Titolo: Hell is a place on Earth
Personaggi coinvolti: Dean Winchester
(Jensen Ackles), Sam Winchester (Jared Padalecki), Allison Roberts (Willa Holland), Emilie De Ravin (Charlize)
Breve riassunto: Liz riceve una
lettera da un inaspettato mittente. Dean, nel frattempo, è su un letto
d’ospedale accudito da Sam e Allie.
Genere: suspance, sovrannaturale, romantico, tragico
Colonna Sonora: Notturno in DO min - op 48
n 1 (Chopin), Darcy's Letter (from Pride&Prejudice
OST), Evenstar (from The Lord Of The Rings OST), Blackbird
(Beatles - cover di Evan Rachel Wood), I’ll be there
(Mariah Carey), Lift me up (Christina Aguilera), Keep holding on (Avril Lavigne – cover del Glee
Club), Nell’aria (Simona
Molinari), Unintended (Muse), This sad bouquet (The Ark), The waves (Elisa), Resistance
(Muse), Butterflies and Hurricanes (Muse)
Rating: Giallo
Spoiler: la Fan Fiction è
ambientata durante la Seconda Stagione, per cui probabili spoiler per chi non
l’avesse ancora vista
Disclaimer: tutti i personaggi del telefilm “Supernatural” appartengono ai produttori e autori della
serie, tra cui Kripke; gli altri personaggi che
figurano sono, invece, di mia invenzione.
Note: Lo so, lo so.
Sono mesi e mesi che non aggiorno e chiedo scusa ai miei lettori. Vi ringrazio
per i dolcissimi commenti sugli altri capitoli! ^_^ Il terremoto non solo
diciamo che ha distrutto casa, ma anche tutta la mia gestione del tempo e per
questo, non ho avuto modo di continuare per bene la FF.
Spero, in ogni caso, che da oggi in poi aggiornerò più spesso (anche perché ho
già quasi finito il Capitolo successivo)!
Sono ben accetti
commenti! Grazie e buona lettura!
CAPITOLO 11 – Hell is a place on Earth
Non pensava a nulla. Si era imposta di non
pensare a nulla. Allungò la mano tremante verso il suo telefono e cercò nella
rubrica quel nome che non avrebbe mai immaginato di dover pronunciare ancora ad
alta voce. Avviò la chiamata senza pensarci più di tanto e attese che qualcuno
le rispondesse.
-Pronto?-
rispose una voce roca.
-Dean?- No, non era lui.
-Liz? No,
sono Sam. Dean..-
-Sta
bene?- chiese la ragazza diretta.
Sam impiegò del tempo per rispondere. Nella
sua mente non si compose neanche la domanda sul come lei potesse sapere che
Dean, in effetti, non stava bene.
-Sam?-
-No..-
Liz cadde sul letto
senza forze, sapeva di aver fatto male a sperare che non fosse come immaginava.
-Co..Com..?-
blaterò cercando di trattenere le lacrime. Respirò profondamente, strinse la
mano intorno al telefono e cercò di reagire. -Sam, dove siete?-
In meno di qualche minuto, Liz era nella sua macchina e pigiava l’acceleratore come
aveva fatto davvero poche volte. Fortunatamente, i Winchester erano a pochi
kilometri di distanza e lei li avrebbe raggiunti nel giro di qualche ora. Sul
sedile, accanto a Liz, c’era un foglio leggermente
stropicciato ai bordi con una calligrafia allungata, non semplicissima da
decifrare.
Charlize,
Probabilmente sono un idiota. Anzi no, so di esserlo
davvero. Sono il peggiore tra tutti gli idioti. Il fatto che sia qui, a
scrivere una lettera (cosa che non ho mai fatto in una vita intera), ne è la
conferma assoluta.
Ci sono solo una manciata di cose di cui vado fiero, in
questa miserevole vita passata a sparare proiettili in argento puro e a
spargere il sale dappertutto. Sam e mio padre sono due di queste.
Per il resto, ho solo tanti, innumerevoli rimpianti.
Vorrei tornare indietro nel passato per far andare le
cose diversamente. Vorrei provare a valere qualcosa. Vorrei poter essere meno
orgoglioso e meno perdente. Vorrei non deludere le persone che amo. Vorrei non
averti abbandonata a te stessa durante tutti questi mesi. E vorrei anche
strapparmi via questa presunzione che ho di tornare da te, travolgendo di nuovo
la tua vita.
Giuro che vorrei non aver fatto nulla di tutto questo.
Se potessi guardarti in questo momento so che avresti
un dolcissimo sorriso sulle labbra e che mi risponderesti che noi esseri umani
non siamo in grado di modificare il passato, ma che, però, possiamo cercare di
rendere il futuro migliore.
Non che io debba dirtelo (tu già lo sai), ma il
coraggio di provare a cambiare in meglio mi è sempre mancato. Posso affrontare
tutti i mostri e demoni di questo mondo, ma mettetemi davanti a uno specchio e
mi fate morire.
Perché è così. Mi vergogno tremendamente della persona
che sono adesso e che sono stato in passato. Insomma, sono arrivato quasi ai
trent’anni e che cosa ho concluso? Cosa di effettivo ho portato a termine?
Non sono neanche così sicuro che Sam e papà mi stimino
per come sono davvero.
Autocommiserazione a parte, scrivo perché ho bisogno di
dirti quelle parole che mi si bloccano in gola al solo pensiero di doverle
pronunciare.
