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Autore: SonLinaChan    12/04/2010    5 recensioni
Lina e Gourry giungono nella città di Lythia in cerca della carne del famoso drago di lago nano. Ottenerla però pare non essere così semplice. E cosa accade quando a complicare le cose compare una vecchia fiamma di Gourry?
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tempo fa mi è stato chiesto di descrivere in una fic la comparsa di una vecchia fiamma di Gourry, creando di conseguenza un po' di tensione fra lui e Lina... questo è ciò che ne è venuto fuori. ^_^
Spero vi piaccia. Commenti e critiche sono come sempre graditi. : )



“Questo è il nostro ultimo viaggio insieme.” Le labbra di Gourry erano divenute linee sottili. I suoi occhi si erano fatti scuri, rabbiosi. “Mi hai capito?” ringhiò. “Non ne posso più del tuo egoismo, Lina. Non voglio più avere niente a che fare con te.”
Deglutii. Il mio stomaco era stretto in una morsa, mentre cercavo qualcosa da replicare. Faticavo a tenere levato lo sguardo. La luce rossa del tramonto avvolgeva la figura del mio compagno, ferendomi gli occhi.
Una parola poteva salvarci, un’altra distruggerci.


… Com’era cominciata?
Beh, in un modo non molto diverso dal nostro solito.
“Cameriere, ancora due porzioni di uova fritte e pane tostato, per favore!”
“E non dimenticatevi la specialità locale!”
Dovevano essere, più o meno, le tre del pomeriggio. Eravamo seduti al tavolo di quella osteria, al centro della città mercantile di Lythia, nel nord di Elmekia, ormai da diverse ore. I tavoli attorno a noi si erano progressivamente svuotati, mentre gli avventori si disperdevano per le strade, inseguendo ciascuno le proprie attività quotidiane.
Eravamo giunti in città in tarda mattinata e avevamo deciso, come prima cosa, di pranzare. Eravamo sempre in cerca di una spada per Gourry ma, per dirla tutta, ce la stavamo prendendo piuttosto comoda. Era da poco che avevamo sconfitto per la seconda volta Rezo-Shabranigdu, e nonostante i miei capelli avessero ormai riacquistato del tutto il loro colore, entrambi eravamo ancora provati dalla dura battaglia che ci aveva coinvolti. E non era male dedicarsi al turismo, una volta tanto. Avevamo ancora da parte una buona metà della ricompensa che avevamo ricevuto da Philionel per la battaglia contro Zanaffer ed eravamo decisi a godercela prima di accettare nuovi ingaggi.
Ci eravamo fermati per assistere alla fiera annuale che si sarebbe tenuta di lì a poco in città. Mercanti d’armi stavano giungendo da ogni parte del regno e noi speravamo di trovare qualche occasione, o almeno una traccia, che ci portasse a una spada magica.
La fiera, però, non era l’unica attrattiva di quel luogo. Era stata un motivo in più per sceglierlo come meta, certo, ma la verità era che io ero giunta lì con un altro, ben preciso obiettivo…
“Dato che ormai ci siamo, vuoi finalmente dirmi in che cosa consiste questa famosa specialità locale?”
Rivolsi un ghigno a Gourry, che mi fissava con impazienza dal lato opposto del tavolo.
Estrassi teatralmente la mia guida turistica dalla tasca del mantello, mi schiarii la voce e cominciai a leggere, in tono solenne.
“La città di Lythia è celebre non solo in quanto importante crocevia di traffici, tappa obbligata per chi voglia imboccare la rotta commerciale che conduce alle regioni a meridione della Penisola dei Demoni. Si tratta anche di una delle ultime città situate in zona fertile, prima dell’estendersi delle aree desertiche. La sua produzione agricola viene esportata…”
“Linaaa…” mi interruppe Gourry. “Non mi interessa della produzione agricola di Lythia. Avanti, mi vuoi dire cosa è questo piatto misterioso?”
“… viene esportata regolarmente nella maggior parte dei feudi centrali di Elmekia.” proseguii, ridendo sotto i baffi. “I prodotti locali sono inoltre impiegati in quella che è una fra le più rinomate e apprezzate tradizioni culinarie del Regno. Oh, mi spiace, ti vedo annoiato, vuoi che interrompa qui?”
“Lina…” ripeté il mio compagno, in un mugugno.
Non riuscendo a mascherare una risata soffocata, proseguii. “La cucina locale è famosa in particolare per i suoi stufati di pesce di acqua dolce. La vera specialità della città, però, è un’altra, la ricetta che fa di Lythia l’invidia di tutti i cuochi e buongustai del Regno.” mi concessi una breve pausa enfatica “Lo stufato di drago di lago nano.”
Gourry, di fronte a me, sbarrò gli occhi. “Drago di lago…? Vuoi dire…?”
Lo fissai con occhi estasiati. “Esatto!” Mi sarei messa a saltellare sulla sedia, se non fosse stato che una maga famosa in tutto il mondo deve saper mantenere un certo contegno. “La specialità che non siamo riusciti ad assaggiare quella volta! Riesci a crederci?”
Gourry mi parve scettico. “Però… se ben ricordo per catturare quel drago ci eravamo cacciati in un sacco di guai e alla fine era venuto fuori che ci sarebbe voluto troppo tempo per cucinarlo.” Fu percorso da un brivido. Tutte quelle storie solo perché lo avevo costretto a fare da esca. E’ proprio vero che non esistono più gli uomini di una volta.  
“Ma stavolta non avremo gli stessi problemi.” dichiarai, trionfante. “Sta’ a sentire: Il drago di lago nano, simile a un grosso serpente acquatico, è una specie estremamente rara, sviluppatasi, si suppone a seguito di una mutazione, nel Lago Baikal, a nord di Lythia. La sua carne è appetitosa come quella del comune drago di lago, ma la sua preparazione non è altrettanto lunga e complicata, perché il drago nano non condivide alcune delle caratteristiche del suo più imponente parente; in particolare, la peculiare durezza degli strati esterni del corpo e le sacche di veleno. La cattura del drago di lago nano, date le dimensioni almeno dieci volte ridotte rispetto a quelle del comune drago, è accessibile alle possibilità del comune cacciatore. Tuttavia, la specie è protetta e per poter prendere parte alla stagione della caccia è necessaria esplicita autorizzazione del Signore locale. Un presidio fisso di guardie forestali è stato posto nei pressi del Lago Baikal, per impedire fenomeni di bracconaggio indiscriminato. Questo fa della carne di drago di lago nano un piatto molto pregiato. Solo in occasione della fiera annuale le locande di Lythia la servono al pubblico, anche se a prezzi non sempre accessibili per il comune viaggiatore. Trattative sono in corso per l’esportazione e l’allevamento di alcuni esemplari in altri specchi di acqua dolce della penisola, ma gli esperti sono tutt’ora incerti sulle possibilità di sopravvivenza della specie al di fuori del particolare habitat offerto dal Lago Baikal, nonché sulle bla, bla… direi che è finita la parte che ci interessa.”
“Uh…” Gourry si grattò la guancia. “Perciò, dal momento che siamo qui in questo periodo dell’anno, potremo gustare la carne di drago senza fare nessuno sforzo?”
“Nessuno sforzo, se non quello considerevole di sborsare una bella somma. Ma sono più che disposta al sacrificio. I rubini che ho trovato la settimana scorsa serviranno perfettamente allo scopo.”
Le sopracciglia di Gourry si sollevarono di svariati centimetri. “Non userei proprio il termine ‘trovato’…”
“Senti, se hai tanto da lamentarti sui miei metodi di guadagno posso anche risparmiarmi di offrirti il pranzo.”
“No, no.” Gourry mi sorrise. “Ho rinunciato a lamentarmi dei tuoi metodi di guadagno da un bel pezzo.”
Gli feci la lingua. Non ebbi tempo di proseguire nella discussione, però, perché proprio in quel momento il cameriere si materializzò con il nostro pane tostato. Attesi che lo poggiasse sul tavolo, prima di rivolgermi a lui in tono speranzoso. “Ci vorrà ancora molto per la specialità locale?”
Il cameriere, sin da quando lo avevo preso in disparte al mio arrivo dicendogli che ero disposta a offrire una cifra spropositata in cambio di un piatto di drago, aveva continuato a squadrarmi con una sorta di timore reverenziale. Anche in quel momento non sembrava del tutto certo che non fossi una proiezione della sua mente.
“C… certo signora. Il capocuoco è andato personalmente ad acquistare la carne necessaria presso il rivenditore ufficiale del duca e lo stufato è già in ebollizione. Ma ci vuole un po’ di tempo perché la carne si intenerisca e…”
“Non importa, non importa.” Agitai la mano, con noncuranza. Ero così di buon umore che non mi seccava aspettare. Sarei rimasta seduta a quel tavolo anche una settimana, se fosse stato necessario.
Quasi come per premiarmi della mia pazienza, proprio in quel momento le porte che conducevano alle cucine si spalancarono. In pompa magna, seguito dai suoi aiutanti, il capocuoco entrò nella stanza, spingendo un carrello su cui troneggiava una enorme pentola, colma di un salsa densa di un colore arancione pallido, in cui galleggiavano succulenti pezzi di carne. Nonostante si avviasse alla mezza età, fosse pelato e portasse un paio di lunghi baffi brizzolati di dubbio gusto, rischiai seriamente di levarmi in piedi e baciarlo.
“Finalmente!” dichiarai ad alta voce, presa dall’entusiasmo. “Non posso credere che sia giunto questo momento!”
“Oooh… sembra ottima, in effetti!” replicò Gourry, con aria estasiata.
Ci servimmo due generose porzioni e, al di sopra dei piatti ricolmi che si stagliavano invitanti di fronte a noi, restammo per qualche istante a guardarci negli occhi, condividendo la magia del momento.
Oh, che avete da ridire? Avevo aspettato anni per quella roba. Per un parto ci vogliono solo nove mesi e la gente fa molte più storie, quando nasce un bambino.
Comunque, eravamo lì e ci stavamo guardando intensamente negli occhi. Timidamente, avvicinai la forchetta al piatto e infilzai un pezzetto di carne. Era perfetto. Di un dolce colore rosato, tenero al tatto e dall’odore delizioso. Gourry mi imitò e io lo attesi, per condividere il momento. Insieme ci portammo le forchette alle labbra e addentammo.
La delusione mi colpì peggio di una secchiata d’acqua fredda in volto.
Per un momento non potei fare altro che restare immobile, mentre il boccone che avevo appena masticato scendeva come un macigno verso il mio stomaco.
Gourry, che aveva continuato a masticare senza accorgersi di nulla, mi rivolse uno sguardo interrogativo. “Qualcosa non va?”
