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Autore: crimsontriforce    28/04/2010    1 recensioni
Non sarebbe mai restata sola, non avrebbe mai dubitato della sua strada. (cinquanta frasi)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Germogli della città chiusa'
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Un giorno, forse, esisterà qualcosa – una raccolta di qualcosa, per la precisione – che si chiamerà Radici della città chiusa e questi signori saranno il punto di vista dell'introduzione, nonché due dei protagonisti più ricorrenti. Quei qualcosa però non esistono ancora e la quipresente storia in cinquanta frasi è il loro antefatto, pesantemente riadattato in occasione del challenge original di 1frase.

Il primo numero prima del prompt è l'ordine in cui l'ho scritto, il secondo è il numero corrispondente al prompt in tabella.




L'esilio in testa




Inizio


1, 39: Motore

Daira saltava e scalpitava come tutti i bambini; guidava le cacce al tesoro, cercava la lotta, gridava e si arrabbiava; correva sempre, per scappare da un'ombra cui non sapeva dare un nome né un luogo.


2, 19: Controllo

Ma giunta alla ragguardevole età di undici anni non ci stette più e passò al contrattacco, cercando la sua ombra dentro vasi e sotto scale, inseguendone i contorni con le matite sul foglio e sul muro, fino a crollare esausta nel sogno di una foresta gialla.


13, 43: Sangue

All'ombra di un platano paglierino, tamburellando perplessa le dita sulla punta del naso, le sembrò di sentire un battito lontano, come di approvazione – ma poteva essere solo il cuore di sua madre, sul cui petto si era addormentata.


3, 16: Sogno

La foresta era sua amica, un suo luogo del sogno come le aveva insegnato la mamma; Daira si morse il labbro quando una freccia verniciata di uno stridente blu, così fuori luogo su un vecchio cartello giallo sbeccato, la indirizzò ai margini del cerchio protetto di alberi, svelandole una piana luminosa, ben più vasta della sua immaginazione.


4, 40: Tornado

Al centro della piana un tornado, e al centro del tornado la sua ombra, e questo Daira non lo poteva ancora sapere perché l'aria era così densa e scura lì nel vortice, ma ne era certa, perché lei aveva sempre ragione – e ancora il battito, più vicino.


14, 45: Volontà

L'idea che l'aria nera e sferzante del tornado potesse ferirla, o anche solo impedirle il movimento, non le passò nemmeno per la testa e quindi non si realizzò: erano pur sempre in un suo sogno, o in qualcosa che confinava con un suo sogno, Daira aveva tutte le intenzioni di arrivare fino al centro di quella storia e si addentrò con piccole ampie falcate fino alla sua meta come se fosse la padrona dell'intera baracca.


15, 32: Mano

L'ombra era inerte e non era nemmeno un'ombra, era più un vecchietto scuro scuro, abbandonato anche dalla poca luce che rimaneva là dentro, o forse era Daira che riluceva, non seppe dire; di fatto, nel vederlo rannicchiato e immobile, la bambina seguì l'impulso di sedersi per terra accanto a lui e prenderlo per mano, continuando ad osservarlo con occhi spalancati carichi di aspettativa, perché anche una che ha sempre ragione non sa cosa fare di un morto che non è morto, o di un'ombra che non fa paura.


16, 5: Confusione

Tesse seppe nuovamente di essere “Tesse” quando Daira gli strinse la mano – anche se all'inizio l'aveva scambiata per un'altra mano, e forse in un certo senso erano la stessa mano, o restavano legate nel tempo; lentamente si ricompose dai frammenti sparsi in ogni angolo del sogno, ritracciando ogni ruga, accogliendo nuovamente ogni errore, incerto su quanto fosse durata la sua prigionia e cosa avesse fatto mer meritarsi di uscirne, e ricambiò la stretta con tutta la forza e la certezza che gli erano rimaste.


17, 3: Felicità

Daira scattò indietro quando lo vide aprire gli occhi, ma decise di fidarsi dell'espressione serena che gli si era dipinta in viso e restò a osservarlo e farsi osservare, mentre quell'omino sembrava catalogare ogni tratto della sua faccia, riconoscerlo e sorridergli come a un lontano conoscente: “Discendi da lei”, affermò trasognato, e Daira si svegliò.