Ti chiedo scusa per tutto. Non di perdonarmi, perché so
che è impossibile. Ancora non perdono me stesso, e non pretendo minimamente che
tu debba farlo, né ora, né tra cento anni. La verità è che mi pento
sinceramente per come mi sono comportato con te e per aver permesso a te e a me
stesso di lasciarci coinvolgere in qualcosa che io non solo non posso gestire,
ma che non so gestire affatto. La colpa è unicamente mia e mi ritengo
responsabile di tutte le conseguenze.
Non so cosa starai pensando, ma se hai la tentazione di
accartocciare queste pagine e di gettarle al fuoco non ti biasimo affatto.
Ma ti giuro, ti giuro, mi dispiace davvero di essermene
andato in quella vergognosa maniera. Credevo fosse semplicemente la cosa più
ragionevole da fare, a quel tempo. Probabilmente anche quella più semplice. E
non so se ti farà piacere o meno, ma adesso la penso completamente al
contrario.
Perché sì, di rimpianti riguardo a te ho solo quello.
L’averti abbandonata è stato un errore molto più grave rispetto a quello di
essermi inevitabilmente innamorato di te.
Se non ti avessi conosciuto non avrei mai capito quanto
la vita può essere preziosa. E quanto, il vuoto che sento dentro si colmava
solo ogni volta che guardavo te.
Quel vuoto che ho scoperto essere la mia vera e enorme
parte mancante. Forse, proprio quella che mi fa sentire così miserabile e inutile
a questo mondo. Ricordo benissimo quello che avevo provato quando, quella
lontana sera, ti guardavo negli occhi. Eri tu ad avermi fatto trovare il senso
alla mia vita. Perché in un mondo in cui le uniche cose con cui ho a che fare
sono solo paura, rabbia e menzogne, guardandoti negli occhi tutto sembrava
essere sempre più chiaro, vero e di gran lunga migliore. E’ solo per te che è
sempre valsa la pena di andare avanti.
Ormai, papà è morto e Sam sembra aver trovato una nuova
compagnia. Probabilmente lui vivrebbe meglio senza me intorno.
Speravo di poterti rivedere prima che succedesse tutto
questo. Avrei desiderato incrociare i tuoi occhi ancora, solo per poter
sorridere di nuovo. Adesso è troppo tardi.
Mi fa male dirtelo perché so che ti ferirà da matti, ma
se stai leggendo questa lettera, probabilmente non ci sarò più. Sam l’avrà
trovata nella mia giacca di pelle e l’avrà spedita senza esitare. Mi dispiace
che tu sappia tutto questo di me solo adesso. So che meriti molto di più di
quello che io posso darti e so che non hai bisogno di me quanto io di te. Sei
forte, e questo mi rincuora. Spero potrai continuare a vivere la tua vita nella
più serena delle maniere. Io ti ho pensato dal primo istante in cui ti ho vista
su quel letto in quella stanza di motel, nonostante il nostro “incidente” poco
prima. E ti ho amata, forse da ancora prima di conoscerti. Sei stata il mio
unico e sconosciuto desiderio a diventare reale.
Ti amo. E stavolta non mi vergogno a dirlo. Ti amo.
Dean
Il cielo si oscurò e cominciò a piovere. Liz era ancora in macchina e non poteva far a meno di
pensare, questa volta. Attivò i tergicristalli e si chiese se potesse averne
alcuni anche per i suoi occhi. Le lacrime non cessavano da un po’ di cadere
giù. In lei, il varco era tornato ad aprirsi. Aveva capito dall’ultima sua
esperienza che tra il Paradiso e l’Inferno c’era una linea davvero sottile,
come tra l’amore e l’odio, in fondo. Se un’ora prima, mentre leggeva quelle
parole credeva di avere trovato di nuovo quello che aveva smesso di cercare,
arrivata alla fine di quella lettera sorprendente era crollata. Come se tutto
avesse di nuovo preso a girare nel verso opposto.
Ma questa volta probabilmente non avrebbe
sopportato altro.
Parcheggiò l’auto nel migliore dei modi e
si precipitò all’interno dell’ospedale. Alla reception, chiese tremante di Dean
Winchester, prese l’ascensore e a passo svelto si recò là dove le era stato
indicato.
Non sapeva molto cosa aspettarsi nei minuti
successivi, ma era certa che non sarebbe stato nulla di rassicurante. Avrebbe
di gran lunga preferito un lunghissimo incubo. Almeno si sarebbe svegliata
invece di restare intrappolata in una realtà che non poteva neanche pensare di
dover affrontare.
Percorreva il corridoio a passo deciso
nonostante tutto, ma quelle pareti bianche e vuote non riuscivano a confortarla
neanche un po’.
-Sam..- sussurrò Allie poggiando una mano sul suo braccio e facendo un cenno
col capo verso la ragazza bionda che si vedeva in fondo al corridoio.
Sam alzò la testa dalle mani e voltò gli
occhi per guardare se Liz fosse davvero arrivata. Si
alzò in piedi come lei li raggiunse.
-Liz...- sussurrò con voce
spezzata e deglutì nella speranza di trovare del fiato per parlare ancora.
Lei scosse la testa per fargli capire che
non aveva bisogno di molte altre parole. Era
tremendamente distrutta e non voleva provare ad immaginare come potesse
sentirsi Sam.
-Dov’è?-
-Ultima porta a destra.- rispose Sam
abbassando il capo.
La ragazza annuì e, prima di avviarsi verso
la direzione indicata, poggiò una mano sul braccio del ragazzo e gli rivolse lo
sguardo più incoraggiante che riuscì ad esprimere con i suoi occhi ancora
leggermente velati dalle lacrime.
