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Autore: Mina7Z    10/04/2010    12 recensioni
Ho provato a trattare i pensieri di Oscar dopo la morte di Andrè. Lei è seduta sui gradini dell chiesa dove è custodito il corpo di Andrè.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sento la brezza della sera che mi sfiora i capelli. E’ una sensazione rassicurante e mentre alzo lo sguardo verso  il cielo e vedo le stelle che lo illuminano, penso che, forse, questo alito di vento caldo  sia giunto a me come una  tenera carezza.

Mi asciugo le lacrime che continuano a scendere indomabili e mi soffermo a guardare intorno a me.

Deve essere molto tardi e sono sola in questa piazza. Non sento alcun rumore provenire dalle case poste intorno alla chiesa e penso che questo silenzio sia surreale. Poche ore fa si udivano solo le urla della folla che cercava di attaccare i soldati e il rumore degli spari dell’esercito che tentava di disperdere i rivoltosi.

Ora si è tutto placato, come se le tragedie di questa giornata di rivoluzione non avessero lasciato tracce. Se non nel mio cuore.

E il vento torna a giocare con i miei capelli.

Sei tu Andrè?  Dimmi che sei tu, fatti riconoscere amore mio, fammi capire che sei ancora qui con me, che non mi hai lasciato sola.

Andrè.

Amore mio.

Amore mio infinito.

Dove sei amore?

Andrè, ti scongiuro, portami via con te, ovunque tu sia. Torna da me e portami nel tuo mondo.

La mia vita non ha più senso qui.

Sono sola.

Sola.

Vento, soffia ancora, ti imploro. Accarezza il mio viso e asciuga queste lacrime che bruciano come lava.

Andrè.

Sono seduta sui gradini della chiesa che custodisce il tuo corpo. Non mi hanno permesso di restarti accanto ma sono qui a pochi metri da te, amore. Non ti lascerò solo questa notte. Veglierò io su di te. Nessuno potrà più farti del male, amore mio. Nessuno.

Andrè, non ti ho saputo proteggere da un maledetto proiettile che ti è esploso nel petto e ti ha portato via da me. Non mi perdonerò mai per questo. Volevamo vivere liberi e uguali e abbiamo combattuto insieme per i nostri ideali. E ora? Ora sono sola. Inizio  a scuotere la testa maledicendo la mia assurda decisone di combattere questa guerra che mi ha portato via te.  Tu ci credevi, amore, credevi che tutti avessero il diritto di vivere liberi e uguali senza distinzione di classi. Non più nobili, non più plebei, solo persone unite dagli stessi ideali di uguaglianza.

E guarda cosa ci è successo Andrè. La vita ci ha puniti come se davvero una nobile e uno scudiero on possano amarsi nella grazia di Dio.

Forse Dio stesso ci  ha puniti, forse non si deve sfidare l’ordine delle cose. Ci credevamo, Andrè, nei nostri ideali e siamo stati annientati. Distrutti. E il dolore è così profondo che sembra che il mio cuore stia sanguinando.

Penso che sei ancora qui vicino a me, solo il portone di questa chiesa ci divide, ma sei anche così maledettamente lontano.

Com’era fredda la tua mano in quella chiesa, amore, Ti ho accarezzato i capelli e baciato le labbra immobili mentre ti imploravo di svegliarti, di aprire gli occhi e tornare dal tuo mondo lontano.

Eri bello amore mio, bello anche nella morte che ti ha portato via nel fiore degli anni.

Che ti ha portato via da me.

Poi ho pensato  che le ultime parole che hai sentito sono state parole d’amore. Parole di una donna innamorata che chiedeva al suo uomo di prenderla  in moglie e ho provato un dolore infinito.

Destino crudele, il nostro, che ci ha unito e separato in un istante.  Unito in un amore completo, immenso e infinito che ci ha visto finalmente felici. E poi, improvvisamente, è arrivata  la fine di tutto e ora sono infinitamente sola

E’ passato solo un giorno dalla nostra notte magica, amore, e mi sembra sia trascorsa un’eternità.

Mi rannicchio su me  stessa e  riconosco ancora sul mio corpo il profumo della tua pelle. E affondo il naso sulle mie braccia, sul mio collo, cercando avidamente il tuo odore su di me.

E ripiombo nella disperazione più profonda.

Andrè. Portami via amore. Non posso continuare a vivere sola. Non ne ho la forza. Eri tu la mia forza. Eri il punto fermo nei momenti di debolezza, eri la mia guida, il mio porto sicuro.

Vedo un’ombra muoversi in lontananza e il mio cuore ha un sussulto. E’ solo una donna anziana che mi guarda incuriosita. Per un attimo penso che vorrei che venisse qui a chiedermi le ragioni del mio pianto. Vorrei  trovare parole di conforto e un abbraccio affettuoso.

E allora le parlerei di te, di noi, del nostro amore infinito e di una vita trascorsa insieme, prima come amici, poi come amanti. Le parlerei della tua bontà d’animo, della tua saggezza e del tuo coraggio, amore. E chiederei piangendo cosa devo fare di questa mia vita che sta giungendo al termine ma non con la velocità che da questa sera desidero.

Magari lei saprà dirmi come si può continuare a vivere quando  il buio sembra senza fine.

La vedo vacillare sulle gambe stanche e poi allontanarsi lentamente.

Cerco di prendere fiato e respiro profondamente. Percepisco la presenza della malattia nei miei polmoni e quella che sembrava una condanna, diventa una compagna fedele che mi accompagnerà fino a te, nella morte. E un sorriso amaro compare sul mio viso. Mi hai solo preceduto,Andrè, come al solito, ti sei assicurato che non corressi pericoli e so che mi guiderai fino al momento in cui questa vita giungerà al temine.

E allora staremo insieme, amore. Nulla potrà più separarci. Siamo una  cosa sola, lo siamo sempre stati. Inscindibili nella vita come nella morte.

 Vieni a prendermi,Andrè.

Ti aspetto.

Foglie mosse da un vento dispettoso e  caldo, formano ghirlande che girano impazzite nel piazzale della chiesa. E arrivano fino a me. Si posano vicino ai gradini formando due cerchi vicini.

Poi il vento cambia direzione e si diverte a soffiare in un altro angolo della piazza.

So, però, che tornerà qui, da me. 

   
 
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