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Autore: _thunderstorm_    12/04/2010    3 recensioni
Così il team 7 si ritrovò ancora forzatamente assieme. Così doveva portare a termine la missione che si era ripromesso di completare in passato. L’ultima missione.
Naruto non provava più alcuna nostalgia del passato, ritornarci era troppo doloroso.
Momentaneamente sospesa
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ok...questa ff la rivedrò e migliorerò sicuramente. Intanto, questo è solo il primo capitolo, vorrei sapere se l'idea può essere valida. Ah, personaggi molto OOC, volutamente. Semplicemente perchè il dolore li ha fatti cambiare, o meglio, ha fatto sì che si creassero una corazza, dopo le ferite subite, più o meno profonde, corazza che, comunque, alla fine, è destinata a cadere. Ce l'ho in cantiere da tempo, ma non mi convince. Però gradirei un giudizio da voi, poi penserò se continuarla. Buona lettura...



IGNORANCE

You treat me just like another stranger.
Well it’s nice to meet you sir.
I guess I’ll go.
I best be on my way out.

Sentire gli occhi di tutti puntati sulla schiena, il silenzio che si creava al suo passaggio, i suoi passi che rimbombavano soli lungo la strada, mentre tutto rimaneva immobile. Camminava a testa alta, gli occhi azzurri, ora come il ghiaccio, fissi davanti a sé, le labbra, piegate in una smorfia beffarda, in un’espressione a lui ormai solita. Aveva cominciato a considerare il timore e l’odio che incuteva come una forma di potere.
D’altronde, aveva sempre saputo guardare il lato positivo delle cose.
D’altronde, aveva già vissuto un sacco di situazioni del genere, d’altronde, aveva imparato a conviverci. Che colpa  ne aveva lui? Non aveva deciso lui di crescere così.
Ma, d’altronde, aveva imparato a ignorare l’ignoranza altrui.
D’altronde, aveva imparato che non era così male avere la strada davanti a sé deserta, da percorrere senza una meta.
Aggrottò la fronte, scoprendosi leggermente stupito. Una persona camminava, e gli camminava contro. Quando si trovarono a pochi metri, strinse i pugni, per qualche attimo sentendosi pervaso da antichi sentimenti. Antichi. Di un’esistenza lontana. Lei lo guardò, in un apparente interesse che presto si spense. Ammiccò.
-Naruto.
-Sakura.
Non si fermò.
Naruto Uzumaki aveva imparato a ignorare per prima cosa se stesso, e tutto ciò che era legato alla sua interiorità. Perché lui era solo un mostro.

Ignorance is your new best friend

Sasuke non sapeva dov’era esattamente, non si ricordava bene, era un po’ confuso. Stava lucidando la sua katana, quando l’insolito pensiero sorse nella sua mente così, senza ragione comprensibile: si ricordò che una volta aveva avuto degli amici. Si ricordò quando lo vennero a cercare. Per salvarlo. Continuava a lucidare la katana, e lo faceva tutti i giorni, sempre. Anche se, di fatto, l’arma da tempo non era utilizzata per il suo scopo. Da tempo non era sporca di sangue. Sembrava così. Gli sembrava…gli sembrava così?
E loro volevano salvarlo, colmi di dolore quando lui non aveva prestato loro attenzione, il pensiero era martellante in testa. Ma lui era ancora vivo, anche senza il loro aiuto. Sembrava così…
L’avrebbero perdonato, sarebbero ritornati gli amici di una volta. Naruto e Sakura, se avesse voluto, lo avrebbero perdonato. Lucidava la katana, che non era ancora pulita. Ma la colpa non era sua, non era stato lui a voler che finisse così, che tutto finisse così. Non aveva bisogno di essere perdonato. Iniziò a strofinare sulla lama con ossessione. Veramente pensava che non fosse colpa sua? Si era perdonato lui? E lui l’avrebbe perdonato, se fosse stato ancora vivo?
Posò la katana, si distese sul letto per dormire. Era convinto che la sua situazione e ciò che aveva fatto non era male. Aveva imparato a ignorare i suoi pensieri e i suoi rimorsi. Sembrava così…

Ignorance is your new best friend

Sakura era consapevole di non essere più la stessa di una volta. Era consapevole che Naruto era davvero un mostro, ne aveva dato prova in quegli anni, era consapevole che Sasuke non faceva più parte della loro vita. Ognuno di loro aveva imboccato una diversa strada, in parte volendo e in parte no. Erano altre persone. Ognuno aveva i suoi fardelli da portare con sé, condividerli ormai non interessava. Guardò quella foto impolverata che non toccava da anni. Pensò a come sarebbero stati se avessero agito diversamente, se avessero continuato a credere nei valori che una volta li animavano, chiedendosi se sarebbero stati soddisfatti se solo avessero continuato a lottare. Lei sarebbe stata ancora lì, indecisa su tutto. Naruto sarebbe stato il solito cretino, che considera fratello colui che l’ha tradito e ha ucciso il suo di fratello. Sasuke sarebbe stato ancora il ragazzino roso dall’odio e dalla sete di vendetta. Sakura ritenne che era meglio che fosse finita così, si convinse che non era male. Aveva imparato a stare al mondo. Avevano imparato. Così sembrava. Non era male.

