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Autore: alaal    09/04/2010    1 recensioni
Un allenatore assetato di potere, un Pokémon leggendario, una maledizione. La nostra storia non si incentra in questo incontro tra umano e Pokémon leggendario, ma gli effetti di questo scontro si ripercuotono nel futuro, a tre anni di distanza.
Recensite, per favore! Sono uno scrittore in erba, ogni commento (insulti compresi) è bene accetto! ^__^
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Ash e Laura, appena usciti dall’Ostello, si guardarono intorno, per cercare Alex. Erano molto preoccupati per l’improvvisa fuga del loro amico, e soprattutto dalla sua reazione.
Ash: -Oh, no! Dov’è andato a cacciarsi, quell’altro?- Laura deglutì. Non sapeva più cosa fare. La sfuriata dei suoi genitori nei confronti di Alex proprio non ci voleva.
Laura: -Ma perché ho avuto l’idea di presentarvi ai miei genitori...? che stupida che sono stata... una stupida, stupida, stupida!- E si picchiò la fronte con la mano. Ash scosse la testa, e fermò la sua mano agguantando il suo braccio.
Ash: -Non fare così, Laura! Non è colpa tua, non avresti previsto comunque la rabbia di tuo padre!- Laura era molto triste. Era strano, ma quel ragazzo gli stava già molto a cuore, anche se era il figlio dello sfruttatore dei suoi genitori, e lo conosceva da poco. Qualcosa le diceva che quel ragazzino aveva dentro di sé un qualcosa di misterioso e speciale.
Laura: -Mi...mi dispiace...- Si sentiva già un groppo alla gola. Ash la fermò subito, tentando di consolarla. Non c'era tempo per piangucolare, pensò tutto ad un tratto il Master dei Pokémon.
Ash: -Non fare così... dai, invece di piangere andiamo a cercare Alex, non può essere andato molto lontano...- Poi notò che il Dratini dell'assistente del Professor Oak era ancora appoggiato sulla spalla della ragazza. Annuì e sorrise, guardandolo.
Ash: -Ehi, Dratini, te la sentiresti di trovare le tracce del tuo allenatore?- Il draghetto annuì sorridendo.
Dratini A: -Naturalmente!- Scese con un balzo fino a terra e cominciò ad annusare il terreno. Ash guardò il suo Pikachu.
Ash: -Dai, Pikachu, aiuta Dratini!- Il topo annuì e fece come il suo nuovo amico, annusando il terreno. Laura prese una Poké Ball e la lanciò.
Laura: -Aspettate, forse il mio Poochyena può essere di aiuto!- Il Pokémon buio uscì, e anche lui cominciò ad annusare il terreno. Dopo un po’ di tempo il cane fiutò una traccia.
Poochyena: -Woof! È andato...è andato a nord...!- I tre Pokémon cominciarono a correre in quella direzione, e Ash e Laura non poterono fare altro che seguirli. Dopo un po’ di corsa i due allenatori poterono notare che il paesaggio dapprima grigio e cittadino si era profondamente modificato, diventando una splendida radura con al centro un lago azzurro e apparentemente pulito. Al fondo c’era un boschetto, e alla destra c’era il Museo di Pokémon. Ma di Alex non c’era traccia. Laura cominciava ad avere paura della sorte di Alex, non vi erano posti in cui ci si poteva nascondere per così tanto tempo, eludendo gli occhi di tutti i ricercatori.
Laura: -Non...non lo vedo...che gli sarà successo?- Ash digrignò i denti e prese una Poké Ball dalla sua cintura. La osservò per un certo istante, pensieroso. Dopo si decise ad agire.
Ash: -Beh, questo è un lavoretto per Pidgeot!- Il Pokémon uccello uscì fuori, e rimase sospeso a mezz’aria, sbattendo le ali. Il suo allenatore dal basso gridava quello che Pidgeot avrebbe dovuto fare.
