Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Simphony    19/04/2010    2 recensioni
[Storia classificata II al contest TRADIMENTI indetto da GinnyPotter93, letizia1002, itachi_love sul forum di EFP] Quanto può essere doloroso sentire qualcosa che si spezza e avere la consapevolezza che nulla lo potrà aggiustare?
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lento Sanguinare

Il legame del matrimonio è così pesante

che si deve essere in due per portarlo,

spesso in tre.

.:. Alexandré Dumas Padre .:.



La ragazza aprì la porta, con il sorriso sulle labbra. La casa era pulita, il forno babbano sprigionava un profumo dolce di torta in cottura e lei si sentiva perfettamente a suo agio. Il vestito non era stropicciato, i capelli finalmente domati, il trucco semplice le risaltava la forma degli occhi.

Le labbra si piegarono in un sorriso quando lo vide sulla soglia, in piedi sul vialetto di casa, ricoperto di ghiaia grigia.

Intorno al nuovo arrivato, una sinfonia di fiori e di alberi sembravano armonizzarsi con lo spirito gioioso della padrona di casa.

<< Entra, ti stavo aspettando. >> le sorrise piegando leggermente la testa da un lato.

L'altro illuminò il volto nel solito sorriso arrogante che lei gli aveva sempre visto in tanti anni che lo conosceva. L'ospite si chinò in un gentile inchino, scostando da dietro la schiena un mazzo di orchidee.

Il fiore preferito della donna che amava.

Bellissimi, come lei.

<< Grazie. >> sussurrò la giovane imbarazzata << Entra, dai. Ho preparato un dolce. >>

Gli diede la spalle, dirigendosi verso il salotto, dove si trovava un vaso di fiori finti. Li tolse con delicatezza e v'infilò al loro posto quelli che le erano stati appena regalati.

<< Sono bellissimi. >> commentò ancora osservando il tavolo.

Il ragazzo gli circondò la vita con un braccio, stringendola a sé e iniziando a baciargli il collo.

<< Mai quanto te, credimi. >>

Lei ridacchiò e si voltò fra le sue braccia, circondandogli il collo e baciandolo.

<< Tuo marito? >> domandò lui fra un sospiro e l'altro << Quanto tempo ho prima del suo ritorno? >>

<< E' fuori. Tornerò fra due giorni. Puoi rimanere anche questa notte. >>

Come se non aspettasse altro, lui la prese per la vita e lei si adagiò completamente a lui. continuando a baciarsi. L'adagiò sul tavolo, iniziando a spogliarla gettando a terra i vestiti.

<< Ti voglio, adesso. >> ansimò lei. Senza risponderle, e non volendo ammettere che anche a lui le era mancata, si spogliò e l'accontentò.



Il ricordo è un traditore che colpisce alle spalle

.:. Sören Kierkegaard .:.



Harry ascoltava con vago interesse l'ennesimo meeting a cui era stato costretto a partecipare dal suo datore di lavoro. Odiava ascoltare persone che gli spiegavano cose di cui era già a conoscenza.

Almeno, il ricordo di sua moglie lo faceva sentire meglio. Sospirò, cercando di ricordare con viva precisione ogni lineamento, ogni sfumatura, ogni centimetro di pelle.

Lei era bella. La donna più bella che avesse mai incontrato in tutta Hogwarts. E non poteva capacitarsi di come un tempo fosse follemente innamorato di Ginny Wesley.

Con lei era stato un colpo di fulmine. Dopo la sconfitta di Voldemort, qualcosa gli era scattato.

Se ne era innamorato. Si erano frequentati. E dopo nemmeno un anno le aveva chiesto di sposarlo.

E anche il solo fatto che lei avesse accettato e che le avesse permesso di infilarle un anello al dito, simbolo della loro unione, lo riempiva ancora di emozioni, come se fossero passati solo pochi giorni e non quasi sei anni.

Mentre ripensava a lei, un sorriso estasiato si allargò sulle sue labbra. Non poteva fare a meno di sentirsi così euforicamente felice.



In fin dei conti,

si tradisce solo ciò che si ama.

.:: Günther Grass .:.



Hermione si svegliò da sola nel grande letto matrimoniale dove fino a poche ora prima era in compagnia del suo amante. Lui se ne era andato quando era sorto il sole e lei non era riuscito a salutarlo.

