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Autore: PattyOnTheRollercoaster    12/04/2010    2 recensioni
Questa storia parla di me. Di Ray. Di Gerard e Bob. Di Mikey e di Frank. Parla anche di Lyn, di Alicia, di Brian e di Jamia. Parla di un bambino. E parla di un padre. Ma soprattutto, parla di cambiamenti. Dei cambiamenti che arrivano imprevisti, e che capovolgono il mondo intero di una persona. Questa storia parla di me, e dei miei amici. E di come abbiamo passato assieme il tempo che avevamo...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.The Wrong movie

E’ sbagliato giudicare qualcuno dalle persone che frequenta. Giuda, ad esempio, aveva amici irreprensibili.
Marcello Marchesi

Ray.

“Oggi usciamo!” esclamò Brian. “Per festeggiare la fine della registrazione!”.
“Mi pare giusto” approvai, picchiando una mano sul tavolo. “Dove andiamo?”.
“Andiamo a mangiare fuori” propose Mikey. “Cinese?”.
“Non ho voglia di cinese … perché non messicano?” propose Bob.
“Si, messicano mi piace” disse Frank. “Stasera ci troviamo davanti al … a dove?”.
“Io conosco un posto molto bello. Messicano. Si chiama Guadalajara, lo conoscete?” chiese MJ.
“Si, io ci sono andato una volta” disse Gerard. “E’ buono. Sta fra la Lincoln e St.Richard”.
“D’accordo, allora ci troviamo lì alle otto” disse Frank. Dopo esserci messi d’accordo ci preparammo e uscimmo. Io e Gerard ci incamminammo alla macchina assieme a MJ.
“Farete un tour immagino” disse lei ad un tratto.
“Si … però prima faremo uscire almeno un singolo, no Ray? Se non promuoviamo nessuno verrà ai concerti, credo” disse Gerard.
“Ti sembro uno dei Rolling Stones?” chiesi a MJ. “La gente non viene a vederci se non abbiamo nuove canzoni”.
“Oh, io dico che verrebbero. Sai, i fan accaniti …” rispose vagamente guardando a terra. “E comunque io sarei felice di non assomigliare a nessuno dei Rolling” disse guardandomi eloquentemente.
“Perché? Hanno più di cinquant’anni e non hanno mai fatto niente in vita loro” risposi sognante.
“Si, ma vuoi davvero finire a cinquant’anni su un palcoscenico? Nei concerti in diretta diranno: Hey guarda! E’ quello dei My chemical Romance! Cavolo, riesce ancora a reggersi in piedi! Quanti anni avrà? Sessantacinque?”.
“B’è … cazzo hai ragione. Ora che ci penso è abbastanza degradante vedere i vecchietti che si agitano sul palco. Un po’ come i Sex Pistols, non fanno un po’ pena adesso? E poi gli manca la punta di diamante, Sid Vicious … anche se poi non era questo granché a suonare”.
“Io ho già detto che smetterò di fare questo lavoro quando avrò cinquant’anni” disse Gerard alzando le mani.
“Si, cinquanta è bello. Sembra una garanzia, l’età perfetta. Non riesco nemmeno ad immaginarti a quell’età” disse MJ con un sorriso.
Poi io e Gerard incominciammo a parlare dei musicisti vecchi ma che sul palco conservavano ancora tutta la loro dignità. Dopo un po’ MJ non ci ascoltò più e gettò a terra lo skate. Cominciò a girellare attorno a noi. Andava avanti e poi tornava indietro, e poi ricominciava. Stavamo per arrivare alla nostra macchina, quando all’improvviso vidi MJ partire a tutta velocità verso una piccola rampa di legno messa in mezzo alla strada per dei lavori. Vi si arrampicò con velocità con lo skate e poi saltò giù girando non so quante volte su se stessa.
“Non te la tirare adesso!” esclamò Gerard ghignando accanto a me.
MJ stava attraversando la strada a tutta velocità, veniva verso di noi sorridendo sarcastica alla battuta di Gerard, ma vidi distintamente dei detriti dei lavori, sui quali andò a finire. Le grosse pietruzze nere urtarono le ruote, e lo skate sbandò. MJ perse l’equilibrio e volò all’indietro, diede una culata pazzesca a terra e urlò: “Porca troia!”. Poi si voltò con la schiena al cielo e alzò un braccio. Ci fece segno con il pollice alzato per dire che stava bene, poi fece ricadere il braccio pesantemente a terra.
