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Autore: LaTuM    21/04/2010    8 recensioni
André iniziò ad accarezzarle i capelli, come più volte aveva desiderato fare quella notte. Come molte altre notti che avevano preceduto quella. Come tutte le notti da quando era divenuto abbastanza grande per capire che era innamorato di quella che era stata la sua compagna di giochi.
[La notte d'amore tra Oscar e André]
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: I personaggi appartengono a Riyoko Ikeda. La storia appartiene a se stessa. Io scrivo solo per diletto ma non ci guadagno nulla.




Oscura Stirpe



Era una fresca sera d’estate e nei giardini di palazzo Jarjayes regnava il silenzio; solo gli animali che vi abitavano sembravano aver il diritto di parlare, creando un’atmosfera calma e serena, sensazioni in netto contrasto con la situazione in cui stava annegando il paese in quel momento. Un lieve scalpitio di zoccoli annunciò l’arrivo di due soldati che stavano facendo ritorno al palazzo. Entrambi indossavano la divisa dei soldati della Guardia di Parigi: il moro ne portava una semplice d’ordinanza oro e blu senza fronzoli e nettamente spartana, il biondo invece vestiva un’uniforme di fattura più ricca con alcune frange sulle spalle e decorazioni sul petto che lasciavano chiaramente intendere che si trattava di un superiore, un comandante per l’esattezza. Quest’ultimo era di una spanna più basso dell’altro e aveva un fisico più asciutto ed esile. Questo perché Oscar François de Jarjayes, ex-comandante delle Guardie Reali e ora comandante dei soldati della Guardia, era una donna. L’unica donna soldato che era stata ammessa alla corte di Versailles e che per anni aveva protetto la regina di Francia Maria Antonietta. Al suo fianco, André Grandier, suo attendente da più vent’anni che stava facendo ritorno con lei al palazzo della famiglia Jarjayes. Nonostante la decisione di lasciare la Guardia reale e vivere come un uomo – senza compromessi femminili - presa da Oscar diversi mesi prima, André non l’aveva mai abbandonata. Benché i loro rapporti si fossero incrinati quella notte in cui lui le confessò il suo amore, lui non poteva fare a meno di seguirla e lei – comunque – non sarebbe mai riuscita a fare a meno dell’uomo e del suo aiuto, anche se inizialmente lo aveva rimproverato per non aver rispettato il suo ordine di lasciarla sola.

I soldati scesero da cavallo e portarono gli animali nelle scuderie per dissellarli e concedergli il meritato riposo, dopo di che entrambi fecero il loro ingresso a palazzo, accolti dalla nonna di André che era fuori di sé dalla gioia per l’aver nuovamente a casa i suoi due ragazzi. Nanny fece immediatamente preparare due bagni in modo che sia Oscar che André potessero riposarsi dalle fatiche tra le comodità e gli agi del palazzo: per Oscar l’elegante vasca dei suoi appartamenti e per André una semplice destinata alla servitù, ma era comunque meglio della caserma. Senza saperlo, mentre entrambi si lasciavano inebriare dai profumi degli oli uniti all’acqua, i loro pensieri vertevano verso la medesima ossessione. Oscar stava riflettendo su quello che era successo solo qualche giorno prima e alle parole che era riuscita a pronunciare a Fersen nel momento del pericolo ‘Devo andare! Il mio André è in pericolo!’

Il mio André

Aveva provato a fingere di non essere in grado di saper dare una spiegazione a quanto da lei detto, ma la ragione era ben chiara ai suoi occhi, anche se fino a quel momento aveva finto di non sapere, di non capire, di non vedere. Anche quando André l’aveva salvata dal padre che minacciava di ucciderla poiché si era macchiata di tradimento rifiutandosi di obbedire agli ordini del re, permettendo ai membri del Terzo Stato di accedere nella sala dove si stava svolgendo l’Assemblea Nazionale. André non si era vergognato di ribadire, ancora una volta, il suo amore per lei, chiedendo di poter essere giustiziato per primo, poiché non avrebbe potuto sopportare l’idea di vedere morire la sua Oscar. Lei avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma in quel momento non era riuscita a balbettare un qualcosa che andasse oltre ad un ‘André, io…’.

