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Autore: Amy Dickinson    22/04/2010    2 recensioni
Ciao a tutti ^_^
ecco il primo capitolo della mia fanfiction ispirata a Lamù... non è un granché... ma spero possiate comunque gradirla :) Ho cercato di ricalcare il più possibile il carattere dei personaggi e lo stile di Rumiko Takahashi cercando però, in qualche modo, di reinventarlo a modo mio... ad ogni modo voglio preventivarmi con l'avvertimento OOC, specialmente per i personaggi di Rei e Ran che, al contrario degli altri, sono proprio fuori del loro personaggio originale. Niente di pretenzioso comunque, vi auguro buona lettura ^^
Amy
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atarù Moroboshi, Lamù, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LAMù 9

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 Capitolo 15

“Cara è pronto”
Lamù sedeva sulla ringhiera del balcone della sala da pranzo con le gambe accavallate e le braccia conserte. Guardava torvamente sotto di sé quella imponente astronave rosso fuoco parcheggiata in cortile e sentiva il sangue ribollire nelle vene.
“Lamù?”
Ma la ragazza era immersa nei suoi pensieri, non sentiva la voce di sua madre che la chiamava, c’erano solo lei e quella maledetta astronave in quel maledetto giardino, in quel maledetto momento.
L’espressione che aveva dipinta sul viso non prometteva nulla di buono, era infatti molto arrabbiata e la solo vista di quell’affare la irritava profondamente. Nella sua testa la distruggeva a furia di scariche elettriche, la inceneriva con gli occhi, se solo avesse potuto l’avrebbe ridotta a pezzi in un istante tant’era la rabbia che aveva in corpo.
Eppure se ne stava lì seduta, in quella posizione e si tratteneva, ma non dal far esplodere la sua furia, bensì per riuscire a contenere il suo dolore.
Quella navicella, di lì a poco, l’avrebbe divisa da Ataru e da quel momento le loro vite avrebbero preso ciascuna la propria strada, separandosi definitivamente l’una dall’altra.
E non c’erano vie di fuga. No, non quella volta.
Ataru aveva voluto tutto ciò e non sembrava intenzionato a tornare indietro, lui adorava troppo fare il dongiovanni, non era fatto per essere fidanzato o sposato, andare a caccia di ragazze era l’unico scopo della sua vita.
Quella era l’unica prospettiva da cui lei riusciva a vedere Ataru, forse si era illusa un po’ troppo che lui potesse cambiare, maturare e un dì amarla. Sapeva che se le cose non potessero, ovviamente, cambiare dall’oggi al domani, almeno si era creata la vana illusione che la situazione potesse mutare nel tempo e magari lui le avrebbe detto qualcosa di così bello che per lei sarebbe stato come musica e l’avrebbe convinta a perdonarlo di tutte le sue malefatte e avrebbero finalmente potuto vivere felicemente la loro vita insieme.
Quello sì che sarebbe stato un bel lieto fine.
E invece no! Ataru non era cambiato affatto. O forse sì: in peggio!
Più cresceva e più i suoi ormoni impazzivano e lei ogni volta era costretta a farsi rodere il fegato e a ingoiare tutta l’amarezza dell’essere puntualmente rifiutata dal ragazzo che amava il quale a lei preferiva sempre qualcun'altra.
Spesso si era chiesta cosa ci fosse di sbagliato in lei, se non fosse abbastanza per lui, se non fosse il tipo di donna che cercava.
Eppure anche lei aveva un viso dolce come quello di Shinobu, un corpo sensuale come quello di Sakura, un fascino esotico come quello di gente come Oyuki o Kurama.
Perché per loro perdeva la testa e di lei se ne fregava deliberatamente? Perché andava da lei solo quando gli faceva comodo?
E per quale motivo prima faceva il diavolo a quattro per farla andare via e poi stava male in sua assenza, per ricominciare a dire invece di non volerla più tra i piedi una volta che lei tornava?
Tutto ciò non aveva senso.
“Lamù!” stavolta fu il padre della ragazza a farsi sentire, col suo poderoso vocione, facendola sussultare.
Distolta dai suoi pensieri, la oni saltò giù dalla ringhiera ed entrò in casa.
“Cara sono almeno cinque minuti che ti stiamo chiamando!”le fece notare sua madre.
“Noi abbiamo già iniziato, scusa ma avevamo fame…” fece Ten massaggiandosi il pancino.