Le sue parole mi fecero riprendere dallo shock. Volsi uno sguardo omicida al capocuoco.
“Non chiederlo a me.” ringhiai. “Chiedilo a lui.”
Il capocuoco vestì la sua migliore espressione innocente, ma capii immediatamente che sapeva di cosa stavo parlando. Il suo corpo si era irrigidito e aveva iniziato a sudare freddo.
“Signorina, c’è qualche…”
“Vediamo se questo ti fa capire il problema.” Gli agitai la forchetta di fronte al volto. “Questo-non-è-drago! E’ pesce d’acqua dolce, salmone forse, il cui gusto è stato mascherato con delle bacche agrodolci!”
Mph. Mia sorella aveva passato anni ad addestrarmi a riconoscere i veleni. Davvero davo l’impressione di non riuscire nemmeno a distinguere un drago da un pesce? Con chi credeva di avere a che fare?
“No.” sentii sospirare Gourry. “Non di nuovo.”
“Signorina,” balbettò il capocuoco, in preda a una agitazione crescente. “credo che ci sia un terribile malinteso…”
“Un malinteso? Perché allora non risolviamo questo ‘malinteso’ portando il piatto alle autorità cittadine?”
Sul volto del capocuoco si dipinse una espressione sconfitta.
“Vi offriremo il pranzo.” dichiarò. “E tutti i vostri pasti, finché sarete in città, saranno a carico nostro. Vi prego, però, non diffondete la notizia. Non è solo per noi. Saremmo tutti rovinati, se si sapesse in giro.”
Levai un sopracciglio. Mio malgrado, quella che suonava come una patetica scusa mi aveva incuriosita.
“Di che stai parlando?”
Il capocuoco si guardò attorno. “Non possiamo parlare qui.” dichiarò, frettolosamente. “Seguitemi in un’altra stanza, prego. Vi offrirò un bicchiere del mio miglior vino.”
Perplessi da quel tono cospiratorio, Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata. Il mio compagno si strinse nelle spalle. Con un mezzo sospiro, io tornai a volgermi verso il cuoco.
“E va bene.” dichiarai. “Sentiamo cosa hai da raccontarci.”

Dieci minuti dopo, stavamo banchettando con vino passito e biscotti all’interno di una enorme cucina. Ben tre camini erano accesi e i camerieri si affrettavano nei preparativi per la cena, che avrebbe iniziato a essere servita di lì a due ore. L’aria era satura di calore e nervosismo.
Il cuoco sedeva dirimpetto a noi, l’aria afflitta. Uno stuolo di assistenti stava in piedi alle sue spalle, pronto ad affrettarsi ad esaudire ogni nostra minima richiesta.
Dovevo ammettere che quel trattamento mi aveva reso un po’ più bendisposta verso il nostro interlocutore. Un po’. La delusione per il drago mancato, però, era ancora fresca e cocente.
“Quindi i distributori ufficiali non vi hanno voluto vendere la carne di drago.” commentai, prendendo un primo sorso dal mio secondo bicchiere di vino.  
“Vedete, signorina, il fatto è che non ne hanno in quantità sufficiente. Quello catturato quest’anno è stato distribuito tutto fra i nobili del regno ed è a malapena bastato.”
“Vuoi dire che i nobili hanno fatto incetta di carne, senza tenere conto della quota che sarebbe spettata a voi locandieri?”
“No, signorina, le ordinazioni non hanno superato la consueta quantità… e anzi, non sono state del tutto soddisfatte. Il problema è che la quantità di carne a disposizione era drasticamente inferiore rispetto agli anni passati.”
“Ma catturare il drago nano non è difficile come catturare un drago normale, non è così?” intervenne Gourry, che stranamente poco prima doveva avermi ascoltato. “Come mai la stagione della caccia è andata male?”
“Non ho detto che la stagione della caccia è andata male… ma che la quantità di carne quest’anno è inferiore.”
Aggrottai la fronte. “E non è la stessa cosa?”
“No. Vedete, la carne normalmente subisce un… trattamento, prima di essere messa in commercio.”
Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata. “Un trattamento?”
“Ecco… quella che si mangia di solito non è propriamente carne di drago nano... ma carne di drago nano gigante.”
Ok. E che diavolo era un drago nano gigante? “Come fa un drago a essere nano e gigante al contempo?”
“Un drago nano può diventare gigante… usando la magia.”
Restammo a fissarlo, ammutoliti.
“Vedete…” il cuoco abbassò la voce. “Il fatto è che la quantità di draghi che è permesso cacciare per legge ogni anno non è assolutamente sufficiente a fornire carne a tutto il Regno. Sono animali piccoli e rari, sapete, e chiaramente non possiamo catturarne più di quanti sia possibile usare a scopi alimentari senza mettere in pericolo la specie.”
“Ma… non si può moltiplicare e tantomeno ingrandire il cibo con la magia.” O meglio… esperimenti erano stati condotti per farlo, usando più o meno il principio della clonazione, ma erano richieste formule complicate e attrezzature dispendiose e non si erano ancora raggiunti risultati soddisfacenti.
“Non usiamo propriamente la magia. Vedete, c’è una spada,” al risuonare di quella parola le mie orecchie immediatamente si drizzarono. “che era custodita all’interno del tempio della città… la Spada dell’Abbondanza, la chiamiamo. Colpendo un qualsiasi oggetto con la sua lama per tre volte e recitando la formula adeguata, quell’oggetto si ingrandisce, a patto che si tratti di materia morta… come un drago già ucciso, o delle piante recise. E’ questo che ci permetteva di avere abbastanza tagli di carne di drago da vendere al pubblico, in questo periodo dell’anno. Ed è questo che ci permetteva di avere frutta e verdura in quantità sufficiente per approvvigionare le zone desertiche del Regno.”
Il che era molto, MOLTO interessante per me… ma non era il momento di mostrarlo. “E perché ne parli al passato?”
“Vedete… da qualche anno, poco fuori da Lytia, sulle montagne che sovrastano il Lago Baikal vive una… creatura. Si dice che sia un demone, o uno spirito maligno. Molti viaggiatori che sono passati da quelle parti non sono più tornati, tanto che ormai praticamente tutti evitano quella zona. A volte ha tentato di attirare calamità anche sulla città, ma i nostri sacerdoti sono sempre riusciti a proteggerci. Però, qualche settimana fa, quella creatura si è fatta improvvisamente più potente. Ha seminato il terrore in città e, superando tutte le barriere, è riuscita a penetrare nel tempio. In ultimo, i nostri sacerdoti sono riusciti a scacciarla, ma con lei, purtroppo, è sparita anche la spada.”  
Aggrottai la fronte. Capivo. Capivo più di quanto quell’uomo potesse immaginare.
“La fiera era alle porte ed eravamo disperati. Non sapevamo come sarebbe stato possibile affrontare l’evento, senza parlare dei mesi freddi a venire, senza l’aiuto di quell’arma. Le autorità cittadine ci hanno pregato di non dire nulla, per ora… la gente, sapendo che la fiera di quest’anno sarà più povera del solito e che non sarà disponibile carne di drago, potrebbe non partecipare, e l’economia locale sarebbe duramente colpita… certo, prima o poi si saprà comunque, perché le nostre scorte di cibo non dureranno in eterno, ma la speranza è che i nostri sacerdoti riescano a sfidare quella creatura e a recuperare la spada prima che ciò avvenga. Per questo ho temuto, quando avete detto che vi sareste rivolti all’autorità… loro sanno già tutto, ma se aveste sollevato eccessivo clamore, non solo la mia osteria, ma tutta la città ci sarebbe andata di mezzo. Tremiamo, ogni volta che ci viene richiesto il drago. Speravamo di riuscire ad ingannare anche voi, come chi vi ha preceduto, servendovi del pesce molto speziato… in fondo, è raro che una persona, non nobile, mangi spesso carne di drago… ma evidentemente abbiamo sfidato troppo la sorte.”
“Non dubito che siate riusciti ad ingannare palati meno allenati.” commentai, distrattamente. La mia mente era già concentrata su altro.
“Vi prego, non divulgate la notizia.” insisté il cuoco. “Avrete la mia cucina al vostro servizio per il resto del vostro soggiorno. Se parlerete, non ci andremo di mezzo solo noi, ma tutta la città.”
Emisi un sospiro. “E va bene, e va bene. Non diremo niente.”
Notai che Gourry mi rivolgeva un’occhiata interrogativa. Gli feci cenno con gli occhi che gli avrei spiegato più tardi.

Finimmo il nostro pranzo e uscimmo dall’osteria a pomeriggio ormai avanzato. L’aria si era fatta frizzante, con l’avanzare della sera, e il profumo dei fiori che decoravano le coccarde e i festoni appesi per le vie in occasione della fiera si univa a quello dei piatti messi sul fuoco per la cena.
“Ci sei andata piano, con quel tizio.” commentò Gourry, mentre ci facevamo strada nella folla di persone che affollava il centro cittadino.
“Che altro avrei dovuto fare? Anche arrabbiandomi, non avrei comunque ottenuto la mia cena a base di drago. Così invece avremo pasti gratis per il resto del nostro soggiorno.”
“Mm. E come mai ho l’impressione che tu abbia anche qualcos’altro in mente?”
Volsi il viso verso di lui e gli strizzai l’occhio. “Diciamo che ho tratto un paio di conclusioni da quello che ci ha raccontato.”
“Vale a dire?”
“Credo che la creatura che ha attaccato la città sia un Mazoku. Non uno particolarmente potente, certo, ma un Mazoku. Quale altra creatura trarrebbe vantaggio dal portare scompiglio e sofferenza nell’ambiente che lo circonda? E ha senso anche se pensi al fatto che qualche settimana fa ha improvvisamente acquisito potenza. Potrebbe essere un effetto collaterale del temporaneo ritorno in vita di Shabranigdu.”
Gourry si accigliò. “Se è così… non invidio i viaggiatori che sono finiti fra le sue mani.”
Capivo che intendeva dire. Non c’era modo che un Mazoku ti garantisse una morte veloce, senza prima cercare di estrarre da te ogni stilla di dolore.
“Se si tratta di un Mazoku… pensi che i sacerdoti di questa città riusciranno mai a recuperare la spada?”
“Non ne ho idea. Molto dipende dalla sua potenza, suppongo.” Feci una pausa. “Di certo, però,  noi avremmo buone probabilità di farcela.” aggiunsi, in tono apparentemente noncurante.
“Noi?” Gourry non si fece ingannare. “Non dirmi che vuoi… aiutarli?”
Gli rivolsi un sorriso innocente. “Non era proprio ‘aiutarli’ ciò che avevo in mente.”
“Lina…”
“Sì?”