Aveva avuto paura e il suo orgoglio di donna soldato non le permetteva di ammettere così facilmente di provare un sentimento così forte quale poteva essere l’amore. Soprattutto se questo sentimento era diretto verso il suo amico d’infanzia. E questo la spaventava terribilmente. Già una volta si era sentita debole ed indifesa quando il suo cuore aveva iniziato a battere per il conte Hans Axel von Fersen, il quale però non era riuscito a cancellare dal suo cuore la regina di Francia. Oscar, turbata poiché aveva lasciato i suoi panni di soldato per indossare – per la prima volta in vita sua – un abito femminile, aveva deciso di rinunciare definitivamente ad essere una donna. Però in lei era accaduto qualcosa che aveva risvegliato la sua natura femminile, contro la sua stessa volontà e determinazione. In quel momento si sentiva vuota; aveva bisogno di qualcosa – o forse di qualcuno – che la completasse, che la facesse sentire viva. Avrebbe riflettuto ulteriormente se il calore dell’acqua non avesse cominciato a darle alla testa, obbligandola ad uscire. Considerata la sua malattia, non poteva permettersi d’indebolire ulteriormente il suo corpo con mancamenti facilmente evitabili.

André, nell’ala riservata alla servitù, era ancora immerso nell’acqua della vasca. Lui non era combattuto da difficili interpretazioni: lui sapeva di amare Oscar e il suo unico desiderio era quello di poterla stringere tra le sue braccia, sentire la sua pelle, accarezzare i suoi capelli e inspirare il suo dolce profumo di donna che la vita militare da lei scelta non era mai riuscito a cancellare. Non importava che Oscar passasse la maggior parte del suo tempo a cavallo o in caserma con uomini la cui igiene personale era del tutto discutibile, lui il profumo di Oscar lo sentiva sempre. L’aveva sempre sentito ed era così radicato nella sua memoria che neanche standole lontano sarebbe mai riuscito a dimenticarlo.

André sognava che un giorno Oscar arrivasse e le dicesse di amarlo. Però – dopo quella famosa notte - si era dovuto rassegnare e poteva ritenersi fortunato che Oscar gli rivolgesse ancora la parola. Se era diventata un uomo, non aveva motivo di provare rancore nei suoi confronti, ma André non sapeva se questo gli dispiacesse o meno. Forse avrebbe preferito una Oscar arrabbiata o offesa, piuttosto che indifferente, dimentica di tutto ciò che era accaduto, come se per lei non fosse contato nulla, nel bene o nel male. Forse André avrebbe preferito una reazione diversa all’indifferenza, ma l’atteggiamento della donna gli aveva permesso di rimanere comunque al suo fianco e questa per lui era la cosa più importante: vedere Oscar, starle accanto e parlarle. Averla era oramai un lontano e triste miraggio.

André uscì dalla vasca e rivestì, godendosi la brezza serale riempita dalle note del violino che Oscar stava suonando nella sua stanza. Sapeva bene che la donna quando suonava lo faceva per mettere a tacere pensieri che non voleva ascoltare. Aveva sempre avuto la verità sotto gli occhi ma non era mai stata in grado di comprenderla. Quando André le aveva lasciato intendere – forse non ne migliore dei modi – cosa provasse per lei, dopo la rabbia, aveva deciso di fingere che nulla fosse accaduto e continuare ad essere la sua compagna d’armi. André avrebbe volto che lei diventasse la sua compagna e nient’altro. Niente divise, niente uniformi. Solo lui ed Oscar, ma come il generale Jarjayes si era premurato di ribadirgli diverse volte, la differenza sociale tra lui ed Oscar era incolmabili, ragion per cui un matrimonio tra i due sarebbe stato impossibile. André non ci aveva mai creduto.