Allie si alzò dalla
sedia su cui era seduta e quando Liz era ormai
scomparsa alla loro vista, raggiunse Sam. Lo strinse da dietro teneramente e
restò abbracciata a lui finché Sam non desiderò tornare a sedersi.
Inutile dire che Allie
si sentisse impotente davanti a una tale tragedia. E altrettanto inutile dire
che non cercasse neanche di trovare parole adatte. Sapeva che il falso
ottimismo in situazioni del genere non aiutava neanche un po’. Affiancò Sam e
cercò di consolarlo come poteva, non avendo altro da offrirgli se non il suo
caldo abbraccio.
Era il cuore di Liz
che riempiva il silenzio in quel corridoio. Alle sue orecchie giungeva solo
quel suono. Il contatto con la maniglia di acciaio gelida la fece quasi
sussultare. Aprì e richiuse la porta alle sue spalle. Respirò come poteva e si
voltò, non ancora pronta ad affrontare quella vista.
In cuor suo, aveva desiderato ogni singolo
giorno di poterlo rivedere. Certamente non avrebbe voluto che il suo sogno si fosse
realizzato proprio in quel terribile modo.
Dean era a un paio di metri da lei. Gli
occhi erano chiusi e le labbra leggermente dischiuse, ma non del loro solito
colore. La carnagione di Dean sembrava intonarsi perfettamente dell’ospedale.
Spenta e sospesa. Facevano eccezione due tagli sulla guancia destra, di un
vivido rosso.
I capelli biondi, sempre così
meravigliosamente morbidi, erano coperti da una fasciatura bianca. Appeso al
suo collo s’intravedeva un laccetto nero che scompariva nella veste da
ospedale. Doveva essere quel ciondolo di cui non si privava mai, pensò lei. Il
busto era avvolto da lenzuola sul celeste chiaro e le braccia erano lungo i
fianchi. Una flebo era infilata nel braccio sinistro e uno strumento che Liz aveva visto centinaia di volte nei telefilm era
applicato al dito medio della mano destra.
Non aveva voluto sapere la diagnosi. E in
quel momento più che mai l’unica e sola cosa che le interessava era che il beep insistente dell’apparecchio accanto al muro
continuasse a pulsare, segno che Dean era ancora vivo.
Lo guardò in viso e si avvicinò di qualche
passo, giusto per poterlo scrutare meglio e per immaginare che, da un momento
all’altro, potesse aprire i suoi occhi e rivelargli un sorriso autentico.
Poggiò il suo trench sullo sgabello, insieme alla borsa e alla lettera ber
ripiegata. Tirò su con il naso e continuò ad osservarlo. Il respiro era
debolissimo, il suo petto a malapena si sollevava. Dean aveva l’espressione di
essere sotto un enorme macigno di cui non poteva liberarsi.
Liz avrebbe dato via
tutta se stessa pur di poterlo aiutare. Avrebbe fatto qualunque cosa.
Alzò una sua mano tremante e l’allungò
verso il viso del ragazzo. La ritrasse prima che potesse toccarlo.
-Te l’ho detto che non ti avrei
abbandonato.- sussurrò mentre una lacrima scivolava giù –Avrei dovuto
farmi promettere da te la stessa cosa.-
Poggiò delicatamente una mano sulla sua e
accennò un sorriso.
–Ma starai bene. Ne sono certa, Dean. La
promessa l’hai fatta a tuo fratello. E a tuo padre. So che non te ne andrai
senza mantenerla.-
Sorrise di nuovo asciugando frettolosamente
la sua guancia, quasi temendo che Dean potesse vederla e rimproverarla del suo
pianto. –Quindi non fare il coniglio proprio adesso, Dean. Cerca di tornare
presto. La tua vita è qui. In nessun’altra parte.-
Gli accarezzò nel modo più delicato
possibile il viso, la pelle sembrava aver acquistato più spessore rispetto ai
suoi ricordi. Fece scorrere le dita
dalla fronte alla guancia, fino a soffermarsi per qualche secondo in più sulle
labbra. Si separò da esse a malincuore e sognò di poterle riassaggiare a breve.
Riprese le sue cose e raggiunse la porta. Gettò un ultimo sguardo, quasi
sperasse di ritrovarlo sveglio, e chinando il capo uscì dalla stanza.
Raggiunse Sam e la ragazza che non
conosceva sedendosi accanto a loro e rispettando il loro intimo silenzio.
Nell’aria si potevano respirare il dolore e il rammarico puri. Liz non aveva mai provato una sensazione del genere. Era
peggio del suo ricordo più triste.
-Abbiamo qualche possibilità?- ruppe
la quiete dopo qualche minuto interminabile.
Sam scosse la testa tra le mani, senza
aggiungere altro. Allison lo avvolse con un braccio e
respirò profondamente.
-I dottori dicono che sono molto remote.
E’ in coma da quattro giorni e dicono che se entro il quinto giorno non succede
nulla è probabile che la situazione resti la stessa per molto tempo.-
rispose senza guardare la ragazza.
Liz poggiò la testa al
muro e socchiuse gli occhi.
–Sono certa che Dean non si sta
arrendendo così facilmente. E non vorrebbe che noi lo facessimo.- disse
quasi rivolta solo a se stessa.
Sam si alzò di scatto dalla sedia e guardò
la ragazza con il viso rigato di lacrime. –Ti sembra che mi stia arrendendo,
Liz? Non hai la minima idea di cosa sto passando.-
Lei aprì gli occhi e incrociò il suo
sguardo, ignorando la sorpresa per quella reazione improvvisa. –Se vuoi che
sia sincera, Sam, non mi sembra che restare qui, seduti, aiuti a molto. E non
riesco a credere che tu non abbia trovato uno straccio di soluzione.-
Erano davvero uscite fuori dalla sua bocca
quelle parole?
