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Autore: madamina    27/04/2010    1 recensioni
Una delle forme più gravi di tradimento è quella tra amici, in cui si calpesta senza pietà la totale fiducia che qualcuno ha riposto in noi.
Ed è proprio questo che Ron scopre a sue spese in uno dei momenti più bui della saga e soprattutto per lui, che si troverà da solo ad affrontare ciò che ha fatto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Betrayal – Traditore di me stesso

 

Sono qui sdraiato sul mio letto in questa lurida tenda, mentre loro chiacchierano, non so neanche di cosa. Certo, chi se ne importa di Ron, lo sfigato, l’amico scemo, l’eterno secondo.

Però quando hanno bisogno, se ne ricordano eccome di me. Quando Harry ha bisogno d’aiuto per fare qualcosa che lo coprirà di gloria. Quando Hermione vuole ostentare che anche lei può stare con un Purosangue. Per il resto, chissenefrega di Ron.

Non hanno nessuna stima di te. Non gliene importa niente di te.

E infatti eccoli che confabulano, che stabiliscono, che decidono anche per me, tanto sanno che la mia opinione non conta niente, che farò sempre quello che dicono loro, che li seguirò senza dire niente.

Guardali, si comportano come se tu non esistessi. Per loro non vali niente.

Ha ragione la voce che sento nella mia testa. Questa voce un po’ sibilante che mi suggerisce sempre le idee giuste, che dice sempre quello penso, ancora prima che io lo pensi davvero. Comprende sempre i miei sentimenti, mi aiuta a sostenere la mia rabbia. La rabbia di cui ho bisogno per trovare la forza di ribellarmi a loro. Perché non è giusto andare avanti così.

Loro ti sfruttano, ma cosa te ne viene? Perché resti con loro? Tu vali molto più di loro, ma loro sono bravi ad offuscarti, a metterti in secondo piano.

Già, lo so. Ho coraggio da vendere, almeno quanto loro. Sono forte e intelligente, quanto loro, se non di più. Io sono un Purosangue, loro di certo di no. Ed Hermione poi? Lei addirittura è una Mezzosangue!

Si diverte a prenderti in giro, a illuderti, solo per tenerti vicino a sé, per poter avere un Purosangue da ostentare.

Guardalo Harry come stabilisce, come decide, per tutti quanti. Ma in realtà non sa neanche lui quello che fa. Lo chiamano eroe, ma senza di me non sarebbe niente. Da solo non si sa neanche allacciare le scarpe.

Non vale niente, sei tu il vero eroe. Senza di te non saprebbe che fare…

“ Cosa ne dici, Ron? – mi sento chiamare e devo purtroppo lasciare i miei pensieri – Ron!” mi rimprovera anche, Harry. Pretende forse che stia appresso a lui in tutti i momenti e magari mi inchini anche di tanto in tanto? Sento una sibilante risata riecheggiarmi nella testa. Meno male che almeno tu capisci come stanno le cose, amica mia.

Rimango fermo, disteso nel mio letto. Non ho voglia di muovermi, fa troppo freddo. Non mi va di sprecare energie preziose appresso a loro. E così rispondo dall’angolo buio in cui si trova il mio letto.

“Ah, ti sei ricordato di me, vedo”. La mia voce esce bassa, arrochita, tagliente, non la riconosco neanche io, ma mi piace. E’ ora che esca fuori un nuovo Ron, rispetto al bambolotto a cui sono abituati e che si lascia manipolare secondo la loro volontà.

“Cosa?” rispondono insieme, girandosi finalmente verso la mia direzione. Sembrano stupiti.

Lo sono, non sono abituati alla tua forza. Ti hanno manipolato e piegato al loro volere finora. E’ arrivato il momento che tiri fuori la tua forza.

Sbuffo, ma non mi muovo di un centimetro, anzi fisso il mio sguardo sul letto sopra al mio, non ho voglia di guardare ancora le loro facce.

“Continuate pure, voi due. Non vorrei rovinarvi il piacere” e rieccola la mia voce cattiva e tagliente, e mi piace. Non so cosa stiano facendo, non vedo le loro espressioni, ma immagino che siano perplessi.

“Che problema c’è?” chiede allora Harry, cercando evidentemente di ristabilire la sua supremazia, il suo comando, che forse sente minacciato.

“Problema? Non c’è nessun problema. Almeno non secondo te”. Sento la rabbia scorrermi nelle vene, dandomi una forza che non avevo mai provato.

Cala un silenzio quasi surreale nella tenda, e questo ci permette di sentire le prime gocce di pioggia cadere sulla tela sdrucita. Magnifico, ecco un altro diluvio, speriamo almeno che questa schifosissima tenda regga e non ci faccia bagnare, non ne posso più.

