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Autore: Evee    14/08/2005    5 recensioni
Mira, dopo la morte dei suoi genitori, si è dovuta trasferire a Domino da suo cugino Yugi. Ma la vita con lui non si rivelerà affatto tranquilla, perché ben presto verranno invitati, assieme a Seto Kaiba, ad un esclusivo torneo di Magic and Wizards in Egitto... Ma niente è come sembra e nulla andrà come previsto. Li aspetta un'avventura mozzafiato, d'amore e d'amicizia, legata inesorabilmente ad un passato di ben 3000 anni fa...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 2: “Verso nuovi orizzonti”

 

YUGI

Io, Mira e gli altri ci fermammo di botto, mentre lo strano individuo che ci aveva richiamati ci raggiungeva. Indossava una lunga tunica scura che copriva interamente il suo corpo, lasciando scoperto solo il volto: dai lineamenti e dal colore ramato della sua pelle era chiaro che non era del Giappone.

-Dice a noi?- chiesi, anche se sapevo benissimo che prima si era rivolto al nostro gruppo.

L'uomo sorrise cupamente.

-Voi siete Yugi e Mira Muto, non è vero?- disse con voce profonda.

Io e mia cugina ci guardammo perplessi.

-Beh... Sì, siamo noi...- feci.

-...ma perché ce lo chiede?- aggiunse lei, dando voce al mio interrogativo.

L'uomo non rispose, anzi distolse la sua attenzione da noi due per concentrarla su qualcosa alle nostre spalle. Noi ci girammo per scoprire quale fosse l'origine di tanto interesse, e ci trovammo faccia a faccia con un Seto paonazzo, seguito a ruota da Mokuba.

-EHI, DOVE CREDI DI ANDARE?- strepitò all'indirizzo di Mira. -Se non sbaglio ti ho lanciato una sfid...- continuò, prima che il suo discorso venisse interrotto dall'uomo in nero.

-Il signor Kaiba?-

Seto distolse lo sguardo da mia cugina per posarlo sul suo interlocutore con un moto di sorpresa.

-Esatto. E lei, se non sono troppo indiscreto, sarebbe...?-

-Oh, al momento non ha importanza chi sono io.- rispose sempre con fare misterioso.

-Beh, almeno ci dica che cosa vuole da noi!- feci io, leggermente seccato dal fatto che, mentre lui ci conosceva, noi non sapevamo assolutamente niente di lui.

-E' presto detto. Vedete, il mio padrone mi ha mandato in Giappone per invitarvi a partecipare al torneo mondiale di Magic and Wizards che...-

Feci per chiedergli chi fosse mai questo “padrone”, ma Jonouchi, che al solo sentir nominare un “torneo di Magic and Wizards” era saltato su come una molla, lo interruppe bruscamente.

-UN TORNEO? Ma è f-a-n-t-a-s-t-i-c-o! Quando? Come? Dove? Chi? Perché?- esclamò tutto d'un fiato prima che Honda gli potesse pestare un piede.

-Sono spiacente, ma si tratta di un torneo esclusivo, al quale potranno partecipare solo i migliori duellanti di tutto il mondo.- spiegò quello gelidamente.

Il mio amico non sembrò affatto intimorito, anzi, sfoderò un sorrisetto che conoscevo fin troppo bene.

-Oh, ma allora è tutto a posto... Vede io sono Jonouchi Katsuya!- disse lui con la sua solita spavalderia.

L'uomo corrucciò ancora di più le sopracciglia.

-Purtroppo il suo nome non figura tra quelli dei tre duellanti che son stati scelti per la partecipazione al torneo.-

-Ah, ah.- disse Seto con uno dei suoi tipici sogghigni.

Jonouchi restò di sasso.

-Ma... Ma... Non è possibile! Ci dev'essere un errore!- piagnucolò.

-Nessun errore: al torneo parteciperanno unicamente tre duellanti per ogni nazione in gara.- disse il tizio.

A quel punto Mira prese timidamente la parola.

-Ma come può essere che sia stata scelta io? Non sono una duellante esperta! Quello di oggi era solo il mio primo duello!- protestò debolmente.

L'uomo sorrise, se possibile ancora più cupamente di prima.

-E' vero, ma deve sapere che i concorrenti sono stati scelti con un certo criterio, ovvero l'ex-campione nazionale, il campione in carica e una nuova promessa. Ovviamente i primi due, ovvero il signor Kaiba e il signor Muto, erano già stati scelti, ma per quanto riguardava il terzo partecipante il mio padrone mi aveva lasciato carta bianca. E, se posso permettermi questo azzardo, dopo aver assistito al suo duello non ho potuto far a meno di far ricadere la mia scelta su di lei.- spiegò con tranquillità.

Lei non sembrò molto convinta, ma non ribadì. Io, comunque, ero dell'idea che l'uomo ci tenesse ancora nascosto qualcosa. E poi, questa storia del torneo internazionale, spuntata fuori così all'improvviso... Era strano che non ne sapessi niente, e poi anche quel simpaticone non sembrava particolarmente invogliato a sbilanciarsi sull'argomento.

-E dove si svolgerebbe questo torneo?- chiese Anzu curiosa.

-In Egitto e, per la precisione, tra tre giorni.- disse l'uomo.

Sobbalzai. Aveva detto proprio Egitto?

-Avete detto proprio tra tre giorni?- esclamò Seto.

-Non potevate dircelo con un po' più di preavviso?- si lamentò Mira.

-Sono spiacente, ma è stato tutto organizzato molto rapidamente. Comunque, se avete intenzione di partecipare, il vostro aereo parte domani l'altro alle sette del mattino precise. Questi sono i vostri pass... Fossi in voi non tarderei.- e, detto questo, fece per andarsene.

-UN MOMENTO! Vorrei farle ancora altre domande!- protestai.

Ma l'uomo si era ormai disperso tra la folla.

-Che ne dici, partner: ti va una bella scampagnata in Egitto?- udii il Faraone commentare.

 

YAMI BAKURA

Sorrisi, non appena vidi comparirmi a fianco la figura incappucciata.

