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Autore: ChiaraBella    11/04/2010    2 recensioni
In questo momento non penso a niente, se non a lui, che è al mio fianco anche adesso. Non mi spiego perché penso alla mia vita, ripercorrendola tutta. Da quando sono nata, la bellezza di venti anni fa, in un piccolo ospedale, in una piccola città. In una regione non propriamente particolare, simile ad altre per il clima, non ugualmente simile per le città.// E, da figlia unica quale sono, ho sempre vissuto in quella città. ------ Spero leggiate queste righe, dovute a un momento di tristezza. Grazie.
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forever, I and He


 

In questo momento non penso a niente, se non a lui, che è al mio fianco anche adesso.

Non mi spiego perché penso alla mia vita, ripercorrendola tutta.

Da quando sono nata, la bellezza di venti anni fa, in un piccolo ospedale, in una piccola città. In una regione non propriamente particolare, simile ad altre per il clima, non ugualmente simile per le città. Ce ne è una in particolare, grossa, quasi una seconda capitale. E, da figlia unica quale sono, ho sempre vissuto in quella città.

In quella città che mi ha visto piccola ed indifesa, caduta dalla bicicletta con le ginocchia sbucciate e due lacrime che non ero stata capace di trattenere.

Che mi ha visto passeggiare al parco con i miei adorati nonni.

Che mi ha vista più grande, tanto da portare un grembiule nero con un colletto bianco ricamato, che ho sempre odiato, a cui avrei preferito un divisa, con i colori della scuola.

Che mi ha visto liberarmi felicemente di quel grembiule, per indossare semplici ed anonimi, quanto graditi, jeans e magliette.

La stessa cittadina che mi ha visto accompagnare a scuola dai mia madre e mio padre, mentre avevo una paura folle.

Che mi ha immortalato nella sua memoria dopo premi e celebrazioni varie.

Nel parco in cui ho dato il primo bacio, per gioco quasi. Io che volevo fosse qualcosa di speciale, da non dimenticare. Un bacio che per me significò qualcosa ma non abbastanza per l'altra persona. Un ragazzo dagli anonimi capelli scuri e gli occhi chiari, di una gran bellezza, anche a quell'età.

Sempre quella città che mi ha visto entrare con timore alle scuole superiori, sempre a guardarmi le spalle. Una scuola in cui ho affrontato mille paure, conosciuto amiche fedeli, o almeno credevo fosse così, per alcune, fino ad ora. Io, che sempre camminando per quei corridoi mi sono fatta amici davvero speciali, che mi hanno supportata sempre. Che mi stavano vicini, vicini ad una ragazza timida e fragile, e tremendamente goffa. Che mi sapevano risollevare, quando ne avevo bisogno.

E nel piccolo parco, circondato da alberi, di un verde intenso che sapevano rapirmi completamente, stavo spesso a leggere. Leggere, ho sempre amato leggere, annegare in quella marea di personaggi, splendidi od odiosi che siano. Perdermi in intrecci complicati, storie d'amore a lieto fine, solitamente. Ma non disdegnavo di versare qualche lacrima, se il finale era triste, anche non necessariamente il finale. Ma alla fine era solo un racconto inventato, poteva far ridere o piangere quanto voleva ma l'unico per cui il dramma era reale, forse, era l'autore stesso, che crede nella realtà dei suoi personaggi. Potevo sognare con quei personaggi. Ma alla fine... alla fine di una riga, di un capitolo, alla fine del libro stesso, proprio su quella pagina bianca che spesso fa intristire, tutto svaniva. E nella nostra memoria rimaneva il del ricordo delle emozioni provate, divenute completamente un' ombra dopo la chiusura dell'ultima pagina. E solo ora mi ero resa conto di quanto io vivessi in quei libri, di quanto ne fossi coinvolta. Una volta non ero convinta di questa cosa, della fine, ma un episodio in particolare mi aveva fatto cambiare idea.

Lì leggevo di tutto, dal fantasy al romanzo d'amore, senza essere disturbata. Solo un giorno qualcuno mi interruppe, uno sguardo intenso, che sentivo puntato sulla mia figura rannicchiata ai piedi dell'albero. Un ragazzo mi guardava, capelli ramati e occhi azzurri magnetici, che quando incontrarono i miei si illuminarono, per chissà quale stramba ragione.

Mi si avvicinò, era un mercoledì quel giorno, con passo lento e misurato arrivò di fianco a me, che lo guardavo incuriosita, dal basso. Si sedette, senza proferire parola, vicino a me, tenendo le gambe incrociate. Io stavo per riprendere la lettura, quando lui iniziò a parlare. Scoprì che era il nuovo arrivato della mia scuola, Matteo, e che ci saremmo visti spesso.

