed attorniata, alla fine cedette.
«E
va bene! Mi fido di te, Elena!
Quindi mi fido anche di lui!»
Elena
si sentì leggera. Era stato
così semplice. Non riusciva nemmeno a capire
perché si fosse così tanto preoccupata
per quella conversazione. Si vergognò per aver dubitato di
loro, delle sue
amiche.
«Grazie
ragazze!» Si spinse in
avanti a cancellare la distanza tra di loro e le strinse entrambe in un
abbraccio, subito ricambiato.
Si
separarono e rimasero qualche
istante a fissarsi sorridendo.
«Ok
Elena, va da lui.» Disse
Meredith.
«Ma
sappi che ti teniamo
d’occhio!» Aggiunse Bonnie, con un aria minacciosa
che non le si addiceva.
«Vi
voglio bene ragazze!» Disse
Elena mentre si voltava per tornare da Damon.
Il
ragazzo era la dove lo aveva
lasciato. La accolse con un sorriso smagliante.
«Tutto
risolto allora?»
«Hai
origliato ogni parola.»
«Certo
che sì. Ero stanco di
farti da consulente sui “litigi tra amiche”.
Finalmente potremmo occuparci di
altro.» Inconsapevolmente il suo sguardo si spostò
sul suo collo. Elena si
sentì in imbarazzo. Non si sentiva ancora pronta per il
grande passo, così
cercò di cambiare argomento, o meglio, di riportare
l’attenzione sulle sue
amiche, ma commise un errore. Si voltò in direzione delle
ragazze, e fece
appena in tempo a vedere un volto famigliare entrare nel locale. Il
barista. Di
nuovo. Elena non voleva essere paranoica, ma volle allontanarsi da li
il prima
possibile. Afferrò il braccio di Damon e si
allontanò tra la folla.
«Tutto
a posto?» Sussurrò il
ragazzo studiando la sua espressione.
«Sì…
accidenti, quanta tensione
in così pochi gironi.» Elena sospirò
sconsolata.
«Mhhh…
dovremmo trovare il modo
di far rilassare questa ragazza così
tesa…»
Disse
lui, sussurrando al suo
orecchio, con un tono maledettamente seducente. Iniziò a
massaggiarle le
spalle. Elena non potè non sorridere.
«Ops,
non qui però!» Disse
ridacchiando. La prese per mano e la trascinò in mezzo alla
folla. Elena fece
in tempo a vedere zia Judith passare li vicino a dove si trovavano
qualche
istante prima, e ridacchiò insieme a lui.
«Allora
principessa, questo
giorno è ancora tuo. Dimmi cosa vuoi fare e lo faremo.
Qualsiasi cosa tu voglia
fare.» Un sorrisetto furbesco si dipinse sul suo volto.
«Ma… sappi che la
prossima volta, io
deciderò le
regole, ok?»
La
ragazza ridacchiò. «E va bene!
Hmm… se oggi è ancora mio…»
Disse iniziando a guardarsi attorno, in cerca di
ispirazione cercando di ignorare il più possibile i
tentativi di Damon di
sedurla. Finalmente trovò quello che cercava. Damon
notò lo scintillio nei suoi
occhi.
«Li.
Andremo li.» Damon si girò
titubante e quando vide quello che la ragazza stava indicando
scoppiò a ridere,
ma poi si accorse che lei era seria.
«Oh
no, ti prego! Dimmi che stai
scherzando.»
«Per
niente.»
«Ma…»
«Ah
ah ah, oggi è ancora mio!»
Elena sorrise in segno di vittoria, mentre il ragazzo sospirava.
«Quanto
mi pento di aver detto
quelle parole.»
«Andiamo,
i tuoi sguardi
seducenti non ti salveranno!» Disse bloccandolo prima che
potesse iniziare a
corromperla. Lo prese sottobraccio e lo condusse all’ingesso
di un’attrazione
della fiera.
«Mia
mamma mi ci portava sempre.
Adoravo queste case dell’orrore quando ero piccola.»
Damon
riuscì a sentire la
nostalgia nascosta sotto quella frase.
«Ok
lasciami solo…» Si guardò
attorno controllando che nessuno lo guardasse. Poi sparì.
