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Autore: alaal    13/04/2010    1 recensioni
Un allenatore assetato di potere, un Pokémon leggendario, una maledizione. La nostra storia non si incentra in questo incontro tra umano e Pokémon leggendario, ma gli effetti di questo scontro si ripercuotono nel futuro, a tre anni di distanza.
Recensite, per favore! Sono uno scrittore in erba, ogni commento (insulti compresi) è bene accetto! ^__^
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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N.B.: Tutti i commenti, anche negativi, sono bene accetti! Ditemi se questa fanfiction è di vostro gradimento! Grazieeeee!!!! ^__^

Laura si svegliò lentamente. Venne svegliata dai dolci raggi del sole del mattino che arrivavano dalla finestra della sua cameretta. Essa era molto semplice, però comprendeva tutto quello che una stanza dovrebbe possedere: il letto di piume, la scrivania con il computer, l’orologio appeso alla parete, il tavolino al centro della camera, con su di esso libri, quaderni e penne alla rinfusa. La scrivania della ragazza era stata appena riordinata da poco, e gli scaffali che erano accanto alla ribaltina erano pieni di libri su Pokémon, Pokémon, e ancora Pokémon. Sui muri, oltre che a dei poster di Pokémon, ce n’era uno in particolare che Laura adorava più di tutti: esso rappresentava un ragazzo sulla ventina d’anni, capelli mossi, castani, occhi azzurri e un sorriso a trentadue denti. Era un ragazzo che Laura amava da sempre, o per lo meno amato da tutte le sue fan: egli era Jim Sheridan, il protagonista della soap opera basata sui Pokémon più amata dalle teenager di tutte le regioni. Egli era il più bel ragazzo che Laura avesse mai potuto vedere. Lei, come tutte le altre, era una fan sfegatata di Jim. E non era finita lì. La ragazza aveva avuto la rarissima occasione di vedere il suo idolo durante gli allenamenti con i Pokémon. Il suo Blastoise, poi, era uno schianto: muscoli possenti e intelligenza sopraffina. Era un mix che la faceva impazzire. Laura sbadigliò, e si stiracchiò.
Laura: -Hmmm....- L’ultimissimo piano di quell’albergo a cinque stelle, che il signor Ferguson chiamava Ostello, era adibito soltanto per la stanza e il bagno della figlia dei proprietari dell’edificio. Oltre alla loro sala da letto e da pranzo. Insomma, l’ultimo piano dell’Ostello di Plumbeopoli era l’appartamento dei Ferguson. Laura si alzò e svogliatamente rassettò il suo letto. Meccanicamente cercò i suoi vestiti, che erano buttati lì a terra. Li mise in ordine e li appoggiò sulla sedia accanto alla scrivania. Si diresse verso l’armadio e lo aprì, notando che era quasi vuoto. Rimase stupita che i suoi vestiti erano ancora tutti da lavare.
Laura: -COSA? E ora che cosa mi metto?- Non poteva certamente rimanere in mutande e reggiseno che figura avrebbe potuto farci? I vestiti di ieri, poi, non ne parliamo. Neanche un Koffing avrebbe mai appestato l'aria tanto. Si guardò attorno perplessa. Notò che la sua Dratini stava dormendo pacifica sul tappeto accanto al tavolino al centro della stanza, raggomitolata su se stessa.
Laura: -Devo chiamare mamma!- Si diresse verso la porta e l’aprì. Corse verso la camera da letto dei suoi genitori e li chiamò a gran voce. Nulla, non c’era nessuno. Guardò in bagno, nella sala da pranzo, nel salotto. Nulla, i genitori della ragazza stavano già lavorando. Laura incrociò le braccia al petto.
Laura: -Ma è mai possibile che si devono alzare sempre così presto...?- Poi guardò l’orologio, e lo fissò incredula.
Laura: -COSA? LE 10? MA E’ TARDISSIMO!!!!- Si guardò intorno ancora una volta, poi pensò che, per chiamare sua madre, era necessario un telefono. Il numero di telefono dell’albergo lo sapeva a memoria, ma dove trovare un apparecchio? Se fosse stato presto avrebbe potuto sgattaiolare fino alla stanza della lavanderia, poiché nessuno si azzarderebbe ad uscire dalla propria stanza prima delle otto del mattino. Ma era molto tardi, sicuramente Ash e Alex avranno già fatto colazione. Sospirò, e rifletté su quello che avrebbe potuto fare in quel momento.
Laura: -Come...come posso chiamare mamma...?- Poi il lampo di genio. Il giorno prima il Professor Oak aveva dato ad Alex il Pokémon Navigator, il quale conteneva anche un cellulare. Il ragazzo l’aveva dato a lei poiché voleva andare a fare il bagno nella sauna insieme ai Pokémon e ad Ash e Pikachu. E ora il PokéNav era lì, sul tavolo. La ragazza lo prese di corsa e lo aprì. Compose il numero e rimase in attesa, appoggiando lo strumento sul suo orecchio. Due, tre squilli, e finalmente risposero.
-Sì, pronto, Ostello di Plumbeopoli! Sono Thomas Ferguson, in cosa posso servirvi?- Laura sorrise. Laura: -Papà, sono Laura!- Il padre della ragazza si scompose. Non si aspettava di certo di essere chiamato dalla figlia.
Thomas: -Laura! Ma che ti salta in mente di comporre il numero dell’hotel?- La ragazza lo interruppe velocemente. Doveva pure subirsi la paternale? No, era troppo tardi per rimanere in ascolto.
