Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SyamTwins    20/04/2010    2 recensioni
Dio dirige la Quattour da secoli.
Molti umani vengono protetti da giovani Angeli Custodi.
Se il Protetto s'innamora dell'Angelo è un conto. Se l'Angelo s'innamora del Protetto è tutto un'altro paio di maniche.
Limar è la protagonista di questa storia apocalittica in cui uno strano Dio dirige un'agenzia di Angeli per purificare il mondo. Ma il potere, come tutti noi sappiamo, da alla testa.
Starà a Limar decidere come modellare il suo destino: tradire la Quattour o il proprio cuore?
[FanFiction a quattro mani: in collaborazione con S a r s a.]
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

Nella Quattour siamo circa un milione di Angeli. Centinaia di bambini letteralmente rubati alle loro famiglie d'origine a pochissimi giorni dalla nascita: un giorno eri in ospedale che dormivi beato e il giorno dopo un uomo incappucciato ti sta portando via, correndo sotto la pioggia. Ecco, questa parte dell'essere un Angelo non mi è mai piaciuta; certo, non sono una ragazza molto sensibile, tutt'altro, però il fatto di sapere che ho una famiglia e che questa famiglia mi cerca da ben 16 anni... beh, mi fa stare un po' male.

Quel giorno, il 24 Novembre, non lo scorderò mai: rimarrà sempre qui, nella mia mente, fisso come un chiodo arrugginito che non si toglie. Quel giorno mi cambiò radicalmente la vita...

Ero nella Grande Armeria, ad allenarmi con tutti gli altri Giovani Angeli (così veniamo chiamati noi adolescenti della Quattour) e la lezione, quel giorno, era stata particolarmente faticosa, quindi avevo solo due cose in mente: andare in camera e dormire. Senza nemmeno lavarmi: volevo solo riposare. Il mio primo incarico da Angelo Custode (L'incarico speciale) non passava nemmeno per l'anticamera del cervello.

-Forza ragazzi, alzatevi e andatevene! Per questa volta abbiamo finito.- esordì Dux McCain, uno dei tanti Angeli Combattenti della Quattour, con la sua solita voce dura e severa. Un “oh!” di sollievo di alzò in tutta l'enorme stanza di pietra; eravamo giovani e forti (molto più forti degli umani), ma anche noi sentivamo la stanchezza. Mi alzai da terra come tutti gli altri e riposi lo spadone che avevo usato per combattere sull'enorme tavolo di legno che occupava quasi tutta la parete destra dell'Armeria e sul quale Dux e gli altri Angeli Combattenti sistemavano le varie armi (spade, lance, ect. ect.). Stavo seguendo la massa di ragazzi per uscire dall'Armeria quando Dux mi prese per la spalla destra e mi costrinse a girarmi.

-Tu vieni con me.- affermò guardandomi negli occhi. Io andai nel panico: cosa avevo fatto? A me risultava nulla, però il dubbio in quel momento mi era sorto eccome!

-P-perchè? C-cosa ho fatto?- chiesi balbettando spaventata. Sapevo come punivano chi rigava dritto e, francamente, lividi e lacerazioni non le volevo. Dux mi afferrò per il braccio sinistro e mi trascinò senza dire una parola dall'altra parte della Grande Armeria, per uscire dalla porta che dava sul cortile. Dal cortile attraversammo un piccolo sterrato, che attraversava il cortile e sbucava nel corridoio principale dell'enorme cattedrale gotica che ospitava tutta l'intera Quattour. Continuavo a chiedere a Dux dove mi stava portando (cominciavo seriamente a preoccuparmi) e alla terza-quarta volta che facevo la stessa domanda con mio grandissimo stupore vidi che eravamo pericolosamente vicini alla Sala. La sala con la S maiuscola. La sala dove Dio stava e controllava tutta la Quattour. Chi è Dio? Il capo, il condottiero, colui che dirige tutta l'intera agenzia. Dio decide chi vive e chi muore, chi resta e chi se ne va... e anche chi veniva protetto da chi.

-Questo è il tuo primo incarico e Dio a deciso che comincerai la tua carriera da Angelo Custode in grande stile.- disse Dux con un tono di voce forse fin troppo entusiasta. Io lo guardai con sguardo corrucciato: che intendeva dire con “in grande stile”?

-In che senso, scusa?- chiesi per chiarirmi le idee. Dux sorrise lasciando la presa sul mio braccio e prendendomi per le spalle, quasi sollevandomi dal pavimento di pietra; sgranai gli occhi e pensai che se avesse stretto un altro po' mi si sarebbero sfracellate le spalle. Dux aveva delle braccia enormi, sembrava un armadio a sei ante ed era estremamente forte; era forse il più forte tra gli Angeli Combattenti e le mie povere ossa ora lo sapevano benissimo.

-Hai un incarico in America, Limar!- esclamò con enfasi, scuotendomi tre volte -Non è mai capitato nemmeno ai più Anziani di andare in America, capisci? Devi esserne orgogliosa.- spiegò poi. E lì capii che non era felice per me ma era felice perché una sua allieva aveva un incarico così speciale... beh, potevo capirlo benissimo.

