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Autore: Scarlett89    26/04/2010    1 recensioni
Dean e Sam Winchester scoprono sconvolgenti notizie sul passato della loro famiglia...Inoltre, Dean si troverà coinvolto in qualcosa di completamente inaspettato... Storia ambientata durante la Seconda Stagione, che vede la presenza di nuovi personaggi non presenti nella serie.
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:

Titolo: Hell is a place on Earth

Personaggi coinvolti: Dean Winchester (Jensen Ackles), Sam Winchester (Jared Padalecki), Allison Roberts (Willa Holland), Emilie De Ravin (Charlize)

Breve riassunto: Liz riceve una lettera da un inaspettato mittente. Dean, nel frattempo, è su un letto d’ospedale accudito da Sam e Allie.

Genere: suspance, sovrannaturale, romantico, tragico

Colonna Sonora: Notturno in DO min - op 48 n 1 (Chopin), Darcy's Letter (from Pride&Prejudice OST), Evenstar (from The Lord Of The Rings OST), Blackbird (Beatles - cover di Evan Rachel Wood), I’ll be there (Mariah Carey), Lift me up (Christina Aguilera), Keep holding on (Avril Lavigne – cover del Glee Club), Nell’aria (Simona Molinari), Unintended (Muse), This sad bouquet (The Ark), The waves (Elisa), Resistance (Muse), Butterflies and Hurricanes (Muse)

Rating: Giallo

Spoiler: la Fan Fiction è ambientata durante la Seconda Stagione, per cui probabili spoiler per chi non l’avesse ancora vista

Disclaimer: tutti i personaggi del telefilm “Supernatural” appartengono ai produttori e autori della serie, tra cui Kripke; gli altri personaggi che figurano sono, invece, di mia invenzione.

Note: Lo so, lo so. Sono mesi e mesi che non aggiorno e chiedo scusa ai miei lettori. Vi ringrazio per i dolcissimi commenti sugli altri capitoli! ^_^ Il terremoto non solo diciamo che ha distrutto casa, ma anche tutta la mia gestione del tempo e per questo, non ho avuto modo di continuare per bene la FF. Spero, in ogni caso, che da oggi in poi aggiornerò più spesso (anche perché ho già quasi finito il Capitolo successivo)!

 

Sono ben accetti commenti! Grazie e buona lettura!

 

 

 

CAPITOLO 11 – Hell is a place on Earth

Non pensava a nulla. Si era imposta di non pensare a nulla. Allungò la mano tremante verso il suo telefono e cercò nella rubrica quel nome che non avrebbe mai immaginato di dover pronunciare ancora ad alta voce. Avviò la chiamata senza pensarci più di tanto e attese che qualcuno le rispondesse.

-Pronto?- rispose una voce roca.

-Dean?- No, non era lui.

-Liz? No, sono Sam. Dean..-

-Sta bene?- chiese la ragazza diretta.

Sam impiegò del tempo per rispondere. Nella sua mente non si compose neanche la domanda sul come lei potesse sapere che Dean, in effetti, non stava bene.

-Sam?-

-No..-

Liz cadde sul letto senza forze, sapeva di aver fatto male a sperare che non fosse come immaginava. -Co..Com..?- blaterò cercando di trattenere le lacrime. Respirò profondamente, strinse la mano intorno al telefono e cercò di reagire. -Sam, dove siete?-

In meno di qualche minuto, Liz era nella sua macchina e pigiava l’acceleratore come aveva fatto davvero poche volte. Fortunatamente, i Winchester erano a pochi kilometri di distanza e lei li avrebbe raggiunti nel giro di qualche ora. Sul sedile, accanto a Liz, c’era un foglio leggermente stropicciato ai bordi con una calligrafia allungata, non semplicissima da decifrare.

 

 

Charlize,

 

Probabilmente sono un idiota. Anzi no, so di esserlo davvero. Sono il peggiore tra tutti gli idioti. Il fatto che sia qui, a scrivere una lettera (cosa che non ho mai fatto in una vita intera), ne è la conferma assoluta.

Ci sono solo una manciata di cose di cui vado fiero, in questa miserevole vita passata a sparare proiettili in argento puro e a spargere il sale dappertutto. Sam e mio padre sono due di queste.

Per il resto, ho solo tanti, innumerevoli rimpianti.

Vorrei tornare indietro nel passato per far andare le cose diversamente. Vorrei provare a valere qualcosa. Vorrei poter essere meno orgoglioso e meno perdente. Vorrei non deludere le persone che amo. Vorrei non averti abbandonata a te stessa durante tutti questi mesi. E vorrei anche strapparmi via questa presunzione che ho di tornare da te, travolgendo di nuovo la tua vita.

Giuro che vorrei non aver fatto nulla di tutto questo.

Se potessi guardarti in questo momento so che avresti un dolcissimo sorriso sulle labbra e che mi risponderesti che noi esseri umani non siamo in grado di modificare il passato, ma che, però, possiamo cercare di rendere il futuro migliore.

Non che io debba dirtelo (tu già lo sai), ma il coraggio di provare a cambiare in meglio mi è sempre mancato. Posso affrontare tutti i mostri e demoni di questo mondo, ma mettetemi davanti a uno specchio e mi fate morire.

Perché è così. Mi vergogno tremendamente della persona che sono adesso e che sono stato in passato. Insomma, sono arrivato quasi ai trent’anni e che cosa ho concluso? Cosa di effettivo ho portato a termine?