-Tutto è andato secondo i piani.- disse, dopo un ossequioso inchino.

Io mi guardai con cura le unghie.

-Lo so, Rasfer. Ti ho tenuto d'occhio per tutto questo tempo, nel caso ti fossi lasciato sfuggire qualcosa...- dissi, sentendo l'uomo irrigidirsi -Ma devo ammettere che ti sei comportato bene...-

Rasfer si tranquillizzò.

-Ne sono lieto. E poi è stato un gioco da ragazzi...- fece con una risata decisamente fuori luogo.

Io gli rivolsi un'occhiata ammonitrice.

-Certo... Ma fossi in te non prenderei la situazione troppo sotto gamba. Sai bene quali saranno le conseguenze se fallirai nella missione vero?- dissi, con tutta tranquillità.

Lui chinò il capo.

-Mi scuso per la mia affermazione avventata. Ma vedrà che non deluderò le sue aspettative.-

Io gli rivolsi un'occhiata indagatrice. In realtà, non potevo affatto affidarmi a quello stolto, ma al momento era ancora troppo prematuro agire in prima persona. Meglio temporeggiare ancora un po', finché Lui non avesse ritenuto che fosse giunto il momento opportuno.

-Lo spero...- affermai con aria minacciosa.

 

ANZU

La mattina seguente, mentre mi incamminavo verso la scuola con il mio solito anticipo, fu con un certo stupore che mi accorsi che, per una volta, non ero io la prima ad essere arrivata. Ma il mio stupore raddoppiò quando mi accorsi che la persona in questione era Jonouchi, che, detto tra parentesi, non è esattamente la puntualità fatta in persona.

-Che succede, Jono? Stamattina, quando ti sei svegliato, hai battuto per caso la testa per arrivare così in anticipo?- commentai sarcasticamente.

Lui, appena mi vide, mi venne incontro.

-Molto divertente, Anzu. Sul serio. Ti manca solo il naso rosso e la parrucca, e saresti perfetta come clown di un circo.- ribadì.

-Dai, stavo scherzando! Comunque, perché sei arrivato così presto?- gli chiesi, stavolta seriamente.

Il suo sorriso si fece più ampio.

-Il fatto è che non stavo più nella pelle: oggi...- ma si interruppe, come se avesse deciso di non dirmi più niente.

-Oggi...?-

Jonouchi scosse la testa.

-Naaa, spiacente, ma è una sorpresa!-

Una sorpresa?

-Avanti Jono! Dimmelo!- lo pregai, ma inutilmente.

-Nient'affatto. Te l'ho detto, è una sorpresa! Te lo dirò quando ci saranno anche gli altri.- disse risoluto.

Tentai nuovamente di convincerlo, ma dopo cinque minuti buoni lui non aveva scucito ancora una parola. Rassegnata, mi sedetti sulla mia solita panchina, pregando che Yugi, Mira ed Honda si sbrigassero ad arrivare. Dalla sua eccitazione doveva essere davvero una buona notizia...

 

HONDA

Appena udimmo suonare la campana dell'intervallo, io, Yugi, Mira ed Anzu ci precipitammo all'indirizzo di Jonouchi, curiosi di sapere quale fosse la sorpresa cui ci aveva accennato all'entrata. Lui, a quanto pareva, se la godeva un mondo a tenerci sulle spine... Anzi, sembrava che l'unico motivo per cui non aveva voluto rivelare nulla fino a quel momento era unicamente quello di vederci pendere dalle sue labbra.

-Allora?- gli chiedemmo all'unisono, leggermente seccati.

-Beh, dovete sapere che oggi... Et... Et... ET-CHUM! Scudade ud decondo...- disse, prendendo un fazzoletto dalla tasca interna della divisa per soffiarsi il naso.

-Che oggi...?- chiesero Mira e Anzu.

-Che oggi cosa?- fece Yugi.

-Parla, maledizione!- imprecai io.

Jonouchi ci guardò storto.

-E un attimo! Non vedete che mi sto soffiando il naso?- sbottò.

Alla fine mise via il fazzoletto. Noi tutti ci sporgemmo, avidi di informazioni, verso di lui.

-Dunque... Dicevamo?- chiese Jonouchi innocentemente.

-JONOUCHI!- sbraitammo.

-Eddai, stavo scherzando!- si difese il mio amico. -Ebbene... OGGI TORNA MIA SORELLA!- esultò.

Sua sorella? Shizuka? Al solo pensiero sentii che un vago colorito rossastro stava tingendo il mio volto. Cavoli, non vedevo l'ora di rivedere quei suoi occhi dolci, quel suo sorriso incantevole... Senza Otogi tra i piedi come al solito, ovvio.

-Ma è fantastico!- esclamò Anzu allegramente.

-Puoi dirlo forte!- fece lui -Che ne dite di venire a festeggiare il suo ritorno a casa mia, stasera? Tanto, mio padre sarà in giro per pachinko come al solito...-

Sorrisi tra me e me. Non potevo chiedere di meglio.

-Conta su di me!- esclamai con un sorriso a trentadue denti.

-Honda, lo so cosa stai pensando... Non azzardarti a mettere le mani sulla mia sorellina...- fece Jono fissandomi truce.

Io alzai le spalle.

-Le mie orecchie sono sorde a simili illazioni...- borbottai, facendo scoppiare in una risata maliziosa Anzu.

Jonouchi mi tirò l'ultima occhiataccia, ma poi mi lasciò perdere con un sospiro.

-Ovviamente sei invitata anche tu, Mira.- aggiunse, rivolgendole un sorriso.

La ragazza, che fino a quel momento si era tenuta in disparte, chiaramente a disagio, arrossì fino alla punta delle orecchie.

-Ma... Non credo che io...- tentò di scusarsi lei.

-Sta tranquilla! Vedrai che Shizuka sarà felicissima di conoscerti!- la rassicurò Jonouchi.

-Oh, beh, allora va bene!- fece lei, sorridendo a sua volta.