-Che cosa???- protestò Sam.
Allie si alzò in piedi.
–Basta, ragazzi. Non è il luogo per scaricare
le colpe.- disse severa, ma senza alzare la voce. –Resto io qui. Sam,
voi andate via. Vedo che avete bisogno di parlare. Andate in un motel, ci
vediamo domattina.-
-Ma..- sibilò Sam.
-Non voglio proteste, Sam. Andate.-
Liz sospirò e guardò
il ragazzo.
–Forse è la cosa migliore da fare..-
sussurrò colpevole.
Sam si passò una mano tra i capelli e si
avviò verso l’uscita senza aggiungere altro. Liz
restò lì seduta e si trattenne con tutta se stessa dal crollare. -Giuro che
non sono venuta per creare problemi. Non è da me..E’ che..è tutto..-
Allie si sedette al suo
fianco. –Non è colpa tua. So che riesci ad immaginare come stia Sam.-
Liz scosse la testa e
si alzò.
–No, probabilmente non sarei dovuta
venire.- rispose rinfilandosi il trench.
Allie si avvicinò a lei
e le poggiò una mano sulla spalla, quasi come se si conoscessero da moltissimi
anni. –Sam sperava che venissi. Sperava che chiamassi Dean. Io non sono
molto d’aiuto, ma so che in precedenza tu sei riuscita ad esserlo. E so che Sam
ti vuole davvero bene.- le sorrise –Quindi non incolparti affatto. L’hai
detto tu stessa, non dobbiamo arrenderci. Dean ha bisogno di noi, adesso.-
Quel tono sembrava sincero alle orecchie di
Liz. Guardò la ragazza negli occhi e annuì cercando
di farsi coraggio.
–Ci vediamo domattina, allora.-
concluse accennando un sorriso riconoscente.
Voltò le spalle e camminò verso l’uscita.
Allie la guardò sparire
dal corridoio e camminò verso la stanza di Dean, decisa a prendersi un momento
con lui, visto che ancora non aveva avuto il coraggio di farlo.
Aveva evitato di badare a quel dolore struggente
quando aveva visto Dean sbattuto contro il muro e privo di sensi. Aveva evitato
di sentirsi in colpa per il sogno di cui Sam le aveva raccontato. E aveva
altrettanto cancellato le parole di Derek dalla sua testa.
Sam aveva la priorità. Sam era a pezzi e
doveva essere lei, questa volta, a fargli coraggio. Dentro di sé aveva sperato
più volte che quel sogno si fosse avverato così come era stato stabilito.
Desiderava poter essere lei al posto di Dean.
Perché ad un amore troncato si sopravvive,
quasi sempre. Ma alla perdita di un fratello, un fratello come Dean,
probabilmente no.
La sera era scesa più velocemente del
previsto e non aveva neanche cessato di piovere. Sam si era ripreso dall’arrabbiatura
sin da quando era entrato nella macchina di Liz.
Portare rancore con lei gli risultava impossibile. Raggiunsero il primo hotel
sulla statale e salirono in stanza.
Sam cominciò a raccontarle tutto quello che
avevano sofferto, scoperto e vissuto nei mesi successivi al loro ultimo
incontro. Le sue parole si succedevano velocemente, Sam non aveva bisogno di
lasciare molto tempo a Liz per ribattere. Lei
ascoltava attentamente.
Si accoccolò sul letto raccogliendo le
ginocchia al petto. Tutte quelle informazione le davano la nausea. Era
incredibile la vita. Sam e Dean erano davvero gli ultimi al mondo a meritare così
tanti problemi e dolori al seguito.
-Non avevo il diritto di trattarti così,
Sam.-
riuscì a dire solo dopo parecchi minuti in silenzio.
Sam si voltò a guardare la ragazza e
l’affiancò sul letto. Gli occhi arrossati e velati dalle lacrime costrinsero
Sam a sospirare profondamente. –Mi dispiace di averti travolto con tutto
quello che è successo in meno di mezz’ora. E mi dispiace di non averti
telefonato mai. Neanche io avevo il diritto di trattarti così, Liz.-
La ragazza accennò un sorriso e scosse la
testa. –Ti sarei semplicemente stata vicino, Sam. Lo sai.-
-Avete sofferto abbastanza, tu e Dean.
Non potevo fare il bambino nel farti venire quando sapevo che tra voi le cose
si erano rovinate.-
Liz non poté far a
meno di concordare, dopotutto. Sì voltò a guardarlo e deglutì. –Sono
contenta che Allison possa renderti così felice, Sam.
Deve essere una ragazza in gamba.-
Sam venne sorpreso dal cambio di discorso,
ma non fece opposizione. L’argomento sembrava valido per cercare di distrarsi
in quel clima così teso.
Parlarono a lungo cercando di dimenticare
che a pochi kilometri da loro Dean era steso su un lettino d’ospedale, con
poche probabilità di svegliarsi.
-E’ stata lei a dirmi che avrei dovuto
spedirla.- disse Sam guardando il soffitto e stringendo Liz
con un braccio.
Lei aveva il capo poggiato sul suo petto e
lo stringeva a sé. -Dovrò farle un monumento.-
-Ti avrei avvertita comunque, questa volta.-
rispose serio Sam. –Avrei avuto bisogno di te.-
Liz annuì e lo strinse
forte in risposta.
