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Autore: Daisy Potter    12/08/2005    1 recensioni
Un'alba indimenticabile sulla spiaggia di Zanarkand...solo lei può mantenere questa promessa
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alba

Tutto era finito. Sin non c’era più. Sotto di loro, dall’alto dell’aeronave, Yuna e i suoi amici potevano vedere tutta Spira esultare per la vittoria: tutti avevano assistito alla battaglia finale osservando Sin che si stagliava nel cielo al tramonto, e un grido di gioia si era levato tra coloro che non stavano cantando l’Inno Intercessore quando avevano visto il corpo del mostro dissolversi insieme a quelli degli Eoni. L’Invocatrice aveva da poco terminato la macabra danza che aveva dovuto compiere per dare pace alle anime dei morti: quante persone aveva già mandato nell’Oltremondo? Quante ne aveva viste morire sotto i suoi occhi? Aveva persino trapassato Auron, il leggendario guardiano che aveva sempre ammirato. Da sempre si era chiesta quando quella spirale di morte che governava il suo mondo sarebbe scomparsa, e finalmente era accaduto. Non doveva forse esserne felice, come tutto il resto di Spira? Invece non lo era, perché aveva pagato la pace ad un prezzo altissimo: ciò a cui più teneva al mondo, più della sua stessa vita che ormai aveva accettato di dover perdere. Quando aveva sconfitto Sin, infatti, gli Intercessori erano scomparsi insieme agli Eoni che rappresentavano, ma con loro se n’era andato anche qualcun’atro. Lui, il guardiano che lei considerava il migliore di Spira, la stella degli Zanarkand Abes, abilissimo nel Blitzball quanto suo padre, il biondino giunto su quel mondo da chissà quale epoca, il ragazzo che aveva donato amore puro a Yuna, un amore ricambiato dalla ragazza e che le aveva portato via la sicurezza di voler sacrificare la propria vita per il mondo, infondendole la voglia di continuare a vivere per stare al suo fianco … Quell’angelo arrivato misteriosamente dal mare il giorno dell’inizio della vita da Invocatrice di Yuna si era dissolto nel celo infuocato subito dopo la battaglia, come un sogno scompare al risveglio, e aveva lasciato in Yuna un vuoto incolmabile, una ferita aperta nel suo cuore che bruciava incessantemente. Mentre tutta Spira esultava per l’arrivo del tanto agognato Bonacciale Eterno, i passeggeri dell’aeronave di Cid erano silenziosi, abbattuti per la perdita del loro compagno che aveva fatto tanto per loro, che aveva portato nel gruppo tanta allegria e forza d’animo, tanta speranza in un futuro migliore di quello a cui tutti si erano preparati e aveva trovato il modo di ottenere il Bonacciale Eterno. Tutti soffrivano per la mancanza dei due membri più importanti della squadra: il leggendario guardiano di Braska, in realtà un non-trapassato, e il frutto dell’immaginazione degli Intercessori, quel labile fantasma che aveva rapito il cuore di Yuna. Nessuno però poteva provare ciò che sentiva l’Invocatrice: era un dolore che andava oltre le lacrime, che non sarebbero state in grado di esprimere le varie emozioni che la pervadevano disordinatamente. La ragazza guardò per l’ultima volta la coperta dell’aeronave, il punto in cui si erano dati l’ultimo saluto: un tenero abbraccio, leggero, impercettibile al tatto, ma carico di amore, una stretta di emozioni, poi un salto nel vuoto e tutto era finito, tutte le speranze di una vita migliore, una vita con lui, tutti i progetti … tutti i sogni …

