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Autore: Tristessa    13/08/2005    7 recensioni
Sibilla è una ragazza allegra, amante della cultura e della letteratura. Ha 24 anni, e non ha ancora conosciuto un ragazzo che condivida con lei momenti speciali e particolari, che le faccia battere il cuore all'impazzata. Ma una sera, nel posto più improbabile, dove non avrebbe mai pensato di poter conoscere il ragazzo che da sempre sogna, incontra una persona... che saprà farla vivere davvero per la prima volta. Tra strane fotografie e misteri che accerchiano la figura di Cristiano, Sibilla si innamorerà.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sibilla si leccò le labbra umide di lacrime con un gesto veloce e distratto

Sibilla si leccò le labbra umide di lacrime con un gesto veloce e distratto. Sbuffò, e cercò di asciugarsi il viso con un fazzoletto di carta, ma le lacrime continuavano ad uscire dai suoi occhi arrossati, come se gli argini della diga che aveva costruito in quei giorni non fossero più in grado di contenere tutta la sua disperazione. Chiara la guardò, immobile e con un’ espressione preoccupata prima di avvicinarsi e di scompigliarle i capelli con un gesto affettuoso.

“Basta piangere! Lo vedi questo bicchiere?” disse facendo roteare a mezz’aria il bicchiere dove un attimo prima aveva ospitato la sanguinella, “se non la smetti entro trenta secondi giuro che te lo spacco in testa. Almeno poi piangerai per un motivo.”

Appoggiò il bicchiere sul tavolo e si sporse di nuovo verso di lei, accarezzandole goffamente una spalla. Patrizia rimane in silenzio, osservando la scena dal divano dove  era seduta.

“Il dolore fisico potrebbe essere niente rispetto a quello che sta provando stasera Sibilla. Non hai ancora capito quanto soffre?”

A quelle parole, improvvisamente Sibilla si sentì più vicina alla sua amica allampanata e curva, e le sue lacrime scorsero ancora più liberamente, finendo per bagnarle il collo e il tavolo.

“Grazie a tutte e due di essere passate stasera, avevo bisogno di sfogarmi e di liberarmi da questo segreto che mi attanagliava.”

Patrizia strinse le labbra e si avvicinò alle due amiche, prendendo posto accanto a Chiara.

“Senti, Sibilla… vuoi un consiglio del tutto spassionato? Lascia Cristiano e non sentire più Jonatha. È la decisione migliore che tu potresti prendere. Intanto li conosci entrambi da poco e li dimenticherai presto.”

“No” gracchiò Chiara colpendo il tavolo con un pugno, “Cristiano è un ragazzo d’oro e non puoi fartelo sfuggire così! Lascia perdere Jonatha, dimentica le fotografie e concentrati solo su Cristiano. E’ lui quello giusto, è più che evidente.”

Sibilla sospirò a pieni polmoni e si stiracchiò le braccia dietro la schiena. Aveva smesso di piangere e sorrise amaramente. Patrizia e Chiara non avrebbero mai avuto la stessa idea su qualcosa.

“Non intendo ascoltare né l’una né l’altra. Io voglio bene a Cristiano, ma Chiara, non capisci che con lui ho sbagliato tutto? Ho ceduto ancora per l’ennesima volta e abbiamo iniziato il rapporto andando a letto insieme. Anche se era quello che volevamo entrambi abbiamo sbagliato, soprattutto Cristiano. E’ fragile e ancora scosso per quello che gli è successo, dovevamo essere più cauti.”

Le amiche annuirono e Sibilla continuò.

“Proprio per questo motivo non sono più sicura di voler stare con lui. Credetemi, mi spiacerebbe tantissimo lasciarlo proprio adesso che le cose cominciavano ad andare bene e avevamo chiarito anche la questione di Simone, ma non è questo quello di cui ha bisogno Cristiano. Io non sono quella adatta. Lo sarò fra qualche tempo, forse, ma non ora. Non mi sento di stare vicino ad una persona con così tanti problemi.”

Chiara si irrigidì sulla sedia, sibilando fra i denti qualcosa di incomprensibile. Patrizia invece annuì di nuovo.

“Allora sai quello che devi fare. Trova il momento più opportuno e tronca immediatamente questa relazione, prima che ti affezioni troppo a lui per poterlo fare senza provare rancori.”

Sibilla giocherello con la sua cintura e strinse le labbra.

“E poi c’è Jonatha. Io vi giuro, ragazze, che non so cosa mi ha fatto quel ragazzo. Non ho mai provato nulla di simile.”

Le due amiche la guardarono, e la luce di gioia che brillava negli occhi di Sibilla le fece ammutolire. Non volevano rovinare quel momento che doveva essere così caro a Sibilla.

