Salve
a tutti! Questa Fan Fiction presenta 100
Capitoli.
Per scriverla, ho utilizzato la Big Damn Table.
Leggete! ^-^
001. |
Inizio. |
002. |
Intermezzo. |
003. |
Fine. |
004. |
Interiorità. |
005. |
Esteriorità. |
|
006. |
Ore. |
007. |
Giorni. |
008. |
Settimane. |
009. |
Mesi. |
010. |
Anni. |
|
011. |
Rosso. |
012. |
Arancione. |
013. |
Giallo. |
014. |
Verde. |
015. |
Blu. |
|
016. |
Porpora. |
017. |
Marrone. |
018. |
Nero. |
019. |
Bianco. |
020. |
Senza
colori. |
|
021. |
Amici. |
022. |
Nemici. |
023. |
Amanti. |
024. |
Famiglia. |
025. |
Estranei. |
|
026. |
Compagni
di squadra. |
027. |
Genitori. |
028. |
Figli. |
029. |
Nascita. |
030. |
Morte. |
|
031. |
Alba. |
032. |
Tramonto. |
033. |
Troppo. |
034. |
Troppo
poco. |
035. |
Sesto
Senso. |
|
036. |
Olfatto. |
037. |
Udito. |
038. |
Tatto. |
039. |
Gusto. |
040. |
Vista. |
|
041. |
Forme. |
042. |
Triangolo. |
043. |
Diamante. |
044. |
Cerchio. |
045. |
Luna. |
|
046. |
Stelle. |
047. |
Cuori. |
048. |
Quadri. |
049. |
Fiori. |
050. |
Picche. |
|
051. |
Acqua. |
052. |
Fuoco. |
053. |
Terra. |
054. |
Aria. |
055. |
Spirito. |
|
056. |
Colazione. |
057. |
Pranzo. |
058. |
Cena. |
059. |
Cibo. |
060. |
Bibite. |
|
061. |
Inverno. |
062. |
Primavera. |
063. |
Estate. |
064. |
Autunno. |
065. |
Mezze
stagioni. |
|
066. |
|
067. |
Neve. |
068. |
Lampo. |
069. |
Tuono. |
070. |
Tempesta. |
|
071. |
Rotto. |
072. |
Riparato. |
073. |
Luce. |
074. |
Oscurità. |
075. |
Ombra. |
|
076. |
Chi? |
077. |
Cosa? |
078. |
Dove? |
079. |
Quando? |
080. |
Perché? |
|
081. |
Come? |
082. |
Se. |
083. |
E. |
084. |
Lui. |
085. |
Lei. |
|
086. |
Scelte. |
087. |
Vita. |
088. |
Scuola. |
089. |
Lavoro. |
090. |
Casa. |
|
091. |
Compleanno. |
092. |
Natale. |
093. |
Ringraziamento. |
094. |
Pianto. |
095. |
Capodanno. |
|
096. |
Primo
amore. |
097. |
Sole. |
098. |
Luna. |
099. |
Stupidità
umana. |
100. |
Svenimento. |
|
La
pioggia
è vita;
la
pioggia è la discesa del cielo sulla terra;
senza
la pioggia,
non
ci potrebbe essere vita.
(John
Updike)
1
Capitolo - Pioggia
– Perdonami..
Pioggia.
Solo pioggia.
Solo acqua che scende dal cielo!
Perché tutti hanno paura della pioggia?
Può solo bagnarti.
Può solo rinfrescare l’aria.
E basta.
Non può ucciderti, no?
Su questo rifletteva Lily Evans, guardando il cielo malinconico, da una
comune
finestra, di una comune casa, di una comune città: New York.
Figlia di una comune donna, sorella di una comune Babbana!
Lei era diversa.
Non era comune.
Era Lily.
Lily Evans.
La futura madre di un mago dalle mille doti. Harry Potter.
Ma era una giovane ragazza, ancora.
Una comune dodicenne.
Non poteva sapere tutto ciò.
Il suo sguardo cadde su una panchina arrugginita.
Lì si sarebbe seduta lei, con il suo ragazzo..
In futuro.
Una voce acuta la fece tornare alla realtà.
- Lily, la mamma sta preparando una torta.. -
La ragazza si voltò.
La sorella, con un mantello da cucina legato in vita, la
guardò con un sorriso
a 32 denti.
-Grazie, Petunia. Sto arrivando – disse Lily, ricambiando
leggermente il
sorriso.
Scese dal davanzale della finestra e si avviò verso la
cucina.
<< Fra qualche mese si ritorna a scuola.. che bello..
– pensò Lily,
abbozzando un sorriso.
Era una piovosa giornata di Giugno, ed erano iniziate da poco le
vacanze
scolastiche.
Lily andava in una Scuola di Magia, la più famosa del mondo:
Hogwarts.
Aveva ricevuto la lettera pochi anni prima, e adesso era al 2°
Anno.
