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Autore: Lady_Firiel    18/04/2010    2 recensioni
Questa raccolta non ha grandi pretese, vuole raccontare solo storie di vampiri
Quando la Lussuria ti travolge, oh, non hai più scampo:
ti sballotterà da una parte all’altra senza darti il tempo di realizzarlo, di stenderà a terra con la sua prorompente energia e non ti farà rialzare finché non avrà finito.
E, quando meno te lo aspetterai, ti balzerà sulle spalle, aggrappandosi a te come fossi tutto ciò che le resta, e, puoi scommetterci, farà di tutto per non lasciarti andare.
È testarda, la Lussuria, oh sì.
Ma a te piace così, no?
Ti piace perché, quando esaurisce le energie, diventa come un cucciolo, come un bambino sperduto caduto dalla carrozzina a Kensington che aspetta Peter Pan a mostrargli la via per l’Isola che non c’è.
Non c’è alcuna strada che tu possa indicarle, ma sarai pronto a seguirla ovunque vada.
Perché?
Ma perché la ami.
E sì, non c’è ragione più stupida di questa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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24.Un'altra storia da racconatre
Un’altra storia da raccontare

« Mamma, mamma! »
Un bambino di sette anni corre verso una villetta ben curata e circondata da fiori colorati. Una donna con i capelli castano scuro e gli occhi azzurri, in piedi sulla porta, gli sorride. Quando lui la raggiunge, aggrappandosi alle sue gambe e tirandole appena la lunga gonna, lei gli scompiglia i capelli castani, più chiari dei suoi, poi porta un dito alle labbra, intimandogli quiete.
« Non urlare così, Matt. Amanda non sta bene… »
« Cos’ha Mandy? » domanda, con voce accorata.
« Lo sai che è di salute cagionevole, tesoro. Ha di nuovo la febbre. Ma perché mi chiamavi a quel modo, è successo qualcosa? »
Il piccolo le porge una lettera e lo sguardo della donna s’illumina per un attimo: è del marito.
La scarta, riconoscendo la grafia aggraziata e formale del suo Generale, assaporando ogni parola come un bicchiere d’acqua gelida dopo un’ora nel deserto Sahariano. Poi sorride, dolcemente.
« Cosa dice papà? » chiede Matt, curioso.
« Dice che sta bene, tra un mese tornerà a casa in licenza e si tratterrà per un paio di settimane assieme a noi… » riassume.
« Papà torna a casa! Sì! » esulta, dimenticando il monito della genitrice di far silenzio.
« Matthew, non urlare! » lo riprende, senza, tuttavia, essere arrabbiata.
« Scusa mamma.. » poi corre via.
« E ora dove vai? »
Le sorride, con l’infantile e genuina gioia di un bambino di sette anni.
« Vado a prendere delle margherite per Mandy, sono le suoi preferite! » la donna sorride dolcemente « Sono sicuro che con quelle e il ritorno di papà guarirà in fretta! Vedrai, mamma, vedrai… » conclude, sparendo nel campo dietro casa.

« Mandy? Mandy, sorellina, sei sveglia? » la chiama, entrando in punta di piedi dentro una stanza buia, con voce bassa.
Un leggero frusci,  un piccolo corpo che si smuove dalla posizione assunta nel sonno e due occhi cerulei lucidi per l’alta temperatura corporea si fissano nei suoi color nocciola.
« ‘Tellone? ‘ei tu? » domanda una vocina sottile, un po’ arrochita dal mal di gola.
Matt sorride, accostandosi al lettino della bambina.
« Sì, sono io. Guarda, ti ho portato delle margherite. Ti piacciono, vero? »
« Tì, ‘azie. ‘ono bellittime… » farfuglia, iniziando ad ansimare per lo sforzo. Le guance si arrossano e si lascia cadere pesantemente sul materasso.
Matt lascia cadere i fiori in terra e corre in giardino a riempire con acqua fresca il vecchio secchio.
Pesa un sacco per le sue braccia, ma lui si fa forza e lo trascina in casa, nella cameretta della sorellina, poi va a prendere un panno di cotone e lo immerge nell’acqua, per poi posarlo sulla fronte bollente della piccola, nella speranza di far scendere la temperatura.
La mamma gli aveva detto di farlo poco prima di uscire per andare in paese a spedire una lettera e comprare altri rudimentali antipiretici e qualche erba prodigiosa.
E lui, da bravo fratello maggiore, obbediva col massimo impegno.
Amanda continua ad ansimare, Matt sente il suo cuoricino aumentare i battiti per sopperire all’improvviso aumento del consumo di ossigeno, costringendosi a pompare il sangue con più fretta del consueto.
Il bambino passa le piccole dita sulla pelle bollente della fronte, mentre Amanda chiude gli occhi, reclamando silenziosamente un sonno ristoratore che, tuttavia, inclemente persiste nel farsi attendere.
Carezza la cute, ignorandone la temperatura, poi la bacia, un bacio leggero e affettuoso.
« Stai tranquilla, Mandy, il tuo fratellone è qui a prendersi cura di te. E ci sarà per sempre… »
E vegliò il sonno irrequieto della bambina fino al ritorno della madre, che lo costrinse a forza ad andare a riposarsi.