“Beh, mi pare evidente che tu hai un problema – Ma no, dai, questo ragazzo è un fenomeno, un vero genio – Spara, dai” ecco che vuol fare il capo accondiscendente e si finge anche preoccupato per i suoi sottoposti. Ma adesso basta. Tiro giù le gambe dal letto e mi tiro a sedere. Una lama di luce mi investe fino al busto, il viso rimane ancora nell’oscurità. La voce mi esce lentamente, bassa e roca.

Tiro fuori tutto il mio rancore, la mia frustrazione, lo investo di tutto il mio livore, gli vomito addosso i miei pensieri, mentre la voce nella mia testa mi sostiene, mi supporta, mi suggerisce anche cosa dire, le parole più cattive, che so che faranno più male, che affonderanno di più nel suo cuore.

E mentre continuo, la pioggia prende forza. Non si sentono più soltanto le poche gocce di prima, si sente un rumore sordo, basso, quasi un ruggito, come se la natura mi sostenesse e facesse da sottofondo alla mia rabbia selvaggia, che si sta scatenando, proprio insieme alla furia degli elementi.

Lo vedo che vuol mostrarsi forte, ma in realtà ogni parola si conficca nella sua anima come un coltello arroventato, bruciandogli la carne e ad ogni parola affondo la lama sempre di più con cattiveria, insieme ad una gioia selvaggia che mi esalta internamente. Sento la voce esultare selvaggia ed incitarmi ad affondare con la cattiveria, ancora, ancora e ancora.

Hermione tenta di intromettersi, ma io la ignoro, penserò dopo a lei. Ora tutta la mia rabbia è per Harry ed infierisco su di lui.

“Pensavamo che sapessi cosa stessi facendo!” la mia voce ormai un ruggito potente che sovrasta e poi si fonde con il rumore della pioggia. E mentre lo dico, mi alzo finalmente dal letto e la luce investe il mio viso. Leggo la sorpresa nei loro occhi. Ma quello che per un attimo mi stupisce, è il mio riflesso negli occhiali di Harry. Vedo due luci rubino che non avevo mai notato. Poi comprendo, sono i miei occhi. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, ed in questo caso è proprio così: le due luci sanguigne riflettono perfettamente l’incendio che sento dentro, la lava bollente che mi scorre nelle vene, la rabbia che mi dà la forza, mi sostiene, mi sta trasformando in una furia, e continuo.

“Pensavamo che Silente ti avesse dato delle istruzioni, pensavamo che avessi un vero piano!”.

“Ron!” mi richiama Hermione, con voce forte, acuta, ma la ignoro ancora, a lei penserò dopo. Per ora continuo con Harry.

“Togliti, il medaglione Ron – continua Hermione con voce acuta – Per favore toglilo. Non parleresti così se non l’avessi tenuto addosso tutto il giorno”.

Non la ascoltare! Tieni addosso il medaglione.

La voce, in genere tranquilla e sibilante, stavolta ha una nota di apprensione che non avevo mai notato, ma non ci faccio caso, ormai sono lanciato nella mia invettiva.

Vuole il medaglione per lei! Così poi potrà vantarsi di quanto è stata più brava di te.

Con un gesto istintivo accarezzo l’oggetto che mi pende al collo e come per empatia, la voce si calma e torna alla sua solita freddezza.

Ma ora anche Harry, inizialmente travolto dal fiume delle mie parole violente, si riscuote dal suo torpore ed attacca a sua volta con voce rabbiosa.

“Si che lo farebbe. Credi che non mi sia accorto che mi parlate dietro le spalle? Credi che non abbia capito che lo pensate davvero?”.

Ormai la situazione è degenerata. Hermione è ferma in un angolo della tenda che piange, o forse fa finta di farlo, non lo so e neanche mi importa. Con Harry invece è scontro aperto. Ci urliamo contro tutto ciò che di più cattivo ci viene in mente, cercando di ferirci il più possibile, possibilmente in modo definitivo, cercando di schiacciare l’altro senza nessuna pietà, finchè Harry dice la frase che fa precipitare la situazione.

“Allora vattene a casa”.

Quello che segue è un silenzio pesante, anche la pioggia sembra scrosciare silenziosamente per rispettare la drammaticità di quello che si sta consumando sotto questa tenda sdrucita, in mezzo a questa radura gelida, avvolta dalle nebbie, dove la natura sta scatenando la sua furia.

E poi di nuovo la nostra schermaglia verbale riprende, sempre più violenta.