Non sono neanche così sicuro che Sam e papà mi stimino per come sono davvero.

Autocommiserazione a parte, scrivo perché ho bisogno di dirti quelle parole che mi si bloccano in gola al solo pensiero di doverle pronunciare.

Ti chiedo scusa per tutto. Non di perdonarmi, perché so che è impossibile. Ancora non perdono me stesso, e non pretendo minimamente che tu debba farlo, né ora, né tra cento anni. La verità è che mi pento sinceramente per come mi sono comportato con te e per aver permesso a te e a me stesso di lasciarci coinvolgere in qualcosa che io non solo non posso gestire, ma che non so gestire affatto. La colpa è unicamente mia e mi ritengo responsabile di tutte le conseguenze.

Non so cosa starai pensando, ma se hai la tentazione di accartocciare queste pagine e di gettarle al fuoco non ti biasimo affatto.

Ma ti giuro, ti giuro, mi dispiace davvero di essermene andato in quella vergognosa maniera. Credevo fosse semplicemente la cosa più ragionevole da fare, a quel tempo. Probabilmente anche quella più semplice. E non so se ti farà piacere o meno, ma adesso la penso completamente al contrario.

Perché sì, di rimpianti riguardo a te ho solo quello. L’averti abbandonata è stato un errore molto più grave rispetto a quello di essermi inevitabilmente innamorato di te.

Se non ti avessi conosciuto non avrei mai capito quanto la vita può essere preziosa. E quanto, il vuoto che sento dentro si colmava solo ogni volta che guardavo te.

Quel vuoto che ho scoperto essere la mia vera e enorme parte mancante. Forse, proprio quella che mi fa sentire così miserabile e inutile a questo mondo. Ricordo benissimo quello che avevo provato quando, quella lontana sera, ti guardavo negli occhi. Eri tu ad avermi fatto trovare il senso alla mia vita. Perché in un mondo in cui le uniche cose con cui ho a che fare sono solo paura, rabbia e menzogne, guardandoti negli occhi tutto sembrava essere sempre più chiaro, vero e di gran lunga migliore. E’ solo per te che è sempre valsa la pena di andare avanti.

Ormai, papà è morto e Sam sembra aver trovato una nuova compagnia. Probabilmente lui vivrebbe meglio senza me intorno.

Speravo di poterti rivedere prima che succedesse tutto questo. Avrei desiderato incrociare i tuoi occhi ancora, solo per poter sorridere di nuovo. Adesso è troppo tardi.

Mi fa male dirtelo perché so che ti ferirà da matti, ma se stai leggendo questa lettera, probabilmente non ci sarò più. Sam l’avrà trovata nella mia giacca di pelle e l’avrà spedita senza esitare. Mi dispiace che tu sappia tutto questo di me solo adesso. So che meriti molto di più di quello che io posso darti e so che non hai bisogno di me quanto io di te. Sei forte, e questo mi rincuora. Spero potrai continuare a vivere la tua vita nella più serena delle maniere. Io ti ho pensato dal primo istante in cui ti ho vista su quel letto in quella stanza di motel, nonostante il nostro “incidente” poco prima. E ti ho amata, forse da ancora prima di conoscerti. Sei stata il mio unico e sconosciuto desiderio a diventare reale.

Ti amo. E stavolta non mi vergogno a dirlo. Ti amo.

 

 

Dean

 

 

 

 

 

Il cielo si oscurò e cominciò a piovere. Liz era ancora in macchina e non poteva far a meno di pensare, questa volta. Attivò i tergicristalli e si chiese se potesse averne alcuni anche per i suoi occhi. Le lacrime non cessavano da un po’ di cadere giù. In lei, il varco era tornato ad aprirsi. Aveva capito dall’ultima sua esperienza che tra il Paradiso e l’Inferno c’era una linea davvero sottile, come tra l’amore e l’odio, in fondo. Se un’ora prima, mentre leggeva quelle parole credeva di avere trovato di nuovo quello che aveva smesso di cercare, arrivata alla fine di quella lettera sorprendente era crollata. Come se tutto avesse di nuovo preso a girare nel verso opposto.

Ma questa volta probabilmente non avrebbe sopportato altro.

Parcheggiò l’auto nel migliore dei modi e si precipitò all’interno dell’ospedale. Alla reception, chiese tremante di Dean Winchester, prese l’ascensore e a passo svelto si recò là dove le era stato indicato.

Non sapeva molto cosa aspettarsi nei minuti successivi, ma era certa che non sarebbe stato nulla di rassicurante. Avrebbe di gran lunga preferito un lunghissimo incubo. Almeno si sarebbe svegliata invece di restare intrappolata in una realtà che non poteva neanche pensare di dover affrontare.

Percorreva il corridoio a passo deciso nonostante tutto, ma quelle pareti bianche e vuote non riuscivano a confortarla neanche un po’.

-Sam..- sussurrò Allie poggiando una mano sul suo braccio e facendo un cenno col capo verso la ragazza bionda che si vedeva in fondo al corridoio.

Sam alzò la testa dalle mani e voltò gli occhi per guardare se Liz fosse davvero arrivata. Si alzò in piedi come lei li raggiunse.

-Liz...- sussurrò con voce spezzata e deglutì nella speranza di trovare del fiato per parlare ancora.

Lei scosse la testa per fargli capire che non aveva bisogno di molte altre parole. Era  tremendamente distrutta e non voleva provare ad immaginare come potesse sentirsi Sam.