Al di là della porta la voce di Nanny chiamò André, avvisandolo che la cena era pronta e che Oscar e il generale Jarjayes stavano per scendere a desinare. André si aggiustò la camicia ed uscì dalla stanza dirigendosi verso la cucina per servire la cena.

“Se domani è tua intenzione andare a Parigi, sarà meglio che ceni con noi André” offrì il generale Jarjayes mentre l’uomo gli stava porgendo il piatto preparato dalle esperte mani delle cuoche del palazzo.

“Vi ringrazio generale, ma ho promesso a mia nonna che questa sera avrei cenato con lei” rispose prontamente André, conscio che se avesse desinato con loro, si sarebbero sicuramente accorti che oramai non era più in grado di vedere. Pur non sedendo con loro, André non si perse una parola della strana conversazione tra padre e figlio. Oscar però non parlava molto, lo faceva solo quando interpellata; pareva assorta nei suoi pensieri e le sue risposte erano più brevi e coincise del solito. Un occhio poco esperto non l’avrebbe notato, ma André che la conosceva da una vita, sapeva perfettamente che quella non era affatto la sua Oscar. Non appena i piatti del dolce vennero ritirati, Osca si alzò e prese congedo dal padre. Prima di uscire dalla sala da pranzo si rivolse verso André e lo guardò coni suoi penetranti occhi azzurri e lo sguardo severo che da sempre la caratterizzava.

“André, più tardi vieni nelle scuderie. Credo di aver voglia di fare una cavalcata, però aspetta a sellare i cavalli.”

L’uomo annuì anche se leggermente perplesso e si sbrigò a portare a termine i compiti che gli erano stati assegnati prima di uscire e raggiungere le scuderie. Oscar non era ancora arrivata e lui si stava domandando perché mai la donna aveva voluto che andasse lì senza però sellare i cavalli. Allungò lievemente una mano verso César, il bianco cavallo di Oscar, suo compagno da anni ma ancora nel pieno delle sue forze. Erano entrambi i compagni più fedeli che la donna avesse mai avuto e questo portò André a sorridere molto amaramente. Lui sarebbe per sempre stato il suo migliore amico.

André si accasciò nella paglia pulita e cercò di fissare lo sguardo sul tetto delle scuderie. La quasi totale assenza di luce lo rassicurava: i buio era divenuto il suo migliore amico. Aveva imparato a muoversi quasi come un cieco avrebbe fatto, ma la cecità non era cosa raccomandabile per un soldato. Ma se non altro, i dolori lancinanti che lo colpivano all’improvviso diminuivano man mano che la sua vista peggiorava.

Sentì dei passi concitati che si dirigevano verso la scuderia. Non ebbe bisogno di girarsi per vedere chi fosse entrato. Conosceva il passo di Oscar.

“Oscar” mormorò lui sottovoce quando la donna entrò chiudendosi poi lesta la porta alle spalle. Ora poteva vederla, come vedeva il vento scompigliarle la chioma dorata. Oramai André non pensava più a quanto gli sarebbe piaciuto almeno sfiorare i suoi capelli.

“Vuoi che selli i cavalli?” le domandò.

“No, André. Non ho intenzione di cavalcare stanotte” rispose la donna sfuggendo allo sguardo di André. Quest’ultimo non poté fare a meno di domandarsi perché avesse chiuso così velocemente la porta. Non c’era nulla di strano nel fatto che lui ed Oscar trascorressero del tempo insieme. Questo però non spiegava perché lei fosse così agitata; uno strano pensiero s’impossessò della sua mente, ma lui si premurò di scacciarlo.

“André, perché non mi hai detto che stai perdendo la vista anche dall’occhio destro?” domandò con quel suo tono algido che incuteva timore a chiunque, tranne che a lui. Nemmeno in quel momento.

“E tu invece cos’hai?” le domandò lui, rispondendo con un altro quesito alla sua domanda, rimanendo sorpresa di come l’uomo riuscisse sempre a capirla.

Lei sospirò lievemente cercando di reprimere un colpo di tosse.

“Ebbene?”