Erano così rare le volte che potevano dormire insieme, che non avevano fatto altro che fare l'amore e rimanere abbracciati e svegli fino a notte inoltrata. Alla fine lei era crollata dal sonno, mentre lui non aveva fatto altro che stringerla e accarezzargli i lunghi capelli riccioli.

E adesso, mentre si risvegliava, il vecchio senso di solitudine s'impossessò di lei, nuovamente. Aveva una vita appagante, agli occhi dell'altra gente. Aveva un marito che probabilmente avrebbe dato la vita per vederla sorridere.

Eppure nulla di quello che possedeva, la faceva sentire completamente felice. Solo fra le sue braccia, quelle del suo amante, dell'uomo che amava come mai avrebbe amato Harry, si poteva sentire effettivamente completa.

Nonostante tutto, Harry non era l'uomo adatto a lei. Il loro rapporto era sempre stato come quello fra due fratelli molto affezionati e con lui non era mai riuscita a lasciarsi andare del tutto.

Il solo pensiero di farlo soffrire, gli faceva stringere il cuore. Ma non poteva restare per tutta la sua vita legata ad uno sbaglio che aveva fatto lei. Non avrebbe mai dovuto accettare di sposarlo. Era stato uno sbaglio.

Ed era sicura che Harry non avrebbe mai capito come si sentiva. Una cosa del genere l'avrebbe ucciso. E sapere di essere la causa della sofferenza di Harry Potter, dove anche Voldemort aveva fallito, la faceva sentire come l'ultimo Schipodo Sparacoda della Terra.

Si alzò su un braccio, sbadigliando. Forse un bel caffè forte l’avrebbe aiutata a svegliarsi e ad affrontare quella giornata che si prospettava decisamente lunga.

Infilando i piedi nelle ciabatte e prendendo la vestaglia gettata distrattamente sul comodino la sera prima, si alzò e si diresse verso la cucina. Con un colpo di bacchetta, mise a fare il caffè.

Di solito, per entrambi i suoi uomini, lo preparava personalmente, come era abituata nella sua piatta vita babbana, prima di scoprire l'esistenza di un mondo completamente diverso e di persone che l'avrebbero cambiata per sempre.

Andò a cambiarsi. Non si sentiva bene, quindi infilò il primo pantalone pescato nell'armadio e una camicia che sembrava più o meno lontanamente abbinata.

Tornò in cucina, bevve in pochi sorsi il caffè e, presa la borsa sull'appendiabiti, scappò a fare la spesa.



Non tradire chi ti sorride:

potrebbe avere la morte nel cuore

e regalarti ugualmente un po' di vita.

.:. Jim Morrison .:.



Harry tornò finalmente a casa, dopo due giorni lontani da lei. Voleva vederla, non voleva altro. Si affrettò a prendere la Polvere Volante, una volta tornato nel suo ufficio, dopo la riunione. Disse a voce chiara e forte l'indirizzo di casa sua.

Arrivato in salotto, intravide Hermione seduta sul divano, a leggere una rivista. Si avvicinò lentamente, con passi felpati, intenzionato a gettarsi su di lei.

<< Ben tornato Harry. >> lo smontò la ragazza voltandosi e sorridendogli. Il Bambino Sopravvissuto esibì una faccia da cane bastonato.

<< Come hai fatto a sentirmi? >> domandò << Ho anche messo degli incantesimi silenziosi sul camino. >>

Si sedette al suo fianco, afferrandola per i fianchi e baciandola. Quando lui iniziò a scendere lungo il collo, sul volto di Hermione apparve una smorfia di disagio e socchiuse gli occhi.

Era arrivato il momento, dopo quasi cinque anni di tradimenti, di dire la verità ad Harry.

Ma più ci pensava, più si sentiva male. Non poteva assolutamente ferirlo così. Ma avrebbe sofferto di meno, lasciandolo nell'ignoranza?

Hermione non sapeva darsi risposta. Sapeva soltanto che non poteva andare avanti in quella maniera.



E' duro, senza dubbio, non essere più amati

quando si ama;

ma niente in confronto a essere ancora amanti

quando non si ama più.

.:. Georges Corteline .:.



Hermione era rimasta di nuovo da sola. Dopo una settimana rimasto a Londra, era partito per una missione simil - diplomatica nell'Irlanda del Nord, dove i folletti la stavano quasi facendo da padrone, spalleggiati da un gruppo di maghi che si erano uniti alla loro causa contro il governo magico.

