Le
parole che
non ti ho detto
1
L’inizio
-
Sarah sei pronta? –
Come
ogni donna di casa,
la Signora Williams sapeva essere precisa quanto voleva, ma molto
spesso i suoi
ritardi non dipendevano da lei. Era una donna dolce, gentile che amava
curare
le sue piante e la sua piccola casa a Rose
Garden Street.
Era,
insomma, una donna
come tante altre che abitava in un piccola strada nella periferia di
Londra.
Questo era almeno ciò che pensava il guardigno vicinato. In
realtà la donna,
che aveva due figli, quel giorno stava dimostrando a sé
stessa che forse la sua
vita, e sicuramente quella di sua figlia, era leggermente diversa da
quella
delle signore della sua età.
-Sono
le dieci e venti,
e se non ti sbrighi rischiamo di non arrivare in tempo alla stazione-
disse
osservando preoccupata il grande orologio del salotto.
-Uffa,
ma si può sapere
perché proprio stamattina papà doveva essere
prima a lavoro? Avrei preferito
andare in macchina con lui piuttosto che con Ryan-
Poi
avvertì il suono dei
passi affrettati della figlia scendere le scale, aprire nuovamente il
baule
posto solo quella mattina davanti all’entrata e infilarci
l’ennesimo oggetto
che si era dimenticata di prendere. Nello stesso istante, il suono
squillante
del campanello di casa risuonò nell’aria,
annunciando l’arrivo tardivo del
figlio, uscito poco prima per riempire di benzina la macchina.
La
donna, a volte, si
chiedeva come aveva fatto a crescere due figli completamente diversi:
Ryan era
il classico primogenito responsabile, ma anche molto giocherellone, con
una
ottima carriera accademica e una borsa di studio ottenuta grazie alla
sua
passione per il basket. Sarah, invece, era lunatica, ingenua, troppo
buona per
affrontare da sola il mondo all’esterno. Era abbastanza
timida e meno
estroversa del fratello, ma anche impacciata e con poco fiducia in
sé stessa.
Appoggiato
allo stipite
della porta, Ryan guardava divertito la scena che si presenta ai suoi
occhi.
-E
tu pensi che io porti
da qui fino alla stazione tutto questa roba?- disse agitando con il
dito il
grosso baule che la sorella aveva appena chiuso.
-Cos’hai
contro il mio
baule?- domandò con tono isterico Sarah.
-Contro
di lui nulla ma
contro di te avrei molto da ridire- . Da sempre Ryan era il
più popolare e
belloccio tra i suoi amici. Tutti lo desideravano e lo ammiravano. E
questa
situazione l’aveva reso un bel po’ montato ed
altezzoso, cosa che Sarah non
smetteva di farlo notare a tutti sebbene non suscitasse parecchi
sostegni. In
fin dei conti erano fratelli, e i battibecchi tra di loro
c’erano sempre stati,
quindi nessuno le
dava molto retta.
Era
in un momento come
quello che Sarah avvertiva il tono altezzoso e pieno di sé
del fratello.
-Qui
c’è troppa roba e non posso trasportarla tutto da solo. Perché non usi quel
pezzetto di
legno... aspetta come si chiama... – disse pensoso Ryan.
-
Dici la bacchetta?!
Idiota già ti ho ripetuto mille volte che non la posso usare
prima dei 17
anni!-
-
Idiota a chi? Guarda
che se la metti così io ti lascio qui con tutto il tuo
bagagliaio da Merlino!-.
-
Mammaaaaaaaa- urlò
esasperata la ragazza.
-
Ryan per favore chiama
Vincent e farti aiutare. Tu, signorinella, è meglio se
moderi i termini e fai
meno l’isterica altrimenti ti spedisco a una scuola pubblica
e la finiamo qui,
chiaro?-
Dopo
che Vincent, un
uomo grassoccio di mezza età , che viveva solo nel villino
affianco e che
conoscevano da una vita, li aveva aiutati con i bagagli, partirono
immediatamente.