Laura: -Non ora, papà, è un’emergenza! Passami mamma!- Il padre passò la cornetta a Valeria. La madre di Laura rimase in ascolto.
Laura: -Mamma, non ho neanche un vestito! Perché non c’è stato nessuno che li abbia portati fino in camera?- La donna si grattò la testa.
Valeria: -Laura, tesoro, lo sai benissimo che i camerieri e i governanti non possono accedere all’ultimo piano! Te l’ho detto ieri di andare a ritirare la roba in lavanderia, ma tu hai detto: “No, no, devo andare dal Professor Oak! Lo faccio dopo!” Te lo ricordi, vero?- Laura, imbarazzata, deglutì un grosso rospo.
Laura: -Ehm... sì, è vero ma... poi ci sono state delle cose che...non avevo previsto...- Valeria sospirò, ridendo.
Valeria: -E va bene, Laura... ti porterò su della roba... ma non lamentarti se non ti piacerà!- Laura annuì.
Laura: -Va benissimo mamma! Qualsiasi vestito andrà benissimo! Ti ringrazio tanto!- E chiuse la conversazione. Iniziò ad andare in bagno e si fece una doccia rapida. Quando finì di lavarsi il telefono si mise nuovamente a squillare. La ragazza, con l’accappatoio, si diresse verso quell’oggetto infernale che il Professor Oak aveva consegnato ad Alex. Lo aprì nuovamente e avviò la conversazione.
Laura: -Sì, pronto!- Era sua madre.
Valeria: -Laura, sono mamma! Ho trovato un vestito che forse potrebbe piacerti...!- Laura annuì.
Laura: -Ok! Me lo porteresti su, per piacere?- Valeria era tentennante, e poi si schiarì la gola.
Valeria: -Laura... è successo un piccolo problema...- Laura sospirò. Se sua madre parlava di un piccolo problemino, voleva dire che tutto era andato storto.
Laura: -Cos’è successo questa volta?- La donna rise imbarazzata.
Valeria: -Ecco vedi, il fatto è che... beh, io salgo, vedrai tu stessa!- E chiuse nuovamente la chiacchierata. Laura rimase in attesa di chissà cosa, poi la Dratini si svegliò, sbadigliando.
Dratini: -Mhhh... che dormita!- Poi si guardò attorno, e sorrise all’allenatrice.
Dratini: -Buongiorno! Ti ho sentita gridare... che è successo?- Laura si voltò, e sorrise.
Laura: -Oh, nulla di che... mi sono ritrovata senza vestiti!- Dratini scese, con un balzo, dal tavolo.
Dratini: -Ah, capisco! Per me è la stessa cosa quando bisogna cambiare pelle durante la muta...- E rise. Laura annuì, e rise pure lei.
Laura: -Certo! Ci si sente troppo nudi!- La ragazza portò la draghetta in bagno e la lavò, insaponandole la testa e il corpo. Quando finì l’asciugò con il fon.
Laura: -Dratini ti senti pronta per la grande sfida di oggi?- Il Pokémon annuì.
Dratini: -Certo! ci siamo allenati duramente per questo!- Laura rimase un istante in silenzio, e Dratini rimase perplessa dalla strana calma della ragazza.
Dratini: -Laura? C’è qualcosa che non va?- L’allenatrice era perplessa, e stava guardando fissa davanti a sé. Il Pokémon si voltò verso il punto in cui la ragazza guardava, ma non vide altro che la finestra chiusa. Si voltò nuovamente e la guardò un po’ spaventata.
Dratini: -Laura? Stai male?- L’allenatrice scosse la testa, e poi sorrise.
Laura: -Scusami, ero soprappensiero! Mi stavo chiedendo chi potrebbe iniziare per primo...- Dratini era perplessa.
Dratini: -Di chi parli?- La ragazza sorrise ancora.
Laura: -Ma di me e Alex! Tra un po’ ci sarà la sfida con Brock, e insieme non potremo gareggiare! Mi sa che dovremo fare a turno...- Dratini annuì.
Dratini: -Penso che tu abbia ragione...- Bussarono alla porta, e l’allenatrice andò lentamente verso la porta.
Laura: -Sì, chi è?- La voce che le rispose era familiare. Era la madre.
Valeria: -Sono mamma!- La ragazza aprì la porta, fece entrare la donna e richiuse il passaggio immediatamente. Era ormai fine estate, e gli spifferi si sentivano distintamente. Aveva fatto ancora un po’ di caldo in quei giorni, ma le previsioni annunciavano giorni e giorni di pioggia a catinelle. La ragazza guardò sua madre entusiasta.
Laura: -Grazie, mamma! Mi hai salvata da un bel pasticcio!- Poi la sua felicità si interruppe immediatamente, notando che quello che aveva sua madre in mano non era assolutamente uno dei suoi vestiti. Indicò quell’abito quasi raccapricciata.
Laura: -Che...che roba è quella lì?- Valeria stava ridendo goffamente. Era difficile spiegare quel che era veramente successo, ma lo doveva fare comunque.
Valeria: -Ecco vedi... come dire, c’è stato un piccolo incidente di percorso...- La ragazza fissò sua madre negli occhi.
Laura: -Che è successo? Spiegati meglio!- La donna fece vedere alla figlia quel vestito. Era orrendo: un paio di jeans scuciti alle ginocchia colorati di un disgustoso blu marino, una maglietta che non era certamente intonata con il suo modo di vestire, ed un paio di scarpe da ginnastica mezzo rotte.
