Pov Lord Cullen.

L'alba aveva appena cominciato a  striare il cielo quando scivolai fuori dal letto di Isabel e m'infilai la camicia ancora umida. Mentre mi vestivo, non le
tolsi gli occhi di dosso. Lei dormiva su un fianco, le mani sotto la guancia. I suoi capelli erano un groviglio ribelle di riccioli scuri, le labbra carnose un po’ socchiuse. Non riuscivo  a credere di aver passato tutta la notte solo a stringerla tra le braccia mentre, ciò che volevo davvero, era fare l'amore con lei.
Ora il mio piano era di rimettersi in ordine e, appena fosse arrivata, fare visita alla duchessa Elisabeth Masen e ottenere il suo aiuto nel sottrarre Isabel alla tutela di Cam. Una volta vestito, mi diressi verso la portafinestra.
Isabel si mosse. Tornai verso il letto e aspettai che si riaddormentasse. Qualcosa si agitò dentro di me mentre la guardavo. Qualcosa di poco familiare. Un senso di protezione verso questa donna che era riuscita a stregarmi. Non avevo mai provato nulla del genere. Mi chinai e la baciai dolcemente sulla guancia, poi mi sforzai di allontanarmi.
Una volta sul terrazzo, mi guardai attorno e , vedendo che nessuno aveva ancora cominciato  ad aggirarsi attorno alla villa, mi calai sul traliccio.
Avevo quasi raggiunto  la mia scuderia, quando notai qualcosa di strano. Due uomini uscirono dalla stalla. Li riconobbi all'istante: erano gli ispettori che mi avevano interrogato la notte in cui Bess O'conner era morta nella mia stalla. Mi rizzarono i capelli sulla nuca non appena lessi i loro pensieri. Uno degli uomini guardò nella mia direzione.
- Eccolo! - gridò. - Non provare a scappare, Lord Cullen! -
L'odore del sangue mi raggiunse, confermando ciò che avevo percepito nella loro testa. Non fuggii. Anzi mi incamminai verso i due uomini.
- Lord Cullen - disse l'ispettore non appena raggiunsi il gruppo. -  Vi dichiaro in arresto per omicidio. -
Passai di fianco all'uomo ed entrai nella stalla: una donna morta giaceva a terra, morta. Il trucco sulle guance e  sulle labbra e il modo in cui era vestita mi dissero che si trattava di una prostituta, proprio come Bess.
- Vedo che la sua camicia è bagnata - disse l'ispettore. - Immagino che abbia cercato di lavare via il sangue. -
- Lord Cullen, questa volta c'è qualcuno che può dire dove avete passato la notte? - disse il collega.
La domanda era sarcastica. Non avevo mai pensato che gli ispettori mi avessero creduto innocente riguardo al primo omicidio.
Questa volta in effetti avevo qualcuno che poteva testimoniare sui i miei movimenti. Ma natarulmente non potevo fare quel nome. Non senza rovinare la ragazza una volta per tutte.
- No - risposi.
- Allora dovete venire con noi. -
I due uomini mi affiancarono e mi presero le braccia a forza. Come se avessero potuto farcela contro di me, ma decisi che era meglio collaborare.

Pov Isabel.

- Ho delle notizie dal nostro vicino - mi disse Cam, mentre facevamo colazione. - Sembra che Lord Cullen stamane sia stato arrestato per omicidio. Hanno trovato un'altra donna morta nella sua stalla. -
Sulle prime, non afferrai le parole di Cam. Lo guardai al di là del tavolo, la forchetta ferma a mezz'aria.
- Pare che questa volta non abbia nessuno a coprirlo. Nessuno lo ha visto al circolo ieri sera, me compreso. I garzoni di stalla hanno detto di non avere notato nulla di strano fino a mezzanotte, quando hanno finito una partita a carte e se ne sono andati a casa. Pare che quello che doveva sorvegliare la stalla per la notte fosse ubriaco marcio e non abbia sentito niente.
- Non è stato lui - mormorai.
Cam smise di imburrare la sua fritella. - E come lo sai? Perchè è bello? Perchè hai una cotta per lui? Perchè vorresti che fosse così? - Scoppiò a ridere prima di cominciare a mangiare. - Questa volta tutti i desideri del mondo non gli salveranno il collo. Non posso dire che mi dispiaccia vederlo sparire. Magari posso rimediare un prezzo più alto per la villa adesso, dovessi mai decidermi a vendere... cioè, dopo che la mia adorata madre se ne sarà  andata. -
Meno male che non avevo ancora mangiato, perchè ero certa che mi sarebbe venuta la nausea. Un altro omicidio. Un'altra donna trovata uccisa nella stalla di Edward. Cercai di ricordare a che ora era andato via dalla mia stanza ed ero certa che fosse già mattina. Non poteva avere ucciso lui quella donna.
