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Autore: Daisy Potter    12/08/2005    2 recensioni
I tratti del viso...i capelli bluastri...le mani dalla forma allungata...Tidus non riusciva a credere a ciò che vedeva... E sì, Tidus è tornato, ma una brutta sorpresa lo aspetta...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tidus, Yuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo piccolo Guado

Il grido dei gabbiani era l’unico rumore che si poteva sentire sulla spiaggia di Besaid ora che le urla di bentornato si erano spente e gli abitanti dell’isola avevano finalmente deciso di lasciare Tidus e Yuna da soli. Entrambi avevano un sacco di cose da chiedersi e raccontarsi, ma ora sentivano che il tempo per farlo non sarebbe mancato e decisero di gustarsi quella prima volta insieme senza Sin, senza preoccupazioni, con solo il loro amore ad avvolgerli. Passeggiarono sulla riva tenendosi stretti per mano, quasi avessero paura di poter essere separati da un’onda, percorsero tutta la spiaggia in silenzio, poi Yuna disse a Tidus di seguirla e iniziò ad arrampicarsi su una parete, sparendo tra le foglie. Quando il ragazzo la raggiunse, si trovò in una piccola insenatura della costa. Yuna era nell’acqua, che le arrivava alla vita, e guardava l’orizzonte. Tidus avanzò, la raggiunse lentamente, si fermò dietro di lei, sollevò le braccia e la circondò teneramente. Yuna non riuscì a trattenere una lacrima, che si unì al mare e si perse tra le onde, ma quando si girò verso il ragazzo i suoi occhi splendevano di gioia e di amore. Gli sorrise, poi si avvicinò timidamente al viso di Tidus, che fece lo stesso, e si incontrarono in un lungo bacio. Le mani del ragazzo scesero lungo la schiena di Yuna fino ai cortissimi pantaloncini di jeans, sfiorarono la camicetta, vi si insinuarono e risalirono lentamente, alzandola. Le mani della ragazza fremettero mentre slacciavano le bretelle della divisa da blitzer di Tidus. Poco dopo entrambi erano sdraiati sui propri vestiti, abbracciati, uniti da piccoli baci e tenere carezze. D’un tratto però Yuna si fermò e chiese al ragazzo di fare lo stesso. Tidus si scostò e la guardò: aveva uno sguardo spaventato e triste che lo preoccupò. “Cosa c’è?” le chiese dolcemente.

“Io … i-io non … scusa, ma … non posso … non ci riesco … ho paura … io …” la voce della ragazza si trasformò in piccoli singhiozzi. Tidus non capiva cosa le succedesse, ma la abbracciò e le sussurrò: “Tranquilla, non importa. Va tutto bene. Vuoi che torniamo al villaggio?”. Lei annuì, si rivestirono e lasciarono l’insenatura.

Quando Tidus si svegliò la mattina seguente, vide che Yuna stava ancora dormendo di fianco a lui. Si avvicinò alla sua guancia, vi posò le labbra e si accorse che era bagnata da lacrime: aveva pianto durante la notte. Il ragazzo si alzò e decise che non avrebbe indagato: quando avesse voluto, sarebbe stata lei a parlargli. Uscì dalla loro tenda e andò a fare un giro del villaggio, cercando di non pensare al fatto che Yuna forse gli stesse nascondendo qualcosa. Il sole era già sorto da ore, dovevano essere le dieci, quindi decise di andare a salutare i suoi vecchi compagni di Blitzball che si stavano sicuramente allenando sulla spiaggia. E infatti, quando vi arrivò, trovò gli Aurochs che calciavano il pallone da blitzball e se lo passavano tra di loro sotto lo sguardo attento di Wakka, che non risparmiava consigli o rimproveri a nessuno ora che era tornato nella squadra come capitano. Quando videro Tidus, tutti gli andarono incontro sorridendo. Dopo i saluti, il ragazzo si accorse che mancava qualcuno. “Ehi, dov’è Datt?” chiese ai compagni. Fu Wakka a rispondergli: “Purtroppo Datt si è trasferito a Kilika. Dopo la scomparsa di Sin, ha deciso di metter su famiglia e si è visto costretto a lasciare l’isola e la squadra. A proposito …” aggiunse guardando i suoi compagni “… negli Aurochs ora c’è un posto libero, se la cosa ti interessa potresti …” e lasciò la frase in sospeso lanciando a Tidus uno sguardo quasi supplice.

Il ragazzo non poté fare a meno di lanciare un grido di gioia e disse “Sicuro! Consideratemi dei vostri!”. I Besaid Aurochs esultarono e iniziarono a gridare “Viva Tidus! Viva gli Aurochs! La coppa sarà nostra!”. Ad un tratto Jash li interruppe e chiese a Tidus: “Ehi, senti … ci mostreresti il tuo tiro fortissimo … il Tiro Jecht? Per favore!”