-Allora siamo d'accordo! Alle nove in punto, mi raccomando!- fece puntandoci un dito contro con fare ammonitorio.

-Guarda che qui quello che arriva sempre in ritardo sei tu!- lo rimproverò Anzu -Comunque... Passando ad argomenti più seri: Yugi, tu e Mira che cosa avete deciso riguardo il torneo?-

Yugi inclinò la testa, pensoso.

-A dir la verità non abbiamo deciso proprio un bel niente...-

-Come sarebbe a dire?- feci io -SVEGLIA! Sbaglio o quel tizio ha detto che il volo è per domani mattina?-

-No, non sbagli.- disse Mira -Ma vedi, Honda, è proprio quello il problema: si tratta di andare in Egitto, ed è un viaggio troppo impegnativo da compiere da soli, allo sbaraglio.-

Io, Jonouchi e Anzu ci squadrammo. Era ovvio che né Yugi, né Mira dovevano rinunciare a una simile occasione, ma non ce l'avrebbero mai fatta a cavarsela da soli. Certo, c'era anche Seto, ma di lui non si poteva certo far affidamento.

-Pensate anche voi a quello che penso io?- domandai.

Anzu fece cenno di sì con la testa.

-Allora vorrà dire che vi accompagneremo noi, amici!- annunciò Jonouchi.

-Ne siete sicuri?- chiese Yugi -Staremo via parecchi giorni...-

-No problem!- dissi sorridendo.

-E poi, perderemo un mucchio di giorni di scuola...- obiettò Mira.

Il mio amico le diede un'amichevole pacca sulla spalla.

-Beh, l'idea di base era proprio quella!- fece Jonouchi, scoppiando a ridere.

 

SHIZUKA

-UFFAAA! Ma si può sapere quanto ci mettono quei due ad arrivare?- continuava a borbottare Jonouchi.

Stava camminando in cerchio sul pavimento da circa dieci minuti, e non mi sarei di certo stupita se, presto o tardi, non scavasse un solco lungo il suo percorso. Una cosa era certa: il mio fratellone non avrebbe mai imparato a mantenere la pazienza.

-Avanti Jonouchi!- lo rimproverò Anzu -Vuoi stare fermo un attimo? Sono appena le nove e cinque! Cosa pretendevi, scusa? Che Yugi e Mira spaccassero il secondo come degli orologi svizzeri?-

Mio fratello decise di non ribadire, e così si lasciò andare a peso morto sul divano.

Poco dopo, suonò il campanello.

-Vado io!- esclamò Honda, uscendo dalla cucina.

Dovevo ammettere che Honda mi aveva stupito: non credevo che sapesse cucinare (come tutti gli uomini, d'altro canto), eppure si era offerto di preparare lui la cena. Era proprio un ragazzo gentile, ma non potei fare a meno di soffocare una risatina quando mi passò davanti con un grembiule rosa coi cuoricini.

-Ciao Yugi! Mira! Vi stavamo aspettando!- udimmo Honda dire dall'ingresso.

Noi tutti ci alzammo per accogliere i nuovi arrivati. Certo, non vedevo l'ora di rivedere Yugi, ma più che altro ero curiosa di conoscere Mira. “Vedrai...” mi aveva detto Jono “E' una ragazza veramente simpatica! E poi è una duellante in gamba: è riuscita persino a sconfiggere Yugi! Certo, lui non ha usato le tre carte delle Divinità Egizie, ma gli ha comunque dato filo da torcere...”.

Così, seguii a mia volta Anzu e mio fratello, finché non vedemmo Yugi e una ragazza, che presumevo fosse la famosa Mira, che parlavano assieme a Honda.

-Ciao Shizuka!- mi disse Yugi.

-Ciao Yugi!- dissi, salutandolo a mia volta -E' da un po' che non ci si vede, eh?-

Poi notai che Mira mi stava guardando, così la salutai, anche se, a dir la verità, ero un po' intimidita. All'apparenza poteva sembrare piccola e indifesa, ma c'era qualcosa, forse nel suo sguardo penetrante, che incuteva un certo senso di rispetto.

-Ciao! Tu devi essere Mira, la cugina di Yugi, non è vero?-

-Già. E tu devi essere Shizuka...- fece sorridendomi.

-Esatto, sono proprio io. Ma nessuno ti ha mai detto che tu e tuo cugino vi assomigliate come due gocce d'acqua? Avete persino gli stessi occhi!- le feci notare.

-Beh, in un certo senso un po' gli assomiglio, è vero...- ammise lei, imbarazzata.

-A parte il fatto che Mira è decisamente più alta di Yugi!- scherzò mio fratello.

Noi tutti scoppiammo a ridere, tranne Yugi, ovviamente, che se la prese maluccio.

-Grazie, Jonouchi... Per fortuna che gli amici non sono tutti come te...- borbottò.

Tuttavia il nostro momento di ilarità venne sconvolto da una serie di sgommate e brusche frenate che provenivano dalla strada. Subito dopo, si udirono un paio di voci, una femminile e l'altra maschile, che avevano iniziato ad insultarsi a vicenda.

-Accidenti a te! Non hai visto che stavo facendo manovra? Mi piacerebbe proprio sapere chi è che ti ha dato la patente!- fece la voce femminile.

-Probabilmente lo stesso pazzo che l'ha data a te!- gridò l'altro di rimando.

-Ragazzi...- fece Jonouchi, prendendo la parola -Qualcosa mi dice che sono appena arrivati Mai ed Otogi.-

 

MOKUBA

Bussai alla porta.

-Chi è? Non ho tempo, adesso!- udii la voce seccata di mio fratello.

-Sono io.- dissi, abbastanza forte perché Seto potesse sentirmi.

Sentii i suoi passi attraversare l'ufficio e poi, dopo aver infilato la chiave nella toppa, finalmente mio fratello aprì la porta.

-Avanti, entra.- mi incitò.

