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Autore: Hayley Lecter    22/04/2010    4 recensioni
Continuavo a moderare il taglio, cercavo di non entrare più a fondo di quanto già non avessi fatto, ma Bill insisteva, era il suo passatempo preferito incitarmi a farmi del male, amava vedermi soffrire, vedermi adottare smorfie di dolore, mentre lui se ne stava seduto davanti a me, con le braccia conserte, in attesa che lo implorassi di smettere.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fur eine tag, fur eine nacht, fur immer jetzt.

 

 

Note: Devo emmettere che i temi delle mie fanfiction non ti invogliano a ridere, ma è questo che la mia mente, incitata dalla mia ispirazione, partoriscono. Ad ogni modo, la storia non è stata scritta a scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono, e ogni riferimento a fatti e/o cose è puramente casuale. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, visto che questa OS è piuttosto... contorta. Quindi non fatevi venire le manine molli, e lasciate uno straccio di commento ù.ù

 

 

La mia pelle conosceva bene quelle lame, rischiavo spesso di morire dissanguata, ma lui voleva che mi tagliassi, gli piaceva osservare i rivoli di sangue solcare il mio polso.

Continuavo a moderare il taglio, cercavo di non entrare più a fondo di quanto già non avessi fatto, ma Bill insisteva, era il suo passatempo preferito incitarmi a farmi del male, amava vedermi soffrire, vedermi adottare smorfie di dolore, mentre lui se ne stava seduto davanti a me, con le braccia conserte, in attesa che lo implorassi di smettere.

Lasciava che il polso assumesse l'aspetto di un pezzo di carne tormentato, poi mi stringeva in una morsa quello stesso polso, facendomi uscire le lacrime dal dolore, e mi medicava. Mi medicava lui stesso, con modi sorprendentemente delicati.

Fin da bambino, Bill si era sempre comportato in modo strano, mia madre parlava con la sua a voce bassa, ma nascosta dietro la porta, spesso riuscivo a sentire le loro conversazioni apparentemente private. L'avevo notato anche io, ma facevo finta di nulla, quando mi confidava i suoi pensieri alquanto contorti. Pensavo che le sue fantasie, fossero semplicemente diverse dalle mie.

Mi considera da allora a tutt'oggi, il suo diario. Riversava su di me la maggior parte delle concezioni che aveva sul mondo, le impressioni, i punti di vista. Aveva violenti sbalzi d'umore, spesso senza preavviso, e ciò mi spaventava, perchè l'espressione del suo viso cambiava, una sorta di mutamento tipico di "Dr. Jekyll e Mr. Hide". Non facevo fatica a stargli dietro, condividevamo lo stesso condominio, lo stesso palazzo, lo stesso pianerottolo, la stessa vita quasi, nonostante mi intimoriva il fatto che certe persone avevano un preciso effetto su di lui. Soltanto io e Tom, il fratello, riuscivamo a calmarlo e a placare le sue crisi.

Durante il periodo adolescenziale, la situazione peggiorò. Maturò nei miei confronti un atteggiamento fin troppo morboso, non potevo uscire nè intrattenermi in una conversazione con un ragazzo della mia età eccetto lui, e se veniva a sapere che qualcuno aveva parlato di me, arrivava addirittura a minacciarlo.

Vi starete chiedendo, perchè non avessi mollato questo suo sciagurato modo di vivere, quelle sue dannate regole, che ancora oggi mi incatenano, quei limiti che non posso superare. E' proprio da quelle catene, dai quei lmiti, dal suo modo di vivere che io dipendo. Lo amo, ragione più che sufficiente, per passare sopra ai suoi violenti scatti d'ira, alle richieste che mi hanno sempre spinto a infliggermi del dolore, del male fisico. Strano ammettere, che dopotutto lui non mi abbia mai torto neanche un capello.

Ho una benda ben stretta da lui stesso, attorno al polso, diverse cicatrici nessuno riuscirà a notarle mai, nessuno si chiederà perchè io abbia scelto di vivere perennemente con questa condanna. Ma l'amore è esso stesso una condanna, lui ha scelto me, io ho scelto lui. Quante persone normali hanno la sicurezza che il loro matrimonio, possa avere un lieto fine? Quante speranze, quanti sogni, progetti sono andati e continueranno ad andare in fumo? E' un amore malato, forse questo? Forse, forse è tra gli amori di cui non potranno mai scriverci un romanzo a tema romantico, forse è la prima volta che leggete la testimonianza di una ventenne rinchiusa in una stanza, rinchiusa dove lei stessa si è confinata. Forse è stato il destino, un caso, mi rendo conto soltanto adesso, che pur ragionandoci non trovo spiegazioni.

E' così, che l'umano si rinchiude, si incantena. Semplicemente seguendo la norma, la cosa giusta da fare, l'uomo perfetto da sposare. E Bill è perfetto, nella sua imperfezione, sebbene dentro di lui, ci sia quell'animale che sbuca fuori inavvertitamente, dopo un breve letargo. Il violento, il pazzo, poi il comprensivo, l'innamorato. E' equilibrato nelle sue emozioni, emozioni che lui percepisce all'ennesima potenza. A volte mi sembra di intravedere in lui, quel bambino dai capelli sparati all'insù, sovraccarichi di gel e lacca, nei suoi occhi, i miei occhi, nel suo sorriso ancora il sole. Troverò sempre una parte di me, in lui. E c'è chi dice che Bill è pazzo, come biasimarlo d'altronde? Ma se solo mi conoscesse, direbbe che lo sono anche io.

 

 

 

 

 

 

  
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