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Autore: Sarty    22/04/2010    3 recensioni
Come potrebbe aver vissuto Edward l'incontro a Volterra con Bella? Da New Moon una mia versione dal punto di vista del vampiro!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai l’orologio della torre campanaria e sorrisi: finalmente il sole aveva raggiunto il punto più alto. Avevo dovuto aspettare già troppo.

Non resistevo più al dolore.

I sei mesi passati erano stati i peggiori della mia esistenza, ma le ultime ore erano state un inferno. Anzi, l’inferno sarebbe stato sicuramente più sopportabile.

Pensare che ero convinto che la mia “vita” fosse un incubo… e invece era bastata una telefonata, una veloce conversazione con Rosalie, per farmi capire quant’ero lontano dalla verità.

I miei pensieri tornarono indietro di qualche ora, mentre mi preparavo, togliendomi la camicia.

 

“Pronto?”

“Ehi Edward! E’ la ventesima volta che chiamo!”

“Vuoi arrivare a cinquanta?” facevo già fatica a sopportare questa Rosalie in passato, adesso era impensabile. “Cosa vuoi?”

“Dovevo darti una… notizia…”

Il modo in cui disse notizia mi mise in allarme.

“Ci sono problemi? Esme, Carlisle?”

“No, noi stiamo bene…” la sua voce era esitante, troppo. Non potevo leggerle la mente, ma non serviva per capire che qualcosa non andava. Ma cosa? Se loro stavano bene, cosa poteva mai essere successo da spingere Rosalie a cercarmi per tutta la mattina?

“Edward, Alice è tornata a Forks… probabilmente la raggiungeremo a breve”.

Silenzio.

“Edward… io forse ho sbagliato, ma…”

“Rosalie, perché volete tornare a Forks? Perché Alice è già là?” una parte della mia mente iniziava a mandarmi dei segnali, segnali che non volevo ascoltare.

C’era un solo motivo che avrebbe indotto Alice a rompere la promessa che mi aveva fatto: Bella.

“Alice ha avuto una visione…” una pausa, troppo lunga anche per lei.

“Che visione? Rosalie, dimmi subito cosa è successo!” senza volerlo avevo iniziato a ringhiare.

“Bella… Alice l’ha vista buttarsi da una scogliera…”

No, no, no: era impossibile.

Lei… aveva promesso.

Non avrebbe mai infranto quella promessa, mai… ma nonostante questo il mio respiro stava già accelerando.

“Edward, Alice è partita appena avuta quella visione…”

“Ha promesso… hanno promesso, tutte e due…”

“Edward, Bella era solo un’umana, non puoi pensare che…”

Click.

Non potevo ascoltare oltre.

Non era per il fatto che le stesse dando dell’umana, il che per Rosalie era dispregiativo, specialmente nel caso di Bella.

Era per l’uso che aveva fatto del passato: Bella ERA solo un’umana

Il mio corpo si bloccò per qualche secondo, ma poi la mia mente iniziò a lavorare, fornendomi soluzioni diverse a quello che avevo appena sentito. Alcune impossibili, irreali, inconcepibili, altre più razionali, più logiche.

Mi aggrappai a quella più accettabile: Rosalie voleva provocarmi.

E ci era riuscita.

Composi quel numero. Se fossi stato fortunato avrei sentito la sua voce. Sentita, non immaginata come stavo facendo da quasi sei mesi.

Suonava libero: uno squillo, due squilli.

“Casa Swan” quella non era la voce di Bella, nemmeno quella di Charlie.

“Sono il Dott. Cullen. Posso parlare con Charlie?”

Passò un secondo prima che quella stessa voce mi rispondesse “Non è in casa!” con un’ostilità che non preludeva nulla di buono.

“Dov’è?”

Mi sembrava che il tempo passasse al rallentatore. Perché non rispondeva?

“E’ al funerale!”

E in quel momento la mia realtà diventò peggio del peggio.

Sbriciolai il cellulare nella mia mano, ma non avrei mai potuto accorgermene, perché non c’era più nulla di cui accorgersi.

Tutto si era fermato.

Tutto era vuoto.

Non c’era niente, niente.

C’era solo dolore.

Un cuore morto non poteva fare così male, non poteva!

Eppure il mio corpo si piegò sotto il peso di quel dolore.

Se anche la mia mente si fosse paralizzata allo stesso modo!

Invece no, i miei pensieri vagano a briglia sciolta, creando immagini del suo corpo senza vita, dei suoi occhi spenti e vuoti.

Per un istante mi sembrò di vedere il suo sguardo, lo sguardo che fece quando le dissi addio, lo sguardo che mi aveva spinto a farle fare quella promessa, lo sguardo di una persona che non ha più una ragione di vita.

E capii … troppo tardi.