Le puntò gli occhi in quelli verdi di André e rispose con un freddo e ben poco impressionato “Ho la tisi.”

“Solo?” domandò lui alzando un sopracciglio, non del tutto convinto della veridicità della risposta della donna.

“Ti pare cosa da poco?!” replicò lei infuriata. Com’era possibile che l’uomo che fino a quel momento aveva detto di amarla, che era pronto a sacrificare la sua vita per lei, fosse così impassibile di fronte alla notizia della sua malattia diventata pressoché incurabile.

“Non fraintendermi!” disse subito lui alzando le mani in segno di resa “Sapevo che non stavi bene, l’avevo intuito e l’avevo visto. I tuoi gesti e il tuo modo di muoverti me l’hanno fatto intendere già da tempo ormai. Speravo solo che non fosse…” André non neanche in grado di pronunciare il nome di quel male.

“…tisi” completò lei al suo posto.

André annuì. Sapere che Oscar aveva la tisi l’aveva lasciato basito, ma qualcosa in cuor suo gli diceva che non era quella la preoccupazione che rubava il sonno alla sua Oscar.

“Quello che vorrei sapere è se c’è altro che desideri dirmi. Non so, vuoi tornare definitivamente nelle Guardie Reali o lasciare l’uniforme” domandò lui, dicendo le prime cose che gli passavano per la mente e che potevano suonare quanto meno plausibili.

“Voglio essere donna” rispose lei guardandolo intensamente ma riabbassando subito lo sguardo, conscia che oramai quanto c’era da dire era stato detto e che André l’aveva chiaramente sentita.

“C-come?!”

“Almeno per una volta, nella mia vita, vorrei essere una donna come tutte le altre. Vorrei- vorrei essere la tua donna André. Almeno per questa notte, se tu mi vuoi…”

“Perché?” le chiese lui incredulo.

Oscar si ritrovò per qualche istante senza parole prima di sorridere timidamente e rispondere: “Perché ti amo. Me ne sono resa conto troppo tardi. Però mi rendo conto che se i tuoi sentimenti per me si fossero affievoliti, sarebbe la mia giusta punizione per essere stata così cieca e insensibili ai tempi. Avrei dovuto ascoltare il mio cuore e non lasciarmi ingannare dalla apparenze credendo di amare un uomo che mi aveva solamente stregata ma che non ha mai avuto il mio cuore. Non come lo possiedi tu.”

André rimase immobile, incapace di realizzare il senso delle parole di Oscar.

“Oscar, io ti ho amata, ti amo e ti amerò per sempre. Non ho mai smesso neanche quando credevo di averti persa per sempre. Non posso smettere di amarti proprio nel momento scopro che i miei sentimenti sono ricambiati.”

Oscar sorrise, si avvicinò a lui e lo guardò. Era diventato così bello il suo André. Lui l’abbracciò forte, dopodiché chinò il viso su quello di lei. Sentì che questa volta Oscar non l’avrebbe respinto. Ma non dipendeva dalle parole che le aveva rivolto, ma dai suoi gesti e i suoi sguardi, e così la baciò, facendole capire quanto il suo amore per lei non fosse mai scemato e quanto avesse atteso con tutto se stesso quel momento. E capì che anche per Oscar era stato lo stesso.

Il cuore dei due battevano così forte dall’essere impossibile distinguerli l’uno dall’altro, fu solo all’improvviso che André decise – seppur a malincuore – di separarsi da lei.

“Scusami Oscar, non credo di potere. L’hai sentito tuo padre: io sono solo un servo, un semplice soldato. Tu invece una bellissima donna, coraggiosa, fiera, elegante e – soprattutto – nobile. Io non ho nulla da darti, solo il mio amore che, seppur immenso, non sarebbe sufficiente.”

