Wait, It Gets
Worse.
Finalmente in ufficio.
Sì, dopo un
incontro come il mio anche l’ufficio
sembra “Disneyland”.
Inspira.
Espira.
Molto meglio, ho
scaricato mia sorella a casa a
sistemare le sue due valigie di vestiti nel mio armadio, non oso
immaginare
cosa starà facendo lì dentro, solo al pensiero mi viene
l’irrefrenabile voglia
di picchiare qualcuno.
Sospiro.
Devo cominciare a
calmarmi se voglio arrivare al
prossimo compleanno indenne, ormai sono a lavoro e non
permetterò a niente e
nessuno di rovinarmi ulteriormente la giornata.
“Roth!”
come non detto. Mi alzo dalla sedia e mi
avvicino all’ufficio del boss come un condannato a morte si
avvicinerebbe alla
forca. Non sono decisamente dell’umore giusto per il boss e le
sue assurde
trovate.
Apro la porta e quello
che vedo mi paralizza là
davanti.
Non ci posso credere,
vi prego ditemi che è un
incubo!
“Ehi
sorellina!” no, non lui, vi prego, non mio
fratello James! Ma che c’è una dannata riunione di
famiglia?!
“J-James, che ci
fai tu qui?” stai calma, magari è
passato solo per un saluto.
No, mi sto illudendo,
quando lui è nelle vicinanze è
sempre e solo perché ha bisogno di qualcosa. In genere soldi. O
una casa.
Spesso entrambi.
“Sorellina,
indovina un po’? Da oggi lavoreremo
insieme” qualcuno mi dica che oggi
è
primo Aprile e che questo è uno scherzo di pessimo gusto.
Guardo speranzosa il
boss, almeno lui facesse
qualcosa di buono nella vita.
“Ah, i fratelli
Roth che scrivono entrambi per il
mio giornale, questo farà salire le vendite alle stelle”
lasciamo perdere.
“Ora
sparite” ah, il boss, sempre gentile e pieno di
attenzioni per i suoi dipendenti.
Prendo mio fratello
per la manica della giacca
firmata che indossa (quella da sola varrà più del mio
intero guardaroba) e lo
trascino letteralmente nel mio ufficio.
Mi siedo sulla mia
sedia, anche se forse è meglio
dire che mi ci lascio cadere sopra.
“Ma, James, tu
non eri in Brasile con quella modella
sudafricana” almeno mi sembra fosse sudafricana, mio fratello
cambia ragazza
come una persona qualsiasi si cambia i calzini.
“Svedese,
comunque, non più, l’ho mollata”
“E
perché? Mi sembrava ti piacesse”
Alzata di spalle.
Questo è tutto ciò che ricevo come
risposta, odio quando fa così.
Ora, si potrebbe
pensare che io sia una qualche
disadattata con una famiglia disfunzionale, ma non è vero, o
almeno è vero
soltanto per metà della famiglia, i miei genitori ad esempio
sono persone
mediamente normali ed anche se ora sono impegnati in un viaggio intorno
al
mondo di tre mesi non hanno mai dato problemi a nessuno, lo stesso vale
per mio
fratello maggiore, un rispettabile detective della polizia di Boston
sposato e
con un bambino/bambina in arrivo.
Il problema sono
questi due, gemelli eterozigoti che
come unica missione nella vita hanno di rendere la mia impossibile.
Ora, mi sembra di aver
già spiegato perché mia
sorella è, beh, mia sorella; mio fratello invece è tutta
un’altra storia.
Rapido identikit:
capelli castani, grandi occhi
verdi, sorriso luminoso e tutto il fascino della famiglia Black che
apparentemente solo io non ho ereditato, come ho detto passa
costantemente da
una ragazza all’altra, ma se almeno Morgan si è sempre
impegnata al massimo per
ottenere ciò che voleva lui ha sempre e solo fatto il minimo
indispensabile
affidandosi al suo aspetto esteriore per la maggior parte della sua
vita.
Dico soltanto una
cosa, ha deciso di fare il
fotografo di moda solo per poter conoscere più modelle possibili.
Quel ragazzo è
incredibile. E non in senso buono.