18, 15: Gabbiano

L'unica cosa da cui era realmente discesa era il letto, in cui mamma Inna l'aveva deposta durante quel sostanzioso pisolino, e nel cercare di mettere assieme una merenda stava già dimenticando tutto come un sogno avventuroso, ma verso sera, mentre inseguiva i gabbiani sugli scogli, uno di essi si girò e le disse: “Torna.”


19, 9: Vista

Dunque tornò e lo trovò ad aspettarla nella sua foresta: lui uscì dal sottobosco con una solennità del tutto fuori luogo e Daira finalmente lo vide libero dalle ombre che l'avevano oppresso, vestito di un cappotto blu stridente e per il resto tutto bianco, bianche le sopracciglia sottili, pallida la pelle fino alla punta del naso pronunciato.


20, 36: Gravità

“Mia signora, ti servo dall'origine dei tempi”, dichiarò offrendole una mela gialla.


21, 50: Cecità

“Puoi... essere mio amico”, acconsenstì cauta Daira, che non ci pensava proprio a essere una 'signora' ma era contenta che la sua ombra si fosse rivelata non un'ombra bensì un nonno – e lei non ce l'aveva più, il nonno – e vedeva ancora il tutto largamente come un gioco.






Svolgimento


8, 8: Spazio

Erano acqua profonda e un velo d'olio, finiti a spartirsi lo stesso contenitore.


7, 12: Occhio

Daira e Inna avevano sviluppato un campionario intero di strizzate d'occhio, con significati che variavano da “Sì, anch'io” a “Non adesso”, e Tesse faticò a mettersi in pari con quel codice che, ai suoi tempi, era solo un gesto spontaneo di agitazione.


10, 46: Reale

“Definiscimi prima 'reale' e avrai la tua risposta”, ribatté secco alla peggior domanda che potesse sentirsi rivolgere e svanì dai pensieri di lei.


5, 15: Felino

Per scherzo, prese a starnutire mentre Daira carezzava un randagio acciambellato sul muro di casa: lei sobbalzò come previsto a quell'allergia immaginaria, ma la stessa reazione da parte del gatto li colse entrambi di sorpresa.


50, 33: Caduta

Una notte Daira cadde oltre la cortina dei suoi sogni – crac, sembrava un confine fisico – fino in un cumulo di nubi cariche del blu elettrico di un temporale, un blu stridente, e cadde piano in quella massa pastosa in cui si muoveva come se fosse il cielo e il mare insieme, tutto un mondo; respirandola sentì che era più densa, più intensa di lei e si svegliò, sudata e ansimante, prima che quella cosa la dissipasse prendendo il suo posto.


40, 48: Voce

Dovette imparare a non voltarsi quando sentiva il richiamo roco e gentile di Tesse nella sua testa.


39, 47: Rosa

Tesse non avrebbe mai (mai mai mai mai mai mai solennemente mai – ora li ho detti tutti, signorinella, ho tenuto il conto) più confuso Daira con la sua creatrice, giurò, né con una delle discendenti con cui aveva condiviso l'esistenza: la sua tipica offerta di un diario su cui trascrivere le storie inventate insieme era stata bene accetta, seppur con pigra diffidenza, ma il colore del povero oggetto aveva rischiato di costare l'esistenza al diario e a lui.


6, 31: Bacio

Con lo schiocco, sulla guancia raggrinzita, e giù a ridere quando l'eco di un gesto così piccino rimbombava nella piana del sogno.


12, 41: Vecchiaia

Tesse non avrebbe più ripreso l'aspetto giovanile con cui era stato creato, secoli addietro, da un'antenata della piccola – troppa acqua sotto i ponti, troppe responsabilità prese e poi lasciate da parte per mostrarsi col volto di un ragazzino – ma a volte, facendola giocare, ricordava quei tempi, ed era abbastanza.