“Hai intenzione di rubare la spada a quel Mazoku per tenertela?”
“Ohohoh. Come sei intuitivo oggi. ♥” Emisi una risatina e vestii il mio migliore sguardo da cerbiatta.
“Lina!!!” protestò il mio compagno, ancora una volta senza farsi incantare.
“Senti, non vedo che ci sarebbe di male.” ribattei io, tornando a un tono pratico. “In fondo, non siamo stati noi a rubarla per primi, no? E siamo noi ad avere sconfitto Shabranigdu e ad aver fatto perdere potere a quel Mazoku, per cui ci meritiamo una ricompensa.”
Gourry sospirò. “Mi pare un ragionamento un po’ contorto.”
“Ma quella spada sembra un’arma potente! Ingrandire il cibo non è una capacità da poco, e per quel che ne sappiamo potrebbe anche nascondere altre proprietà inaspettate, da sfruttare in combattimento! Potrebbe rivelarsi l’arma giusta per te!”
“Ma io non vorrei brandire un’arma rubata.” ribatté lui, testardamente.
Visto, ragazze? Ecco cosa succede a mettersi a viaggiare con uno che trabocca di ideali cavallereschi.
“Ok, ok, se non ti piace l’idea allora sta’ a sentire l’alternativa: riprenderemo quella spada e io mi prenderò qualche giorno per studiarla. Poi la restituiremo alla città in cambio di una ricompensa pari al suo valore. Che ne dici? Potremo usare quei soldi come aiuto per cercarti un’altra arma e daremo anche una mano alla città.”
Lo spadaccino arricciò il naso. Non pareva convinto. “Non lo so.” concluse, dopo qualche secondo. “Secondo me faremmo semplicemente bene a tenerci fuori da questa faccenda.”
Era anche vero che eravamo arrivati laggiù con l’idea di limitarci a fare i turisti. E che si parlava sempre di un Mazoku e noi eravamo appena usciti da un guaio piuttosto grosso. Non che non capissi il suo punto di vista. Però l’occasione che ci si era presentata mi pareva troppo ghiotta per rinunciare senza nemmeno considerarla.
“Comunque, non dobbiamo decidere stasera.” conclusi. La notte porta consiglio, recitava il detto, non era così? “Credo che faremo meglio a cercare in fretta una locanda, con tutti i viaggiatori che si stanno radunando qui in questi giorni rischiamo di non trovare neanche una stanza.”
“Hai ragione.”
Raggiungemmo la prima insegna che intravedemmo sulla via. L’ingresso immetteva direttamente nella sala da pranzo, un ambiente pulito e accogliente, riscaldato da un camino. Dirimpetto all’entrata, si stendeva un lungo bancone in legno e sulla parete destra una scalinata si apriva nel muro, conducendo, presumibilmente, alle camere da letto.
Dietro al bancone, si trovava una ragazza, intenta a lucidare bicchieri. Doveva avere fra i venti e i venticinque anni, folti ricci biondi e occhi verdi, volto lentigginoso.
E tette troppo grosse per risultarmi simpatica.
Oh, non giudicatemi. Anni di prese in giro tendono a renderti sensibile su certi argomenti.
La ragazza non levò nemmeno lo sguardo. “Siamo al completo.” dichiarò in tono annoiato quando ci sentì avanzare nella sala.
Stavo già per tornare sui miei passi, rassegnata a una lunga ricerca, quando avvertii Gourry irrigidirsi. Levai lo sguardo sul suo viso e fui perplessa nel trovarlo sorpreso. E la perplessità mutò in stupore quando, in tono esitante, si rivolse alla locandiera.
“Meredith?”
La ragazza sollevò gli occhi.
“Gourry?” domandò, stupita. “Ma sei proprio tu?”
“Non ci credo.” Il mio compagno vestì un gran sorriso. “Che ci fai qui?”
“Ci lavoro, mercenario.” Anche la ragazza sorrise. Qualsiasi traccia di noia era sparita dal suo volto. “L’attività di mamma ha continuato a crescere.” spiegò. “E abbiamo deciso di trasferirci quaggiù, qualche anno fa, dal momento che in questa zona si fanno ottimi affari.”
“Capisco. Devo dire che la cosa non mi stupisce.”
La giovane chiamata Meredith emise una breve risata. “E tu, che fai da queste parti?” Mi lanciò un’occhiata. “Vedo che hai cambiato genere di lavoro. Fai da scorta alla figlia di qualche mercante della zona?”
Gourry parve improvvisamente ricordarsi di me. Mi rivolse a sua volta un’occhiata e parve trovarsi in imbarazzo. “Ehm… non è proprio così.”
“Mi chiamo Lina.” sbottai io, interrompendolo. “Sono una maga e non mi sta scortando. Sono la sua compagna di viaggio.”
La mia risposta poteva forse suonare un po’ acida.
Chiaramente sarebbe stata solo un’impressione.
“Ehm… già.” confermò Gourry. “Lina, questa è Meredith. Una mia vecchia amica.”
“Vecchia amica?” rise la locandiera. “E’ così che si chiama, adesso? Perché se tratti così tutte le tue amiche, tesoro, credo tu abbia lasciato alle tue spalle una scia di amiche molto soddisfatte.”
Gourry avvampò. La sua espressione colpevole non lasciò spazio a dubbi.
Io fissai lo sguardo su un punto nel vuoto e desiderai scomparire.
‘Concentrati sul bancone. Il bancone è bellissimo. E’ di un legno davvero lucido. Una palla di fuoco attecchirebbe benissimo e… NO. No. Concentrati sulle BOTTIGLIE DI VETRO sul bancone. O sull’attizzatoio. Su nulla che sia infiammabile.’
“Oh, cielo, spero di non aver creato un qualche incidente diplomatico.” rise la ragazza, spostando lo sguardo da me a Gourry. “Voi due non sarete mica…”
“NON LO SIAMO!!!” intervenni, prima che potesse aggiungere QUALSIASI altra cosa. “E comunque, faremmo meglio a muoverci. Dobbiamo ancora trovare una stanza per la notte e ho idea che in quasi tutte le locande ci sia già il pieno.”
“Volete scherzare! Saremo anche al completo per la gente comune, ma non siamo mai al completo per i vecchi amici.” Il suo tono di voce mi parve assumere una sfumatura deliberatamente maliziosa. “E mia madre sarà felice di rivederti, Gourry. Aveva una certa predilezione per te. Di certo ti preferiva a quelli che ti hanno preceduto e seguito.” Emise una nuova risata.
‘L’attizzatoio. Concentrati sull’attizzatoio.’
“Fatemi un po’ vedere cosa posso trovare per voi.” Prese a sfogliare un registro. “Oh, ecco qua. Il tizio che sta occupando questa stanza è un nostro cliente abituale e ogni volta non fa altro che provare a mettermi le mani addosso. Farò in modo che sia fuori di qui in meno di un secondo e non lo rimpiangerò.” Mi sorrise, con fare ammiccante. “Vi farò portare una branda in più, per la stanza, ovviamente. Peccato che la dobbiate condividere.”
‘L’attizzatoio. L’attizzatoio.’
Nei romanzi gialli, l’attizzatoio non era usato spesso come arma del delitto?
“Sei molto gentile, Meredith.” commentò Gourry, in tono neutro – ma lanciandomi occhiate sinceramente preoccupate. “Credi di aver bisogno di aiuto, per quel tizio?”
“Oh, non ti preoccupare, i miei camerieri sono perfettamente addestrati a gestire questo genere di situazioni.” Gli strizzò l’occhio. “Un lavoretto pulito, da uscita sul retro. Sedetevi, vi faccio portare qualcosa da bere nell’attesa.”
La locandiera sparì ancheggiando attraverso una porta in legno dietro il bancone. Gourry ed io raggiungemmo un tavolo e ci sedemmo, senza dire una parola. Avevo idea che la mia espressione non invitasse molto alla conversazione.
“Ehm… che fortuna, eh? Chissà se saremmo riusciti a trovare un’altra stanza a così pochi giorni dall’inizio della fiera.”
“Già.” ammisi, con una certa riluttanza.
Non avrei dovuto essere così seccata, non è così? Non avevo motivo di esserlo.
Ma lo ero.
“Sai… io e Meredith ci siamo conosciuti quando ancora combattevo come mercenario…” proseguì Gourry, in tono esitante. “Le cose erano un po’ … diverse, per me, all’epoca.”
“Mm.” mi limitai a replicare.
Insomma, mica Gourry doveva giustificarsi. Quando lo avevo conosciuto aveva superato i vent’anni, era ovvio che avesse avuto la sua dose di esperienze, prima di incontrarmi.
E volevo dire, avrebbe potuto averle anche dopo avermi incontrata. Non eravamo… fidanzati, o roba del genere.
Un cameriere ci interruppe prima che potessimo aggiungere altro, servendoci due bicchieri di sidro fresco. Bevetti in silenzio, gettando di quando in quando occhiate furtive alla porta da cui era uscita Meredith.
Dopo forse quindici minuti, si sentì un gran trambusto provenire da una qualche stanza contigua. Una voce maschile urlò ripetutamente, sovrastando il rumore di quella che pareva una colluttazione. Il frastuono si spense così come era cominciato e dopo pochi minuti la locandiera si materializzò nuovamente, stavolta scendendo dalle scale. Sul volto, vestiva un sorriso soddisfatto.
“Tutto a posto.” annunciò. “Le cameriere stanno pulendo. Svoltate a destra in fondo al corridoio, la camera è l’ultima sulla sinistra. Se volete iniziare a salire, credo che fra pochi minuti sarà tutto pronto.”
Gourry praticamente scattò in piedi. Pareva decisamente sollevato da quella notizia.
“Ti ringrazio. In effetti siamo piuttosto stanchi.”
“Riposatevi, allora, e per qualsiasi necessità fatemi chiamare. Ma ti voglio mio ospite per cena, mercenario.” Gli strizzò l’occhio. “Diciamo fra un’ora e mezza? Abbiamo un sacco di cose da raccontarci.”
Con la coda dell’occhio, vidi Gourry sorridere. “Volentieri.”
Mi avviai per prima lungo le scale, con passo stanco. L’irritazione aveva lasciato spazio a un vago senso di sconfitta.
“Meredith è una brava persona.” sentii Gourry commentare, alle mie spalle, quando avemmo raggiunto il corridoio. “E’ un po’ esuberante, forse, ma è un tipo generoso e un’affarista molto professionale. Dovreste chiacchierare un po’, stasera, penso che andreste d’accordo.”
“Non credo che l’invito fosse esteso anche a me.” mugugnai, in risposta.
“Come no?” Gourry emise una breve risata. “Ovvio che era esteso anche a te. Vedrai, ci aspetta una cena ottima.”
