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Autore: Sanzina    13/08/2005    5 recensioni
Pioggia dentro me...due persone tanto diverse ma con lo stesso dolore nell'anima, il loro confronto li porterà a cambiare inevitabilmente. Riusciranno insieme a ritrovare la luce? Dedicata a una persona speciale!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia dolce tesora, questa la dedico a te, che mi sostieni in ogni mia azione e sei una costante fonte di serenità per me

Mia dolce tesora, questa la dedico a te, che mi sostieni in ogni mia azione e sei una costante fonte di serenità per me. Buon compleanno, con tutto il mio affetto.

Sanzina =3

 

Rain inside me

 

Piove.

Sono già tre giorni che il cielo non mi dà tregua, stillando le sue lacrime in un torrente impetuoso che impregna indistintamente terra, uomini e anime.

Sento il ticchettio costante delle gocce sulla finestra e so che se sbirciassi fuori potrei vedere la distesa infinita delle nubi plumbee, e, se sono fortunato, la scarica crepitante di un fulmine.

Ma non lo faccio. Non ho bisogno di farlo, una tempesta simile a quella fuori dalla mia stanza sta avendo luogo dentro di me, da qualche parte vicino al cuore…forse dove dovrebbe simbolicamente risiedere il mio spirito?

Non lo so, ma fa male.

Tremendamente male.

È un dolore sordo, pulsante, che mi fa desiderare di essere morto.

O, se vogliamo proprio essere sinceri, di non avere una coscienza.

È a causa di quella piccola, imprevedibile ospite se la mia vita sembra essersi tutto a un tratto fermata, schiantata contro i sensi di colpa che lei ha generato.

Prima, non avevo mai avuto dubbi.

Sapevo che, finita Hogwarts, sarei andato a prendere il posto che era mio fin dalla nascita fra le fila del Signore Oscuro, accanto al mio patrigno.

E non mi dispiaceva. Era una carriera pericolosa, irta di pericoli mortali, adatta solo ai più forti…ma chi sopravviveva, chi riusciva a trattenere il prezioso soffio vitale all’interno del proprio corpo, conquistava il potere.

Un veleno dolcissimo, che spalancava tutte le porte di questo mondo.

Il potere.

Ne ero convinto, ci sarei riuscito.

Ma poi…è successo.

La notte della mia iniziazione c’è stata una battaglia.

Io ero lì, avvolto nel mio mantello, con l’avambraccio sinistro che ancora ardeva, gonfio e dolente.

L’aria era rotta da urla e sibili di incantesimi, ma lo stordimento sembrava avermi confinato in una bolla ovattata, tanto quei rumori parevano distanti alle mie orecchie.

Mi riscossi quando un mantello bianco balenò di fronte a me e l’Auror  che lo indossava estrasse la bacchetta, pronto a colpire.

Anni e anni di insegnamento valsero a qualcosa, evitai con facilità lo Stupeficium e colpii a mia volta, centrando il bersaglio.

L’Auror si afflosciò come una bambola rotta, col cappuccio che lentamente si riversava sulle sue spalle.

Una fiammata di capelli rossi ne fuoriuscì, riuscii a intravedere pelle pallida costellata di efelidi e due spenti occhi azzurri prima che il corpo collassasse del tutto per terra, con il volto per metà nell’erba.

Era stato allora che aveva iniziato a piovere.

Iniziò con una singola goccia che, gravida, cadde sulla guancia del morto, vicino all’occhio, e scivolò verso il mento in un’oscena parodia del pianto.

Ne seguì una seconda, una terza. Dopo pochi istanti l’acqua scrosciava, immergendo il viso del cadavere in una poltiglia fangosa.

Non so quanto rimasi lì, inebetito, a fissare quel corpo come se da un momento all’altro dovesse rialzarsi e dire “Ehi, tranquillo, non mi sono fatto niente!”.

Ma non avrebbe più avuto la possibilità di parlare. Perché era morto.

E lo avevo ucciso io.

In quel momento un urlo di dolore incrinò la mia apparente calma e un’altra figura vestita di bianco si slanciò sulla mia prima vittima, prendendola fra le braccia.

