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Autore: PhoenixOfLight    25/04/2010    2 recensioni
[Dalla fic]"Oggi, ragazzi, ci eserciteremo nell’“Incanto Patronus”. [...] Per poter attivare in modo giusto l’incantesimo, dovete pensare a qualsiasi di bello. Qualsiasi cosa, purché vi renda davvero felici." Una lezione speciale durante il settimo anno dei Malandrini... quali potrebbero essere i ricordi felici di James e Lily, i due nemici giurati? "Forse si assomigliano più di quanto credano..."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lily and James - an eternal love'
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Il desiderio più importante

 

 

 

 

Due ragazzi alti e defilati correvano a perdifiato nei corridoi di Hogwarts, facendo svolazzare alacremente le loro divise e tirandosi dietro le borse preparate in fretta e furia.

-Lo sapevo... Moony l’aveva detto che se non ci fossimo svegliati presto avremmo fatto tardi alle lezioni! Quello striminzito toast mi è rimasto sullo stomaco!-, esalò un ragazzo alto e moro, da stupefacenti iridi color del ghiaccio, mentre portava una mano alla pancia e coronava il suo bel volto dai tratti spigolosi con una teatrale smorfia di dolore buffissima.

-Paddy, è da sette anni che Lunastorta ci ripete lo stesso mantra tutte le mattine... proprio oggi devi lamentarti? E poi sei tu che hai fatto tardi, io mi sono svegliato prima di te, ma ho dovuto svegliarti addirittura con due secchiate di acqua e l’Incantesimo di Librazione... ci mancava poco che ti mandavo in infermeria, mi hai fatto preoccupare, idiota! Scommetto che ieri sei tornato a notte fonda dopo una delle tue solite scappatelle notturne!-, arrancò a raffica il suo compare, anche lui moro, ma dalla chioma dannatamente ribelle e profondi occhi di un dolce e profondo color nocciola incorniciati da un paio di occhiali rettangolari.

L’altro sbuffò: -Sbrigati invece di farmi la ramanzina, James!-.

-Da te non mi aspettavo proprio questo comportamento, Sirius Black!-, continuò, falsamente stupito, -Sembri la Evans!-, esclamò, per poi perdersi per un attimo tra le sue fantasticherie.

-A proposito di Evans! Vorresti vedere la tua cara Lily, giusto? Bene... muoviti che c’è anche lei a lezione! Altrimenti... me la prendo io!-, terminò sadico, pungendo l’amico nel vivo. Ovviamente non diceva sul serio, ma la sua idea si rivelò essere geniale: James sgranò gli occhi e cominciò a correre ancora più velocemente mentre urlava qualcosa relativo a capelli rossi e occhi verdi...

 

Lily Evans, Grifondoro, settimo anno, aveva già preso posto nell’aula di Incantesimi insieme ad altri studenti della sua Casa e quella di Tassorosso. Il professore, però, ancora non si era presentato. Lily tirò un sospiro di sollievo guardandosi intorno: i posti in fondo all’aula, proprietà dei cosiddetti “Malandrini”, quattro scalmanati del suo stesso anno che non facevano altro che creare scompiglio nella scuola, erano occupati per metà: Remus Lupin e Peter Minus, i due membri meno turbolenti del gruppo, erano comodamente seduti a parlottare fra loro su chissà quale argomento.

Lily si voltò e sospirò ancora una volta; afferrò la piuma e la fece grattare distrattamente sulla pergamena poggiata sul tavolo. Sperava solo che quei due idioti arrivassero in tempo, così i professori non avrebbero sottratto punti alla sua Casa. Non riuscì nemmeno a formulare il pensiero per intero, che la porta si aprì con impeto furioso, lasciando intravedere un James Potter molto rosso in viso – probabilmente per la sua corsa asfissiante – con la camicia sbottonata per metà, la cravatta appoggiata al suo collo e i capelli ancora più disordinati del solito. Black, la sua ombra, fu dietro di lui qualche secondo dopo, anch’egli dall’aspetto stravolto.

Eccoli qui, in ritardo come sempre... fortuna che il professore ancora non è arrivato...