Non risposi, salvata dal fatto che eravamo arrivati.
La nostra camera era stata arieggiata e pulita. La porta era stata lasciata aperta per noi, con una chiave nella toppa e un’altra poggiata sul davanzale della finestra. Era piuttosto ampia: con un letto a una piazza e mezzo, un tavolo, un armadio, un lavabo e un camino rimaneva spazio più che sufficiente per la branda, che era stata già preparata contro la parete opposta a quella del letto principale. Dovevo ammettere, mio malgrado, che Gourry aveva ragione sulla professionalità di Meredith. Nessuno avrebbe mai detto che fino a mezz’ora prima quel posto era stato occupato da qualcun altro.
“Prendi pure il letto, io prendo la branda.” mi invitò Gourry, abbandonando la sua sacca da viaggio sul tavolo. Lo osservai, mentre si stiracchiava con il consueto fare rilassato, e dovetti sorridere fra me. Quel piccolo gesto di gentilezza era molto tipico di lui.
“Ho voglia di un bagno.” dichiarò, dopo qualche istante. “Penso che andrò ora. Ci vediamo qui prima di cena?”
Io esitai per un momento, prima di rispondere. “Senti, non sono davvero affamata, dopo il pranzo di oggi. E ho voglia di tornare a quelle terme che abbiamo visto stamattina al nostro arrivo. Tu vai pure a cena senza di me. Io andrò a dormire presto.”
Gourry mi parve perplesso. “Sei sicura?”
“Sì, sì, vai tranquillo. Ci vediamo dopo, o domattina.”
Continuando a lanciarmi occhiate interdette, tirò fuori dalla borsa l’occorrente per il suo bagno. Con un ultimo, goffo sorriso di saluto, lasciò la stanza.
Io rimasi a fissare la porta chiusa, immusonita.
‘Al diavolo.’
Mi caricai il necessario per il bagno in spalla e uscii a mia volta.
Fuori dalla locanda, la città ferveva come sempre di attività. Mi mossi diretta verso le terme e pagai, per una volta senza contrattare, l’esosa tariffa che mi chiesero per immergermi.
Quando uscii, sulla città era ormai calato il buio. Mi feci offrire una lauta cena dall’oste che aveva tentato di ingannarci a pranzo (avevo fame, dopotutto) e tornai alla locanda quando ormai solo gli ubriachi popolavano le strade della città.
La sala da pranzo era deserta. Salii le scale di corsa, immaginando di trovare Gourry preoccupato, dal momento che gli avevo detto che non sarei andata a cena. Quando aprii la porta della camera, però, la trovai buia e deserta.
‘Al diavolo.’ sbuffai. ‘Al diavolo, al diavolo, al diavolo.’
Mi infilai il pigiama e mi stesi sul letto. Poteva fare quello che gli pareva. Non avrei certo vestito i panni della mogliettina ansiosa.
Spensi la candela e mi lasciai scivolare in un sonno profondo.
 
Quando mi svegliai, la stanza era inondata dalla luce del mattino. Nessuno si era preoccupato di chiudere le imposte, la sera prima, e mi trovai a battere le palpebre, infastidita da un raggio di sole che mi raggiungeva direttamente in fronte.
Mi misi a sedere e occhieggiai la branda, sull’altro lato della stanza. Gourry era là, e dormiva della grossa, sdraiato prono, con un braccio che stringeva il cuscino e l’altro abbandonato penzoloni fuori dal letto.
Le coperte erano scomposte ed era completamente vestito, come accadeva talvolta quando ci attardavamo a bere la sera e salivamo in camera troppo ubriachi per capire anche solo come infilare un pigiama. Quando capitava normalmente eravamo insieme, però. Vederlo ridotto a quel modo da solo mi depresse un po’.
Lanciai un’occhiata alla stanza e vidi che sul tavolo era abbandonato un piatto, ricoperto da una scatola di carta. Incuriosita, la sollevai e vi trovai la metà di una torta dall’aspetto delizioso, decorata con crema e frutti di stagione.
Lanciai uno sguardo di sottecchi a Gourry. Potevo scommettere che gliela aveva preparata lei. Mi sarebbe tanto piaciuto sapere perché diavolo tutte le ‘vecchie amiche’ di Gourry dovevano essere divinità della cucina.
Irritata, afferrai il cucchiaio poggiato sul piatto e mi misi a divorare la torta. A ogni boccone la trovavo più buona e a ogni boccone mi sentivo più irritata. Accidenti a me quando avevo scelto quella locanda. E quel villaggio. E quell’universo.
Sentii Gourry muoversi nel letto, come in risposta ai miei pensieri. Tronfia, mi volsi verso di lui, masticando la torta con ancora più convinzione.
‘Hai voluto fare tardi e ubriacarti con qualcun altro? E ora guardami mentre mi mangio la tua torta! Chi dorme non piglia pesci!’
Contrariamente a quanto mi aspettavo, però, Gourry non si levò dal letto gridandomi di smetterla. Semplicemente si mise a sedere, mi cercò con lo sguardo, mi sorrise e prese a strofinarsi gli occhi, con fare sonnolento.
“La hai trovata, vedo.” Si alzò in piedi e si trascinò fino a me, abbandonandosi pesantemente sulla sedia al mio fianco. “Vero che è deliziosa? Ho pensato che sarebbe stato un peccato se non avessi potuto assaggiarla.”
Per cui la aveva presa per me.
Oh.
Sentendomi improvvisamente in colpa, abbassai il cucchiaio. “Ehm… ne vuoi un po’?”
“Non ti preoccupare.” Allungò la mano e prese ad accarezzarmi i capelli. “Ieri ho fatto il pieno. La madre di Meredith ha cucinato per noi, ed è una cuoca fantastica. Anche se non c’è gusto a mangiare un pasto così buono senza qualcuno con cui litigarsi il cibo.” Mi strizzò l’occhio.
D’accordo, ero un’idiota.
Però ero un’idiota di buonumore. Il che poteva avere a che fare col fatto che dai capelli la sua mano era scesa ad accarezzarmi la guancia.
“Hai passato una bella serata?” riuscii persino a chiedere, senza nemmeno una punta di sarcasmo.
“Oh, sì.” Gourry sorrise. “Abbiamo rievocato un po’ i vecchi tempi. Anche se per lo più, devo dire, abbiamo parlato di quello che è successo negli ultimi anni.”
“Ah, sì?” Lo fissai, curiosa. Chissà cosa aveva raccontato esattamente.
Gourry annuì. “A questo proposito… c’era una cosa che volevo dirti.”
“Uh… spara.”
Gourry si raddrizzò sulla sedia e allontanò la mano dal mio volto. “Sai la tua idea di andare a recuperare quella spada magica? Beh, credo anche io che dovremmo farlo.”
Battei le palpebre, sorpresa. Era l’ultima cosa di cui immaginavo volesse parlarmi. “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Ieri chiacchierando con Meredith è venuto fuori l’argomento e… insomma, se nessuno recuperasse la spada sarebbe un duro colpo per gli affari della sua famiglia. Lei e sua madre sarebbero probabilmente costrette a trasferirsi e svendere la locanda e credo sarebbe dura per loro ricominciare tutto da capo.”
“Perciò…” esitai. “… prima volevi essere coinvolto in questa faccenda, ma dal momento che la cosa aiuterebbe lei hai cambiato idea, è così?”
“Beh… sì.”
Pessima risposta, Gourry.
O meglio… beh, era una buona risposta, fuori contesto. Non è che Gourry fosse un santo, ma era sempre disponibile per le persone a cui teneva, e supponevo che questo fosse parte del tuo fascino, però…
‘Oh, finiscila, Lina. Non sei una bambina gelosa.’
“E suppongo che i tuoi piani implicherebbero anche che io rinunciassi alla mia ricompensa una volta trovata la spada.”
“Onestamente, ti conosco abbastanza per avere paura a chiederti una cosa del genere.”
‘E questo cosa vorrebbe dire???’
Gourry sogghignò alla mia espressione. Ahah, gioco divertente ma pericoloso, bontempone.
“Senti, limitati a proporre un prezzo ragionevole, ok?” ridacchiò lui. “Non ha molto senso muoversi per aiutare la città, se poi siamo noi a mandarla in rovina.”
“E va bene, e va bene.” Sbuffai. “Proporrò un prezzo ragionevole, ma mi prenderò tutto il tempo che voglio per studiare la spada.” Ragionai per un momento. “Suppongo che avremo bisogno di ingaggiare una guida locale, perché ci accompagni dove si trova il demone… se la rotta sulle montagne non è più battuta da tempo, immagino non sia semplice orientarsi.”
“Oh, per quello non c’è problema.” sorrise Gourry. “Meredith mi ha già detto che, se avessimo accettato di aiutarla, avrebbe provveduto lei a fare da guida.”
‘Diamine.’
“Oh, grandioso, ma… ehm… sei certo che sia il caso? Potrebbe essere pericoloso, per qualcuno non abituato a trattare con i Mazoku.”
“Anche io glielo ho detto, ma mi ha risposto che conosce bene la montagna, dato che è solita andare a raccogliere erbe e frutti selvatici, e sa fin dove spingersi senza correre pericoli. Si limiterà a indirizzarci e poi ci aspetterà in una zona sicura.”
“Capisco…”
Che potevo dire? Non ero così ansiosa di averla come compagna di viaggio, ma non avevo neanche un motivo valido per rifiutare.
“Speriamo almeno che dopo tutta questa storia sia possibile mangiare carne di drago…” sospirai. “Anche se ne dubito. Se buona parte delle scorte è già stata distribuita ai nobili del Regno, dubito che per quest’anno rimanga molto da ingrandire…”
“Beh, mai dire mai.” sorrise Gourry. Si alzò in piedi, stiracchiandosi. “Allora vado ad avvisare Meredith. Ci vuole mezza giornata per arrivare a destinazione, tanto vale mettersi in viaggio il prima possibile.”   

Finimmo per partire a mattinata inoltrata. L’idea era raggiungere il passo dal quale iniziava la zona infestata dal demone verso metà pomeriggio, rimandare indietro Meredith, risolvere la questione e tornare indietro con un Ray Wing in tempo per l’ora di cena.
Avremmo potuto usare un Ray Wing anche all’andata, in effetti, e risparmiarci la necessità di una guida, ma il Mazoku in quel modo avrebbe potuto avvistarci da lontano e rendersi conto che eravamo combattenti. Invece, ciò a cui noi puntavamo era spacciarci per comuni viaggiatori e sfruttare l’effetto sorpresa.