“MJ!” esclamai non appena fu per terra, incurante del pollice alzato. “Stai bene?” le chiesi quando la raggiunsi. Alle mie calcagna c’era Gerard e si chinò su MJ affianco a me.
“Ti sei fatta male?” le chiese.
“Tu che dici?” chiese lei sollevandosi e guardandolo con una smorfia.
“Hai ragione, te lo richiedo: ti sei fatta molto male?”.
“Un po’, ma nulla di grave”. La aiutai ad alzarsi, si pulì i pantaloni sporchi, recuperò lo skate, che era scivolato un po’ più in là, e ricominciammo a camminare.
“Non è che per caso hai qualche ferita sanguinante da qualche parte?” chiesi guardandola di sottecchi.
“No, mi capita di continuo. Ho un sacco di piccole cicatrici dovute alle cadute. Una qui …” disse voltando il braccio e indicando una piccola macchia bianca un po’ sopra il gomito, “un’altra qui da qualche parte”, e ti diede una pacca su un’anca. “Oh, e questa è nuova” disse alzando i pantaloni poco più in su del ginocchio.
“Ahi!” esclamò Gerard. “Io credo di non essermi mai fatto così tanto male. Nemmeno da piccolo”. Infatti sulla gamba di MJ c’era un graffio che spariva su per la coscia, era rosso e largo.
“Ma come hai fatto?” le chiesi.
“Ho cercato di imitare uno di un film. Lo so, è una cosa da scemi. Sono saltata con lo skate da un posto abbastanza alto e quando sono, ovviamente, rotolata giù (perché non sono così brava come vorrei) sono scivolta accanto a dei mattoni. Avete presente quelli grigi, bucati?”.
“Si” disse Gerard.
“Ecco, quelli”.
“Io una volta mi sono rotto un braccio cadendo dalla bici. Ho fatto l’impennata sulla bici, ma ero in cima ad una salita. La bici è scivolata e io sono caduto dulla discesa … seguito dalla bici, che mi è caduta addosso”. Mi sono rotto il braccio e fatto un sacco di lividi quella volta.
“Che male!” esclamò Gerard. “Solo per curiosità, che film imitavi?” chiese poi a MJ.
Lords of Dogtown” rispose lei prontamente.
“Ma va? Io lo volevo vedere!” esclamai.
“Se vuoi te lo presto. Te lo porto stasera” disse MJ.
“Grazie” dissi. “Allora ci vediamo fra un po’, ciao” dissi salutandola con la mano e andando verso la macchina.
“Ok ciao!” rispose lei. Anche Gerard salutò, poi andammo a casa.
Quella sera eravamo noi, Brian, Lyn, Jamia, Alicia e MJ. Lyn aveva ordinato dei nachos con salsa piccante, ma nessuno a parte lei e Brian osarono toccarli. Ad un tratto MJ e Lyn sparirono, e quando tornarono erano un po’ strane, ma credo che nessuno ci fece caso, a parte me e Gerard che eravamo sedute affianco a loro.
“Ah, ti ho portato il film” disse ad un tratto MJ. “Meglio che te lo dia subito, altrimenti poi mi dimentico” disse, e mi tese un cd bianco. “L’ho scaricato” spiegò in risposta al mio sguardo alzando le spalle.
“Grazie”. Lo presi e, quando uscimmo dal ristorante lo misi in macchina. Ero pieno come un’uovo. Dopo un giro in città tornammo a casa. Era presto, non riuscivo proprio a prendere sonno. Mi sentivo ancora del tutto sveglio, forse anche per colpa del piattone di carne supercondita che avevo ancora da digerire del tutto.
I miei occhi si posarono sul cd. Lo presi e lo misi nel lettore. Troppo tardi notai che sul retro della custodia c’era scritto: La mia festa dei 13 anni.
“No” mormorai. Alzai lo sguardo sullo schermo, e vidi una ragazzina che posizionava la telecamera di fronte a sé, dietro di lei una libreria molto fornita. Era MJ. MJ a tredici anni.
“Oggi è il mio compleanno, e ho intenzione di filmare tutto quello che succederà. A cominciare da ora”. La telecamera is mosse in modo confuso e si aggirò fra delle stanze. Ad un tratto nella cucina vidi una donna alta, dai capelli rossi, che cucinava qualcosa.
“Questa è mia madre Tess. Il suo colore preferito è il blu e le piacciono le rose rampicanti. Dì qualcosa mamma …”.
