Autore: Any Ikisy
Titolo: Just 'Thank you'
Personaggio: Gaara
Altri personaggi: Naruto
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot, Slice of
Life
Note d’Autore: Il titolo
fa schifo. La
storia è riferita al tankobon 17, da cui sono per altro
tratti i dialoghi.
Meglio dirlo questo. Diciamo anche che fa bene tornare alle origini,
ogni
tanto: ricordiamoci che il Naruto Shippuden è basato su
avvenimenti come questo;
il banner è un’immagine appartiene appunto alla
copertina del suddetto
volumetto, ma le modifiche le ho apportate io.
Revisionata il 25/5/11
JUST
'THANK
YOU'
Uccido. Per sentirmi vivo...
Uccido. Per non essere ucciso...
Uccido. E non mi chiedo se è giusto o sbagliato.
Ho vissuto qualcosa che non è possibile chiamare vita.
Piuttosto, io la
definirei una tortura.
Comunque ho percorso questo sentiero in salita, pieno di ostacoli e
trappole.
Sono giunto fin qui sulle mie gambe, protetto da qualcosa che ho
identificato
come sabbia. Non è affetto, non
è libertà, non è orgoglio.
Semplicemente, non è un valore. Solo
sabbia.
Sin da quando ho scoperto cosa volesse dire uccidere, ho creduto che
fosse l’unico
sistema che avessi per provare una sorta di emozioni. E la cosa
funzionava, in
effetti: ammazzare le persone è da sempre per me uno stimolo
molto forte. Se
non fosse stato per questo, non avrei rappresentato una minaccia per il
mio
villaggio, mio padre non avrebbe tentato di assassinarmi e io ora non
mi sarei
trovato qui.
Ma ora che ci penso... forse è sempre stato il contrario:
non avrei
rappresentato una minaccia per il villaggio, mio padre non avrebbe
tentato di
assassinarmi, e io non sarei qui, se non cercassi di provare
emozioni
attraverso la morte altrui.
Mi sono sempre chiesto cosa provino i miei fratelli per me. Non ho mai
avuto il
coraggio di andare da loro e semplicemente chiedere, soddisfacendo
questa mia
curiosità senza logica...
Tuttavia, è anche vero che loro non me ne hanno dato
occasione. E io continuo a
provare un’irrefrenabile ira per questo: mi tengono lontano,
perché temono che
potrei colpire anche loro. E questo mi duole, molto...
perché così si torna al
problema iniziale. Vengo temuto, vengo allontanato, vengo odiato
perché non
ricevo l’affetto che necessito per mantenere una
stabilità mentale decente!
Però oggi è diverso.
Sono disteso, inerme, su un terreno che di sabbioso non ha niente. Sono
fuori
dalle mie rotaie...
Non riesco a muovermi, dopo il combattimento più emozionante
dei dodici miseri
anni della mia misera esistenza...
E non vedo altro che un giovane, biondo ragazzo. Il
mio specchio.
Naruto Uzumaki. Non so altro di lui, se non che è in
possesso di un chakra
ancora più potente del mio.
E io attingo il mio chakra da un demone!
Lo vedo strisciare miseramente nella mia direzione, infettando le
proprie
ferite con terriccio ed erbacce, mentre il sangue gli cola
dalla fronte. E
non poter osservare i suoi occhi mi spaventa, perché
solitamente la gente
concentra il suo odio negli occhi per guardarmi. Perché lui
non lo sta facendo?
«Sta’ lontano!»
Urlo, preda dell’inquietudine. Non so cosa aspettarmi, non so
se avere paura di
lui. Non riesco a capire... e questo, lo ammetto, mi sta spaventando.
Per me è la prima volta. Fino a ieri, potevo solo vantare la
sofferenza e la
rabbia. Una nuova sensazione ha percorso le mie membra stanche e
provate dalla
recente battaglia.
Lui non demorde, continua insistente. Io vedo solo i suoi capelli
biondi che si
avvicinano a me, come un istrice che, lento e cadenzato, vuole pungermi.
Poi accade.
In un attimo.
«La sofferenza
della solitudine...
... è immensa.
Non so perché, ma riesco a capire fin troppo bene i tuoi
sentimenti.»
Le sue parole non raggiungono le mie orecchie. Sono i suoi occhi a
parlare per
lui.
Chiari.
Limpidi...
Non mentono!
