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Autore: Hayley Lecter    10/04/2010    1 recensioni
Silenzio, il velo, la lastra gelida e imponente che ci avrebbe diviso per sempre. Il silenzio, il mio silenzio, la mia debolezza, il mio tallone d'achille. Lo vidi uscire sul terrazzo, cominciai ad inviadiare perfino l'aria tiepida della sera. Anche lei aveva la precedenza, su di me. Provai un'orribile fitta al cuore, la sua bocca si posò sul filtro della sigaretta appena accesa, e si, anche una sigaretta aveva avuto la fortuna che non avrei mai avuto io.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insanity.

 

 

Silenzio, il velo, la lastra gelida e imponente che ci avrebbe diviso per sempre.
Il silenzio, il mio silenzio, la mia debolezza, il mio tallone d'achille.
Lo vidi uscire sul terrazzo, cominciai ad inviadiare perfino l'aria tiepida della sera.
Anche lei aveva la precedenza, su di me.
Provai un'orribile fitta al cuore, la sua bocca si posò sul filtro della sigaretta appena accesa,
e si, anche una sigaretta aveva avuto la fortuna che non avrei mai avuto io.
Seduta sul divano, bloccata nell'apatia. Cosa avrebbe potuto impedirmi di uscire fuori?
Cercai di alzarmi, ma rimasi sospesa a mezz'aria, ancora incerta, ancora nel dubbio.
Senza preavviso, volai, attraversai la sala da pranzo e mi ritrovai aggrappata alla ringhiera.
- Vuoi finirla tu? A me non va più. -
Annuii, bramosa. Che cosa avrei potuto volere di più?
Fin da bambina, avevo sempre puntato in alto, avevo sempre lottato per ottenere di più,
che avrebbe fatto la differenza dal normale. Non mi sarei dovuta accontentare, ma quella sigaretta,
significava proprio quel di più, che io insistente mi impegnavo a cercare in ogni singola cosa,
quel di più che mi avrebbe fatta sentire fortunata e soddisfatta, come mai nella mia vita.
Afferrai la sigaretta lasciata a metà, mi appoggiai alla ringhiera di ferro,
e poggiai le labbra proprio dove aveva poggiato anche le sue. Non seppi come sentirmi.
Aspirai con desiderio, passione.
E una gran gelosia si impossessò del mio essere, assieme al fumo, alla nicotina,
entrò in circolo, attraversò il sangue, le valvole del cuore fino a che arrivò alla testa,
e accecò completamente il mio orizzonte. Un buio orizzonte, dal suolo arido e il cielo tempestoso.
Un tonfo, e il mio sguardò si orientò attraverso alla vetrata, sulla porta.
Lei. Vidi chiaramente la bocca di Bill allargarsi in un sorriso, gli occhi scintillare.
Lo sorpassò, mi vide e venendomi incontro mi salutò con affetto e gentilezza.
Senso di colpa, maledizione. Presero posto proprio dove poco fa, io e lui ci eravamo seduti.
Lo stomaco cominciò ad emettere suoni contorti, forzai la mente, tentai di rimuovere lo scontento.
Gettai un altro sguardo su di loro, avida di sapere cosa stessero dicendo, curiosa di entrare nelle loro teste,
e conoscere i loro pensieri, le loro impressioni più nascoste, le piccole felicità che riservavano l'uno per l'altra.
Entrai, diedi la buonanotte e mi sbattei la porta alle spalle.
Non volevo sapere cosa sarebbe accaduto dopo, non volevo sapere cosa si sarebbero detti in mia assenza.
Seppi soltanto che solo pensarci, mi stava recando del male.
Rovistai nella borsa, e afferrai le chiavi della macchina.
Il motore cominciò a rombare, e partii.
Il piede sull'accelleratore e gli occhi lontani, stanchi, affaticati, repressi.
Repressi dal pianto, che aveva cercato di fuggire dalla sua prigionia.
Adesso, quelle lacrime scendevano e percorrevano gli zigomi, poi le guancie, il mento.
Erano libere.
 
***
 
Quella mattina, faticai a connettere appena alzata.
Lasciai perdere la colazione, raccolsi i miei indumenti e mi fiondai in bagno,
per tentare di assumere un aspetto decente.
Uscii di casa, senza neanche rassettare o rifare il letto.
Sapevo cosa dovevo fare, dove andare. Montai in macchina e arrivai a destinazione.
Finsi di passeggiare tranquillamente, di fare la ragazza interessata alle vendite esposte in vetrina.
Tutto lasciava credere che fosse così.
Quando poi mi nascosi dietro il pilastro di un palazzo,
sembrava fossi stata catapultata su un altro pianeta.
Il mio si era capovolto, il mio ruolo adesso, era quello della ladra.
Li vidi in lontananza, ben camuffati.
Le loro mani erano intrecciate,
ogni tanto si fermavano a guardare ammirati le vetrine di alcuni negozi d'abbigliamento.
Poi, prima di entrare in un bar, a due passi dalla mia attuale postazione, si baciarono.
E da quel bacio cominciai a comprendere, capii quanto io avessi cercato di somigliare ad altri,
capii la differenza tra le persone,
capii quello che ero e quello che non ero, quello che potevo e quello che non potevo.
E io non ero come Lei, non ci sarei mai diventata,
non avrei mai potuto permettermi di baciarlo, tranne che forse vederlo,
capii quanta differenza c'era tra noi due.
Piansi, scoppiai in un pianto isterico, i passanti mi guardarono stralunati,
alcuni preoccupati.. ma non mi importava. Nulla più importava.
  
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