Valeria: -C’è stato uno scambio di vestiti... questi qui che vedi dovevano andare direttamente nella spazzatura, insieme ad altri stracci...!- Laura capì il resto. Le cominciarono a tremare le mani dalla grande ansia che stava provando in quel momento.
Laura: -Cioè...vorresti dire che i miei...vestiti....- Valeria annuì tristemente.
Valeria: -....tutti bruciati....- Laura, disperata, si lasciò cadere e rimase in ginocchio, con le mani a terra.
Laura: -Ma non è possibile! Perché è successa questa cosa? Di chi è stata la colpa?- Valeria scosse la testa.
Valeria: -Non saprei... questa cosa è successa l’altro giorno... ho detto a qualcuno di mettere a posto i cartellini sulle buste, ma forse lo scambio è partito da lì...- Laura scosse la testa e si rialzò.
Laura: -E ora che cosa faccio? Non posso presentarmi così alla palestra! Penseranno tutti che sia trasandata!- Valeria aggrottò le sopracciglia e puntò un indice contro sua figlia.
Valeria: -Ehi! Che cosa sono tutte queste urla? Mi avevi promesso che non avresti fatto capricci! E ora mettiti questi!- Laura, controvoglia, dovette accettare. La donna se ne andò e la ragazza si vestì lentamente. Notò che i jeans erano al di sopra della sua taglia, perciò dovette cercare una cintura. Ma neanche quella c’era nell’armadio. Tutto, era stato bruciato tutto. La ragazza si maledisse mentalmente e poi, una volta vestita, si guardò allo specchio. Dratini sopraggiunse in quel momento e guardò stralunata la sua allenatrice.
Dratini: -Che...che razza di vestiti sono?- Laura chiuse gli occhi e sospirò.
Laura: -Ahhh... non me ne parlare... e ora che cosa faccio...?- Poi pensò ad una soluzione. Poteva benissimo mascherarsi e andare da Brock da sola, senza aspettare Ash e Alex. Così nessuno avrebbe potuto riconoscerla. L’allenatrice sorrise e guardò il suo Pokémon prediletto.
Laura: -Ho trovato una soluzione! Potrò mascherarmi da ragazzo!- La Dratini fece un balzo in aria, stupita.
Dratini: -COSAAA? Ma sei fuori? E se qualcuno ti riconoscesse?- Laura scosse la testa, e rise.
Laura: -No, no, non preoccuparti! Tutti dicono che sono un maschiaccio! D’altronde non mi trucco mai, perciò sarà facile farla in barba a tutti! Basta che prendo questo berretto e questa fascia....- Si svestì nuovamente e fece tutto quello che aveva in mente. Prima di tutto, con l’aiuto dei suoi Pokémon, strinse la fascia intorno al suo petto, in modo da schiacciare il seno, poi con dovuti accorgimenti mise i capelli a mo’ che sembravano corti. Infine prese il berretto con la visiera (simile a quello di Ash nella prima serie NdA), si rivestì e poi si guardò allo specchio. Stentava a crederci pure lei.
Laura: -Quella...quella sarei io?- I Pokémon la guardarono sorpresi.
Sandshrew: -Se non t’avessi vista, non ti avrei riconosciuta neanche se me l’avessi detto tu!- La ragazza annuì divertita, e si guardò nuovamente allo specchio.
Laura: -Va bene! Credo che così conciata non mi riconoscerà nessuno!- E così radunò i suoi tre Pokémon e se ne andò dalla stanza. Scese le scale di corsa e notò che c’era molta gente all’androne dell’Ostello, e tutti conoscevano Laura. Tutti stavano guardando la ragazza, e la figlia di Thomas rimase bloccata in mezzo alla hall, imbarazzata, con tutti quegli occhi addosso.
Laura: “Oddio... mi avranno scoperta...?” Nessuno spiccicava parola, e Thomas stesso si avvicinò all’allenatrice. La ragazza deglutì terrorizzata.
Laura: “Oh no! Mi hanno scoperta!” Thomas, infuriato, prese per il colletto della maglietta sua figlia, ma non la riconobbe.
Thomas: -EHI, RAGAZZINO! Si può sapere che stai bazzicando da queste parti? Lo sai che non si può entrare da soli, senza essere accompagnati da un genitore?- La reazione di suo padre era il documento scritto che dimostrava che il suo travestimento era perfetto. La ragazza tentò di ingrossare la voce, imitando quella di un maschio.
Laura: -Ehm...sì lo so... stavo cercando Ash Ketchum!- Thomas la lasciò andare e poi la guardò perplesso.
Thomas: -Ash Ketchum hai detto...? strano, mi pare di averti già incontrato da qualche parte...- La ragazza travestita rise imbarazzata.
Laura: -No, no, si sbaglia signor Ferguson! Io sono di un’altra città, molto molto lontana!- Thomas annuì sospirando.
Thomas: -Ok... ma come ti chiami tu?- La ragazza deglutì ancora una volta. Si guardò intorno, e poi sorrise.
Laura: -Io... io mi chiamo Frank... e vengo da Fucsiapoli!- Thomas annuì.
Thomas: -Ho capito... Frank, se stai cercando Ash Ketchum lo troverai nella sala da pranzo lì a destra... sta ancora mangiando con il suo amico Blake...- Ed indicò la sala da pranzo. Laura sorrise, e ringraziò suo padre.