Inizio ad avvicinarmi ad Harry con passo pesante e deciso, arrivo a pochi passi da lui e lo sovrasto con la mia presenza, lui è costretto ad alzare leggermente la testa per poter sostenere il mio sguardo.

“Allora VAI!” mi ruggisce contro.

Ed io non ci vedo più, sento una furia cieca dentro di me.

Uccidilo! Nessuna pietà! Avada Kedavra! Fallo! Avada Kedavra!

E infatti faccio per sfoderare la bacchetta, ma una forza impalpabile mi trattiene e mi allontana.

Uno schermo opalescente e leggermente luminoso sta tra me e loro.

Eccoci, di nuovo divisi.

Guardo Hermione, accanto ad Harry. Ha fatto la sua scelta.

Li guardo attraverso lo schermo, che ne distorce leggermente l’immagine, ma è come se li guardassi davvero per la prima volta.

Hanno fatto la loro scelta. Hanno scelto l’altra parte. Hanno scelto di cacciarti se non ti sottometti alla loro volontà.

“Lascia qui l’Horcrux” dice Harry con voce fredda impersonale. Ecco solo questo gli importa. Non che quello che ha sempre dichiarato essere il suo migliore amico se ne vada via. Non che mi ha ferito con le sue parole. No, gli importa solo di questo stupido medaglione. E di nuovo accarezzo il ciondolo di metallo che pende dal mio collo.

Poi con gesto teatrale sfilo la catena dal collo e lo lancio con noncuranza su una sedia lì accanto.

Noooooooo! Torna qui!Rimettiti il medaglione.

La voce urla disperata, ma ora la mia attenzione è tutta per ciò che sto per fare. Se non vuole stare con me, voglio che me lo dica in faccia, voglio che faccia una scelta chiara.

“Tu cosa fai? Resti?” chiedo ad Hermione guardandola negli occhi.

Farfuglia qualcosa, neanche capisco cosa, ma il senso mi è ben chiaro.

“Capito. Scegli lui”.

Mi giro verso l’apertura della tenda, scosto il velo ed esco nella notte. Da subito l’acqua inizia a scendere su di me ed il gelo mi penetra nelle ossa attraverso i vestiti che si bagnano sempre di più. Prendo un profondo respiro e comincio a correre nella notte, rischiarata solo da una timida luce lunare che fa capolino di tanto in tanto tra le nubi nere e cariche di pioggia.

Corro senza sosta e sento la pioggia scivolare sul mio viso, come le lacrime che non mi sono mai permesso di versare. Sento tutto scivolare via, rabbia, dolore frustrazione. Vedo quello che c’è intorno a me ma non lo guardo. Sento i suoni della notte ma non li ascolto. Sento gli odori della campagna, ma non li riconosco.

Non so chi sono, non so cosa sto facendo, non so dove sto andando. Mi sento completamente vuoto.3

A questo punto non ha senso continuare a correre, mi fermo.

Sono in mezzo ad una radura contornata da alberi, a terra non c’è erba, solo terra che la pioggia che non accenna a fermarsi ha trasformato in soffice fanghiglia dove affondo fino alla caviglia.

Che cosa ho fatto? Ho abbandonato i miei amici. Li ho traditi. Ho tradito la loro fiducia. Loro contavano su di me e sul mio aiuto. E mentre mi guardo attorno e la portata di quello che ho appena fatto mi piomba addosso, una parola inizia a riecheggiare nella mia testa rimbalzando da una parte all’altra e occupando ogni pensiero.

Traditore.

Mi giro, pronto a tornare sui miei passi, ma non faccio in tempo a fare neanche un passo che 5 individui mi piombano addosso. Ghermidori. Uno mi prende alle spalle e mi stringe al petto così forte che non riesco quasi a respirare. Subito un altro mi toglie la bacchetta. Gli altri tre guardano con attenzione la radura per catturare miei eventuali compagni, ma non c’è nessuno con me, me ne sono andato, sono rimasto solo.

Mi chiedono come mi chiamo, ma il mio pensiero è come cristallizzato, mentre nonostante la situazione l’unica parola che mi viene in mente è ‘traditore’.

Dico il primo nome che mi viene in mente, Stan Picchetto e loro cominciano a discutere. Alcuni pensano che io sia un Nato Babbano in clandestinità.

‘Traditore’.

Iniziano a litigare, due arrivano addirittura alle mani e quello che mi tiene fermo si distrae.

‘Traditore’.

Assesto con tutte le mie forze un colpo al costato del mio carceriere che mi lascia andare colto di sorpresa.

‘Traditore’.

