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Autore: Clovely    08/04/2010    8 recensioni
Gli occhi di Elena sono azzurri come il cielo. Quelli di Damon neri come la notte. E come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima... Elena e Damon sono tanto diversi, ma nel profondo, sono molto simili. Una fan fiction su questi personaggi, e su una storia d'amore per niente sempilce, ostacolata da vampiri millenari e legami indissolubili. Tra amore e odio, la mia storia sul malvagio vampiro Damon, e la bellissima umana Elena. Vi prego, leggete e commentate!
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Light and Darkness

Capitolo 5:

«Elena, sei sicura di volerci tornare?»

Damon la guardava con un espressione dubbiosa.

«Sì Damon. Sono stufa di questa situazione. Mi sento… un idiota! Devo assolutamente parlare con loro questa sera!»

Il ragazzo scosse la testa e sospirò, arrendendosi per l’ennesima volta.

«Cambiando argomento, dove sono tua zia e la tua graziosa sorellina?»

«Saranno in giro anche loro. Questa sera ci sono anche le giostre per i bambini!»

Disse Elena sorridendo e voltandosi verso il ragazzo.

«Oh no, non mi farai anche andare su una giostra per bambini!»

«Ok ok, niente giostra!»

Elena ridacchiò.  «Possiamo andare.»

La coppia uscì di casa e iniziò a camminare. Elena prese la mano di Damon per farsi forza. Quel giorno gli aveva parlato del barista invadente della sera passata, e prima che lui potesse commentare gli aveva fatto giurare di non staccargli la testa.

Elena aveva dato appuntamento a Meredith e Bonnie fuori dal bar, e fu li che le trovò.

«Ok, ora tu resta qui.»

«Sì ma fai in fretta.» Disse lui, e il suo sguardo voleva dire “non ho intenzione di passare qui più di dieci minuti.”

Elena lasciò a malincuore la sua mano e si diresse verso le ragazze, che, com’era sicura, avevano visto lei e Damon, insieme.

Si fermò a qualche passo da loro.

«Ciao.» Stranamente non si sentiva imbarazzata,  ma sicura di sé. Aveva un obiettivo in mente e lo avrebbe raggiunto ad ogni costo. Questa era Elena Gilbert.

«Oh sei arrivata.» Bonnie mise il broncio e lanciò uno sguardo a Damon, che con molta discrezione fingeva di guardarsi attorno, ma Elena sapeva che avrebbe origliato ogni cosa.

Meredith lanciò uno sguardo di rimprovero a Bonnie e poi si rivolse ad Elena sorridendole.

«Ti va di entrare?»

Elena guardò la porta del locale.

«Preferirei restare fuori.»

«Oh, potrebbe perdere di vista il suo ragazzo…» Commentò acida la piccola ragazza con i riccioli rossi. Elena sospirò cercando di mantenere la calma.

«No Bonnie… ho dei… problemi con il barista. Comunque non importa.»

«Esatto non importa.» Aggiunse Meredith. «Elena, siamo qui per scusarci.»

Bonnie le rivolse uno sguardo contrariato. «Ok! Sono qui per scusarmi. Lei non so perché sia qui!» Disse lanciando un altro sguardo di rimprovero all’amica.

«Ho sbagliato. Damon potrà non piacermi, ma se tu ti fidi ciecamente di lui, allora mi fiderò anche io.» I freddi occhi grigi di Meredith si puntarono nei suoi, cercando di capire se lei si fidasse ciecamente o no del ragazzo. Elena mise nel suo sguardo tutto l’orgoglio e la fiducia possibile, poi si sciolse in un sorriso. Era felice che Meredith si fidasse di lei.

«Grazie Meredith.» Lo sguardo di tutte e due si posò su Bonnie.

«E tu cos’hai intenzione di fare?»

La ragazza si sentiva osservata ed attorniata, alla fine cedette.

«E va bene! Mi fido di te, Elena! Quindi mi fido anche di lui!»