Laura: -Perfetto! Grazie per l’informazione...!- E se ne andò. Thomas tentò a fermarla, senza successo. Si grattò la testa confuso.
Thomas: -Ma come? Prima mi chiede dove si trova una persona e poi se ne va?- A un centinaio di metri dall’Albergo, dietro ad un albero, Laura stava gioendo per la vittoria del suo piano strategico.
Laura: -Sì! Nessuno mi ha riconosciuta... eh, eh...!- Poi si ricompose, guardando l’edificio in lontananza che si ergeva su una maestosa collina. La costruzione era enorme, e la ragazza travestita non fece neanche fatica a leggere i caratteri cubitali che stavano sullo striscione sulla facciata principale della Palestra di Plumbeopoli. Si leggeva chiaramente “Per chi volesse scontrarsi con la roccia, i Pokémon di Brock fanno al caso vostro”. Laura era eccitata, poteva dimostrare ad Ash che lei era già pronta per battere Brock. Si incamminò velocemente verso la Palestra, e notò con grande disappunto che le porte erano chiuse. Era un edificio immenso: già dall’entrata si poteva capire tutto. Le porte in vetro erano fatte apposta che potessero assomigliare a lastre di pietra, il tetto era di un grigio accecante che s’intonava perfettamente con il colore della città. Le finestre al di sopra delle porte erano enormi, così che la luce del sole potesse filtrare all’interno senza difficoltà. L’attenzione dell’allenatrice fu catturata da un tizio seduto lì vicino che le faceva cenno di avvicinarsi.
-Ehi, tu! Sì, parlo proprio con te!- Laura si avvicinò perplessa. Il ragazzo era seduto dietro ad un bancone, e su di esso c’era scritto “Accettazione Gare Pokémon”. Probabilmente quello era il banditore per l’iniziazione alla battaglia diretta con Brock. Il ragazzo aveva un paio di occhiali scuri, capelli sparati castani, pelle olivastra e ostentava un ridicolo gilet viola su una ancor più ridicola maglietta azzurra, con degli incommentabili pantaloncini rossi.
-Vorresti sfidare Brock, vero?- La ragazza annuì. Laura: -Esatto! Sono qui per sfidarlo!- E anche Dratini annuì. Il ragazzo sorrise, e poi si tolse gli occhiali. Aveva gli occhi chiusi, come se avesse delle linee al posto degli occhi.
-Capisco! Io sono Forrest, il fratello minore di Brock... il più vicino a lui, per l’esattezza...- Laura era perplessa.
Laura: -Che...che intendi dire?- Forrest sorrise.
Forrest: -Vedi, noi siamo in totale nove fratelli... Brock è il più grande, e io sono il secondogenito! Ho già diciotto anni!- E si indicò con un pollice, quasi fiero di averglielo detto. Laura sorrise.
Laura: -Ah, ho capito! Molto piacere, io sono...- E si bloccò. Non poteva certamente dirgli il suo vero nome. Ma poi ci rifletté sopra. Tanto Ash e Alex non erano con lei, perciò poteva dire anche il suo falso nome.
Laura: -Io...mi chiamo Frank Thomson!- Il ragazzo continuò a sorridere e le fece vedere un foglietto su cui c’era scritto in stampatello come titolo “SFIDANTI DI BROCK IL MAGNIFICO”. E sotto c’era una caterva di nomi su più colonne, che incredibilmente erano tutti cancellati con un tratto di penna. Era strano e Laura dovette chiedere spiegazioni per quel gesto.
Laura: -scusami.... ma tutte queste persone hanno rinunciato a sfidarlo o sono state costrette a ritirarsi?- Il ragazzo rise, e scosse la testa.
Forrest: -Cosa? Oh no, sono tutti gli allenatori che Brock ha sfidato in questi ultimi tempi... e che naturalmente ha sconfitto!- Laura deglutì un rospo enorme, e aprì la bocca stupita.
Laura: -Come...? Dici davvero?- Tornò a guardare quella lista. Erano minimo una cinquantina di nomi. Brock sembrava molto forte, e Laura cominciò a perdere quella sua voglia di sfidarlo. Ma poi scosse la testa e sorrise. Ormai era arrivata fino a quel punto, perché tirarsi indietro?
Laura: -Bene! Ne può battere anche mille, ma io non mi tirerò indietro di sicuro!- Il ragazzo le porse una penna. Forrest: -Perfetto! Allora scrivi il tuo nome qui!- Ed indicò una cella vuota. Laura scrisse il suo nome e poi consegnò il tutto al ragazzo.
Laura: -Ecco fatto! Quando potrò sfidare tuo fratello?- Il ragazzo si alzò dalla sedia e poi indicò una casetta accanto alla palestra. Era di legno, con il tetto rosso e le finestre a balcone. La classica casetta in Canadà.
Forrest: -Ecco, noi abitiamo in quella casa! Se vuoi ti accompagno! Brock in questo momento è lì, e sta riposando insieme ai suoi Pokémon!- La ragazza accettò e insieme andarono nella casa dove c’era il campione di Plumbeopoli. Il ragazzo aprì la porta in legno e Laura poté vedere che Brock era seduto su una poltrona viola con in braccio un Pokémon. Pareva un cucciolo di Bulbasaur. La casa era accogliente e molto carina: l’entrata era costituita da un ingresso che si collegava direttamente con il salone dove c’era Brock con il Pokémon. Il divano, al centro della stanza, era appoggiato su un tappeto blu scuro, e davanti al sofà c’era una televisione. I muri, adornati da quadri, facevano da sfondo a quel panorama di gusto e di classe. Il capopalestra di Plumbeopoli si alzò dal divano e si diresse verso la porta.