“Scusatemi voi” rispose la ragazza in tono rassegnato “non vi avevo proprio sentito”
“Non ce ne eravamo accorti!” esclamò suo padre, sarcastico.
Lei abbozzò un sorriso, si sforzò di poter fare di più, ma non riuscì.
L’atmosfera era molto tesa e la battuta del grande oni non era servita a sdrammatizzare la situazione.
“Dov’è Ataru?” la sua voce riecheggiò nel silenzio imbarazzato in cui era immersa la stanza.
“E’ uscito” si limitò a rispondere suo padre, in tono freddo “Lamù non dovrebbe importarti di lui!”
“Lo zio ha ragione, ti ha fatto solo del male!”
“Ma…”
“Lamù lo so che ora stai soffrendo ma oggi se ne andrà via e quindi è meglio per te se inizi a dimenticarlo!”
“No, mai!” esplose la ragazza, piccata.
“Ma non ti vuole, non lo capisci?”
“Non posso comandare i miei sentimenti!”
“Ma puoi dimenticarlo!”
“No che non posso, invece!”
“Non devi deprimerti per uno così, ti ha lasciata ed è ora che tu lo capisca!”
Lamù non poté più sopportare oltre. Da suo padre poi, che l’aveva sempre sostenuta, protetta, trattata come una vera principessa, non se lo sarebbe mai aspettato.
Volò via in camera sua lasciando Ten e sua madre nel disappunto totale.
“Non avresti dovuto dirle quelle cose!”
“Moglie, mia figlia non deve piangere per un simile mammalucco quando può avere ai suoi piedi i migliori ragazzi dell’universo!”
“Questo lo so bene, ma non ti pare di avere esagerato?”
“E perché mai? Se sono stato duro l’ho fatto apposta per colpire nel segno, almeno ho tentato di convincerla che dimenticare Ataru è la soluzione migliore, non può piangersi addosso per lui per il resto della sua vita!”
“Sai che non è servito a null’altro se non a farla stare peggio, invece?”
“Mi dispiace moltissimo aver usato quelle parole con lei, ma è proprio perché è una ragazza testarda che deve essere presa con parole dure!”
“Ma dimentichi che nostra figlia è anche molto fragile e che ha già sofferto molto!”
“Non l’ho dimenticato…ma Ataru non vuole saperne”
“E farle credere che ciò che Ataru dice sia vero pensi che le sarà di aiuto?”
“Sì…sappiamo molto bene che quel terrestre è un altro cocciuto…sebbene provi dei sentimenti non li ammetterà mai, e ha preferito finire tutto qui, facendo del male a Lamù e facendosi del male a sua volta…”
“E con ciò?”
“Se si fa del male a noi importa perché ormai gli siamo affezionati, ma relativamente…Lamù è un altro conto. Lui non tornerà mai sui suoi passi, troppo debole o forse troppo stupido per farlo” si schiarì la voce prima di continuare “quindi è meglio imporci, in modo che nostra figlia lo dimentichi al più presto”
“Capisco le tue intenzioni caro, non sono errate, ma hai sbagliato completamente il modo di dirglielo!”
L’oni scosse la testa con convinzione, poi guardò Ten che tentò di volar via, ma inutilmente perché lo zio lo afferrò per il pannolino tigrato e lo costrinse a tornare a tavola.
“Non ho intenzione di convincerla!”
“Ma Ten, è indispensabile il tuo aiuto!”
“Zio, sai bene che io non sopporto Ataru…però non voglio fare un torto a Lamù, mi dispiace ma stavolta non ci sto” e la risposta fu categorica. 


“Capisco…mi spiace sia stato così duro verso di te, Lamù” la voce dispiaciuta e velata di Oyuki arrivò a Lamù tramite le cuffiette del videotelefono di casa.
“Mi sembra così strano che proprio lui si sia comportato così…sei sempre stata la sua cocchetta infondo!” parlò Benten poco distante, mostrandosi sbalordita.
“Già, stento ancora a crederci…” rispose Lamù con la voce roca, guardando i volti delle amiche nel monitor con gli occhi gonfi di pianto.
“Beh ma è inutile che tu stia lì ora, rischieresti solo di litigare ancora, perché non vieni qui da noi?”
“Ma ragazze, ne siete sicure? Non vi disturbo?”
“Ehi dico, ma ti ha dato di volta il cervello?!” sbottò Benten.