E probabilmente, gli aveva detto, sarebbe rimasto fuori per un po'. La questione non era da prendere sotto gamba e anche Hermione ne era ben consapevole. Un solo passo falso e gli Irlandesi l'avrebbero avuta vinta e nessuno sapeva come sarebbe andata avanti la vicenda.

La ragazza chiamò di nuovo l'amante. Preoccupato per lo stato d'animo di Hermione cercò di parlarle, ma senza successo. Lei non voleva dirgli niente e ormai aveva capito, dopo tanti anni, che cercare di estirpargli parole non avrebbe portato a nulla.

Fu due giorni dopo, che lei lo fece sedere al tavolo.

Rimase per qualche minuto in silenzio, con la fronte appoggiata alle mani.

<< Dobbiamo dirglielo. Non posso più tenere questo segreto. >>

L'altro sbarrò gli occhi grigi, troppo stupito per replicare. Così lei continuò.

<< Glielo dobbiamo. E' Harry. E' mio marito. Ormai questa storia va avanti da troppi anni. Non ce la faccio più a guardarlo negli occhi e mentirgli, dirgli che lo amo quando non è vero. >>

<< E che cosa hai intenzione di fare? >> chiese lui piano, senza fissarla.

<< Chiederò il divorzio. E' l'unica cosa possibile da fare. Sperare che possa capirmi e che possa accettare una cosa del genere, è un'utopia. Ma è l'unica cosa giusta da fare. >>

<< Non credo che tu ci abbia riflettuto abbastanza. Dire a Potter, di me e di te... Mi sembra una scelta decisamente azzardata. >>

<< E' sempre meglio dirgli la verità, che continuare a fare questa farsa. >>

<< Non è una farsa. >> sibilò l'altro, passandosi stancamente una mano sul volto latteo << Ciò che provo per te, supera anche l'ira di Potter. E di sicuro, ciò che tu provi per lui. >>

<< Io gli voglio bene. >> esclamò Hermione alzandosi in piedi, iniziando a camminare nervosamente su e giù, davanti al lavandino.

<< Ma ciò non ti ha impedito di frequentare me per cinque anni. >> mormorò acido l'amante.

<< E' un altro discorso, lo abbiamo affrontato milioni di volte. >>

<< E' esattamente la stessa cosa. Da quanto tempo ti dico di lasciare Potter per me? Da quando abbiamo iniziato questa cosa. >> sputò calcando l'ultima parola.

<< Questa cosa, come la chiami tu, è una delle più belle che mi sia capitata da quando ho messo piede ad Hogwarts. E te l'ho già detto, mi pare. >>

<< Però non ti ha mai dato il coraggio di lasciare Potter, vero? Cos'è che ti affascinava in lui? La notorietà? I soldi? La stampa? >> chiese amaro << Stai tranquilla, il tuo divorzio dal Salvatore Del Mondo Magico starà sulle prime pagine per mesi. >>

Hermione rimase in piedi di fronte per qualche secondo. Poi lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva nella mano destra.

<< Sei un bastardo. >> esclamò con gli occhi lucidi.

Poi si avvicinò all'ingresso, apri la porta principale e indicò fuori.

<< Draco Lucius Malfoy, lascia immediatamente la mia casa. >> esclamò.

<< Con piacere. >> sbottò lo Slytherin alzandosi in piedi << Avvisami quando hai deciso che farne della tua vita. >>

°*°

Hermione richiamò Draco dopo qualche giorno. Gli fece trovare la sua torta preferita e il tea aromatizzato che amava tanto.

Eppure Draco ignorò tutto questo e, appena si fu chiuso la porta alle spalle, la prese fra le braccia, baciandola appassionatamente.

<< Non m'interessa quello che vuoi fare. Non m'interessa se vuoi continuare o meno con Potter. Io voglio vederti. E nulla di più. >>

Hermione iniziò a singhiozzare, circondando il collo di Draco con le braccia e riprendendo a baciarlo.

<< Glielo voglio dire appena torna dall'Irlanda. Io desidero stare con te, Draco. E nulla di più. >>

Draco affondò il volto nei capelli ricci e morbidi di Hermione. Era strabiliante vedere come l'amore avesse il potere di cambiare le persone.