Ash: -Pidgeot, devi immediatamente trovare Alex! Vola in alto e guarda in ogni luogo, in ogni roccia, in ogni anfratto...insomma, dappertutto!- Pidgeot annuì e si levò in volo. Cominciò a volare a destra e a sinistra, facendo delle giravolte. Talvolta si spostava verso il Museo, di tanto in tanto verso il boschetto, altre volte verso il laghetto. Dopo un po’ scese fino a terra, e i due allenatori si avvicinarono a lui.
Ash: -Allora, Pidgeot, lo hai trovato?- Il Pokémon era tentennante. La sua voce era colma di dubbio.
Pidgeot: -Direi di sì... è oltre quel boschetto... ma cercate di essere gentili, perché sta piangendo...- La sua voce era gracchiante come quella di un pappagallo. Ash annuì e fece tornare Pidgeot nella Poké Ball. Si diressero verso il boschetto, e dopo un po’ di camminata gli alberi si diradarono, lasciando spazio ad un’altra radura. Al centro di essa c’era un tronco d’albero, e seduto su di esso Alex, il quale dava le spalle ai due. Era chino in avanti, e stava singhiozzando.
Laura: -Eccolo...andiamo!- E si fece avanti. Ash tentò di fermarla.
Ash: -No...aspetta!- Troppo tardi, la ragazza era già partita in quarta, seguita fedelmente dal Dratini di Alex. Era decisa a consolarlo con tutte le sue forze, ma appena si era trovata a pochi passi da lui le venne meno la volontà di fare e agire. Si sentiva troppo triste anche lei. Laura: “Questa situazione...l’ho già vissuta...” La sua mente tornò a qualche anno addietro, precisamente in una tempestosa giornata di fine agosto...

FLASHBACK

Thomas: -MALEDIZIONE! Quel maledetto d’un Blake mi ha fregato di nuovo!- Era ormai tempo di iniziare la costruzione di un nuovo ostello a Plumbeopoli. La città era ormai in notevole crescita economica e demografica, perciò le piccole imprese potevano prosperare senza particolari problemi. Laura era al settimo cielo pensando che i suoi genitori erano proprietari di uno dei più lussuosi alberghi di tutta la regione di Kanto, e forse anche di tutte le altre. La rabbia improvvisa del padre, però, fece immediatamente sbollire la felicità della ragazzina.
Laura: -Cosa... cosa succede, papà?- L’uomo era furente. La sua faccia era paonazza dalla grande ira.
Thomas: -Quel...quel maledetto! Gliela farò pagare molto cara!- Teneva in mano un foglio e certe volte lo stringeva energicamente. Poi lo lisciava e nuovamente lo stropicciava. Era talmente furioso che gli usciva il vapore dal naso come i tori. Laura ancora non capiva cosa stesse accadendo in quel momento.
Laura: -Dai, dimmi cos’è successo!- Thomas, in preda alla rabbia, lanciò un urlo feroce alla figlia.
Thomas: -STAI ZITTA! Non sono affari che ti riguardano!- Laura non era molto impressionata dall’urlo, tanto che era abituata. Sapeva benissimo che suo padre si comportava così quando era nervoso. Le prime volte, rimembrava, piangeva scappando via, ma quella volta si era ripromessa di andarsene senza sbattere il minimo ciglio. E c’era riuscita. In quel momento padre e figlia si trovavano in mezzo ad un rettangolo impresso sul prato, e intorno a loro c’erano muratori, spalatori, ingegneri, elettricisti etc. che stavano aspettando con i loro attrezzi le direttive del capomastro (Thomas NdA). Attorno a loro, inoltre, c’erano sacchi di calce, cemento, mattoni, ghisa, ferro e quant’altro per costruire un edificio a prova di bomba. Ma la reazione di Thomas era tutt’altro che favorevole a dare l’inizio alla costruzione.
Thomas: -IMMEDIATAMENTE IL CAPOINGEGNERE!- L’uomo all’istante si avvicinò all’importante uomo d’affari di Plumbeopoli. Era un ometto piccolo, quasi alto quanto Laura, aveva in testa un elmetto giallo, vestito di camice, cravatta nera e un paio di jeans un po’ scuciti sulle ginocchia.