“Non pensarci nemmeno Lamù, siamo amiche da sempre e non ci tireremo indietro nel momento in cui ne hai maggior bisogno” si aggregò anche la regina dei ghiacci.
“Su, metti il capotto e vieni da noi, lontana da padri e astronavi!”
“Grazie di cuore, amiche mie, sarò lì in un battibaleno!” fece Lamù poco prima di chiudere la comunicazione e dirigersi in camera sua.
Si sedette sullo sgabello della toilette in tinte gialle e nere e prese a spazzolare i lunghi capelli, guardandosi allo specchio, pensierosa.
*Cosa devo fare? Dovrei lasciarlo andare via? Permettere che tutto finisca così?*
Il cuore le faceva male, ancora non era in grado di credere del tutto a quel che accadeva ormai da giorni intorno a lei.
*Vuoi davvero dimenticare tutto? Vuoi scordarti di me, tesoruccio mio?*
Una lacrima scese solitaria e le rigò una guancia ma lei l’asciugò immediatamente con il dorso della mano e si decise a prepararsi per uscire.
Spruzzò due gocce di profumo sul collo e si infilò la pelliccia di tigre, si guardò di nuovo allo specchio e pensò:
*Spero tanto che tu mi stia pensando…* quindi uscì.
“Lamù, dove stai andando?” chiese sua madre incrociandola per i corridoi della casa.
“Da Oyuki”
“Tesoro, lo so che è difficile…”
“Mamma, ti prego non ti ci mettere anche tu…”
“Papà ha sbagliato a dirti quelle cose, ma è davvero preoccupato per te…siamo tutti preoccupati per quanto ti sta accadendo, ma non devi buttarti giù”
“Oh, per favore! Non sapete cosa significa essere rifiutati dalla prima all’ultima volta dalla persona per cui dareste la vita!” sbottò, ricacciando le lacrime in gola.
La madre assunse uno sguardo triste e continuò col suo tono apprensivo: “Forse è così…ma tu sei mia figlia e mi scoraggia davvero il fatto tu stia così male. Credimi io so bene quanto ami quel ragazzo, ma non per questo devi smettere di vivere la tua vita, insomma, so bene che è presto, ma devi cercare di reagire in qualche modo”
“Sto andando dalle mie amiche, infatti”
“E questo ti farà senz’altro bene ma…non lasciarti sopraffare dal dolore, dopo starai soltanto peggio” fece, abbracciandola.
“Facile parlare!” mormorò divincolandosi dall’amorevole stretta, irritata.
“Torna presto, non fare troppo tardi” disse apprensiva.
“Torno quando voglio!” sentenziò con una nota di ribellione adolescenziale nella voce.
Raggiunse la porta principale e se la sbatté alle spalle una volta uscita.
Ten aveva sentito il litigio e andò da sua zia, trovandola seduta su una poltroncina, con il viso fra le mani.
“Mi dispiace, ho sentito tutto” disse con la sua vocetta.
“Oh piccolino, ho paura che la poverina non si riprenderà mai!”
“Non piangere, dai, se ti conforta posso starei io con lei”
“Davvero?” chiese guardandolo.
“Certo, lo sai quanto ci tengo a lei, è più di una cugina, per me è come una sorella”
“Oh grazie, grazie infinite Ten!” e così dicendo lo abbracciò, rincuorata.
“Beh io vado” fece poco dopo.
“D’accordo e mi raccomando”
“Sì”


L’astronave di Lamù volava a velocità eccessiva ed aveva quasi raggiunto Nettuno. La bella oni era ancora immersa nei suoi tristi pensieri quando atterrò sul pianeta ghiacciato. Fu solo quando le figure di Benten ed Oyuki le si pararono davanti che tornò in sé.
“Sei stata veloce come un fulmine!” commentò Benten con una risatina “quasi battevi il mio record…quasi eh!”
“Com’è andata a casa?” domandò Oyuki, un po’ preoccupata.
“Ho incontrato mia madre…cercava di confortarmi…come fate tutti voi del resto…”
“E’ normale, lo facciamo per il tuo bene, perché ci preoccupiamo per te ”
“Lo so, Oyuki, lo so…”
“Su, andiamo dentro a parlarne, che ne dici?”
“Già, qui fa un freddo cane, come al solito…”
“Ti ricordo che siamo su Nettuno, Benten, cosa pretendi?” la riprese la regina dei ghiacci, poi si rivolse a Lamù: “Andiamo cara”
Lamù annuì e si lasciò accompagnare dentro casa dove il clima era decisamente migliore.