Gli prendo la bacchetta e poi appello la mia, prima di smaterializzarmi sulla collina dove ho abbandonato i miei amici, ma tutto quello che trovo è un fondo di fanghiglia dove sono ancora riconoscibili i segni dell’accampamento, mentre il sole sorge oltre le montagne all’orizzonte. Vedo a terra le impronte degli scarponi di Harry, e accanto delle orme più piccole, quelle di Hermione.

Sono partiti senza di me, se ne sono andati, ed io non ho più speranze di ritrovarli con tutti gli incantesimi di protezione con cui proteggeranno il campo.

Tutte le speranze di tornare da loro e cancellare così il mio tradimento si sciolgono come neve al sole ed il cuore mi diventa sempre più pesante, come se fosse di granito, e mi sembra anche di sentirlo fermarsi.

Ma purtroppo è solo un’impressione, e nel mio petto continua a battere.

Non so che fare, non so dove cercarli, non so dove andare, e così faccio l’unica cosa che mi viene in mente. Mi smaterializzo e mi ritrovo davanti alla porta della Tana; busso debolmente ma tanto basta per far comparire il viso di mia madre che appena mi riconosce si apre in un enorme sorriso per poi riempirsi di lacrime di gioia. Mi abbraccia forte, mi bagna la maglietta, ma non mi importa. Mi sento completamente vuoto.

Appena si scosta, la sorpasso e mi dirigo verso le scale, le salgo e mi chiudo nella mia camera. Nessuno viene a cercarmi, forse hanno capito che qualcosa non va, che voglio restare solo.

Mi abbandono sul letto con la testa carica di pensieri, e poi il peso degli ultimi eventi mi si rovescia addosso rischiando di schiacciarmi.

Perdo conoscenza ed una pesante coltre nera mi avvolge. Cado in un sonno senza sogni, o forse svengo, non lo so.

 

--- o --- o --- o ---

 

Quando riapro gli occhi la stanza è buia. Deve essere notte fonda, visto che dalla piccola finestra vedo le stelle nel cielo. Sento solo un agghiacciante silenzio, e quando mi guardo attorno, non ritrovo nulla di familiare, non riconosco i contorni della tenda. Cerco con lo sguardo le figure di Harry ed Hermione, ma non le trovo, sono solo.

Sono sicuramente in una stanza, forse sono stato fatto prigioniero. Ma allora perché non sono legato? Perché non mi hanno torturato? Mi affaccio all’unica finestra della piccola stanza e ciò che vedo mi apre finalmente gli occhi. La coltre dello stato di semincoscienza scivola via riportandomi del tutto alla realtà e facendomi di nuovo piovere addosso il peso di ciò che ho fatto. Harry ed Hermione non sono con me perché li ho abbandonati, li ho traditi.

Accendo le candele nella stanza e mi guardo allo specchio. Alla luce tremolante rossastra il mio viso scavato e stanco dimostra molti più anni di quelli che ho.

“Dovrei essere con loro…” mormoro rabbioso.

“Direi proprio di si” mi riprende noncurante l’immagine nello specchio.

Fantastico, adesso parlo anche con gli specchi…

“Lo so, ma quando sono tornato lì, loro non c’erano più”.

“Non te ne dovevi andare” continua serafica la mia immagine riflessa, come se parlasse del tempo.

“Accidenti! Lo so anche da me che non me ne dovevo andare!” urlo fuori di me.

Sento dei passi veloci fuori dalla porta che si spalanca d’improvviso, e poi il viso spaventato di mia madre in camicia da notte, i capelli arruffati ed il fiato grosso per la corsa.

“Ron! Tutto bene?”

“Si mamma, scusa. Ho avuto un incubo” mormoro dispiaciuto.

Lei mi guarda sospettosa, sa benissimo che non è la verità, ma decide che per ora va bene così. E’ contenta di riavere suo figlio a casa.

Mi mette le mani sulle spalle e poi mi spinge verso il letto invitandomi a sedere prima di fare altrettanto.

“Ron – inizia col tono dolce che solo una madre può avere – c’è qualcosa che vuoi dirmi?”

Mi limito a scuotere leggermente la testa. Che cosa dovrei dirle, che suo figlio è un traditore? Che ha abbandonato i suoi amici, i suoi… fratelli… quando avevano più bisogno di lui? No, non posso.

Lei mi guarda dolcemente, prima di stringermi in uno dei suoi famosi abbracci.

“Se hai bisogno di qualcosa, sai che sono sempre accanto a te”.

Annuisco, cercando anche di fare un debole sorriso, ma mi rendo conto che mi riesce solo un’orribile smorfia.

Mia madre poco convinta si gira, esce dalla stanza e chiude la porta dietro di sé, poi sento il suo ciabattare nel corridoio che si fa sempre più lontano e mi abbandono finalmente sul letto con un sospiro.