Brock: -Ce c’è, Forrest? Abbiamo visite?- La voce di Brock si era parecchio ingrossata. Aveva già venticinque anni, ed era diventato un ragazzo affascinante. Era vestito con un gilet verde scuro, una maglietta rossa ed un paio di pantaloni neri. Laura lo vide e ne rimase estasiata.
Laura: -Quello...quello è Brock...?- Forrest annuì divertito, e si addentrò nella casa.
Forrest: -Proprio lui! Aspetta un momento qui, vado a farti le presentazioni a mio fratello...!- Forrest parlottò nell’orecchio del suo fratello maggiore ed egli immediatamente diede in custodia il piccolo Pokémon a Forrest. Brock si avvicinò a grandi passi verso l’allenatrice travestita e la ragazza iniziò ad avere paura. Paura di essere riconosciuta. All’inizio volle indietreggiare per poi andarsene via, ma il volto del capopalestra fu tutt’altro che austero.
Brock: -Ciao, Frank! Benvenuto a Plumbeopoli!- E le strinse la mano. Laura sospirò e poi sorrise, ingrossando anch’ella la voce.
Laura: -Ciao! Piacere di fare la tua conoscenza!- Ma la presentazione si interruppe di colpo poiché il cucciolo di Bulbasaur si stava già lamentando e Forrest non riuscì a farlo calmare. Si agitò e sbraitò ma non ci fu nulla da fare per placare il suo piagnisteo. Brock si voltò e si avvicinò verso Forrest.
Brock: -Forrest! Te l’avevo detto che Bulbasaur deve bere il latte a piccoli sorsi, altrimenti gli va tutto di traverso!- Forrest fece un sorriso imbarazzato.
Forrest: -Ah sì, è vero! Ti chiedo scusa!- Laura vide che Brock aveva preso il cucciolo dalle braccia di suo fratello e che gli stava dando da mangiare come se quel Pokémon fosse suo figlio. Difatti il Pokémon erba smise immediatamente di piangere e ben presto ricominciò a mangiare. L’allenatrice si sentiva di troppo in quel momento.
Laura: -Scusami, vedo che hai da fare… se vuoi passerò un’altra volta…- E già era pronta per girare i tacchi ed andarsene. Brock sorrise e scosse la testa. Il Bulbasaur pareva rasserenato.
Brock: -No, no, non devi scusarti! Anzi, sai una cosa? Ero già pronto per riaprire la mia palestra! L’ho chiusa perché da giorni non si è più fatto vivo neanche uno sfidante, perciò… per fortuna che sei arrivato tu!- Forrest annuì, avvicinandosi a suo fratello.
Forrest: -Già… devi sapere, Frank, che in questo periodo non ce la stiamo passando molto bene… anche se hai visto un elenco innumerabile di allenatori sfidati da Brock è da un bel pezzo che nessuno si è più scritturato…- Laura annuì tristemente.
Laura: -Certo, capisco… la paura spinge le persone a non allenare più i Pokémon… ma com’è possibile? Ormai Fred Blake è scomparso da tempo, ormai! L’epoca del Terrore dovrebbe essere finita per sempre!- La parole di Laura lasciarono perplessi i due fratelli. Brock alzò il capo e assunse uno sguardo piuttosto preoccupato.
Brock: -Spiacente ricordarti che, anche se il signor Blake è morto, il Team Rocket è più vivo che mai! E ora che un mio vecchio amico si è ritirato, non c’è più nessuno che possa batterli…- La ragazza parve interessata dal discorso. Laura: -Scusa se insisto, ma chi sarebbe questo tuo amico?- Il capopalestra della città di Plumbeopoli fece un mezzo sorriso di orgoglio.
Brock: -Egli è il campione dei campioni, ha vinto nelle leghe di Kanto, Jotho e Hoenn! E a Sinnoh, naturalmente, è già stato acclamato Master per merito!- Laura sorrise. Aveva già capito di chi stava parlando.
Laura: -Ash Ketchum, vero?- Brock rise e annuì.
Brock: -Proprio lui! Allora è più famoso di quanto abbia potuto immaginarmi! Sarebbe bello se riuscissi nuovamente a incontrarlo!- Il cucciolo di Pokémon finì il latte e fu sazio. Ben presto infatti cadde in un sonno profondo e il capopalestra di Pokémon di Roccia adagiò con estrema cura il Bulbasaur sul divano. Forrest si preoccupò di rimboccargli le coperte e Laura sorrise per quel gesto così semplice ma così profondo nello stesso tempo. La ragazza notò che sulla parete più in là c’era appesa una foto in cui era raffigurato Brock che stringeva la mano ad un uomo con i baffi. Incuriosita fece qualche domanda su quell’immagine.
Laura: -Ti chiedo ancora scusa, Brock, chi sarebbe quell’uomo?- Ed indicò la foto. Il ragazzo si voltò e sorrise.
Brock: -Quello è il signor Jonathan Pringle, il vecchio presidente della “Moo-Moo and Company”…- Laura fu sorpresa da quella rivelazione.