Si accomodarono in salotto dove un’ancella aveva prontamente servito un po’ di tè caldo, considerando il gelo insopportabile del pianeta, soprattutto in quel giorno.
“Ecco, servitevi pure” fece la padrona di casa gustando invece un cono gelato.
“Dì un po’ ma sei fatta di stalattiti tu?”
“Lamù, hai voglia di sfogarti un altro po’ con noi?” chiese Oyuki, ignorando palesemente Benten.
“A dire il vero volevo farvi una domanda, ma vi prego siate sincere, non abbiate paura di ferirmi con le vostre risposte”s’interruppe facendo un profondo sospiro, poi riprese: “secondo voi ci sono speranze che Ataru ritorni sui suoi passi?”
“Lamù, Lamù, Lamù…” Benten scosse la testa “non ho mai conosciuto una donna più ostinata di te…”
“Benten?”
“Non so cosa frulli nella testa di Ataru, ma forse una possibilità c’è…”
“Di-dici sul serio?” chiese con occhi speranzosi.
“Beh come faccio a saperlo?”
“Ma hai appena detto…”
“Lamù, quello che Benten sta cercando di dirti è solo che c’è una remota possibilità che Ataru decida di tornare indietro ma, ovviamente, non devi prendere alla lettera tutto quel che ti diciamo, sono solo nostre supposizioni ma, d’altra parte, come puoi pretendere che sappiamo con esattezza cosa accadrà?”
“Avete ragione, scusate…”
“Non importa Lamù, comunque non disperare, magari quella zucca vuota capirà di aver commesso un errore…prima o poi” aggiunse Benten.
“Lamù” disse Oyuki prendendole la mano fra le sue “noi vogliamo darti una speranza, perché sarebbe bellissimo poter veder tornare il sorriso sul tuo volto, ma non per questo vogliamo illuderti, perché se così non fosse non devi rimanerci male…”
“Ma come puoi dirlo? Mi sembra normale che starò male, infondo già sono a buon punto così…”
“Noi siamo fiduciose nonostante tutto, non è così Benten?”
“Certo!”
“E quindi devi esserlo anche tu!”
“Su Lamù, facci un bel sorriso ora!”
La oni non riuscì a sorridere, piegò appena le labbra in su e si lasciò sfuggire qualche piccola lacrima da sotto le ciglia socchiuse e mormorò:
“Cosa farei senza di voi? Grazie amiche mie, non dimenticherò mai quello che state facendo per me!”
Oyuki e Benten le si accostarono e la strinsero forte.
“Tutto si aggiusterà, vedrai”
“Lo spero tanto”
“Ehi ragazze, per quest’occasione mi sono procurata un bel film comico terrestre…vi va di guardarlo?”
“Hai avuto proprio una bella idea! Lamù?”
“Perché no? Sarà divertente”stavolta il suo sorriso fu davvero espressivo e dolce.
Stava male, davvero male dentro di sé, avrebbe perso il suo unico amore di lì a poche ore, ma in quel momento si sentiva felice di avere due amiche così speciali accanto a sé.
“Scusate, signorina mi scusi…” dalla porta fece capolino un’ancella che si rivolgeva ad Oyuki “ci sarebbe un altro ospite”
“Di chi si tratta?”
“Del piccolo Ten”
“Eh?” Lamù parve perplessa.
“Certo, fallo entrare!”
“Come vuole…entra pure piccolino”
“Ciao Oyuki, ciao Benten!” salutò l’oni con il suo dolce sorriso e con il tono di voce affettuoso di sempre.
“Ciao Ten” salutarono le ragazze.
“Che sei venuto a fare qui?” chiese Lamù, sospettosa.
“Ma Lamù, ti sembra il modo di trattarlo?”
“Che sei venuto a fare qui, Ten? Fammi indovinare: ti hanno mandato i miei genitori, non è forse così?”
“Lamù io…” il piccolo sembrava quasi sul punto di piangere “io ero molto preoccupato per te…ma se non mi vuoi me ne vado…”
“Oh poverino…” fece Oyuki.
“Lamù!” disse Benten.
“Dici davvero, Ten?”
“Sì”
A quella flebile risposta Lamù si alzò dal divano e volò verso il piccolo, abbracciandolo forte contro il suo petto.