Come sette mesi prima, Sam si confidò con
lei e cercò quel disperato appiglio che la ragazza aveva saputo dargli quando
John era morto. Stavolta, Liz non ne trovava uno
neanche per se stessa.
Sapere cosa esattamente provava Sam la fece
sentire ancora più abbattuta e ancora più inutile. Sin da quando li aveva
conosciuti sapeva che l’uno non avrebbe potuto fare a meno dell’altro, ma
vederlo con gli occhi e sentirlo con il cuore era tutta un’altra cosa.
Le lacrime di Sam avevano smesso di
scivolare sul cuscino da un po’ e Liz era restata
sdraiata accanto a lui, nella speranza che potesse farlo sentire un
infinitesimo meglio. Quando si rese conto che il ragazzo si era addormentato lo
baciò sulla fronte e tirò su con il naso.
-Sono sicura che troveremo una
soluzione, Sam. Sono sicura.- sussurrò prendendo sonno anche lei.
Ad un trillo sottile si aggiunsero due
sobbalzi sul letto. Liz afferrò il suo telefono
poggiato sul comodino e, ancora con la voce impastata di sonno, rispose.
Come Sam sentì pronunciare il nome “mamma” si sfregò la faccia e si alzò dal
letto diretto in bagno. Era la prima volta, negli ultimi quattro giorni, che
riusciva a dormire qualche ora senza svegliarsi con incubi. Sapeva
perfettamente che quella sarebbe stata un’altra giornata vissuta aspettando di
ricevere l’illuminazione su come salvare la situazione di Dean. Dire che non si
sarebbe arreso era davvero poco. Suo fratello non aveva fatto altro che
proteggerlo, da anni, e lui non poteva ripagarlo lasciandolo a morire su uno
stupido letto d’ospedale.
Sul quale, tra l’altro, c’era finito solo
per colpa sua. E solo per quella sua ingenuità nel credere a quello che gli era
passato per la mente nei sogni di quella notte.
Alzò lo sguardo mentre si asciugava il viso
ed ebbe un flash.
-Sì, mamma. Torno il prima possibile.
Sì, te lo prometto. A presto..Sì, sì. Ciao, mamma.- blaterò ancora Liz prima di riattaccare.
Sam la raggiunse con un’aria stranamente trionfante.
-Che c’è?-
-Vestiti. Ho trovato come possiamo
aiutare Dean.-
Alla ragazza andò di traverso la saliva
mentre sentiva il cuore accelerare il ritmo. –Cosa?-
Allie guardò Sam e Liz. Poi Liz e Sam, poi ancora
Sam e Liz.
-Odio essere presa in giro. Non è proprio
il caso di farlo in questi giorni.-
-Allie, sii ragionevole.
E’ la cosa migliore.-
disse sincero Sam guardandola.
-Cosa??? E’ ragionevole fare patti con
demoni, Sam? E’ ragionevole, Sam? E’ ragionevole? No, dimmi. Lo è? Da quando
hai perso il cervello?- rispose sbalordita Allison.
Liz abbassò la testa.
Neanche lei era poi così tanto d’accordo con ciò che diceva Sam. Non ne capiva
molto di tutte quelle cose del soprannaturale, ma il brutto presentimento
c’era, eccome se c’era.
Sam respirò profondamente chiudendo gli
occhi. –E’ la nostra unica alternativa, Allison.
Lo sai bene.-
-No, Sam. No. Preferisco non averla
questa alternativa.- rispose secca lei.
Sam incassò il colpo sbarrando gli occhi. –Quindi
preferisci lasciare morire Dean? Lasciarlo in questo stato???-
-Non ho detto questo.- rispose Allie toccata.
-Non
m’interessa. Decido io questa volta. La
colpa è solo mia se lui non è con noi.- concluse Sam con un tono a
metà tra il volersi far rispettare e l’auto convincersi della cosa.
-Sam..Per favore.- insistette Allie.
Lui restò a incrociare il suo sguardo per
qualche secondo in più, ma alla fine crollò su una panchina con gli occhi
persi. –Sono io la causa di tutto questo, posso riscattarmi Dean solo così.-
Allie restò in silenzio
per qualche minuto, decisa a non lasciargliela vinta. Camminò verso di lui e
gli prese una mano. –Ma non è questo il modo adatto per discolparsi, Sam.
Anche se sai che credo proprio che tu non abbia colpa di nulla. Come credi
reagirebbe Dean sapendo quello che hai fatto?-
-Lui non lo saprà.-
Allie sospirò tesa.
Aveva la lenta sensazione che, nonostante la sua determinazione nell’opporsi,
Sam potesse davvero averla vinta, questa volta. –Sam, no. Hai il mio
appoggio sempre, ma questa volta no.-
Sam lasciò la sua mano. –Non me ne
faccio niente del tuo appoggio se mi abbandoni alla prima occasione.- Non
poteva credere che Allie lo stesse davvero facendo.
Lo stava ostacolando.
-Alla prima occasione, Sam? La prima
occasione?- rispose Allie ferita ottenendo come
conseguenza Sam in piedi e distante da lei. Si alzò anche lei e aprì le
braccia. –Ti sto solo dicendo che non è questo il modo. Non è questo il
modo, accidenti! Ma che ti prende!!! Cosa vuoi da me??? Speravi che ti dicessi:
sì, Sam, vai. Perché no! Corri a farti uccidere nel giro di qualche anno e dai
la tua vita per quella di tuo fratello! Tanto chi lasci qui non ti ama per
niente, quindi non sentirà la tua mancanza!-
-Dovresti incoraggiarmi, non ostacolarmi
così! Credi che per me sia facile? Credi che veda l’ora di farmi uccidere da
quei maledetti cani?- rispose con foga Sam.
