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Autore: samek    22/04/2010    2 recensioni
Io ti ho visto già, non penserai che non ti abbia notato, Regulus? Lì, accucciato davanti alla porta del mio appartamento, fradicio come un gattino, sotto questa pioggia torrenziale. Come tu abbia scoperto dove abito, però, per me resta un mistero.
(Per il compleanno di Leli)
Genere: Song-fic, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ti ho visto già, non penserai che non ti abbia notato, Regulus

Fandom: Harry Potter;

Paring: Regulus/Sirius;

Rating: Pg;

Warning: Incest, Pre-Slash, Linguaggio, Song-fic;

Beta: Narcissa63;

Summary: Io ti ho visto già, non penserai che non ti abbia notato, Regulus? Lì, accucciato davanti alla porta del mio appartamento, fradicio come un gattino, sotto questa pioggia torrenziale. Come tu abbia scoperto dove abito, però, per me resta un mistero.

(Per il compleanno di Leli)

Note: Scritta sulle note di “Quella che non sei” di Luciano Ligabue. Le parole in corsivo sono proprio quelle della canzone, adattate al maschile dove necessario.

Partecipa alla challenge “A tutto campo!” del Marauders Archive.

Dedica: A Leli, una personcina adorabile, che in meno di un anno è diventata una fidata compagna di vaneggi XD (ah, LJ è l’amore <3) e che spero di poter incontrare tra qualche giorno, così da farle gli auguri di persona *__* Tesoro, spero che questo pensierino ti piaccia ^__^ ti auguro una giornata piena di gioia e luce, in cui si possano avverare tutti i tuoi desideri. Buon Compleanno e 100 di questi giorni!

 

Note di Narcissa63: Approfitto dello spazio gentilmente concessomi da Hikaru Ryu,  senza che neppure dovessi chiederglielo, per fare anch’io tanti, tantissimi Auguri alla festeggiata. Buon Compleanno Leli!! Sei una ragazza simpatica e gentilissima ed è stato un vero piacere conoscerti. Un grande abbraccio.

 

 

Quello che non Sei

 

Io ti ho visto già, non penserai che non ti abbia notato, vero Regulus? Lì, accucciato davanti alla porta del mio appartamento, fradicio come un gattino sotto questa pioggia torrenziale. Come tu abbia scoperto dove abito, però, per me resta un mistero.

Cosa ci fai qui? Perché sei venuto a cercarmi? L’ultima volta che ti ho visto eri in mezzo a tutte le parole che non sei riuscito a dire mai e, in effetti, ora non sembri messo molto meglio, dato che non hai ancora aperto bocca.
Hai l’aspetto di qualcuno a cui sia crollato il mondo addosso e non so davvero cosa ti aspetti da me. So cosa hai fatto, idiota, so fino a dove ti sei spinto – o fino a dove hai permesso che ti spingessero, se preferisci. Eri in mezzo a una vita che poteva andare, ma non si sapeva dove... oh sì, galeoni a palate, serate di beneficienza, sorrisi finti, Magia Oscura… dove pensavi saresti finito? Sei così sciocco, fratellino.
Ti ho visto, sin da bambino, fare giochi con lo specchio e aver fretta di esser grande, perché… chissà! Essere adulto ti sembrava questa gran cosa! Eri semplicemente geloso di me, oppure speravi di conquistare l’affetto di quei genitori che non hanno un cuore? E poi conosco anche il seguito, il “voler tornare indietro quando non si può. Non è possibile gettare il sasso e nascondere la mano, Mostriciattolo. Il passato è passato, è inutile guardarsi indietro, si può solo andare avanti.
Quello che non sei, Regulus Arcturus Black… quello che non sei, be’  non lo sei e basta! Non serve girarci attorno, fingere di essere qualcosa di più. Sei uno stronzetto snob, ma non sei malvagio e non puoi costringerti ad esserlo, perché in realtà non vuoi diventarlo. Spero tu lo abbia finalmente capito. Perché io non ce lo vedo proprio il bambino che, durante i temporali, s’infilava nel mio letto di nascosto, a puntare la bacchetta contro un innocente e pronunciare l’Avada Kedavra.
E pare proprio che l’abbia compreso anche tu, considerando che sei qui e mi stai guardando con quegli occhioni da bimbo smarrito. Sei così simile al te stesso di quando avevi cinque anni che vorrei schiaffeggiarti e voltarti le spalle, ma io sono qua e se ti basterà quello che non sei e non sarai mai, allora anche a me basterà. Sì – dannazione! – sarà sufficiente, perché ho atteso questo giorno per così tanto tempo, che ricordarlo è quasi patetico ed umiliante.
C'è un posto, dentro te, in cui fa freddo. E’ un luogo buio e chiuso, che odora di segreti dolorosi e verità omesse. Non si sa cosa vi sia nascosto dentro, quali ricordi vi siano seppelliti, quali emozioni dimenticate vi siano precipitate, perché è il posto in cui nessuno è entrato mai.  Tu non hai consentito l’accesso a nessuno e forse non sai nemmeno che esista – non coscientemente, perlomeno. Lì puoi permetterti di non essere quello che non sei… quella maschera che mostri in pubblico. E’ l’oasi in cui sei solo te stesso.
Io ti ho visto già, eri in mezzo a tutte le tue scuse, tutti quei cavilli che accatastavi l’uno sull’altro senza saper nemmeno per cosa. La tua personale torre di Babele, un grattacielo di pensieri contorti e contradditori, che ti facevano sentire diviso a metà, o peggio… un fantoccio fatto di brandelli di nozioni retrograde, chimere utopiche e fantasie sterili. Ma la cosa veramente terribile, è che lo eri davvero: eri una bambola di pezza e forse lo sei ancora.
Eri in mezzo a chi ti dice “scegli: o troia o sposa”
. E ti hanno dato una gran bella possibilità di scelta, Reg, solo che tu non l’hai capito in tempo. Non hai compreso che abbassarti ad essere una puttana, a fare comunella con la “feccia” è cento – no, mille! – volte meglio che diventare un burattino, il perfetto fidanzatino Purosangue, accompagnato da una sciacquetta dello stesso rango. Hai creduto davvero a tutte quelle cazzate? Rispondimi, fratellino, la prendevi sul serio tutta quella merda? La sentivi tua o, per paura, fingevi che lo fosse?
Ti ho visto vergognarti di tua madre – sì, tua madre, perché non è più la mia e, a dire il vero, non lo è mai stata – quando finalmente ci sei arrivato, e ti vedo ora… vedo come vorresti fare a pezzi il tuo cognome, ma sempre senza disturbare, che non si sa mai chi ci stia alle calcagna, vero fratellino? Nemmeno adesso, che ci siamo chiusi la porta di casa alle spalle, possiamo essere certi di non essere spiati. Un membro dell’Ordine della Fenice ed un Mangiamorte non dovrebbero incontrarsi fuori dal campo di battaglia. Soldati – ecco ciò che siamo, Regulus.
Quello che non sei io l’ho sempre saputo, eri solo tu a non rendertene conto. Cosa speravi di ottenere da Orion e Walburga? Credo che loro non capirebbero il significato di parole come “affetto”, “rispetto”, “stima” o “amore” nemmeno se lo leggessero nel dizionario! Non ti sono bastate le punizioni morali e corporali? Le lezioni di materie inutili, le genealogie da mandare a memoria, gli agghiaccianti esperimenti di Magia Nera, le teste degli elfi domestici appese ai muri come trofei…?