Lily scosse la testa, nascondendo un debole sorriso: quei due non si smentivano mai, erano sempre i soliti buffoni ritardatari, eppure c’era qualcosa di diverso in loro. Sarà stata la crescita, la maturità – anche se le riusciva difficile pensare che Potter e Black potessero in qualche modo essere maturi... non erano più così arroganti come prima. Erano stati sorpresi solo pochissime volte a compiere una malefatta, che, inoltre, non raggiungeva la stessa gravità di quelle compiute negli anni precedenti: non si pavoneggiavano più così tanto come prima, ma qualche attimo di gloria dopo l’ennesima partita vinta potevano permettersela; non erano più seguiti da un Gazza furioso che arrancava dietro le loro corse scatenate, ma una Caccabomba era stata lanciata nel corridoio del quarto piano da un “mittente misterioso”, mentre Mrs Purr, la gatta del custode, era stata colorata di rosso e oro, due colori assolutamente casuali; non prendevano più in giro i Serpeverde, ma rispondevano agli attacchi di insulti e – ormai non più un caso isolato in quel clima di guerra – incantesimi, a volte anche proibiti, come le Maledizioni Senza Perdono; eppure, ogni tanto, Severus Piton arrivava in Sala Grande con numerosi foruncoli dall’aspetto orribile sparpagliati intorno al corpo, o con il naso cresciuto a dismisura – come se quello normale non fosse abbastanza lungo – o con la scritta “Lavami” fatta con uno speciale tipo d’inchiostro non rimovibile, il cui effetto era aumentato da una fattura di protezione... tutti a scuola sapevano chi fossero gli autori di tali malandrinate, ma non c’erano prove sufficienti per incolparli... e poi, Lily non aveva alcuna intenzione di punirli: perché mai avrebbe dovuto farlo? Per cui le sue ramanzine, oltre ad essere diminuite, avevano acquisito un tono leggermente divertito e – sfortunatamente per lei – un po’ più dolce... dettaglio che aveva tentato in tutti i modi di camuffare ma che non era passato inosservato ai sensi sempre vigili di James – so tutto di Evans – Potter, facendolo nutrire di false speranze. Decisamente false. Lily riprese la piuma, ma vi giocherellò, distratta, mentre si perdeva nei suoi pensieri, senza accorgersi di una figura  che avanzava lentamente verso di lei.

-‘Giorno, Evans-.

Conosceva bene quella voce. Fin troppo, forse.

Si voltò lentamente.

-‘Giorno, Potter-, rispose, cordiale ma leggermente distaccata.

-Dormito bene?-, chiese lui, prendendo posto accanto a lei.

Ormai era abituata a quelle strane domande e ai suoi “abusi di potere” nel momento in cui si avvicinava troppo a lei, oltrepassando il limite di 200 metri di distanza consentiti dalla Caposcuola. Limite che era stato valicato parecchie volte.

-Sì, abbastanza, grazie...-, rispose, tentando di sorridere; era da sette anni che gli ripeteva di girare alla larga da lei e lui se ne fregava altamente: non le restava che cercare di costruire un rapporto quantomeno civile. -... tu?-, continuò, permettendosi una domanda cortese.

-Bene, grazie-, sorrise gentile.

Che strana conversazione, si ritrovò a pensare. Oh, be’, ma mai tanto strana quanto quella di ieri sera...

La sua mente viaggiò per un attimo ai ricordi della serata precedente, fin quando la voce di James Potter la riportò alla realtà.

-Allora...-.

Ma non fece mai in tempo a terminare la frase che il professor Vitious entrò in aula, zittendo tutti.

Il ragazzo imprecò fra sé: possibile che non riuscisse ad intrattenere un rapporto civile con la Evans che c’era sempre qualcuno o qualcosa che rovinasse tutto?

-In piedi, ragazzi!-, ordinò l’insegnante. -Non serviranno i libri, né tantomeno i banchi. Disponetevi tutti lungo    questa parete, mentre faccio spazio-. Gli alunni si affrettarono ad obbedire portando con loro le proprie cose, visibilmente perplessi.

James sbuffò, lamentandosi del cinismo del destino e dell’ingiustizia della vita, facendo sorridere Lily – anche se, ovvio, nessuno se ne accorse. Quel ragazzo, suo malgrado, quando non si atteggiava e non si comportava da sbruffone, era abbastanza simpatico. Abbastanza. Niente avrebbe fatto cambiare idea alla rigida Caposcuola Evans, soprattutto su Potter.

I banchi e le sedie vennero fatti Evanescere e gli studenti occuparono lo spazio vuoto, incitati dal professore.

-Oggi, ragazzi, ci eserciteremo nell’ “Incanto Patronus”-. Un mormorio eccitato attraversò la stanza a quelle parole. –Bacchetta alla mano!-, esclamò. –Bene. Ora, agitatela leggermente... così-, mostrò il movimento preciso, che venne imitato subito dopo da almeno una trentina di ragazzi contemporaneamente. –Bravi, bravi, molto bene! A questo punto, pronunciate la formula: “Expecto Patronum”, agitando la bacchetta come avete fatto precedentemente. Forza!-, li incitò e numerosi “Expecto Patronum” vennero recitati, ognuno in modo diverso: concentrati, distratti, sghignazzanti, scocciati...