-Sì, signore!- Thomas consegnò sgarbatamente il foglio nelle mani del capoingegnere, il quale era rimasto notevolmente basito dopo aver letto quasi terrorizzato il contenuto della lettera.
-Non...non mi aspettavo che... i costi fossero così elevati...- Laura, volendo sapere a tutti i costi ciò che stava accadendo, si nascose dietro ad un albero lì vicino, e stette in ascolto.
Thomas: -Certo, invece! Quel Blake ha davvero esagerato! Ha aumentato del venti per cento il costo dei mattoni! Ora quanto dovrebbero costare, cinquemila yen l’uno?- Il capoingegnere capì la situazione al volo.
-Ho capito. Dovremo stare attenti a maneggiare i mattoni, affinché non se ne rompa neanche uno...- Thomas annuì, sbuffando più volte.
Thomas: -Esatto... andateci piano anche con il cemento, che quello mi è costato un occhio della testa!- Laura, dietro all’albero, non capì tutte le parole, ma comprese comunque la situazione.
Laura: “Quel Blake è davvero un vampiro senza scrupoli!” L’ometto continuò a leggere la lettera.
-Senta, capomastro, qui c’è una clausola!- L’uomo prese nuovamente la lettera e la lesse.
Thomas: -Cosa? Fammi vedere! Non mi ero accorto che ci fosse una clausola...!- La lesse ad alta voce, affinché tutti, compresa Laura, la comprendessero.
“...addì 28 agosto bla, bla... è stato deciso all’unanimità che...grazie al presidente Fred Blake... ci sarà una sovrattassa su tutta la prole di ogni famiglia! Il costo medio è di ventimila yen a cranio...” Thomas buttò la lettera a terra e la calpestò più volte.
Thomas: -AH! PURE I VENTIMILA YEN! Ci mancava soltanto questa! Ah, io non pagherò niente!- L’ometto con il casco in testa tossicchiò.
-Le ricordo che se non paga porteranno sua figlia all’orfanotrofio...oppure, con molta probabilità, venduta come schiava a qualche famiglia benestante, onde pagare il debito...- Laura aprì gli occhi terrorizzata.
Laura: “Cosa...? non avrà il coraggio di farlo?” Thomas continuò a calpestare la lettera sempre più indignato.
Thomas: -NON AVRANNO UN CENTESIMO DA ME! Io non pagherò niente!- Basta, quello era troppo. Anche se erano pochissime parole, furono sufficienti per uccidere emotivamente la ragazzina. Laura non ci vide più nulla dalla disperazione e scappò via piangendo. Andò a sbattere contro qualsiasi cosa e cadde più volte a terra, tanto gli occhi erano accecati dalle lacrime.
Laura: -Papà, pensavo che tu mi volessi bene!! Tu...tu mi vuoi vendere...sei cattivo, cattivo, CATTIVOO!- Tornando da Thomas la situazione era un po’ più diversa. Se la ragazzina fosse rimasta un po’ più a lungo ad ascoltare...
Thomas: -No, non pagherò!- Il capoingegnere era un po’ perplesso, e tentò di far ragionare quella testa calda di Thomas. -Rifletta, capomastro, rifletta! Vuole che sua figlia sia venduta ad una famiglia di ricconi? Ha quindi più interesse nei suoi soldi che in sua figlia?- L’uomo con i baffi strinse i pugni, digrignando i denti.Riuscì a calmarsi un poco, ma le mani continuvano a tremargli dalla gran rabbia accumulata.
Thomas: -No, maledizione, no! Certo che no! Quel maledetto Blake... ci tiene tutti in scacco! Pagherò anche questa volta... io mi svenerei per mia figlia... voglio che lei abbia il meglio dalla sua vita... io la assisterò in tutto...- Raccolse la lettera e poi si guardò intorno.
Thomas: -Che strano, mi è sembrato di udire la voce di Laura...- La ragazza correva più non posso, e raggiunse il boschetto. Ansimò e singhiozzò dalla fatica e dal gran pianto.
Laura: -Perché...perchè papà... perché mi vuoi così male...perchè...?- Tirò su con il naso e si sedette sul ceppo di legno in mezzo al bosco...