Fino a dopo la guerra, a Draco non importava di niente e di nessuno. Aveva perso la sua solito arroganza e la sua solita fiducia in sé. Dopo l'incarcerazione del padre e l'atto di pietosa compassione di Potter che gli aveva risparmiato buona parte della vita ad Azkaban, aveva perso qualunque obiettivo nella sua vita.

Non aveva un nome, non aveva eredità, non aveva conoscenze tali da permettergli di frequentare un lavoro.

Poi aveva incontrato Hermione. E da quel momento, la sua vita era del tutto cambiata.

Draco la strinse di nuovo con forza a sé, desiderando di non perderla mai. E, com'era vero che si chiamava Draco Lucius Malfoy, avrebbe combattuto pur di ottenerla.

Se ti portano via la moglie,

la migliore vendetta è lasciargliela.

.:. Sacha Guitry .:.



Harry tornò dall'Irlanda sfiancato e senza energie. Le lunghe ore di trattative, di diplomatiche promesse e di risse quasi sfiorate, non aveva avuto altro effetto se non quello di fargli desiderare ancora di più la sua casa.

Fu però quando vide nel salotto di casa Hermione con un'aria mesta e al fianco Draco Malfoy, che tutte le energie gli tornarono di colpo. Istintivamente fece per prendere la bacchetta, ma si fermò.

Aveva avuto modo di constatare negli anni che lo Slytherin era diventato una persona migliore di quella che aveva conosciuto a scuola. E finché non sapeva che diamine ci facesse a casa sua, non aveva alcun diritto di trattarlo come un criminale.

<< Harry, ti devo parlare. Puoi sederti per favore? >> chiese Hermione indicandogli la sedia accanto a lei.

L'altro annuì, sospettoso. Si tolse il mantello, attaccandolo all'appendiabiti accanto alla porta e si sedette.

<< Dimmi, che succede? >>

<< C'è un motivo se Draco si trova qua. >>

Hermione s'interruppe, non trovando le parole. Fu così che Draco aprì bocca.

<< Io e lei abbiamo una relazione. >> disse semplicemente.

<< Harry... >> mormorò la ragazza << Noi... >>

<< Zitta. >> sussurrò il Gryffindor chinando gli occhi a terra e serrandoli per la rabbia << Per favore. >> aggiunse pianissimo.

Si portò le mani alla testa, cercando di capire che cosa fare. Non riusciva a capacitarsi di tale comportamento. Eppure Hermione aveva tutto ciò che desiderava.

Dopo la morte di Voldemort, Harry aveva trovato un ottimo lavoro come Auror, guadagnava più di quello che entrambi si sarebbero mai aspettati. Avevano una bella casa, una bella vita appagante.

Lui l'amava. Non gli faceva mancare nulla. Né le sorprese quando tornava dai viaggi di lavoro, né una cenetta romantica.

Si ricordava di ogni ricorrenza. Era gentile. Era dolce. Era terribilmente romantico. Aveva dimenticato ogni amore precedente per lei. Aveva combattuto per lei.

Eppure lei non era soddisfatta, evidentemente.

Harry aveva molti difetti, ne era consapevole.

A volte faceva tardi al lavoro. A volte non si ricordava quando era il suo turno di lavare i piatti. E altre volte Hermione trovava i suoi calzini per terra o i suoi pantaloni sulla poltrona in salotto. A volte bruciava la cena o rischiava che saltasse la cucina.

Ma non gli erano mai sembrati dei difetti tali da giustificare una cosa del genere.

Lentamente poi si chiese perché. Perché Malfoy? Perché proprio lui con tutte le persone con cui avrebbe potuto tradirlo?

Forse era proprio quel suo fare strafottente e menefreghista che l'affascinava così tanto? Era quel suo essere naturalmente più sexy e affascinante? Era...

Harry non riusciva a spiegarselo. Non riusciva a trovare le parole. Oppure non voleva trovarle. Si sentiva come se qualcuno gli avesse estirpato il cervello dalla scatola cranica.

Lo sguardo era vuoto, le labbra leggermente socchiuse. Tutto il volto sembrava aver perso la sua solita colorazione rosata.

Solo la mano, ancora stretta, sembrava l'unico posto dove c'era ancora un vago accenno di circolazione.

<< Harry... possiamo parlarne? >> chiese lei, cercando un contatto visivo. Ma il ragazzo teneva gli occhi socchiusi. Non riusciva a guardarli. Aveva affrontavo la morte e ne era uscito vincitore.