“Grazie cuginetto” e così dicendo tornò a sedersi.
“Allora, vogliamo vederlo questo film o no?”
“Un film? Oh che bello!” pigolò Ten.
“Certo, ti va?”
“Sì Oyuki” rispose “posso restare fino alle quattro però, perché poi devo tornare a casa di Lamù”
“E perché?”
“Lo zio e la zia hanno promesso di lasciarmi a giocare da Kintaro”
“Capisco, beh il film dura un po’ di più ma lo recupererai un’altra volta, ti va se lo presto a Lamù?”
“Per me va benissimo!” fece il piccolo oni.
“Benten, mettilo pure” la esortò Oyuki “Ten, ti va del cioccolato caldo?”
Il piccolo oni annuì felice e pochi istanti dopo il quartetto si dilettò con delle scenette comiche e Lamù riuscì a distrarsi per un po’.


Dopo lo sfogo iniziale Ataru restò muto per tutto il pranzo, fino a che Ran e Rei decisero di farlo parlare.
L’amica di Lamù si accostò ad Ataru e il suo ragazzo fece lo stesso, avvicinandosi a lui dall’altro lato del divanetto.
“Allora, di cosa dovevi parlarci con tanta insistenza?”
“Oh, non è nulla di così importante…”
“Senti, non cominciare…questa è una cosa che non sopporto di te… ci hai chiamato dicendoci che si trattava di una cosa davvero importante, beh ora siamo qui, ti abbiamo dato il tempo di riprenderti…ora sputa il rospo!” gridò Ran, stavolta davvero spazientita.
Ataru rimase muto.
Ran stava preparando un enorme martello di legno per darlo in testa ad Ataru ma Rei, mettendosi in bocca una gigantesca torta, la bloccò prontamente.
“Calmati!” le disse subito dopo aver assunto le sembianze oni.
“Calmarmi dici? Ma questo qui ti fa esaurire la pazienza!”
“Su Ran, siamo qui per aiutarlo”
La ragazza si calmò lentamente, fino a che non si sedette in maniera composta e si schiarì la voce.
“Ataru?”
Nessuna risposta, ormai il terrestre fissava il vuoto davanti a sé.
“Ataru, non fare così, siamo disposti ad ascoltarti” disse Rei.
“Scusatemi…possiamo fare una passeggiata, prima?”
“Ma sentilo…”
“Certo, dove vuoi andare?”
“Non so Rei, fate voi, avrei solo bisogno di un po’ d’aria”
“Okay…Ran, che ne dici dell’ astroparco di Urano?”
“Direi di sì, di solito non è affollato in mezzo alla settimana”
“Bene, Ataru vedrai il posto ti piacerà, ti ci avremmo portato anche prima, peccato non siano permessi picnic”
“Grazie” si limitò a dire Ataru.
Ran si mise alla guida ed in poco tempo la navicella si alzò in volo. Attraversarono l’atmosfera di Uru e si ritrovarono nello spazio aperto, circondati da miriadi di stelle.
Non ci volle moltissimo a raggiungere il pianeta, una mezz’oretta all’incirca.
Quando Ran atterrò nel parcheggio e spense i motori disse:
“Ve l’avevo detto che c’era poca gente, il parcheggio è praticamente vuoto!”
 “Meglio così” aggiunse Ataru.
Scesero ed entrarono nel parco che si rivelò simile ai parchi terrestri, era simile ad un luna park.
“Bello, non trovi?”
“Già!” rispose, stupefatto dai giochi di luce e colore che lo circondavano.
“Dai, vieni a fare un giro!” lo esortarono i due trascinandolo su un vertiginoso disco volante che era tutt’altro che una giostra per bambini.
Il tempo trascorse ed Ataru si divertì molto insieme ai suoi amici, però quando si fermarono ad una bancarella per prendere cibo e bevande, si voltò verso il profilo lontano e luminoso di Nimayoho e gli tornò in mente il dolce viso di Lamù e con esso tutti i suoi pensieri che gli piombarono addosso, più pesanti che mai.
“Ehi Ataru, qualcosa da mangiare?”
“No Ran, grazie, preferirei da bere”
“Okay, cosa ti prendo?”
“Una birra”
“Birra?” Ran alzò il sopracciglio, alquanto perplessa “qui non ci sono bevande terrestri”
“Nemmeno della coca cola?”