Elena si sentì leggera. Era stato così semplice. Non riusciva nemmeno a capire perché si fosse così tanto preoccupata per quella conversazione. Si vergognò per aver dubitato di loro, delle sue amiche.

«Grazie ragazze!» Si spinse in avanti a cancellare la distanza tra di loro e le strinse entrambe in un abbraccio, subito ricambiato.

Si separarono e rimasero qualche istante a fissarsi sorridendo.

«Ok Elena, va da lui.» Disse Meredith.

«Ma sappi che ti teniamo d’occhio!» Aggiunse Bonnie, con un aria minacciosa che non le si addiceva.

«Vi voglio bene ragazze!» Disse Elena mentre si voltava per tornare da Damon.

Il ragazzo era la dove lo aveva lasciato. La accolse con un sorriso smagliante.

«Tutto risolto allora?»

«Hai origliato ogni parola.»

«Certo che sì. Ero stanco di farti da consulente sui “litigi tra amiche”. Finalmente potremmo occuparci di altro.» Inconsapevolmente il suo sguardo si spostò sul suo collo. Elena si sentì in imbarazzo. Non si sentiva ancora pronta per il grande passo, così cercò di cambiare argomento, o meglio, di riportare l’attenzione sulle sue amiche, ma commise un errore. Si voltò in direzione delle ragazze, e fece appena in tempo a vedere un volto famigliare entrare nel locale. Il barista. Di nuovo. Elena non voleva essere paranoica, ma volle allontanarsi da li il prima possibile. Afferrò il braccio di Damon e si allontanò tra la folla.

«Tutto a posto?» Sussurrò il ragazzo studiando la sua espressione.

«Sì… accidenti, quanta tensione in così pochi gironi.» Elena sospirò sconsolata.

«Mhhh… dovremmo trovare il modo di far rilassare questa ragazza così tesa…»

Disse lui, sussurrando al suo orecchio, con un tono maledettamente seducente. Iniziò a massaggiarle le spalle. Elena non potè non sorridere.

«Ops, non qui però!» Disse ridacchiando. La prese per mano e la trascinò in mezzo alla folla. Elena fece in tempo a vedere zia Judith passare li vicino a dove si trovavano qualche istante prima, e ridacchiò insieme a lui.

«Allora principessa, questo giorno è ancora tuo. Dimmi cosa vuoi fare e lo faremo. Qualsiasi cosa tu voglia fare.» Un sorrisetto furbesco si dipinse sul suo volto. «Ma… sappi che la prossima volta, io deciderò le regole, ok?»

La ragazza ridacchiò. «E va bene! Hmm… se oggi è ancora mio…» Disse iniziando a guardarsi attorno, in cerca di ispirazione cercando di ignorare il più possibile i tentativi di Damon di sedurla. Finalmente trovò quello che cercava. Damon notò lo scintillio nei suoi occhi.

«Li. Andremo li.» Damon si girò titubante e quando vide quello che la ragazza stava indicando scoppiò a ridere, ma poi si accorse che lei era seria.

«Oh no, ti prego! Dimmi che stai scherzando.»

«Per niente.»

«Ma…»

«Ah ah ah, oggi è ancora mio!» Elena sorrise in segno di vittoria, mentre il ragazzo sospirava.

«Quanto mi pento di aver detto quelle parole.»

«Andiamo, i tuoi sguardi seducenti non ti salveranno!» Disse bloccandolo prima che potesse iniziare a corromperla. Lo prese sottobraccio e lo condusse all’ingesso di un’attrazione della fiera.

«Mia mamma mi ci portava sempre. Adoravo queste case dell’orrore quando ero piccola.»

Damon riuscì a sentire la nostalgia nascosta sotto quella frase.

«Ok lasciami solo…» Si guardò attorno controllando che nessuno lo guardasse. Poi sparì. Elena rimase stupita, ma solo cinque secondi dopo era tornato al suo fianco.