-Dov’è?-

-Ultima porta a destra.- rispose Sam abbassando il capo.

La ragazza annuì e, prima di avviarsi verso la direzione indicata, poggiò una mano sul braccio del ragazzo e gli rivolse lo sguardo più incoraggiante che riuscì ad esprimere con i suoi occhi ancora leggermente velati dalle lacrime.

Allie si alzò dalla sedia su cui era seduta e quando Liz era ormai scomparsa alla loro vista, raggiunse Sam. Lo strinse da dietro teneramente e restò abbracciata a lui finché Sam non desiderò tornare a sedersi.

Inutile dire che Allie si sentisse impotente davanti a una tale tragedia. E altrettanto inutile dire che non cercasse neanche di trovare parole adatte. Sapeva che il falso ottimismo in situazioni del genere non aiutava neanche un po’. Affiancò Sam e cercò di consolarlo come poteva, non avendo altro da offrirgli se non il suo caldo abbraccio.

 

Era il cuore di Liz che riempiva il silenzio in quel corridoio. Alle sue orecchie giungeva solo quel suono. Il contatto con la maniglia di acciaio gelida la fece quasi sussultare. Aprì e richiuse la porta alle sue spalle. Respirò come poteva e si voltò, non ancora pronta ad affrontare quella vista.

In cuor suo, aveva desiderato ogni singolo giorno di poterlo rivedere. Certamente non avrebbe voluto che il suo sogno si fosse realizzato proprio in quel terribile modo.

Dean era a un paio di metri da lei. Gli occhi erano chiusi e le labbra leggermente dischiuse, ma non del loro solito colore. La carnagione di Dean sembrava intonarsi perfettamente dell’ospedale. Spenta e sospesa. Facevano eccezione due tagli sulla guancia destra, di un vivido rosso.

I capelli biondi, sempre così meravigliosamente morbidi, erano coperti da una fasciatura bianca. Appeso al suo collo s’intravedeva un laccetto nero che scompariva nella veste da ospedale. Doveva essere quel ciondolo di cui non si privava mai, pensò lei. Il busto era avvolto da lenzuola sul celeste chiaro e le braccia erano lungo i fianchi. Una flebo era infilata nel braccio sinistro e uno strumento che Liz aveva visto centinaia di volte nei telefilm era applicato al dito medio della mano destra.

Non aveva voluto sapere la diagnosi. E in quel momento più che mai l’unica e sola cosa che le interessava era che il beep insistente dell’apparecchio accanto al muro continuasse a pulsare, segno che Dean era ancora vivo.

Lo guardò in viso e si avvicinò di qualche passo, giusto per poterlo scrutare meglio e per immaginare che, da un momento all’altro, potesse aprire i suoi occhi e rivelargli un sorriso autentico. Poggiò il suo trench sullo sgabello, insieme alla borsa e alla lettera ber ripiegata. Tirò su con il naso e continuò ad osservarlo. Il respiro era debolissimo, il suo petto a malapena si sollevava. Dean aveva l’espressione di essere sotto un enorme macigno di cui non poteva liberarsi.

Liz avrebbe dato via tutta se stessa pur di poterlo aiutare. Avrebbe fatto qualunque cosa.

Alzò una sua mano tremante e l’allungò verso il viso del ragazzo. La ritrasse prima che potesse toccarlo.

-Te l’ho detto che non ti avrei abbandonato.- sussurrò mentre una lacrima scivolava giù –Avrei dovuto farmi promettere da te la stessa cosa.-

Poggiò delicatamente una mano sulla sua e accennò un sorriso.

Ma starai bene. Ne sono certa, Dean. La promessa l’hai fatta a tuo fratello. E a tuo padre. So che non te ne andrai senza mantenerla.-

Sorrise di nuovo asciugando frettolosamente la sua guancia, quasi temendo che Dean potesse vederla e rimproverarla del suo pianto. –Quindi non fare il coniglio proprio adesso, Dean. Cerca di tornare presto. La tua vita è qui. In nessun’altra parte.-

Gli accarezzò nel modo più delicato possibile il viso, la pelle sembrava aver acquistato più spessore rispetto ai suoi ricordi.  Fece scorrere le dita dalla fronte alla guancia, fino a soffermarsi per qualche secondo in più sulle labbra. Si separò da esse a malincuore e sognò di poterle riassaggiare a breve. Riprese le sue cose e raggiunse la porta. Gettò un ultimo sguardo, quasi sperasse di ritrovarlo sveglio, e chinando il capo uscì dalla stanza.

Raggiunse Sam e la ragazza che non conosceva sedendosi accanto a loro e rispettando il loro intimo silenzio. Nell’aria si potevano respirare il dolore e il rammarico puri. Liz non aveva mai provato una sensazione del genere. Era peggio del suo ricordo più triste.

-Abbiamo qualche possibilità?- ruppe la quiete dopo qualche minuto interminabile.

Sam scosse la testa tra le mani, senza aggiungere altro. Allison lo avvolse con un braccio e respirò profondamente.

-I dottori dicono che sono molto remote. E’ in coma da quattro giorni e dicono che se entro il quinto giorno non succede nulla è probabile che la situazione resti la stessa per molto tempo.- rispose senza guardare la ragazza.

Liz poggiò la testa al muro e socchiuse gli occhi.

Sono certa che Dean non si sta arrendendo così facilmente. E non vorrebbe che noi lo facessimo.- disse quasi rivolta solo a se stessa.