FINE FLASHBACK

Laura: -Per colpa del padre di Alex mi sono sentita cascare il mondo addosso... ma papà ha pagato lo stesso...lo sapevo che non mi avrebbe mai abbandonata...- Il ragazzo con gli occhiali si voltò di scatto spaventando sia la ragazza che il Pokémon. Laura, talmente si era concentrata sui suoi ricordi, non si accorse di avere parlato a voce alta.
Alex: -TI CI METTI ANCHE TU? Non bastavano i tuoi genitori per rendermi la vita come un inferno, e poi tutti gli altri?- Laura agitò le mani imbarazzata.
Laura: -No, no, scusami, non volevo offenderti! È solo che...- Ma non riuscì a terminare la frase. Alex aveva già smesso di piangere, e si era alzato dal ceppo di legno. Laura, preoccupata, lo seguì con gli occhi.
Laura: -Ora dove vorresti andare?- Il ragazzo con gli occhiali alzò le spalle, e poi si guardò intorno, senza trovare un qualche cosa di interessante.
Alex: -Non lo so... sarà meglio tornare indietro...il sole sta calando...- Laura annuì, e il Dratini di Alex saltò sulla spalla del suo allenatore, felice di averlo ritrovato. Tornarono indietro, e si avvicinarono al lago. La ragazza si fermò davanti alla distesa d'acqua, ed Alex si accorse che la sua amica si era bloccata solo qualche passo più avanti. A Laura era venuta un’idea. Laura: -Alex, dai, sediamoci vicino al lago!- Il ragazzo annuì, poi i due ragazzi con i loro Pokémon si avvicinarono ancora di più al lago. Si sedettero a terra, e videro che il sole era ormai calato di parecchio. Era quasi sera. I raggi del sole si spandevano sulla superficie dell’acqua del lago ed essa brillava. Era uno spettacolo incredibile. Il tramonto, visto da quel punto, era emozionante, e bellissimo. Laura si era distesa a terra, e stava scrutando il cielo.
Laura: -Sai, Alex?- Il ragazzo stava fissando il lago, alla ricerca di chissà cosa. Dratini lo risvegliò mordendogli lievemente il pollice della mano sinistra.
Alex: -Cosa?- Poi si voltò, e vide che la ragazza era sdraiata. Ad un tratto divenne rosso di imbarazzo.
Laura: -Non so... è tutto successo in un giorno... ho conosciuto sia Ash, il più forte Maestro di Pokémon di tutti i tempi che te, l’assistente del famoso Professor Oak...- Alex si sforzò di sorridere, ma non ci riuscì. Quello che avevano detto i genitori della ragazza pesava ancora parecchio.
Alex: -Io non ho avuto mai nessuno che mi abbia voluto bene...- Laura si mise seduta di scatto, e lo fissò negli occhi stupita.
Laura: -COSA? Non hai mai avuto amici? Dico, stai scherzando?!- Alex scosse la testa, e tornò a guardare il lago seriamente.
Alex: -No...da quando mia madre è morta, il solo che potevo vedere era papà... ma non sapevo che venisse considerato uno spietato aguzzino assetato di sangue... ho vissuto sempre nell’ombra, senza mai poter legare con nessuno... quello che faceva mio padre non giungeva a me...- Laura rimase in silenzio, e Alex continuò a parlare.
Alex: -Quando uscivo mi vergognavo ancora di più. Vedevo bambini felici che giocavano insieme ai loro genitori e ai loro Pokémon....- Laura tentò di sdrammatizzare il suo racconto, lanciandosi in qualche commento.
Laura: -Perché non ti sei fatto amico un Pokémon? Ce ne sono moltissimi, lo sai?- Alex sospirò, e divenne ancora più triste. Laura si maledisse mentalmente. Quello che aveva appena chiesto aveva ferito ancora di più il suo amico. Poteva starsene zitta?