Non
appena entrarono
tutti in macchina, la Signora Williams guardò
l’orologio e vide che mancavano venti
minuti alle undici e ciò significava che, se non si fossero
sbrigati veramente,
la figlia avrebbe perso l’espresso per Hogwarts. E’
vero, se questo fosse
successo, l’avrebbe davvero iscritta a una scuola pubblica
pur di non farla
perdere un anno, ma sapeva che Sarah non l’avrebbe perdonata
tanto facilmente.
Anche
Sarah si era
accorta dell’orario. Per l’ansia, si
ammutolì e si concentrò a guardare fuori
dal finestrino posteriore. Non sapeva se ci fosse una qualche
spiegazione
razionale ma la rilassava osservare la vita delle persone fuori dal
finestrino
della macchina mentre questa sfrecciava sull’asfalto delle
strade londinesi. Le
piaceva immaginare quale potesse essere la loro vita e quale il motivo
che li
aveva spinti in quel esatto momento ad uscire fuori da casa. Andavano
al solito
vecchio lavoro di sempre? Quella ragazza così elegante
andava ad un colloquio
di lavoro? Quell’altra molto trendy lavorava per un giornale
di moda? Il
signore con la ventiquattro ore era un bravo avvocato?
“È strana la vita” riflettò
la giovane “ogni attimo della nostra esistenza si
è destinati ad incrociare la
vita di tante altre persone che neanche si accorgono che tu esisti
quanto loro”.
Inevitabilmente il suo pensiero si posò su un ricordo, anzi
un’immagine. Quel
ghigno inconsciamente affascinante che la faceva sognare da quasi 6
anni. Lui
sapeva della sua esistenza, certo, perché frequentavano la
stessa scuola e
anche lo stesso anno. Ma non la considerava, neanche un poco, nemmeno
lontanamente.
Lei
però non smetteva,
come ormai faceva ogni anno, di sperare che lui si accorgesse di lei,
che incominciasse
a guardarla con occhi diversi. Era poco più di un barlume di
speranza, ma come
spesso le dimostravano i mille romanzi che leggeva, nulla era
impossibile nella
vita e chissà che quella volta non potesse essere finalmente
il momento giusto.
Sarah
distolse lo
sguardo dal finestrino a sentir sollevare un sospiro di sollievo dalla
madre. La
Signora Williams era in ansia più di lei, sapeva quanto la
figlia ci tenesse alla
sua vita nel mondo dei maghi, sebbene l’idea vera e propria
dello studio non rappresentava
il motivo vero.
Sarah
intravide la
stazione di King’ s Cross. 10 minuti. Mancavano solo 10
minuti. La vita è
strana, quando si è felici, il tempo ci ricorda quanto sia
troppo breve e
quando siamo infelici, invece, non sembra scorrere nemmeno un secondo.
“Oddio
oddio oddio” pensò
in preda al panico Sarah “altro che fidanzatino e
amichette... io qui rischio
veramente di non arrivare a Hogwarts”.
E’
vero, anche quando
l’accompagnava il padre arrivata abbastanza tardi ma mai le
era capitato di
rischiare di perdere il treno. Ora però erano guai grossi.
Appena
entrati, corsero
tutti e tre scavalcando i numerosi viaggiatori che quella mattina
popolavano i
binari della grande stazione. Sarah considerò che le veniva
quasi da ridere a
vedersi correre in quel modo ma pensò bene nel trattenersi
qualora avesse
dovuto passare a piangere per aver perso l’espresso per
Hogwarts.
Passarono
velocemente
lungo il binario 9 e, senza nemmeno controllare se qualcuno li stesse
notando,
attraversarono il muro stregato che divideva il mondo babbano da quello
dei
maghi.
Il
treno era ancora lì.
Che la stesse aspettando?
Ma
a Sarah non le
importava assolutamente di conoscere la risposta, era lì. E
questo già bastava.
La Signora Williams guardò per l’ultima volta sua
figlia e si rattristò sapendo
che la prossima volta che l’avrebbe vista sarebbe stata per
le vacanze di
Natale.