Sam si alzò di scatto dalla sedia e guardò la ragazza con il viso rigato di lacrime. –Ti sembra che mi stia arrendendo, Liz? Non hai la minima idea di cosa sto passando.-

Lei aprì gli occhi e incrociò il suo sguardo, ignorando la sorpresa per quella reazione improvvisa. –Se vuoi che sia sincera, Sam, non mi sembra che restare qui, seduti, aiuti a molto. E non riesco a credere che tu non abbia trovato uno straccio di soluzione.-

Erano davvero uscite fuori dalla sua bocca quelle parole?

-Che cosa???- protestò Sam.

Allie si alzò in piedi.

Basta, ragazzi. Non è il luogo per scaricare le colpe.- disse severa, ma senza alzare la voce. –Resto io qui. Sam, voi andate via. Vedo che avete bisogno di parlare. Andate in un motel, ci vediamo domattina.-

-Ma..- sibilò Sam.

-Non voglio proteste, Sam. Andate.-

Liz sospirò e guardò il ragazzo.

Forse è la cosa migliore da fare..- sussurrò colpevole.

Sam si passò una mano tra i capelli e si avviò verso l’uscita senza aggiungere altro. Liz restò lì seduta e si trattenne con tutta se stessa dal crollare. -Giuro che non sono venuta per creare problemi. Non è da me..E’ che..è tutto..-

Allie si sedette al suo fianco. –Non è colpa tua. So che riesci ad immaginare come stia Sam.-

Liz scosse la testa e si alzò.

No, probabilmente non sarei dovuta venire.- rispose rinfilandosi il trench.

Allie si avvicinò a lei e le poggiò una mano sulla spalla, quasi come se si conoscessero da moltissimi anni. –Sam sperava che venissi. Sperava che chiamassi Dean. Io non sono molto d’aiuto, ma so che in precedenza tu sei riuscita ad esserlo. E so che Sam ti vuole davvero bene.- le sorrise –Quindi non incolparti affatto. L’hai detto tu stessa, non dobbiamo arrenderci. Dean ha bisogno di noi, adesso.-

Quel tono sembrava sincero alle orecchie di Liz. Guardò la ragazza negli occhi e annuì cercando di farsi coraggio.

Ci vediamo domattina, allora.- concluse accennando un sorriso riconoscente.

Voltò le spalle e camminò verso l’uscita.

Allie la guardò sparire dal corridoio e camminò verso la stanza di Dean, decisa a prendersi un momento con lui, visto che ancora non aveva avuto il coraggio di farlo.

Aveva evitato di badare a quel dolore struggente quando aveva visto Dean sbattuto contro il muro e privo di sensi. Aveva evitato di sentirsi in colpa per il sogno di cui Sam le aveva raccontato. E aveva altrettanto cancellato le parole di Derek dalla sua testa.

Sam aveva la priorità. Sam era a pezzi e doveva essere lei, questa volta, a fargli coraggio. Dentro di sé aveva sperato più volte che quel sogno si fosse avverato così come era stato stabilito. Desiderava poter essere lei al posto di Dean.

Perché ad un amore troncato si sopravvive, quasi sempre. Ma alla perdita di un fratello, un fratello come Dean, probabilmente no.

 

La sera era scesa più velocemente del previsto e non aveva neanche cessato di piovere. Sam si era ripreso dall’arrabbiatura sin da quando era entrato nella macchina di Liz. Portare rancore con lei gli risultava impossibile. Raggiunsero il primo hotel sulla statale e salirono in stanza.

Sam cominciò a raccontarle tutto quello che avevano sofferto, scoperto e vissuto nei mesi successivi al loro ultimo incontro. Le sue parole si succedevano velocemente, Sam non aveva bisogno di lasciare molto tempo a Liz per ribattere. Lei ascoltava attentamente.

Si accoccolò sul letto raccogliendo le ginocchia al petto. Tutte quelle informazione le davano la nausea. Era incredibile la vita. Sam e Dean erano davvero gli ultimi al mondo a meritare così tanti problemi e dolori al seguito.

-Non avevo il diritto di trattarti così, Sam.- riuscì a dire solo dopo parecchi minuti in silenzio.

Sam si voltò a guardare la ragazza e l’affiancò sul letto. Gli occhi arrossati e velati dalle lacrime costrinsero Sam a sospirare profondamente. –Mi dispiace di averti travolto con tutto quello che è successo in meno di mezz’ora. E mi dispiace di non averti telefonato mai. Neanche io avevo il diritto di trattarti così, Liz.-

La ragazza accennò un sorriso e scosse la testa. –Ti sarei semplicemente stata vicino, Sam. Lo sai.-

-Avete sofferto abbastanza, tu e Dean. Non potevo fare il bambino nel farti venire quando sapevo che tra voi le cose si erano rovinate.-

Liz non poté far a meno di concordare, dopotutto. Sì voltò a guardarlo e deglutì. –Sono contenta che Allison possa renderti così felice, Sam. Deve essere una ragazza in gamba.-

Sam venne sorpreso dal cambio di discorso, ma non fece opposizione. L’argomento sembrava valido per cercare di distrarsi in quel clima così teso.

Parlarono a lungo cercando di dimenticare che a pochi kilometri da loro Dean era steso su un lettino d’ospedale, con poche probabilità di svegliarsi.

-E’ stata lei a dirmi che avrei dovuto spedirla.- disse Sam guardando il soffitto e stringendo Liz con un braccio.