“Lo credi davvero?” mormorò lei stringendo forte a sé la mano di André “Tu per me hai sacrificato il tuo occhio e la tua stessa vita. Mi sei accanto fin da quando eravamo bambini e tu ci sei sempre stato e non hai mai smesso di amarmi. Cosa c’è di più importante e prezioso dell’amore?” Oscar si stupiva delle sue stesse parole, ma queste scorrevano come un fiume in piena e non era in grado di arrestarle “Tu sei l’unico che può conoscermi come donna e solo per te potrò mai esserlo. Agli occhi di chiunque altro io sono un uomo, ma se tu non mi vorrai, vorrà dire che rimarrò per sempre un uomo. Mi conosci da quando eravamo bambini, sai come mi hanno allevata. Vivo nell’ambiguità: sono una donna vestita da uomo o un uomo nel corpo di una donna? Tu solo conosci la verità e mi hai permesso di capirla” continuò lei “Comunque ti chiedo scusa André, fa conto che non ti abbia detto nulla. Dimentica che stanotte ci siamo visti. Domani sul tardi torneremo in caserma” e detto questo uscì di corsa dalla porta.

Dopo qualche secondo André riuscì, forse per puro caso, a tirare un calcio ad un secchio che si trovava lì vicino, rovesciando il suo contenuto per terra. Come poteva essere stato così stupido?

La donna che amava gli aveva appena confessato di ricambiare i suoi sentimenti e lui l’allontanava dicendole che non avrebbe potuto offrirle nulla.

Non è vero Oscar! Non è vero che non ho nulla da offrirti. Hai tutto il mio amore e la mia stessa vita… Li hai sempre avuti.

Oscar, dal canto suo, si era rifugiata nei suoi appartamenti, piangendo amare lacrime e dandosi della stupida per non aver compreso prima la natura dei suoi sentimenti.

Nel momento in cui aveva preso conoscenza di ciò che voleva, le sue certezze erano miseramente crollate. Si vergognò profondamente di quanto aveva detto ad André poco prima. Sapeva che il giorno seguente avrebbe dovuto fare appello a tutto il suo coraggio e alla sua forza per riuscire a guardare in faccia André come se nulla fosse accaduto.

Per la seconda ed ultima volta nella sua vita promise che non avrebbe mai più amato un uomo.

Mai più.

 

André uscì dalla scuderia e raggiunse di corsa i palazzo, oramai avvolto nel silenzio della notte e silenziosamente e, rapido, cominciò a salire le scale che l’avrebbero condotto sino agli appartamenti di Oscar senza riuscire a smettere di darsi dello stupido. Lui non credeva davvero in quanto le aveva detto, ma le circostanze sembravano averlo richiesto. Lui amava Oscar più della sua stessa vita… per quanto ovviamente sapesse di non essere un nobile e che non avrebbe mai potuto renderla felice facendola vivere nel lusso.

Arrivò davanti alla porta della stanza di Oscar e accostò l’orecchio al duro e pesante legno massello. Nonostante tutto riuscì ad udire alcuni singhiozzi, soffocati probabilmente dal cuscino.

Bussò lievemente ma non ottenne alcuna risposta, così si decise ad aprire la porta ed entrò. Era tempo che non aveva il permesso di farlo, ma non gliene importò.

Vide Oscar sdraiata sul letto. Era sempre la sua meravigliosa Oscar, sia che indossasse l’uniforme con il suo gelido sguardo marziale, sia che con gli occhi arrossati dal pianto.

Cautamente le posò una mano sulla schiena, facendola sussultare lievemente.

“Ti prego Oscar, perdonami. Io ti amo più della mia stessa vita e lo sai. Sai anche quanto ti desideri e che sei l’unica donna che io abbia mai desiderato, ma come ti ho già detto, oltre al mio amore non ho altro da offrirti” disse lui senza scostare la mano dal corpo di Oscar. L’ultima volta che l’aveva toccata, in quella stanza, la loro amicizia si era incrinata.

Lei alzò lo sguardo e lo osservò attentamente: era così bello il suo André, sempre così dolce, sempre pronto a preoccuparsi per lei.