“Sì, dai, ti prego!” esclamarono anche gli altri. Tidus acconsentì e gli sembrò che tutto fosse tornato come il suo primo giorno su Spira, quando era piombato misteriosamente nel mare di Besaid e gli Aurochs lo avevano accolto e gli avevano chiesto, come in quel momento, di mostrare loro il potente tiro di suo padre.

Quando fu ora di pranzare, tornarono tutti al villaggio. Tidus vide Yuna insieme a Lulu che cucinava e le si avvicinò silenziosamente, abbracciandola all’improvviso e posandole un bacio su collo. Lei urlò spaventata, poi, quando capì che era il ragazzo, l’urlo si trasformò in una risata e lo allontanò con finta irritazione. Tidus andò a sedersi a tavola e guardò ancora la sua Yuna: non c’era traccia delle lacrime che aveva trovato quella mattina sul suo volto e sembrava essere tornata la ragazza di sempre, così si tranquillizzò e non ci pensò più.

Nel pomeriggio, il ragazzo chiese a Yuna di portarlo al tempio: “Voglio rivedere il posto dove ci siamo conosciuti” le disse, e lei acconsentì. Mentre stavano per entrare, sulla soglia comparve Lulu con in braccio il piccolo Vidinu. Tidus gli si avvicinò mentre un sorriso gli affiorava alle labbra. Si chinò sul bambino, gli avvicinò un dito alla pancia e Vidinu lo prese, portandoselo alla bocca.

“Che bello” disse Tidus senza smettere di guardare il bambino. “Ahi!” esclamò quando sentì che gli aveva morso il dito, e lo ritrasse in fretta.

“Gli stanno spuntando i primi dentini” disse Lulu.

“Già, me ne sono accorto” replicò il ragazzo. Poi riprese: “è veramente un bel bambino; assomiglia un po’ a Wakka, non credi anche tu, Yuna?” chiese alla ragazza che era rimasta lontano.

“Ehm … sì, penso di sì …” rispose lei; sembrava nervosa, ma Tidus non ci fece caso e continuò: “Mi piacerebbe tantissimo avere un bambino; lo farei diventare il più grande campione di Blitzball della storia! Gli potrei insegnare un sacco di cose … Chissà, forse un giorno tutto questo accadrà …”

Alzò lo sguardo da Vidinu, ma quando fece per posarlo su quello di Yuna, si accorse che la ragazza si era appena volata e stava correndo via. Rimase per un attimo stupito del suo comportamento, poi fece per correrle dietro e chiederle cosa le fosse successo, ma Lulu lo fermò: “Lasciala andare.”

“Ma … cos’ha?” le chiese lui confuso “Tu lo sai, non è vero?”

Lulu rimase per un attimo in silenzio, poi rispose: “Sì, ma non sarò io a dirtelo. Si tratta dei suoi sentimenti, quindi sarà Yuna a decidere se e quando parlartene.”

Tidus non replicò e si allontanò ancora più confuso e turbato. Andò alla loro tenda: voleva scusarsi con Yuna e chiederle se aveva detto qualcosa di sbagliato, ma non vi trovò la ragazza, così decise di andare a cercarla per vedere come stava e provare a capire cosa le stesse succedendo in quei giorni. Vagò per tutto il villaggio, ma non la trovò. Deciso a non lasciar perdere, chiese se qualcuno l’avesse vista o sapesse dov’era, e si sentì rispondere che molto probabilmente era alla casa che si trovava in fondo al villaggio. Allora si avviò nella direzione che gli avevano indicato, chiedendosi dove fosse diretto: infatti non si era mai spinto fino a quella casa e fino a pochi secondi prima non sapeva nemmeno che esistesse. Ci vollero venti minuti per giungervi, durante i quali continuò a pensare a Yuna: che cosa le stava succedendo? Perché si comportava in quel modo? E soprattutto perché non si confidava con lui? Non si fidava? Era questo ciò che lo preoccupava di più e che più gli faceva male: forse davvero non si fidava di lui, non sentiva di potergli rivelare tutti i suoi segreti? Eppure era sempre stata una ragazza aperta, i suoi occhi erano sempre stati per lui una finestra dalla quale riusciva sempre a vedere tutto ciò che provava, più di quanto riuscissero a fare gli altri. Ma non questa volta; questa volta erano chiusi, impenetrabili, non era riuscito a scorgervi nulla.