Lei aveva il capo poggiato sul suo petto e lo stringeva a sé. -Dovrò farle un monumento.-

-Ti avrei avvertita comunque, questa volta.- rispose serio Sam. –Avrei avuto bisogno di te.-

Liz annuì e lo strinse forte in risposta.

Come sette mesi prima, Sam si confidò con lei e cercò quel disperato appiglio che la ragazza aveva saputo dargli quando John era morto. Stavolta, Liz non ne trovava uno neanche per se stessa.

Sapere cosa esattamente provava Sam la fece sentire ancora più abbattuta e ancora più inutile. Sin da quando li aveva conosciuti sapeva che l’uno non avrebbe potuto fare a meno dell’altro, ma vederlo con gli occhi e sentirlo con il cuore era tutta un’altra cosa.

Le lacrime di Sam avevano smesso di scivolare sul cuscino da un po’ e Liz era restata sdraiata accanto a lui, nella speranza che potesse farlo sentire un infinitesimo meglio. Quando si rese conto che il ragazzo si era addormentato lo baciò sulla fronte e tirò su con il naso.

-Sono sicura che troveremo una soluzione, Sam. Sono sicura.- sussurrò prendendo sonno anche lei.

 

Ad un trillo sottile si aggiunsero due sobbalzi sul letto. Liz afferrò il suo telefono poggiato sul comodino e, ancora con la voce impastata di sonno, rispose.

Come Sam sentì pronunciare il nome “mamma” si sfregò la faccia e si alzò dal letto diretto in bagno. Era la prima volta, negli ultimi quattro giorni, che riusciva a dormire qualche ora senza svegliarsi con incubi. Sapeva perfettamente che quella sarebbe stata un’altra giornata vissuta aspettando di ricevere l’illuminazione su come salvare la situazione di Dean. Dire che non si sarebbe arreso era davvero poco. Suo fratello non aveva fatto altro che proteggerlo, da anni, e lui non poteva ripagarlo lasciandolo a morire su uno stupido letto d’ospedale.

Sul quale, tra l’altro, c’era finito solo per colpa sua. E solo per quella sua ingenuità nel credere a quello che gli era passato per la mente nei sogni di quella notte.

Alzò lo sguardo mentre si asciugava il viso ed ebbe un flash.

-Sì, mamma. Torno il prima possibile. Sì, te lo prometto. A presto..Sì, sì. Ciao, mamma.- blaterò ancora Liz prima di riattaccare.

Sam la raggiunse con un’aria stranamente trionfante.

-Che c’è?-

-Vestiti. Ho trovato come possiamo aiutare Dean.-

Alla ragazza andò di traverso la saliva mentre sentiva il cuore accelerare il ritmo. –Cosa?-

 

Allie guardò Sam e Liz. Poi Liz e Sam, poi ancora Sam e Liz.

-Odio essere presa in giro. Non è proprio il caso di farlo in questi giorni.-

-Allie, sii ragionevole. E’ la cosa migliore.- disse sincero Sam guardandola.

-Cosa??? E’ ragionevole fare patti con demoni, Sam? E’ ragionevole, Sam? E’ ragionevole? No, dimmi. Lo è? Da quando hai perso il cervello?- rispose sbalordita Allison.

Liz abbassò la testa. Neanche lei era poi così tanto d’accordo con ciò che diceva Sam. Non ne capiva molto di tutte quelle cose del soprannaturale, ma il brutto presentimento c’era, eccome se c’era.

Sam respirò profondamente chiudendo gli occhi. –E’ la nostra unica alternativa, Allison. Lo sai bene.-

-No, Sam. No. Preferisco non averla questa alternativa.- rispose secca lei.

Sam incassò il colpo sbarrando gli occhi. –Quindi preferisci lasciare morire Dean? Lasciarlo in questo stato???-

-Non ho detto questo.- rispose Allie toccata.

-Non m’interessa. Decido io questa volta. La colpa è solo mia se lui non è con noi.- concluse Sam con un tono a metà tra il volersi far rispettare e l’auto convincersi della cosa.

-Sam..Per favore.- insistette Allie.

Lui restò a incrociare il suo sguardo per qualche secondo in più, ma alla fine crollò su una panchina con gli occhi persi. –Sono io la causa di tutto questo, posso riscattarmi Dean solo così.-

Allie restò in silenzio per qualche minuto, decisa a non lasciargliela vinta. Camminò verso di lui e gli prese una mano. –Ma non è questo il modo adatto per discolparsi, Sam. Anche se sai che credo proprio che tu non abbia colpa di nulla. Come credi reagirebbe Dean sapendo quello che hai fatto?-

-Lui non lo saprà.-

Allie sospirò tesa. Aveva la lenta sensazione che, nonostante la sua determinazione nell’opporsi, Sam potesse davvero averla vinta, questa volta. –Sam, no. Hai il mio appoggio sempre, ma questa volta no.-

Sam lasciò la sua mano. –Non me ne faccio niente del tuo appoggio se mi abbandoni alla prima occasione.- Non poteva credere che Allie lo stesse davvero facendo. Lo stava ostacolando.

-Alla prima occasione, Sam? La prima occasione?- rispose Allie ferita ottenendo come conseguenza Sam in piedi e distante da lei. Si alzò anche lei e aprì le braccia. –Ti sto solo dicendo che non è questo il modo. Non è questo il modo, accidenti! Ma che ti prende!!! Cosa vuoi da me??? Speravi che ti dicessi: sì, Sam, vai. Perché no! Corri a farti uccidere nel giro di qualche anno e dai la tua vita per quella di tuo fratello! Tanto chi lasci qui non ti ama per niente, quindi non sentirà la tua mancanza!-

-Dovresti incoraggiarmi, non ostacolarmi così! Credi che per me sia facile? Credi che veda l’ora di farmi uccidere da quei maledetti cani?- rispose con foga Sam.