“Ah, vediamo … oggi è il compleanno della mia Mary Jo, che ovviamente mi aiuterà a lavare i piatti adesso che è diventata grande, vero?”.
“Magari dopo”, sentii dire la voce di MJ, e la telecamera si perse per altri percorsi. Sorrisi leggermente e mi inginocchiai di fronte al dvd. Stavo per togliere il cd, non mi sembrava giusto guardare, quando sentii di nuovo la voce della piccola MJ.
“E adesso … mio papà. Il suo nome è Jonathan, per gli amici solo Jo e …”, una porta bianca si aprì e inquadrò un’uomo sulla quarantina accovacciato sul lavandino, mentre si tappava con un dito una narice e con l’altra respirava fortemente una polvere bianchiccia. Mi bloccai, come se quello che succedeva fosse davvero di fronte a me.
“Papà che fai?”. L’uomo si voltò verso la telelcamera. Si raddrizzò e s’incamminò verso la porta a passi veloci.
“Non stare qui MJ! Sono in bagno! Fuori”.
“Ma devo fare …”.
“Vattene fuori!”. La porta bianca si chiuse e si sentì il chiudersi del chiavistello. La telecamera si mosse un po’, poi si spense.
Si riaccese nemmeno due secondi dopo e comparve MJ seduta sul letto, il viso triste e lo sguardo basso. Nel frattempo una voce maschile diceva: “Dai Mary! Sto facendo il film! Dì qualcosa. Oggi è il tuo compleanno”. La telecamera si voltò e inquadrò il volto di un ragazzo di circa diciassette o diciotto anni. “Mia sorella Mary Jo è una bambina lagnosa, e non capisco proprio perché abbia compiuto tredici anni, dato che ne dimostra tre”, si sentirono delle urla soffocate di due persone che litigavano provenire dalle altre stanze e il ragazzo chiuse la porta della camera.  “Sapete, è davvero una scassa … ahi!”. La telelcamera si mosse di nuovo e inquadrò una furibonda ma sorridente MJ con un cuscino in mano. “Ecco, la vedete? Mi picchia!”.
L’immagine si mosse un po’, poi comparvero MJ e suo fratello seduti davanti ad una torta al cioccolato. “Esprimi un desiderio Mary Jo, devi…”.
A quel punto spensi la tv.
Rimasi in silenzio per un po’, ancora inginocchiato di fronte allo schermo. Mi mordicchiavo l’unghia del pollice e muovevo il tallone velocemente. Avevo gli occhi spalancati e guardavo il vuoto.
Era quella l’infanzia di MJ? Dei genitori urlanti, un padre tossicodipendente e tanti libri ben allinati su una libreria? MJ? Siamo sicuri che fosse la stessa persona? Come faceva ad essere così allegra adesso? Sembrava spensierata. Sembrava felice. Ma lo era sul serio?
Di scatto tolsi il cd dal lettore e lo rimisi nella custodia, che gettai malamente sul divano. Era come se fosse una cosa macchiata, con la quale mi potevo sporcare.
Me ne scappai di sopra in camera. Se prima era una possibilità, adesso ero sicuro che non avrei dormito.
Rimasi tutta la notte a rigirarmi nel letto. Quanto avrei voluto non aver mai visto quelle immagini! Il viso arrabbiato del padre di MJ non mi lasciava, la sua espressione dura e la sua voce roca. Ancor meno i suoi gesti, il modo disinvolto con il quale respirava la droga. Anche l’espressione preoccupata di suo fratello non mi mollava un minuto, la risata contagiosa ma forzata, la fronte corrugata dall’apprensione.
Ma la cosa più triste, senza dubbio, erano le parole fiduciose dell’MJ bambina. Come presentava la sua famiglia, come era palese che volesse bene a tutti in maniera incontrollata, indipendentemente da qualsiasi cosa.
Non so quanto tempo rimasi sveglio. Dormii poco e male. Credo che mi addormentai verso le cinque o le sei di mattina. Quando la sveglia suonò mi accorsi che mi ero addormentato con su i pantaloni della sera prima, perché la maglietta l’avevo tolta di notte per il caldo. Mi feci una doccia e mi preparai. Quel giorno dovevamo metterci d’accordo per il singolo da fare uscire prima dell’album. Ma mi sarei preso con piacere un giorno libero.
