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Autore: Any Ikisy    12/04/2010    4 recensioni
"Uccido. Per sentirmi vivo...
Uccido. Per non essere ucciso...
Uccido. E non mi chiedo se è giusto o sbagliato."
[ Cit. ]
[ III classificata al Sacrifice contest ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Autore: Any Ikisy
Titolo: Just 'Thank you'

Personaggio: Gaara
Altri personaggi: Naruto
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot, Slice of Life
Note d’Autore: Il titolo fa schifo. La storia è riferita al tankobon 17, da cui sono per altro tratti i dialoghi. Meglio dirlo questo. Diciamo anche che fa bene tornare alle origini, ogni tanto: ricordiamoci che il Naruto Shippuden è basato su avvenimenti come questo; il banner è un’immagine appartiene appunto alla copertina del suddetto volumetto, ma le modifiche le ho apportate io.

Revisionata il 25/5/11

 

Banner Sacrifice


JUST 'THANK YOU'


Uccido. Per sentirmi vivo...
Uccido. Per non essere ucciso...
Uccido. E non mi chiedo se è giusto o sbagliato.

Ho vissuto qualcosa che non è possibile chiamare vita. Piuttosto, io la definirei una tortura.
Comunque ho percorso questo sentiero in salita, pieno di ostacoli e trappole. Sono giunto fin qui sulle mie gambe, protetto da qualcosa che ho identificato come sabbia. Non è affetto, non è libertà, non è orgoglio. Semplicemente, non è un valore. Solo sabbia.

Sin da quando ho scoperto cosa volesse dire uccidere, ho creduto che fosse l’unico sistema che avessi per provare una sorta di emozioni. E la cosa funzionava, in effetti: ammazzare le persone è da sempre per me uno stimolo molto forte. Se non fosse stato per questo, non avrei rappresentato una minaccia per il mio villaggio, mio padre non avrebbe tentato di assassinarmi e io ora non mi sarei trovato qui.
Ma ora che ci penso... forse è sempre stato il contrario: non avrei rappresentato una minaccia per il villaggio, mio padre non avrebbe tentato di assassinarmi, e io non sarei qui, se non cercassi di provare emozioni attraverso la morte altrui.

Mi sono sempre chiesto cosa provino i miei fratelli per me. Non ho mai avuto il coraggio di andare da loro e semplicemente chiedere, soddisfacendo questa mia curiosità senza logica...

Tuttavia, è anche vero che loro non me ne hanno dato occasione. E io continuo a provare un’irrefrenabile ira per questo: mi tengono lontano, perché temono che potrei colpire anche loro. E questo mi duole, molto... perché così si torna al problema iniziale. Vengo temuto, vengo allontanato, vengo odiato perché non ricevo l’affetto che necessito per mantenere una stabilità mentale decente!

Però oggi è diverso.

Sono disteso, inerme, su un terreno che di sabbioso non ha niente. Sono fuori dalle mie rotaie...
Non riesco a muovermi, dopo il combattimento più emozionante dei dodici miseri anni della mia misera esistenza...
E non vedo altro che un giovane, biondo ragazzo. Il mio specchio.

Naruto Uzumaki. Non so altro di lui, se non che è in possesso di un chakra ancora più potente del mio.
E io attingo il mio chakra da un demone!
Lo vedo strisciare miseramente nella mia direzione, infettando le proprie ferite con terriccio ed erbacce, mentre il sangue gli cola dalla fronte. E non poter osservare i suoi occhi mi spaventa, perché solitamente la gente concentra il suo odio negli occhi per guardarmi. Perché lui non lo sta facendo?

«Sta’ lontano!»
Urlo, preda dell’inquietudine. Non so cosa aspettarmi, non so se avere paura di lui. Non riesco a capire... e questo, lo ammetto, mi sta spaventando.
Per me è la prima volta. Fino a ieri, potevo solo vantare la sofferenza e la rabbia. Una nuova sensazione ha percorso le mie membra stanche e provate dalla recente battaglia.
Lui non demorde, continua insistente. Io vedo solo i suoi capelli biondi che si avvicinano a me, come un istrice che, lento e cadenzato, vuole pungermi.

Poi accade.
In un attimo.

«La sofferenza della solitudine...
... è immensa.
Non so perché, ma riesco a capire fin troppo bene i tuoi sentimenti.»


