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Autore: Barsine    14/08/2005    3 recensioni
Si meravigliò ad accorgersi che il suo tocco un tempo tanto bramato gli provocava un acuto fastidio.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fianchi rotondi

Fianchi rotondi

Capitolo 9

 

 

 

 

 

   Efestione giaceva nelle cure di Aristandro. Alessandro tardava a tornare, la ferita perdeva molto sangue e il vecchio dovette cambiare le bende. Nel frattempo, si chiedeva quale punizione avrebbe inflitto il re a quei due poveri disgraziati. Un processo sarebbe stato inutile: chi avrebbe raccontato all’esercito intero di quella storia balzana? E, anche se avessero capito, a chi sarebbe importato della sorte di due servi, persiani, per giunta? D’altronde, se conosceva bene Alessandro, la condanna a morte gli sarebbe sembrata solo un modo rapido per finire per sempre le loro sofferenze. Li avrebbe davvero lasciati morire dolorosamente nelle prigioni, che magari li avrebbero visti mangiarsi a vicenda per vincere la fame? Li avrebbe torturati? O avrebbe pensato a qualcosa di più crudele?

 

 

   Alessandro entrò nella stanza di Bagoas; puzzava di umido e di chiuso. Ultimamente era stata pressoché lasciata a stessa. Si guardò in giro: nessun’ampolla, nessun vasetto o qualche fialetta con strani unguenti. Da sempre si era immaginato diversamente la stanza di una strega.

Appena volse lo sguardo allo scrittoio, si mise le mani tra i capelli: era in assoluto disordine. Fogli, libri, pagine strappate e bozze di disegni si ammassavano qua e là quasi come per impedirgli di trovare quello che stava freneticamente cercando. In mezzo a quel ciarpame, grossi volumi all’apparenza molto antichi attirarono la sua attenzione: la grammatica persiana, l’antica e la nuova, e libri di erbe e infusi medicamentosi. Bagoas aveva più segreti di quanto si potesse sospettare. Immerse allora le mani in quel mare di cartacce strappate e bruciate ma, sebbene non comprendesse ancora molte parole di persiano e quei fogli fossero addirittura scritti in lingua antica, non gli sembrò di scorgere nessun filtro d’amore. “Dannazione,” pensò “dovrò andare a liberarlo?”.

La storia stava prendendo una piega veramente assurda, e ancora una volta pensò che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi addormentare e, dopo un lungo sonno, potersi destare di nuovo tra le braccia di Efestione, e magari sentir bussare alla porta e veder entrare Bagoas con la sua colazione.

Chiuse gli occhi per un attimo e fece appello a tutte le sue forze per mantenere la calma.

Il letto di Bagoas era un umile giaciglio dalle lenzuola scomposte; quasi come per istinto Alessandro si mise a squassarlo e a tastarlo qua e là, guardò sotto, sollevò i cuscini e finalmente pensò d’aver trovato qualcosa simile ad una ricetta per un filtro d’amore. La pagina era di papiro, visibilmente strappata e ormai ingiallita. La scrittura era incomprensibile, e su alcuni passaggi erano state annotate le traduzioni in persiano moderno. “Aveva anche studiato, per fare tutto questo. pensò, rigirandosi il foglio tra le mani “Maledetta strega. E mi aveva sempre detto di non saper leggere. La pagherà; la pagherà molto cara”.

   Non perse altro tempo a rimuginare e si diresse verso la sua stanza, dove lo aspettavano Aristandro e, ahilui, Efestione privo di sensi.

 

 

   -Mmm. Effettivamente, è un lavoro magistrale. Si tratta di persiano molto antico, e il tuo servo deve aver studiato molto per riuscire a tradurlo, da basi oltretutto… pressoché inesistenti, direi. Doveva desiderarti con tutto stesso. Riesce persino a muovermi compassione.

- Credi di riuscire a fare qualcosa, quindi?

- Lo porterò nella mia stanza e cercherò di esaminarlo meglio. Nel frattempo, bada ad Efestione. La ferita perde sangue, e lui non accenna a rianimarsi.

Prima di congedare Aristandro, Alessandro gettò un’occhiata colma di lacrime al suo amico disteso sul letto e alla benda rossa di sangue.

- Mi raccomando – aggiunse l’indovino – cerca di controllarti. Andrà tutto bene; parola di un veggente. – e richiuse la porta alle sue spalle.

Alessandro si gettò sul letto accanto ad Efestione e si denudò; poi, mentre si stringeva a lui più forte che potesse, sentì come se un po’ della sua vita si trasfondesse nelle membra inerti dell’altro. Con le mani percorse i contorni del suo petto ferito e, ancora una volta, non riuscì a trattenere le lacrime. – Quando ti risveglierai, potrai di nuovo stringermi la mano, Efestione. E sarà tutto come prima… mi amerai. Mi amerai di nuovo, o morirò. – con un gemito sommesso nascose il viso bagnato nell’incavo della spalla del suo amato. Quella pelle ruvida, era da tempo che non la sentiva così vicina.