“André, sappiamo bene che la Francia non vivrà ancora a lungo. Oramai stiamo andando verso la rovina e noi siamo due soldati e sai bene quello che pensano di noi. Se rispettassi gli ordini dell’esercito, verrei linciata dalla folla, se combattessi con il popolo, verrei accusata di alto tradimento ed uccisa. Qualunque sia la mia scelta, questa mette in pericolo la mia vita. Ma non ha importanza André, io comunque mi schiero dalla parte del popolo” disse la donna girandosi poi dall’altra parte chiudendo gli occhi e cercando di pensare ad altro e dormire. André, colpito dalle parole di Oscar, iniziò ad accarezzarle i capelli, come più volte aveva desiderato fare quella notte. Come molte altre notti che avevano preceduto quella. Come tutte le notti da quando era divenuto abbastanza grande per capire che era innamorato di quella che era stata la sua compagna di giochi.

“Oscar, tu non puoi morire. Io ho bisogno di te” disse André con la voce rotta dal pianto. Avvertì che anche il corpo di Oscar aveva iniziato a tremare, chiaro segno che stava piangendo. Lui si alzò e fece il giro del letto, in modo di trovarsi di fronte al viso che Oscar aveva girato dalla parte opposta a quella dove si trovava lui. S’inginocchiò in modo e con una mano iniziò ad accarezzarla, cercando di asciugare le lacrime che le avevano bagnato le guance.

“Ricordi quella notte Oscar? Io non desideravo altro che amarti, ma tu mi feci chiaramente capire che non volevi me. Io ho paura Oscar. Ho bisogno di sapere se mi vuoi non perché sono un uomo, ma perché vuoi me.”

Oscar gli sorrise e i suoi occhi freddi ad austeri divennero caldi e dolci.

“Io vorrei che, anche se non potrò esserlo davvero nell’immediato, tu mi considerassi tua moglie. Voglio essere la moglie di André Grandier. Io…” la donna si fermò un secondo, cercando il coraggio di dire quanto so portava dentro “io ti amo” ammise lei col volto celato da lacrime di gioia, paura, e liberazione.

“Dillo ancora Oscar” la pregò lui.

“Ti amo André…”

Il cuore dell’uomo per un attimo smise di battere, per poi riprendere la sua corsa impazzita,. Incredulo dalla gioia e dall’immensa felicità che quelle due semplici parole comportavano.

“Anch’io ti amo Oscar François de Jarjayes, anche se forse a questo punto sarebbe più corretto dire Oscar Grandier…”

André avvicinò il viso a quello della donna e i due sigillarono il loro patto con un bacio. Un bacio desideroso e passionale, pieno di quell’amore che finalmente poteva essere espresso liberamente. Un sentimento taciuto per anni, ma finalmente ricambiato.

André decise che poteva rischiare e si spinse sul letto di Oscar, sentendo il materasso inclinarsi maggiormente a causa di un secondo peso che non era mai stato solito ospitare. Avvicinò il suo corpo a quello della donna che, nonostante l’avesse sempre celato, aveva un corpo davvero meraviglioso. Per evitare di metterla in imbarazzo, si era già tolto la camicia, rivelando un fisico robusto - molto diverso da quello del ragazzino che era stato scelto come attendente di Oscar – temprato dai lunghi anni di lavoro e la vita da soldato.

Gli occhi di lei – per quanto intimiditi - non riuscivano a smettere di guardare l’uomo davanti a sé. Con un tacito assenso, André ebbe il permesso di toglierle la camicia. Si gustò il momento, sfilando con attenzione tutti i bottoni dalle asole, rivelandogli le fasce che da anni avevano il compito di celare agli di tutti le fasce che nascondevano quella caratteristica così prettamente femminile. Era stato il padre ad imporglielo per la sua sicurezza, ma lei non ne aveva mai sofferto. Lei era fiera di ciò che era e portare le fasce non faceva che aumentare la sua sicurezza.

André le baciò la fronte, le guance, il collo e le sue labbra . La pelle di lei era morbida e profumata e lui non riuscì a trattenersi dal morderla con dolcezza, facendola tremare lievemente sotto il suo tocco. André portò le mani sulle fasce e su quel punto cin cui si legavano, racchiudendo così tra i loro strati il corpo della donna.