-Ma tutto questo non basta-, continuò Vitious richiamando nuovamente il silenzio. –Per poter attivare in modo giusto l’incantesimo, dovete pensare a qualsiasi di bello. Qualsiasi cosa, purché vi renda davvero felici. Concentrazione...-.

James chiuse gli occhi.

Richiamò alla mente vari ricordi, tutti incentrati su un’unica persona: Lily Evans. Il suo sorriso timido ma gentile, i capelli di quel singolare rosso scuro che amava toccare quando lei studiava, gli occhi di un chiarissimo verde stupefacente che scrutavano attenti il mondo circostante, conservando ancora quell’ingenuità e quella curiosità propria dei bambini... ai suoi gesti, alle sue parole, alla grazia delicata dei movimenti, alla delicatezza dei modi, al cipiglio concentrato mentre studiava, alla spigliatezza delle sue risposte quando veniva interpellata durante le lezioni e, sì, anche alle ramanzine... d’altronde era un modo per parlarle... un sorriso si dipinse sulle sue labbra mentre ripeteva la formula: -Expecto Patronum... Expecto Patronum... Expecto Patronum...-.

Lily Evans era completamente persa nelle sue meditazioni, alla ricerca di un ricordo abbastanza felice da poterle permettere di evocare un buon Patronus; la mente cercò tra i ricordi più disparati: la sua famiglia, i suoi vecchi amici Babbani, la lettera da Hogwarts, l’aver scoperto di essere diventata una strega, il primo giorno in quella scuola di maghi, i vari amici che – più o meno – erano entrati a far parte della sua vita e che l’avevano aiutata nel corso della sua permanenza ad Hogwarts... ma nulla sembrava essere abbastanza per attivare l’incantesimo in modo giusto: dalla sua bacchetta fuoriusciva solamente un debole fiotto di luce fioca, come la scia di un Lumos fatto male. Lily sospirò, sforzandosi di rimanere concentrata. Possibile che non ci fosse nulla che la rendesse davvero felice? Non possedeva alcun ricordo che potesse allietarla? Nessuna giornata trascorsa a ridere allegra e spensierata con i suoi amici? Era sicura che ci fosse... o forse i suoi ricordi non erano abbastanza forti?

Forse... c’era qualcosa di sbagliato in lei?

Un lampo, un flash.

Il volto di un James Potter ridente le occupò la mente, facendola meravigliare non poco e riportare al giorno precedente, a quella conversazione che mai avrebbe dimenticato.

 

~] Flashback [~

 

Il fuoco scoppiettava nel camino, protendendo le sue tremende e stupefacenti fiamme verso l’alto, quasi come se volesse in tal modo arrivare al cielo, a qualcosa di migliore, aumentando la sua forza pur di raggiungere il suo obiettivo... lei si sentiva proprio come lui: sempre distesa verso qualcosa più grande di lei, bramosa non della perfezione ma conscia del fatto che si può sempre migliorare... trascorreva la sua esistenza in cerca di una qualsiasi pecca nel suo comportamento che doveva essere eliminata, uno strappo da rattoppare, una ferita da cicatrizzare, un buco da riempire... spesso compiva quell’analisi di coscienza, cercando una sua azione o un suo gesto sbagliati e cambiarli. Voleva essere impeccabile. Ma non per piacere agli altri, no: per se stessa. Lo faceva solo ed unicamente per lei.

Evitare comportamenti eccessivi o scabrosi era il primo passo da compiere in questo lungo tragitto di ottimizzazione.

E, forse, poco prima non aveva rispettato quella semplice regola.

La sua reazione era stata probabilmente troppo esagerata, anche per quel buffone di Potter. Ma che cosa poteva fare? Era il suo dovere di Caposcuola, diamine! Se quegli scapestrati la smettessero per una buona volta di compiere scherzi idioti al Mastro Gazza forse lei non si arrabbierebbe così tanto! Ci aveva provato, davvero, a non litigare più con lui, a vedere il ragazzo “gentile, altruista e disponibile” che Remus le descriveva e per un attimo aveva creduto di esserci riuscita. Ma si sbagliava. Sì, era cambiato, ma non poi così tanto: a quanto pareva la sua idiozia non aveva limiti e non si estingueva con l’età, ormai ne era certa.

