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Autore: Sesshoumaru86_Rosencrantz    20/04/2010    1 recensioni
E' un cross-over fra il manga e un gioco di ruolo on line, Metin2, leggibile anche da chi non conosce il medesimo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Le palpebre sono pesanti

Le palpebre sono pesanti. Vorrei sollevarle ma so che se lo farò vedrò qualcosa di terribile. Quindi resto come sono. Ricordo tutto. Il volto contorto di quell'orribile umano sopra di me. Il suo peso. Mi sento sopraffatta dall'umiliazione. Cosa sono diventata? Ero forte, nell'altra vita. Nessun avversario avrebbe mai osato compiere un simile orrore su di me. Lo avrei tagliato in pezzi con un solo colpo del mio ventaglio. L'odore del sangue. Quanto mi piaceva. E quanto mi sentivo forte quando, alla fine di una battaglia, contemplavo i cadaveri di coloro che avevo ucciso. Mi piaceva uccidere. Questo era prima, però. Prima che incontrassi Sesshoumaru. Stringo le palpebre ancora più forte. Non avrò mai il coraggio di presentarmi davanti a lui dopo quel che è accaduto. Ha fatto bene a cacciarmi. Non valgo nulla, in questo luogo dove sono capitata. Non possiedo un briciolo della forza che avevo e sono solo un impaccio. Bene. Ora aprirò questi stupidi occhi, mi alzerò, mi laverò e andrò a cercarmi un posto dove tentare di sopravvivere. Posto che abbia un senso farlo. Destino maledetto! Non potevo rimanere morta? Almeno ero morta con un sorriso. Ero libera. Nel vento. E invece sono condannata a strisciare nel fango. Dev'essere la punizione di Naraku. Naraku, a proposito. Era lui quello che ho visto? L'essere che sorrideva, quando ho toccato la fronte di Sesshomaru. Sì, dev'essere lui. Per Kagura la punizione non finisce mai: prima la morte, e poi l'eterna umiliazione. Sia. L'affronterò, è inutile restare sdraiata a frignare. L'umano deve essersene andato. Spero. Anzi, no. Sento una presenza vicino a me. Dannato. Vuole contemplare l'effetto di quel che ha fatto. Vuole vedermi distrutta. Ebbene, non gli darò questa soddisfazione. Anzi. Se sono brava, potrei prenderlo di sorpresa. Potrei mettergli le mani alla gola. Se non se lo aspetta, con un colpo ben assestato sulla glottide potrei persino farlo svenire. E se ci riesco, posso prendergli le armi e ucciderlo. Vedrai chi è Kagura, caro mio. Anzi, chi è Rose. Ecco, sono pronta. Scatto, ritrovando la mia agilità. Ma una mano d'acciaio immobilizza le mie, e due occhi dorati mi guardano severi. "Tu?", esclamo.

 

 


Questa donna, cosa vuole farmi? Come si permette?
Qualcosa ha fermato il mio istinto di punirla, qualcuno, non capisco cosa sia non lo vedo chiaramente, solo due occhi di fuoco che bruciano il nero che sta attorno e mi fissano, "Naraku", dico.
Ero andato a prendere delle armi, un vestito per lei e delle armature, quella donna non ha capito chi sono, cosa ero, io per questo mi merito rispetto.
A Naraku, penserò dopo, questo, tutto questo è opera sua, non so perchè è comparso dentro la mia testa, ma sono di nuovo di fronte a questa donna e in questo tempo.
"Donna se vuoi stare con me devi rispettarmi, io sono Sesshoumaru-sama! Se no anche tu morirai per opera delle mie mani e della mia spada."
Le dico notando un pizzico di stupore nel suo viso, chiaro e assorto.

 

"Sesshoumaru...sama?" La mia voce trema mentre pronuncio quel nome che mi è così caro. Lo sa. E' consapevole del suo passato. Ma allora forse..dovrei dirgli chi sono io. Forse gli farebbe piacere. Forse...E se così non fosse? Non dico nulla. E chino il capo in segno di rispetto.

 

"Ficcatelo nella tua leggera testolina, donna! Tsk!" Ma come mai si china? Qualcuno anche qui mi conosce?

 

"Me ne ricorderò, signore", sibilo a denti stretti. Meglio così. Magari avrebbe accolto con disprezzo la Kagura che era una creatura di Naraku. E forse...chissà. Potrebbe affezionarsi a questa...
"Il mio nome è Rose, signore", sussurro.

 

"Allora prepara il falò Rose, sta venendo sera e io devo pescare!" le dico con comando, pensando ancora agli occhi che avevo visto, come sono comparsi così nei miei pensieri? Rossi come fuoco bruciavano tra il nero. "Basta!" penso.