“Prima sotto la doccia sono giunta ad una conclusione. Jonatha non mi ha solo posseduto, mentre preparava il mio corpo per quegli scatti. Ci siamo posseduti entrambi, è stato un qualcosa di reciproco, una donazione bi-direzionale. Un qualcosa di meraviglioso che non mi capiterà più con nessun’altro. Un’esperienza davvero unica. Finalmente sono riuscita a raggiungere un’intimità stupenda con una persona senza ricorrere al sesso, e vi giuro, è ciò che di più bello mi è capitato. E ho provato un assaggio di quelle sensazioni ieri, quando abbiamo visto quel film insieme e siamo stati al buio a fissarci. Jonatha è inquietante, affascinante, colto, bellissimo… ma sono consapevole che non posso più vederlo. Sarebbe un rapporto logorante, il nostro.”

Patrizia si rilassò contro lo schienale della sedia.

“E forse su questo punto io e Chiara siamo dello stesso parere.”

Chiara annuì e Sibilla sorrise alle amiche.

“Grazie, davvero. Siete le mie due migliori amiche e vi voglio davvero molto bene.”

“Cosa farai adesso?” chiese Chiara versandosi un po’ di sanguinella nel bicchiere.

Sibilla sospirò.

“Beh, ancora non lo so. Non vedrò più Jonatha, questo è poco ma sicuro. E parlerò con Cristiano del nostro rapporto e deciderò con lui se continuare la nostra relazione o troncarla sul nascere.”

L’atmosfera rilassata fu interrotta dalla forte vibrazione del cellulare di Sibilla, appoggiato sopra la televisione in soggiorno. Sibilla fece una breve corsa e guardò lo schermo prima di rispondere.

“E’ Cristiano” mormorò prima di rispondere con un sorriso.

“Ciao!”

“Cristiano è andato al bar sotto casa a prendere le sigarette. Non ho molto tempo.”

La voce cupa e profonda di Jonatha le sciolse le gambe. Dovette sedersi, con le labbra scosse da brividi di emozione.

“Sì” riuscì soltanto a dire con voce strozzata.

“Le fotografie sono pronte. Tra un quarto d’ora sarò a casa tua. Voglio mostrartele.”

“Sì” gemette ancora, sotto lo sguardo offuscato e sospettoso delle amiche.

“Non ti preoccupare, cancello immediatamente dalla memoria questa telefonata. Cristiano non si accorgerà di niente.”

Riattaccò, lasciando Sibilla tremante e quasi verde in viso.

“Chi era?” chiese Patrizia ad alta voce, facendola rinvenire. Sibilla si schiarì la voce.

“Jonatha, sta venendo qui. Sparite!”

Patrizia e Chiara si alzarono.

“Avevi detto che non lo vedevi più!” tuonò Chiara stringendo i pugni.

Sibilla la prese per le spalle e la spinse verso la porta d’ingresso.

“Lo so cos’ ho detto, vi giuro che questa è l’ultima volta! Sparite!”

 

Venti minuti più tardi, Jonatha era di fronte a lei sullo stipite della porta, serio e con un’espressione gentile e vagamente imbarazzata, che gli donava ancora quell’aria da adolescente.

“Entra” gli disse, facendolo sorridere leggermente.

“Non ho resistito, dovevo mostrartele” disse appoggiando l’album fotografico sul tavolo. Sibilla annuì.

“Senti Jonatha… mi fa piacere che sei qui e  non vedo l’ora di vedere quelle fotografie. Ma ti prego, quando le avrò viste forse è meglio che tu te ne vada. Non voglio che Cristiano ci scopra insieme.”

Jonatha indurì la sua espressione e incrociò le braccia sul petto.

“Infatti non era mia intenzione restare. Ti ho portato la copia che ti spettava di diritto, tutto qui.”

“No…” mormorò Sibilla, e senza riuscire a frenarsi gli appoggiò una mano leggera sul collo leggermente ruvido per la barba incolta. “Voglio vederle con te.”

Jonatha socchiuse gli occhi a quel tocco, e annuì appena.

“Come vuoi, Sibilla. Ma potresti trovarti pentita di questa decisione.”

“E perché mai?” chiese stupita Sibilla prendendo l’album fra le mani.

“Apri e vedrai.”

Già dalla prima immagine Sibilla sentì la gola fremere di rigidezza e gli occhi pungere. Era bellissima in quelle fotografie, un angelo blu, una creatura che poteva esistere soltanto nell’animo gentile e oscuro di Jonatha. E le ali… come di seta, brillanti, del blu della notte, tempestate da miriadi di stelle immobili, come gemme incastonate nel velluto del cielo, si ergevano maestose dalla sua schiena dritta e lattea. Sibilla scosse la testa.

“Jonatha…” mormorò facendo scorrere con delicatezza un dito su una delle fotografie, “Davvero mi vedi così?”