L’avevo uccisa, due volte.

E sebbene mi sembrasse impossibile, il dolore aumentò sotto il peso di quella verità.

Mi ci volle qualche minuto per reagire, ma una frazione di secondo per decidere.

E partii per l’Italia.

 

Il campanile iniziò a battere il mezzogiorno.

Allo stesso modo iniziai ad avanzare.

Solo pochi passi mi separavano dall’oblio.

I Volturi non mi avrebbero mai permesso di espormi al sole, rivelando la mia identità… e io contavo su questo. Sarebbero stati veloci, ne ero certo.

Ancora pochi passi per oltrepassare il limite dell’ombra… e sarei stato in pace.

“Edward, no!”

Impossibile… la sua voce?

Un altro passo.

“No! Edward, sono qui”

Musica! Certo, ecco cos’era… la mia musica celeste. Del resto, per me il suono della sua voce era quella di un angelo…

Ero talmente in pace, che quando sentii qualcuno scontrarsi contro il mio petto lo strinsi istintivamente in un abbraccio.

Immaginandomi che fosse lei, che fosse venuta a prendermi, aprii lentamente gli occhi … e rimasi di sasso. Non riuscivo a credere a quello che vedevo.

Non poteva essere vero, era troppo bello per essere vero…

“Straordinario”

Ero forse riuscito in qualche modo ad espiare le mie colpe?

La persona che stringevo tra le braccia era LEI! Ma allora, forse…

“Carlisle aveva ragione”

“Edward, torna subito all’ombra! Muoviti!”

Ah, la sua voce melodiosa… per quanto tempo avevo sperato di sentirla ancora? Anche se mi sembravano strane le parole che pronunciava, non avrei rinunciato a quel suono per nulla al mondo. Avrebbe anche potuto dirmi che mi odiava, che non avrebbe mai più voluto vedermi, ma niente avrebbe potuto rovinare questo momento…

Lentamente le sfiorai le guance con le dita, aspettandomi che svanisse sotto quel tocco… ma non successe. Bella era ancora tra le mie braccia e mi fissava con quei dolcissimi occhi cioccolato.

Il che poteva significare solo una cosa.

“E’ incredibile, sono stati velocissimi. Non ho sentito niente… che bravi”.

Uccidendomi, mi avevano ridato la vita.

Uccidendomi, mi avevano ridato Bella.

Pensare il suo nome, adesso, non faceva più male.

Richiusi gli occhi, per gustarmi in pieno il momento, e le baciai i capelli, come facevo sempre.

Ora ero finalmente intero, stringevo la mia metà tra le braccia.

A che punto eravamo dovuti arrivare… come Romeo e Giulietta, separati dal destino e riuniti per sempre dalla morte…

“La morte che ha libato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto ancora sulla tua bellezza”

Presi un profondo respiro…

“Hai lo stesso profumo di sempre” quel profumo che aveva dato inizio a tutto questo, quel profumo che aveva sempre risvegliato i miei istinti da predatore e contro il quale ho dovuto combattere e lottare ogni secondo passato con lei, dal primo istante…

“Quindi forse questo è davvero l’inferno. Non importa. Resisterò”

Se è questo il prezzo da pagare per stare con lei, lo accetto con gioia…

“Non sono morta! E nemmeno tu! Ti prego Edward, dobbiamo muoverci. Ci prenderanno!”

La fissai accigliato: perché si agitava così affannatamene tra le mie braccia? Perché il suo tono di voce era così preoccupato?

“Puoi ripetere?” le chiesi… la mia mente cercava una conferma al dubbio che si stava insinuando in me, che mi apriva una nuova realtà, un nuovo futuro…

“Non siamo morti, non ancora! Ma dobbiamo andarcene prima che i Volturi…”

Capii.

La spostai rapidamente dal limite dell’ombra, mettendola con la schiena contro il muro e posizionandomi davanti a lei per farle scudo, mentre iniziavo a sentire i pensieri di Felix e Demetri che si stavano avvicinando…

Una parte della mia mente iniziava ad analizzare le possibili conclusioni di quell’incontro, ma l’altra, la più grande, si concentrava su Bella, sul battito del suo cuore, realizzando che LEI era viva, che entrambi eravamo vivi, che eravamo insieme!

Mi sembrò che anche il mio cuore ricominciasse a battere, proprio come la notte in cui il mio amore per lei esplose solo sentendola pronunciare il mio nome nel sonno…

Probabilmente avrei dovuto pagare in futuro per questo, ma niente, niente poteva essere paragonato alla gioia di questo istante.

Non so se io abbia mai fatto qualcosa di buono per meritarmi tutto questo, ma una certezza l’avevo, l’unica: non avrei mai più permesso a niente e nessuno di separarmi nuovamente da lei!

  
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