Vedere però la propria donna con un altro uomo e trovarsi davanti all'evidenza che lui per lei non era abbastanza, gli era incredibilmente inconcepibile.

<< Vuoi il divorzio, immagino. >> sussurrò con pochissima voce << Ma prima posso chiederti come mai hai scelto lui? >> chiese fissandola.

Hermione aveva le guance rigate dalle lacrime. Alzò una mano con l'intenzione di asciugarle, ma poi si ricordò dolorosamente che non era più il suo dovere. Ormai lei aveva scelto qualcun'altro. E quel qualcuno non era lui.

<< All'inizio della nostra relazione, ero stupita dal fatto che tu potessi aver scelto me. Il nostro rapporto non è mai stato come quello di due amanti, ma come due fratelli. Ho pensato che magari conoscendoti meglio le cose sarebbero cambiate. Eppure tutto è rimasto così. >>

<< E allora perché... hai accettato di sposarmi? Hermione, io ti ho sempre amato, con tutto me stesso. >>

La voce di Harry era strozzata. Non riusciva a guardarla. Non riusciva a parlarle. Non riusciva a fare assolutamente niente.

<< Non ho avuto il coraggio di dirti che per me eri come un fratello. >> sussurrò lei riprendendo a piangere << Mi dispiace. Mi dispiace farti soffrire così tanto. >>

Harry guardò le lacrime di Hermione. Era sincera. Sapeva che non stava fingendo.

Non riusciva a descrivere il rumore sottile e fievole di qualcosa dentro di lui che si era spezzato per sempre. Aveva visto ogni fotogramma della sua vita strappato e gettato nel cestino, ormai impossibile da ricostruire.

Non riusciva a dare voce a quella marea di sentimenti che si stavano alternando in lui. Rabbia, disperazione ed umiliazione la stavano facendo da padrone.


L'amava così tanto che il solo vederla piangere gli faceva sanguinare il cuore.

Poteva sentire il lento fluire del sangue dalla ferita, ormai troppo grande per essere risanata. Poteva sentire ogni goccia di sangue che scivolava a terra e che, con una lentezza estenuante, si estendeva sul freddo pavimento del suo cuore.

Eppure qualcosa dentro di lui scattò.

Forse era quel lato maledettamente Slytherin che sentiva dentro. Magari era la voglia di abbandonarla a sé stessa che lo spinse a quel gesto assolutamente avventato.

Il Bambino Sopravvissuto si alzò lentamente in piedi e li guardò, entrambi. Lei con gli occhi gonfi e rossi, l'altro con un vago accenno di sospetto negli occhi grigi.

<< Penso che per te la peggior punizione sia ottenere quello che vuoi. Un giorno ti pentirai. E io attenderò fino ad allora. >>

Senza aggiungere altro, Harry riprese la sua borsa e il suo mantello. Uscì dall'ingresso e si diresse verso il centro magico.

Sapeva che un giorno Hermione si sarebbe accorta di che tipo uomo era Malfoy e allora lui avrebbe riso delle loro disgrazie.



Purtroppo quel giorno non arrivò mai. Tramite la Gazzetta del Profeta che gli arrivava giornalmente alla casa di Grimmauld Place, Harry scoprì che i due amanti si erano sposati in segreto in Scozia e che lei aspettava l'erede della grande casata dei Malfoy.

Per lui ormai quelle notizie non erano altro che gocce in mezzo al mare. Anche lui aveva cercato di farsi una nuova vita.

Si era sposato ancora una volta, con una sua collega di lavoro e con lei avevano avuto tre figli, già tutti iscritti alla scuola di Hogwarts. Con lei si sentiva completo, anche se mai avrebbe potuto trovare la felicità che aveva trovato accanto ad Hermione.

Lei lo sapeva. E accettava in silenzio di essere la cura per una ferita che non si sarebbe mai potuta risanare.

Anche dal proprio punto esterno, poteva vedere lo squarcio che si era creato e come nessun incantesimo potesse guarirlo.

Perciò lei sorrideva al suo beffardo destino. Stavano bene insieme. Erano una famiglia felice.

Però anche mentre osservava il loro ultimo figlio giocare a Quidditch con il padre, non riusciva ad aspettare il giorno in cui il marito avrebbe finalmente estirpato Hermione Granger dalla propria anima.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Simphony