42, 10: Pace

In quei giorni, le angosce del passato sembravano sparire in un soffio di vento: Tesse aveva sbagliato, aveva tentato di imporsi e arrancare fino alla realtà ed era costato la pazzia alla sua unica amica, e a lui nubi turbinanti scure di rimorso, ma era stato tanto, tanto tempo fa e ora tutto quel che rimaneva era bonaccia.


35, 14: Folla

Daira camminò impettita facendosi strada in mezzo alle bancarelle del mercato, con un sorriso ben stampato sulle labbra e la superiorità che veniva dal sentirsi dentro una persona che esisteva solo per lei ma si guardò bene dal raccontarlo a qualcuno, era il suo segreto.


9, 21: Sole

Quando Daira notò che non c'era nulla nel cielo del sogno al centro di tutto quel bianco, pensò che non le sarebbe piaciuto abituarsi a una luce abbagliante che non avesse un sole a guidarla; si chiese se Tesse si ricordasse com'era, avere un punto di riferimento.


11, 13: Mare

Disegnò con uno stecco un'altra fila di orme di fianco alle sue, anche se la risacca insisteva a portargliela via.


46, 22: Brezza

Chiuse gli occhi e immaginò che fosse Tesse ad arruffarle i capelli.


38, 49: Solitudine

Ascoltò con mezzo orecchio gli avvertimenti di Inna sulle amicizie da coltivare, la famiglia, il momento del bisogno e tutto il resto: aveva buoni motivi di credere che rimanere sola non fosse un'eventualità che la riguardava.


49, 29: Stile

Dagli occhi di Daira guardava il mondo e a tratti lo riconosceva ancora – il taglio di certe uniformi, resti di architetture – ma era abbastanza cambiato da lasciarlo per sempre indietro.


43, 38: Lotta

Tesse era stanco di trascinare i suoi segreti come detriti impigliati in una rete, ma quando la sentiva chiudere gli occhi nel mondo reale e apparire al suo fianco vedeva i suoi anni, che erano così pochi, e si imponeva con forza di non aprire bocca.


37, 23: Costa

Daira fece una smorfia quando si accorse di conoscere ogni promontorio e anfratto del litorale, per miglia oltre il porto: avrebbe voluto scoprirlo da sola (fortunatamente per le sue velleità esplorative, ebbe modo di verificare che i ricordi che si era ritrovata in testa erano datati di qualche secolo).


41, 7: Finestra

Passarono un pomeriggio col naso di Daira appiccicato al vetro, a guardare le foglie rosse cadere, e per ognuna che il vento portava vicino Tesse aveva una storia d'autunno da raccontare.


36, 18: Gelato

Avrebbe voluto poter sfregare fra le sue mani quelle intirizzite di Daira, gelate dal reggere l'ultimo dolce freddo della stagione, ma le sue mani non erano mai state più concrete del ventaccio che tirava quel giorno; si limitò a raccontarle di venti caldi, arsura e fiamme alte sull'orizzonte.


44, 30: Malinconia

Daira non sapeva che farsene delle emozioni vaste e profonde che aveva ricevuto in dotazione e, per non scoppiare a piangere come una bambina ogni volta che ne emergeva una, era diventata brava a pensare a delle scatole molto grandi in cui rinchiuderle (era un po' come cercare di stipare un piumino in un cassetto alto, ti casca addosso in tutte le direzioni), ma la malinconia no, quella rispuntava sempre e mirava a un punto ben preciso, sì, proprio lì, e Daira si ritrovava sconfitta a languire fissando l'orizzonte o un muro.


45, 20: Pesce

“Vuoi?”, bofonchiò Daira con la bocca ancora piena, avendo apprezzato il merluzzo a cena tanto da ritrovarselo in sogno, ma Tesse declinò cortesemente.


48, 34: Volo

“Se riuscissimo a lasciarci del tutto alle spalle le leggi del mondo là fuori, sì, qui potremmo volare”, disse Tesse, pensieroso, “ma, perdonami, non sono certo di voler dimenticare com'è la realtà.”


47, 37: Fantasma

“Fino a due anni fa mi spaventavo perché ero piccola”, sentenziò, “ma come storia di fantasmi fai proprio ridere, sai.”