-Sam, non posso! Ma non
riesci ad arrivarci? Per una buona volta in questi giorni, ascoltami, cavolo!
Non posso sopportare l’idea di perderti così. Non senza aver continuato a
cercare fino alla nausea!- rispose Allie convinta.
-Io ho cercato, Allie.
Lo sai che l’ho fatto. Non c’è altra soluzione, accidenti!- gridò dalla
disperazione. Si coprì il volto con le mani, bagnate immediatamente dalle
lacrime che scivolarono lungo le sue guance. –Non so più che altro
pensare..Non voglio lasciarlo morire così. Non voglio..non posso. Lui...-
si voltò a guardare Allie. –Non ce la faccio più, Allie. Non posso, ti prego..Ascoltami..-
Sussurrò le ultime parole afflosciandosi su
una panchina.
Allie lo guardò negli occhi,
non l’aveva mai visto così disperato e non credeva che un essere umano potesse
raggiungere quello stato di distruzione interiore. Prese un bel respiro per
evitare qualunque lacrima improvvisa. Abbassò il capo e lo raggiunse lentamente
avvolgendolo con un braccio. Lo baciò su una tempia.
-Lo sai che non è la scelta giusta, Sam.
Ti conosco, e saresti il primo ad impedire a Dean di fare una cosa del genere
per te. Lo so..E lo sai anche tu.- gli sussurrò all’orecchio dolcemente.
Sam cercò di
staccarsi da lei, invano. –No...Ti prego..Lasciamelo fare...-
-Sam..Non te lo
perdonerebbe mai.-
continuò Allie abbracciandolo teneramente.
Sam si coprì ancora il volto con le mani e
lo nascose nell’abbraccio con la ragazza. Non era questione di arrendersi,
pensò. Dean non avrebbe mai perdonato la sua azione. Nè
il sacrificio nè la resa.
-Dobbiamo trovare un’altra soluzione,
allora. Non lo..lascio così.-
concluse con un filo di voce.
Allie annuì.
–Sì, Sam. Troveremo un'altra maniera. Te
lo prometto.- sussurrò accarezzando la sua schiena.
Sam si alzò dalla panchina dopo parecchio
tempo. Erano rimasti loro tre, lì, nel piccolo parco dell’ospedale, senza
aprire bocca.
Il ragazzo guardò Allie.
–Rientro da Dean..- sussurrò.
-Sì,
vai..- rispose annuendo Allison.
Liz, appoggiata alla
staccionata, seguì con lo sguardo il passo lento di Sam e sospirò.
-Tu
non credi che io sia una strega, vero?- la sorprese Allie
parlando senza guardarla.
Liz alzò lo sguardo.
La guardò confusa e respirò. –Io..mi
dispiace se ho dato un minimo di spinta a Sam. Avevo questa sensazione che non
fosse una buona idea..ma non ne capisco tanto quanto te.-
-Non
mi hai risposto.-
Liz annuì colpevole.
Sviare quella domanda non le era riuscito bene. Si andò a sedere accanto alla
ragazza e guardò verso il parcheggio, poco più distante da loro.
-Non
ti conoscono. Ma mi fido di Sam.-
-Non
sono una strega, allora.- concluse Allie
sospirando.
Liz si voltò
finalmente a guardarla. –No, non credo
proprio. E…non posso biasimarti, davvero.-
Allie non rispose, ma
distolse lo sguardo. Il silenzio occupò i successivi due o tre minuti.
Liz prese a
giocherellare con il suo portachiavi.
-Sam mi
ha raccontato..Mi ha detto del sogno.- disse.
-Sospettavo
che l’avesse fatto.-
Liz annuì. –Mi dispiace davvero per tutto questo.-
-Già..-
mormorò Allie. Le lacrime erano più forti di lei,
stavolta. Si era trattenuta a lungo, ma l’unica cosa che riuscì a fare in quel
momento fu asciugarsi con il dorso delle mani le guance.
Liz le concesse la
privacy di cui aveva bisogno, ma il cuore le si stava sciogliendo. Capiva
quello che la ragazza stava passando. Accidenti, doveva essere un peso orribile
da portare.
-Non
è colpa tua.- sussurrò.
-Cosa?-
finse Allie.
-Vuoi
che qualcuno ti dica che non è colpa tua.-
-Non
se creda che, in realtà, è colpa mia.-
rispose Allie di getto.
-Hai
ragione..Ma io credo davvero che tu non abbia colpa.- replicò sincera Liz.
-Non
mi conosci..-
-No,
ma ho sentito la storia. Non l’avrò vissuta, ma so come sono andate le cose. E
mi fido di te perché Sam lo fa. So che non c’entri niente, tu..come potresti?-
continuò Liz.
Allie raccolse le
ginocchia al petto e restò in silenzio. Quella era la prima volta che qualcuno
calcolasse anche lei, in tutto quel trambusto.
-L’unico
modo per aiutare Sam è di smettere di darsi questa colpa inesistente e
perdonarsi prima che tutto precipiti verso un luogo dal quale è impossibile
tornare.-
Gli occhi di Allie
tornarono a gonfiarsi di lacrime. Liz si voltò a
guardarla e le poggiò amichevolmente una mano sul braccio.