“Complimenti, bella recita” sento una voce uguale alla mia provenire dallo specchio, ma decido di ignorarla. Prova anche un breve applauso ironico ma senza successo, così decide di tacere. Sa benissimo che avrà tutto il tempo di tormentarmi in futuro.

Mi perdo nei pensieri, immagini, suoni, odori, ricordi. Tutto si mescola davanti ai miei occhi in un carosello confuso di ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere, ciò che è e ciò che non sarà mai. Ed in questo turbine di pensieri confusi mi coglie di nuovo l’incoscienza.

 

--- o --- o --- o ---

 

Riapro gli occhi e stavolta la stanza è inondata dalla calda luce solare. Non ho bisogno di tempo, so perfettamente dove sono e perché, ed un senso di nausea mi scuote. Mi alzo dal letto e muovo qualche passo nella stanza, ma così facendo passo davanti allo specchio. Grave errore.

“Buongiorno principino, dormito bene?” mi dice quasi con disprezzo.

“Non ti ci mettere anche tu!” ruggisco, ma a bassa voce, non voglio che mia madre mi senta di nuovo e pensi che sono pazzo.

“Ma Ronnino caro, sai benissimo che questi sono i tuoi pensieri. Io li impersono e basta, tutto quello che esce dalla mia bocca è già nella tua testa”.

“Appunto, mi basta già sentire i miei pensieri”.

“Evidentemente no, se la tua mente ha ritenuto fosse il caso di crearmi”.

“Basta!” urlo tirando un candelabro contro lo specchio, ma me ne pento ancora prima che il pesante oggetto infranga la superficie lucida, poi sento dei passi veloci nella casa accorrere verso la mia stanza.

Reparo” recito stancamente prima di buttarmi sul letto fingendo di non essermi ancora alzato.

Stavolta è la testa di mio padre ad affacciarsi.

“Ron, figliolo, tutto a posto?”

Annuisco solamente e poi mi rigiro sul letto dandogli le spalle. Non ho voglia di parlare con lui. Non ho voglia di parlare con nessuno, non sono ancora pronto.

Lo sento sospirare per poi chiudere la porta e tornare di nuovo di sotto.

Mi metto supino sul letto e di nuovo i miei pensieri corrono a briglia sciolta.

Il tempo passa, il sole ormai è alto da un pezzo e dal piano di sotto sento mia madre chiamare per il pranzo, ma non mi muovo, non ho fame, un macigno mi schiaccia lo stomaco. Nessuno sale a chiamarmi e di questo sono grato a mio padre, di sicuro è stato lui ad ordinare che mi lasciassero in pace.

Chiudo gli occhi ed invoco l’incoscienza che mi dia sollievo dai miei sensi di colpa, e per fortuna arriva.

 

--- o --- o --- o ---

 

Ormai sono giorni, settimane, forse mesi, non so esattamente quanto tempo sia passato da quando me ne sono andato abbandonando i miei amici. Sono stato sempre chiuso qui nella mia camera, giorno dopo giorno, uscendo solo di notte e stando attento a non incontrare nessuno. Voglio stare da solo, non voglio parlare con nessuno, mi merito di restare da solo. L’unica compagnia è la mia coscienza che la mia mente ha voluto sadicamente proiettare in uno specchio affinchè non potessi ignorarla. Ogni giorno parliamo, litighiamo, mi rimprovera, mi accusa. Sento mia madre fuori dalla porta passare e sospirare. E’ preoccupata, lo so, ma non ho la forza di aprire quella porta e stare con gli altri.

Mi affaccio e vedo il giardino ricoperto da un candido manto di neve e poi delle decorazioni colorate e luminose tra cui gli gnomi con un costumino da Babbo Natale si rincorrono e sradicano le piante che mia madre ha sistemato con tanta cura. Deve essere vicino il Natale.

Ed il pensiero corre come al solito ai miei amici, chissà cosa staranno facendo, come sarà il loro Natale. Sono sicuro che siano ancora vivi, altrimenti la notizia avrebbe già fatto il giro del mondo. Ma se stiano bene, o dove si trovino, di quello non ne ho proprio idea.

Mi trascino con passi deboli verso lo specchio e la mia immagine mi guarda a sua volta. La osservo attentamente per la prima volta da quando sono a casa.

Gli occhi sono la cosa che mi impressiona di più. Sono spenti, opachi, di un insolito colore grigiastro, non del consueto azzurro cielo che contraddistingue noi Weasley.