Per la prima volta, uno sguardo è sincero. Non vuole
ferirmi, né compatirmi.
Vuole qualcos’altro... che io non riesco a identificare. So
solo che non ha
niente a ‘che fare con gli occhi chiari dello zio
Yashamaru. Non è il
colore che mi impressiona.
Ho sempre visto la mia esistenza come un cammino lungo, nel quale
incontravo
imprevisti e persone che percorrevano la mia stessa via,
però nel verso contrario
a me. La sabbia era l’unica cosa che mi permettesse di andare
avanti, scostando
la gente che tentava di spintonarmi e farmi del male.
Ora avverto qualcosa di caldo scorrere in me.
«Però io ho
trovato qualcuno a cui voler bene.
Non ti permetterò di far loro del male.
Pur di
fermarti...
... sono disposto a ucciderti.»
«... Perché?»
Per quale assurda ragione mi somiglia così tanto ma, allo
stesso tempo, sembra
un passo avanti a me?
Cosa può vantare lui, a cui io sento di non poter accedere?
In che modo riesce a muoversi ancora, quando io a malapena non mi
lascio
sopraffare dal mancamento?!
E sopratutto...
«... Perché
riesci a fare così tanto per gli altri?»
«Perché sono
coloro che mi hanno salvato dall'inferno della solitudine...
... e che hanno dato un senso alla mia vita.»
Per me il tempo pare quasi fermarsi. Non riesco nemmeno a capire se si
sia
arrestato definitivamente o semplicemente stia scorrendo molto
lentamente.
Non c’è modo che io possa capirlo: Naruto
è davanti ai miei occhi, agonizzante,
senza più forze, e la mia attenzione è
focalizzata su un raggio di sole che
pare volerlo riscaldare e rivitalizzare. Una scena molto suggestiva,
che mi
permette di riportare la mente a tre, forse quattro anni fa. Quando mio
zio mi
spiegò qual’era la medicina alla mia malattia.
«Prova
affetto...»
Scopro così il segreto della sua forza.
Tutto il resto sembra ovattato: percepisco chiaramente la presenza di
Uchiha
che poco fa ho quasi avuto il piacere di freddare, senza
però riuscire a
completare l’opera. Parla con Naruto, ma io non lo ascolto.
In effetti, non mi
interessa affatto ciò che mi potrebbe dire. I suoi occhi non
mi dicevano niente
che già non sapessi, a contrario di quelli rilucenti di
Uzumaki.
Non posso smettere di pensare alle parole che mi ha detto, al loro
profondo
significato accentuato da quello sguardo. Ed è
così che mi perdo in parole che
non siano false o comunque dette per ferirmi. Mi voleva aiutare, Naruto.
In questo momento, nel preciso istante in cui realizzo ciò,
finalmente mi si
apre una porta. Sul sentiero della mia vita, non
c’è più solo la sabbia a
proteggermi: un biondino mi ha appena affiancato, sussurrato qualcosa
all’orecchio,
per poi sparire nuovamente alle mie spalle. Ed io lo cerco, di nuovo,
perché
voglio sapere di più, voglio sentire ciò che ha
da dirmi. Non mi basta quell’accenno
di verità, voglio provare sulla mia pelle ciò di
cui lui mi ha informato!
Affetto. È una parola pesante, più forte ancora
di quella che mi sono inciso a
sangue sulla fronte...
Affetto. L’ho sempre bramato, ma non sono mai riuscito a
raggiungerlo...
«Affetto...» Un sussurro nel vento, che giunge alle
mie orecchie come un fioco
lamento. Ed è mia la voce che si sta lamentando.
Mi rendo conto che per ricevere affetto dovrei mettere in palio
qualcosa, come
fosse un gioco d’azzardo. E in effetti, lo è.
Mi chiedo, a quel punto, con chi potrei giocare per primo...
Poi un movimento, uno spostamento d’aria: sono i miei
fratelli che arrivano.
Strano, prima avrei pensato “Solo ora?!”
«Basta combattere, smettiamola.»
Riesco a dire, sprezzante della loro opinione. So che li sto stupendo
molto,
con queste parole. Li conosco: so cosa pensano di me, a contrario ci
ciò che
credono. Perché sì, so che
loro sono convinti del contrario.
Kankuro inizia ad alzarmi, per poi sostenermi. «Come
vuoi.»
Un giorno anch’io...
...
conoscerò l’affetto.