Laura: -“Moo-Moo & Co.”? L’azienda che si preoccupa di recuperare Pokémon feriti, abbandonati e orfani?- Il capopalestra disse di sì quasi commosso.
Brock: -Proprio quella… e ora ne sono io il presidente…- L’allenatrice si avvicinò a Brock e gli strinse la mano ondeggiando le braccia.
Laura: -Che onore! Sono così felice di avere conosciuto il presidente di un’azienda così importante!- Sciolsero la stretta, poi Brock si voltò verso suo fratello.
Brock: -Forrest! Se c’è qualche problema con Bulbasaur avvertimi! Io sto andando a riaprire la palestra!- La ragazza travestita fece un sorriso che partì da un orecchio e finì all’altro.
Laura: -Quindi accetti la mia sfida?- Brock sorrise a sua volta guardando l’allenatrice.
Brock: -Certo! Andiamo!- I due uscirono dalla casetta lasciando solo Forrest. Una volta fuori Brock e Laura si avvicinarono alla porta della palestra e il capopalestra estrasse le chiavi dell’edificio. Aprì il portone e la ragazza non riuscì a vedere nulla all’interno.
Laura: -Accidenti, è buio pesto!- Brock rise ed applaudì due volte.
Brock: -Ah! Ah! Guarda un po’!- E di colpo le luci si accesero. La figlia dei Ferguson fu stupita dalla visione che le si era posta davanti agli occhi: un’enorme palestra in cui delle rocce facevano capolino dal pavimento. Era tutto color blu metallico e le rocce variavano il loro colore dal bianco al nero con chiazze castane.
Laura: -La palestra… è immensa!- Brock prese il suo telefono cellulare dalla tasca dei pantaloni color beige e compose un numero. Stette in attesa poi parlò.
Brock: -Pronto, Steve? Ciao, sono Brock… sì, c’è bisogno di te… ok, a fra poco!- Chiuse la conversazione e mise via il telefonino a onde corte.
Brock: -Era l’arbitro… fra un po’ arriva!- La ragazza annuì e i due si introdussero nell’edificio. Frattanto, poco più in là, Ash e Alex stavano cercando disperatamente Laura, la quale pareva essere svanita nel nulla. Si erano pure divisi nel tentativo di rendere più rapido il ritrovamento ma tutte le ricerche avevano condotto ad un buco nell’acqua. Quando i due si riunirono si chiesero l’un l’altro i risultati delle loro ricerche.
Ash: -Allora? L’hai trovata?- Alex scosse la testa. Alex: -No… sembra che la terra l’abbia inghiottita! Ho chiesto a tutti ma non c’è neanche uno che l’abbia intravista!- Pikachu sospirò.
Pikachu: -Non resta che mettere un foglio con su scritto “Ragazza scomparsa”…- Ash scosse la testa.
Ash: -No! Quella sarà l’ultima cosa che faremo! Anzi, sai cosa facciamo? Chiediamo ai nostri Pokémon di unirsi nella ricerca!- Alex annuì e poi tutti i Pokémon furono chiamati all’appello. C’erano Pikachu, Magcargo, Machamp, Pidgeot, Tyranitar e Pelipper, i quali erano i Pokémon di Ash. Alex poteva contare su Dratini, Weedle e Pidgey. I due allenatori diedero precise informazioni su cosa fare ai Pokémon, i quali partirono immediatamente alla ricerca della compagna sperduta. Ma le ricerche proseguirono invano per un certo periodo di tempo e, stanchi e stremati, i Pokémon tornarono dai loro allenatori. Ash era molto preoccupato: come aveva potuto dimenticarsi dell’esistenza della sua allieva? Avrebbe dovuto prestarle maggiore attenzione.
Ash: -Maledizione! Se le fosse successo qualcosa…io non me lo perdonerei mai…!- Pikachu e Alex gli andarono incontro poiché il maestro di Pokémon si era seduto per terra. Alex: -Non fare così, Ash! Io scommetto che sta bene e ci starà aspettando!- Il topo giallo annuì, dando ragione al ragazzo con gli occhiali.
Pikachu: -Sì! Stiamo perdendo tempo inutilmente! Se la caverà!- Ash annuì senza dire una parola e poi si rialzò.
Ash: -Va bene… Alex, ti accompagno da Brock… tanto abbiamo cercato in lungo e in largo… spero che voi abbiate ragione!- E così dicendo richiamarono tutti i Pokémon nelle loro sfere Poké, eccezion fatta per Pika e per Dratini, il quale non ne voleva sapere di tornare nella sfera. Ash sorrise al capriccio del Pokémon Drago. Ash: -Ah! Ah! È proprio come Pikachu! Anche lui all’inizio non ne voleva sapere di rientrare nella sfera!- Alex era perplesso.
Alex: -Davvero, Pikachu?- Il Pokémon elettrico era imbarazzato e ridacchiò.
Pikachu: -Beh, ecco… io, veramente… era troppo scomodo lì dentro! E poi soffro di claustrofobia!- A passi lenti ma regolari si incamminarono verso la palestra di Brock. Alex e Ash notarono che la palestra aveva le luci accese, segno che Brock era all’interno di essa. Il ragazzo con il cappello fu abbastanza rincuorato da questo.
Ash: -Alex, non sto nella pelle! Fra un po’ rincontrerò il mio amico Brock!- Alex fece un mezzo sorriso.
Alex: -Senti, è davvero forte come dicono tutti?- Il topolino giallo disse di sì.