I capelli lunghi oltre le spalle sono arruffati e mi ricadono sulla fronte e ai lati del viso, nascondendo le guance scavate e gli zigomi appuntiti che sono emersi a causa del poco cibo che mi limito a mangiare di tanto in tanto. Il mio colorito è terreo, la pelle ha un insano colorito grigiastro, e perfino le leggendarie lentiggini Weasley sembrano scolorite.

I miei amici mi mancano terribilmente. Vorrei essere con loro, non solo perché so benissimo che hanno bisogno di me, ma perché sono io ad avere bisogno di loro, della loro vicinanza, del loro sostegno.

Harry…

Hermione…

Dove siete?

Ron…” dice una voce femminile nella mia stanza.

Guardo lo specchio ma anche la mia immagine sembra perplessa. Se è un nuovo gioco della mia mente, si è dimenticata di avvertire la precedente allucinazione.

Ron…” sento di nuovo la voce, che assomiglia terribilmente a quella di Hermione, provenire dalla mia tasca, dove si trova lo Spegnino.

Lo tiro fuori e lo faccio scattare. Tutte le luci nella stanza si spengono come di consueto, ma stavolta dal piccolo oggetto argentato si sprigiona un piccolo alone di luce azzurra che fluttua per qualche secondo davanti a me e poi attraversa la finestra e scende fino in giardino. Lo seguo con lo sguardo e lo osservo fermo a circa un metro da terra; sembra che mi stia aspettando.

E improvvisamente il mio spirito si risveglia, l’istinto mi dice di seguire quella luce, perché mi porterà dai miei amici.

Il sangue riprende a scorrere veloce nelle vene, sento in me una sferzata di energia e quando mi guardo allo specchio mi rendo conto che i miei occhi sono tornati del solito colore azzurro come il cielo limpido.

Scatto verso il mio armadio e prendo uno zaino, iniziando a riempirlo di corsa di tutto quello che mi può servire per riprendere la mia avventura al fianco dei miei amici, mentre forse per l’ultima volta discuto con il mio specchio.

Qualche minuto dopo, con lo zaino in spalla, attraverso di corsa la casa, fermandomi solo un attimo in cucina per recuperare qualche provvista, bacio velocemente mia madre e poi corro fuori in giardino, seguendo il piccolo globo luminoso che fluttua verso il retro del capannone.

Una volta lì il globo si ferma ed io con lui, mi arresto perplesso. Poi riprende e a muoversi, stavolta verso di me, e lentamente penetra nel mio petto, in corrispondenza del cuore. Non tento di oppormi, lascio che entri in me, e come questo accade, sento un calore pervadermi ovunque e poi l’istinto di materializzarmi in un posto a me sconosciuto. Mi guardo intorno, è una piccola radura e mi sembra di scorgere i segni del passaggio di Harry ed Hermione. Ma so benissimo che con gli incantesimi di protezione che hanno pronunciato sulla tenda, non li posso trovare se non sono loro a mostrarsi. E così aspetto di vederli, aspetto di cogliere un segno, aspetto di poter approfittare di una loro distrazione.

Ma il tempo passa e comincio a pensare di aver mancato l’appuntamento con loro.

Il sole segue la sua parabola e si tuffa dietro i monti che si profilano all’orizzonte, così non mi rimane che stendere il sacco a pelo che ho portato con me e avvolgermici dentro cercando riparo dal freddo pungente che stringe la campagna inglese. Mi abbandono al sonno che per una volta è pieno di speranza e non appesantito da rimorsi e rimproveri.

 

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Quando mi sveglio, il sole è già alto, deve essere quasi mezzogiorno. Ho dormito moltissimo e gli effetti del lungo sonno ristoratore si fanno sentire, mi sento di nuovo in forze e pieno di energie, oltre che affamato come non mi accadeva da tanto tempo. Così tiro fuori una parte del cibo che ho preso a casa prima di partire e lo divoro di gusto, sentendo le forze in me aumentare, insieme alla mia determinazione.

Raccolgo velocemente le mie cose nello zaino, poi faccio scattare di nuovo lo spegnino. La luce azzurra si libra a mezz’aria e poi di nuovo penetra nel mio petto trasmettendomi il suo calore e guidandomi a smaterializzarmi verso un nuovo luogo.

Mi ritrovo in un fitto bosco, dove la luce solare viene schermata dalle fronde degli alberi ricoperte dalla neve che nel frattempo ha ripreso a cadere. Mi guardo attorno, ma ovviamente non vedo nulla. Hermione avrà anche studiato nuovi incantesimi di protezione. E’ una grande strega lei.

E così non mi rimane che sistemarmi seduto su un masso ed aspettare che qualcosa succeda.