Io feci il mio ingresso nella stanza e mi andai a sedere al mio solito posto mentre lui richiudeva la porta, vale a dire dietro la scrivania. A dir la verità lì si sarebbe dovuto sedere Seto, ma ultimamente preferiva sistemarsi sulla poltrona dall'altra parte dell'ufficio. Diceva che star seduto dietro una scrivania lo soffocava. Io, personalmente, non riuscivo a capirlo. Che cosa c'è di meglio di una sedia girevole?

-E' successo qualcosa, Mokuba?- mi chiese.

Io distolsi un attimo la mia attenzione dalla stilografica che avevo in mano.

-Perché me lo chiedi?- domandai.

Lui alzò le spalle.

-Credevo che fossi venuto per dirmi qualcosa.-

Aggrottai le sopracciglia. C'era bisogno forse di un motivo perché io desiderassi vedere mio fratello? Tuttavia pensai che non fosse saggio dare inizio a una discussione, così optai per una risposta più diplomatica.

-No, ero solo venuto per vedere se avevi finito di fare le valigie.- dissi infine.

-Devo solo dare un'ultima occhiata al mio deck. Sai, ho deciso di apportargli alcune modifiche.- fece lui, tornando ad esaminare nel suo solito angolo delle carte.

Io mi alzai dalla sedia per andare a vedere.

-Delle modifiche, hai detto? Credevo che fossi già pienamente soddisfatto del tuo deck. Perché vuoi cambiarlo?- domandai.

Lui non rispose, e continuò a rigirarsi le carte tra le mani. Poi parlò.

-E' tardi, Mokuba. Domani mattina dovremo svegliarci presto, lo sai. Vai a dormire e smettila di impicciarti dei miei affari.- disse seccato.

Quelle parole mi urtarono profondamente. Ultimamente Seto era strano, certo, ma di solito non era mai così duro con me. Capivo che la storia del torneo e di un suo probabile nuovo duello con Yugi poteva innervosirlo, ma non fino a questo punto...

-Ma...- tentai di protestare.

-Niente “ma”. Ho già detto ai camerieri di prepararti una camomilla. Fila a letto.- disse, con un tono di voce ancora più duro di quello di prima.

Deglutii a forza. Odiavo quando mi trattava come se fossi un moccioso. In fondo, avevo già dodici anni! Ma se gli avessi risposto avrei solo peggiorato la situazione.

-Certo. Vado.- dissi, cercando di mantenere il mio solito tono di voce.

Non appena misi la mano sulla porta, però, udii nuovamente la voce di mio fratello.

-Mokuba?-

-Sì?- risposi, voltandomi verso di lui.

Mio fratello mi sorrise benevolo.

-Sogni d'oro.- disse gentilmente.

Sentii il peso che avevo sul cuore alleggerirsi fino a scomparire. Sorrisi a mia volta. Non sapevo che cosa avesse spinto Seto a parlare così prima, ma di certo ora era tornato tutto come prima. Tolsi la mano dalla maniglia, e corsi ad abbracciarlo.

-Ti voglio bene, fratellone.- gli dissi, sentendolo ricambiare il mio abbraccio.

-Anch'io, Mokuba. Tanto.- sussurrò.

 

MAI

-E così Yugi, Mira e Seto sono stati invitati a questo torneo in Egitto, se ho capito bene.- dissi, dopo aver mandato giù un sorso di birra.

-Infhahhi... Burp... Mai.- biascicò Jonouchi, tra una forchettata e l'altra.

-Jonouchi! Non si parla con la bocca piena!- gli fece notare Anzu.

Guardai il mio amico con un certo biasimo. Jonouchi era un ottima persona: era simpatico, altruista, ottimista e per giunta carino, ma non avrebbe mai imparato le buone maniere. “Ma guarda te di chi mi ero andata ad inn... No, ma cosa sto dicendo! Io non sono innamorata di Jonouchi. Per me è solo un buon amico, giusto?”

-Mai, tutto bene?- mi chiese Otogi -Sei diventata rossa come un peperone...-

Io lo guardai spaesata.

-Eh? Cosa?- balbettai -No, è che questa è una vera ingiustizia! Perché loro sono stati invitati e invece a me non hanno detto niente?- dissi, nascondendo il viso dietro al tovagliolo.

-Se per questo neanche Jonouchi è stato invitato...- commentò Honda.

-Umph.- fece lui -E' evidente che quel tizio non sa riconoscere i veri duellanti, altrimenti avrebbe scelto me al posto di Mira.-

-Dì la verità, Jonouchi, tu sei solo invidioso.- disse Otogi.

-Invidioso io? Tzé, sono sordo a simili insinuazioni.-

-Comunque Jono, se tu, Anzu e Honda li accompagnerete, beh...- disse Shizuka -Voglio venire anch'io!-

Jonouchi per poco non si strozzò.

-Cos... COFF COFF!-

-Te lo avevo detto io di non parlare mentre mangi...- lo rimbeccò Anzu.

-Anzu, per favore, chiudi il becc... COFF!-

Dopo cinque minuti buoni, finalmente il mio amico si riprese.

-Non se ne parla nemmeno!- riuscì a dire infine.

Shizuka mise il broncio.

-Come sarebbe a dire “non se ne parla nemmeno”? Jono, non ho più cinque anni! E poi, se tu ci vai perché non posso venire anch'io?- protestò.

-Ho detto di no e non voglio sentire ragioni!- disse lui, incrociando le braccia come per dimostrare che non sarebbe riuscita a farlo desistere.

-Avanti, Jonouchi! Shizuka è grande e vaccinata!- la difese Honda, certo allettato dall'idea di possibili momenti insieme.

-HO DETTO DI NO!- disse Jonouchi, alzando il tono di voce.

Improvvisamente fu come se l'aria si fosse fatta pesante. Non fa mai piacere vedere due persone che conosci litigare fra loro. Oltre a dispiacerti per non poterti intromettere, ti senti anche fuori posto... Capivo Jonouchi, in fondo lui agiva solo per il bene di sua sorella: un viaggio in Egitto non è roba da poco, soprattutto per una persona cagionevole e che oltretutto ha appena fatto un'operazione alla vista, ma non potevo nemmeno ignorare le ragioni di sua sorella. In fondo, la sua era un richiesta più che legittima, era ora che Jonouchi la smettesse di voler controllare sempre e comunque ogni aspetto della sua vita...