“Hai capito perché non volevo restare, Sibilla?” le soffiò sul collo, in piedi dietro di lei. “Perché ora sono obbligato a spiegarti quello che non avrei mai voluto dirti.”

Sibilla deglutì, irrigidendosi sentendo che Jonatha era in piedi dietro di lei, vicinissimo.

“Che cosa?”

Jonatha rimase in silenzio, fino a quando Sibilla fu costretta a voltarsi. Gli occhi di Jonatha brillavano, il suo viso era teso, triste, respirava quasi a fatica.

“Non potrò più fare fotografie da questo momento in poi.”

“E perché mai?”

La domanda di Sibilla cadde nella stanza, pesante come una rivelazione scioccante.

“Perché dopo aver trovato te, Angelo blu, nessuna modella riuscirebbe più a soddisfare la mia arte.”

Sibilla gli sfiorò una spalla con la mano.

“Ma io non posso più posare per te.”

“Lo so” disse in un sussurro Jonatha, “per questo ho detto che dopo questa volta non fotograferò più niente e nessuno. Grazie di avermi dato la possibilità di fotografarti.”

Sibilla lo guardò, immobile, senza fiatare.

“Ora me ne vado. Non ci rivedremo mai più, te lo prometto. E lo so che dopo quanto è accaduto lascerai anche Cristiano. Mi dispiace, non volevo spingerti a tanto.”

Sibilla piegò la testa di lato e arricciò il naso.

“Come puoi dire questo? Che cosa c’entra Cristiano con questa storia?”

Jonatha le sorrise. Un sorriso freddo, sinistro. Soltanto i suoi occhi rimasero amabili.

“Continuerai a vederlo? Pensaci bene.”

Sibilla abbassò lo sguardo che si agganciò alle mani di Jonatha, aggrappate saldamente alle tasche dei suoi jeans, leggermente tremanti. Si immaginò con Cristiano, in intimità con lui. Immaginò il suo sorriso ampio, falso quanto una gemma di plastica, che nascondeva la disperazione che lo stava distruggendo a poco a poco dall’interno. Si vide stretta a lei, felice, spassionata e senza grossi problemi, preoccupata solo di renderlo felice e di non incontrare più Jonatha quando sarebbe andata a casa sua.

Non era quello che voleva. Non voleva stare con Cristiano solo per alleviargli momentaneamente il vuoto che sentiva dentro di lui. Era stanca di essere usata, stanca di usare a sua volta per sentirsi meno sola di quanto in realtà era.

E di fronte a lei il suo fotografo la stava fissando, triste, vuoto, colmo di riflessioni inquiete quanto i suoi occhi in tempesta. Abbassò di nuovo lo sguardo sulle sue mani pallide, quelle mani calde e morbide da intellettuale che l’avevano sfiorata ovunque nell’intento di possedere ogni parte di lei, di trasformarla in quell’ Angelo blu che popolava i suoi sogni più privati. Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a stringerlo. Jonatha la strinse a sua volta.

“Che cosa mi hai fatto? Quello che desidero maggiormente è stare con te, anche se conosco a malapena il tuo nome.”

Jonatha sorrise, perdendosi nel profumo dolciastro dei suoi capelli.

”Non ti ho fatto niente, Sibilla. Ciò che sta succedendo a te sta succedendo anche a me. È assurdo, paradossale… ma è anche il mio desiderio quello di stare con te. È come se ti conoscessi da sempre, Angelo blu. Come se conoscessi di già le tue prossime mosse.”

Sibilla si staccò leggermente da lui, tanto da riuscire a guardare la sua bocca ipnotica mentre parlava lentamente.

“E quale sarà la mia prossima mossa?” chiese seria e accigliata, senza staccare gli occhi dalla sue labbra fini e pallide.

Jonatha rimase in silenzio, poi sospirò pesantemente.

“Baciarmi, Angelo blu, mi stai guardando le labbra. Prendile.”

A quell’ordine secco Sibilla si avvicinò, ma fu Jonatha a baciarla. Il bacio profumava di menta e di respiro, dolce di gentilezza e cupo di promesse. La strinse, cortese e terso.

“Jonatha, voglio solo te, ora lo so. Ma devo dirlo a Cristiano.”

Jonatha cercò di sorridere, ma le sue labbra si curvarono verso il basso. Non poteva continuare a vivere sotto lo stesso tetto di Cristiano dopo quello che aveva fatto, dopo che aveva criticato persino Simone e la sua attrazione per Sibilla. Lui aveva fatto ben peggio... Lentamente, allentò l’abbraccio e si congedò, apparentemente fiero e altero, con la testa alta e la schiena dritta.

 

Ciaoooooo! Grazie per le recensioni, poche ma buone. Mi dispiace che Sibilla vi stia antipatica, volevo creare un personaggio strano invece ne ho creato uno antipatico! Mi dispiace. Comunque ho 22 anni!
  
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