-Sam, non posso! Ma non riesci ad arrivarci? Per una buona volta in questi giorni, ascoltami, cavolo! Non posso sopportare l’idea di perderti così. Non senza aver continuato a cercare fino alla nausea!- rispose Allie convinta.

-Io ho cercato, Allie. Lo sai che l’ho fatto. Non c’è altra soluzione, accidenti!- gridò dalla disperazione. Si coprì il volto con le mani, bagnate immediatamente dalle lacrime che scivolarono lungo le sue guance. –Non so più che altro pensare..Non voglio lasciarlo morire così. Non voglio..non posso. Lui...- si voltò a guardare Allie. –Non ce la faccio più, Allie. Non posso, ti prego..Ascoltami..-

Sussurrò le ultime parole afflosciandosi su una panchina.

Allie lo guardò negli occhi, non l’aveva mai visto così disperato e non credeva che un essere umano potesse raggiungere quello stato di distruzione interiore. Prese un bel respiro per evitare qualunque lacrima improvvisa. Abbassò il capo e lo raggiunse lentamente avvolgendolo con un braccio. Lo baciò su una tempia.

-Lo sai che non è la scelta giusta, Sam. Ti conosco, e saresti il primo ad impedire a Dean di fare una cosa del genere per te. Lo so..E lo sai anche tu.- gli sussurrò all’orecchio dolcemente.

Sam cercò di staccarsi da lei, invano. –No...Ti prego..Lasciamelo fare...-

-Sam..Non te lo perdonerebbe mai.- continuò Allie abbracciandolo teneramente.

Sam si coprì ancora il volto con le mani e lo nascose nell’abbraccio con la ragazza. Non era questione di arrendersi, pensò. Dean non avrebbe mai perdonato la sua azione. il sacrificio la resa.

-Dobbiamo trovare un’altra soluzione, allora. Non lo..lascio così.- concluse con un filo di voce.

Allie annuì.

Sì, Sam. Troveremo un'altra maniera. Te lo prometto.- sussurrò accarezzando la sua schiena.

 

Sam si alzò dalla panchina dopo parecchio tempo. Erano rimasti loro tre, lì, nel piccolo parco dell’ospedale, senza aprire bocca.

Il ragazzo guardò Allie. –Rientro da Dean..- sussurrò.

-Sì, vai..- rispose annuendo Allison.

Liz, appoggiata alla staccionata, seguì con lo sguardo il passo lento di Sam e sospirò.

-Tu non credi che io sia una strega, vero?- la sorprese Allie parlando senza guardarla.

Liz alzò lo sguardo. La guardò confusa e respirò. –Io..mi dispiace se ho dato un minimo di spinta a Sam. Avevo questa sensazione che non fosse una buona idea..ma non ne capisco tanto quanto te.-

-Non mi hai risposto.-

Liz annuì colpevole. Sviare quella domanda non le era riuscito bene. Si andò a sedere accanto alla ragazza e guardò verso il parcheggio, poco più distante da loro.

-Non ti conoscono. Ma mi fido di Sam.-

-Non sono una strega, allora.- concluse Allie sospirando.

Liz si voltò finalmente a guardarla. –No, non credo proprio. E…non posso biasimarti, davvero.-

Allie non rispose, ma distolse lo sguardo. Il silenzio occupò i successivi due o tre minuti.

Liz prese a giocherellare con il suo portachiavi.

-Sam mi ha raccontato..Mi ha detto del sogno.- disse.

-Sospettavo che l’avesse fatto.-

Liz annuì. –Mi dispiace davvero per tutto questo.-

-Già..- mormorò Allie. Le lacrime erano più forti di lei, stavolta. Si era trattenuta a lungo, ma l’unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu asciugarsi con il dorso delle mani le guance.

Liz le concesse la privacy di cui aveva bisogno, ma il cuore le si stava sciogliendo. Capiva quello che la ragazza stava passando. Accidenti, doveva essere un peso orribile da portare.

-Non è colpa tua.- sussurrò.

-Cosa?- finse Allie.

-Vuoi che qualcuno ti dica che non è colpa tua.-

-Non se creda che, in realtà, è colpa mia.- rispose Allie di getto.

-Hai ragione..Ma io credo davvero che tu non abbia colpa.- replicò sincera Liz.

-Non mi conosci..-

-No, ma ho sentito la storia. Non l’avrò vissuta, ma so come sono andate le cose. E mi fido di te perché Sam lo fa. So che non c’entri niente, tu..come potresti?- continuò Liz.

Allie raccolse le ginocchia al petto e restò in silenzio. Quella era la prima volta che qualcuno calcolasse anche lei, in tutto quel trambusto.

-L’unico modo per aiutare Sam è di smettere di darsi questa colpa inesistente e perdonarsi prima che tutto precipiti verso un luogo dal quale è impossibile tornare.-

Gli occhi di Allie tornarono a gonfiarsi di lacrime. Liz si voltò a guardarla e le poggiò amichevolmente una mano sul braccio.