Alex: -Ah...i Pokémon... papà mi ha categoricamente vietato di avere mai a che fare con i Pokémon... non ho mai capito il perchè di questo divieto. Comunque...lui era un collezionista, ed ambiva in tutti i modi di catturare tutti i Pokémon di questa Terra... ma uno è morto... e un altro gli è mancato per un soffio...- Laura tentò di continuare a mantenere quel discorso.
Laura: -E tu sai chi?- Il ragazzo con gli occhiali ci pensò un po’, e poi annuì.
Alex: -Sì...mi pare che il Pokémon defunto sia...se non mi sbaglio... Mewtwo...- Laura aprì gli occhi spaventata dalla rivelazione di Alex.
Laura: -COSA? Ma è terribile! Ho letto sulla enciclopedia che Mewtwo è il clone modificato del leggendario Mew! Ma come ha fatto ad ucciderlo?- Alex si tolse gli occhiali, chiuse gli occhi e se li stropicciò con le mani. Laura ed i due Dratini rimasero in silenzio, in attesa che l'assistente del Professor Oak riprendesse a parlare.
Alex: -Ho sentito dire dalla gente che Mewtwo non voleva più subire ordini da mio padre... così egli non ha avuto nessun rimorso a farlo fuori con un attacco del suo potentissimo Charizard...-

FLASHBACK

Mewtwo si trovava bloccato al muro, incatenato alle mani e ai piedi. Quelle maledette catene non volevano schiodarsi di un solo centimetro. Era rimasto in quella posizione per tre lunghi giorni, ridotto a soli pane ed acqua. Era ormai ridotto ad uno scheletro, ma aveva ancora le facoltà mentali lucide. Si trovava in una sorta di prigione, e di fronte a lui c’era una scala a tre gradini che conduceva ad una porta robusta d’acciaio. La porta si aprì, manifestando un agghiacciante clangore e una fortissima luce investì il quasi cieco Pokémon. Nella luce improvvisa riuscì ad intravedere la sagoma di una persona e, dopo un po', lo vide. Fred entrò sghignazzando, la sua risata echeggiava in quel lugubre luogo.
Fred: -Bene, bene, molto bene... chi abbiamo qui? Il potentissimo Mewtwo ai miei piedi...! eh, eh, eh....!- Il Pokémon ringhiò, e parlò mentalmente come solo lui sapeva fare.
Mewtwo: “Che cosa vuoi ancora da me?” Fred lo guardò, e notò che, nonostante la dieta forzata, si opponeva ancora. Certo che ne ha di coraggio questo Pokémon, pensò Fred.
Fred: -Vedo che non vuoi desistere... le torture non ti sono bastate...- Sul corpo di Mewtwo c’erano delle profonde ferite che gli avevano lacerato la carne. Il sangue che era fuoriuscito aveva attirato topi e scarafaggi, ma venivano sempre cacciati via dal Raticate di Fred. Mewtwo chiuse gli occhi e fece un mezzo sorriso.
Mewtwo: “Puoi torturarmi finché vuoi, tanto non mi sottometterò mai a te!” Fred strinse i denti dalla gran rabbia, ma mantenne il suo sinistro sorriso.
Fred: -Odio quando i Pokémon mi si ribellano contro!- Ormai le ferite erano state rimarginate. Fred era perplesso che Mewtwo avesse ancora le capacità di risanarsi. Aveva un’energia infinita. Uno strano gorgoglio si sentì, echeggiando per diversi secondi. Mewtwo divenne rosso dalla vergogna e spostò lo sguardo da un'altra parte, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse catturare la sua attenzione, fuorché osservare il volto del suo aguzzino. Fred ridacchiò ancora e continuò a canzonare il Pokémon.
Fred: -Oh-ho! Cosa sento mai! Il più potente Pokémon al mondo è preso dai morsi della fame! Dammi retta, Mewtwo, mangia, altrimenti verrai divorato da te stesso!- Il Pokémon scosse la testa più volte.
Mewtwo: “NO! MAI!!” Le catene d'acciaio che tenevano ferme le braccia e le gambe del Pokémon tintinnavano ogni volta che Mewtwo si muoveva. Fred scosse la testa, sorridendo malvagiamente. Il sorriso dell'uomo era una continua tortura per Mewtwo, poiché si manteneva freddo e canzonatorio.