Ignorance is your new best friend

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331, 332, 333, 334… Non sapeva da quanto era fermo così, ad ascoltare il rumore monotono delle gocce d’acqua che perdeva il suo stupido rubinetto. 350, 351, 352…Anzi no. Non stava solo ascoltando. Stava contando! E lo stava facendo da ore, disteso sul pavimento di casa. Era assurdo. Ma almeno riusciva a non pensare. Sbatté le palpebre, corrucciato. Non pensare. Quella sera gli risultava difficile, anche se da un po’ si era abituato. Forse era perché aveva visto Sakura quel giorno. Scosse la testa. Non pensare a Sakura. Non pensare a Sasuke. Non pensare che ora era solo come un cane. La compagnia del suo rubinetto gocciolante non gli risollevava granché il morale. Però riusciva a distrarlo un po’. Solo un po’. Ma era abbastanza. Era uno ottimista lui, no? Il biondo si stiracchiò, allungando i muscoli della schiena sul freddo pavimento, sospirando. Quando erano ancora una squadra e avevano delle missioni riusciva a distrarsi dalla sua situazione con più facilità, e senza ricorrere a rubinetti gocciolanti. Con un certo fastidio si ritrovò a desiderare con nostalgia il passato. Un bussare deciso alla porta lo riscosse dai suoi pensieri. Sobbalzò, sorpreso che ancora potesse succedere. Si rese conto che aveva perso il conto delle gocce e che dopo anni aveva gli occhi umidi. Che gli succedeva quello stramaledetto giorno? Se li asciugò rapidamente, dirigendosi all’ingresso. Quando aprì la porta, un ninja in divisa gli apparve di fronte. Inarcò un sopracciglio, scoprendosi incuriosito. “Tsunade-sama La attende, signore”

Bussò alla porta, agitato come non lo era da anni.
-Avanti.
Trovarsi davanti Sakura Haruno e Sai andò oltre ogni sua immaginazione. Pensava che Tsunade-sama lo avesse convocato semplicemente per condannarlo all’esilio, o qualcosa del genere…lui era un mostro, no? Ma la presenza di quei due non confermava la sua ipotesi. Si trovò a guardarli veramente dopo anni: Sakura era…come dire? Bella, di una bellezza fredda e crudele che a lei una volta non apparteneva. Corrugò la fronte, dirigendo velocemente lo sguardo sull’uomo. Sai si ricordava solo adesso che fosse esistito.
-Naruto…Da quanto tempo…
Tornò alla realtà, spostando la sua attenzione sull’Hokage, seduta dietro un ampio tavolo. Era uguale a come la ricordava, ma il suo sguardo era invecchiato.
-Buona sera, Tsunade-sama.
Lei rimase un attimo in silenzio, poi si alzò, voltando loro le spalle, contemplando Konoha immersa nell’oscurità dall’ampia finestra dell’ufficio.
-…Da quand’è che mi chiami Tsunade-sama, Naruto?
Sembrava una domanda qualsiasi, educata, ma a Naruto morirono le parole in gola.
-Perché ci ha convocati?
Naruto notò come il tono di voce di Sakura fosse così freddo e distaccato.
Tsunade si voltò, sorridendo.
-Siete dei ninja, Sakura. Siete una squadra. E io posso anche convocarvi per assegnarvi missioni, ricordate?
Calò un tetro silenzio.
-Non lo siamo da tempo ormai.
L’Hokage socchiuse le palpebre, in un’apparente perplessità.
-Cos’è che non siete, Naruto?
-Una squadra ninja, Hokage.
-Per questo non ci ha più affidato missioni, no?
Tsunade si massaggiò le tempie, chiudendo gli occhi, sospirando, come per raccogliere le forze. Ora sembrava davvero più vecchia.
-Vi ho lasciato tempo: a te, Naruto, per riacquistare fiducia in te stesso, per capire che non sei tu il mostro che ha devastato il villaggio, a te, Sakura, per perdonare Naruto delle atrocità commesse, atrocità che, in realtà, non possono essere attribuite a lui. L’uccisione di Ino è stata un terribile incidente, lo sai.
Sakura strinse i pugni, facendo sbiancare le nocche.
-…Tuttavia, con mia grande delusione, vedo che le mie erano solo vane speranze.
-Ci lasci stare, allora. Ci lasci andare via.
Tsunade li guardò, in silenzio.
-No. Prima andrete per un’ultima volta alla ricerca di Sasuke Uchiha.
-Non ci interessa più nulla di lui.
-È un ordine. L’ultimo. Poi ve ne andrete, non ho bisogno di ninja che non danno più alcun valore alla vita.
Così il team 7 si ritrovò ancora forzatamente assieme. Così doveva portare a termine la missione che si era ripromesso di completare in passato. L’ultima missione.
Naruto non provava più alcuna nostalgia del passato, ritornarci era troppo doloroso.
   
 
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