 

Preparare un falò? Io? Io sono una guerriera. O meglio, lo ero. Ma non sono ancora pronta a diventare una donnetta che prepara il cibo. Lo seguirò, lo rispetterò, ne accetterò gli ordini. Quasi tutti, almeno. "E' un'ottima idea, signore", sorrido. "Peschiamo insieme. E poi prepareremo quel falò".

 

"Pescherò io, tu non saresti capace. vai a prendere la legna e fai presto!"
"Prepareremo. Tsk! gli ordini li dò io." penso guardandola con occhi severi.

 

Sarà dura, e lo sapevo benissimo, penso, voltandogli le spalle perchè non si accorga dei lampi di furia nei miei occhi. Sarà dura, dura, dura. "Come vuoi", ringhio, passando di nuovo al tu. Legna. Dove trovo la legna? Nel bosco, ovvio. Mi addentro fra gli aceri, calciando le foglie secche, una, e due e tre volte. Poi, il mio piede incontra qualcosa di duro. Un'armatura. "Che bella sura", mi dice una voce suadente.

 

Mi ero appena cambiato con vestiti puliti, alzo i cosciali, e entro in acqua, così mi avvicino al lago, il sole stava tramontando tutto il cielo era rossastro e si specchiava sulle acque.
"Pescare? Con quella canna da pesca, come facevano gli umani..." Penso, ringhio, mi arrabbio.
"Ma no!" La tiro via, la canna sprofonda nel lago. "Tsk, non sono un umano io! Ho le mie braccia, un artiglio, userò quello."
Scruto l'acqua limpida e cristallina, un pesce molto grande mi passa tra le gambe io con occhio attento fermo l'attimo e con l'artiglio lo catturo, i miei riflessi sono sempre quelli, devo sono imparare a ritrovarli.
Avevo pescato molte volte in questo modo, quella volta volevo abituarmi, ma non mi adeguo, non sono un umano e non sono più un demone, ringhio.
Così faccio anche con gli altri cinque pesci che si trovavano vicini, li raccolgo e esco dall'acqua guardo verso il posto dove avevo lasciato il cavallo e la roba e vedo che il falò non era ancora pronto.
"Che fine ha fatto quella donna?"

 

 

Dicono di chiamarsi Orione e Hades. Ma ho già capito che in questo mondo ognuno sceglie i nomi che vuole, dunque non c’è da fidarsi. Hanno lo stesso artiglio rosso sul braccio destro, come me, e come Sesshoumaru. Le loro armature sono dorate, le loro spade scintillano, i modi sono cordiali. Seduta sull’erba, vicino ad una cascata scrosciante, mi offrono pesce già arrostito e acqua. E un corpetto d’argento, che indosso subito, felice di coprire almeno una parte di quel che era rimasto troppo a lungo esposto agli sguardi altrui. Non so perché li ho seguiti. O meglio, lo so. Perché sono rimasta una testa calda. Perché ero furiosa con Sesshoumaru. Perché volevo una parola gentile. “Hai riposato abbastanza, cara?”, sorride Orione. Cara. Detesto l’idea che mi chiami cara. Ma non volevo forse una parola gentile? “Sto bene”, rispondo. E penso a come starà lui, invece. Starà benissimo, mi dico: finalmente sarà solo come desiderava. Già, solo e senza armi. Getto uno sguardo sulle spade dei due. Mi viene un’idea. Forse so come far spuntare un sorriso a quel demone testardo. “Vorrei solo dormire un po”. E ritrovo il più amabile dei miei sorrisi. Gli ruberò le spade, e le porterò a Sesshoumaru, ecco cosa farò.

 

"Meglio per me se è andata via, io ho altro a cui pensare invece di fare la bada a una sura maldestra e incapace. Tsk!" dico a voce alta, il cavallo nitrisce.

Adesso preparo io il fuoco, arrostisco le mie prede e mangio per due.
"Meglio di così?"
Sono solo, sotto questo cielo completamente stellato e ancora illuminato dal chiarore della luce del sole che stava quasi per spegnersi.
In questo mondo non ho mai visto la luna, non la vedo neanche ora, ciò che portavo con me come segno, non esiste qui, penso che devo guardami bene per ritrovare quell'astro che mi aveva fatto luce tante di quelle notti, mi avvicino al lago, mi specchio, dei segni sopra la mia fronte, al centro la luna non c'e'.
Cosa significa questo? Quei due occhi, di fuoco tra il nero, qui, ora il cielo era stellato e scuro e le stelle avevano la stessa luce di quell'iride.
Non ho con me le mie spade, forse ancora potrei aprire un varco e andarmene da qui, non c'è luna qui è forse un segno?
Sesshoumaru però non scappa, combatte, starò qui finchè non tremeranno tutti al mio cospetto poi, me ne andrò e lascerò anche qui il mio segno.

 

 

 

 

  
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