Fred: -Se ti unirai a me, diverremo invincibili...! dammi ascolto... se accetterai ti libererò e potrai mangiare quel che vuoi, fino a quando sarai sazio! Per sempre!- Il Pokémon ringhiò ancora una volta, e si limitò a voltare lo sguardo da un'altra parte.
Mewtwo: “Le tue proposte, a casa mia, sono dei ricatti!” Fred sbottò, e poi guardò Mewtwo dritto negli occhi. Gli puntò un dito contro il petto, il quale poco spazio lasciava all'immaginazione.
Fred: -POCHE STORIE! Questa è l’ultima volta che te lo chiedo! Vuoi o no lavorare per me?- Il Pokémon chiuse gli occhi, e poi scosse la testa.
Mewtwo: “Scordatelo!” Fred, in preda alla collera, mandò fuori il suo Pokémon migliore, Charizard. L’allenatore di Pokémon istigò il suo progioniero ancora una volta di cambiar scelta. Mewtwo non lo mostrò al suo torturatore, ma nel suo inconscio tremava di paura. L'aura che avvolgeva Fred Blake consisteva in pura malvagità, così come quella del Pokémon fuoco appena invocato.
Fred: -Ti avverto, se non cambi idea ti ucciderò!- Il Pokémon psico fece spallucce. Ormai non aveva più nulla da perdere.
Mewtwo: “Tanto peggio...” Basta, quello era troppo. Fred ordinò a Charizard di far fuori il disertore con un attacco Lacerazione. Il Charizard, sotto la malvagità del suo allenatore, divenne ben presto anch’egli malvagio. Affondò i suoi artigli nell’addome del Pokémon fino a trapassare il suo corpo. Mewtwo non poté fare altro che gridare....
FINE FLASHBACK

Laura si mise un dito in bocca e si mangiò l’unghia. Era terrorizzata dall’ascolto di quella orrenda, tragica storia.
Laura: -Mamma mia... che storia tremenda... tuo padre era un maledetto assassino... togliere la vita così a un povero Pokémon... anche se si trattava di Mewtwo...- Rimasero in silenzio per un bel pezzo. Ormai il sole era tramontato, e le stelle erano comparse sulla volta celeste. Alex decise di sdraiarsi a fissare intensamente anche lui il cielo con la sua nuova amica.
Alex: -Chissà se Mewtwo è salito fino in cielo...- Laura annuì tristemente.
Laura: -Io credo di sì... secondo me, quando i Pokémon si spengono, le loro anime salgono fino al cielo e diventano delle stelle... più si sono comportati bene sulla Terra, più la loro luminosità sarà forte...- Alex sospirò. Il discorso non aveva in sé una logica, ma non gli importava.
Alex: -Allora quella di Mewtwo sarà molto debole... ma lui non ne ha colpa, è stato programmato per essere malvagio...- Altro silenzio di tomba. Il silenzio divenne molto pesante ed avvolgente, quindi Laura si voltò verso il suo nuovo amico per romperlo.
Laura: -Alex, non te la devi prendere per questo... la vita va avanti!- Il ragazzo con gli occhiali fece spallucce, e continuò a guardare il cielo notturno.
Alex: -Oh, non preoccuparti... ci sono abituato... fin dalla nascita...- La ragazza si mise seduta, un poco urtata dalle parole di Alex, e scosse la testa.
Laura: -No, Alex, non dire queste cose! Se tu sei convinto che tu non possa avere amici che ti vogliano bene, tu non ne avrai mai!- L’assistente del Professor Oak manifestò un debole sorriso, ma Laura non poté vederlo a causa dell’oscurità.
Alex: -Se sei il figlio del più temibile terrorista di Pokémon di tutti i tempi... beh, ti ci abituerai col tempo...- La ragazza non poté fare a meno di dare un ceffone sulla guancia di Alex. I due Dratini si guardarono in faccia confusi, e più confuso di loro era il ragazzo con gli occhiali. Alex si levò a sedere, e guardò Laura mezzo stordito.