Era per questo che ci eravamo cambiati. Gourry aveva rimosso i suoi guardaspalle e i pettorali e si era avvolto in un pesante mantello, con cui riusciva a nascondere il fodero della spada. Io mi ero fatta prestare un vestito da Meredith. E, sì, prima di sentire le vostre obiezioni, il vestito non era suo. E dato che insistete per saperlo, apparteneva a una servetta dodicenne che non prometteva di diventare particolarmente alta né particolarmente formosa. Ora siete soddisfatti? Possiamo passare oltre? Beh, grazie tante.
Meredith camminava di fronte a noi, facendoci strada in una vegetazione che diventava sempre più fitta e inospitale a mano a mano che salivamo di quota. Detestavo ammetterlo, ma era una fortuna averla come guida. Dato che quella strada non era battuta da tempo, il sentiero era quasi totalmente ricoperto di sterpi e in certi passaggi diventava seriamente complicato seguirlo. In quel momento eravamo vicini a un torrente, ma la strada se ne allontanava di continuo e non permetteva di usarlo come riferimento. Se fossimo stati soli, sarei quasi sicuramente stata costretta a levarmi sopra le cime degli alberi, per capire dove ci trovavamo.
“Il passo è l’ultimo punto in cui personalmente mi sia mai arrischiata ad arrivare.” ci stava spiegando Meredith, ansimando lievemente nell’aria rarefatta. “E solo una volta. Quello è il punto più vicino in cui quella creatura si sia fatto vedere dalle poche persone che sono sopravvissute per raccontarlo.”
“Come faremo a orientarci, dopo esserci separati?” domandai, studiando con poca convinzione la pista da conigli lungo cui ci stavamo inerpicando.
“Non è difficile, davvero. Dopo il passo scendete lungo un sentiero simile per una mezz’ora, o qualcosa di più, e troverete una radura. Da lì è difficile ritrovare la strada per proseguire, ma io vi consiglio semplicemente di fermarvi e aspettare. Mettetevi a mangiare qualcosa, chiacchierate. Se avrà l’impressione che vi stiate divertendo troppo sul suo territorio, ci penserà lui a farsi vedere.”
La osservai reprimere un brivido, ma non mi sognai di biasimarla. Io ormai ero abituata a trattare con i Mazoku, ma per una persona comune dovevano apparire come creature piuttosto terrificanti.
“Comunque non credo che avrete problemi.” Si volse verso Gourry, scacciando il timore dal proprio viso. “Se ben ricordo, il mercenario, qui, se la cava più che bene nel seguire le piste.” Sorrise maliziosamente, divertita da un qualche riferimento a fatti passati che io, chiaramente, non potevo cogliere. Ogni traccia di compassione per i suoi timori sparì istantaneamente dalla mia mente.
Volevo dire, avrebbe anche potuto sforzarsi di essere un po’ meno spudorata. La sera prima, al nostro arrivo alla locanda, si era mostrata piuttosto esuberante, ma ora non sembrava più avere nessun ritegno nell’ammiccare a Gourry direttamente di fronte al mio naso. Avrei tanto, TANTO voluto sapere che si erano detti durante la cena.
“Pensate che sia il caso di fermarsi a mangiare qualcosa, prima di arrivare al passo?” domandò Gourry, con l’evidente intento di cambiare argomento. “Quello spiazzo, vicino al torrente, mi pare l’ideale per una sosta. Non penso che sia il caso di combattere con la stanchezza del viaggio ancora addosso.”
“Buona idea.♥” replicò Meredith, con irritante entusiasmo. Lo precedette verso il greto sassoso e si fermò in un punto in cui alcuni grossi massi permettevano di sedersi comodamente. “Ho giusto portato con me uno spuntino.” Si levò di spalla lo zaino, sospettosamente pieno, e srotolò al suolo la coperta legata sopra di esso. Quindi, con l’abilità di un prestigiatore che estrae oggetti dal cappello, prese a tirare fuori pietanze su pietanze e a disporle con arte su di essa.
Gli estremi per l’omicidio c’erano tutti, non era così? Nessuno avrebbe potuto biasimarmi.
“Le torte salate sono buone anche così, ma la carne andrebbe proprio scaldata. Ragazzina, perché non ti addentri un po’ nella boscaglia a raccogliere della legna, mentre io e il mercenario, qui, prepariamo?”
'Ragazzina???'
Prima che potessi replicare qualsiasi cosa, Gourry mi pose una mano sulla spalla. “Uhm, posso andare io a prendere la legna.” suggerì, nervosamente. “Perché non ti siedi e non ti riposi per un po’, Lina?”
Mi lanciò un’occhiata che mi implorava di non esplodere. Io lo fulminai con lo sguardo.
Con un mezzo sorriso, mi superò e ritornò al sentiero. Osservandolo sparire fra gli alberi, emisi un sospiro. Mi sedetti pesantemente su uno dei massi, mentre Meredith continuava a disporre portate sulla coperta, con aria compiaciuta.
“E insomma sono anni che viaggiate insieme, non è così?” esordì nuovamente, quando l’eco dei passi dello spadaccino fu svanita.
Risposi con un mugugno, che poteva valere come un assenso. Speravo che il mio malumore bastasse a farle capire che non ero in vena di chiacchiere, ma evidentemente la mia mimica facciale non era abbastanza efficace. Posò gli occhi su di me e mi rivolse un sorriso sfacciato. “Beh, mi rendo conto che la mia domanda di ieri, se voi due steste insieme, vi deve essere apparsa davvero assurda. Voglio dire, un uomo e una donna non continuano a vivere fianco a fianco così a lungo senza combinare nulla, se fra loro c’è quella… scintilla. Capisci cosa voglio dire, vero?”
Una palla di fuoco avrebbe attirato l’attenzione del demone e ci avrebbe rovinato l’effetto sorpresa, vero? Mmm, già, immaginavo di sì…
“In effetti io credo che sia una cosa che funziona a prima vista. Completamente irrazionale. Incontri la persona e – zac – scatta l’attrazione. Un po’ come è stato al tempo fra me e Gourry, a ben pensarci. Era venuto nella mia locanda solo per bere qualcosa con i suoi commilitoni, ma non c’è voluto molto perché giungessimo a una… diversa conclusione.”
Ma a ben pensarci, era davvero così importante l’effetto sorpresa? Volevo dire, le invasioni barbariche non giocavano certo sul silenzio e l’avanzare di soppiatto, e come andavano a finire di solito?
“E credo che la scintilla sotto sotto non si spenga mai. Ieri notte, ad esempio…”
Ero MOLTO curiosa, in effetti, di ascoltare cosa aveva da dirmi sulla notte precedente, ma non sarei mai riuscita a farlo. Un fruscio sospetto fra le foglie alle mie spalle attirò istantaneamente la mia attenzione, distraendola dalle provocazioni della locandiera.
Meredith dovette rendersi conto dalla mia espressione che qualcosa se ne andava, perché si azzittì spontaneamente. Io, lentamente, mi levai in piedi.
“C’è qualcosa che non va?” domandò, dopo qualche istante di silenzio. La sua aria canzonatoria era sparita. Ora sembrava seria e piuttosto spaventata. “Il demone… non era mai arrivato così a valle.” aggiunse, in tono incerto.
“Non ne sono sicura.” replicai. Non ho la sensazione che ci sia un Mazoku nei paraggi, ma mi sento comunque osserva…”
Non potei terminare la frase. Quello che sembrava un orso sbucò improvvisamente dalla boscaglia alle mie spalle, e mi si scagliò contro con la forza di un bisonte.
Venni scaraventata al suolo e l’impatto fu tanto violento da lasciarmi temporaneamente senza fiato. Per qualche istante, fui persino incosciente del dolore degli sfregi che mi ero procurata urtando contro il terreno sassoso.
Appena le mie forze me lo permisero, sollevai gli occhi. Mi ci volle qualche secondo per mettere a fuoco la scena. Quella che credevo una bestia era in realtà un uomo, sui venticinque o trent’anni. Alto, massiccio, con i capelli di un rosso intenso e minuscoli occhi verdi che si perdevano nel volto squadrato e ferino, ricoperto di una peluria mal curata. Indossava un pesante mantello di pelliccia marrone scuro, da cui pendeva un fodero con una accetta da boscaiolo.
L’uomo aveva afferrato Meredith per un polso e stava cercando di trascinarla via, verso la boscaglia. La ragazza scalciava, mordeva e graffiava in risposta, senza riuscire a liberarsi.
“Lasciami! Lasciami, dannato bastardo!”
“Tu mi respingi quando io non faccio che amarti.” sibilò lui in risposta. “Sono stanco. E’ tempo di farla finita.”
Boccheggiando, mi alzai in piedi. “Chi diavolo saresti, tu?”
“E’ l’uomo della locanda!” rispose Meredith per lui. “Garreth! Quello che ho allontanato per farvi spazio!”
L’uomo della locanda? Perciò ci stava tenendo d’occhio dal giorno prima?
Il bestione mi fissò con occhi ossessionati. “E’ arrivato quel biondo e lei mi ha messo da parte. Prima potevo anche tormentarmi senza far nulla, ma questa è stata l’ultima goccia. Lui non la ama. Se la fa con due donne contemporaneamente. Nessuno la potrà mai amare come la amo io.”
Avanzai di un passo verso di lui. “Ok, grand’uomo. Piccola lezione di vita: un maniaco psicopatico non è il primo dei desideri di una donna, anche se dice di amarla.”
L’uomo indietreggiò e pose Meredith di fronte a sé, stringendole un braccio attorno al collo. La ragazza aveva smesso di lottare e si era immobilizzata in una posa di terrore, le pupille dilatate come quelle di un animale in trappola e la fronte madida di sudore. Non mi potevo aspettare aiuto da lei, ma del resto non avevo messo in conto di riceverne. Se fossi stata inerme e il mio destino fosse stato nelle mani del Signor Orso, probabilmente sarei stata troppo impaurita per reagire anche io.
Diamine, però. Non mi sarei preoccupata della nostra copertura, data la situazione, ma non potevo comunque usare un incantesimo d’attacco, finché la teneva prigioniera: avrei rischiato di colpire anche lei. E non ero certa di poterlo battere usando la spada. Io ero veloce, ma lui era molto più forte di me. Avvicinandomi troppo avrei rischiato di finire nei guai anche io.
“Stai indietro, ragazzina. Ormai ho preso la mia decisione.”
Ok, allora proviamo ad adottare una strategia diversa.
“E quale sarebbe la tua decisione?” domandai, con ostentata partecipazione.
Regola numero uno per quando ti trovi di fronte a un maniaco psicopatico: prendi tempo. I cattivi adorano parlare. Lui ti sciorinerà il suo piano e nel mentre le condizioni che determinano il tuo svantaggio potrebbero mutare.
