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Autore: Dante Reaper    18/04/2010    1 recensioni
La Tavolda del Destino è riferito a una tavola Ouija, un antico oggetto che si dice permetta la comunicazione con gli spiriti dei defunti. Verità o Inganno? Potere o Suggestione? E se questo oggetto possedesse realmente un immenso potere oscuro? E... Se cadesse nelle mani di un ragazzo disposto a tutto? La risposta è scritta qui, sta a voi trovare il coraggio per scoprirla!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione
Prefazione

Talogane era una città di provincia di circa cinquantamila abitanti. Nonostante la popolazione non fosse troppo esigua, era una città tranquilla, il tasso di criminalità era molto basso, sia perché il posto non offriva grandi opportunità per furti sia perché gli abitanti erano perlopiù gente semplice anche se benestante. Gli spacciatori non trovavano acquirenti per le loro merci di contrabbando e la cordialità e l’ospitalità della gente del luogo non poteva offrire un movente per un’aggressione, né tantomeno per un omicidio, o almeno in apparenza...
La criminalità era veramente a livelli infimi, non solo per i motivi sopra citati, ma anche per la presenza di un corpo di polizia noto per la sua efficienza. Quest’efficienza era dovuta pare alla presenza di un abile comandante, un uomo con un grande fiuto e un’incredibile capacità di ragionamento nella risoluzione dei casi, il suo nome era Mihail Serafan.
L’abilità di Mihail era una dote di famiglia, suo padre era sergente nel corpo di polizia e da lui ha imparato i trucchi del mestiere. Alla morte del padre decise di continuare questa tradizione insegnando ai suoi due figli il nobile mestiere del poliziotto.
I figli del comandante erano Nicholas e Raziel, rispettivamente di ventitre e diciotto anni. Entrambi erano comuni ragazzi, non avevano niente di particolare a parte uno spiccato senso del dovere. Nicholas era già entrato nel corpo di polizia del padre come agente e aspirava a diventare anche lui un comandante un giorno. L’aspetto di Nicholas era abbastanza comune, era alto un metro e settantacinque, occhi azzurri, capelli castani, un viso dai lineamenti poco marcati e un fisico atletico scolpito dal duro addestramento cui Mihail sottoponeva i suoi uomini. Raziel, al contrario di suo fratello, non era ancora entrato nella polizia, poiché andava ancora a scuola, ma ciò non gli impediva di usare il suo intuito investigativo. Durante il suo tempo libero, infatti, era solito andare alla centrale di polizia a guardare i registri dei casi irrisolti. Raziel aveva libero accesso a quei registri, che normalmente dovrebbero essere riservati, poiché più di una volta era riuscito a risolvere uno di quei complicati casi e sia suo padre sia gli altri poliziotti erano sempre ben disposti a farsi dare una mano da quel ragazzo così abile e capace. Il ragazzo era molto simile al fratello, per quanto riguarda i tratti del viso sembravano quasi gemelli. I due erano, infatti, quasi indistinguibili se non fosse per il colore degli occhi di Raziel che presentavano delle sfumature color verde smeraldo. Inoltre il colore dei suoi capelli era di un castano molto più chiaro rispetto a quello di Nicholas, quasi biondi.

La famiglia Serafan era molto unita, soprattutto i due fratelli che erano indivisibili. Il 13 Luglio, però, accadde qualcosa che sconvolse la serenità di quella famiglia.
Nella mattinata arrivò una chiamata alla polizia, era in corso una rapina alla banca comunale.  Molte pattuglie della polizia furono mandate per risolvere il problema e con loro andò anche Nicholas, poiché era un abile oratore ed era quindi perfetto per trattare con i criminali in situazioni difficili come queste, in altre parole in presenza di ostaggi.
Arrivato sul posto Nicholas iniziò subito le trattative. Riuscì a trovare un accordo, il malvivente avrebbe dovuto rilasciare i quattordici ostaggi presenti in banca e in cambio avrebbe ottenuto un furgone blindato con il quale fuggire con i soldi, l’unica condizione era di non fare del male in alcun modo agli ostaggi.
Nel frattempo Raziel, che si trovava alla centrale, si stava impegnando a ottenere informazioni sul criminale. Cercando negli archivi online della polizia di stato, riuscì a trovare un dossier su questo malvivente chiamato “Kaiser la bestia”, ne stampò una copia e diede una sfogliata veloce. A un certo punto il sangue gli si gelò nelle vene, i fogli scivolarono dalle sue mani e caddero a terra, Raziel corse immediatamente fuori dalla centrale in cerca di un agente che lo potesse accompagnare d’urgenza da suo fratello per avvertirlo, ma non trovò nessuno, erano tutti impegnati in quella rapina. A quel punto Il giovane iniziò a correre con tutte le sue forze per raggiungere Nicholas.