La fioca luce delle candele faceva risplendere gli occhi di Oscar che rivelavano una traccia di paura che André non era abituato a vedere nello sguardo della donna.

“Ne sei sicura?” le domandò lui, spaventato dall’idea di poter ricevere una risposta negativa. Ma questa non arrivò. Osca si limitò ad annuire. Nessuno, nessuno tranne Nanny le aveva mai tolto quelle fasce e, soprattutto, nessun’uomo l’aveva mai vista. Però sapeva che non si sarebbe pentita della sua scelta. Era cresciuta con lui e avevano imparato e fatto tutto insieme. Perché – a quel punto – non scoprire insieme cosa fosse l’amore vero e passionale.

André, comprendendo i conflitti e le difficoltà che turbavano Oscar, continuò a rassicurarla, sussurrandole all’orecchio quanto l’amava. Lui la guidò e le fece conoscere quel corpo di donna che era sempre stata costretta a rifiutare.

“Sei stupenda” mormorò lui osservandola con uno sguardo carico d’amore.

La luce soffusa delle candele nell’altra stanza non permise ad André di cogliere il lieve rossore che aveva tinto le guance di Oscar, ma non gli serviva vedere tutto. Lui lo sapeva e sapeva quanto potesse essere meravigliosa la sua Oscar. Vedeva a fatica ma gli sembrava di conoscere ogni particolare di Oscar, come se l’avesse vista migliaia di volte.

Il corpo di André amò quello di Oscar, facendole capire quanto profondo era il sentimento che nutriva per lei e quanto lei era sempre stata la sua luce, la sua aria, la sua scintilla vitale…

 

Quella notte Oscar e André diventarono una cosa sola.

 

“Presto diventerai mia moglie Oscar, te lo giuro. Aspettami…”

Una lacrima scese dall’occhio dell’uomo, steso su di un letto in mezzo ad una piazza e così spirò l’unico uomo che Oscar aveva mai amato.

 

Grida, spari, cannoni, odore di polvere da sparo e sangue riempivano l’aria di Parigi quando il popolo e i soldati ribelli avevano preso d’assalto la Bastiglia la mattina del quattordici luglio millesettecentoottantanove.

In un vicolo, lontana dalla folla e dai tumulti rivoluzionari, venne portato il corpo di Oscar ferito.

‘Sto arrivando André’ fu l’unico pensiero che la donna fu in grado di formulare.

“Oscar! Oscar ci sentite?!”

Era la voce di Rosalie quella?

“Addio…” disse la donna soldato. Davanti ai suoi occhi, prima di morire, l’immagine di lei, André e il suo adorato César.

 

Li avrebbe rivisti entrambi.

 

-Fine-

 

Note dell’autrice:

Questo racconto risale a molti anni fa. Non ricordo esattamente quando la scrissi ma credo fosse all’incirca verso la fine del 2005, a scuola, durante alcune ore di storia mentre il professore interrogava proprio sulla Rivoluzione Francese(io avevo già dato portandomi a casa anche un 9 ½ quindi non mi sentivo in colpa a non seguire ^^). E’ rimasta per tutti questi anni su un quaderno e – avendolo ritrovato due giorni fa– l’ho trascritta a computer, riportando le dovute correzioni ma senza però cambiare nulla nella trama. Di norma so scrivere meglio, ma volevo che questo racconto rimanesse così. E’ stata la mia prima fan fiction su Lady Oscar e – nonostante le correzioni – è la fan fiction più vecchia dei miei archivi =)

Il titolo l’avevo sentito da qualche parte, probabilmente nell’Orlando Furioso e, ancor prima di scrivere avevo scelto d’intitolare un eventuale racconto Oscura Stirpe… suonava bene e l’ho tenuto XD

Spero vi sia piaciuta. So che non offre nulla di nuovo, è solo la mia versione narrata e leggermente modificata, di quanto accade nel manga ^^


   
 
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