«… dare un’occhiata.»

«Sei… hai appena…»

«Fatto il giro di tutto questo?» Disse indicando la struttura dietro di se. «Sì e credimi, non è nulla di speciale. Se vuoi il terrore vero , non devi far altro che chiedere.» Disse lanciandole uno sguardo pieno di significati. Elena deglutì. A volte Damon riusciva a inquietarla. Non sapeva se c’era un fondo di realtà in quelle parole.

Fatto sta che pochi minuti dopo si ritrovarono entrambi a camminare in un corridoio buio pieno di cose che avrebbero dovuto spaventare la gente.

«Dico davvero Elena. Io potrei fare molta, molta più paura.» Disse Damon guardandosi attorno nell’oscurità, che per lui non era un problema.

«Oh ti credo.» Disse la ragazza. «E… ma che diamine!» Era scivolata su qualcosa, ma Damon l’aveva afferrata prima che potesse cadere e ora la reggeva, stringendola a se e ridacchiando.

«Hey, hai preso davvero sul serio questo posto!»

«Che cos’è?» Elena guardò a terra. C’era un liquido. Aveva un pessima sensazione. Prese il cellulare e puntò la luce sul pavimento. Il liquido sparso non sembrava messo li per caso e per di più aveva un pessimo odore. Con la luce del cellulare seguì la scia, che andava man mano aumentando. Sentì Damon che la lasciava andare. Continuò a seguire le tracce di liquido e… rimase pietrificata.

Cercò di urlare ma non ci riuscì, l’urlo le rimase in gola. C’era qualcosa contro la parete. Spostò di poco la luce e tutto fu chiaro, maledettamente chiaro. Era scivolata sul sangue, sangue che sgorgava da una ferita. A terra c’era un uomo; era bianco e rigido. Gli occhi aperti fissavano il vuoto, irreparabilmente morti, come lo stesso uomo. Il suo collo era squarciato e il sangue colava ancora. Era successo da poco, forse da pochi minuti. Elena si voltò e guardò Damon, piena di terrore e di odio.

Non gli lasciò il tempo di parlare, iniziò a correre.

Vide l’uscita per fortuna non erano andati troppo lontani.

«Aiuto! Aiuto! Serve aiuto! C’è qualcuno ferito la dentro! Aiuto!»

 Immediatamente delle persone entrarono per controllare, ma lei si allontanò, gli occhi inondati di lacrime, le gambe le tremavano e si sentiva pervasa dal terrore.

«Elena! Elena che accidenti stai facendo!» Le urlò Damon seguendola.

«Vattene Damon, stammi alla larga!»

«Cosa?!» Damon si fermò, guardando la ragazza. Si sentiva crollare in mille pezzi, Poteva sopportare di essere odiato da tutti. Dalle amiche di Elena, dal suo ex ragazzo, persino dal suo stesso fratello, la sua unica famiglia, ma non da lei. Vederla mentre gli urlava di sparire, mandò in frantumi il suo cuore morto.

«Non sono stato io.»

«E chi allora!» Urlò lei, gli occhi inondati di lacrime.

Il suo mondo gli crollò addosso. Non era stato lui, ne era sicuro. Ma allora… chi? C’era un altro vampiro in città, e lui doveva trovarlo, doveva proteggerla.

«Pensavo di potermi fidare di te!»

«Elena…» mosse un passo verso di lei, ma lei indietreggiò.

«Ti prego Damon, lasciami sola. Vattene!»

Damon sentì la furia montare dentro di se. Elena se ne accorse, perché indietreggiò di nuovo, davvero spaventata. Lui non disse più nulla. Tutte le barriere che aveva costruito con gli anni, per nascondere la sua anima a chiunque, quelle barriere che Elena era riuscita a distruggere, tornarono ad avvolgerlo, ad avvolgere il suo essere, la sua anima. Ora solo una fredda determinazione lo animava.

«Ti devo riportare a casa. Subito.»

