Bene Questa volta ho cercato di far prima! Ma non sono troppo soddisfatta di questo Cap.
Ringraziementi a chi ha messo la storia tra le preferite:
- Kittymew; -MissTata55; - Prettyvitto; - Rubarubina -Selvaggia_Chan;
Chi ha messo la storia la storia tra le seguite:
- I love sansunaro; - MissTata55; - Nalista; - Prettyvitto;
E naturalmente chi ha recensito.
-Prettyvitto: * Perdono* Mi dispiace di farti aspettare sempre.
-Rubarubina: Bene, questo capitolo è particolare, è molto bè, toccante e Malinconico. Vengono itrodotti tre nuovi personaggi (Di cui uno già bello che conosciuto) solo che non si rivedranno per un po'. Riguardo a Renoir, non farti troppi film, è una scemenza, comunque se ritorni a qualche capitolo indietro, su Fabrizio quando fa una prospettiva futura, il nome Renoir è sempre importante. Ma comunque è la prima cosa che spiego. Sono contenta che ti paiccia.
-MissTata55: *Perdono* Grazie mille. Spero ti piaccia.
-Hikarydream: Grazie mille. Non fa niente, spero ti piaccia.
-Nalista: Don't Worry. Spero ti piaccia questo.
Senza scordarci chi ha Letto!
Attenzione, questo capitolo è molto breve rispetto agli altri, di fatti, avrei potuto farne solo uno con il precedente ma non ne sarei stata capace. Volevo anche informarvi che probabilmente il prossimo capitolo, non sarà un capitolo, ma un riassunto velocizato di diversi fatti, come il divorzio e quello che succedera a Giulia ... (Capirete dopo aver letto).
***
{Dal Prec Cap:Accarezzò la guancia bagnata di lacrime della sorella e poi piangendo per la sorella, anche lei, riuscì a dormire, sognando di nuovo lo sconosciuto ragazzo, assieme ad una pazza dai capelli blu, ed altri ambigui soggetti mai visti. Sogni che la riempirono di gioia passeggera. Per il futuro infausto che – non solo lei – le attendeva.}
In un passato non troppo lontano
Problemi (Parte 2)
“Chi è Renoir?” chiese alla sorella, mentre Letizia versava del latte
caldo, Michela le si era seduta in braccio. “Un pittore impressionista.” Le
rispose tranquilla Serena, mentre
prendeva una tazza di latte, “Perché insieme al nome di Fabrizio blateravi
anche il suo?” chiese Camilla, Serena sorrise imbarazzata e si portò una mano
sul ventre, “ È il nome che pensavo di dare a lei o a lui …” rispose, bevendo
un altro po’ di latte, Camilla fece un altro segno d’assenso. “Come lui o lei?
Ancora lo sai? Da quando sei incinta?” si intromise Letizia, Serena rispose:
“Quattro mesi e mezzo, ma non ho mai potuto fare un ecografia!”, Letizia le
accarezzò i capelli, “Camilla puoi portare Michela a scuola? Io credo che
porterò Serena a farsi una visita!” alla
fine aggiunse, con un sorriso trionfale sul volto, Serena annui massaggiandosi
il ventre gonfio.
“Quindi andiamo?” propose Michela a Camilla mentre si infilava la sua
giacca, “Si andiamo piccola peste!” aggiunse l’altra, indossando la sua giacca,
salutò le altre due ed uscì di casa con la piccola peste. “Quindi sarai Zia?”
chiese dolce Michela, passandosi una mano sui lunghi capelli neri, “Si, credo
che sarò zia!” rispose la ragazza, con
un sorriso dolceamaro. Ormai lo percepiva la sua infanzia felice stava per
sgretolarsi del tutto; Suo padre stesso l’aveva presa in disparte per parlarli
del effettiva idea di Divorzio dalla moglie, li aveva chiesto se lei sarebbe
andata con lui, magari in una bella città come
Osaka. Lei non aveva saputo rispondere. “Ecco siamo arrivati!” proferì Michela, davanti al cancello della sua
scuola elementare, Camilla le sorrise, salutandola con un grande
abbraccio, poi la bambina scappò dentro.
Mentre Camilla camminava tranquilla per le strade di Tokyo, così
senza averne veramente voglia, fu raggiunta, per sua sfortuna, da un cretino in
bicicletta. “Camy!” esclamò lui e Camilla riconobbe subito la voce fastidiosa
di Michele, che sicuramente voleva parlare del non-nulla che era successo fra
loro, che poi per Camilla non esisteva. Si era decisa sia Michele che Lorenzo
erano punti da eliminare nella sua esistenza, forse, forse avrebbe potuto
lasciare Fabrizio, infondo era il ragazzo di sua sorella ed il padre di suo
nipote; Si sforzò di non pensare che era l’unico ragazzo che le aveva dato
sicurezza. Camilla ignorò Michele e continuò a camminare come se la sgradevole
figura in bici accanto a lei non ci fosse. Perché diamine quel Mongoflettico
non era a scuola? Si urlò nella mente. “Vuoi ignorarmi? Ok. Ignorami!” esclamò
il ragazzo, quasi, offeso, mentre continuava a stare sullo stesso piano di
Camilla, la ragazza non disse nulla, continuò per la sua strada, “Fa come vuoi
angelo!” esclamò irritato alla fine Michele, prese a pedalare e molto
velocemente si allontanò Camilla sorrise soddisfatta. Finalmente ora si sarebbe
potuta rilassare un po’.