-Quando
c’è in ballo l’amore è difficile..andare avanti. Ma..non puoi distruggerti
pensando che se tu non avessi conosciuto Sam non sarebbe successo nulla. Quel
Derek e quel..demone, a quanto pare, hanno solo colto l’occasione. Avrebbero
fatto in un altro modo se non c’eri tu, fidati. Non disperdere le tue forze colpevolizzandoti
così.-
-Io..non
posso. Non posso..- mormorò Allie cercando di
guardare altrove.
Liz annuì e si alzò
dalla panchina.
-So che
vorresti che le cose fossero andate diversamente. Che tu fossi sul quel letto.- le disse dolcemente. –Perché è quello che vorrei anche io, per
me. Ma..la speranza non è persa, Allison. La
soluzione c’è e tu lo sai. Dobbiamo solo cercare di dimenticare come dovrebbe
essere e rendere questa realtà come vorremmo che fosse.-
Allie abbassò lo sguardo
e si morse un labbro.
Liz accennò un
sorriso. –Raggiungo Sam..tu..pensaci,
okay? E ricordati che non sei sola. Siamo tutti coinvolti e ne usciremo.-
Liz voltò le spalle e
camminò verso l’entrata dell’ospedale.
-Grazie,
Liz.-
sussurrò Allison prima che la ragazza bionda oltrepassasse
la porta.
Liz sorrise tra sé ed
entrò nell’edificio.
Si era quasi preparato a perdere Allison, ma Dean no. Suo fratello sul lettino d’ospedale
era peggio di qualunque altro incubo che aveva vissuto nel sonno o nella
realtà.
Si sedette sullo sgabello e restò a fissare
Dean con un’espressione vuota, come credesse di trovarsi nel corpo di qualcun
altro.
La sua memoria vagava in tutti gli anni
passati. Non riusciva a ricordare un giorno in cui non avesse pensato a lui,
nel bene o nel male. Aveva da sempre creduto di essergli profondamente debitore
e altrettanto ingrato per avergli voltato le spalle durante quei lontani giorni
all’università.
Eppure teneva a lui più dei suoi stessi
genitori. Era tutto: il fratello protettivo, l’amico strafottente, il padre
mancato.
E lui, lui che aveva da sempre creduto di
essere tanto diverso da suo fratello, si rendeva conto proprio in quel momento
che loro due erano una cosa sola. Un nodo stretto sulla stessa corda.
Si alzò lentamente dallo sgabello e, per la
prima volta, riuscì a stringergli una mano, superando lo scarso centimetro di
distanza che lo separava da lui fino al giorno prima. Capì che il desiderio di
sentire la mano di Dean rispondere alla sua era troppo grande per essere
taciuto e si ripromise che stavolta avrebbe davvero risolto la situazione.
Uscì velocemente dalla stanza, fermamente
convinto di dimenticare quelle ultime parole scambiate con Allison.
Quasi come se gli avesse letto nella mente,
Liz lo aspettava proprio in corridoio, ansiosa di
vedere Sam. Quando colse il suo sguardo capì che l’unica soluzione era quella
che balenava nella mente di entrambi. –Troviamo
quest’incrocio, Sam.-
Lui annuì richiudendo la porta della stanza
di Dean e, insieme, uscirono dall’ospedale diretti nell’unico luogo in cui non
avrebbero mai dovuto recarsi.
-E
ora?- chiese Liz trattenendosi per limitare il
tremolio della voce.
Sam coprì meglio la scatoletta miracolosa
con la terra ancora bagnata e si rialzò in piedi affiancandola. –Ora aspettiamo.-
Liz non ebbe neanche
il tempo di deglutire che una voce suadente e al tempo stesso da brividi li
costrinse a voltarsi.
-Che
scarsa fiducia avete nella puntualità della nostra razza.- disse
scoprendosi alla luce del tramonto. –Ditemi..cosa
volete?-
-Indovina?
Un patto.- rispose secco Sam.
La donna sorrise e fece un paio di passi
verso i due ragazzi. –Oh, giusto.
Vediamo..chi dei due?-
-Io.-
Il demone scoppiò a ridere fragorosamente.
Sam e Liz avevano risposto forte e chiaro
contemporaneamente. Il ragazzo si voltò a guardare lei, spiacevolmente
sorpreso. –Liz, non se ne parla proprio. Assolutamente no.-
Liz lo guardò negli
occhi, sincera. –Sarei il minimo dolore,
Sam. Dean non può perdere suo fratello.-
-No,
Liz. Lascia stare. Ti prego, cosa vai a pensare?!-
-Beh,
vedo che siete parecchio indecisi, no?- li interruppe la donna –Mi dispiace dover prendere la decisione per
voi. Tu, Samuel Winchester non verrai accontentato. Sarei esiliata dall’Inferno
se ti sprecassi con l’anima di tuo fratello.-
-Voi
volete me. Volete me e io mi sto offrendo in cambio di un piccolo favore. Qual
è il problema? Che altro volete?-
-Semplice,
caro. Te vivo.-
-Ma
perché? Fate di me ciò che volete, non m’interessa! Ma Dean deve essere
salvato, all’istante.-
Il demone donna riprese a ridere. –Ma non capisci? Non ne vale proprio la
pena. Sacrificarsi per lui..quando avresti ben più alti e onorevoli compiti.-
Sam indurì la sua espressione e fece un
passo minaccioso verso di lei. –Voi
dovete accettare il mio patto. Sono queste le regole.-
La donna scosse la testa, neanche
minimamente toccata dal quel tono aspro. Voltò gli occhi su Liz.
–Su di te possiamo trattare, però. Ci
servirebbe un cuore così puro, lì giù.-
Liz deglutì a forza.
-Lei
non è trattabile affatto. Allontanati da lei.- rispose Sam ponendosi tra le
due.