Altri capelli rossi, altri occhi azzurri. Un suo parente…suo fratello, forse.

La sua voce mi svuotò completamente, mentre urlava e singhiozzava e si dondolava nel vano tentativo di ridare vita a quello che ormai era un guscio vuoto.

-RON! RON! SVEGLIATI, TI PREGO! PERCHÈ NON MI RISPONDI, ROOON! SONO IO, CHARLIE! ROOOOOON!!!!-

Il suo gemito si perse nel fragore di un tuono…ne udii la vibrazione nella cassa toracica e mi sembrò che le ossa stessero per frantumarsi in minuscole schegge taglienti.

Non mi mossi, almeno finché il ragazzo non alzò lo sguardo su di me. Col senno di poi, credo che quello che vidi in quegli occhi offuscati dal dolore fu la causa del mio ripensamento.

Non vi lessi odio, né rancore…solo un’immensa, disarmante incredulità.

Perché, mi stava chiedendo.

Perché.

Me lo chiesi anche io.

E non trovai risposta.

In verità le risposte c’erano, ma parevano tutte troppo simili a giustificazioni per essere prese in considerazione.

-Aveva solo 18 anni…- il mormorio dell’Auror fu più eloquente di tutte le grida che si fondevano nell’aria sopra di noi.

Poi, il verde sfolgorante del Marchio Nero ad avvelenare la luna, la mano del mio patrigno che mi prendeva per la spalla e mi tirava verso di sé, Smaterializzandosi a Zabini Manor.

Da allora, non sono più uscito dalla mia stanza.

Mi riesce difficile persino mangiare.

18 anni…quel ragazzo aveva la mia stessa età. Quasi subito mi balenò in mente il suo nome, Ron…avevo assassinato uno dei tanti Weasley che avevano frequentato Hogwarts. Anche l’altro mi era familiare, ma ci misi un po’ per collegare il suo volto a un nome.

Charlie Weasley, quello che aveva contribuito a fornire i draghi per il Torneo Tremaghi, durante il mio quarto anno.

In quell’occasione avevo pensato che doveva essere una persona splendida, a dispetto della famiglia di mentecatti da cui proveniva.

Per domare draghi, si deve possedere una forza di volontà tanto forte da smuovere le montagne.

Ma io avevo visto quella forza di volontà svanire tutta d’un colpo, insieme alle gocce di pioggia che si mischiavano alle sue lacrime.

Uno spettacolo orribile.

Non volevo mai più essere la causa di una cosa del genere.

Vedere il suo annientamento spirituale mi aveva scosso dal profondo, molto più che la morte di suo fratello per mia mano.

Perché i morti non possono farti soffrire, o ricordarti le tue colpe.

I vivi sì.

Prima o poi lo avrei rincontrato, e non sarei riuscito a resistere alla sua muta domanda.

Perché.

Considerai le opzioni che mi rimanevano.

Continuare come se nulla fosse…no, impossibile. La cicatrice che avevo nell’anima pulsava cento volte più del tatuaggio che mi deturpava il braccio, non sarebbe mai guarita.

Morire a mia volta…poteva andare, sarei uscito di scena dignitosamente e nessuno avrebbe sentito la mia mancanza. Ma qualcuno un giorno mi aveva detto che se uno decide di morire tutto resta uguale…sono i vivi ad avere la speranza di cambiare ciò che sarà.

Vorrei provarci.

A cambiare la realtà, intendo.

Affinché i suoi occhi non mi scrutino più in quel modo.

Affinché i nostri dolori possano sanarsi.

Affinché io possa essere libero di esistere senza trascinarmi appresso le catene delle mie colpe.

Senza pensarci ancora mi Smaterializzo fuori dai possedimenti della mia famiglia, subito infradiciato dalle gocce fitte e pesanti.

La pioggia intorno a me ora sembra cullarmi, con i suoi suoni liquidi e perfetti.

Per un momento, non so dove andare.

Poi mi rendo conto che c’è solo una persona che potrà aiutarmi in questa faccenda.

Un altro sommesso schiocco e sono di nuovo all’asciutto, nelle calde mura di Hogwarts.

Come un automa percorro scalinate e corridoi, arrivando infine all’ufficio di Silente.