“Posso sapere
perché sei qui?” chiedo cercando di
racimolare tutta la calma di cui dispongo. Per la cronaca non è
molta.
“Te l’ho
detto, per lavorare” sorriso finto. Due
parole: esaurimento nervoso.
D’accordo,
magari è davvero qui solo per lavorare,
voglio dire l’inserto di moda del giornale è uno dei
più rinomati al mondo.
Sono davvero una sorella pessima, sempre a pensare male dei miei
fratelli.
“Senti, non
è che puoi prestarmi la tua moto
stasera?” No comment.
“E potrei sapere
a cosa ti serve la mia moto?”
“Beh, ho
conosciuto questa ragazza all’aeroporto.
Tre parole: istruttrice di yoga” Respiro profondo, molto profondo.
“Scusami, ma da
quanto ti sei lasciato con la
modella? Una settimana?”
“Due a dire il
vero, ma sai com’è, chiodo scaccia
chiodo” Okay, affrontiamo la realtà, probabilmente nessuna
giuria al mondo mi
condannerebbe per aver ucciso un idiota del genere.
“Sì,
okay, fai cosa vuoi basta che esci da questo
ufficio” tiro fuori dalla borsa un portachiavi e glielo lancio.
Ma perché?
Perché? No sul serio, qualcuno me lo
spieghi, una volta tanto che qualcosa mi va bene arriva puntualmente a
rovinarla la più grande catastrofe del genere umano. La
famiglia. La mia
famiglia per essere precisi.
La mia personale
Waterloo. Il che rende me
Napoleone. Grazie mille fratelli! Io odio Napoleone!
Okay, sto cominciando
a delirare.
Inspira.
Espira.
Mi sa che se continuo
così mi dovrò dare allo yoga,
almeno mi rilasserei un po’.
Ripensandoci forse
è meglio una barretta al
cioccolato. Lo sento, per quando quei due se ne saranno andati io
sarò
ingrassata di almeno sei chili.
Un bip particolarmente
fastidioso mi riporta alla
realtà, è il mio computer, qualcuno mi sta invitando ad
una video chat, spero
sia Matt Damon. Altrimenti sono guai.
No, non è Matt
Damon. È mio fratello. No, non James.
È Neil, il rispettabile poliziotto di Boston.
Sospiro e accetto la
chiamata. Dall’altra parte
dello schermo vedo una faccia sorridente. Troppo sorridente.
“Ehi
sorellina!”
“Ciao ignobile
essere che sicuramente sapeva, ma che
ha deciso di tacere”
“E così
James si è fatto vivo eh?” mi dice come se
niente fosse.
“Già, e a
quanto pare c’è una dannatissima riunione
di famiglia perché anche Morgan è qui” sì,
lo so, non dovrei prendermela con
lui, in fin dei conti sono io che non riesco a farmi rispettare dai
miei
fratelli e si sa, chi è causa del suo mal...
“Ah, questo non
lo sapevo” sembra realmente sorpreso
dalla notizia.
“Sai per caso se
anche mamma e papà hanno deciso di
piombare qui senza avvertire?”
“Ehm, no, per
quanto ne so sono a Bali adesso, ma tu
sorellina dovresti calmarti, non ti fa bene tutto questo stress”
mi dice in
tono preoccupato, beh, mi dispiace ma non me la bevo, se fosse stato
davvero
preoccupato per me avrebbe almeno avuto la decenza di avvertirmi che
l’uragano
James era intenzionato ad abbattersi su New York.
“Hai ragione, ma
sai com’è, se almeno l’avessi
saputo prima di ritrovarmelo qui in redazione sarebbe stato
d’aiuto”
“Senti
perché non gli dai una possibilità? Mi
sembrava davvero contento per questo lavoro, magari è la volta
buona che mette
la testa a posto”
Mi limito a
propinargli il mio famoso e brevettato
sguardo scettico.
“Almeno provaci.
Potrebbe stupirti”
“Sì certo
come no, ora vado che devo lavorare, ciao
Neil” e senza neanche attendere una risposta chiudo il
collegamento.
Ho decisamente molto a
cui pensare.