Lentamente rientrò sul ponte. Quando la videro, i suoi compagni non ebbero la forza di festeggiare; le rivolsero alcuni timidi sorrisi poco convincenti, ma Yuna non se ne curò. Si avvicinò a Cid e gli disse con voce stranamente ferma: “Questa notte vorrei passarla a Zanarkand. Ti prego, portami sulla spiaggia della città.”. Senza aspettare la risposta si voltò e si avviò verso le cabine. Quando l’aeronave atterrò, Yuna scese e facendo capire che non voleva essere seguita si incamminò sulla riva del mare. La notte era serena, nel cielo nero si vedevano brillare migliaia di stelle. Mentre camminava a piedi nudi sulla sabbia, ogni tanto un’onda più curiosa delle altre si spingeva fino a lei e la schizzava, per poi ritirarsi rapida a silenziosa com’era venuta, seguita poco dopo da un’altra. Quando si fu allontanata di un bel pezzo dall’aeronave e da tutti gli altri, Yuna si sedette sulla sabbia. Dietro di lei c’erano soltanto le rovine di Zanarkand, a pezzi e desolate come il suo cuore. Nella solitudine della spiaggia ripensò a tutti i momenti più belli del viaggio che aveva appena concluso: in ognuno di essi spiccava il volto sereno dell’angelo che era tornato in cielo all‘improvviso. Ricordava il momento in cui era diventata Invocatrice, quando lo aveva incontrato per la prima volta nel tempio del suo villaggio. Ricordava le volte in cui non aveva esitato a battersi con qualunque tipo di avversario per salvarla, dagli Albhed che l’avevano rapita alle scaglie di Sin, dai Guado al suo stesso padre che in realtà era l’immenso Sin. Ricordava la sua espressione nel momento in cui lei aveva annunciato la sua scelta di sposare il maestro Seymour. Lo ricordava con il fucile di Kinoc puntato alla gola a Bevelle, mentre i suoi occhi la guardavano disperati e smarriti. E ancora si ricordava di quando le aveva insegnato a fischiare, promettendole che in qualunque momento avesse sentito quel fischio sarebbe corso da lei … Si portò due dita alla bocca e soffiò; un lungo fischio penetrò l’aria, volando via insieme al vento che lo catturava. Nessuno corse dal lei, non mantenne quella promessa. Infine ricordò il giorno alla Fonte Sacra, la proposta di abbandonare il pellegrinaggio e di continuare a vivere normalmente, la confessione del loro amore attraverso un bacio magico, la promessa di un’alba vista nascere insieme sulla spiaggia dove ora era seduta. Era per questo che era voluta venire lì, per mantenere quella promessa. Guardava l’orizzonte, oltre la linea del mare, da cui fra non molto sarebbe apparso i sole nel suo eterno ciclo di morte e rinascita. Una leggera brezza venne dall’acqua e investì Yuna, andando oltre verso le rovine di Zanarkand. Improvvisamente, con l’arrivo di quel vento fresco la città parve rianimarsi, le rovine si trasformarono nei palazzi che la caratterizzavano mille anni prima, le luci si accesero dando vita alle vie che si ripopolarono. La “città che non dorme mai” si era risvegliata: un ultimo regalo degli Intercessori per l‘Invocatrice.

Rimase stupita a contemplare la splendida città: era proprio come gliel’aveva sempre descritta lui, piena di luci, di colori, di vitalità, di gente che parlava ad alta voce con gli amici, di bambini che correvano da una parte all’altra urlando, di partite di Blitzball appassionanti che si giocavano nello stadio pieno di tifosi accaniti. Le sarebbe piaciuto vedere il ragazzo che amava, l’as degli Zanarkand Abes, giocare nello stadio illuminato di notte, e fare il tifo per lui tutto il tempo, proprio come gli aveva detto … Ma ormai non era più possibile, niente di quello che si erano detti sarebbe stato possibile, perché avrebbe potuto farlo soltanto da sola, come aveva intenzione di fare quella notte.

Rimase seduta sulla spiaggia per ore, finché l’atmosfera cambiò: il cielo iniziò a schiarirsi, le luci di Zanarkand si spensero, le stelle scomparvero e l’orizzonte si accese come se bruciasse: il mare, il cielo, l’intera città alle spalle di Yuna, tutto si tinse di rosso, mentre lente e calde lacrime iniziavano a scorrere sulle guance della ragazza che stava mantenendo una promessa …

THE END

Daisy

  
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