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Autore: PONYORULES    23/04/2010    1 recensioni
Chi si potrebbe mai accorgere di una vecchietta seduta su una panchina?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stasera Bologna riposa

Stasera Bologna riposa.

E’ tranquilla, anche se l’aria estiva è sempre torrida e strozza ogni briciolo di voglia a giocare.

Non tutti la pensano come me, una vecchietta ricurva sul proprio bastone e gli occhi scialacquati dagli anni; i bambini saltano attorno a me, sembrano contare tutte le mie rughe, sembrano ridere di quanto i miei capelli siano bianchi e fini.

Stringo un attimo la mano sul ginocchio, esprimendo una nota di disappunto sul tempo che sta cambiando e mi rammarico per le mie ossa sempre troppo previdenti.

La panchina su cui sono seduta è la mia preferita: si trova proprio sotto il ponte di San Donato, a qualche metro da una vecchia fabbrica abbandonata ed è sempre piena di piccioni.

Non è in una zona tranquilla, perché passano tante persone strane e piuttosto rumorose. Ma è proprio questa originalità che mi attira.

Sono avanti con gli anni, vado per gli ottanta, ma i rumori forti mi sono sempre piaciuti.

Due delle mie più care amiche si lamentano continuamente: Chiara vorrebbe aver sposato il suo fidanzato d’adolescenza mentre Laura tornerebbe di corsa a giocare a calcetto e a strimpellare la sua chitarra elettrica.

Ma non siamo più giovani e questo purtroppo ci crea milioni di svantaggi.

Raramente penso agli anni di adolescenza perché non mi ricordo molto. Oppure non voglio ricordare.

Troppe delusioni, troppe illusioni. E forse troppo amore per essere sopportato da una ragazza in carne e con tanti sogni pazzi per la testa.

Ho settantanove anni e non mi sono ancora svegliata e imbarcata per la Nuova Zelanda senza pensare veramente a cosa fare e dove andare una volta atterrata; non ho mai fatto un tuffo da un trampolino e non ho mai avuto un amico del sesso opposto.

Non ho fatto davvero tante cose ma pensandoci bene non mi interessa: ciò che ho vissuto è stato una specie di preparazione per un qualcosa di più grande.

E se quel qualcosa è la morte allora non voglio assolutamente abbandonare questo mondo, queste amiche e questo marito.

I miei figli mi vengono a trovare di rado ma non serbo rancore verso di loro: Elia ha ormai una famiglia stabile ed è diventato padre diverse volte; Dimitri gestisce un’importante azienda e non può di certo scomodarsi per venirmi a trovare; Isotta è la più fragile ed inesperta ma per questo la amo ancora di più.

Sorrido pigramente ad un bambino in fasce che allunga una manina grassoccia verso il mio viso, sfiorandomi le ciglia. I miei occhi non sono cambiati da quando ero ragazza: sono due fanali neri e a seconda della luce cambiano tonalità.

Non ne sono mai andata fiera fino a quando mia madre mi disse: “Giulia, gli occhi rispecchiano l’anima e la tua esiste ed è davvero meravigliosa”.

Gli faccio un rapido occhiolino e mi giro ad osservare gli ultimi murales splendenti alla luce del tramonto.

 

 

 

 

  
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