“Direi di no, però vedrò di prenderti qualcosa di simile”
Pochi minuti più tardi la ragazza gli si avvicinò e gli porse una bevanda fresca, Ataru la prese e mormorò i suoi ringraziamenti.
“Non ti diverti?”
“Sì Rei, ma…vi spiace se me ne sto un po’ per conto mio?”
I due si scambiarono un’occhiata.
“D’accordo, ma se vuoi riflettere forse è meglio tu stia lontano dal fracasso. Se vai laggiù c’è un lungo tragitto, ai lati troverai dei prati, di tanto in tanto c’è una panchina”
“Ah, va bene”
“Ataru?” lo chiamò Ran.
“Sì?”
“Non dimenticare che devi ancora dirci quella cosa”
“No, non l’ho dimenticato, stai tranquilla, ve lo dirò”
“Vuole soltanto riflettere” fece Rei con la bocca piena.
“D’accordo, non metterci troppo però, il parco chiude presto nei giorni normali, abbiamo soltanto un paio d’ore”
“Tornerò presto, divertitevi pure e non preoccupatevi per me” e così dicendo se ne andò.
Prese il sentiero che gli avevano detto i ragazzi e si incamminò in quella direzione con la testa altrove.


“Ahahahah! E’stato davvero divertente!” Lamù rideva a crepapelle assieme alle sue amiche, quel film era stato davvero esilarante.
“Lo dicevo io che era uno spasso!” fece Benten, vantandosi.
“Sapete che vi dico? Ho riso talmente tanto da essermi accalorata! Vado fuori a riprendere la mia temperatura corporea, se avete bisogno di qualcosa chiedete alle mie ancelle” disse Oyuki mettendosi in piedi ed indossando il suo kimono, un attimo dopo era fuori dalla stanza.
“Mi fa piacere che il film ti sia piaciuto” confidò Benten togliendo il dischetto dal video.
“Oh, a proposito Benten” fece Lamù “credo sia il caso di parlare di una certa cosa…”
“Tipo?”
“Alec”
“Capisco, ma perché dovremmo parlarne?”
“Non fingere di non sapere nulla!”
“Ma di che stai parlando?”
“Mi hai fatto uscire con lui perché pensavi mi dimenticassi di Ataru se quel bellimbusto mi avesse sedotta, non è forse così?” chiese irata.
“Ma che stai dicendo?”
“Non eri tu quella che sosteneva che se avessi dimenticato Ataru milioni di ragazzi avrebbero fatto follie per me?”
“Sì l’ho detto ma…”
“Allora ammetti che è tutta opera tua!”
“Calmati, accidentaccio!” ora anche Benten si stava scaldando.
“Come puoi dirmi di calmarmi dopo quello che hai cercato di fare? Sei una persona meschina e sleale e credevi di cavartela con un film!”
“Non è così!” gridò.
“Ah no? E allora spiegami, dimmi tu, perché io stento a credere che la mia migliore amica mi abbia fatto questo!” anche lei urlò.
“Innanzitutto calmati e dimmi tu per prima che cosa è successo!”
“Non fingere di non saperlo!”
“Non sto fingendo, io non so nulla! Se fossi così gentile da spiegarmelo magari…”
Lamù fece un profondo respiro e quindi parlò di nuovo.
“Quando mi avevi detto che aveva bisogno di qualcuno che gli sistemasse il guasto alla navicella ho accettato perché nel nostro giro di conoscenze in materia sono la più competente, ma non immaginavo che il suo unico scopo era quello di sedurmi!”
“Che cosa?!”
“Non dirmi che non lo sapevi!”
“E’ così Lamù, io non avevo idea che volesse…”
“E invece voleva proprio quello!”
Benten abbassò la testa e per la prima volta in vita sua si sentì davvero mortificata. Lamù se ne accorse e capì che l’amica aveva detto la verità.
“Lui che cosa ti aveva detto?”
“Che aveva bisogno di una persona che potesse riparargli il guasto all’astronave… all’inizio lo aveva chiesto a me, ma dopo che gli ho risposto che mi intendo solo di moto lui mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che poteva dargli una mano e io gli ho suggerito te… ma non immaginavo certo che fosse quello il suo scopo…”
“Quindi tu non volevi farmi distrarre…con lui?”
“No Lamù, nella maniera più assoluta!” la pregò “Credimi!”