Elena rimase stupita,
ma solo cinque secondi dopo era tornato al suo fianco.
«…
dare un’occhiata.»
«Sei…
hai appena…»
«Fatto
il giro di tutto questo?»
Disse indicando la struttura dietro di se. «Sì e
credimi, non è nulla di
speciale. Se vuoi il terrore vero , non devi far altro che
chiedere.»
Disse lanciandole uno sguardo pieno di significati. Elena
deglutì. A volte
Damon riusciva a inquietarla. Non sapeva se c’era un fondo di
realtà in quelle
parole.
Fatto
sta che pochi minuti dopo
si ritrovarono entrambi a camminare in un corridoio buio pieno di cose
che
avrebbero dovuto spaventare la gente.
«Dico
davvero Elena. Io potrei
fare molta, molta più paura.» Disse Damon
guardandosi attorno nell’oscurità,
che per lui non era un problema.
«Oh
ti credo.» Disse la ragazza.
«E… ma che diamine!» Era scivolata su
qualcosa, ma Damon l’aveva afferrata
prima che potesse cadere e ora la reggeva, stringendola a se e
ridacchiando.
«Hey,
hai preso davvero sul serio
questo posto!»
«Che
cos’è?» Elena guardò a
terra. C’era un liquido. Aveva un pessima sensazione. Prese
il cellulare e
puntò la luce sul pavimento. Il liquido sparso non sembrava
messo li per caso e
per di più aveva un pessimo odore. Con la luce del cellulare
seguì la scia, che
andava man mano aumentando. Sentì Damon che la lasciava
andare. Continuò a
seguire le tracce di liquido e… rimase pietrificata.
Cercò
di urlare ma non ci riuscì,
l’urlo le rimase in gola. C’era qualcosa contro la
parete. Spostò di poco la
luce e tutto fu chiaro, maledettamente chiaro. Era scivolata sul
sangue, sangue
che sgorgava da una ferita. A terra c’era un uomo; era bianco
e rigido. Gli
occhi aperti fissavano il vuoto, irreparabilmente morti, come lo stesso
uomo.
Il suo collo era squarciato e il sangue colava ancora. Era successo da
poco,
forse da pochi minuti. Elena si voltò e guardò
Damon, piena di terrore e di
odio.
Non
gli lasciò il tempo di
parlare, iniziò a correre.
Vide
l’uscita per fortuna non
erano andati troppo lontani.
«Aiuto!
Aiuto! Serve aiuto! C’è
qualcuno ferito la dentro! Aiuto!»
Immediatamente delle persone
entrarono per
controllare, ma lei si allontanò, gli occhi inondati di
lacrime, le gambe le
tremavano e si sentiva pervasa dal terrore.
«Elena!
Elena che accidenti stai
facendo!» Le urlò Damon seguendola.
«Vattene
Damon, stammi alla
larga!»
«Cosa?!»
Damon si fermò,
guardando la ragazza. Si sentiva crollare in mille pezzi, Poteva
sopportare di
essere odiato da tutti. Dalle amiche di Elena, dal suo ex ragazzo,
persino dal
suo stesso fratello, la sua unica famiglia, ma non da lei. Vederla
mentre gli
urlava di sparire, mandò in frantumi il suo cuore morto.
«Non
sono stato io.»
«E
chi allora!» Urlò lei, gli
occhi inondati di lacrime.
Il
suo mondo gli crollò addosso.
Non era stato lui, ne era sicuro. Ma allora… chi?
C’era un altro vampiro in città, e lui doveva
trovarlo, doveva
proteggerla.
«Pensavo
di potermi fidare di
te!»
«Elena…»
mosse un passo verso di
lei, ma lei indietreggiò.
«Ti
prego Damon, lasciami sola.
Vattene!»
Damon
sentì la furia montare
dentro di se. Elena se ne accorse, perché
indietreggiò di nuovo, davvero
spaventata. Lui non disse più nulla. Tutte le barriere che
aveva costruito con
gli anni, per nascondere la sua anima a chiunque, quelle barriere che
Elena era
riuscita a distruggere, tornarono ad avvolgerlo, ad avvolgere il suo
essere, la
sua anima. Ora solo una fredda determinazione lo animava.