Le sue parole non raggiungono le mie orecchie. Sono i suoi occhi a parlare per lui.
Chiari.
Limpidi...
Non mentono!

Per la prima volta, uno sguardo è sincero. Non vuole ferirmi, né compatirmi. Vuole qualcos’altro... che io non riesco a identificare. So solo che non ha niente a ‘che fare con gli occhi chiari dello zio Yashamaru. Non è il colore che mi impressiona.

Ho sempre visto la mia esistenza come un cammino lungo, nel quale incontravo imprevisti e persone che percorrevano la mia stessa via, però nel verso contrario a me. La sabbia era l’unica cosa che mi permettesse di andare avanti, scostando la gente che tentava di spintonarmi e farmi del male.
Ora avverto qualcosa di caldo scorrere in me.

«Però io ho trovato qualcuno a cui voler bene.
Non ti permetterò di far loro del male.

Pur di fermarti...
... sono disposto a ucciderti.»


«... Perché?»


Per quale assurda ragione mi somiglia così tanto ma, allo stesso tempo, sembra un passo avanti a me?
Cosa può vantare lui, a cui io sento di non poter accedere?
In che modo riesce a muoversi ancora, quando io a malapena non mi lascio sopraffare dal mancamento?!
E sopratutto...

«... Perché riesci a fare così tanto per gli altri?»

 

«Perché sono coloro che mi hanno salvato dall'inferno della solitudine...
... e che hanno dato un senso alla mia vita.»


Per me il tempo pare quasi fermarsi. Non riesco nemmeno a capire se si sia arrestato definitivamente o semplicemente stia scorrendo molto lentamente.
Non c’è modo che io possa capirlo: Naruto è davanti ai miei occhi, agonizzante, senza più forze, e la mia attenzione è focalizzata su un raggio di sole che pare volerlo riscaldare e rivitalizzare. Una scena molto suggestiva, che mi permette di riportare la mente a tre, forse quattro anni fa. Quando mio zio mi spiegò qual’era la medicina alla mia malattia.

«Prova affetto...»


Scopro così il segreto della sua forza.

Tutto il resto sembra ovattato: percepisco chiaramente la presenza di Uchiha che poco fa ho quasi avuto il piacere di freddare, senza però riuscire a completare l’opera. Parla con Naruto, ma io non lo ascolto. In effetti, non mi interessa affatto ciò che mi potrebbe dire. I suoi occhi non mi dicevano niente che già non sapessi, a contrario di quelli rilucenti di Uzumaki.
Non posso smettere di pensare alle parole che mi ha detto, al loro profondo significato accentuato da quello sguardo. Ed è così che mi perdo in parole che non siano false o comunque dette per ferirmi. Mi voleva aiutare, Naruto.

In questo momento, nel preciso istante in cui realizzo ciò, finalmente mi si apre una porta. Sul sentiero della mia vita, non c’è più solo la sabbia a proteggermi: un biondino mi ha appena affiancato, sussurrato qualcosa all’orecchio, per poi sparire nuovamente alle mie spalle. Ed io lo cerco, di nuovo, perché voglio sapere di più, voglio sentire ciò che ha da dirmi. Non mi basta quell’accenno di verità, voglio provare sulla mia pelle ciò di cui lui mi ha informato!

Affetto. È una parola pesante, più forte ancora di quella che mi sono inciso a sangue sulla fronte...
Affetto. L’ho sempre bramato, ma non sono mai riuscito a raggiungerlo...
«Affetto...» Un sussurro nel vento, che giunge alle mie orecchie come un fioco lamento. Ed è mia la voce che si sta lamentando.

Mi rendo conto che per ricevere affetto dovrei mettere in palio qualcosa, come fosse un gioco d’azzardo. E in effetti, lo è.
Mi chiedo, a quel punto, con chi potrei giocare per primo...

Poi un movimento, uno spostamento d’aria: sono i miei fratelli che arrivano. Strano, prima avrei pensato “Solo ora?!”
«Basta combattere, smettiamola.»
Riesco a dire, sprezzante della loro opinione. So che li sto stupendo molto, con queste parole. Li conosco: so cosa pensano di me, a contrario ci ciò che credono. Perché , so che loro sono convinti del contrario.

Kankuro inizia ad alzarmi, per poi sostenermi. «Come vuoi.»