Continui ad accusarmi di essere fuggito, lasciandoti indietro, ma la verità è che tu non ti accorgevi che quello che non sei semplicemente non lo sei! E comunque loro non ti avrebbero amato, neppure se tu fossi stato perfetto, avrebbero semplicemente ritenuto che tu avessi “assolto il tuo compito” – la verità è che siamo sempre stati dei soldati, ancora prima che cominciasse la guerra. Credevi davvero che sarebbero riusciti a trattenermi lì? Non ti era chiaro che io non ero della loro stessa pasta?!

In quel periodo eri troppo terrorizzato, ma io adesso sono qua e se ti basterà quello che non seiquello che non sarai mai, a me, basterà. Perché non ti chiedo di essere perfetto – diamine, sono l’ultima persona al mondo che vorrebbe una cosa simile! – ma voglio che tu accetti te stesso.
C'è un posto, dentro te, che tieni spento. Un luogo diverso da ogni altro, sconosciuto, lussureggiante, astratto, selvaggio… un foresta di sogni in cui ci si può perdere ad ogni passo.

E’  il posto in cui nessuno arriva mai, perché lo stai riservando a qualcuno in particolare… io lo so.
Ora puoi gettarla via quella maschera che non sei.

Ti ho visto stare dietro ad un paravento di ciglia nere, così lunghe e curve da sembrare pettinate con troppo rimmel, cementate ad arte per nascondere il tuo sguardo. Ti ho osservato nasconderti dietro un'altra acconciatura – eri dietro una paura che non lasci mai. Adesso basta, però! Basta fingere, basta recitare, basta giocare a nascondino. Non abbiamo tempo per questo, non lo abbiamo oggi come ieri, fratellino! Guarda fuori dalla finestra… al di là di quei vetri, su cui la pioggia scivola come un torrente, c’è un mondo che sta andando in pezzi! Questo paese potrebbe crollare da un momento all’altro, la terra ci sta già franando sotto i piedi.
Quello che non sei mettilo da parte, il tempo di tergiversare è finito. Devi prendere una decisione solida e devi farlo con la tua testa. Desideri ancora aggrapparti ai ruderi di quel castello di carte, a quello che non sei? Non sei forse qui perché sei stanco?
E, credimi Regulus, lo siamo tutti. Ma io sono qua e, se ti basterà, questa sarà la tua casa.
Fai un giro a trecentosessanta gradi… lo vedi questo buco? – Sì, guardalo ed astieniti dal criticarlo, grazie, a me piace così – E’ tutto ciò che abbiamo e non c’è abbastanza spazio per quello che non sei. Lascia il tuo egocentrismo ed i tuoi capricci fuori di qui, non sarai meno fastidioso, te lo assicuro, ma a me basterà e – sai che ti dico? – io, in cambio, potrei fare lo stesso sacrificio. Ci stai?
C'è un posto dentro te in cui fa freddo, ma non m’importa. Non m’interessa nemmeno il fatto che è il posto in cui nessuno è entrato mai, perché ora, come io ho aperto la porta a te, tu la stai aprendo a me. Proprio quella che non avrei mai pensato si sarebbe dischiusa.

 

FINE.

 

 

 

 

   
 
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