Era stato con me tutta la notte. Solo che, capii in un lampo, lui non aveva detto di essere stato con me.
- Scusami - dissi, poi appoggiai il tovagliolo sulla tavola e  mi alzai. - Torno in camera mia. Sono ancora molto turbata per ciò che è successo alla povera Lydia. -
- Sai... - Cam fece una pausa per addentare il pane. - Non escluderei che lui abbia a che fare anche con la  sua morte. Ci disprezziamo a vicenda. Sarebbe stato  capace di lasciarla qui  a penzolare dalle travi  come uno scherzo di cattivo gusto. -
- Dio abbia pietà di noi - mormorò Mary.
Uscii di corsa dalla stanza. Mi precipitai su per le scale, entrai nella mia camera e con un gesto automatico tirai il catenaccio. Poi mi lasciai cadere a terra, troppo atterrita per fare una mossa. Perchè Edward non aveva detto alle autorità dove ero stato per tutta la notte? per salvarmi la reputazione? Buon Dio, quell'uomo aveva più senso  dell'onore di tutti i  gentiluomini del bel mondo messi insieme. Cercai di radunare le forze. Negli ultimi tre mesi il mio fratellastro mi aveva controllato, aveva indebolito la mia forza di volontà con minacce e violenze, e mi aveva rubato gran parte del coraggio. Non gli avrei permesso di continuare a farlo. La sera prima Edward mi aveva dato una speranza. La speranza di fuggire. Ora dovevo fare lo stesso per lui.
Mi alzai in piedi e aprii la portafinestra e uscii dalla terrazza. Individuai il traliccio coperto dai rampicanti che correva lungo il balcone. Edward mi aveva detto che non era difficile arrampicarsi, per un uomo determinato. Quindi neanche per una donna determinata, decisi io.
Mi avvicinai al parapetto, mi tirai su la sottana e misi prudentemente una gamba dall'altra parte, poi mi sporsi verso il traliccio.
Il braccio mi doleva ancora nel punto in cui Cam mi aveva strattonata, ma mi morsi le labbra e mi aggrappai al traliccio. Mi staccai dal parapetto e cominciai a calarmi. Non era un'impresa da poco, malgrado ciò che mi aveva detto Edward. Ma in fin dei conti lui non doveva lottare on un vestito e due sottovesti.
Una volta raggiunto il suoli, mi appiattii contro la casa e mi  guardai intorno. Non c'era nessuno. Cam probabilmente stava ancora consumando la sua colazione. Non credevo di poter raggiungere la carrozza di casa e ordinare allo smidollato cocchiere di partire. Dovevo cercare aiuto da qualche altra parte. guardai al di là del giardino verso la proprietà di Edward. Tom, il maggiordomo, avrebbe potuto aiutarmi di certo lo avrebbe fatto, se io gli avessi detto  di avere un'informazione che poteva ridare ad Edward la libertà. Almeno pregai che fosse così.

Pov Lord Cullen.

Ero stato interrogato dagli ispettori per diverse ore. Mi avevano posto infinità di volte le stesse domande, alle quali io continuavo a dare le stesse risposte. La sera prima ero da  solo e no, non ero responsabile della morte della donna e ancora no, non c'erano testimoni che potessero confermare  la mia versione.
Sentii un flebile colpo alla porta, e uno degli ispettori si alzò ad aprire. Sentii il profumo del suo sangue caldo ancora prima di vederla. Mi drizzai sulla sedia sulla quale ero accasciato. Che diamine ci faceva lì Isabel?
Furono scambiate alcune parole  tra Isabel e l'ispettore, che era andato ad aprire la porta, e riuscii a decifrarle senza problemi con il mio udito soprannaturale: rimasi sconvolto dalle intenzioni di Isabel.  Voleva aiutarmi, ma io non avevo bisogno del suo intervento per liberarmi.
Come se delle catene e degli sciocchi umani potessero impedirmi di scappare. Lei stava complicando le cose. Perchè lo stava facendo? Serrai i pugni talmente forte da conficcarmi le unghie nei palmi delle mani.