Più che altro, le dava fastidio che lui continuasse a vivere spensierato quando fuori la guerra imperversava, tremenda e crudele. Lui aveva la possibilità di sorridere, di divertirsi, di non preoccuparsi per il destino dei suoi genitori Purosangue, fuori da ogni possibile attacco dai seguaci di Lord Voldemort...

La mamma e il papà di Lily erano Babbani e molti ne erano scomparsi. D’altronde, non c’era cosa più facile che uccidere i non-maghi. Sarebbe bastato un nonnulla, una semplice formula che i Babbani pronunciavano sempre in modo sbagliato, credendo che fosse una sorta di incantesimo in grado di far realizzare i propri desideri...

Già vedeva sua madre recarsi verso l’ingresso, chiedendosi chi mai avesse potuto bussare a quell’ora così improbabile... la osservò aprire la porta e assumere un’espressione stupita e vagamente spaventata alla vista di ciò che le si presentò dinanzi agli occhi...

-Ma chi...?-.

Poi, due parole.

Due semplici, apparentemente insignificanti parole.

Parole capaci di togliere la vita.

Una formula che poteva spezzare l’anima.

Non un urlo, non un gemito.

Solo un lampo di luce verde.

Un tonfo sordo di un corpo senza vita che si accasciava per terra.

E poi... suo padre... e Petunia... entrambi preoccupati, entrambi dinanzi a quella porta... le urla di dolore di suo padre una volta visto il cadavere di sua moglie... quelle spaventate di sua sorella quando vide la misteriosa figura incappucciata alzare la bacchetta...

-Avada Kedavra-.

Caddero come... come una marionetta a cui erano stati tolti i fili...

Di nuovo, la luce... di nuovo, il buio...

Non si era accorta che aveva iniziato a piangere.

Le lacrime erano fuoriuscite così, senza anticipazioni, senza permesso, senza spiegazioni.

Piangeva... e c’era anche chi aveva ancora la forza di ridere, strafottente.

-Evans... Evans, cosa succede?-.

Lily sgranò gli occhi e trattenne il respiro mentre la rabbia s’impossessava di lei e si voltava verso di lui. Lui, che aveva osato rivolgerle la parola.

Quando finì di urlargli contro non ricordò neppure cosa gli disse.

Aveva solamente una vaga reminiscenza delle frasi “Idiota menefreghista”, “Non t’importa nulla degli altri”, “Sei un emerito stronzo”, “Smettila di sghignazzare e comincia a comportarti da uomo”, “Se hai paura di combattere perché non vai a rifugiarti sotto la gonnella di tua madre?” e altre varie offese più o meno pesanti.

James, intanto, non aveva abbandonato il suo braccio, nonostante lei si fosse divincolata durante tutta la tremenda sfuriata e gli avesse profilato non pochi pugni e schiaffi al petto e in tutte le parti del corpo raggiungibili, tranne il volto, protetto a dovere dalle braccia del ragazzo che schivavano i suoi colpi come se non avessero fatto altro per tutta la vita.

Difendersi dalle sue ramanzine, dal veleno che gli scorreva nelle vene tutte le volte che lo guardava con disprezzo.

Quello che aveva fatto per sette anni.

-Ti odio-, mormorò infine lei, con gli occhi rossi e gonfi, le guance rigate di lacrime amare, di dolore e la bocca storta in una smorfia di ribrezzo e sofferenza.

Lui parve precipitare nel vuoto.

-Ti odio, Potter. Ti odio, ti odio, TI ODIO!-, continuò aumentando sempre più il tono della voce e riprendendo ad assestargli forti manate sulle braccia muscolose e sul torace scolpito.

Probabilmente si fece male, ma non le importò.

E lui non ribatteva, non tentava di fermarla, né di rispondere ai suoi attacchi. Semplicemente stava lì, immobile, inerme, riparandosi ogni tanto da qualche cazzotto, ma sempre accanto a lei.

Non l’avrebbe mai lasciata, mai. Se l’era promesso. Lily era tutto per lui e non poteva abbandonarla a se stessa. Lei non se ne rendeva conto, ma lui la capiva più di quanto potesse immaginare.

-Lo so, Evans. Lo so. E non ti biasimo-, rispose.

Lei si bloccò, guardando i suoi occhi vivi, profondi, malinconici, sinceri.

Comprensivi.

Come caduta in trance, raggiunse uno dei divanetti appostati accanto il camino. Ci si riversò sopra, letteralmente, portandosi il volto tra le mani per ricominciare a piangere, disperata.