“Ti credo Benten, anzi ti prego di scusarmi, non so come mi sia venuto in mente…”
“Lo avrei pensato anch’io al posto tuo” confessò.
“Non potevi saperlo, scusami amica mia” e così dicendo le si buttò fra le braccia, stringendola a sé.
Benten ricambiò l’abbraccio, felice che Lamù avesse compreso la sua buona fede.
Poco dopo tornò dentro Oyuki e sorrise vedendo quelle due ribelli abbracciate l’una all’altra, proprio come facevano da bambine dopo ogni litigata.


Ataru aveva camminato a lungo e si era fermato su di una panchina, in un’ area deserta dell’astroparco. Con la bibita ancora in mano, ormai divenuta calda, fissava il cielo con ampi sospiri.
“Lamù, dove sei in questo momento? Sono nei tuoi pensieri?”
Le sue parole si perdevano nel vento freddo e davanti a lui c’erano solo i puntini luminosi delle stelle, sparsi per il cielo grigio.
Osservava i contorni degli alberelli e le lucette lontane delle giostre dall’altra parte, si sentiva solo ed impotente.
All’improvviso notò nel cielo una nuvola purpurea e poco definita dalla quale si irradiavano lievi bagliori soffusi.
Strizzò gli occhi e tentò di concentrarsi per vedere cosa creava quella luce, fino a che, notò, qualcosa si avvicinava nella sua direzione.
La luce si avvicinò sempre di più e la cosa che l’emanava sembrava un fiore ripiegato su se stesso. Prima che il ragazzo potesse dire o fare qualcosa il fiore si girò e quelli che parevano petali si dimostrarono essere piccole ali che si dischiusero delicatamente e rivelarono una deliziosa farfallina.
Ataru sussultò.
“Ciao papà!” disse la farfalla con voce dolce e femminile.
Non riusciva a crederci, non poteva essere…
Imo-chan!”
La farfallina era immensamente felice che si ricordasse di lei, così sorrise e si avvicinò ancora di più ad Ataru che l’accolse in una mano e la accarezzò amorevolmente con i polpastrelli, evitando accuratamente le ali e sperando di essere abbastanza delicato da non farle male.
“Come mai ti trovi qui, piccola mia?”
“Perché in questa parte dell’universo comincia a fare troppo freddo, così io e i miei amici stiamo migrando da un’altra parte”
“Quindi siete costretti a spostarvi ogni volta che sentite freddo?”
“Eh sì, siamo molto delicati” spiegò “e tu perché se qui e non sulla Terra?”
“Beh, è una storia lunga…”
“Dov’è la mamma? Mi piacerebbe molto salutarla…”
“Temo che non sia possibile, Imo-chan…”
“E perché?”
“Perché io e la mamma non stiamo più insieme, stasera partirò e non la vedrò mai più”
Imo-chan rimase dapprima sorpresa, poi delusa e incominciò a piangere.
“Non voglio, non può andare così…” singhiozzò come una bambina.
“Mi dispiace tanto, ma ormai è deciso…”
“Speravo di ricevere liete notizie… e invece mi hai spezzato il cuore, papà!”
“Non piangere, per favore, lasciare mamma non mi rende felice, anzi anch’io sono triste, ma è così che deve andare…”
“Tu non la ami più?”
“Ma no…non si tratta di questo, io…”
“Allora non c’è alcun motivo per cui tu e mamma dobbiate soffrire”
“Ascoltami io…”
“Purtroppo devo andare o i miei amici se ne andranno senza di me… ascoltami papà, non importi regole, non seguire per forza la tua testa, guarda dentro il tuo cuore, solo lì c’è la risposta che cerchi, quella che devi seguire…”
“Ma come faccio?”
“Promettimi che farai la cosa giusta, promettimi che farai quello che vuoi davvero…” fece alzandosi in volo, con voce implorante.
“Io…”
“Papà, promettimelo!” gridò la farfallina svanendo all’orizzonte insieme ai suoi amici.
“Te lo prometto, Imo-chan” sussurrò quando era ormai troppo lontana per udire le sue parole.


****************L’angolo di Amy****************
Ciao gente,
si conclude un altro capitolo di questa fanfiction…vi aspetto presto per vedere cosa accadrà nel prossimo…che sarà anche l’ultimo :’(
Ad ogni modo che ve ne pare della comparsa di Imo-chan? Lasciatemi le vostre impressioni. Grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo ^^  

Amy Dickinson

 

  
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