Lei entrò nella stanza  un istante dopo. - Questa donna sostiene di avere informazioni che riguardano Lord Cullen - disse l'ispettore, che aveva scambiato qualche parola con Isabel, e l'altro che era rimasto di fronte a me seduto sulla sua sedia. - Pare che sappia dove si trovava ieri notte. -
- Non fatelo, Isabel - gli ordinai a voce bassa, quasi ringhiando. Non gli avrei permesso di intromettersi così nelle mie faccende, era una cosa che non la riguardava. Non capiva che quando lo avrebbe scoperto Cam, si sarebbe infuriato con lei e picchiata nuovamente. Non mi sarei mai perdonato di avergli  permesso un'altra volta di toccarla.
Isabel alzò le spalle e mi ignorò. Era così cocciuta quella ragazzina!
- Voi siete... - chiese l'ispettore seduto.-
- lady Isabel Marie Swan, figlia del defunto duca di Montrose e vicina di casa di Lord Cullen. -
L'ispettore inarcò un sopracciglio, non appena sentì cosa quella  incosciente aveva da dirgli. -quindi la  notte scorsa avreste visto qualcosa, magari dalla finestra? -
- No - ammise Isabel. - Non ho visto, ma so dove Lord Cullen ha trascorso la notte intera.  -
- Isabel - l'ammonii nuovamente. - Pensateci bene - gli dissi, digrignando i denti.
- Vi prego di restare in silenzio mentre parla Lady Isabel -  mi disse uno degli ispettori. - Altrimenti vi faremo uscire finchè la signora non se ne sarà andata. -
- Sta mentendo - risposi.
Entrambi mi lanciarono un'occhiata di traverso. - Come fate  a sapere che sta mentendo se non ci ha ancora detto nulla? - osservò uno dei due uomini.
- Ho la sensazione di sapere cosa sta per dire - risposi. -anche se spero di sbagliarmi - sottolineai, fissando Isabel negli occhi.
Lei non ricambiò lo sguardo.
- Lady Isabel, dite di sapere dov'era Lord Cullen la notte scorsa - la incalzò l'ispettore. - Se non lo avete visto dalla finestra, o dalla vostra proprietà, come fate a sapere dove si trovava? -
Il suo sguardo scivolò verso  di me, poi tornò velocemente sull'ispettore. - Lo so perchè  era con me - rispose. Le sue guance si colorarono di una graziosa sfumatura di rosa. Quanto era adorabile quando arrossiva. Scrollai la testa, ma che diavolo andavo a pensare. Sol lei aveva il potere di distrarmi così.
La situazione era drammatica e dovevo rimanere concentrato. Già c'era l'odore del suo sangue a confondermi.
- Nella mia stanza - precisò lei. - Nel mio letto. -
Avrei trovato divertente vedere i due uomini che restavano a bocca aperta, non fosse stato per la gravità della situazione. Con quella confessione lei si sarebbe rovinata. Rovinata al di là di ogni mio possibile aiuto.
- Siete pronta a giurarlo, Lady Isabel? - reagì uno dei due ispettori. - anche se di certo la vostra affermazione provocherà chiacchiere in società sul fatto che la vostra reputazione sia... -
- Sarò rovinata - completò lei. - Sì, sono consapevole delle conseguenze, ispettore. Ma non posso permettere che un uomo innocente sia accusato di un crimine che non ha commesso. Farmi avanti è un mio dovere, non credete? -
- Potrei scambiare qualche in parola in privato con la signora? - chiesi.
- Lord Cullen, finchè non abbiamo chiarito questa faccenda sarebbe sciocco da parte nostra lasciare un sospetto assassino di donne da solo con Lady Isabel - mi disse uno dei due uomini con una smorfia.
- Non correrei alcun rischio - assicurò Isabel. - perchè Lord Cullen non è un assassino. È stato... è stato in camera mia in più di un occasione. -
- Quindi voi siete, come dire, amanti, lady Isabel? -ancora le sue guance si arrossarono. - Così pare -  rispose.
Avevo voglia di mettermi ad urlare, spaccare tutto ciò che si metteva nella mia strada. Cominciai a vedere tutto rosso. Gli ispettori e ne accorsero.
Dovevo immediatamente cercare di calmarmi. Stavo perdendo il controllo, ma non volevo fare del male a quell'umana , che mi stava stravolgendo la vita.
Avevo fatto un voto. E Isabel mi aveva appena costretto  a romperlo.
- E siete disposta a  giurarlo per iscritto? - insistette l'ispettore.
lei alzò il mento. -Certo. -
L'ispettore che stava seduto gonfiò le gote  e  soffiò fuori l'aria. Mi trafisse con un'occhiata gelida. Ma io che c'entravo?... Tutto lei stava facendo.