-Quando c’è in ballo l’amore è difficile..andare avanti. Ma..non puoi distruggerti pensando che se tu non avessi conosciuto Sam non sarebbe successo nulla. Quel Derek e quel..demone, a quanto pare, hanno solo colto l’occasione. Avrebbero fatto in un altro modo se non c’eri tu, fidati. Non disperdere le tue forze colpevolizzandoti così.-

-Io..non posso. Non posso..- mormorò Allie cercando di guardare altrove.

Liz annuì e si alzò dalla panchina.

-So che vorresti che le cose fossero andate diversamente. Che tu fossi sul quel letto.- le disse dolcemente. –Perché è quello che vorrei anche io, per me. Ma..la speranza non è persa, Allison. La soluzione c’è e tu lo sai. Dobbiamo solo cercare di dimenticare come dovrebbe essere e rendere questa realtà come vorremmo che fosse.-

Allie abbassò lo sguardo e si morse un labbro.

Liz accennò un sorriso. –Raggiungo Sam..tu..pensaci, okay? E ricordati che non sei sola. Siamo tutti coinvolti e ne usciremo.-

Liz voltò le spalle e camminò verso l’entrata dell’ospedale.

-Grazie, Liz.- sussurrò Allison prima che la ragazza bionda oltrepassasse la porta.

Liz sorrise tra sé ed entrò nell’edificio.

 

Si era quasi preparato a perdere Allison, ma Dean no. Suo fratello sul lettino d’ospedale era peggio di qualunque altro incubo che aveva vissuto nel sonno o nella realtà.

Si sedette sullo sgabello e restò a fissare Dean con un’espressione vuota, come credesse di trovarsi nel corpo di qualcun altro.

La sua memoria vagava in tutti gli anni passati. Non riusciva a ricordare un giorno in cui non avesse pensato a lui, nel bene o nel male. Aveva da sempre creduto di essergli profondamente debitore e altrettanto ingrato per avergli voltato le spalle durante quei lontani giorni all’università.

Eppure teneva a lui più dei suoi stessi genitori. Era tutto: il fratello protettivo, l’amico strafottente, il padre mancato.

E lui, lui che aveva da sempre creduto di essere tanto diverso da suo fratello, si rendeva conto proprio in quel momento che loro due erano una cosa sola. Un nodo stretto sulla stessa corda.

Si alzò lentamente dallo sgabello e, per la prima volta, riuscì a stringergli una mano, superando lo scarso centimetro di distanza che lo separava da lui fino al giorno prima. Capì che il desiderio di sentire la mano di Dean rispondere alla sua era troppo grande per essere taciuto e si ripromise che stavolta avrebbe davvero risolto la situazione.

Uscì velocemente dalla stanza, fermamente convinto di dimenticare quelle ultime parole scambiate con Allison.

Quasi come se gli avesse letto nella mente, Liz lo aspettava proprio in corridoio, ansiosa di vedere Sam. Quando colse il suo sguardo capì che l’unica soluzione era quella che balenava nella mente di entrambi. –Troviamo quest’incrocio, Sam.-

Lui annuì richiudendo la porta della stanza di Dean e, insieme, uscirono dall’ospedale diretti nell’unico luogo in cui non avrebbero mai dovuto recarsi.

 

-E ora?- chiese Liz trattenendosi per limitare il tremolio della voce.

Sam coprì meglio la scatoletta miracolosa con la terra ancora bagnata e si rialzò in piedi affiancandola. –Ora aspettiamo.-

Liz non ebbe neanche il tempo di deglutire che una voce suadente e al tempo stesso da brividi li costrinse a voltarsi.

-Che scarsa fiducia avete nella puntualità della nostra razza.- disse scoprendosi alla luce del tramonto. –Ditemi..cosa volete?-

-Indovina? Un patto.- rispose secco Sam.

La donna sorrise e fece un paio di passi verso i due ragazzi. –Oh, giusto. Vediamo..chi dei due?-

-Io.-

Il demone scoppiò a ridere fragorosamente. Sam e Liz avevano risposto forte e chiaro contemporaneamente. Il ragazzo si voltò a guardare lei, spiacevolmente sorpreso. Liz, non se ne parla proprio. Assolutamente no.-

Liz lo guardò negli occhi, sincera. –Sarei il minimo dolore, Sam. Dean non può perdere suo fratello.-

-No, Liz. Lascia stare. Ti prego, cosa vai a pensare?!-

-Beh, vedo che siete parecchio indecisi, no?- li interruppe la donna –Mi dispiace dover prendere la decisione per voi. Tu, Samuel Winchester non verrai accontentato. Sarei esiliata dall’Inferno se ti sprecassi con l’anima di tuo fratello.-

-Voi volete me. Volete me e io mi sto offrendo in cambio di un piccolo favore. Qual è il problema? Che altro volete?-

-Semplice, caro. Te vivo.-

-Ma perché? Fate di me ciò che volete, non m’interessa! Ma Dean deve essere salvato, all’istante.-

Il demone donna riprese a ridere. –Ma non capisci? Non ne vale proprio la pena. Sacrificarsi per lui..quando avresti ben più alti e onorevoli compiti.-

Sam indurì la sua espressione e fece un passo minaccioso verso di lei. –Voi dovete accettare il mio patto. Sono queste le regole.-

La donna scosse la testa, neanche minimamente toccata dal quel tono aspro. Voltò gli occhi su Liz. –Su di te possiamo trattare, però. Ci servirebbe un cuore così puro, lì giù.-

Liz deglutì a forza.