'Ovvero, in questo caso, Gourry tornerà e lo avvicinerà abbastanza da liberare Meredith. Poi io lo prenderò a calci là dove non batte il sole.'
“Perché credi che io abbia atteso che quell’uomo si allontanasse? La porterò con me fino al passo. La porterò con me, provocherò il demone e farò in modo che ci uccida tutti e due. Se non potrò averla io non la avrà mai nessun altro. E lui per il resto della vita non farà altro che rimpiangere di non averla tenuta ben stretta a sé quando era il momento di proteggerla.”
'Dei del cielo. E con questo abbiamo coperto tutta la gamma dei cliché esistenti.'
“Perché dovrebbe disperarsi? In fondo ha sempre me per consolarsi.” Riuscii a dirlo mantenendo impassibile la mia espressione. A volte mi chiedo perché non mi abbiano ancora dato una medaglia per la recitazione.
Il bestione rimase interdetto, a quel commento. Evidentemente, quello era un aspetto della faccenda che non aveva considerato.
“Voglio dire, se uccidessi anche me allora sì che gli rovineresti la vita.” insistetti, levando significativamente le sopracciglia.
Per quelli che se lo stanno disperatamente chiedendo, sì, lo stavo provocando. Se avesse lasciato per un momento Meredith e mi avesse attaccata, avrei avuto campo libero per colpirlo.
Garreth si accigliò. Parve riflettere sulla cosa e quindi prendere una qualche risoluzione. Io mi misi in guardia, pronta a ricevere il suo attacco.
Lui, però, non mosse un passo. “Onestamente… non credo che se anche ti uccidessi per lui sarebbe una gran perdita.”
'E QUESTO CHE COSA DOVREBBE SIGNIFICARE????'
“Comunque, non ho tempo per discutere con te, ragazzina. Il mio destino mi aspetta.” Si caricò in spalla Meredith, che riprese a scalciare e dimenarsi, e mi volse le spalle per dirigersi al sentiero.
Merda! Gourry non è ancora qui!
Di riflesso, scattai in avanti. Speravo di colpirlo alle spalle (la cavalleria è notoriamente un atteggiamento superato), ma all’ultimo lui piantò i piedi e si voltò. E io avevo troppo poco spazio per frenare.
Incespicando, persi la guardia. Il retro della sua mano destra mi colpì in pieno volto, scaraventandomi lontano. Probabilmente c’era mancato poco che mi spezzasse il collo. Per fortuna non gli era venuto in mente di tirare fuori l’accetta.
Gourry ed io dobbiamo riprendere le nostre lezioni di spada. Ho proprio bisogno di lavorare sulle schivate.
 Atterrai al suolo. Il sapore del mio sangue mi riempiva la bocca e provavo un male atroce alle articolazioni. Non potei far altro che rimanermene a terra a guardare la schiena enorme di Garreth che si dirigeva verso gli alberi.
'Al diavolo!'
“S… sleeping!” tentai.
Fu come se gli avessi scagliato contro un soffio di brezza. In effetti, Garreth continuò a camminare, mentre Meredith si accasciò addormentata sulla spalla.
'Oh… ops.'  
Ehm… comunque dovevo attaccare. Non avevo altra scelta. Avrei moderato la potenza, ma non potevo starmene con le mani in mano.
“Flare arrow!” recitai, in un rantolo.
Le frecce di fuoco si abbatterono su Garreth e Meredith una dopo l’altra. Avevo colpito in modo da stordire. Meredith ne avrebbe guadagnato un brutto mal di testa, ma supponevo che lo avrebbe preferito all’alternativa.
Con mia sorpresa, però, anche questo incantesimo si abbatté sull’uomo senza conseguenze. Non riuscivo a capire. Sembrava uno dei carri armati anti-magia di Ruvinagaardo.
'Che sia tanto ossessionato e pieno di adrenalina da aver creato una protezione magica spontanea attorno a sé?'
Non sarebbe stato il primo caso di magia spontanea a cui assistevo. Ricordavo ancora, dolorosamente, Martina e le sue “maledizioni di Zoamelgustav”.
Ad ogni modo, non era il momento di interrogarsi sulle misteriose leggi della magia. Garreth era già sparito alla mia vista. Dovevo sbrigarmi a fermarlo.
Tentai di alzarmi, ma senza risultato. Avevo l’impressione che un gigante avesse appena ballato il tip tap sulla mia schiena.
“Recovery.” recitai, finalmente con efficacia. Il sollievo mi invase lentamente, spandendosi insieme al piacevole formicolio della magia sulla pelle.
“Lina!” sentii chiamare, pochi secondi dopo, dalla boscaglia. Gourry mi venne incontro, terreo in volto, la spada alla mano.
 “Ho visto l’esplosione! Cos’è successo?”
Mi misi a sedere, mentre si inginocchiava accanto a me. Il dolore alla schiena e al collo era quasi sparito. “Meredith.” replicai, frettolosamente. “Sai quell’uomo della locanda che continuava a importunarla? Si è messo in testa di uccidersi insieme a lei, consegnandosi al Mazoku!”
Gourry si oscurò in volto. “E’ stato lui a colpirti?”
“Sto bene.” Lo bloccai, prima che partisse in uno dei suoi soliti trip di preoccupazione/senso di colpa. “Ma non ho potuto fermarlo prima che la portasse via! Dobbiamo muoverci!”
A fatica, mi sollevai in piedi.
“Immagino che Meredith stia opponendo resistenza. Possiamo raggiungerlo prima del passo.” Commentò Gourry, reggendomi, mentre ritrovavo l’equilibrio.
“Ehm…” borbottai. “Non sono certa che opporrà poi tanta resistenza.”
Gourry si accigliò. “Che vuoi dire? La ha stordita?”
“Non è stato… proprio lui. Diciamo che potrei averle – inavvertitamente – lanciato contro prima uno Sleeping e poi delle Flare Arrows.”
Gourry rimase in silenzio per qualche istante. “Lina…” esordì quindi. “Quando dici inavvertitamente intendi che non la hai colpita apposta in uno scatto di rabbia?”
 “Certo che sì!!!” gridai. “Si può sapere che razza di opinione hai di me???”
Con amici del genere, mi chiedevo ancora perché le cattive voci su di me si diffondevano a macchia d’olio???   
“Scusa.” Gourry mi sorrise, con fare vagamente canzonatorio. “Dovevo chiederlo.”
‘Il senso dell’umorismo fa male alla salute, Gourry!!!’
“Ad ogni modo, sbrighiamoci.” mi esortò, tornando alla serietà. “Ieri sera Meredith mi ha parlato un po’ di quel tizio, e non ho dubbi che sia pronto a mettere in atto quello che minaccia di fare.”
Annuii, e insieme ci avviammo sulle tracce di Garreth. Non era così difficile seguirlo. Con la sua stazza, aveva appiattito la vegetazione ovunque era passato e non sembrava essersi preoccupato di coprire le proprie tracce.
Però era dannatamente veloce. Credevo che la corporatura massiccia lo avrebbe rallentato, soprattutto in quel percorso in salita, ma quando giungemmo in vista del passo non lo avevamo ancora raggiunto.
“Gourry.” mormorai, afferrando il braccio del mio compagno e bloccandolo per un istante. “Se tu hai visto l’esplosione, di certo se ne sarà accorto anche il Mazoku. Facciamo attenzione, d’accordo?”
Lo spadaccino annuì. Studiai la sua espressione e la trovai tesa. Aveva sentito qualcosa? Conoscevo bene il suo istinto e normalmente quella fronte corrucciata non significava nulla di buono.
“Cosa?” domandai.
“C’è qualcuno oltre il passo. Credo che sia lui.”
Mi accigliai. Un demone che riusciva a mascherarmi la sua presenza. Forse era più forte di quanto mi fossi aspettata.
“Non sento presenze umane.” mormorai. Non era un bel segno.  
“Che facciamo?” mi domandò Gourry, con l’aria di condividere la mia preoccupazione.
“A questo punto, non abbiamo molta scelta.” Lo precedetti sul sentiero, raggiungendo il passo.
La scena che mi attendeva oltre ad esso, alla luce del sole ormai calante, non era agghiacciante come mi ero aspettata. I corpi di Garreth e Meredith erano riversi al suolo, ma non c’era traccia di sangue e sembravano semplicemente privi di sensi.
Il Mazoku era in piedi e li sovrastava. Non era più spaventoso di molti altri che avevamo incontrato nel corso dei nostri viaggi. Il viso allungato, simile a quello di un formichiere, con stretti occhi rossi e senza bocca né narici. Le braccia e le gambe innaturalmente lunghe e il busto sottile, di un colore verdognolo. Mi chiesi come potesse apparire nella sua forma umana.
Il Mazoku si volse verso di noi, al nostro arrivo, e vestì un’espressione che somigliava a un sorriso.
“Siete voi i maghi?” domandò, in tono pieno di divertimento, con una voce che pareva provenirgli dal fondo della gola.
In una mano, stringeva una spada. Forse, era quella che stavamo cercando.
“Non li hai uccisi.” commentai, senza rispondere alla sua domanda.
“Sono divertenti.” batté le mani, senza lasciare la spada. “Ma lui voleva morire, senza che io avessi fatto niente. Non mi piace quando sono così. Quando si sveglieranno farò loro desiderare di vivere, e quindi di nuovo di morire. Sarà così divertente.” Inclinò la testa e il suo sorriso parve allargarsi. “Siete voi i maghi?” ripeté.
Garreth aveva qualche problemino caratteriale, ma anche quel demone non scherzava. Magari potevano stringere amicizia.
Scambiai un’occhiata con Gourry, un muto segnale. Avrei attaccato per prima.
“Elmekia Lance!” recitai.
Dovevamo accertarci della sua potenza, prima di elaborare qualsiasi piano, per essere certi che la spada di Gourry funzionasse anche su di lui. Dopo che la replica della Spada di Luce era andata distrutta avevamo acquistato una spada magica che potesse temporaneamente sostituirla. Le gemme magiche che la decoravano esercitavano su di essa un effetto simile a quello dell’Astral Vine, ma, anche se ero abbastanza certa che potesse funzionare contro un Lesser Demon, non ero affatto sicura che sarebbe riuscita a tenere testa a un Mazoku puro.
Se fossi riuscita ad occuparmi di quella creatura da sola sarebbe stato l’ideale, certo, ma avevo come l’impressione che non mi sarebbe stato possibile…
Il Mazoku scomparve e riapparve, evitando il mio colpo.
'Diamine!'
“Siete voi i maghi!” batté le mani allegramente. “Aspettavo che i sacerdoti venissero a riprendere la Spada e nessuno arrivava! Ma ora eccovi! Mi piace giocare con i maghi!”