Pikachu: -Puoi giurarci! Mi ricordo la prima volta che ho combattuto… aveva un Onix così grande che occupava tutta la palestra! E dire che l’edificio era bello grosso!- Ash rise.
Ash: -Sì, sì, me lo ricordo!- Ma poi smise immediatamente di ridere, dandosi uno schiaffo.
Ash: -Accidenti, non dovrei ridere! Laura è scomparsa e io mi comporto come se niente fosse successo!- Alex strinse i denti. Anche lui era notevolmente preoccupato dalla misteriosa scomparsa della sua nuova amica. Cercò comunque di osservare il bicchiere mezzo pieno e con un sorriso si rivolse al suo maestro.
Alex: -Non essere troppo duro con te stesso… non l’abbiamo proprio vista per tutto il giorno…!- Quando si avvicinarono di più notarono che al banco c’era Forrest. Il fratello minore di Brock notò Ash e gli andò incontro meravigliato. I due ragazzi si fermarono.
Forrest: -Non…non ci posso credere! Tu sei Ash?- E lo indicò. Il Master dei Pokémon annuì.
Ash: -Sì, sono proprio io…!- Forrest rise a crepapelle. Forrest: -Non ci posso credere! È da un sacco di tempo che non ci vediamo! Sai, mio fratello Brock mi ha parlato moltissimo di te negli ultimi tempi! Non vedeva l’ora di incontrarti di nuovo!- Alex si grattò la testa così come fece Dratini usando la coda.
Alex: -Eh! Addirittura?- Ash sorrise.
Ash: -Ah, capisco! Beh, digli che sono tornato e che c’è un mio amico che vorrebbe sfidarlo!- Poi il suo volto si oscurò.
Ash: -Almeno…ci sarebbe stata un’altra sfidante, però…- Forrest rise ancora e diede una pacca sulla schiena del ragazzo.
Forrest: -Suvvia, Ash, non essere così triste! Dai, appena finita la battaglia nella palestra che si sta svolgendo in questo momento vi porterò dal capopalestra!- Mentre i due dialogavano l’occhio di Alex cadde sul registro degli allenatori battuti da Brock nelle ultime settimane. Oltre a tutti gli altri, l’allenatore e il Pokémon notarono che un nome non era stato cancellato con un tratto di penna. E alla lettura di quel nome ai due venne un tuffo al cuore.
Alex: -Dratini… leggi tu quello che leggo io…?- Il Pokémon tremante annuì.
Dratini: -Sì… credo di sì…- Si voltarono e chiamarono a gran voce il maestro di Pokémon.
Alex e Dratini: -AAAASH!- L’allenatore più forte al mondo si voltò stupito e quasi spaventato al grido dei suoi amici.
Ash: -Che c’è? Perché gridate così tanto?- Gli fecero cenno di avvicinarsi a loro. Ash e Forrest corsero verso di loro e videro Alex indicare il registro.
Alex: -Guarda, Ash! Laura…Laura si è iscritta per gareggiare contro Brock!- Tutti rimasero sbigottiti dalla rivelazione dell’aiutante del Professor Oak.
Ash: -COSA? Dici sul serio?- Dratini annuì.
Dratini: -Sì! E la data è quella di oggi! E si è registrata giusto mezz’ora fa!- Forrest rimase molto preoccupato da ciò e prese il registro in mano, quasi scandalizzato dalla rivelazione. Grosse gocce di sudore si formarono sulla fronte e scesero lungo le tempie.
Forrest: -Cosa? Mezz’ora? Ma l’unica persona che è venuta da me… era un maschio! Si chiamava Frank! Me lo ricordo benissimo!- Alex fece vedere che nel registro c’era il nome di Laura Ferguson. Quando lo lesse, il ragazzo con gli occhiali scoppiò a ridere.
Alex: -Ecco perché non riuscivamo a trovarla, Ash! Era già nella palestra!- Ash per un momento parve molto arrabbiato, ma poi rise anch’egli. Laura aveva organizzato la sua messinscena fin nei più piccoli dettagli, e si era tradita dalla sua stessa firma.
Ash: -AH! AH! Che sagoma! Travestirsi da ragazzo… e poi per cosa?- Il fratello minore di Brock rimase quasi sconvolto. Aveva parlato con una ragazza, credendo che fosse un maschio! Per un certo istante a Forrest venne il mal di testa e dovette per forza sostenersi su un traliccio del banco di accettazione.
Forrest: -Certo che recitava molto bene la parte del ragazzo!- Pikachu saltò dalla spalla dell’allenatore e si avvicinò al portone. Aveva stampato sul volto un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all’altro.
Pikachu: -In questo caso andiamo! O ci perdiamo la battaglia!- Tutti annuirono e si precipitarono nell’edificio. Percorsero pochi metri che giunsero nelle gradinate dove gli spettatori potevano assistere ai match di Pokémon. Videro Laura, travestita da maschio e Brock, il quale era intento a gareggiare. Videro pure un arbitro su una pedana al lato del campo sulla metà.
Alex: -Quello è Laura! La riconosco dai Pokémon!- Infatti sul campo c’erano Poochyena e Dratini e Brock aveva schierato il suo fido Geodude e Kabuto. Ash rimase più stupito dal Pokémon fossile del suo amico che della follia che Laura aveva appena fatto facendo spaventare tutti a morte.
Ash: -Caspita! Chissà dove avrà trovato il fossile!- Alex prese il PokéDex e controllò i due Pokémon di Brock.
