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Autore: _Sarettola_    26/04/2010    2 recensioni
Sarah è un adolescente come tante, che per passione, si è iscritta ad un corso per truccatori di scena; è grazie a questo corso se si ritrova catapultata in germania per lavorare con la sua band preferita. Come se non bastasse, tra concerti, cadute in acqua, Natale e litigi, viene raggiunta dalle sue migliori amiche, che la aiuteranno a tenere a bada i 4 adolescenti...o forse è il contrario?!?!!!
Genere: Romantico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RINGRAZIAMENTI: rieccomi qui a scrivere per voi, Dio non sapete quanto mi siete mancati tutti quanti…da parte della mia pigrizia chiedo scusa per il ritardo, ma sto già lavorando al prossimo capitolo per farmi perdonare!! Giuro che il prossimo lo posto appena lo finisco senza far passare quasi un anno…

 

Per iniziare ringrazio bambolina_elettrica e chia94th per i commenti, mi avete fatta arrossire

 

Per quella pazza di srizzoth95: come puoi ben constatare i tre capitoli in anticipo me li sogno la notte…quindi ti autorizzo a venire a cercarmi armata di fucile pur di farmi continuare a scrivere!!! Un’ ultima cosa: se l’infarto non ti ha ucciso, spero di riuscire a farlo ora ( ovviamente non lo dico con cattiveria <3 )

 

Per  DarkViolet92: mi unisco a te nel cantare l’alleluja e chiunque voglia unirsi a noi è il ben accetto!!!

 

Per mewmina_91: stanotte è prevista neve rosa su tutta Italia, grazie al mio nuovo capitolo

 

Ed infine, ma non meno importante per stefy: purtoppo non sono riuscita ad aggiorna entro la fine del 2009, mi perdoni??? *.* comunque spero ti sorprenda anche questo capitolo e ti piaccia come gli altri…

 

In attesa dei vostri nuovi commenti, non mi resta altro che ringraziarvi tutti una seconda volta ( facciamo anche una terza che non guasta mai) per la pazienza e l’affetto dimostrato in questi lunghissimi mesi di attesa e augurarvi una buona lettura col nuovo capitolo…

Un bacione enorme a tutti

_sarettola_

 

Una vita con i kaulitz

Capitolo 13: e siamo solo al primo giorno

 

-mi sento osservato- mugugnò Bill mano nella mano con Sarah.

Era il primo giorno di scuola in Italia dopo aver trascorso un lungo periodo in Germania; già dall’alba la ragazza era iperattiva e non aveva smesso un momento di parlare facendo venire il mal di testa al cantante.

-tranquillo amore mio, vedrai che andrà tutto bene!- lo rassicurò lei dandogli un bacio sulla guancia.

Erano fermi sotto il porticato della scuola aspettando gli altri della compagnia, mentre gli altri studenti che entravano, passando davanti a loro, gettavano uno sguardo incuriosito.

-ho capito chi sei!!!- urlò all’improvviso una ragazza non molto distante –tu sei Bill Kaulitz!!!- e si gettò al collo del ragazzo spingendo via la brunetta.

In men che non si dica tutte le fan della band si accalcarono attorno a Bill, isolando lentamente la sua fidanzata che si ritrovò a quasi due metri di distanza da lui.

incredibile” pensò la ragazza decisamente seccata, certo sapeva che era famoso e scene del genere si presentavano ovunque andassero, sperava, però, di essere tenuta in considerazione anche lei; così col broncio e gli occhi tristi rimase in disparte a guardare quella scena oltre modo irritante.

-direi che non è un buon giorno- disse una voce alle sue spalle facendola voltare: gli altri erano finalmente arrivati e sulle sue labbra riaffiorò un dolce sorriso.

-diciamo che è il “prezzo” da pagare per la sua notorietà- e abbracciò tutti quanti cercando conforto nel suo fratello acquisito.

-vado io a salvarlo- asserì Tom in tono glorioso, partendo a passo di carica alla volta della massa.

-ditemi se non è un povero cretino- commentò Michela, mentre atterrita, guardava le fan che si scatenarono all’arrivo del chitarrista.

Nessuno rispose anzi si limitarono a una scrollata di spalle e a dirigersi verso il bar della scuola dove rimasero fino al suono della campana d’inizio lezioni.

Il ripescaggio dei due dispersi fu più arduo del previsto e solo l’intervento del preside risolse la situazione.

-ci scusi- dissero le tre ragazze poco dopo nell’ufficio del direttore, sentendosi responsabili del caos creatosi.

-tranquille- le tranquillizzò il responsabile –in fin dei conti è normale che succedano cose di questo genere e non me ne stupisco-

-beato lei- commentò piccata la mora seduta di fronte alla scrivania interrompendo il discorso.