Il vecchio, chissà come, mi sta aspettando.

-Il signor Weasley è nel mio ufficio. Dopo che vi sarete chiariti vorrei parlarne, signor Zabini, della scelta che ha fatto-

Annuisco, registrando solo la prima parte della frase.

Al diavolo, dopo se non sarò morto quella vecchia folaga potrà parlarmi perfino della sua sviscerata passione per i calzini di lana e i sorbetti al limone, se ne avrà voglia.

Ora mi interessa solo lui.

Non ho alcuna parola in mente, nessun discorso logico che mi aiuterà in quello che devo fare.

Seguirò l’ispirazione momentanea, suppongo.

Prego di non sbagliare mentre apro la vecchia porta in legno massiccio, rabbrividendo nei miei abiti bagnati.

Entro e lo scorgo subito, in piedi vicino la finestra, che scruta il temporale.

Anche lui sembra reduce da una lunga passeggiata sotto l’acqua.

Si gira lentamente, e i nostri occhi si incatenano.

La Domanda

(perché perché PERCHÉ)

 nei suoi ora è più debole, c’è tanta, troppa rassegnazione in quelle iridi cerulee.

Sa chi sono.

Sa cosa ho fatto.

E ancora non fa nulla, non prende la sua bacchetta e mi spedisce all’inferno come ho fatto io con Ron.

Una speranza si fa strada nel mio cuore.

Forse ha capito quello che sto provando.

Forse, è disposto a perdonarmi.

Ma no, è solo un’illusione. È solo sorpreso, tutto qui. Quando di sarà ripreso, infierirà su di me per lenire la sua pena. Lo lascerò fare, se questo è l’unico modo che ho per sdebitarmi con lui.

Crollo in ginocchio ai suoi piedi, col capo chino e le mani ben aperte sul pavimento gelido.

Aspetto pazientemente, quasi con serenità, la scarica di dolore che precorrerà la mia spina dorsale da un momento all’altro.

Passano i secondi…distrattamente noto che il rumore dell’acqua che batte sui vetri sta scemando.

Quando rialzo appena la testa, lui si inginocchia a sua volta e senza parlare mi abbraccia, facendomi poggiare il capo sulla sua spalla.

Sono inebriato dal suo odore di pioggia che si mescola con il mio, dal calore che fluisce nei nostri corpi a quel contatto inatteso.

Allora non mi ero sbagliato.

Mi ha perdonato.

È riuscito a ritrovare la forza della sua anima…e mi ha ridato la mia.

Non permetterò più a nessuno di far del male a chi mi ha liberato, questo è un giuramento che non spezzerò mai.

Mi prenderò cura di lui se ce ne sarà bisogno, riempirò la sua solitudine con la mia presenza…e la cosa sarà reciproca.

Ci completeremo l’un l’altro.

Forse, se Dio lo vorrà, ci ameremo.

Ma questo verrà dopo, adesso voglio pensare solo a saziarmi del suo conforto e a guardare incantato il suo viso, nella flebile luce del sole appena sorto dopo la tempesta.

The End

 

Lo so che è triste, lo so che non è tutto questo granché…ma perdonatemi, appena mi sono messa al piccì le parole sono sgorgate da sole, ci ho messo nemmeno tre ore a farla…e per me sono veramente poche.

Ringrazio chi commenterà e chi leggerà soltanto, questo è un regalo come avete visto ed è dedicato alla mia sorellina virtuale MrsScarlett90…che mi ammazzerà per questa scempiaggine ^^”! Le sto facendo amare il pairing Charlie/Blaise e spero che questa mia prima fic con questa coppia vi sia piaciuta…fatemelo sapere, ok?

Un beso a tutti,

Sanzina Malfoy *moglie di Lucius MalfoyàPUREBLOOD, HOT, DANGEROUS…MINE!!!*

 

PS: la canzone che mi ha fatto da colonna sonora per la fic è Per un’ora d’amore, cantata in duetto dai Subsonica e Antonella Ruggiero. Vi consiglio di procurarvela, anche se i Subsonica non vi piacciono…è una canzone bellissima e la voce di lei è fenomenale!

 

  
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