RINGRAZIAMENTI:
rieccomi qui a scrivere per voi, Dio non sapete quanto mi siete mancati tutti
quanti…da parte della mia pigrizia chiedo scusa per il ritardo, ma sto già
lavorando al prossimo capitolo per farmi perdonare!! Giuro che il prossimo lo
posto appena lo finisco senza far passare quasi un anno…
Per
iniziare ringrazio bambolina_elettrica e chia94th per i commenti, mi avete fatta
arrossire
Per
quella pazza di srizzoth95: come puoi ben constatare i tre capitoli in anticipo
me li sogno la notte…quindi ti autorizzo a venire a cercarmi armata di fucile
pur di farmi continuare a scrivere!!! Un’ ultima cosa: se l’infarto non ti ha
ucciso, spero di riuscire a farlo ora ( ovviamente non lo dico con cattiveria
<3 )
Per DarkViolet92: mi unisco a te nel cantare
l’alleluja e chiunque voglia unirsi a noi è il ben
accetto!!!
Per
mewmina_91: stanotte è prevista neve rosa su tutta Italia, grazie al mio nuovo
capitolo
Ed
infine, ma non meno importante per stefy: purtoppo non sono riuscita ad aggiorna
entro la fine del 2009, mi perdoni??? *.* comunque spero ti sorprenda anche
questo capitolo e ti piaccia come gli altri…
In
attesa dei vostri nuovi commenti, non mi resta altro che ringraziarvi tutti una
seconda volta ( facciamo anche una terza che non guasta mai) per la pazienza e
l’affetto dimostrato in questi lunghissimi mesi di attesa e augurarvi una buona
lettura col nuovo capitolo…
Un
bacione enorme a tutti
_sarettola_
Una
vita con i kaulitz
Capitolo
13: e siamo solo al primo giorno
-mi sento osservato- mugugnò Bill mano
nella mano con Sarah.
Era
il primo giorno di scuola in Italia dopo aver trascorso un lungo periodo in
Germania; già dall’alba la ragazza era iperattiva e non aveva smesso un momento
di parlare facendo venire il mal di testa al cantante.
-tranquillo amore mio, vedrai che andrà tutto
bene!- lo rassicurò lei dandogli un bacio sulla
guancia.
Erano
fermi sotto il porticato della scuola aspettando gli altri della compagnia,
mentre gli altri studenti che entravano, passando davanti a loro, gettavano uno
sguardo incuriosito.
-ho capito chi sei!!!- urlò
all’improvviso una ragazza non molto distante –tu sei Bill Kaulitz!!!- e si gettò al
collo del ragazzo spingendo via la brunetta.
In
men che non si dica tutte le fan della band si accalcarono attorno a Bill,
isolando lentamente la sua fidanzata che si ritrovò a quasi due metri di
distanza da lui.
“incredibile” pensò la ragazza
decisamente seccata, certo sapeva che era famoso e scene del genere si
presentavano ovunque andassero, sperava, però, di essere tenuta in
considerazione anche lei; così col broncio e gli occhi tristi rimase in disparte
a guardare quella scena oltre modo irritante.
-direi che non è un buon giorno- disse
una voce alle sue spalle facendola voltare: gli altri erano finalmente arrivati
e sulle sue labbra riaffiorò un dolce sorriso.
-diciamo che è il “prezzo” da pagare per la
sua notorietà- e abbracciò tutti quanti cercando conforto nel suo fratello
acquisito.
-vado io a salvarlo- asserì Tom in tono
glorioso, partendo a passo di carica alla volta della
massa.
-ditemi
se non è un povero cretino-
commentò Michela, mentre atterrita, guardava le fan che si scatenarono
all’arrivo del chitarrista.
Nessuno
rispose anzi si limitarono a una scrollata di spalle e a dirigersi verso il bar
della scuola dove rimasero fino al suono della campana d’inizio
lezioni.
Il
ripescaggio dei due dispersi fu più arduo del previsto e solo l’intervento del
preside risolse la situazione.
-ci scusi- dissero le tre ragazze poco
dopo nell’ufficio del direttore, sentendosi responsabili del caos
creatosi.
-tranquille- le tranquillizzò il
responsabile –in fin dei conti è normale
che succedano cose di questo genere e non me ne
stupisco-
-beato lei- commentò piccata la mora
seduta di fronte alla scrivania interrompendo il discorso.
-ora passiamo a cose più importanti,
giovanotti: per quanto riguarda i corsi io vi metterei in quello di musica, se a
voi sta bene…-
-le ragazze che corso seguono?- domandò
Bill che a quanto pareva, non gli piaceva per niente l’idea di doversi separare
dalla sua metà imbronciata.