Finalmente arrivò nel luogo che gli avevano indicato. Si avvicinò alla porta della casa, una costruzione di legno dall’aspetto piuttosto vecchio, e stava per bussare quando sentì dei rumori venire dal retro. Riconobbe la voce di Yuna che diceva: “Fai attenzione, Matt.” e le grida divertite di un bambino. Mentre la curiosità cresceva sempre di più, Tidus fece il giro della casa e si trovò in un giardinetto. Quel che vide lo confuse ancora più di quanto non lo fosse già: Yuna era seduta sull’erba e giocava con un bambino che non doveva avere più di due anni e mezzo. In un angolo del giardino c’era una signora: era un’anziana, sicuramente non la madre del bambino. Si guardò attorno, ma non c’era nessun altro. Allora avanzò lentamente verso la ragazza e il piccolo. Quel che vide quando fu a pochi passi da loro, però, lo fece fermare terrorizzato: i tratti del viso del bambino gli erano famigliari, i suoi capelli avevano una sfumatura bluastra e le mani … non c’era dubbio, erano allungate, proprio come quelle … quelle di un Guado! Ma la cosa che più spaventò Tidus furono gli occhi del piccolo che gli restituirono uno sguardo per metà verde come uno smeraldo e per metà azzurro come il cielo …

“Yuna!” esclamò il ragazzo, e nella sua voce c‘era una sfumatura di rabbia. Lei si voltò improvvisamente con uno scatto, stupita e spaventata poiché aveva riconosciuto quella voce.

“Yuna” ripeté Tidus “chi è?”

Yuna non rispose.

“Chi è?! DIMMELO!!” si trovò a gridare Tidus. Purtroppo sapeva già la risposta, non poteva che essere ciò che pensava, ma sperava ancora che lei potesse dirgli che non era così, che era uno stupido a credere una cosa simile … Ma non fu così. Yuna rimase ancora per un attimo in silenzio, con lo sguardo fisso a terra: non riusciva a guardare gli occhi di lui, sapeva che avrebbe trovato solo uno sguardo freddo pieno di collera e di odio. La vecchia signora dovette capire che era meglio andarsene e lasciarli soli, così prese il piccolo Guado per mano e lo accompagnò in casa. Quando furono soli, Yuna trovò finalmente il coraggio di rispondere; dopotutto lui aveva il diritto di sapere tutto, doveva dirglielo …

“Matt … lui è …” una lacrima le scese sulla guancia “… è mio figlio”.

Tidus rimase immobile e in silenzio, non ebbe alcuna reazione, fu come se non avesse sentito. Ma in realtà lo aveva fatto, il suo timore era stato confermato, le sue speranze che non fosse vero erano scomparse. Improvvisamente lanciò un grido di rabbia e colpì con un pugno il tronco di un albero che aveva accanto, con tanta forza da farsi sanguinare la mano, ma senza badarci. Questa reazione spaventò ancora di più Yuna che scoppiò a piangere singhiozzando, prima più silenziosamente che poteva, poi sempre più forte mentre Tidus alzava ancora di più la voce.

“Perché non me l’avevi detto prima? Perché?! RISPONDIMI! COSA PENSAVI? PENSAVI CHE MI AVRESTI FERITO? BE’, CI SEI RIUSCITA, L‘HAI FATTO! NON PUOI NEMMENO IMMAGINARE COSA SIGNIFICHI PER ME! NON TE NE RENDI CONTO, VERO?! COME HAI POTUTO FARLO? COME?!” i suoi occhi erano rossi, dentro di lui si mescolavano la rabbia, la frustrazione, il dolore, l’odio. La ragazza era arretrata di qualche passo e aveva chiuso gli occhi, terrorizzata. Alla fine l’aveva scoperto, e nel peggiore dei modi; non voleva tenerglielo nascosto, glielo avrebbe rivelato, ma non era facile. Non lo era stato neanche per lei, quando lo aveva scoperto: Tidus era appena scomparso, il suo cuore era in pezzi, e fu molto difficile per lei superare quell’ostacolo. E ora si trovava ad affrontare la sua paura più grande: Tidus aveva scoperto Matt, aveva visto la sua somiglianza con i Guado, aveva certamente capito di chi si trattava, e voleva delle risposte. Vedendo che Yuna taceva, accecato dalla rabbia e dalla disperazione il ragazzo le si avvicinò minaccioso e le prese un polso, stringendo fino a farle male, ma senza che un lamento uscisse dalle labbra della giovane: “TI HO DETTO DI DIRMI COME E’ SUCCESSO!”