Non vedeva l’ora di indossare la divisa, e non quel
maglioncino di seta color
porpora, regalo di una zia.
Svitò il barattolo di marmellata alle ciliegie, e, con un
coltello, ne spalmò
un po’ su una fetta di pane.
Petunia, con l’aiuto della madre Marie, tagliò una
mela a fette.
Lily mangiò di gran gusto il suo spuntino, poi
aiutò le altre due a sbucciare
le pere già lavate.
- Lily, il prossimo anno rimarrai a Hogwarts per le vacanze estive,
perché tuo
padre deve partire in Francia per lavoro, e io andrò con
lui. Petunia, se
prenderai bei voti a scuola, verrai con noi. –
affermò Marie.
- Oh, no! Volevo tanto stare qui, per stare insieme a voi.. –
disse Lily,
dispiaciuta.
Petunia continuò, imperterrita, il suo lavoro.
- Petunia, non vuoi venire con noi? – chiese la madre,
guardando la figlia
maggiore.
- Non mi divertirò, lì! Lily invece
sì, con le sue amiche.. perché a lei è
arrivata quella benedetta lettera, eh? E a me no?! –
esclamò, alzandosi dallo
sgabello. – Lo sapevo fin dall’inizio, che Lily
è la preferita di tutti! E io? Sempre
la seconda! -
Lasciò il suo lavoro e si chiuse nella sua stanza.
- Cosa le prende.. – sospirò Marie, raggiungendola.
E così Lily rimase sola.
Si sedette per la seconda volta sul davanzale della finestra che dava
sulla
città, e prese dal taschino dei jeans il suo taccuino, dove
erano appuntate le
giornate più belle.
Lo aprì con un piccolo CLICK e prese una pagina vuota,
l’unica rimasta.
Bagnò la sua piuma d’oca d’inchiostro e
cominciò a scrivere sul piccolo quaderno
tutto ciò che era successo durante la giornata, con una
scrittura fina, pulita
e minuta:
“Oggi
è stata una giornata molto noiosa.
Piove, e non ho potuto giocare con mia cugina Kelly in giardino.
Questa è l’ultima pagina.. Come farò?
Sei diventato il mio migliore amico.. non voglio comprare un altro
taccuino,
NO!
Mi mancheresti.
Sono triste.. perché mia sorella si è appena
arrabbiata, e io divento subito
triste, quando lei si infuria.
Soprattutto se lo fa perché è invidiosa di me,
perché sono una maga e lei no.
A volte vorrei tanto lasciarle i miei poteri..
Ma Hogwarts e i miei amici mi mancherebbero così tanto che
avrei un grande
rimorso.
Taccuino, ti prego, fammi felice.
Spero di parlare ancora con te..
Con grande affetto,
La tua Lily”
Chiuse
il taccuino e lo posò sul piccolo tavolino
accostato al muro.
Passò una mano sui lunghi capelli rossi, ereditati dalla
madre.
La pioggia era cessata, e in cielo splendeva un magnifico arcobaleno.
Lo guardò per qualche istante, meravigliata.
L’ultima volta che aveva visto un arcobaleno, era il primo
giorno di scuola,
durante lo Smistamento.
Era talmente emozionata, quel giorno..
Pioveva a dirotto.
La McGranitt, ancora molto giovane, la chiamò.
Lei, con un sorriso stampato in viso, si sedette sullo sgabello di
legno, in
cima alle scale, e appoggiò delicatamente il Cappello sul
suo capo.
- Lily Evans.. sei molto buona.. – cominciò
l’oggetto.
Una piega del Cappello si mosse, perciò Lily
azzardò che era la sua bocca.
- Penso proprio che farai molta strada.. perciò..
GRIFONDORO! – esclamò il
Cappello Parlante.
Lily si alzò e corse verso il tavolo dei Grifondoro, che
applaudivano, fieri.
La ragazza sospirò, pensando a quei piacevoli ricordi.
Scese dal davanzale e bussò alla porta di Petunia Evans.
- Non aprire! – strillò quest’ultima,
rivolgendosi alla madre.
Marie sospirò e girò la maniglia.
Lily ringraziò e vide Petunia tutta rossa, in lacrime.
- Cosa vuoi, diamine! – urlò, quasi senza voce.
- Petunia, non ti riconosco più! – disse la
sorella – Non arrabbiarti con me, o
con mamma.. è così.. vorrei tanto darti tutti i
miei poteri! -
- Sì.. sì, ti credo? No! Non ti credo.. tu non
sei un angioletto, come tutti ti
definiscono! No! Sei solo una bugiarda.. – terminò
Petunia, buttandosi sul
letto.
Lily chinò la testa, angosciata.
L’altra si asciugò le lacrime e tossì
forte.
Aveva gli occhi rossi ed era diventata pallida come un fantasma.
Lily aprì la porta ed uscì.