Adesso che è calato il buio sento che qualcosa sta per accadere, così tendo tutti i sensi per cogliere qualunque segno. E infatti il mio istinto non sbaglia. Sento dei rumori provenire dagli alberi alla mia destra e poi una figura opalescente si allontana rapidamente, come al galoppo. E poi subito dopo dal nulla ecco spuntare Harry che insegue di corsa la figura.

Non ho un attimo da perdere, scatto in piedi e mi getto all’inseguimento con tutte le mie forze, ma hanno un certo vantaggio e così posso solo inseguirli. Il cuore galoppa nel petto, i polmoni mi bruciano, mentre la milza sembra che si voglia staccare dal resto del corpo, ma non accenno a rallentare mentre l’aria gelida mi punge la faccia come una miriade di lame ghiacciate.

Ed ecco che Harry si ferma all’improvviso al bordo di una piccola pozza ghiacciata, mentre la figura opalescente sembra che si sia dissolta nel nulla. Forse era un patronus, ma allora chi è stato a lanciarlo? Mi nascondo dietro un albero e rimango ad osservare Harry che pian piano si spoglia. Mi prendo del tempo, perché preso dalla voglia di tornare e di riunirmi a loro non ho pensato a cosa dire, a cosa fare.

Harry ha finito di spogliarsi ed è rimasto in biancheria ed ovviamente sta tremando con questo freddo e sembra che si voglia immergere nella pozza, dopo averne infranto la superficie. E infatti eccolo che prende un respiro e si tuffa, tenendo la testa fuori, sembra che stia cercando di prendere qualcosa senza riuscirci. E poi all’improvviso lo vedo sparire sotto la superficie. Aspetto che ritorni in superficie, ma i secondi stanno passando e di lui non ci sono tracce. Mi avvicino al bordo della pozza e mi sporgo e vedo una scena che mi ghiaccia il sangue nelle vene. Harry sta lottando sotto la superficie con il medaglione che gli stringe il collo e tenta di trascinarlo sul fondo. Non penso neanche a quello che faccio. Un secondo e sono in acqua e non sento il gelo che mi penetra nelle ossa e sembra che voglia squarciarle, sento solo l’adrenalina scorrere selvaggia e darmi la forza per liberare Harry. Non vedo quasi nulla. Il buio della sera certo non aiuta, e poi l’acqua è torbida, ed Harry che si dimena solleva il fango e crea dei vortici che distorcono le immagini. Mentre cerco di tirare fuori dall’acqua il mio amico per permettergli di riprendere fiato, noto un bagliore sul fondo e d’istinto allungo la mano sentendo un oggetto duro e quasi sicuramente metallico sotto le dita. Sembra un manico, un’impugnatura, e così lo tiro, ritrovandomi una spada tra le mani. Con un gesto deciso per quanto me lo permetta l’acqua che mi avvolge e che gelandomi mi sta togliendo il respiro, taglio la catena, liberando così Harry che può risalire in superficie e riempire i polmoni d’aria.

Prima di riemergere a mia volta, afferro al volo il medaglione che sta affondando e poi metto finalmente la testa fuori per respirare. Con le mie ultime forze, lancio la spada oltre il bordo della pozza, mi isso fuori e infine trascino anche il mio amico all’asciutto.

Cado nella neve e rimaniamo entrambi distesi nella neve riprendendo fiato. Harry si gira lentamente, ancora intontito probabilmente da quello che è appena successo. E’ arrivato il momento. Avevo pensato un breve discorso, ma le cose sono andate diversamente da come avevo immaginato. E così abbandono le parole di circostanza che mi ero preparato, e decido di essere semplicemente Ron. Se mi vorrà accettare, mi accetterà per quello che sono, non per il bel discorsetto che posso dire.

Ma… sei… scemo?” riesco soltanto a dire mentre sono ancora in evidente debito di ossigeno, ed i vestiti gelati che ho ancora addosso non mi aiutano per niente.

Lentamente Harry gira il volto verso di me e solo adesso sembra riconoscermi davvero e leggo la sorpresa nei suoi occhi.

“Perché cavolo non ti sei tolto questa roba prima di tuffarti?” gli chiedo ancora ansimando, tentando di stabilire un dialogo, mentre gli mostro l’horcrux. Ma Harry si limita a guardarmi senza dire una parola, mentre si riveste tremante.

Ecco, adesso mi dirà che gli faccio schifo e che non mi vuole più vedere. Mi preparo psicologicamente ad essere rifiutato giustamente dal mio ex migliore amico, ad essere insultato da lui e poi scacciato. Ha tutte le ragioni del mondo per farlo, li ho abbandonati.

Poi inizia a pronunciare delle parole balbettate. E’ ancora provato, sia dall’immersione che dal tentativo di strangolamento da parte del medaglione.