“Tidus, ti prego …” singhiozzò lei “Io … io non volevo … non riuscivo a oppormi … Seymour … lui mi …”

Mentre pronunciava quel nome, mentre i sospetti del ragazzo venivano confermati, per Tidus fu come se una spada gli avesse trafitto il cuore, e lei se ne accorse perché un ombra di odio e di dolore oscurò per un attimo il suo sguardo di ghiaccio. Ma Yuna riprese: “ deve avermi fatto qualche magia … dopo che i Guado mi hanno rapita a Bikanel … non riuscivo a muovermi, a parlare … e lui …” mentre cercava di spiegare ciò che le era successo, le tornarono alla mente quei momenti, più nitidamente che mai, e rivide in un flashback l’incubo che aveva vissuto …

Aprì gli occhi, ma tutto attorno a lei era sfocato. Riuscì solo a distinguere alcuni particolari della stanza in cui era stata portata, alcuni mobili, il soffitto molto alto, la struttura slanciata e fine; le ricordava molto la stanza dei suoi genitori quando era ancora a Bevelle: doveva esservi tornata. Cercò di muoversi, ma non ci riuscì, era intontita. Sotto di lei sentiva una superficie morbida: un letto. Riuscì appena a girare la testa alla sua sinistra e lì, in piedi accanto a lei, vide una figura che abbassava le mani che fino a poco prima erano tese sopra di lei. “Tidus …” cercò di sussurrare, ma non emise alcun suono. La figura si abbassò su di lei, e poté finalmente rendersi conto di chi era: non era il suo guardiano, ma Seymour. Una mano affusolata del Guado si avvicinò alla guancia della ragazza, la sfiorò, fredda come il ghiaccio, poi scese e si spostò su un polso di Yuna, stringendolo e tenendolo fermo contro il materasso, mentre vicino a lei sentiva il letto piegarsi sotto il peso di un secondo corpo che vi saliva. Voleva urlare, chiedere aiuto, chiamare i suoi guardiani, lui, perché venissero a salvarla, a strapparla dalle grinfie di quell’essere malvagio che stava approfittando di lei, ma il suo corpo non le rispondeva. Non poté fare niente, mentre diventava sempre meno cosciente. L’ultima cosa che sentì dopo molto tempo, prima di sprofondare nell’abisso dell’incoscienza fu il rumore di un corpo che ricadeva sul letto al suo fianco, facendo sobbalzare il materasso che la cullò su e giù, e un respiro affannato, mentre il dolore si espandeva dentro di lei, infiammandole il corpo e l’anima …

Yuna cadde in ginocchio nel prato, mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance sempre più rapide e incontrollabili. Tidus le aveva lasciato il braccio, voltandosi e allontanandosi, con la vista offuscata da un velo d’acqua salata, che però non sgorgava ancora dai suoi occhi perché era deciso a trattenere le lacrime. Non aveva mai provato una sensazione simile: la rabbia lo stava facendo impazzire, gli sembrava di dover esplodere, ma provava anche tenerezza verso quella creatura spaventata, accasciata sull’erba a qualche passo da lui, singhiozzante. Dopotutto era stata usata, la sua piccola Yuna aveva dovuto sopportare tutto questo da sola, non poteva abbandonarla ora. Si asciugò gli occhi, andò lentamente verso di lei, le si inginocchiò accanto, la prese tra le braccia in silenzio. Vedendo che l’accoglieva, Yuna si abbandonò contro di lui, piangendo con sempre più forza, sfogandosi contro il suo petto.

“M-mi dispiace … scusami, Tidus … ma cosa avrei dovuto fare? Era comunque mio figlio! … cosa credi che abbia provato io?! .. Usata da un essere spregevole come Seymour e poi abbandonata con questa creatura dentro di me, che per metà amavo, ma per metà disprezzavo … non sapevo cosa fare! Mi sentivo sola! … io … io sono sola! …” continuò a singhiozzare.

Tidus le accarezzò i capelli: “No, Yuna. Non è vero. Ora ci sono io. Ti aiuterò, lo supereremo insieme.”

Rimasero abbracciati a lungo, in silenzio, mentre la ragazza si calmava e Tidus riordinava i pensieri nella sua mente, scacciava la rabbia dal suo cuore. Quando i singhiozzi si dissolsero, Yuna lo guardò: non c’era più traccia della freddezza che prima riempiva gli occhi del ragazzo.

“Ce la farai?” gli chiese “Riuscirai ad accettarlo?”

Tidus ci pensò. Mentre cercava una risposta, una voce infantile lo interruppe: “Cosa stai facendo, mamma? State giocando?” era Matt, che era tornato nel giardino. Tidus lo guardò: quei capelli, quelle mani, i tratti del suo viso … era insopportabile per lui … poi però guardò i suoi occhi … e si convinse.

“Sì, Matt, stiamo giocando.” gli rispose stringendo a sé Yuna. “Vieni, gioca con noi.”

THE END

Daisy

  
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