-ora passiamo a cose più importanti, giovanotti: per quanto riguarda i corsi io vi metterei in quello di musica, se a voi sta bene…-

-le ragazze che corso seguono?- domandò Bill che a quanto pareva, non gli piaceva per niente l’idea di doversi separare dalla sua metà imbronciata.

-io musica- iniziò Alice orgogliosa di poter mostrare al proprio fidanzato che anche lei aveva un’ottima preparazione in fatto di musica.

-chimica e scienze- asserì Sarah alzando la mano come per sottolineare che c’era anche lei.

-e io lingue straniere- concluse Michela emozionata.

-io allora proporrei un’alternativa: io seguirò il corso di Sarah, Tom quello di Michela mentre Georg e Gustav quello di Alice; che ne dite?!- propose il cantante.

La risposta era più che scontata e nemmeno il preside si oppose, così, una volta congedatisi, ognuno si diresse verso la propria aula, augurandosi a vicenda buona fortuna.

 Rimasti soli, Bill tentò di abbracciare la propria ragazza, ma quest’ultima si scostò continuando a camminare in silenzio e con lo sguardo fisso di fronte a sé. Sapendo che era meglio non fiatare, domandare o provare a scusarsi, onde evitare una bella litigata mattutina, il ragazzo rimase zitto al suo fianco seguendo i suoi passi e, ogni tanto, spiando i lineamenti di lei marcati dalla rabbia.

e siamo solo al primo giorno…” pensò desolato mentre, raggiunta l’aula, varcava la soglia.

La classe era radiosa: dai tre finestroni sulla parete opposta entrava la fredda ma luminosa luce di fine gennaio. Al posto dei banchi vi erano dei tavoli di piastrelle bianche, simili a quelle che si potevano trovare nei bagni, e carichi di alambicchi e provette di ogni genere e colore, barattoli, bilance, pinze e contagocce; sembrava di stare in un mondo diverso da quello scolastico, un mondo di cui Bill non sapeva nemmeno l’esistenza, fino ad ora.

-benvenuto signorino Kaulitz, ma che bella sorpresa- lo accolse gelida la professoressa che subito dopo rivolse uno sguardo radioso a Sarah –ci sei mancata cara, finalmente ho riavuto la mia allieva migliore

-grazie mille professoressa, anch’io sono felice di rivederla- e senza aggiungere altro si diresse verso il tavolo libero più vicino, lasciando il povero cantante in balìa della classe e dell’insegnante.

-spero di ottenere da lei risultati eccellenti, altrimenti sarò costretta a chiedere un suo trasferimento- finì quest’ultima ritornata gelida come una tempesta polare.

Il cantante rimase interdetto e dopo pochi minuti di smarrimento di fronte a quella donna, che pareva più a un medico che a un docente per via del camice bianco, cercò la sua ragazza, già al lavoro al suo tavolo, e la raggiunse senza fiatare.

-cosa devo fare?- chiese divertito una volta vicino a quegli strani strumenti che gli parvero giochi.

-tanto per cominciare non toccare nulla!- gli soffiò la ragazza infastidita –poi lavati le mani, prendi camice e guanti dall’armadio in fondo all’aula e poi chiedi alla professoressa-

Ancora una volta non si azzardò a rispondere e fece come gli aveva detto la ragazza senza emettere un suono e facendo sparire all’istante il sorriso divertito dalla faccia. Forse era arrabbiata e offesa per il trambusto di prima o, forse, quella era la vera, Sarah una bambola di ghiaccio dal camice bianco e la testa immersa nel mondo della scienza e non la persona dolce e solare che era in Germania.

e siamo solo al primo giorno…” pensò Bill mentre si avvicinava alla cattedra.

 

***

Intanto al piano superiore, nell’aula di letteratura inglese, il gemello non se la cavava tanto meglio: appena entrato in classe le compagne si erano scatenate alla sua vista ed erano partite domande a raffica a cui non sapeva o non voleva rispondere.

-su ragazze, da brave…-rimproverò dolcemente l’insegnante.

Tutti si ricomposero e Tom, vicino alla sua Mimì, si sentì finalmente al sicuro.

-allora signorino Kaulitz- sorrise mielosa la docente –non sarebbe così gentile da presentarsi alla classe e all’insegnante?-

Il rastaro sbiancò all’improvviso e con voce incerta iniziò a raccontare di sé, ma all’improvviso venne fermato da una tossetina fastidiosa, la professoressa.

-signorino Kaulitz- lo richiamò sogghignando –forse non ha capito che qui siamo nell’aula di inglese e che qui lei è strettamente tenuto a parlare inglese- concluse sottolineando l’ultima parola.