Avremmo deciso e sarei tornato a casa. Non avevo voglia di niente, ero ancora sconbussolato. Speravo anche che Brian non trovasse presto un regista per fare il video. Non avevo proprio voglia di fare niente. Anche se, a pensarci ora, forse immergermi nel lavoro sarebbe stata la cosa migliore. Mi avrebbe aiutato a non pensare.
Come se tutte quelle cose fossero successe a me! Ero arrabbiato cone me stesso perché ci stavo così di merda. In fondo, non erano fatti miei, no? In fondo a me che cosa cambiava se l’infanzia di una che conoscevo da due giorni o poco più, era stata così devastante?
Andai allo studio, dove trovai Mikey, Frank e Bob. Brian ovviamente era già lì, non credo dorma, non ne ha bisogno lui; è una specie di androide. Poco dopo arrivarono MJ e Gerard.
Non riuscivamo proprio a metterci d’accordo, ma alla fine, non so, forse il destino o forse il caso, decise per noi. Ad un tratto, nell’altra stanza, una delle canzoni partì così forte che credo che il povero assistente fosse diventato sordo.
“Scusate” disse poi affacciandosi alla porta. “Non so cosa sia successo” e sparì di nuovo, leggermente nervoso.
“Okay, questa” disse Gerard.
“Questa?” chiese Mikey.
“Si … sono d’accordo” disse Frank.
“Io per forza sono d’accordo, volevo questa” disse Bob. Tutti si voltarono a guardarmi.
“Hm … okay”.
“MJ hai già fatto qualcosa per questa canzone?” chiese ad un tratto Brian.
“Si … ecco qui” disse lei tirando fuori dal blocco quattro diversi disegni. Non potéi fare a meno di guardarla. Sorrideva si … ma come diavolo faceva?
Non ci riuscivo più. Non riuscivo a stare lì, nella stessa stanza con lei. Mi alzai e mi passai una mano sul viso. Porca puttana!, pensai solo. Gli altri mi lasciarono stare, poi sentii Brian dire a MJ di andare a scegliere il carattere che sarebbe stato usato per i testi del libretto.
Sentii che qualcuno mi poggiava una mano sulla spalla e mi vidi affianco Gerard. “Hey che c’è?” mi chiese con in bocca un sigaretta.
“Eh? Niente” dissi io. In quel momento mi passò affianco MJ e io mi staccai da Gerard, dicendogli: “Scusa un attimo”, e cominciando a seguirla. “MJ!” la chiamai, mentre tiravo fuori dalla tasca il cd.
“L’hai già visto?” mi chiese con un sorriso.
“No, questo … mi hai dato il filmino del tuo compleanno” dissi.
“Cosa?! Oddio che vergogna! Chissà cos’hai visto!” disse prendendo il cd che le porgevo.
Sorrisi in modo tirato. “Fa niente …” dissi con la gola secca. Mi voltai e cominciai a tornare indietro a grandi passi.
“Ray!” mi chiamò ad un tratto MJ. Mi voltai e scoprii sul suo volto un’espressione ansiosa e preoccupata, era come se avesse paura. “Fin … fin dove hai guardato?” mi chiese con voce piccola.
Mi avvicinai di nuovo e sorrisi, questa volta per davvero. “Non tutto …” dissi prendendole il mento fra le mani. “Stai tranquilla, eh?”. E le diedi un bacio sulla guancia.
Lei mi osservava con sguardo disperato. Sembrava che volesse dire qualcosa ma io mi voltai e la lasciai lì nel corridoio. Non appena varcai la porta presi le mie cose e uscii.
“Dove vai?!” mi gridò dietro Frank.
Neanche gli risposi.





Dunque... capitolo pesantuccio, lo so. Spero di non aver offeso anime sensibili, ma credo che anche se esiste qualcosa che non ci piace, non per questo dovremmo voltare gli occhi per non vederlo. Se qualcuno è rimasto particolarmente urtato ovviamente potete prendervela con me, mandatemi pure una mail, o che so io, mi prendo tutte le responsabilità. Ma vi avevo avvisato, ricordate!
Grazie della recensioni a jessromance <3 e a ioamolacocacola <3 (si in effetti avrei dovuto fare che uno di loro la odiava! XD Sarebbe stato più divertente XD). Vi sono infinitamente grata, e grazie anche a chi segue e a chi ha letto! ^^
Al prossimo capitolo! :) Ciao a tutti,
Patty.
   
 
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