Gourry, al mio fianco, si mise in guardia. Io mi posi davanti a lui, prima che potesse scattare.
“Solo io sono una maga.” dichiarai. “Perché non te la vedi con me?”
Speravo che lo spadaccino approfittasse del nostro scontro per portare via Meredith, in modo che non si trovasse sulla linea di fuoco. Capii dal suo sguardo che aveva compreso le mie intenzioni, ma che era contrariato. Beh, in attesa di un piano migliore avrebbe dovuto accontentarsi.
Il Mazoku fissò lo sguardo su di me, con l’ennesimo dei suoi inquietanti sorrisi. Improvvisamente, come solo un Mazoku avrebbe potuto fare, si smaterializzò dal centro della radura. Mi volsi appena in tempo per intercettarlo prima che mi colpisse alle spalle.
“Elmekia Lance!” recitai, nuovamente. Questa volta, non fece in tempo a evitare il colpo.
Con un grido lancinante, barcollò e indietreggiò. Il colpo non bastò ad abbatterlo, però. Approfittai dei pochi secondi guadagnati per guardare come se la stava cavando Gourry. Con la coda dell’occhio, lo vidi correre verso Meredith.
Nel mentre, avevo già preparato un’altra formula sulle labbra. Mi aspettavo che il Mazoku sparisse nuovamente, ma lui mi sorprese e caricò, levando in alto la spada.
Colta alla sprovvista, estrassi la mia spada corta e parai goffamente. Ma non avevo considerato la sua mano libera.
Come artigli retrattili, lunghe unghie acuminate sbucarono improvvisamente dalle sue dita, mirando al mio stomaco. Arretrai appena in tempo per evitare di essere ferita, ma persi totalmente l’equilibrio e mi trovai al suolo, con il demone che incombeva su di me.
“Lina!” Sentii Gourry gridare.
Non potevo volgermi, ma sapevo che aveva abbandonato Meredith e stava correndo verso di noi. Pensai freneticamente a un modo per tenere a bada il demone fino al suo arrivo, ma non ne ebbi motivo. Il Mazoku scomparve, tanto velocemente quanto era apparso.
Mi volsi di scatto e lo vidi apparire alle spalle del mio compagno. Gourry fu colto tanto di sorpresa da incespicare. A fatica, parò l’attacco dei suoi artigli con la spada. Fortunatamente la lama magica resse il colpo.
Avrebbe potuto uccidermi… e non l’ha fatto.
Non che me ne lamentassi. Ma quel comportamento imprevedibile rendeva difficile capire cosa aspettarsi da lui in battaglia.
“Ma voi due siete ancora più divertenti!” Il Mazoku, che era scomparso e riapparso a meno di un metro da Meredith, pareva deliziato. “La paura e la sofferenza per la persona amata sono meglio dell’ossessione o della paura per se stessi!” Abbassò lo sguardo su Meredith, con sprezzo, come vedendola per la prima volta. “Non mi interessano più i miei vecchi giocattoli. Voi due siete molto meglio!” Levò la spada in alto, pronto a calarla sulla locandiera.
'Merdaaaaaaaaa!'
“T… ti sei bevuto il cervello?!?” replicai, d’istinto. “Io e quell’inetto secondo te ci preoccuperemmo l’uno dell’altra??? Cioè, non so lui, ma io sarei solo felice se qualcuno me ne liberasse! Senza una spada decente è completamente inutile, peggio di un peso morto!”
Notai che Gourry mi fissava come se mi fossero improvvisamente cresciute tre teste. Pregai che capisse e mi reggesse il gioco, o in breve avrebbe avuto una vecchia amica in meno da proteggere.
Il demone mi fissò interdetto. La spada ancora sollevata, spostò lo sguardo su Gourry.
Avanti, zuccone, dammi corda.
“Quindi… è così, eh?” Lo spadaccino mi fissò, serio in volto. Uhm… troppo serio. Mica mi aveva creduto?
Non essere idiota, Lina. Non può essere un cervello di medusa fino a quel punto.
“Come se tu non lo sapessi già. Ti ho sempre detto che viaggiavo con te per via della Spada di Luce, non è così? Spero che tu sappia che se ti sto cercando una nuova spada è solo per correttezza.”
“Non me ne faccio niente della tua correttezza, Lina. E tantomeno della tua carità.”
Seriamente… stava fingendo, vero? Il suo volto era tanto duro che stentavo a riconoscerlo.
“Se è così che la pensi… forse faremmo meglio a finirla ora.” Si volse verso il corpo di Meredith, riverso al suolo, e mosse un passo verso di lei. “Immagino che ieri sera lei avesse ragione. E immagino che a questo punto dovrei accettare la sua proposta.”
Cosa?
Di che diavolo stava parlando? Ieri sera? Che bisogno c’era di tirare fuori ‘ieri sera’ in quel momento?
“Se mi liberi dal peso di aiutarti a trovare quella spada, non potrò esserne che felice.” Lanciai un’occhiata al Mazoku. Ci fissava intento e pareva divertirsi un mondo. I demoni erano bravi conoscitori dei sentimenti delle persone… era davvero possibile ingannarlo a quel modo?
Starò troppo calcando la mano?
 “Oh, allora sii felice, non dovrai più preoccuparti.”
Lo fissai negli occhi. Era mortalmente serio. Non era possibile che stesse fingendo. Ma come aveva potuto credere che parlassi sul serio? Si fidava così poco di me?
E io cosa potevo farci? Se ora avessi rivelato il mio bluff, il demone avrebbe ucciso Meredith e tutto sarebbe stato rovinato. D’altra parte, avevo come l’impressione che una corda fosse tesa fra noi due e che fosse vicinissima a spezzarsi.
“Questo è il nostro ultimo viaggio insieme.” Le labbra di Gourry erano divenute linee sottili. I suoi occhi si erano fatti scuri, rabbiosi. “Mi hai capito?” ringhiò. “Non ne posso più del tuo egoismo, Lina. Non voglio più avere niente a che fare con te.”
Deglutii. Il mio stomaco era stretto in una morsa, mentre cercavo qualcosa da replicare. Faticavo a tenere levato lo sguardo. La luce rossa del tramonto avvolgeva la figura del mio compagno, ferendomi gli occhi.
Una parola poteva salvarci, un’altra distruggerci. Che cosa dovevo fare?
Non mi ero accorta che mentre continuavamo a parlare Gourry si era avvicinato sempre più al Mazoku. Per questo fui colta di sorpresa quanto la creatura, quando il mio compagno si scagliò su di lei, spada alla mano.
La spalla del demone venne tranciata di netto dalla lama. La creatura emise un grido lancinante, e indietreggiò, piegandosi su se stessa.
“Lina, ora!”
Il Mazoku ci avrebbe messo qualche secondo per recuperare.
Ciò significava che Gourry aveva fatto in modo di darmi il tempo per una formula elaborata.
E conoscevo un incantesimo che sarebbe andato sicuramente ad effetto…
“Laguna Blade!” recitai, caricando con la lancia nera come la notte puntata verso la creatura.
Il Mazoku cercò di saltare di dimensione, senza sapere che con quell’incantesimo quel trucco non sarebbe servito. La mia magia lo tagliò da parte a parte, e lasciandosi alle spalle un terribile urlo di dolore, il suo corpo si dissolse nell’aria.
Avevo agito d’istinto. Era stato tutto tanto veloce che non mi resi nemmeno conto del sollievo che stava velocemente invadendo, anche per motivi molto diversi dalla sconfitta del Mazoku.
Mi accasciai al suolo, lasciata completamente svuotata dalla forza dell’incantesimo.
“Lina!” Gourry fu immediatamente al mio fianco. Mi aiutò a sollevarmi a sedere, passandomi un braccio dietro la schiena. “Bella combinazione.” mi sorrise. “Non ero del tutto convinto che ce l’avremmo fatta, ma il fatto che quel Mazoku non ci stesse tutto con la testa ha aiutato, immagino.”
Io lo guardai storto. “Potevi anche essere un po’ meno convincente.” Borbottai. “Per un momento ho pensato che stessi dicendo sul serio.”
D’accordo. Forse Gourry avrebbe ricevuto una medaglia per le sue capacità di attore prima di me.
Lo spadaccino fece una mezza risata. “Sul serio? Ma come ti è saltato in mente, scusa? Ti sembra che viaggerei con te, se pensassi una cosa del genere?”
Arricciai il naso. Ora mi sentivo perfettamente idiota. “Senti, non si può mai sapere.”
Gourry rise nuovamente. “Lina, ci sono molte cose che non capisco e non conosco al mondo, ma se c’è una cosa che so con assoluta certezza è che mi fido di te.”
Sospirai. Era così semplice, eh?
Anche quello era molto tipico di Gourry.
Ignorando il sospetto calore che mi era risalito al volto, lasciai che il mio compagno mi aiutasse a rialzarmi. La spada che cercavamo era ora abbandonata al suolo, e così Garreth e Meredith, ancora pesantemente nel mondo dei sogni.
“Io lego e trascino a valle il bestione e lo consegno alle autorità, ok?” mi propose Gourry. “Tu riprenditi. Quando Meredith si sarà svegliata, potrete tornare in città con la magia.”
Certo, fremevo all’idea di fare un viaggetto in compagnia di Miss “tutta-tette-e-bravura-in-cucina”.
'Magari potrei inavvertitamente lasciarla cadere… eheheh.'
Oh, che volete? Una ragazza ha il diritto di sognare un po'.

Mi lanciai contro l’ennesimo Recovery, e ne lanciai uno su Meredith, quindi attesi in silenzio mentre il sole spariva all’orizzonte. Dopo forse un’ora, la locandiera prese a mugugnare qualcosa nell’incoscienza. Fissai lo sguardo su di lei, mentre apriva gli occhi e si guardava attorno, con fare stordito.
“Che… diavolo è successo?” domandò, incontrando il mio sguardo. “Mi fa male dappertutto.”
Con un sospiro, le raccontai tutto (beh, tutto tranne lo Sleeping e le Fire Arrows.) Meredith mi fissò per tutto il tempo con occhi increduli. Avevo idea che quella fosse stata la giornata più avventurosa della sua intera vita.
“Quindi… avete fermato Garreth e ucciso il demone.”
“Già.” Mi levai in piedi. Mi ero completamente ripresa, ormai. La stanchezza e il dolore delle ferite erano scomparsi. “Faremmo meglio a scendere, ora. Il sole è tramontato e io sto morendo di fame.”
“Gourry aveva proprio ragione.”
Mi volsi a guardarla, colta alla sprovvista. Stava sorridendo.
“Prego?”