L’alba era oramai prossima, avrebbe fatto bene a rientrare al suo appartamento. Tuttavia era restio, ora che aveva fatto ritorno su quella lapide, ad andarsene di nuovo.
Sospirò pesantemente, come se ricordare la propria infanzia gli fosse costato una fatica inimmaginabile e la psiche ne fosse uscita completamente gualcita.
Lesse le date sulla lapide scura, incise con cura da una mano sconosciuta, sotto ad un nome scritto in corsivo, impresso in lui come una cicatrice, una cicatrice che non sarebbe mai guarita.
« Mi spiace… » sussurrò, flebile, come se la colpa fosse davvero sua e il suo invisibile interlocutore potesse sentirlo.
Sospirò ancora: non era mai stato bravo a mantenere le promesse, lui. E questo gli era costato caro, molto.
Una vita intera. Anzi, due vite.
Nessuna delle quali sua, ma entrambe appartenutegli in qualche modo.
L’altra lapide era un paio di file indietro, ma gli standard delle incisioni erano i medesimi.
Sorrise tristemente e finalmente si decise ad andarsene, voltando per sempre le spalle a quei frammenti di passato.

Quando entrò nell’appartamento, le cui tende dovevano esser state chiuse dal suo coinquilino, che ringraziò con tutto se stesso, si diresse subito nella stanza dove avevano sistemato il lettino della piccola Cici.
La guardò dormire, ne ascoltò rapito i lievi e regolari respiri. E sorrise, un sorriso dolce come non ne elargiva da tempo.
Si ripromise che non avrebbe mai permesso che quei respiri, così diversi eppure così uguali a quelli della sua Mandy, venissero fermati da qualcosa.
Matthew Lust non era mai stato bravo a mantenere le promesse, è vero.
Ma questa volta ci avrebbe provato davvero.

La violenza che ci facciamo per rimanere fedeli a coloro che amiamo, non è meglio di un'infedeltà.

François de La Rochefoucauld



Kon'nichiwa, gente!
Uh, lo so che vi ho fatto aspettare un sacco per il nuovo capitolo, mi spiace molto, ma non è stato facile trovare l'ispirazione pre raccontare qualcosa di nuovo.
E pensare che, una volta scritto il titolo, il resto è venuto fuori subito. Mah...
Vabbè, ciancio alle bande, vi è piaciuto? Io vi confesso che ho sempre adorato il rapporto tra fratelli e mi sono innamorata della piccola Amanda ^^
E siccome adoro anche la mia Cici, non ho pututo evitare di far fare a Matt un confronto tra le due situazioni.
In fondo, il suo affetto per la sorellina, dopo la morte dei genitori, è diventato, da fraterno, quasi genitoriale e per questo non sono così distanti le due situazioni, realmente.
Il capitolo è ambientato durante il periodo di Matt e Drew in Virginia e l'altra tomba, nel caso non si fosse capito, è quella di Rick, un dettaglio che ho aggiunto per tranquillizzare Stars_Daughter, che temeva saltasse fuori da un momento all'altro per rompere le scatole.
E nonostante le abbia ripetuto sino alla nausea che Rick è morto, non se n'è mai convinta, Spero che questo basti...
A parte tutto, un piccolo chiarimento: quando Matt dice che il suo non sapere mantenere le promesse gli è costato due vite, si riferisce a quelle di Amanda e di Richard: perchè aveva promesso alla prima di vegliarla per sempre e non c'è riuscito; invece aveva promesso a Rick che lo avrebbe aspettato, per poi fuggire prima del suo -probabile- ritorno.
Beh, direi che è tutto, se avete domande sono a disposizione.
Vovo ulteriore veniam per l'enorme ritardo *si inchina*
Alla prossima, gente!
Kiss kiss

Lady_Firiel
   
 
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