Quando le poderose braccia tatuate di Dux aprirono le grandi porte della Sala una ventata di aria gelida mi gelò fin nelle viscere. La Sala era il doppio, forse il triplo, della Grande Armeria... fate voi le misure quindi; a destra torreggiavano quattro giganteschi finestroni coperti da delle tende che assomigliavano più che altro a teloni spessi chissà quanto, a sinistra la parete era piena di quadri spaventosi persino per un tipo come me, al centro della stanza, invece, si erigeva il trono di Dio: una grande poltrona di mogano pregiato, imbottita e ricoperta del più delicato e morbido velluto che possa esistere al mondo. Sì, Dio si trattava fin troppo bene... Aveva un mantello, con annesso un cappuccio, a coprirgli parte del corpo e il volto e non accennava nemmeno lontanamente ad alzarsi. Dux s'inchinò e io lo imitai: non sapevo cosa fare, non ero mai stata al cospetto del grande capo, ma dato che se ci inchinavamo sembrava contento... e inchiniamoci!

-Comodi, comodi.- disse con voce calma Dio, una voce che non fece che spaventarmi: era gelata, non solo fredda, ed inquietante e tutto ciò che esiste di negativo. Tanto spaventosa quanto affascinante, come sensazione.

Io e Dux ci alzammo e rimanemmo fermi immobili a pochi metri di distanza dal Trono; da lì Dio ci guardava da sotto il cappuccio, inquietandomi ancor di più.

-Dux,- esordì il grande capo dopo una pausa -ti dispiacerebbe lasciarci soli?- ecco, lì impazzii del tutto: io e Dio nella stessa stanza? Da soli?! Salvatemi. Dux annuì animatamente e se ne andò inchinandosi frettolosamente. Il portone di pietra si chiuse con un tonfo sordo. Che strano vedere Dux così allegro, pensai.

-Limar. Mia cara Limar Nhepys.- esordì Dio alzandosi dal trono e dirigendosi verso di me. Io drizzai la schiena ancor di più e arrossii violentemente non sapendo cosa fare. Mi raggiunse con una quarantina di passi volutamente lenti e cominciò a toccarmi i boccoli scuri che mi ricadevano morbidi sulle spalle, scansandoli di tanto in tanto; mi guardava compiaciuto, come fossi il suo premio. Lì cominciai seriamente ad avere paura. Cosa voleva farmi? Speravo niente... e speravo bene perché, dopo avermi girato intorno un paio di volte, ritornò a sedersi sul suo bel trono e cominciò a espormi il “grande incarico speciale”.

-Sai, Limar, ho deciso che per la tua prima missione da Custode ti assegnerò una persona speciale.- iniziò -Si chiama Dylan Phoenix e vive a New York, nel Bronx, per essere più precisi.- poi sbucò nella stanza un uomo allampanato che portava in equilibrio su una sola mano un vassoio d'argento; come nei film alzò il coperchio a forma di cupola, mostrando una serie di fogli e documenti.

-Prendili, ti serviranno.- mi disse Dio. Io allungai timidamente la mano e li presi. Cominciai a sfogliarli e notai una foto; la presi e la osservai: ritraeva un ragazzo a cui davo massimo massimo 18 anni, con i capelli neri scompigliati ad opera d'arte, la pelle chiara, gli occhi azzurri persi nel vuoto e una sigaretta tra le labbra. In effetti non sembrava proprio un bravo ragazzo. Non lo era, o per lo meno questo diceva la sua fedina penale: spaccio di droga, qualche rapina e anche alcuni arresti per rissa; leggendo in silenzio scoprii che i suoi scherzetti alla polizia new yorkese erano cominciati a 15 anni, quando suo padre era morto per incidente stradale; viveva solo con sua madre, che lavorava a intermittenza: un giorno sì, l'altro no, il terzo giorno chissà. La situazione non era delle migliori e cominciai a chiedermi cosa dovessi fare con questo tipo. Come se mi avesse letto nella mente, Dio rispose al mio dubbio.

-Dovrai colmare il vuoto che la morte di suo padre gli ha lasciato nel cuore: lo riporterai sulla giusta via.- esordì calmo -Dovrai far si che lui sia talmente preso da te da non aver tempo per le sue monellerie.-

Alzai la testa stringendo le informazioni nella mano destra; annuii sicura di me stessa. Potei scorgere le labbra di Dio che si tendevano in un sorrisetto compiaciuto.

-Così ti voglio: sicura e decisa.- affermò in un trillo -Ma,- continuò con voce più severa -non ammetto complicazioni di alcun genere, intesi?- chiese. Io annuii come prima. Il mio primo incarico, pensai: la storia cominciava già a piacermi.

-Jhoanna Koo ti accompagnerà, spianandoti meglio il cammino.- terminò. Jhoanna era una donna asiatica (non sapevo bene da dove provenisse) che mi aveva trattato sempre come una specie di figlia; tra tutti gli Angeli della Quattour, Jhoanna era quella a cui mi ero legata di più in tutti quei 16 anni.

Uscii silenziosamente dalla Sala e mi inchinai, quasi automaticamente, circa cinque volte. Nel corridoio silenzioso sospirai posandomi una mano sul petto: ce l'avevo fatta contro ogni pronostico e, soprattutto, la paura era passata. Buttai uno sguardo ai fogli che ancora tenevo in mano e li guardai meglio: Dylan Phoenix, New York, Bronx.

Il giorno dopo, alle 22:00, Limar Nhepys (la sottoscritta) e Jhoanna Koo (la mia accompagnatrice) erano già belle che imbarcate sul volo Firenze-New York.



  
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