“Gourry aveva ragione. Non sei un tipo comune.” La locandiera si alzò e avanzò ancheggiando verso di me. “Sai… ieri sera avevo tutta l’intenzione di riprovarci con lui…”
‘Ok, Meredith, queste sono TROPPE informazioni!!!’
“… ma abbiamo finito per passare la sera a parlare di te. Un bello smacco, per una come, abituata a ottenere tutti gli uomini che vuole. Per questo oggi, per vendetta, mi sono divertita a prenderti un po’ in giro.” Mi strizzò l’occhio. “Ma ti dico una cosa, Inverse, quell’uomo è cotto. Dovresti darti una mossa, con lui. E’ proprio crudele tormentarlo così.”
Ringraziai il buio.
Arrossire era già di per sé imbarazzante, figuriamoci farlo davanti alla ex maggiorata di Gourry.




Il cielo sulla città di Lythia aveva già iniziato a imbrunire.
Seduta al tavolo nella mia stanza alla locanda, fissavo distrattamente il viavai nella strada sottostante, tamburellando la penna d’oca sul mio taccuino fitto di appunti.
Improvvisamente, alla porta risuonò un doppio bussare che ben conoscevo. Volsi lievemente la testa verso di essa, stendendo la schiena per stiracchiarmi.
“E’ aperto.”
Gourry fece il suo ingresso, sorridendomi e levando brevemente la mano in segno di saluto.
“Ehilà.”
“Ehilà.”
“Pensavo ti stessi preparando per la cena.”
“Non avevo idea che ci attendesse una serata che richiedesse preparativi.”
“Beh, non si può mai sapere.” Mi strizzò l’occhio e si volse per chiudere la porta alle proprie spalle. “A proposito, sono stato al tempio. La spada è stata rimessa al suo posto.”
“Ottimo.” Tornai a occhieggiare gli appunti su cui avevo lavorato nel pomeriggio.
Gourry si avvicinò e si appoggiò al tavolo, incombendo su di me. “Credi che ne caveremo fuori qualcosa?”
“Credo che abbiamo quanto meno traccia. Sai, la spada era evidentemente fabbricata da un uomo ma le gemme che la decoravano non sembravano di fattura umana... incorporavano una magia piuttosto potente. Il taglio dell’arma ricordava l’artigianato di Bezeld, credo che potremmo spostare le nostre ricerche da quelle parti, finita la fiera.”
“Beh, è una buona notizia.”
“Direi.” Levai lo sguardo su di lui. Pareva più allegro del dovuto. Quel sorriso trattenuto non mi convinceva per niente. Sembrava che stesse lottando per non dirmi qualcosa.
“Ok.” Mi accigliai. “Che mi stai nascondendo?”
L’euforia di Gourry parve aumentare. Il suo sorriso si allargò, mentre si sedeva al mio fianco, con fare eccitato. “D’accordo, tanto non ce la farei a tacere a lungo.” Esordì. “Mentre ero al tempio, ho incontrato il duca di Lythia.”
Inclinai la testa. “E quindi?”
“E quindi mi ha detto… che vorrebbe ringraziarci per avergli restituito la spada per un prezzo così misero.”
Ehm… già. In effetti avevo restituito la spada per un prezzo misero.
Beh, la città aveva avuto una annata povera, in fondo. E non che io non fossi capace di mettere da parte il mio orgoglio di mercante, una volta ogni tanto.
“E in che modo vorrebbe ringraziarci?”
Il sorriso di Gourry, se possibile, si allargò ulteriormente. “Beh, gli ho fatto presente che eravamo venuti in città per assaggiare la carne di drago… e lui mi ha detto che come gli altri nobili del regno anche lui ha ricevuto la sua parte…”
Non ebbe bisogno di aggiungere altro. Credo che nei miei occhi in quel momento brillassero tante piccole stelle. “Hai ottenuto una cena a base di drago!” Senza pensarci, mi buttai, verso di lui e gli gettai le braccia al collo. “Non ci credo, mangeremo drago!”
Mi resi conto a posteriori di quello che stavo facendo. In tutta fretta mi ritrassi e mi trovai a fronteggiare un Gourry vagamente stranito. Aveva le braccia alzate, come se fosse stato sul punto di rispondere all’abbraccio ma non ne avesse avuto il tempo.
Chiaramente mi tornarono in mente le parole di Meredith, e altrettanto chiaramente avvampai. “Ehm… v… voglio dire… la trovo una buona notizia.” balbettai.
“Come dire, lo avevo immaginato.” Gourry sospirò lievemente, ma lo vidi mascherare un sorriso.
“Ehm… comunque anche io ho fatto un giro fuori, questo pomeriggio.” dichiarai, tanto per cambiare argomento. “Volevo sapere che ne sarebbe stato di quel Garreth.”
Gourry batté le palpebre. “Oh… e allora?”
“Lo hanno giudicato colpevole. Lo spediranno ai lavori forzati giù nel deserto, per cui non credo che nuocerà più a Meredith… in ogni caso mi hanno detto che si è fatto molto remissivo.” Mi accigliai. “Sai… la cosa strana è che hanno detto che era piuttosto malconcio, quando è arrivato da loro.” Levai le sopracciglia. “Mi chiedo come sia possibile, dato che quando tu lo hai portato via da me e Meredith era ancora perfettamente in salute.”
Gourry fissò il soffitto distrattamente. “Non chiederlo a me. Non ne ho proprio idea.”
Ogni tanto scordavo che quel ragazzo aveva un molto ben nascosto lato perverso.
“Comunque, mi sa che faremmo meglio ad andare a prepararci… è pur sempre una cena dal duca, e a base di drago.” Mi strizzò l’occhio.
Fece per muoversi, ma quindi cambiò idea all’improvviso. “A proposito, prima che vada… cos’è che dovevi dirmi?”
Battei le palpebre. “Prego?”
“Ho incrociato Meredith di sotto e mi ha detto che c’era una cosa che dovevi assolutamente dirmi… e che se avessi negato dovevo insistere per tirartela fuori, perché è un bel pezzo che non trovi il coraggio di parlarmene.”
“Co…”
‘Quella... quella maledetta figlia di…!’
Gourry mi fissò, le sopracciglia levate. “Lina?”
Non potei rispondergli subito. Probabilmente stavo per iperventilare.
“Non ho… idea di che cosa stia parlando.” riuscii a dire, alla fine.
Gourry rimase a guardarmi per qualche istante, con fare sospettoso. In ultimo, però, si strinse nelle spalle. “Beh… si sarà sbagliata.”
Fece per voltarsi e dirigersi verso i bagni, ma, per qualche motivo che ad oggi ancora fatico a spiegarmi, lo bloccai.
“Gourry.”
Lo spadaccino si volse di nuovo verso di me. Io rimasi lì a fissarlo, con l’espressività di uno stoccafisso, senza avere idea di cosa dirgli.
“Io…” Pessimo inizio. Io e puntini puntini non sono mai una bella combinazione. E’ il modo migliore per incartarsi.
Presi due grossi respiri e mi umettai le labbra.
“Io… mi sa che mi sono comportata in modo un po’ strano, in questi giorni.”
Gourry sorrise. Camminò nuovamente verso di me e si piegò sulle ginocchia, in modo da fronteggiarmi. “Ti darò una notizia che probabilmente ti sconvolgerà, Lina.” esordì, in tono canzonatorio. “Tu ti comporti sempre in modo strano.”
'Questo atteggiamento non aiuta affatto, Gourry!!!'
Presi un profondo respiro e cercai di non dare in escandescenze. “Ciò che intendo dire è…” cercai di soffocare la rabbia nel mio tono e la mia voce si abbassò lievemente. “… che ero solo un pochettino, si intende… ecco… credo che il termine giusto sia…” Presi un sospiro. “… gelosa.”
Il volto di Gourry passò immediatamente dall’ironia allo stupore. “Gelosa?”
“Di… di Meredith, intendo. V… voglio dire…” Volevo dire ‘guarda lei e poi guarda me’, ma sarebbe suonato un tantino patetico, “voi due avete una certa ‘storia’… o come posso dire… fra voi c’è… la ‘scintilla’, ecco.”
E’ possibile che una faccia arrossisca fino ad esplodere? Probabilmente stavo correndo quel rischio, in quel momento.
Per una volta nella vita, non riuscivo a leggere l’espressione di Gourry. Non riuscivo a capire se fosse stupito, felice, o… disgustato?
“Lina…” esordì. Rabbrividii lievemente, quando la sua mano mi sfiorò il collo, per salire ad accarezzarmi la guancia. “Penso che non ci sia risposta più efficace di questa: io e Meredith ci siamo allontanati l’uno dall’altra, tanti anni fa. E invece ora sono qui, con te.”
Mi sorrise. Io deglutii. C’era una luce, nei suoi occhi, che non credevo di avergli mai visto prima.
“E per la cronaca…” aggiunse, avvicinandosi fino a sussurrarmi all’orecchio. “ Se vuoi la ‘scintilla’… non devi fare altro che abbracciarmi a quel modo un’altra volta.”
Trattenni il fiato. Sentivo il suo respiro sul collo e mi sembrava che il mio intero corpo fosse attraversato da una scossa elettrica.
Chiusi gli occhi. Le sue labbra erano così vicine alle mie…
“Beh, pensaci su.”
Sobbalzai, quando  lo sentii allontanarsi. Aprii gli occhi e mi trovai a fronteggiare nuovamente il suo sorriso.
“Al discorso dell’abbraccio intendo.” aggiunse, in tono più dolce. “Perché sai… parlavo sul seriio.”
Que… que…
Quella faccia di bronzoooooooooooo!
“Vado a prepararmi, allora. Ci vediamo qui fra poco.” Allungò la mano, e mi scompigliò affettuosamente i capelli.
Io sospirai, osservandolo uscire dalla porta. Non riuscivo davvero ad arrabbiarmi. Mi aveva un po’ presa in giro, era vero… ma sapevo anche che dietro quel suo modo di fare c’era qualcos’altro.
Mi stava lasciando decidere i tempi.
Come aveva sempre fatto, con una pazienza infinita. Come aveva fatto sin da quando, il terribile giorno in cui avevo lottato per lui con Fibrizo, era diventato molto chiaro a entrambi cosa provavamo l’uno per l’altra.
'Ma ti dico una cosa, Inverse, quell’uomo è cotto. Dovresti darti una mossa, con lui. E’ proprio crudele tormentarlo così.'
Mentre le parole di Meredith echeggiavano per l’ennesima volta nella mia mente divenni improvvisamente consapevole del fatto che dividevamo una camera.
Avevo idea che quella sarebbe stata una nottata… interessante.

Oh, vi state chiedendo se mi è poi piaciuta la carne di drago?
Beh, anche quella è un’altra storia.
  
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