-Ma non mi puoi lasciare qui a casa da sola con papà! Sai bene che devo restare qui per due settimane!- continuò Shizuka.

Jonouchi, a quelle parole, rimase interdetto.

-Uff! E va bene, se proprio insisti...- borbottò alla fine.

-EVVIVA!- squittì lei abbracciandolo -Lo sai che ti voglio tanto ma tanto bene, vero fratellone?-

A quel punto saltò su anche Otogi.

-Beh, allora se viene anche lei vorrà dire che vi accompagnerò pure io.-

Sorrisi. C'era da aspettarselo, da Otogi. Aveva sempre avuto una cotta per Shizuka, e sarebbe stato disposto ad andare in capo al mondo per stare con lei... Letteralmente.

-Ma cerrrto...- fece Honda con cortesia dissimulata.

Sospirai. Questo, invece, c'era da aspettarselo da Honda...

-Sei molto gentile, Otogi. Vedrete, forse un po' schiacciati, ma ci staremo tutti sull'aereo!- esclamò Yugi.

Ecco... Lo sapevo. Alla fine ero rimasta solo io. L'idea di partire però mi stuzzicava, specie per un torneo di Magic and Wizards. E poi, come l'esperienza mi aveva insegnato, con Yugi non c'era mai il pericolo di annoiarsi.

-Ehi, vi state forse dimenticando di me?-

Jono si voltò a guardarmi, sorridente.

-Che c'è, Mai? Non vorrai mica dirmi che hai intenzione di venire pure tu!- disse, anche se sapeva già la mia risposta.

-Hai indovinato, biondino.- risposi con un occhiolino.

 

MIRA

Era una bellissima giornata di sole. I raggi filtravano dolcemente dentro la stanza da letto, e gli uccellini cinguettavano allegramente sugli alberi al di là della strada. Anche se normalmente facevo una fatica mortale a svegliarmi, quella mattina mi bastò dare un'occhiata fuori dalla finestra per convincermi ad alzarmi all'istante. Inoltre, non potevo permettermi di arrivare in ritardo all'aereoporto. Mai aveva detto che sarebbe passata a prenderci alle sei e un quarto, e adesso erano a malapena le cinque. Io e Yugi avevamo tutto il tempo che volevamo per prepararci e ficcare le ultime cose nelle valigie. Peccato che non si fosse ancora alzato... Per cui mi risolsi a fare irruzione in camera sua, battagliera.

-Alzati, dormiglione!- incitai mio cugino, tirandogli una cuscinata in faccia.

Yugi per tutta risposta prese il cuscino e me lo ritirò indietro.

-YUGI! Hai forse intenzione di fare tardi?-

Con un grugnito si mise a sedere e mi fissò con occhi assonnati. I suoi capelli erano ancora più spettinati del normale, e dovetti mordermi la lingua per non ridergli in faccia.

-Mira, ma si può sapere che ore sono?- borbottò.

-Le cinque.- risposi tranquillamente.

-Tu sei pazza! Io me ne ritorno a dormire...- fece, tornando fra le coperte.

Groan. Qualcosa mi diceva che mi sarei dovuta preparare la colazione da sola. Il che, ripensando all'abilità culinaria di Yugi, forse non era un male.

 

YUGI

Alla fine, soprattutto perché non ne potevo più delle continue ramanzine da parte del mio alter-ego, mi rassegnai ad alzarmi. Dopo essermi vestito, scesi in cucina a far colazione. Con mio enorme piacere, Mira aveva già preparato dei toast.

-Ti ho già detto che sei un angelo, cuginetta?- la adulai, allungandomi per prenderne uno.

Lei mi fulminò con un'occhiataccia.

-Scordatelo!- fece, bacchettandomi le mani -Per te niente colazione! Ci hai già fatto perdere abbastanza tempo!-

Alla fine, dopo un'estenuante lotta, riuscii a smangiucchiare qualche biscotto e un po' di latte, e poi io e Mira tornammo in camera per finire di preparare le valigie. O, meglio, le mie valigie, perché inspiegabilmente lei era riuscita a far entrare tutto nella sua borsa a tracolla ed in un minuscolo trolley, mentre io dovevo sudare sette camicie per far entrare tutto nelle mie.

Mentre stavo ancora cercando di chiudere l'ultima senza farla esplodere, udii il suono di un clacson accompagnato dalla voce di Mira.

-YUGI! DATTI UNA MOSSA CHE E' ARRIVATA MAI!- mi gridò dall'ingresso.

Io, dopo aver finalmente ultimato la valigia, mi precipitai da basso. Chiusa la porta di casa, salii a mia volta sull'auto, dove c'erano già stipati Mai, Mira, Jonouchi e Shizuka.

-Sei certa di non aver dimenticato niente?- chiesi intimorito a Mira.

-Uhmmm... Fammi pensare...- ponderò -AH! Ora che ci penso, non sono sicura di aver chiuso il gas.-

Il mio urlo fu così forte che feci persino sbandare Mai.

-Rilassati, Yugi!- disse mia cugina, scoppiando a ridere -Stavo solo scherzando!-

 

JONOUCHI

Quando scesi dalla macchina per poco non fui tentato dal baciare il marciapiede. Andare in macchina con Mai è un'esperienza che può bloccarti la crescita.

-Saranno già arrivati gli altri?- mi chiese Shizuka mentre scaricavamo le valigie.

-Non ne ho idea... AH! Aspetta! Eccoli là!- esclamai, scorgendo all'entrata le figura di Anzu, Honda ed Otogi.

-Avete un'aria stravolta, ragazzi. E' successo qualcosa?- ci chiese preoccupata Anzu una volta che li avevamo raggiunti.

-Tu prova ad attraversare mezza Domino in macchina con Mai e poi ne riparliamo...- sbottai.

Mai mi rifilò un'occhiataccia.