Alex: -Cosa... perché mi hai dato uno schiaffo?- Laura strinse i pugni, e poi aggrottò le sopracciglia.
Laura: -SMETTILA, ALEX! Non puoi pensare sempre in negativo! Anche se tu sei il figlio di Fred Blake, ciò non vuol dire che tu debba per forza essere emarginato da tutti! Tutti potrebbero guardarti storto, ma tu dovresti fare qualcosa per conquistare la fiducia della gente!- Le parole di Laura erano continue frecciate velenose per Alex, ed il ragazzo rimase ancora più sconvolto.
Alex: -Ma... ma io...- La ragazza scosse ancora la testa. Laura: -Ma tu un corno! Tu stai affrontando questo viaggio per diventare un ottimo allenatore di Pokémon, giusto?- Alex annuì. Momento di suspanse per i due Dratini. Laura sospirò, e poi il suo tono di voce tornò ad essere un po’ più pacato.
Laura: -Bene... tutto quello che stai facendo, credimi, gioverà molto alla tua immagine... se continuerai ad ascoltare il tuo cuore e i tuoi Pokémon... potrai salvarti...- Alex era impressionato. Nessuno si era rivolto così dolcemente e amichevolmente verso di lui prima d’ora. Laura era una persona speciale, era riuscita a stringere amicizia con quell’orso solitario di Alex Blake. L’assistente del Professor Oak era stralunato. Si sentiva felice, in quel momento. Mai stato così felice in quel preciso istante. Quel magico momento, come tutti del resto, era destinato a svanire ben presto. Tutto ad un tratto, infatti, si sentirono delle grida, e sembravano quelle di Ash e Pikachu. Laura si alzò di colpo e si guardò attorno.
Laura: -Alex, alzati! Mi sembra di avere ascoltato la voce di Ash!- Il ragazzo si alzò ed insieme a Laura si guardò intorno. Finalmente riuscirono a scorgere la sagoma del ragazzo e del topo elettrico. L’allenatore di Pokémon più forte al mondo si era portato una torcia elettrica.
Ash: -ALEEX! LAURAA! RISPONDETEE!- Anche Pikachu si stava sgolando.
Pikachu: -FATEVI VEDEREEE!- I due ragazzi si avvicinarono ad Ash e Pikachu velocemente, e il ragazzo col berretto fu felice di rivederli. Puntò la torcia contro di loro e sorrise.
Ash: -Alex, Laura, finalmente! Vi abbiamo cercato in lungo e in largo...!- Poi guardò il suo allievo seriamente. Ash: -Alex, ti senti bene?- Il ragazzo con gli occhiali annuì lentamente.
Alex: -Sì... grazie, Ash...- Laura sorrise, e la sua Dratini saltò sulla sua spalla sinistra.
Laura: -Ora è tutto a posto! La crisi è superata, vero Alex?- Il ragazzo annuì, sorridendo.
Alex: -Sì! Ora sto decisamente meglio!- Ash sospirò, sorridendo a sua volta.
Ash: -Meno male! Sai, Alex, i genitori di Laura ti hanno cercato tutto il giorno!- L'assistente del Professor Oak rimase perplesso dopo avere ascoltato le parole del suo maestro.
Alex: -Cosa? E perché?- L’allenatore di Pokémon più forte al mondo sorrise ancora. Quel sorriso diede incredibilmente un'estrema sicurezza nel figlio di Fred Blake.
Ash: -Appena sei scappato via di corsa, i proprietari dell’Ostello si sono scusati... sanno fin dalla nascita della loro figlia che Laura ha dei poteri speciali...- La ragazza arrossì, e tentò di guardare qualcos’altro per trattenersi.
Laura: -Poteri speciali... tu esageri, Ash...- Ash in quel momento non stava sorridendo. Sembrava che fosse diventato un vero saggio, come non mai prima d’ora. Addirittura il buon vecchio Pikachu osservò sbalordito il suo allenatore quando riuscì ad udire le sue parole.