-Ciao
mamma, ciao
fratellone- salutò la figlia improvvisamente colta da una
strana euforia,
concedendo un affettuoso abbraccio al fratello.
-Sarah
muoviti! Il treno
sta per partire!- gridò una ragazza dai capelli rosso fuoco
e dai gli occhi verdi,
che era sbucata da una delle porte dell’antico treno.
Infatti,
appena Sarah
mise piede sul treno, questo incominciò a muoversi, prima
lentamente poi prese
sempre più velocità fino a scomparire
definitivamente dalla stazione per
volgere con passo spedito verso la vasta campagna inglese.
-
Lily! Alice! Carmen!-
Sarah
salutò con
allegria, come faceva d’altronde tutti gli anni, le sue
compagne di stanza ma
anche alle sue migliori amiche.
-Come
al solito sei
l’ultima- puntualizzò rivolgendole un sorriso
radioso Alice che occupava il
posto più vicino al finestrino. La raggiunse e le sedette di
fronte – Non lo
faccio mica di proposito!-
Mentre
il treno proseguiva
il viaggio con la sua consueta tranquillità, in una cabina
qualunque di una
carrozza qualunque, quattro ragazze stavano trascorrendo una mattina
speciale,
composta di chiacchiere, allegria e gelatine Tutti Gusti+1.
-Carmen
con quanti
ragazzi sei stata in questi ultimi mesi?- chiese Alice preoccupata.
–Ben 6!-
rispose fiera Carmen –direi che questo è il mio
record in assoluto-.
“Beata
te, sarai anche
troppo sveglia per i miei gusti ma per lo meno hai fatto esperienze con
individui dell’altro sesso” rifletteva tra
sé Sarah. Eh sì, lei non era mai
stata con nessun ragazzo e questo la demoralizzava tantissimo. Quale
ragazzo
avrebbe mai voluto stare con una ragazza che nessun altro prima
d’ora aveva
voluto? Era diventato una vera e propria ossessione per lei, ormai non
faceva
altro che pensarci giorno e notte. C’era davvero qualche
ragazzo al mondo che
si sarebbe mai potuto innamorare di una come lei? Non che fosse brutta,
anzi,
più volte le amiche le avevano fatto notare che era una
ragazza molto carina,
una di quelle che di certo non passava inosservata. Carmen, da sempre
con un
caratterino fin troppo sincero e trasgressivo, le rivelò,
senza peli sulla
lingua, che forse il destino aveva sbagliato a regalarle una bellezza
come la
sua, perché Sarah non sapeva sfruttarla.
Nonostante
ciò, Sarah
non si sentiva per niente bella. Carina sì, ma niente di
più. Si sentiva
esattamente uguale alla massa. Non riusciva a farsi notare, a
dimostrare a se
stessa che era meglio di quello che credeva. Ed era ancora
più scoraggiata
quando pensava che ormai era al suo sesto anno, giocava come
cacciatrice nella
squadra di Quidditch di Grifondoro dal terzo anno e, benché
conoscesse molta
gente popolare, non era ancora riuscita a farsi notare.
Eppure,
in cuor suo,
Sarah sperava che il suo momento sarebbe ben presto arrivato.
Molto
probabilmente se
non fosse stata sua compagna di stanza a Hogwarts, Sarah non sarebbe
mai stata
amica di Carmen perché avevano dei caratteri davvero
incompatibili. Lei era
timida, dolce e insicura mentre Carmen era solare, pazza e se ne
fregava
altamente di quello che la gente pensasse di lei, benché poi
si scopriva essere
ammirata da tutti. Alice era sicuramente la persona più
paziente e tranquilla
che si potesse conoscere. Sempre attenta e disponibile nei confronti
degli
altri, almeno fino a quando non si era fidanzato con Frank, il ragazzo
di un
anno più grande con cui faceva coppia fissa da un paio di
anni. Non faceva
altro che parlare di lui... insomma era innamorata.