-Guarda che ti ho sentito, Jono...-

Dovetti scansarmi per evitare un pugno in testa.

-Avanti, ragazzi! Diamoci una mossa! Dobbiamo ancora raggiungere l'hangar...- ci fece notare Otogi.

-Sul biglietto che ci ha dato quel tizio...- iniziò Mira, osservandolo -C'è scritto che dobbiamo andare all'hangar numero sette...-

-Però! Certo che ne ha di fantasia! Alle sette, all'hangar numero sette... Ma allora è un fissazione!- commentò Honda, mentre entravamo nell'atrio dell'aeroporto.

Non avevo mai preso un aereo in vita mia, e pertanto fui sorpreso dalle dimensioni dell'aeroporto. La gente andava e veniva in continuazione, e ben presto iniziai a sentirmi un po' spaesato.

-Venite, gente! Qui c'è affissa la pianta dell'aeroporto!- ci chiamò Anzu.

Noi la raggiungemmo.

-Dunque... Hangar cinque... Sei... Sei...- lesse Anzu -Ma qui non parla di nessun hangar sette!- protestò.

-Stai scherzando, vero?- feci io.

Tuttavia, anche dopo aver riletto accuratamente la mappa, non sembrava esistere alcun hangar sette.

-Eppure non possiamo sbagliare! Qui c'è scritto proprio sette!- disse Yugi, osservando il suo biglietto.

-Già... Propongo di chiedere informazioni.- fece Otogi -Aspettatemi qui.-

E detto questo si allontanò, scomparendo tra la folla. Io guardai l'orologio preoccupato, sperando che si muovesse. Ormai, nemmeno a farlo apposta, mancavano giusto sette minuti alla partenza...

 

OTOGI

Quando tornai, vidi che i miei amici erano ancora fermi ad esaminare perplessi la cartina. Poi Honda si girò per un secondo e mi vide arrivare.

-Era ora, Otogi! Ma quanto tempo ci hai messo?- borbottò.

-Chiedo scusa, ma c'era una coda allucinante all'ufficio informazioni.- mi scusai -Comunque, mi hanno detto che per raggiungere l'hangar sette dobbiamo andare nell'area nord-ovest dell'aeroporto. Non è segnato sulla mappa perché si tratta di un hangar privato.- spiegai.

-Allora ci conviene muoverci, o l'aereo decollerà senza di noi. Mancano solo tre minuti.- osservò Mai agitata, guardando l'orologio.

 

SETO

-Ehi, Seto! Hai visto che ore sono?- mi chiese Mokuba.

-Direi di sì.- risposi, continuando a passeggiare seccato davanti all'aereo, sempre se così si poteva chiamare quel catorcio.

-Che facciamo? Non possiamo continuare ad aspettare! Se Yugi non arriva...-

-Arriverà.- risposi semplicemente.

Infatti, poco dopo, lo vidi arrivare. Quello che non mi era particolarmente gradita era, invece, la presenza di circa una decina buona di persone che conoscevo fin troppo bene.

-Era ora. Certo che ve la siete presa comoda.- notai.

-Beh, l'importante è che siamo giunti in tempo, no?- commentò Yugi.

-Sarebbe questo l'aereo che dovrebbe portarci in Egitto?- chiese la Mazaki, perplessa.

-MA E' UN AMMASSO DI ROTTAMI!- esclamò Katsuya -Io su quel coso non ci salgo neanche se mi pagano!-

-Nessuno rimpiangerà la tua mancanza.- dissi sarcasticamente.

In realtà c'era ben poco da scherzare. Era duro da ammettere, ma anch'io iniziavo a chiedermi se non fosse il caso di andare in Egitto con mio jet privato.

-Beh, non abbiamo molta scelta.- fece notare la cugina di Yugi.

 

MIRA

Così, volenti o nolenti, finimmo per salire tutti sull'aereo. All'interno, era persino più piccolo di quanto potesse sembrare da fuori, tanto che trovammo a malapena i posti per sederci tutti. Al momento del decollo, Jonouchi si catapultò all'istante ai servizi.

-Credo di non sentirmi molto bene...- aveva spiegato.

In effetti, era piuttosto palliduccio. Doveva essere la prima volta che saliva su un aereo, e il fatto che il mezzo in questione fosse la scatola da scarpe su cui viaggiavamo, di certo non aiutava.

Io mi ero scelta un posto vicino al finestrino, e così, mentre gli altri chiacchieravano allegramente, potevo starmene tranquilla ad osservare il paesaggio. Non che non volessi parlare con i miei amici, ma mi sembrava un peccato rinunciare a quella vista meravigliosa, anche solo per qualche minuto. Tuttavia, con mio grande disappunto, dopo un po' mi accorsi che il cielo si era fatto buio.

-Ehi! Mi sapete spiegare perché fuori non si vede più niente?- protestai.

Il fratello di Seto, che se non sbagliavo si chiamava Mokuba, che era seduto vicino a me, rispose al mio interrogativo.

-Beh, visto che ci stiamo spostando da est verso ovest, a causa del fuso orario, invece di farsi giorno sta ritornando notte. Hai letto il libro “Il giro del mondo in 80 giorni?”, di Jules Verne?-

Feci cenno di no con la testa, un po' mortificata. Non era da me cadere su simili argomenti letterari.

-Dovresti leggerlo, a me è piaciuto un sacco! Parla di questo Phileas Fogg, che aveva scommesso di fare il giro del mondo in soli 80 giorni. Di ritorno dal viaggio, credeva di aver perso la scommessa, dato che aveva impiegato un giorno di troppo... Ma poi scoprì che invece era tornato con un giorno di anticipo, perché aveva attraversato la Terra da oriente verso occidente.- mi spiegò animato.

Lo guardai ammirata.

-Certo che ne sai di cose!- notai.

-Naaa... Se ti ho potuto rispondere è solo perché sono abituato ai cambiamenti di fuso orario: mio fratello deve spesso allontanarsi dal Giappone per motivi di lavoro, e mi è già capitato più volte di doverlo accompagnare.- rispose sorridendomi.