-io musica- iniziò Alice orgogliosa di
poter mostrare al proprio fidanzato che anche lei aveva un’ottima preparazione
in fatto di musica.
-chimica e scienze- asserì Sarah alzando
la mano come per sottolineare che c’era anche lei.
-e io lingue straniere- concluse Michela
emozionata.
-io allora proporrei un’alternativa: io
seguirò il corso di Sarah, Tom quello di Michela mentre Georg e Gustav quello di
Alice; che ne dite?!- propose il cantante.
La
risposta era più che scontata e nemmeno il preside si oppose, così, una volta
congedatisi, ognuno si diresse verso la propria aula, augurandosi a vicenda
buona fortuna.
Rimasti soli, Bill tentò di abbracciare
la propria ragazza, ma quest’ultima si scostò continuando a camminare in
silenzio e con lo sguardo fisso di fronte a sé. Sapendo che era meglio non
fiatare, domandare o provare a scusarsi, onde evitare una bella litigata
mattutina, il ragazzo rimase zitto al suo fianco seguendo i suoi passi e, ogni
tanto, spiando i lineamenti di lei marcati dalla rabbia.
“e siamo solo al primo giorno…” pensò
desolato mentre, raggiunta l’aula, varcava la soglia.
La
classe era radiosa: dai tre finestroni sulla parete opposta entrava la fredda ma
luminosa luce di fine gennaio. Al posto dei banchi vi erano dei tavoli di
piastrelle bianche, simili a quelle che si potevano trovare nei bagni, e carichi
di alambicchi e provette di ogni genere e colore, barattoli, bilance, pinze e
contagocce; sembrava di stare in un mondo diverso da quello scolastico, un mondo
di cui Bill non sapeva nemmeno l’esistenza, fino ad ora.
-benvenuto signorino Kaulitz, ma che bella
sorpresa- lo accolse gelida la professoressa che subito dopo rivolse uno
sguardo radioso a Sarah –ci sei mancata
cara, finalmente ho riavuto la mia allieva migliore
-grazie mille professoressa, anch’io sono
felice di rivederla- e senza aggiungere altro si diresse verso il tavolo
libero più vicino, lasciando il povero cantante in balìa della classe e
dell’insegnante.
-spero di ottenere da lei risultati
eccellenti, altrimenti sarò costretta a chiedere un suo trasferimento- finì
quest’ultima ritornata gelida come una tempesta polare.
Il
cantante rimase interdetto e dopo pochi minuti di smarrimento di fronte a quella
donna, che pareva più a un medico che a un docente per via del camice bianco,
cercò la sua ragazza, già al lavoro al suo tavolo, e la raggiunse senza
fiatare.
-cosa devo fare?- chiese divertito una
volta vicino a quegli strani strumenti che gli parvero
giochi.
-tanto per cominciare non toccare nulla!-
gli soffiò la ragazza infastidita –poi
lavati le mani, prendi camice e guanti dall’armadio in fondo all’aula e poi
chiedi alla professoressa-
Ancora
una volta non si azzardò a rispondere e fece come gli aveva detto la ragazza
senza emettere un suono e facendo sparire all’istante il sorriso divertito dalla
faccia. Forse era arrabbiata e offesa per il trambusto di prima o, forse, quella
era la vera, Sarah una bambola di ghiaccio dal camice bianco e la testa immersa
nel mondo della scienza e non la persona dolce e solare che era in
Germania.
“e siamo solo al primo giorno…” pensò
Bill mentre si avvicinava alla cattedra.
***
Intanto
al piano superiore, nell’aula di letteratura inglese, il gemello non se la
cavava tanto meglio: appena entrato in classe le compagne si erano scatenate
alla sua vista ed erano partite domande a raffica a cui non sapeva o non voleva
rispondere.
-su ragazze, da brave…-rimproverò
dolcemente l’insegnante.
Tutti
si ricomposero e Tom, vicino alla sua Mimì, si sentì finalmente al
sicuro.
-allora signorino Kaulitz- sorrise
mielosa la docente –non sarebbe così
gentile da presentarsi alla classe e all’insegnante?-
Il
rastaro sbiancò all’improvviso e con voce incerta iniziò a raccontare di sé, ma
all’improvviso venne fermato da una tossetina fastidiosa, la
professoressa.
-signorino Kaulitz- lo richiamò
sogghignando –forse non ha capito che qui
siamo nell’aula di inglese e che qui lei è strettamente tenuto a parlare
inglese- concluse sottolineando l’ultima parola.
Pereso
un bel respiro per calmarsi e cercare la concentrazione, il chitarrista
ricominciò la sua presentazione incespicando: l’inglese non era stata la sua
materia preferita durante gli anni di studio, infatti non lo aveva mai studiato
a fondo, e ora si trovava decisamente in difficoltà. Fortunatamente aveva
accanto la sua ragazza, che gli suggeriva frasi e parole.