La ragazza fermò Sam con una mano e fece un
passo verso il demone. –Dean torna vivo
e vegeto e continuerà la sua vita come ha sempre fatto. Queste sono le
condizioni.-
-Liz, per
favore. Non fare sciocchezze.- s’intromise serio Sam.
-Sam, ti
prego. Non rendere tutto ancora più difficile. E’ una mia decisione. Sai che ho
ragione.-
tagliò corto lei tornando a voltare lo sguardo verso la donna, in attesa di una
risposta.
Il demone sorrise
perfida. –Non vuoi sapere quanti altri
mesi di vita ti aspetteranno?-
-Quanti?-
-Diciotto.
Un anno e mezzo a partire da oggi.-
Sam interruppe lo scambio di battute per
l’ennesima volta e prese Liz per un braccio,
trascinandola poco più in là. –Perché
vuoi farlo, Liz? Perché non..ragioni un po’?-
-E’
la cosa che volevi fare anche tu, Sam. Non biasimarmi.-
-E’…diverso.-
-No,
è uguale, Sam. E forse anche meglio. Per lo meno, Dean continuerà ad avere suo
fratello accanto.-
-E
tu?-
-Io,
cosa, Sam?-
-Lo
sai. Dean non sarà così felice di perderti definitivamente.-
Quasi non riusciva a respirare più. Abbassò
colpita lo sguardo. Come aveva fatto a non pensare alle conseguenze di quel
gesto di cui era diventata così certa? Come non aveva potuto pensare a Dean,
una volta che scoperto tutto?
Se la sarebbe cavata. Era abbastanza forte
da poter gestire la cosa.
La vita di Dean era l’unica e sola priorità.
Il resto, non contava.
–Sopravviverà, come..ha fatto fino ad ora.- mormorò.
-Liz, ti
prego, non fargli questo. Non se lo merita.-
-Infatti.
Lui merita di vivere, Sam. E’ l’unica cosa che posso dargli.-
Sam scosse spaurito la testa, cercando di
non tradirsi. –No, Liz.
Non farci questo..-le rispose implorandola.
Lei lo guardò negli occhi, con
quell’espressione dolcissima che avrebbe intenerito chiunque, eppure tanto
decisa da far tremare per le conseguenze.
–Riesco
a vederti dentro, Sam. E so perfettamente che vorresti che fossi io la
soluzione a questa tragedia.-
-No,
Liz. Non ho proprio intenzione di mandarti in pasto a
questa gente.-
-Ma
vuoi Dean, Sam.-
replicò comprensiva –Vorresti aver
trovato un altro modo, ma sai che questo è l’unico. E sai che io sono la minore
perdita per sistemare le cose.-
Sam scosse la testa vistosamente, quasi
come a voler scrollare tutti quei pensieri dalla sua mente. Ma Liz aveva ragione sul suo conto. Lui la pensava esattamente
così. Lei era stata solo la traduttrice dei suoi pensieri in suono.
Eppure, non capiva perché si era ridotto a sperare
di perdere Liz invece di se stesso. Abbassò lo
sguardo e liberò la ragazza dalla presa sulle sue spalle. –Io..mi sbaglio, Liz. Ti prego..Non farlo.-
-Non
ho molto altro tempo da passare qui per i convenevoli.- tuonò la voce
suadente della donna.
Liz guardò Sam nei
suoi occhi imploranti e poi volse lo sguardo sul volto del demone.
-Liz,
troviamo un altro modo..Ti prego..No..- insistette ancora Sam.
La donna la guardò in attesa di una
risposta.
Liz si ritrovò
interdetta. Per la prima volta dopo aver messo piede in quella strada. E non
l’aveva spaventata il guizzo nero negli occhi della donna, né tantomeno il
fatto (assurdo, per lei) di ritrovarsi faccia a faccia con una creatura che
esisteva solo nei libri.
Era terrorizzata dal fatto che, magari, se
davvero avessero cercato meglio, forse, con un bel po’ di fortuna, avrebbero
trovato un’altra soluzione plausibile.
Chiuse all’istante gli occhi sentendoli
bruciare per le lacrime. Tante, forse troppe immagini cominciarono a succedersi
rapidissime. New York, l’università, il suo appartamento, la sua macchina..i
suoi genitori, Sam e Dean.
Ricordi sparsi eppure definiti nei minimi
dettagli, immagini lontane fino alla sua infanzia e vicine fino al lettino
d’ospedale di Dean.
Quale era la scelta giusta? Quale avrebbe
portato meno sofferenza?
-Allora,
affare fatto, dolcezza?- rimbombò nell’aria intorno a lei.
“… Speravo di poterti rivedere prima che succedesse
tutto questo. Avrei desiderato incrociare i tuoi occhi ancora, solo per poter
sorridere di nuovo. Adesso è troppo tardi.
Io ti ho pensato dal primo istante in cui ti ho vista
su quel letto in quella stanza di motel, nonostante il nostro “incidente” poco
prima. E ti ho amata, forse da ancora prima di conoscerti. Sei stata il mio
unico e sconosciuto desiderio a diventare reale.
Ti amo. E stavolta non mi vergogno a dirlo. Ti amo.
Dean”
Ps. Lo so che mi
volete morta per aver lasciato il finale così. Lo voglio anche io, ma non
sapevo come altro chiudere il capitolo! XD Pardon!!!!
Pps. La lettera di
Dean l’avevo in mente da un sacco di tempo. E l’ispirazione è arrivata grazie
alla colonna sonora di Pocahontas “If I never knew you”.