-Lei non è trattabile affatto. Allontanati da lei.- rispose Sam ponendosi tra le due.

La ragazza fermò Sam con una mano e fece un passo verso il demone. –Dean torna vivo e vegeto e continuerà la sua vita come ha sempre fatto. Queste sono le condizioni.-

-Liz, per favore. Non fare sciocchezze.- s’intromise serio Sam.

-Sam, ti prego. Non rendere tutto ancora più difficile. E’ una mia decisione. Sai che ho ragione.- tagliò corto lei tornando a voltare lo sguardo verso la donna, in attesa di una risposta.

Il demone sorrise perfida. –Non vuoi sapere quanti altri mesi di vita ti aspetteranno?-

-Quanti?-

-Diciotto. Un anno e mezzo a partire da oggi.-

Sam interruppe lo scambio di battute per l’ennesima volta e prese Liz per un braccio, trascinandola poco più in là. –Perché vuoi farlo, Liz? Perché non..ragioni un po’?-

-E’ la cosa che volevi fare anche tu, Sam. Non biasimarmi.-

-E’…diverso.-

-No, è uguale, Sam. E forse anche meglio. Per lo meno, Dean continuerà ad avere suo fratello accanto.-

-E tu?-

-Io, cosa, Sam?-

-Lo sai. Dean non sarà così felice di perderti definitivamente.-

Quasi non riusciva a respirare più. Abbassò colpita lo sguardo. Come aveva fatto a non pensare alle conseguenze di quel gesto di cui era diventata così certa? Come non aveva potuto pensare a Dean, una volta che scoperto tutto?

Se la sarebbe cavata. Era abbastanza forte da poter gestire la cosa.

La vita di Dean era l’unica e sola priorità. Il resto, non contava.

Sopravviverà, come..ha fatto fino ad ora.- mormorò.

-Liz, ti prego, non fargli questo. Non se lo merita.-

-Infatti. Lui merita di vivere, Sam. E’ l’unica cosa che posso dargli.-

Sam scosse spaurito la testa, cercando di non tradirsi. –No, Liz. Non farci questo..-le rispose implorandola.

Lei lo guardò negli occhi, con quell’espressione dolcissima che avrebbe intenerito chiunque, eppure tanto decisa da far tremare per le conseguenze.

Riesco a vederti dentro, Sam. E so perfettamente che vorresti che fossi io la soluzione a questa tragedia.-

-No, Liz. Non ho proprio intenzione di mandarti in pasto a questa gente.-

-Ma vuoi Dean, Sam.- replicò comprensiva –Vorresti aver trovato un altro modo, ma sai che questo è l’unico. E sai che io sono la minore perdita per sistemare le cose.-

Sam scosse la testa vistosamente, quasi come a voler scrollare tutti quei pensieri dalla sua mente. Ma Liz aveva ragione sul suo conto. Lui la pensava esattamente così. Lei era stata solo la traduttrice dei suoi pensieri in suono.

Eppure, non capiva perché si era ridotto a sperare di perdere Liz invece di se stesso. Abbassò lo sguardo e liberò la ragazza dalla presa sulle sue spalle. –Io..mi sbaglio, Liz. Ti prego..Non farlo.-

-Non ho molto altro tempo da passare qui per i convenevoli.- tuonò la voce suadente della donna.

Liz guardò Sam nei suoi occhi imploranti e poi volse lo sguardo sul volto del demone.

-Liz, troviamo un altro modo..Ti prego..No..- insistette ancora Sam.

La donna la guardò in attesa di una risposta.

Liz si ritrovò interdetta. Per la prima volta dopo aver messo piede in quella strada. E non l’aveva spaventata il guizzo nero negli occhi della donna, né tantomeno il fatto (assurdo, per lei) di ritrovarsi faccia a faccia con una creatura che esisteva solo nei libri.

Era terrorizzata dal fatto che, magari, se davvero avessero cercato meglio, forse, con un bel po’ di fortuna, avrebbero trovato un’altra soluzione plausibile.

Chiuse all’istante gli occhi sentendoli bruciare per le lacrime. Tante, forse troppe immagini cominciarono a succedersi rapidissime. New York, l’università, il suo appartamento, la sua macchina..i suoi genitori, Sam e Dean.

Ricordi sparsi eppure definiti nei minimi dettagli, immagini lontane fino alla sua infanzia e vicine fino al lettino d’ospedale di Dean.

Quale era la scelta giusta? Quale avrebbe portato meno sofferenza?

-Allora, affare fatto, dolcezza?- rimbombò nell’aria intorno a lei.

 

 

 

 

“… Speravo di poterti rivedere prima che succedesse tutto questo. Avrei desiderato incrociare i tuoi occhi ancora, solo per poter sorridere di nuovo. Adesso è troppo tardi.

Io ti ho pensato dal primo istante in cui ti ho vista su quel letto in quella stanza di motel, nonostante il nostro “incidente” poco prima. E ti ho amata, forse da ancora prima di conoscerti. Sei stata il mio unico e sconosciuto desiderio a diventare reale.

Ti amo. E stavolta non mi vergogno a dirlo. Ti amo.

 

 

Dean”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ps. Lo so che mi volete morta per aver lasciato il finale così. Lo voglio anche io, ma non sapevo come altro chiudere il capitolo! XD Pardon!!!!

Pps. La lettera di Dean l’avevo in mente da un sacco di tempo. E l’ispirazione è arrivata grazie alla colonna sonora di Pocahontas “If I never knew you”.

  
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