-signorina- la richiamò la docente,
interrompendo ancora una volta Tom che iniziava a irritarsi –le pare il caso di suggerire; una rockstar
del suo livello saprà certamente comporre un discorso in inglese, senza l’aiuto
di nessuno-
-mi scusi- mormorò la rossina con le
guange in fiamme per lìimbarazzo e lo sguardo basso.
Ancora
una volta il nuovo arrivato dovette ricominciare da capo la sua presentazione e
lo dovette fare tante altre volte
ancora per tanti altri motivi stupidi, tanto che ora sapeva a memoria le
parole e l’ordine in cui andavano e il discorso deivenne una noiosa
cantilena.
-discreto direi- commentò alla fine
l’insegnante con voce smielata prima di alzarsi dalla seggiola e andare alla
lavagna a scrivere la parola “orfanotrofi”.
La
campanella per grazia divina suonò in quell’istante e tutti ,in particolare il
chitarrista, tirarono un sospiro di sollievo e si diressero verso la porta
dell’aula.
-signorino Kaulitz, dove crede di andare così
di fretta?lei deve assolutamente fermarsi qui con me un’ altra ora per
recuperare il programma e fare una pagina di commento a questa parola in
riferimento a Dickens-
Le
budella del ragazzo si attorcigliarono dalla rabbia e dalla frustrazione, mentre
con aria da funerale tornava al banco di Michela e, dopo aver preso carta e
penna, iniziò a scrivere il tema con una sola frase che gli riempiva la testa
“e siamo solo al primo
giorno…”
***
La
campana della seconda ora era appena suonata e Alice, in compagnia di Georg e
del fidanzato, entrò nell’aula di orchestra dove li accolse un gioviale e
alquanto strambo professore: era un uomo sulla cinquantina con barba e capelli
talmenti folti da nascondere la bocca; senza contare che con la camicia di
flanella a quadri sembrava un boscaiolo.
-oggi, gentili signori e cortesi
donzelle- esordì, quando tutti gli alunni ebbero preso posto –abbiamo tra noi due artisti stranieri, che
ci allieteranno con della buona musica- e con un gesto fin troppo tatrale,
invitò i nuovi arrivati ad alzarsi, salutare la classe e avvicinarsi alla
postazione del direttore d’orchestra.
-allora, ditemi cari i miei giovanotti, che
strumenti suonate- domandò loro con la curiosità che gli brillava
negl’occhi.
-batteria-
-basso elettrico- risposero Gustav e
Georg orgogliosi dei loro strumenti che li avevano resi famosi e del ruolo che
avevano nella band.
-no,no miei cari- sorrise il docente,
veramente divertito dalla risposte ricevute –intendo strumenti veri, non fabbriche di
rumori-
I
ragazzi non seppero cosa rispondere, rimasti allibiti e un poco offesi per come erano state chiamate le loro
passioni musicali.
-se non avete una risposta posso aiutarvi
io- gioì l’insegnate, contanto più che mai di poter iniziare nuovi studenti
alla musica d’orchestra –direi di
iniziare a provare con gli ottoni!!- e presi sottobraccio i due tedeschi, li
fece accomodare su due sedie e mise loro in mano una tromba e un
cormo.
-iniziamo!!!-
Tutta
l’orchestra iniziò a suonare un brano di Mozart, tranne georg e gustav che
stavano per morire soffocati: sembrava che più i due davano fiato, meno gli
strumenti volessero suonare.
-direi che questi non sono per voi-
constatò giulivo il docente mentre, ridacchiando come un bambino, toglia di mano
ai ragazzi troma e corno.
-
che ne direste dei fiati?!- e ancora
una volta, senza aspettare risposta, li spostò vicino ad altri studenti e diede
loro un bell’oboe e un flauto traverso.
-sta scherzando,vero?!- chiesero
preoccupati bassista e batterista.
-maestro- chiamò Alice dal suo posto da
pianista –io proporrei qualcosa di più
simile alle loro “fabbriche di rumore”-
L’idea
era talmente semplice e spontanea, che l’uomo si diede una piccola botta sulla
frontee concordando con l’allieva, mise Georg al contrabbasso e Gustav ai
tamburi.
-credo proprio che questa è la scelta
migliore- commentò infine guardando sottisfatto gli
alievi.
-io non so suonare questo coso…- provò a
lamentarsi il bassista, ma il professore sorrise senza ascoltarlo e diede il via
al gruppo. Tutti nel brano che stavano eseguendo avevano un ruolo se non
principale, almeno importante, mentre ai due ragazzi tedeschi non rimase altro
da fare che sospirare scoraggiati, pensando con ironia
“e
siamo solo al primo giorno…”
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