Un giorno anch’io...
...
conoscerò l’affetto.


Lo sto promettendo, a me stesso, a Naruto, al sangue, al mio tatuaggio.
Decido che è tempo di fare un piccolo sacrificio: sarà poi il destino a dirmi se saprò stare al gioco che tutti chiamano amare.
Sto per farlo, sento gli occhi che stanno tentando di chiudersi, perché temono. Il timore del rifiuto mi fa tremare così.
«Temari, Kankuro...»
Sto per procedere, come fosse un piano calcolato. Non lo è però. Sto solo giocando con qualcosa di cui ho paura.

 

«Grazie

 

E ammetto che è difficile tenere gli occhi aperti, non riesco nemmeno ad alzare il capo, non so se per la solito paura o per mancanza di energie. O magari entrambe.

Quando sento Kankuro avere uno spasimo, il senso di delusione che sempre mi ha accompagnato nella crescita mi pervade. Ho perso la scommessa.
Sono stato battuto.
Questa sarà l’ultima vol-

«Di... niente...»

No, forse sono ancora in gioco.


In quella manciata di secondi che precedettero quelle due parole, tuttavia, non ho potuto fare a meno di pentirmi. Sapevo già prima che non avrei avuto la forza di rimettere in palio le mie speranze una nuova volta. Però avrei dovuto rendermi conto che questi due sono miei fratelli: se mi odiassero davvero, a quest’ora mi avrebbero già lasciato da qualche parte, a degradarmi o in balia di qualche animale della foresta. Tanto lo vedono bene anche da soli come sono ridotto.

 

Sto sperando.
Sento un piacevole rossore diffondersi sulle mie gotte. Magari è solo la mia immaginazione, però mi piace.
Ed è tutto merito di Naruto. Prima o poi lo ringrazierò per ciò che ha fatto per me: non solo mi ha illuminato la via, ma mi ha mostrato cosa significa sacrificarsi per ciò che si ama.
E io ho imparato da lui cos’è il sacrificio, e sono stato in grado di metterlo in pratica.
Spetterà al tempo dirmi se quel grazie da solo vale ciò che ho patito per pronunciarlo.

 

 

 

 

 

 

 

Metri di Giudizio

Correttezza grammaticale 8.10/10
Stile: 9/10
Completezza della storia:9.5/10
Trattamento dei personaggi: 9/10
Originalità: 4/5
Giudizio personale: 3/5
Attinenza al tema: 7/10


Totale: 49.60/60


Giudizio:
Hai una grammatica che è molto buona, purtroppo alcuni errori sparsi qua e la nel testo non ti hanno permesso di prendere il punteggio massimo.
Uno degli errori più frequenti che ho riscontrato è presente nei verbi: “soddisfando” si coniuga “soddisfacendo”, “revitalizzare” si scrive “rivitalizzare” e “riuscitò” “riuscito”.
Poi ci sono degli errori, poco gravi e molto probabilmente dovuti alla distrazione, che sono presenti un po’ dappertutto. Inoltre ho notato anche qualche segno di punteggiatura scorretto come delle virgole messe dove non era necessario e non ce n’erano quando invece sarebbe stato preferibile che ci fossero state.
Lo stile è molto scorrevole e, a parte qualche frase un po’ ingarbugliata come “Piuttosto, io la definirei una tortura”, sarebbe più corretto scrivere “Io, piuttosto, la considero una tortura”.
E anche la frase “ Comunque ho percorso questo sentiero in salita, pieno di ostacoli e trappole” ; purtroppo quel “comunque” messo lì, non va bene.
La completezza della storia direi che è quasi ottima, da questo punto di vista ti faccio i miei complimenti. Anche il trattamento dei personaggi è davvero moto buono, anche se in alcuni tratti Gaara è un po’ OC e avrei preferito anche un approfondimento psicologico dei fratelli di Gaara e anche di Naruto.
La storia è originale, quindi non ho nulla da dire a proposito di questo.
La storia mi è piaciuta molto, brava.
Per quanto riguarda l’attinenza al tema, purtroppo non hai ottenuto una valutazione molto alta perché sì, nonostante quello di Gaara possa considerarsi un sacrificio, tuttavia non lo trovo sufficiente; sarebbe stato preferibile un sacrificio “maggiore”, non so se capisci che cosa intendo.

  
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