Scambiamo qualche parola, e poi la domanda che mi gela all’istante, quella a cui avrei preferito non dover mai rispondere.

“Perché sei qui?”

Mi blocco, non so che rispondere. So cosa c’è dentro il mio cuore ma non so come esprimerlo. Vorrei dirgli che sono tornato perché il mio posto è accanto a lui. Che sono tornato perché è il mio migliore amico e che da adesso può contare su di me. Vorrei dirgli che sono tornato perché sono pronto a fare la mia parte per sconfiggere il male e lottare per un mondo migliore. Ma le parole non ne vogliono sapere di uscire. E così un silenzio pesante cade tra noi, e la mia partenza si erge tra di noi come un muro invisibile ma apparentemente invalicabile.

Non riesco a sostenere il suo sguardo e abbasso gli occhi sulle mie mani, come faccio di solito quando sono in difficoltà, ricordandomi solo in quel momento della spada che ancora stringo per l’elsa.

Gliela porgo, quasi come segno di pace, come un’offerta per farmi riaccettare da lui.

“Ah, già, l’ho presa. E’ per questa che ti sei buttato dentro, vero?”.

Harry annuisce e poi riprende a parlarmi. Non torna sulla questione del mio ritorno, anche se so che prima o poi dovrò affrontarla, ma mi accetta comunque al suo fianco. E io posso finalmente tirare un sospiro di sollievo. Sono di nuovo al mio posto. E la memoria mi ritorna al momento in cui ho capito che dovevo tornare al fianco di Harry ed Hermione in questa missione, anche a costo della mia vita.

 

--- o --- o --- o ---

 

La luce azzurra mi attende giù in giardino e io capisco che la devo seguire, per poter ritrovare i miei amici, per potermi di nuovo unire a loro.

“E così parti, eh?” mi chiede lo specchio, apparentemente interessato ai miei preparativi per la partenza.

E infatti mi limito a mugugnare un assenso mentre continuo ad infilare nello zaino la roba che con impeto tiro fuori dall’armadio e poi tiro sul letto.

“Pensi che ti accetteranno di nuovo?” chiede ancora.

Stavolta non rispondo. Non so se mi accetteranno e cerco di non pensarci neanche, non voglio farmi false illusioni ma non voglio neanche abbattermi prima ancora di sapere cosa decideranno i miei amici.

“In fondo sei sempre un traditore…” continua lo specchio con cinismo.

Mi fermo un attimo e sollevo lo sguardo verso la mia immagine riflessa. “Hai ragione, sono un traditore” ammetto. E’ inutile continuare a fingere, almeno con me stesso.

“Già, andandotene hai tradito i tuoi amici…

scuoto lentamente la testa

…hai tradito la tua famiglia…

continuo a scuotere la testa

…hai tradito il mondo magico…

mi giro con un sorrisino beffardo e riprendo a preparare il mio zaino.

“Hai ragione, sono un traditore.

Ho tradito gli amici, la mia famiglia, il mondo magico…

Ma prima di tutti, andandomene quella sera, ho tradito me stesso…

 

 

madamina’s space: Ciao a tutti! Eccomi tornata con una nuova ff sul mondo di Harry Potter.

E’ stata scritta per il forum di Lumos, per il mese a tema vincolato che in questo caso era il tradimento.  Per me è stata una sfida personale scrivere questo racconto, perché come ben sa chi mi segue da un po’, Ron non è decisamente tra i miei personaggi preferiti. Ho quindi colto l’occasione per approfondire questo ragazzo e cercare di convincermi che non ha le stesse emozioni di un cucchiaino da thè XD.

Spero di essere riuscita nel mio tentativo…

Ringrazio whateverhappened per avermi sempre seguita e supportata. Spero che questo ennesimo delirio le sia piaciuto.

Dedico invece la storia a due persone importantissime per me: il mio Gryffindor Prince che mi sta sempre accanto da ormai 10 anni, aiutandomi nei momenti di difficoltà ed esaltando invece i momenti felici, e poi il Dark Lord, il mio gemello, che considero una persona fantastica e  con cui sto portando avanti alcuni progetti che spero presto possano vedere presto la luce.

Detto questo non mi resta che ringraziarvi per aver letto ed invitarvi a lasciare una recensione con commenti e consigli, che per uno scrittore sono sempre di vitale importanza.

Grazie davvero a tutti!

A presto, madamina.

 

Disclaimer: questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi citati non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling.

In particolare, sono presenti molte frasi riprese direttamente dal libro Harry Potter e i Doni della Morte, sopra cui è stata costruita l’intera storia.

  
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