Lily,
invece, era quella
che per Sarah si avvicinava più a una sorella. Allegra,
spontanea e studiosa
era l’unica che teneva ancora i piedi ben piantati a terra.
Anche se era stata
con un solo ragazzo, durante quegli anni era uscita con un mucchio di
ragazzi
ma, non avendo trovato con nessun di loro un certo feeling, aveva dato
a tutti
il due di picche. Lei era l’unica che
incoraggiava Sarah nella sua
ricerca del “principe azzurro”, come
l’unica che non accettava assolutamente
che avesse una stracotta per quel ragazzo di grifondoro. Il lui per cui
Sarah,
dal primo anno a Hogwarts, non riusciva a fare a meno di pensare.
Carmen e
Alice l’avevano sempre spinta a dichiararsi ma mai
l’avevano convinta
veramente. Erano pienamente consapevoli che la loro amica non avrebbe
mai avuto
il coraggio di mostrare una volta per tutte i suoi sentimenti verso
quel
ragazzo e Lily, per questo, si sentiva felicemente sollevata.
-Credo
che andrò in
bagno- annunciò Lily dopo aver mangiato una gelatina al
sapore di vomito. –
Ok, ti accompagno io- riuscì a dire Sarah tentando di non
scoppiare a ridere di
nuovo.
Dopo
che Lily vomitò non
solo ironicamente la gelatina al sapore di vomito, ma tutto il pranzo
di quella
giornata, ripresero il cammino per la loro cabina. Purtroppo per
l’amica, ma
con grande gioia di Sarah, il viaggio di ritorno non fu altrettanto
piacevole.
-
Ehilà Evans come va?
Sembra che ti abbiano appena dato una gelatina tutto gusto+1 al sapore
di
vomito!- disse divertito un ragazzo da dietro le loro spalle. Lily
avvertì un
brivido alla schiena al suono di quella voce e istintivamente le venne
da
urlare –Vedi Potter, le uniche volte che dici cose sensate
sono quando sono
cavolate- rispose gelidamente.
-Oh
avanti Evans
potresti mostrarti un po’ più carina nei miei
confronti! Su fammi almeno un
sorriso, in fondo stavo scherzando!-
-Scherzare?
No Potter
sei tu che non capisci come al solito. Zitto e sparisci dalla mia
vista...anzi
alle mie spalle, in qualunque posto io sia!-
-Ok,
ok mi calmo...ma me
ne andrò solo se prima mi prometti che uscirai con me alla
prima gita a
Hogsmeade...-
-...
ma neanche morta
Potter. SCOR-DA-TE-LO. Siamo intesi?-
Sarah
era ormai stanca
di quell’incontro che ormai si ripeteva costantemente tutti
gli anni, così
spinse Lily verso di sé e alla carrozza che era sempre
più vicina quando sentì
una risata strana, simile a un latrato, provenire dalla stessa
direzione in cui
si trovava Potter.
Così
Sarah lasciò
immediatamente la presa su Lily che invece sperava, ancor
più di prima, di
ritornare in carrozza dalle altre.
-
Evans! Come al solito
il suono delicato della tua voce è giunto fino al lato
opposto del treno e ora
ho capito perché non trovavo James. Se non fosse stato per
le tue urla, non
avrei saputo trovare James!- e sul suo viso si stampò un
ghigno seguito dalle
risatine di numerose ragazze che si erano affrettate ad osservare la
scena.
-Ok,
ora basta. Leviamo
le tende Sarah – dichiarò Lily piena di rabbia. E
fu così che Sarah si
costrinse a voltarsi definitivamente facendo finta di ignorare i due
ragazzi
dietro di loro. Certo, per lei era un’occasione. Lui era
lì, a pochi passi.
Avrebbe potuto almeno salutarlo! Ma ormai l’attimo era
passato. Un po’ delusa
di se stessa, riprese il suo posto in carrozza e non uscì
più da lì, fin quando
non fu il momento di abbandonare definitivamente l’espresso e
di dirigersi
verso il grande e maestoso castello che da lì a poco
l’avrebbe accolta in tutta
la sua maestosità.