“Mille volte meglio morire,” pensò, mentre stringeva i denti e sfogava le sue pene “piuttosto che soffrire d’amore”.

 

 

   - Dovevo immaginare che sarebbe finita così; ahimé, maledetto il giorno in cui accettai di darti ascolto! – sospirò Narda.

- Tu non sai cosa significa soffrire mille pene d’amore, sciocca ancella! Tu non sai che è molto peggio della morte! Ora che non posso più avere l’amore del mio Iskander, a che serve vivere?

- Io mi sono macchiata di sangue per questa tua folle infatuazione! Ma che importanza ha, ora? Morirò. Morirò tra queste luride mura!

- Se tu fossi scappata, le cose sarebbero andate diversamente. Sapevo che non avrei dovuto fare affidamento su una donna, una schiava, tra l’altro.

- Sta’ zitto, senza testicoli! Tu, ridotto in quel modo, non hai maggior virilità né condizione sociale.

Bagoas sospirò, punto sul vivo, ricordando quello che sarebbe potuto diventare. Lui, figlio di Artembare, figlio di Araxi, nato per combattere e per perpetuare la sua dignitosa dinastia, si ritrovava evirato, nelle sozze segrete di un castello, a struggersi d’amore e a riecheggiare gloriosi tempi ormai andati perduti. Soppresse lacrime amare. - Iskander è magnanimo, forse cambierà idea.

- Sì. Invece che lasciarci marcire qui, ci ammazzerà sotto le macchine da tortura! Ah, magari decidesse così! La morte sarebbe più rapida. Ma non lo farà, e sai perché? Perché gli hai tolto quanto di più prezioso aveva al mondo. E non ce lo perdonerà mai, nemmeno quando potrà rimirare le nostre carni decomposte dietro queste sudice sbarre! – con le mani si aggrappò disperatamente alle sbarre e le scosse violentemente, ma quelle non si muovevano e allora gettò la testa all’indietro ed emise un lungo, angoscioso lamento.

- Smettila, stupida che non sei altro! Mi dai fastidio quando ti lamenti, hai una voce insopportabile. – Bagoas continuava a non scomporsi troppo.

- Miserabile! – sbottò Narda, voltandosi e incenerendolo con lo sguardo – Quando comincerò a soffrire la fame, sarai tu stesso a saziarmi! – un altro doloroso lamento.

Bagoas le diede le spalle e si sedette. “Mille volte meglio morire, piuttosto che soffrire d’amore.

 

 

   L’attesa era interminabile. Quanto ci avrebbe impiegato, Aristandro, per trovare una soluzione? E soprattutto, l’avrebbe trovata? Ed Efestione, ce l’avrebbe fatta? Quei tormenti gli facevano pulsare le tempie e accartocciare lo stomaco; avrebbe voluto correre nella stanza dell’indovino, avrebbe voluto vegliare il suo amato; quello che fece alla fine fu alzarsi dal letto, coprirsi con un panno di lino e mettersi a camminare avanti e indietro per la stanza.

Passarono minuti interminabili, forse mezzore, forse ore, chi lo sa?, e sentì bussare alla porta. – Sì…?

L’indovino entrò con un’aria del tutto indecifrabile. Alessandro non sapeva se cantare gloria o avvilirsi, così tirò le labbra in un’espressione strana almeno quanto quella di Aristandro.

- La situazione… - cominciò il sovrano.

- La situazione è alquanto strana, Alessandro. – concluse il vecchio.

Alessandro con un soffio scostò una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso. – Ah, non mi sorprende. Dunque?

- Beh, la ricetta è molto semplice: un infuso di essenze di alimenti fortemente afrodisiaci e qualche ingrediente del tutto strampalato che non so nemmeno dove cominciare a cercare. La cosa interessante è la nota scritta in sanscrito in fondo alla pagina: probabilmente nemmeno Bagoas ha saputo tradurla.

- E allora, forza, parla!

- La pozione fa effetto immediato sul sangue e il tempo che impiega per stabilizzarsi è di all’incirca cinquanta giorni, perciò è molto importante che la vittima non perda ingenti quantità di sangue prima della scadenza di questo tempo.

Alessandro si abbandonò al suolo e alzò le braccia al cielo – Che il Dio sia ringraziato! Questa è la salvezza del Dio Creatore! Questa è la provvidenza!