«Ti
devo riportare a casa.
Subito.»
Elena
indietreggiò ancora di
qualche passo. Damon vedeva la disperazione, la paura e la rabbia in
quegli
occhi azzurri come il cielo, che era tanto abituato vedere pieni di
amore,
passione e determinizione.
Ma
ora non gli importava. Doveva
solo portarla al sicuro, doveva portarla nella sua casa, e assicurarsi
che lei
fosse al sicuro, e poi avrebbe trovato il vampiro, e gli avrebbe
strappato il
cuore per quello che aveva fatto. Nessuno poteva mettersi tra lui ed
Elena.
«Elena.»
«No!»
La ragazza si voltò e si
mise quasi a correre verso casa.
Damon
la vide allontanarsi, e
mise da parte la sua furia. La vendetta poteva aspettare.
«Elena ti prego.» Dopo pochi passi le
fu di fronte. Lei sobbalzò, ma lo
evitò. Damon si arrese e si ritirò nelle ombre,
conscio del fatto che lei non
si sarebbe arresa. Ma la scortò fino a casa, fin quando non
fu entrata, fin
quando non seppe che era al sicuro.
Rimase
a fissare la casa,
sentendo un vuoto dentro di sé. Lo mise da parte, mise da
parte tutto.
Ora
doveva trovare il vampiro. E
ucciderlo.
Elena
corse in casa e sbatté con
violenza la porta dietro di sé. Sapeva che Damon
l’aveva seguita, e che avrebbe
potuto entrare in quel preciso istante e ucciderla. Ma non lo avrebbe
fatto.
Corse
nella sua stanza e si buttò
sul letto, cercando di placare l’orrore e la rabbia.
“Pensavo
di potermi fidare. Ero
sicura che fosse cambiato! Me lo aveva promesso.”
Tutto
ciò non aveva senso per
Elena, ma non poteva essere andata in altro modo. Lui era entrato pochi
minuti
prima in quell’attrazione.
Se l’uomo
fosse già stato li, lo avrebbe visto. Invece no. Lui lo
aveva ucciso. Ma
perché? Non aveva senso, non aveva alcun senso.
Iniziò
a dubitare. Forse era
stata affrettata. Ma non riusciva a trovare un'altra risposta, una
spiegazione
logica a tutto questo.
Come
poteva esserci un altro
vampiro? Era impossibile. Perché a Fells Church? Era solo
una piccola cittadina,
accidenti! Perché due vampiri dovrebbero trovarsi qui? Non
ha senso.
Continuò a
piangere, piena di domanda. La
testa iniziò a farle male. Il corpo era scosso da tremiti.
Ma c’era qualcosa
che faceva più male, molto più male. Un dolore
cha andava oltre al male fisico.
Non si era mai sentita così. Era stata una sciocca, aveva
dubitato della
persona che amava, senza neanche pensarci due volte. Si sentiva un
mostro.
Continuò
a piangere, ma a poco a
poco un caldo torpore l’avvolse, conducendola in un sonno
senza sogni. O senza
incubi.
Salve
ragazze!!! Grazie grazie
ancora a tutte quelle che hanno letto e commentato la mia storia!!!
In
particolare, vorrei
ringraziare Lisa (okkidacerbiatta), Deliah_, KeLsey e Erika 90 per le
bellissime e gentilissime recensioni!!! Sono felicissima che la mia
storia vi
piaccia!!!! *-*
A
KeLsey e Deliah_ , ci avete
visto bene!! Il barista ha un che di misterioso e
inquitante…. Ok, forse sono
un po prevedibile!! xD
Allora,
spero vi sia piaciuto il
capitolo!!! Spero davvero di non deludere nessuna di voi!!! Allora, ah,
la
fiera di Fells Church è una cosa inventata, ispirata ad
alcune fiere che fanno
in alcuni paesi vicino a casa mia… =)
E
vorrei avvisarvi che sarò assente
per tuuuuta la prossima settimana, a partire da domenica,
perché vado in
gita!!! ^^
Quindi
non so quando riuscirò a
fare il prossimo capitolo!!! Spero presto, comunque!!!
Un
saluto a tutte voi e ancora
grazie!!!!!
Cecy