Sempre sotto quell'albero, un anno dopo, ci scambiammo il nostro primo bacio. Eravamo solo noi: Laura e Matteo. Non esisteva nessun altro in quel momento.

Rimanemmo insieme per molto tempo, forse troppo, e la coppia che eravamo, non c'era più. Era rimasto un profondo affetto a legarci, ma niente amore. Questo però lo capii solo dopo averlo trovato addormentato nel letto con Kate, una studentessa straniera in visita, non troppo vestiti.

Non gli portai rancore, e il nostro rapporto però si raffreddò. Corro da lui solo se ne ho estremo bisogno.

Quel giorno però, iniziai a smettere di sognare, capii che non erano i sogni, quelli in cui dovevo vivere. Non potevo lasciare che il mondo mi scivolasse via dalle mani mentre ero ancora intenta a fantasticare su storie d'amore affiatate, che io probabilmente non avrei avuto mai.

Un anno dopo, circa, entravo all'università. Il mio maggiore obbiettivo da sempre. E avrei studiato lettere con tutta la passione che sarei riuscita a metterci. Perché io, benché mi fossi resa conto di dover vivere nella cruda realtà, non avevo mai smesso di sognare, anche inconsciamente.

Sarei voluta diventare una scrittrice, non sapevo come né se avrei avuto successo, ma ci avrei messo tutta me stessa.

Lì conobbi lui. Quello che ho amato fino ad oggi, e probabilmente amerò per sempre.

Marco era proprio come volevo io, forte e deciso di carattere, ma con una sfumatura romantica che adoravo. Lui studiava medicina, aveva un anno più di me.

Ci conoscemmo ad una riunione con dei professori, nell'aula magna. All'inizio lo trovavo arrogante, nei modi di fare, poi però mi dovetti ricredere. Era anche simpatico e in poco mi conquistò, dopo due mesi stavamo insieme. E non ci mollavamo mai, in nessun caso.

Come oggi, stavamo andando al mare, per festeggiare il nostro primo anniversario. Le nostre mani, mentre lui guidava, erano intrecciate sul cambio. E rimasero sempre intrecciate, nonostante tutto.

E lo sarebbero rimaste sempre.

Anche quando quel camion ci sbatté addosso, mentre urlavamo di paura. Paura di cadere da quel precipizio che ci stava di fianco, che dava direttamente su mare. Una paura fondata, scoprimmo.

E mentre noi precipitavamo nel vuoto e le nostre mani non si mollavano, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime, le nostre labbra si unirono nel nostro ultimo bacio. Un bacio che sapeva di paura, grandissima paura, e che senza dire niente, al contempo, diceva tutto quello che le parole non avrebbero mai potuto esprimere.

Ed anche mentre l'acqua del mare ci penetra fredda nelle ossa, noi ci guardavamo negli occhi, continuavamo a tenere le nostre mani strette. Ed anche in quel momento eravamo solo io e lui, siamo sempre stati io e lui.

Anche mentre l'acqua attutisce i rumori della gente accorsa sul precipizio, rendendoli ovattati e silenziosi.

Anche mentre quella stessa acqua ci inonda i polmoni, facendo bruciare la gola, le nostre mani non si mollano.

L'ultima cosa che i miei occhi vedono, prima che una nuvola di bollicine esca dal mio naso e dalla mia bocca, è proprio lui. I nostri occhi si chiudono contemporaneamente, mentre la macchina tocca il fondo, fatto di quella sabbia scura, che un tempo, durante le vacanze, mi piaceva tanto.

E nonostante noi siamo ormai morti, le nostre mani sono ancora lì, intrecciate, in segno di riverenza e rispetto verso l'altro. Dimostrando tutto il nostro amore.

E capisco perché ho ripercorso tutta la mia vita, con i ricordi più svariati.

E così saremo, per sempre io e lui.


 

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Non mi conoscete in questa sezione perchè è la prima volta che scrivo una cosa del genere.

Questa follia è nata da una notizia molto brutta che mi è stata comunicata.

Mi scuso se dovessi aver richiamato ad altre storia, in quanto io non ne legga di quel genere non lo potevo sapere.

Ringrazio chiunque abbia il coraggio di leggere queste due pagine, che mi sono uscite dal cuore.

Chiara.

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Non fatevi ingannare dal nick, quello è solo dovuto alla mia passione per i personaggi di S. Meyer, non mi considero niente di speciale.

  
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