Aristandro leggeva e rileggeva la nota in sanscrito, incredulo e felice allo stesso tempo; leggerla da solo nel suo studio e leggerla davanti al suo re commosso dalla gioia erano due cose del tutto diverse. Il re si sollevò da terra e abbracciò il vecchio indovino, lo baciò su entrambe le gote e si mise a piangere dalla contentezza. – Oh, Aristandro! Oh, amico mio, oh! Grazie, grazie di tutto! Oh, non posso crederci! – e prese a baciare giubilante tutte le cose che gli capitavano in mano, dalla porta al materasso, dallo sgabello accanto al letto all’arpa appoggiata alla parete, e naturalmente il viso ancora immobile di Efestione.

- Di niente, mio sovrano. – sussurrò Aristandro, chissà se in quel momento Alessandro potesse udirlo.

Senza essere visto, decise di lasciarli soli e si voltò per non mostrare al suo re una lacrima di gioia che solcava la sua guancia rugosa.

Con quell’umore addosso, Alessandro sarebbe anche stato capace di perdonare i prigionieri.

   Non avrebbe più potuto aspettare. La sua euforia era qualcosa d’incontenibile, doveva stringere la mano del suo Patroclo, doveva amarlo ancora una volta. Tante sofferenze avrebbero dunque avuto una fine? Corse a riempire una coppa d’acqua fresca e la accostò alle labbra screpolate di Efestione, poi gli si sdraiò nuovamente accanto, accarezzandogli i capelli crespi con le mani sottili e profumate e tutto il corpo con occhi di fuoco.

La concupiscenza scatenò in lui un’improvvisa vanità che da quando il suo amato gli aveva negato l’amore gli era sembrata quasi appassita; si preparò un bagno odoroso e si lavò accuratamente i capelli, li cosparse di un olio d’Arabia e si rase, infine si contemplò allo specchio e agitò con le mani la fulgida chioma per darle volume, si avvolse in una morbida veste di lino ricamata d’oro e si sedette accanto ad Efestione.

Quando si fosse svegliato, l’avrebbe accolto così.

 

 

   Nel frattempo, Aristandro gironzolava serenamente nei sotterranei del castello, intento a dare un’occhiata a due miseri condannati.

Riuscivano davvero a muovergli compassione, addossati l’uno all’altra, mentre Narda si scioglieva in penosi lamenti e Bagoas nascondeva il viso tra le mani, immobile, in un angolo della cella.

- Ah, miseri! – esordì l’indovino. I due si riscossero immediatamente, come se nei loro occhi stesse ora vacillando un ultimo barlume di speranza.

- Saggio indovino! – gemette Narda – Sei qui per annunciarci quale tremenda punizione ha intenzione di infliggerci il sovrano?

- Il sovrano non ha ancora deciso.

- Credi che ci farà davvero morire di fame in queste prigioni?

- Forse. Voi cosa fareste al suo posto? Vi perdonereste?

Narda scosse la testa e si abbandonò sul pavimento in lacrime. Bagoas alzò gli occhi e, quando vide la sagoma scheletrica dell’indovino, non ebbe nemmeno la forza di odiarlo. Cosa sarebbe stata la sua vita, ora, senza l’amore del suo Iskander?

- Il re… - riprese Narda dal suo cupo nascondiglio di capelli – Il re è magnanimo… non è vero?

- Certo, Alessandro è clemente ogni volta che sia possibile. E’ clemente con chi si arrende alla sua avanzata, ma non con chi osa sfidarlo.

Ma il re comprendeva sempre l’amore, pensava Bagoas. L’avrebbe compreso anche questa volta? Avrebbe saputo comprendere l’amore che gli era stato duramente vietato? Forse no. Forse, quella volta, non avrebbe compreso.

E nascose ancora il volto tra le mani.

Aristandro si avvicinò ulteriormente alla cella e appoggiò le mani alle sbarre. – Siete stati fortunati, in un certo senso.

- Come? – mormorò Narda incredula

- Alessandro ha trovato il modo per annullare l’incantesimo. - Bagoas ebbe un sussulto e Narda sembrò risalire nel mondo dei vivi. Aristandro continuò: - E’ di ottimo umore, e non escludo che possiate beneficiarne anche voi.

Bagoas sapeva che Alessandro non avrebbe di certo dimenticato, ma sapeva anche che molto spesso egli prendeva le decisioni in base all’umore del momento. - Questo… questo vuol dire che c’è ancora qualche speranza, per me. – mormorò con una voce così flebile che né Narda né Aristandro riuscirono a udire.

 

 

   Gli cambiò le bende e gli bagnò ancora le labbra con qualche goccia d’acqua e si sedette accanto a lui.

Furono forse i suoi sguardi accorati, forse il calore del suo tocco sul suo petto sfregiato o forse la fragranza delicata che emanava dal suo corpo a fargli aprire di nuovo gli occhi.

 

  
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