La ragazza continuava a vagare per i marciapiedi quando un elegante
macchina nera l’affiancò, “Tesoro, vuoi un passaggio?” chiese la voce del
padre, mentre si abbassava il finestrino del sedile accanto al conducente,
“Volentieri Papà!” rispose Camilla, con un sorriso dolce, aprendo lo sportello
e salendoci. Leonardo Minami ingranò la marcia, “Tesoro, io e la mamma, oggi …”
stava cominciando nervoso, cercando comunque di mantenere una voce tranquilla,
“Papà lo so. È un paio di giorni che me
ne parlate. Ma con me e Serena che farete?” rispose Camilla, leggermente a
disaggio, guardando oltre il finestrino, Leonardo disse: “Ti adoro stellina
mia.” Senza darle alcun indizio sul
affidamento. “Mi fai entrare ora a scuola?” chiese Camilla guardando il padre,
lui mosse il capo, poi rispose: “No Camilla, desidero passare del tempo con
te”, quello era assolutamente un brutto presagio.
*
“Ieri è scoppiato il pandemonio!” fu la prima cosa che disse Giulia,
quando si sedé vicino a Fabrizio, tutta la classe li guardò, anche il
professore rimase interdetto, “Posso sapere cosa succede signorina?” chiese il
professore visibilmente infastidito, era tipico di quella ragazza fare le cose
a sproposito, Lorenzo si voltò verso i due, “Non si preoccupi Prof!” disse
Giulia riconcentrandosi su Fabrizio, il quale era totalmente bordeaux, era
stato per un anno intero con quella ragazza ed era abituata a tutti i suoi
attacchi schizofrenici che rischiavano di abbassarli la condotta. “Signorina,
come si permette di parlarmi così?” alzò la voce il professore, Giulia si passò
una mano sui capelli castani, poi si alzò in piedi, quasi furente di rabbia,
quello era un discorso serio ed erano giorni che lei era schizzata. Cintya
aveva baciato Lorenzo, tradendo definitivamente Camilla, Michele era un idiota
che ci provava spudoratamente con Camilla, Carolina e Marta erano depresse,
alla fine dell’anno Jeanne e Nicolò sarebbero andati via, Serena era incinta e
lei aveva dovuto rinunciare al ragazzo della sua vita. Ed ora per la prima volta nella sua vita,
stava facendo qualcosa per una persona a cui teneva molto ed avrebbe nuociuto a
se stessa, voleva assolutamente che Fabrizio fosse il cavaliere di Serena,
perché lei ne aveva assolutamente bisogno, non importa quanto le avrebbe
spezzato il cuore; Anche se, quando alla ricreazione, il giorno prima aveva
visto Camilla stretta a Fabrizio, non aveva
sentito una vertigine ne disgusto (Come quello che provava per Cintya, quando
era con Lorenzo e quello per Serena in generale) aveva provato pace, come se
loro due insieme fossero il meglio.
“Senta professore qui stiamo tutti andando a scatafascio! Per favore
continui la sua lezione, che noi ritorniamo sui problemi che non dovremmo
avere!” urlò Giulia, alzandosi anche in piedi. Il professore rimase basito
qualche istante, il libro di letteratura li scivolò dalle mani, tutti gli occhi
della classe erano puntati su di lei, Fabrizio si portò una mano alla bocca,
quasi a voler trattenere una nausea improvvisa, “Ma come si permette …” stava
recuperando il professore, Giulia lo soprastò con le lacrime agli occhi, “Ma
lei non vuole capire …” urlò con una voce stridula, “Se si rifiuta … Be vada al
diavolo!” scoppiò in un pianto rotto,
scappando via dalla classe, Fabrizio si bloccò. Doveva inseguirla? Non sapeva
assolutamente che fare. Si alzò, il professore interdetto lo notò, “Non ci
provi!” li impartì severo, il ragazzo si risedé sulla sua sedia, guardando il
banco prima occupato da Giulia; Lorenzo guardò la porta dov’era scappata
Giulia, abbassò lo sguardo, tirandosi lievemente i capelli biondi. Era cambiato
tutto, si era sbriciolato tutto, il futuro che si costruiva da quando aveva 10anni
era sfumato, Perché?Scrisse sul quaderno
con caratteri scomposti e cubitali, una calligrafia disorganica che non era mai
stata la sua. “Scusate un attimo!” disse il professore uscendo, entrò una
bidella e rimase sull’uscio della porta, stranamente nessuno in classe fiatò.