Un altro inizio


22, 11: Sbaglio

“C'è un luogo di pietra viva intagliata e vigile, un luogo in cui si ritrovano persone e significati, un luogo che splende lontano oltre il deserto e vorrei che tu lo vedessi”, Tesse si lasciò sfuggire un giorno e per di più le mentì, perché tornare all'origine di tutto era il suo unico scopo e non era un “vorrei” quanto un “esisto apposta, ti prego seguimi.”


25, 6: Mondo

“C'è una città che è il centro segreto del mondo e tu-io è il pezzo mancante”, avrebbe dovuto dirle, “una ruota sola al centro dell'ingranaggio che ho rotto tanto, tanto tempo fa, e tutto è fermo da allora”, ma non si sentiva ancora pronto a confessarlo.


27, 2: Sorriso

Non le mostrò altro che quella promessa di vaghe avventure e lei subito rispose “Quando si parte?” con un sorriso che tentava di essere esperto, sicuro e smaliziato, ma falliva di parecchie leghe.


28, 4: Pericolo

Al vederla così pronta ad abbandonare tutto, Tesse si coprì il volto con una mano e si chiese se non sarebbe stato meglio, per lei, non averlo mai salvato dalle pieghe profonde del sogno e che il suo esilio continuasse ancora per qualche generazione, o qualche decennio almeno.


26, 42: Domani

“Forse domani”, diceva però Daira ogni giorno, concentrandosi tutta in qualunque piccola faccenda e Tesse s'imponeva di non lasciare trasparire un briciolo dell'impazienza che lo stava consumando, perché le chiedeva già troppo.


34, 27: Telefono

Daira chiese come si stava a non poter mai più parlare con le persone lontane ma, mentre Tesse cercava le parole più adatte, lei se ne andò senza ascoltare la risposta, perché ripensandoci era sicura che non le sarebbe piaciuta.


24, 44: Paradiso

Dairà capì tardi – capì davvero – che non avrebbe potuto tenere tutto stretto nelle sue manine, avventura e conforto, sogni, realtà e casa, e si addormentò dopo un gran pianto stringendo forte Tesse (o un vecchio animale di pezza, fuori dal sogno, nel suo lettuccio).


29, 17: Libertà

“La tua strada è tua soltanto, ma c'è talmente tanto ad attenderci oltre quelle mura...”, sospirò Tesse, rinunciando a distinguere cosa fosse meglio per chi e seguendo solo il richiamo feroce della sua nostalgia, che gli aveva fornito le parole migliori per imbrigliare il confuso libero arbitrio della bambina.


33, 26: Bugia

Si raccontò che era il destino o una trama più alta a farli partire con lei così giovane, o che c'era fretta per via del lungo esilio, o molte altre ragioni: Tesse rimaneva un buon narratore ed era una meraviglia ascoltarsi imbastire argomentazioni che suonavano così sensate.


30, 1: Angelo

Non s'intromise nell'addio alla figura dormiente di Inna, nelle parole che le lasciò scritte, nel fiume di lacrime sulla coperta; vegliò per ore paziente e discreto, come se le osservasse da un angolo della stanza, un custode pronto a consolare la sua protetta quando fosse giunto il momento.


23, 28: Orizzonte

Le prime miglia furono le più difficili, con casa alle spalle che scompariva a ogni passo e l'orizzonte davanti sempre uguale, e solo le promesse di Tesse a sorreggerli entrambi.


31, 24: Città

Le mura di Catris non erano imponenti né luminose sotto il sole cocente, o particolarmente ampie, ma le loro pietre erano più vecchie delle storie: “Questo è l'inizio”, disse Tesse, inspirando a fondo l'aria del sogno e sentendo il futuro tornare a dischiudersi.


32, 25: Casa

“Questo è l'inizio”, disse all'unisono Daira ed era davvero al centro del mondo, diventata una cosa sola con Tesse e la sua storia, con ogni ciottolo per le strade, con le colossali statue che cerchiavano la città e non poté immaginare altro futuro per sé: era tornata a casa.

   
 
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