Lo
sto promettendo, a me stesso, a Naruto, al sangue, al mio tatuaggio.
Decido che è tempo di fare un piccolo sacrificio:
sarà poi il destino a dirmi
se saprò stare al gioco che tutti chiamano amare.
Sto per farlo, sento gli occhi che stanno tentando di chiudersi,
perché temono.
Il timore del rifiuto mi fa tremare così.
«Temari, Kankuro...»
Sto per procedere, come fosse un piano calcolato. Non lo
è però. Sto
solo giocando con qualcosa di cui ho paura.
«Grazie.»
E
ammetto che è difficile tenere gli occhi aperti, non
riesco nemmeno ad alzare il capo, non so se per la solito paura o per
mancanza
di energie. O magari entrambe.
Quando sento Kankuro avere uno spasimo, il senso di delusione che
sempre mi ha
accompagnato nella crescita mi pervade. Ho perso la scommessa.
Sono stato battuto.
Questa sarà l’ultima vol-
«Di...
niente...»
No, forse sono ancora
in gioco.
In quella manciata di secondi che precedettero quelle due parole,
tuttavia, non
ho potuto fare a meno di pentirmi. Sapevo già prima
che non avrei avuto la
forza di rimettere in palio le mie speranze una nuova volta.
Però avrei dovuto
rendermi conto che questi due sono miei fratelli:
se mi odiassero
davvero, a quest’ora mi avrebbero già lasciato da
qualche parte, a degradarmi o
in balia di qualche animale della foresta. Tanto lo vedono bene anche
da soli
come sono ridotto.
Sto
sperando.
Sento un piacevole rossore diffondersi sulle mie gotte. Magari
è solo la mia
immaginazione, però mi piace.
Ed è tutto merito di Naruto. Prima o poi lo
ringrazierò per ciò che ha fatto
per me: non solo mi ha illuminato la via, ma mi ha mostrato cosa
significa
sacrificarsi per ciò che si ama.
E io ho imparato da lui cos’è il sacrificio, e
sono stato in grado di metterlo
in pratica.
Spetterà al tempo dirmi se quel grazie
da solo vale ciò che ho patito per pronunciarlo.
Metri di Giudizio
Correttezza
grammaticale 8.10/10
Stile: 9/10
Completezza della storia:9.5/10
Trattamento dei personaggi: 9/10
Originalità: 4/5
Giudizio personale: 3/5
Attinenza al tema: 7/10
Totale: 49.60/60
Giudizio:
Hai una grammatica che è molto buona, purtroppo alcuni
errori sparsi qua e la
nel testo non ti hanno permesso di prendere il punteggio massimo.
Uno degli errori più frequenti che ho riscontrato
è presente nei verbi:
“soddisfando” si coniuga
“soddisfacendo”,
“revitalizzare” si scrive
“rivitalizzare” e
“riuscitò”
“riuscito”.
Poi ci sono degli errori, poco gravi e molto probabilmente dovuti alla
distrazione, che sono presenti un po’ dappertutto. Inoltre ho
notato anche
qualche segno di punteggiatura scorretto come delle virgole messe dove
non era
necessario e non ce n’erano quando invece sarebbe stato
preferibile che ci
fossero state.
Lo stile è molto scorrevole e, a parte qualche frase un
po’ ingarbugliata come
“Piuttosto, io la definirei una tortura”, sarebbe
più corretto scrivere “Io,
piuttosto, la considero una tortura”.
E anche la frase “ Comunque ho percorso questo sentiero in
salita, pieno di
ostacoli e trappole” ; purtroppo quel
“comunque” messo lì, non va bene.
La completezza della storia direi che è quasi ottima, da
questo punto di vista
ti faccio i miei complimenti. Anche il trattamento dei personaggi
è davvero
moto buono, anche se in alcuni tratti Gaara è un
po’ OC e avrei preferito anche
un approfondimento psicologico dei fratelli di Gaara e anche di Naruto.
La storia è originale, quindi non ho nulla da dire a
proposito di questo.
La storia mi è piaciuta molto, brava.
Per quanto riguarda l’attinenza al tema, purtroppo non hai
ottenuto una
valutazione molto alta perché sì, nonostante
quello di Gaara possa considerarsi
un sacrificio, tuttavia non lo trovo sufficiente; sarebbe stato
preferibile un
sacrificio “maggiore”, non so se capisci che cosa
intendo.