Le trattative continuavano nel frattempo, il furgone blindato era stato parcheggiato di fronte all’ingresso della banca e Kaiser si apprestava ad uscire. Gli agenti tenevano le pistole puntate ad altezza d’uomo in modo da poter fare prontamente fuoco nel caso le cose fossero degenerate, ma il malvivente non era uno sprovveduto. Le pesanti porte dell’edificio si aprirono e ne uscì un uomo con le mani legate dietro la schiena pronto a fare da scudo umano contro i proiettili all’uomo che si nascondeva dietro di lui. Una grande figura si ergeva dietro l’ostaggio impaurito, si trattava di Kaiser la bestia. Il suo aspetto rispecchiava il suo soprannome, era un uomo enorme, alto due metri, robusto e muscoloso, lo scudo umano sembrava coprirlo ben poco data la differenza di stazza. Nicholas intimò al rapinatore di lasciar libero l’ostaggio.

Nel frattempo Mihail era tornato alla centrale, mentre si dirigeva verso l’ufficio, notò dei fogli a terra e li raccolse. Si trattava del dossier su Kaiser che aveva lasciato cadere Raziel. Il Comandante non poté fare a meno di darvi un’occhiata.
Il contenuto di quei registri era assurdo. Kain Razor noto come “Kaiser la bestia”, ricercato per pluriomicidi, rapina a mano armata, violenza sessuale, rapimento, possesso illegale di armi, spaccio e molti altri crimini. Fondatore di un’associazione a delinquere chiamata “La Lama Cremisi”. Tra i crimini più gravi compariva l’omicidio di diversi poliziotti...
Arrivato a quel punto, del dossier Mihail Serafan si bloccò e un brivido freddo percorse la sua schiena, aveva il presentimento che sarebbe successo qualcosa.

Da una strada secondaria giungeva in tutta fretta Raziel che si reggeva i fianchi per l’affanno e, con il poco fiato che gli era rimasto, urlava qualcosa a suo fratello, ma la sua voce, sfiancata dalla corsa, era sopraffatta dal rumore delle sirene delle volanti di polizia. Il giovane oramai con i crampi alle gambe continuò a correre verso suo fratello invocando il suo nome nella speranza che si accorgesse di lui. A metà della folle corsa verso il fratello, un crampo più forte degli altri lo fece cadere, ma fu a quel punto che Nicholas si accorse della presenza di suo fratello. L’agente si fermò un momento ad osservare con attenzione le labbra del fratello minore che urlava qualcosa, ma con troppa poca voce per farsi sentire in quel caos di suoni, nella speranza di capire cosa voleva dire. Ad un certo punto riuscì a capire il labiale del fratello, gli stava intimando di allontanarsi immediatamente dal rapinatore.
Nicholas d’istinto si voltò verso il malvivente, come per cercare una motivazione per poter seguire il consiglio del fratello. Kaiser alzò su di lui uno sguardo come di sfida. I suoi occhi azzurri come il ghiaccio penetravano la mente di Nicholas che rimase per un istante impietrito a guardare quell’uomo con i lineamenti marcati accentuati da un taglio di capelli molto corto, tanto che si intravedeva appena il biondo chiarissimo dei suoi capelli.
Il negoziatore decise di seguire il consiglio del fratello, ma era già troppo tardi. Appena si voltò per andarsene, il malvivente estrasse una pesante arma che aveva nascosto dietro le spalle dell’ostaggio, che quindi più che come scudo, serviva come “fondina umana” per nascondere un fucile mitragliatore gatling. Kaiser, senza esitare, puntò l’arma verso i poliziotti e fece fuoco a ripetizione finché non finì i colpi e corse dentro al furgone blindato per non subire la risposta al fuoco della polizia e fuggì via.
Inevitabilmente diversi colpi di quella pesante arma colpirono alle spalle Nicholas che cadde a terra già privo di vita. Il fratello a tal visione dimenticò il dolore, si alzò e, con le lacrime agli occhi, iniziò a correre verso il fratello più veloce di prima. Ma mentre si dirigeva verso il freddo corpo di Nicholas, un’esplosione immane lo scaraventò indietro, Kaiser aveva piazzato un ordigno esplosivo all’interno della banca che saltò in aria con ancora i quattordici ostaggi al suo interno. Raziel giaceva a terra senza riuscire a muoversi, ma ebbe la forza di voltare lo sguardo verso il corpo del fratello che era disteso sull’asfalto rovente, circondato da fiamme e scintille provocate dall’esplosione, infine dopo un ultimo sforzo perse i sensi e si addormentò.
  
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