-Allora non sei solo intelligente, ma pure modesto! Non riesco a capire come tu possa essere fratello di quello là!- sbottai, indicando Seto, che se ne stava seduto in un angolo a lavorare su un portatile.

Mokuba scoppiò a ridere.

-Non posso certo dire che Seto sia una personcina molto affabile, ma ti posso assicurare che in realtà non è così antipatico come gli piace sembrare.-

La sincerità con cui aveva pronunciato quelle parole mi fece dubitare per la prima volta del mio giudizio su Seto, se non fosse stato un po' troppo affrettato. Dopotutto, se tra me e lui i rapporti erano così tesi lo dovevo solamente al nostro scontro al centro commerciale. Ripensandoci, lo avevo assalito senza alcuna ragione: anche se non lo avrei mai ammesso, ero stata io a volargli addosso.

-Uh? E adesso dove stai andando?- mi chiese Mokuba.

-A parlare con quella personcina molto affabile di tuo fratello.- risposi, andandomi a sedere di fianco a Seto, presa da uno slancio di coraggio.

Lui però non mi degnò di una sola occhiata. Non ero nemmeno sicura che si fosse accorto della mia presenza.

-Perché te ne stai in disparte?- gli chiesi, cercando di rompere il ghiaccio.

Lui non mi rispose, continuando a scrivere sul portatile. Guardai lo schermo. Era pieno di simboli di cui non conoscevo il significato. Dovevano essere codici di programmazione, credo... La mia cultura dell'informatica è piuttosto scarsuccia.

-Cosa stai facendo?- domandai nuovamente.

Finalmente lui mi rispose, seppur continuando a non guardarmi.

-Sto lavorando. O, almeno, ci provo. Non è facile quando hai una ragazzina petulante che continua a farti domande seduta vicino.- fece gelido.

Rimasi parecchio male a quella risposta, ma, d'altronde, cos'altro mi potevo aspettare da lui? Non è che fino a quel momento io lo avessi trattato poi molto meglio...

-Senti...- iniziai -Io... Io penso che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, noi due.- balbettai.

Lo guardai di sottecchi per assicurarmi di non aver detto niente di sbagliato, ma lui continuava a fissare il video. Non avevo idea se mi stesse ascoltando o meno, ma il fatto che non mi rispondesse con una delle sue freddure mi dava già un certo senso di sicurezza. Così decisi di continuare il mio discorso.

-Quel giorno... Al centro commerciale, ricordi? Beh, ci tenevo a scusarmi se sono stata forse un po' troppo brusca. Non era mia intenzione parlarti in quel modo... Ma, vedi, in quel momento ero pò nervosa... Oltre ad essermi persa, temevo che cadendo mi si fosse rotto il Dueling Disk...- presi fiato, poiché quel discorso mi stava rendendo inspiegabilmente a disagio -Sai, è l'oggetto più prezioso che ho.- conclusi.

Lo guardai speranzosa, col desiderio che si girasse verso di me e mi dicesse qualcosa... Ma Seto continuava a fissare il computer quasi con ostinazione. Improvvisamente, iniziò a germogliare nella mia testa l'idea che avevo appena fatto qualcosa di terribilmente stupido. Perché ero andata da lui? Che cosa speravo di ottenere? Mi stavo solo rendendo ridicola...

Rassegnata, decisi di tornare al mio posto, ma poi udii la sua voce. Ci misi un po' a capire che non era stata una mia impressione, ma che Seto aveva parlato veramente.

-Perché mi dici queste cose?- mi aveva chiesto.

Io, ancora stupefatta, tornai a sedermi, i neuroni che sembravano essersi momentaneamente scollegati. La sua domanda continuava a ronzarmi nella mente, ma non riuscivo a trovare una risposta che mi soddisfacesse completamente. Perché gli dicevo queste cose? Non ne avevo la minima idea.

-Immagino... Perché mi piacerebbe essere tua amica.- risposi infine.

Lui, finalmente, staccò gli occhi dal monitor e iniziò a fissarmi. Dio, mi sentivo così impotente sotto quello sguardo di ghiaccio... Tuttavia, non lo diedi a vedere, e lo sostenni fieramente.

-Non ho bisogno di amici.- disse, con una freddezza che mi fece rabbrividire.

-Forse...- dissi flebilmente -O forse lo dici solo per rassegnarti alla tua solitudine. Tutti prima o poi hanno bisogno di un amico cui appoggiarsi in un momento di difficoltà e, credimi, io lo so bene...-

Vidi che stavolta fu il suo sguardo a tentennare. Ma non appena aprì la bocca per ribattere, entrambi fummo sbalzati uno addosso all'altro, l'aereo che si inclinava pericolosamente verso sinistra.

-CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?- sentii gridare Anzu.

 

FLASHBACK

La barca, la cosiddetta Soffio di Horus, procedeva lentamente lungo le acque cristalline del Nilo. Atem osservò con piacere quella vista, che anche se gli era fin troppo familiare, non poteva fare a meno di incantarlo ogni volta. Poi, all'improvviso, quel silenzio venne rotto dal canto melodioso della ragazza seduta a prua.

Il mio cuore palpita come una quaglia ferita

quando vedo il volto del mio amore

e le mie guance si arrossano come il cielo dell'aurora

nel sole del suo sorriso.

Tutti gli uomini che erano a bordo, dai guerrieri ai rematori, fermarono le loro attività per poter ascoltare la voce di Raissa. Il giovane sorrise compiaciuto. Ricordava che un giorno Taita aveva detto che la voce di sua sorella sarebbe stata capace di ammansire il serpente più velenoso. Inizialmente Atem non aveva dato troppo credito alle parole del buon scriba, ma allora la sua voce gli trasmise tanta serenità, che iniziava a pensare che forse aveva davvero ragione.