Pereso un bel respiro per calmarsi e cercare la concentrazione, il chitarrista ricominciò la sua presentazione incespicando: l’inglese non era stata la sua materia preferita durante gli anni di studio, infatti non lo aveva mai studiato a fondo, e ora si trovava decisamente in difficoltà. Fortunatamente aveva accanto la sua ragazza, che gli suggeriva frasi e parole.

-signorina- la richiamò la docente, interrompendo ancora una volta Tom che iniziava a irritarsi –le pare il caso di suggerire; una rockstar del suo livello saprà certamente comporre un discorso in inglese, senza l’aiuto di nessuno-

-mi scusi- mormorò la rossina con le guange in fiamme per lìimbarazzo e lo sguardo basso.

Ancora una volta il nuovo arrivato dovette ricominciare da capo la sua presentazione e lo dovette fare tante altre volte  ancora per tanti altri motivi stupidi, tanto che ora sapeva a memoria le parole e l’ordine in cui andavano e il discorso deivenne una noiosa cantilena.

-discreto direi- commentò alla fine l’insegnante con voce smielata prima di alzarsi dalla seggiola e andare alla lavagna a scrivere la parola “orfanotrofi”.

La campanella per grazia divina suonò in quell’istante e tutti ,in particolare il chitarrista, tirarono un sospiro di sollievo e si diressero verso la porta dell’aula.

-signorino Kaulitz, dove crede di andare così di fretta?lei deve assolutamente fermarsi qui con me un’ altra ora per recuperare il programma e fare una pagina di commento a questa parola in riferimento a Dickens-

Le budella del ragazzo si attorcigliarono dalla rabbia e dalla frustrazione, mentre con aria da funerale tornava al banco di Michela e, dopo aver preso carta e penna, iniziò a scrivere il tema con una sola frase che gli riempiva la testa “e siamo solo al primo giorno…

 

***

La campana della seconda ora era appena suonata e Alice, in compagnia di Georg e del fidanzato, entrò nell’aula di orchestra dove li accolse un gioviale e alquanto strambo professore: era un uomo sulla cinquantina con barba e capelli talmenti folti da nascondere la bocca; senza contare che con la camicia di flanella a quadri sembrava un boscaiolo.

-oggi, gentili signori e cortesi donzelle- esordì, quando tutti gli alunni ebbero preso posto –abbiamo tra noi due artisti stranieri, che ci allieteranno con della buona musica- e con un gesto fin troppo tatrale, invitò i nuovi arrivati ad alzarsi, salutare la classe e avvicinarsi alla postazione del direttore d’orchestra.

-allora, ditemi cari i miei giovanotti, che strumenti suonate- domandò loro con la curiosità che gli brillava negl’occhi.

-batteria-

-basso elettrico- risposero Gustav e Georg orgogliosi dei loro strumenti che li avevano resi famosi e del ruolo che avevano nella band.

-no,no miei cari- sorrise il docente, veramente divertito dalla risposte ricevute –intendo strumenti veri, non fabbriche di rumori-

I ragazzi non seppero cosa rispondere, rimasti allibiti e un poco offesi  per come erano state chiamate le loro passioni musicali.

-se non avete una risposta posso aiutarvi io- gioì l’insegnate, contanto più che mai di poter iniziare nuovi studenti alla musica d’orchestra –direi di iniziare a provare con gli ottoni!!- e presi sottobraccio i due tedeschi, li fece accomodare su due sedie e mise loro in mano una tromba e un cormo.

-iniziamo!!!-

Tutta l’orchestra iniziò a suonare un brano di Mozart, tranne georg e gustav che stavano per morire soffocati: sembrava che più i due davano fiato, meno gli strumenti volessero suonare.

-direi che questi non sono per voi- constatò giulivo il docente mentre, ridacchiando come un bambino, toglia di mano ai ragazzi troma e corno.

- che ne direste dei fiati?!- e ancora una volta, senza aspettare risposta, li spostò vicino ad altri studenti e diede loro un bell’oboe e un flauto traverso.

-sta scherzando,vero?!- chiesero preoccupati bassista e batterista.

-maestro- chiamò Alice dal suo posto da pianista –io proporrei qualcosa di più simile alle loro “fabbriche di rumore”-

L’idea era talmente semplice e spontanea, che l’uomo si diede una piccola botta sulla frontee concordando con l’allieva, mise Georg al contrabbasso e Gustav ai tamburi.

-credo proprio che questa è la scelta migliore- commentò infine guardando sottisfatto gli alievi.

-io non so suonare questo coso…- provò a lamentarsi il bassista, ma il professore sorrise senza ascoltarlo e diede il via al gruppo. Tutti nel brano che stavano eseguendo avevano un ruolo se non principale, almeno importante, mentre ai due ragazzi tedeschi non rimase altro da fare che sospirare scoraggiati, pensando con ironia

 e siamo solo al primo giorno…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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