Sentendosi uno straccio, entrò nella sua camera e si
accoccolò al cuscino rosso
a forma di cuore.
Prese una decisione.
Aprì il cassetto della scrivania ed estrasse una pergamena.
Bagnò la piuma d’inchiostro e scrisse:
“cara
Mary,
Mi manchi tanto.
Mia sorella Petunia ce l’ha con me..
Perché lei è una Babbana e io no!
Ti mando questa lettera perché..
Vorrei avere un po’ di compagnia..
Spero di ricevere una tua risposta..
Con tantissimo affetto,
La tua cara amica Lily”
Finito di scrivere, arrotolò la pergamena e, con un piccolo
fiocco, la legò al
collo della sua civetta candida, Wad, chiamata così per il
suo pelo paffuto,
bianco e soffice.
Lily aprì la finestrella e prese tra le mani il piccolo
cucciolo.
- Sai dove andare – sorrise la giovane, e lasciò
andare la civetta , che aprì
le ali e uscì dalla finestra.
La giovane scosse dal viso un ciuffo rosso che le era caduto dallo
chignon, e
rimase a guardare il suo tesorino, che volava allegro per il cielo,
ormai
terso.
Sbadigliò.
Scostò le coperte dal lettino, e si sdraiò.
Dopo pochi minuti, si addormentò.
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Un
leggero graffio sul braccio destro la
svegliò.
Lily si voltò. La sua civetta aveva svolto il suo compito, e
adesso portava al
collo un’altra pergamena.
- Grazie, Wad! – rise.
Slegò il foglio e lesse ad alta voce:
“Cara
Lily,
Oh, mi manchi anche tu!
La tua civetta è molto educata, sai?
Sto ridendo a crepapelle..
E’ venuta e ha bussato alla finestra!
Qui mi diverto, insieme ai miei zii.
Non vorrei farti rattristire,
Però qui mia cugina mi vuole rubare
Il libro di Pozioni!
Ci stiamo divertendo come matte!
Ti manderò altre lettere.. okay?
Tanti
baci,
La tua Mary”
Sorrise,
quasi malinconica.
Era passato solo un mese dall’inizio delle vacanze..
..E già desiderava fortemente ritornare a Hogwarts.
Soprappensiero, non si accorse che aveva dato un colpo col braccio alla
boccetta d’inchiostro, che si era versato sul tappeto.
- Lily Evans! -
La ragazzina ritornò alla realtà e si
voltò di scatto.
Dietro di lei, la madre aveva in mano uno strofinaccio fradicio
d’acqua.
Così si accorse del danno che aveva procurato, e mise una
mano sulla bocca.
- Oh, mi dispiace, mamma! Non l’ho fatto di proposito!
– esclamò, aiutando la
madre ad arrotolare il tappeto.
- Faccio io – disse, rimboccandosi le maniche.
Con una gran fatica, caricò sulle spalle il tappeto ben
arrotolato e lo portò
in soffitta, una stanza cupa, illuminata da una sola finestrella,
ricoperta a
sua volta da una ragnatela.
Il pavimento era impolverato e i mobili (un
pianoforte con apposito sgabello e due bauli:
quello più grande, conteneva abiti e gioielli da quattro
soldi; l’altro un
piccolo flauto), erano coperti da lenzuola grigie.
Quel luogo veniva utilizzato per gli ospiti: se si spazzava il
pavimento, si
spolveravano la finestra e le lenzuola, “poteva”
venir fuori una “bella stanza”.
Stese il tappeto a terra e, con una pezza bagnata, cominciò
a strofinarlo.
L’inchiostro non andava via facilmente.
Ma dopo qualche oretta di fatica, il tappeto era lindo come prima.
Bisognava soltanto farlo asciugare.
Scostò con disgusto la ragnatela, e aprì la
finestrella.
Si sporse per controllare chi c’era fuori.
Niente.
La massima desolazione.
Sospirò.
Potrebbe rimanere lì, a guardare quel paesaggio, anche per
ore, e ore, e ore..
FINE
CAPITOLO
SPAZIO
DELL’AUTRICE
Salve
ragazzi ^^
Questo capitolo è un po’ corto perché
avevo tanta voglia di pubblicarlo!
Ma vi prometto che adesso continuo a scrivere, e farò
capitoli più lunghi!
Beh.. vi dico solo che ho messo tanto impegno nello scrivere questo
Capitolo
e.. vorrei i vostri giudizi, perché scrivere 100 capitoli..
Insomma, è inutile scrivere 100 capitoli se nessuno legge! J
Uhm.. spero di ricevere commenti positivi, ovviamente
°-°
Ma sarò contenta anche se ne riceverò negativi..
l’importante è SAPERE che
qualcuno ha perso 10 minuti per leggere il proprio racconto! xD
Bene, adesso vi lascio e ricomincio a scrivere il prossimo Capitolo! xD
Con tantissimissimo affetto,
La
vostra Elisa :)