Elena indietreggiò ancora di qualche passo. Damon vedeva la disperazione, la paura e la rabbia in quegli occhi azzurri come il cielo, che era tanto abituato vedere pieni di amore, passione e determinizione.

Ma ora non gli importava. Doveva solo portarla al sicuro, doveva portarla nella sua casa, e assicurarsi che lei fosse al sicuro, e poi avrebbe trovato il vampiro, e gli avrebbe strappato il cuore per quello che aveva fatto. Nessuno poteva mettersi tra lui ed Elena.

«Elena.»

«No!» La ragazza si voltò e si mise quasi a correre verso casa.

Damon la vide allontanarsi, e mise da parte la sua furia. La vendetta poteva aspettare.

«Elena ti prego.» Dopo pochi passi le fu di fronte. Lei sobbalzò, ma lo evitò. Damon si arrese e si ritirò nelle ombre, conscio del fatto che lei non si sarebbe arresa. Ma la scortò fino a casa, fin quando non fu entrata, fin quando non seppe che era al sicuro.

Rimase a fissare la casa, sentendo un vuoto dentro di sé. Lo mise da parte, mise da parte tutto.

Ora doveva trovare il vampiro. E ucciderlo.

 

Elena corse in casa e sbatté con violenza la porta dietro di sé. Sapeva che Damon l’aveva seguita, e che avrebbe potuto entrare in quel preciso istante e ucciderla. Ma non lo avrebbe fatto.

Corse nella sua stanza e si buttò sul letto, cercando di placare l’orrore e la rabbia.

“Pensavo di potermi fidare. Ero sicura che fosse cambiato! Me lo aveva promesso.

Tutto ciò non aveva senso per Elena, ma non poteva essere andata in altro modo. Lui era entrato pochi minuti prima in quell’attrazione.  Se l’uomo fosse già stato li, lo avrebbe visto. Invece no. Lui lo aveva ucciso. Ma perché? Non aveva senso, non aveva alcun senso.

Iniziò a dubitare. Forse era stata affrettata. Ma non riusciva a trovare un'altra risposta, una spiegazione logica a tutto questo.

Come poteva esserci un altro vampiro? Era impossibile. Perché a Fells Church? Era solo una piccola cittadina, accidenti! Perché due vampiri dovrebbero trovarsi qui? Non ha senso.

 Continuò a piangere, piena di domanda. La testa iniziò a farle male. Il corpo era scosso da tremiti. Ma c’era qualcosa che faceva più male, molto più male. Un dolore cha andava oltre al male fisico. Non si era mai sentita così. Era stata una sciocca, aveva dubitato della persona che amava, senza neanche pensarci due volte. Si sentiva un mostro.

Continuò a piangere, ma a poco a poco un caldo torpore l’avvolse, conducendola in un sonno senza sogni. O senza incubi.

 

 

 

 

Salve ragazze!!! Grazie grazie ancora a tutte quelle che hanno letto e commentato la mia storia!!!

In particolare, vorrei ringraziare Lisa (okkidacerbiatta), Deliah_, KeLsey e Erika 90 per le bellissime e gentilissime recensioni!!! Sono felicissima che la mia storia vi piaccia!!!! *-*

A KeLsey e Deliah_ , ci avete visto bene!! Il barista ha un che di misterioso e inquitante…. Ok, forse sono un po prevedibile!! xD

Allora, spero vi sia piaciuto il capitolo!!! Spero davvero di non deludere nessuna di voi!!! Allora, ah, la fiera di Fells Church è una cosa inventata, ispirata ad alcune fiere che fanno in alcuni paesi vicino a casa mia… =)

E vorrei avvisarvi che sarò assente per tuuuuta la prossima settimana, a partire da domenica, perché vado in gita!!! ^^

Quindi non so quando riuscirò a fare il prossimo capitolo!!! Spero presto, comunque!!!

Un saluto a tutte voi e ancora grazie!!!!!

Cecy

 

 

 

 

   
 
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