*
“Allora è di 4 mesi e mezzo … Quindi 18 settimane” fece i conti Teresa, dicendo all’infermiera, “Credo che con 16-18
settimane, l’aborto sia impossibile!” disse l’infermiera, poi le disse: “Ora
dobbiamo visitare sua figlia!” aprendo la porta della stanza dove entrò seguita
da Teresa. La donna era infuriata con la figlia, ma era sempre stata contro l’aborto
e sapere che sua figlia non poteva farlo, era solo una magra consolazione; In
confronto al divorzio che l’attendeva
con suo marito, l’uomo che era stato per tutta la vita la sua dolce metà.
Nella stanza stesa su un lettino, c’era Serena con il ventre
leggermente gonfio, Letizia al suo
fianco che le stringeva la mano ed una dottoressa che prendeva una specie di
impasto gelatinoso blu che posò sul ventre di Serena, la ragazza si contrasse
era letteralmente gelato. Teresa superò in fretta l’infermiera, arrivando da
sua figlia, le prese la mano libera, con gli occhi lievemente lucidi, “Andrà
tutto bene, tesoro!” mormorò. La dottoressa accese il macchinario per
l’ecografia ,cominciò a passarlo sul ventre, così espandendo la crema, “Ecco!”
disse fiera, poi sullo schermo apparve un immagine, Grigia e Nera, che si
muoveva appena, la sagoma era molto simile ad un bambino di profilo, “Ecco …”
aggiunse, Serena trattenne le lacrime, “Questo è il cuore!” aggiunse e nella
stanza, si sentirono tanti tocchi veloci, il cuore di Teresa sussultava alla
stessa velocità, mentre accarezzava la
mano della figlia. “È maschio o femmina?” domandò Letizia, guardando l’immagine
nello schermo, la dottoressa continuò a passare la macchina su tutto il ventre,
poi rispose: “Non si può ancora dire … Forse Femmina!” , le due donna,
stritolarono le mani di serena, poi Letizia aggiunse: “Femmina. La piccola
Renoir!”, “La mia piccola Renoir!” pianse Serena.
*
Osaka.
Daniela Yamaha guardava il camion dei traslochi. La sua migliore
amica/vicina di casa stava partendo, per Tokyo; Certo non sarebbe partita ora,
come sua madre, ma sarebbe rimasta ad Osaka per qualche mese, più o meno fino
alla fine della scuola, avrebbe vissuto con il fratello a casa di suo padre,
avendo i genitori divorziati. “Perché quegli occhi lucidi. Io vado via solo fra
qualche mese!” disse la sua amica, mentre una folata di vento smuoveva i
capelli scuri, circondandole le spalle, “Perché io sono la pazza Daniele, che
tutti evitano, tranne te ed ovviamo Mirco!” rispose Daniela quasi piangente.
Mirco, un bel ragazzo dai capelli corallo l’abbraccio, le diede un bacio sulla
tempia, mentre la ragazza giocò con una filò di capelli castani di Daniela,
aggiunse: “Noi saremo per sempre Mirco Hichinose, Daniela Yamaha e Alessia
Azumi!”, “Amici per sempre!” finì Mirco, “Ma Alessia parte!” pianse Daniela.
Alessia partiva e quello era il preludio, era il preludio per la vita
finalmente felice per Camilla, ma allora ne Mirco, ne Daniela e ne Alessia
potevano saperlo. Nessuno poteva.
*
Cintya fissava la lavagna senza dire niente, Nicolò le si era seduto
accanto, perché lui non poteva fare a meno di rimanergli comunque accanto,
“Sono mostruosa?” chiese con gli occhi bassi, “Abbastanza!” rispose lui
tranquillo, Cintya sorrise, “Perché te ne devi andare?” mormorò Cintya, lui non
rispondeva, non rispondeva a Camilla, quando con occhi piangenti li porgeva la
stessa domanda. “Amanda!” urlò il professore Luigi Stonks, entrando nella
stanza, “Dimmi Luigi!” rispose la professoressa Amanda Yookonomi, “VIENI!”
urlò, quasi di fiamma, Greta e Carolina rimasero mute, come tutta la classe,
“Ok!Ok!” disse la professoressa alzandosi, recuperò il suo registro e si alzò,
“Ragazzi state buoni!” consigliò ai ragazzi, poi si voltò verso Luigi, “Ma che
è successo?” uscì con il professore, la spiegazione si perse per strada. Poi la
classe si alzò in una continuo mormorio di voci. La causa si scoprì: Giulia.