Ash: -Parlo sul serio, Laura... i tuoi genitori mi hanno raccontato che tu riesci a percepire soltanto con un’occhiata se una persona è buona o malvagia... e tu hai subito avuto fiducia in Alex!- La ragazza tornò seria e annuì.
Laura: -Sì... questo è vero...- L’allenatore con il berretto tornò a sorridere, e guardò il suo allievo negli occhi.
Ash: -Alex, Thomas vorrebbe scusarsi personalmente con te... vorresti tornare nell’Ostello?- Il ragazzo con gli occhiali era spaesato. Era tutto successo in un sol giorno. La sua vita era completamente cambiata. Prima era un disgraziato emarginato da tutti, insultato, deriso e abbandonato a se stesso. Da quando aveva conosciuto Ash tutto il mondo, dapprima in bianco e nero, era lentamente diventato a colori. Aveva cominciato ad allenare i suoi Pokémon, aveva degli amici e soprattutto non era più odiato. Certamente molti continuano a conservare la loro diffidenza nei suoi confronti, ma le poche e precise parole di Laura gli avevano risvegliato una voglia di vivere che era rimasta assopita per tanto tempo. Il ragazzo con gli occhiali era al colmo della felicità, ed a stento riuscì a trattenere la sua gioia.
Alex: -Sì...andiamo!- Finalmente tornarono all’Ostello, dove fuori dall’albergo c’era Thomas che guardava a destra e a sinistra, con molta probabilità alla ricerca di sua figlia. Il proprietario dell'Ostello tamburellava le dita sulle braccia conserte al petto, in un'attesa snervante per il ritorno di Ash.
Thomas: -Ma dove sono andati a finire... ormai è buio pesto!- Poi vide una luce che stava arrivando dalla sua sinistra. Era la sua torcia elettrica che aveva imprestato ad Ash. Si rasserenò, e sorrise.
Thomas: -Meno male, eccoli di ritorno!- Vide con grande piacere che Ash era in buona compagnia. C’erano tutti e tre, meno male. Thomas sospirò, e poi andò incontro ai tre ragazzi.
Thomas: -Laura, Ash, Alex, finalmente!- I quattro si unirono e Thomas sorrise.
Thomas: -Ero in pensiero per voi! Dove eravate andati?- Laura fece un dolcissimo sorriso. Thomas, nell'osservare quel sorriso, si tranquillizzò completamente.
Laura: -Appena ho trovato Alex, siamo andati al lago. Il tramonto è stato eccezionale!- Thomas annuì. Poi il proprietario dell’albergo guardò Alex un po’ tentennante.
Thomas: -Alex... ti devo porgere le mie più sentite scuse... oggi pomeriggio mi ero completamente dimenticato delle capacità di mia figlia di distinguere un uomo buono da uno cattivo...- Alex sorrise, e chiuse gli occhi.
Alex: -Nessun problema, signor Ferguson... sono cose che succedono... non dovevo scappare via così...- Il padre di Laura lo guardò stupito.
Thomas: -Allora mi perdoni?- Il ragazzo con gli occhiali annuì felice.
Alex: -Certo!- L’uomo con i baffi rise, e poi prese per mano sua figlia e l’assistente del Professor Oak.
Thomas: -PERFETTO! Sono felice che tutto si sia risolto per il meglio! Ma vi vedo stanchi! Se volete vi offro una buona cena, poiché oggi non avete toccato cibo!- E li trascinò con una vigorosa e rinnovata forza fino all’albergo. Ash e Pikachu erano perplessi e si guardarono in faccia.
Pikachu: -Ma che modo ha di trattare le persone? Sembravano asini da soma!- Ash rise divertito dall’osservazione del suo amico beneamato.
Ash: -Hai proprio ragione!- Poi gli stomachi dei due borbottarono, e risero imbarazzati.
Ash: -Credo che sia arrivato il momento di mettere qualcosa sotto i denti... giusto Pikachu?- Il topo elettrico annuì sorridendo.
Pikachu: -Sì! Sto morendo dalla fame!- E ridendo corsero verso l’Ostello illuminato dei Ferguson.
   
 
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