Fu solo dopo che il canto fu terminato che l'ammiraglio osò annunciare che erano ormai giunti in vista di un gruppo di ippopotami. Atem si alzò di scatto, impugnando il suo fedele arco, Lanata, pronto per scagliare i suoi dardi acuminati. Il giovane principe si guardò attorno, fino ad incontrare lo sguardo, leggermente contrariato, di Sethi. Sorrise. Sapeva fin troppo bene che il suo amico non riteneva la caccia divertente come lo era per lui, così, nonostante gli avrebbe fatto piacere averlo al suo fianco, raggiunse da solo il parapetto della nave.

-L'abbiamo avvistato.- aveva detto il timoniere, un certo Karim -Laggiù!-

Atem seguì con lo sguardo il luogo che gli era stato indicato, fino a scorgere la mole imponente di uno dei più grandi ippopotami che avesse mai visto: pareva grande quanto la barca.

-Per l'alito immondo di Set!- si lasciò sfuggire.

L'animale dovette essersi accorto della nave, perché iniziò a fuggire. Atem, tuttavia, non si scoraggiò ed ordinò ai rematori di inseguirlo.

Ad un tratto l'ippopotamo emerse dall'acqua a meno di trenta passi da prua, mentre lanciava irato nubi di vapore dalle narici. Atem incoccò una freccia, sollevò il grande arco e tirò nello stesso istante. Mentre la freccia volava ancora sibilando, un'altra freccia la seguì, ed un'altra ancora. L'ippopotamo mugghiò quando le si piantarono sull'ampio dorso, e s'immerse nelle acque profonde. Raissa, al vederlo scomparire, raggiunse il fratello.

-Non dirmi che l'hai già ucciso...- fece, sporgendosi dalla balaustra per guardare nelle acque ora tinte di rosso.

Atem si voltò verso di lei, allarmato.

-NON SPORGERTI COSI', E' PERICOLOSO!- le gridò.

Troppo tardi. All'improvviso, l'ippopotamo emerse dal Nilo, colpendo ferocemente la fiancata dell'imbarcazione. Il Soffio di Horus si inclinò pericolosamente. I rematori caddero dalle panche, e Atem venne scagliato con tanta forza contro il parapetto che l'aria abbandonò i suoi polmoni e fu sostituita da un dolore opprimente al petto. Raissa venne scaraventata in avanti. Il giovane tese il braccio per trattenerla, ma riuscì a frenarla solo per un momento: lei vacillò contro la balaustra, mulinò disperatamente le braccia e s'inarcò all'indietro, con la schiena nel vuoto.

-ATEM!- urlò, tendendogli la mano.

Per un momento le loro dita si toccarono nuovamente. Poi, come se fosse stata strappata via da qualcosa, la giovane cadde dalla barca, atterrando sul dorso sanguinante dell'ippopotamo. L'animale si voltò, pronto per azzannarla, ma chissà come Raissa riuscì a riprendersi, e, tenendosi aggrappata alle frecce scagliate da Lanata, a tenersi in equilibrio per schivare il colpo dell'animale.

-RAISSA!-

Prima ancora che Atem potesse pensare a cosa fare, vide una figura dietro di lui slanciarsi e tuffarsi a sua volta dall'imbarcazione. Il principe inorridì, una volta riconosciutolo.

-SETHI!- gridò.

Sethi cadde sul collo dell'ippopotamo, a cavalcioni quasi intendesse montarlo come se fosse stato il suo cavallo. L'animale si agitò ancora più violentemente, e fu un miracolo se lui e Raissa non furono sbalzati via.

Nel frattempo, sulla nave, Atem era così disperato che, se non fosse stato perché non sapeva nuotare, si sarebbe tuffato a sua volta. Nonostante fosse un eccellente arciere, non poteva fare nulla per aiutare i due, perché rischiava di colpirli con una freccia.

-Cosa facciamo, signore?- chiese preoccupato Karim.

Il principe non rispose. Non sapeva rispondere. Anche se a malincuore, in quel momento lui non poteva fare nulla, solo restare a guardare.

Sethi, intanto, aveva sfoderato la sua spada dalla cintola, e aveva colpito l'ippopotamo sul dorso. L'animale si voltò per colpirlo, ma lui fu più veloce. Con un rapido fendente, piantò la spada dritta nella sua testa. L'ippopotamo, ferito mortalmente, dopo una serie di convulsioni si inabissò definitivamente.

Atem si sporse per vedere come stavano i due giovani, ma con suo immenso orrore notò che non vi era traccia di loro nelle acque ora color porpora.

-RAISSA! SETHI!- gridò disperato.

-Non c'è bisogno che strepiti tanto. Siamo qui.- udì dietro di lui.

Il giovane si voltò, trovandosi di fronte un Sethi ansimante, coperto di schizzi di sangue, con in braccio sua sorella, priva di sensi.

-SETHI! Raissa, come sta?- domandò preoccupato.

Il ragazzo mise a terra la giovane.

-Sta bene. Ha solo bevuto un po' troppo.- lo tranquillizzò.

Infatti poco dopo la ragazza riprese i sensi, tossendo furiosamente. Sethi le corse subito vicino, aiutandola a rialzarsi. Lei si appoggiò al ragazzo, ancora troppo debole per reggersi in piedi da sola.

-Stai bene?- le chiese preoccupato Sethi, sotto lo sguardo attonito di tutto l'equipaggio.

-S-sì... Grazie.- sussurrò lei.

Atem, sebbene fosse sollevato dal poterli vedere entrambi sani e salvi, si scagliò contro di loro come una furia.

-DICO, MA SIETE IMPAZZITI? SETHI, PERCHE' DIAMINE TI SEI TUFFATO? E TU...- gridò, rivolgendosi a Raissa -COSA TI E' SALTATO IN MENTE DI SPORGERTI IN QUEL MODO? MI SEMBRAVA DI AVERTI AVVERTITA!-

I due abbassarono lo sguardo, mortificati.

-E' stato solo un incidente, fratello...- cercò di scusarsi Raissa.

Atem li osservò implacabile ancora per qualche secondo, finché non si rese conto che la gioia di rivederli vivi era più forte della sua collera.

-Oh, non sapete quanto mi avete fatto preoccupare!- ammise, soffocando entrambi in un abbraccio.

   
 
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