- Lord Cullen, sembra  che nella vostra proprietà continuano a saltar fuori donne uccise e che voi continuate ad avere alibi che vi permettono di essere scagionato dai delitti .-
- È chiaro che qualcuno  sta cercando d'incastrarmi - osservai con calma, anche se  dentro non mi sentivo affatto calmo. Avevo già quasi perso il controllo e stavo rischiando di perderlo nuovamente. - Non appena me ne andrò da qui, il mio impegno più pressante  sarà scoprire chi, e perchè. -
- Anche il nostro - mi rassicurò l'ispettore prima di voltarsi nuovamente verso Isabel. - Dove risiedete, Lady Isabel? Vi sarà richiesto  di stilare una deposizione giurata sul fatto che Lord Cullen ha passato l'intera notte con voi in concomitanza con l'omicidio. -
- Vivo con la mia matrigna e il mio fratellastro - rispose Isabel. - Cam Gingadet -
L'ispettore stava prendendo carta e inchiostro ma alzò lo sguardo di colpo. - Gingadet? Sembra che l'altra notte sia morta un'altra donna, proprio a  casa
vostra. L'agente di polizia è tenuto a informarci di queste faccende, anche se ci ha detto che la donna sembra essersi impiccata.-
Gli occhi di Isabel si riempirono le lacrime. - Sì, una cameriera, Lydia. Era stata licenziata e suppongo che  sia per questo motivo che si è tolta la vita. È uno dei motivi per cui Edward è venuto da me. Per darmi conforto -
Gli uomini si scambiarono un'occhiata. Lessi le immagini che si stavano formando nelle loro teste sul tipo di conforto che Isabel poteva avere ricevuto da me. Non erano mai stati così lontani da capire la verità: ma chi avrebbe mai creduto che un uomo che trascorre le notti nella camera di una donna, non abbia fatto nulla, ma solo chiacchierato? Nessuno. Anch'io avrei voluto che fosse accaduto qualcosa, ma cosa stavo pensando. Dannazione!... Il mio pensiero andava continuamente al suo corpo che volevo accarezzare, toccare, mordere. Volevo prenderla e farla mia, ancora e ancora.
Scrollai la testa per allonatanare l'immagine di lei sotto di me, che si dimenava, in preda all'estasi del piacere il cui responsabile ero io.
- Il vostro fratellastro lo ha fatto entrare dalla porta, vero? - chiese l'ispettore sospettoso.
Isabel scosse la testa. – No, vicino al balcone da camera mia c'è un traliccio. È da lì che si arrampica  Lord Cullen quando viene  a trovarmi. Il mio fratellastro non è  a  conoscenza delle sue visite. -
- Capisco. - L'ispettore spinse verso di lei un pezzo di carta, una penna e un calamaio. - Siete consapevole che Mr Gingadet scoprirà presto la verità sulle visite a notte fonda di Lord Cullen? -
- Infatti, Isabel, ne siete consapevole? - aggiunsi io per sicurezza. Doveva capire che ciò che si stava apprestando a fare, le avrebbe rovinato la vita. - Non è troppo tardi  per ritirare la vostra deposizione. -
Lei finalmente mi guardò. I suoi occhi si addolcirono. -Non potrei più vivere con me stessa se vi costringessi a sacrificare la vostra libertà, se non la vostra stessa vita -  Era prevista sentenza di morte, se la corte  di giustizia londinese mi avesse condannato colpevole. Ma ci voleva ben altro di una corda per impiccagione per uccidermi.- All'unico scopo di salvare la mia reputazione. Voglio che sappiate questo di me. -
Al diavolo la sua bontà! Mi aveva messo all'angolo, perchè se avessi rifiutato il suo aiuto, avrei creato nuovi sospetti su di me ed non potevo permetterlo. Se fossi rimasto in pigione, chi avrebbe protetto quella dolce e alquanto ingenua ragazzina.  Non vedevo che un'unica via di uscita, almeno per lei.
- E io voglio che voi sappiate questo di me. Se firmate quelle carte, Isabel, accetterete anche di diventare mia moglie. -
La ragazza impallidì. - Come? -
- Sapete che non vi rovinerei mai a tal punto per poi mandarvi allo sbaraglio in mezzo alla società. O a casa del vostro fratellastro - aggiunsi in tono eloquente. - Riflettete bene prima di legarvi a me. Io non vi amo. -
Anche se il suo sguardo ferito mi entrò dentro spezzandomi il cuore, mi sentii in dovere di aggiungere: - Non vi amerò mai. -