James la fissò per qualche secondo prima di sedersi accanto a lei. Quando le carezzò leggermente un braccio lei non fece una piega. Gradualmente, si avvicinò sempre di più a lei, fino a coprirla totalmente con le sue braccia. Lei emerse un solo misero gemito di protesta, poi lasciò che quel ragazzo tanto detestato potesse abbracciarla. Non le disse nulla, lasciò solamente che terminasse di sfogarsi: era ciò di cui aveva più bisogno.

Era davvero ciò di cui aveva bisogno.

Lily si sentiva così protetta tra le braccia di James... sembrava che le loro forme fossero state plasmate apposta per ospitarla... ed era strano che lo stesso ragazzo che poco prima l’aveva fatta andare su tutte le furie ora la consolasse... eppure era vero. La rabbia provata prima era come evaporata. E lei non poteva crederci. Anche se, a dirla tutta, non si curò minimamente del fatto che stesse abbracciando James Potter, le bastava sentirsi bene al suo contatto... niente di meno, niente di più. E lei stava bene.

Merlino, se stava bene! Era... meraviglioso trovarsi lì, accanto a lui. Sentiva che il suo calore le scioglieva tutte le paure, il dolore, la tristezza, la rabbia... fino a poco tempo prima non poteva ritenere possibile una cosa del genere, ma ora che la viveva sulla propria pelle era sicura che non si trattasse di un effimero sogno. Quella era la realtà, in cui non c’erano screzi, rancore o battute pesanti... soltanto quel ragazzo unicamente speciale che le accarezzava i capelli e lei che, con un sorriso, aveva dimenticato perfino come si respirasse.

 

***

 

Lily avvampò.

Si addormentò tra le sue braccia, anche se per poco tempo, e quando si svegliò con sorpresa e spavento si ritrovò abbracciata a James. Poi rammentò tutto ciò che era accaduto solo un’ora prima e si ritrovò a balbettare scuse poco convincenti, correndo – letteralmente – verso il Dormitorio femminile, rossa come un peperone. E non l’aveva ancora ringraziato. Ringraziato per averla consolata, per aver asciugato le sue lacrime, per averla fatta stare bene, incredibilmente bene con se stessa, serena, appagata... felice.

Sì, felice.

Immensamente felice.

E non si era mai sentita così, mai... nemmeno con Severus. In quelle calde braccia aveva trovato tutto l’appoggio e il sostegno di cui aveva bisogno; un aiuto che lui non le avrebbe mai rinnegato.

Inconsapevolmente, sorrise, chiudendo gli occhi.

Le labbra si mossero da sole.

-Expecto Patronum-, recitò.

Sentì una forza immane partire dal suo cuore e arrivare fin nella bacchetta e seppe che l’incantesimo aveva funzionato.

Aprì gli occhi ritrovandosi una meravigliosa cerva argentea davanti agli occhi. Sorrise, meravigliata e tese un braccio verso il suo Patronus, che si fece accarezzare docilmente.

Una lacrima di gioia le solcò il viso. Possibile che vi fossero magie così potenti al mondo?

Si asciugò la guancia e fece passeggiare con grazia la cerva per l’aula di Incantesimi sotto gli sguardi stupiti e invidiosi dei compagni.

Poi accadde.

Un cervo luminoso dall’aria maestosa si avvicinò alla sua compagna; i due animali si scrutarono a lungo, sfiorando di tanto in tanto i loro dorsi.

Come mossa da una forza superiore, Lily alzò gli occhi. E ciò che vide le mozzò il respiro.

James Potter era lì, a pochi metri da lei, e guardava il spettacolo che si presentava in tutta la sua magnificenza davanti ai loro occhi. Anche lui, poi, alzò lo sguardo, incontrando quello della rossa.

E capirono. Capirono a chi appartenessero quei Patroni.

Non poté mai pensare di fare una cosa del genere, ma gli occhi di Lily divennero più dolci mentre si avvicinava elegantemente al giovane Grifondoro, il quale esibiva un timido sorriso.

Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere.

Quel ragazzo non la finiva mai di sorprendere.

E, forse, il prossimo sabato si sarebbero divertiti, a Hogsmeade...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Sì, lo so, ho appena aggiornato l’altra fic... ma mi è venuta così, di getto, e oggi ho avuto finalmente l’occasione di terminarla. Finalmente.

So che non è un granché, ma quando mi sono immaginata questa scena non ho potuto fare a meno di scriverla** Li amo troppo quei due, non posso farci niente... Lily, così pura... e James, così simile a me...

Fatemi sapere cosa ne pensate, ve ne sarei molto grata^^

A presto

 

 

MissProngs

 

 

   
 
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