“Geodude, il Pokémon Roccia. Di solito si trova vicino ai sentieri di montagna. Se per sbaglio viene urtato diventa furioso.” “Kabuto, il Pokémon Crostaceo. Pokémon primitivo resuscitato da un fossile. Quando è in fondo al mare usa gli occhi superiori”
Ash notò che i Pokémon di Laura erano spossati, probabilmente stavano lottando già da molto tempo. Invece il Geodude e il Kabuto del capopalestra di Plumbeopoli sembravano traboccare di energia. Laura, alias Frank, non si lasciò scoraggiare e cercò di partire con un nuovo attacco doppio.
Laura: -Forza! Proviamoci ancora una volta! Poochyena, scava una fossa e tu, Dratini, usa l’attacco Fulmisguardo per distrarre Kabuto!- Il Pokémon buio iniziò a scavare in terra e ben presto il cane sparì dalla vista dei ragazzi. Dratini incentrò il suo sguardo sul fossile resuscitato il quale rimase basito dall’intensità dello sguardo della draghetta. Brock dal canto suo non pareva molto turbato dalle scelte di Laura.
Brock: -Geodude, mantieni la calma e usa l’attacco Pazienza! E tu, Kabuto, usa Surf su Dratini!- Sugli spalti Ash fu molto preoccupato.
Ash: -No! L’attacco Surf è devastante in un campo di roccia!- Alex rimase perplesso dall’osservazione del suo maestro.
Alex: -Cosa? E perché?- Ash strinse i denti e i pugni contro il corrimano che c’era davanti a sé che fungeva da ringhiera.
Ash: -Usare un attacco d’acqua in un campo di sole rocce è terribile perché lo trasforma ben presto in un pantano! Se Dratini lo evita, Kabuto userà Surf sul terreno e Poochyena rimarrà invischiato nel terreno!- Forrest annuì.
Forrest: -Già… questa è la tecnica che ha sempre permesso a mio fratello di vincere!- Alex fu spaventato e iniziò a gridare.
Alex: -LAURA! NON USARE L’ATTACCO FOSSA, E’ PERICOLOSO!- Tutti si voltarono stupiti verso il ragazzo con gli occhiali. Brock rimase spaesato dal richiamo.
Brock: -Cosa…? Come l’ha chiamato?- Anche l’arbitro fu piuttosto sorpreso.
Steve: -Laura? Ma è impazzito? Non vede che è un ragazzo?- Laura fu messa in un profondo disagio ma decise di far finta di nulla e di accettare il consiglio di Alex. Diede nuovi, precisi ordini ai due Pokémon.
Laura: -Dratini! Usa l’attacco Avvolgibotta su Kabuto in modo tale da fargli fermare l’attacco Surf! Poochyena! Esci dal tunnel e usa il Morso su Geodude!- I due Pokémon fecero il loro lavoro e la femmina di drago riuscì a bloccare la mossa di Kabuto, mentre Poochyena dal canto suo con un mozzico riuscì a mettere K.O. il suo avversario di roccia. Brock si voltò quasi spaventato.
Brock: -COSA? Come è potuto accadere?- Steve diede un punto a Laura.
Steve: -Geodude non è più in grado di combattere! Il vincitore è Frank!- Ash rimase perplesso.
Ash: -Frank? Ma che razza di nome è? E perché si è agghindata in quel modo? È irriconoscibile!- Forrest sghignazzò. Certo che per essere una novellina, sapeva travestirsi in un modo eccezionale.
Forrest: -Pensa un po’, è riuscita ad ingannare tutti con quel travestimento! Anche a quel vecchio volpone di Brock!- Brock, nel frattempo, strinse i denti e richiamò Geodude nella sua sfera Poké. Poi alzò lo sguardo e sul suo volto apparve un leggero sorriso.
Brock: -E va bene! Per ora stai conducendo la partita tu, Frank, o per meglio dire… Laura Ferguson!- Tutti rimasero ammutoliti dalla scoperta di Brock, più fra tutti Laura stessa.
Laura: -Cosa…cosa stai dicendo?- Il ragazzo venticinquenne fece un mezzo sorriso e mise le mani sui fianchi.
Brock: -Pensi che non l’abbia capito? È logico! Ho già sentito la tua voce quando ho soggiornato nell’Ostello di tuo padre, il signor Ferguson! E poi mi sarebbe parso strano che un allenatore si presentasse ad un incontro serio vestito di stracci! E poi quei Pokémon, chi mai può allenare con così tanto garbo due Pokémon del genere? Una ragazza, ovvio!- Laura, ormai scoperta, decise di gettare la maschera. Si tolse il cappello con la visiera all’indietro e i suoi capelli castani le caddero velocemente sulle spalle. Steve rimase sconvolto dalla scoperta di Brock.
Steve: -INCREDIBILE! Non era mai successa una cosa del genere!- Laura rise e decise di rendere la situazione grottesca e comica. Non voleva lasciarla cadere nel ridicolo.
Laura: -E va bene, Brock! Ora che hai scoperto la mia identità?- Il capopalestra fece spallucce.
Brock: -Beh, si continua la gara!- Alex rimase molto stupito e molto dubbioso da tutta questa messinscena.
Alex: -Ash, secondo te perché Laura avrebbe dovuto travestirsi?- Il ragazzo scosse la testa rassegnato. Pure Pikachu non seppe trovare una risposta logica.
Ash: -Bah! Valle a capire, le donne!-
   
 
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