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Autore: Guitarist_Inside    28/04/2010    5 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehm… Ave!
Hi everybody!
Ehm… Sì, lo so, sono un caso disperato. Me ne rendo perfettamente conto. Avevo promesso che avrei aggiornato presto per farmi perdonare della scorsa attesa, invece aggiorno in ritardo anche ‘sta volta…
Scusatemi, I’m sorry, I’m really sorry, darlings…
Non prendetevela con me, però, le buone intenzioni c’erano XD. È stata colpa di fattori esterni se non ho potuto aggiornare prima, e questi fattori sono riassumibili in: la sQQuola [scuola] che opprime con mille compiti, verifiche, interrogazioni e robe analoghe ._. ; il mio caaaaaro PC che talvolta si rifiuta di fare il proprio lavoro nonostante gli faccia tutte le pulizie varie (anche adesso, per aprire World, ho dovuto litigarci un po’ u.ù XD) ; and the last but not the least, in questo periodo n on sono stata affatto bene (né di salute – ora mi sto riprendendo comunque ^^ – né co0me situazione in rapporto alla gente che mi circonda)…
Comunque, tralasciamo i problemi… In ogni caso, seppur più lentamente, sono riuscita a finire il capitolo e postarlo!! Contente? (Fate almeno finta di esserlo, su *_* XD ahahah scherzo dai).
Comunque, stavo dicendo, ecco qua il tanto atteso (??) capitolo!
Strano ma vero, per questo l’ispirazione mi veniva a scatti e si contraddiceva spesso e volentieri, indi per cui codesto capitolo è stato scritto e cancellato tante volte. Già, perché mi capitava di iniziare a scrivere, poi rileggere velocemente e scartare l’idea (perché non mi ispirava più, perché poi non sapevo come andare avanti, perché riguardandolo mi sembrava troppo una cazzata, perché mi sembrava troppo inverosimile [perché c’è qualcosa di verosimile in questa fic?; No, non c’è, però era troppo inverosimile anche per l’inverosimile di questo mio “sclero mentale” XD. Vabbè, che poi, piccolo spoiler XD, ci saranno anche gli asini che volano perché l’ho promesso alla mia mate che risponde al nickname di cerere, ma questa è una cosa a parte che vedrete tra 3-4 capitolo più o meno xD], eccetera eccetera). Quindi, mi è capitato di improvvisare (già, perché nonostante talvolta nella mente si configurino idee di proseguimenti, che a volte bussano così forte alle pareti della mia scatola cranica che devo scrivermele, o talvolta restano soltanto nella mente pazzoide… ma ora basta divagare se no non finisco più la frase XD)… Stavo dicendo? An, sì, che mi è capitato di digitare qualche riga, oppure anche una o due pagine di World, per poi cancellarle e ricominciare. E ciò, unito ai motivi sopra elencati, non ha certo aiutato a sveltire la stesura del capitolo XD. Poi, alla fine, ho detto: basta, ora non cancello più (anche perché avevo già scartato molte idee, e non è che ne rimanessero moltissime XD), se no questo capitolo non lo finirò mai; quindi, quel che è, è, e continuo questo. E “questo” è quello che mi accingo a postare. Spero che non vi faccia schifo vi piaccia… =)
Bene, ho già scritto troppo, come dice la mia AmantaH, Gì (Fujiko Chan), altrimenti scrivo davvero più di commenti che di capitolo ahaha XD.

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie u.ù (XD):
Come sempre, grazie mille a tutti voi che leggete il frutto di questo mio enorme sclero mentale che va sotto il nome di FanFic XD, e soprattutto a tutte voi che recensite e che mi sostenete… Davvero, non immaginate quanto una recensione possa far contenta l’autrice, che si sente in qualche modo realizzata XD.
Vi voglio bene, care *-*!
Scusate se sarò un po’ più breve del solito nei ringraziamenti personali (ma neanche tanto alla fine XD anche se mi impegno, le righe scaturiscono da sole e, volente o nolente, i ringraziamenti personali, che mi piace così tanto scrivere, quasi come leggere le recensioni *_* magari sarò pazza io ma è così *ç* , non sono così brevi… XD), ma come avrete capito, purtroppo il tempo è quello che è =(

ZofouArtemis : ciao cara! *_* Mi fa piacere che ti sia piaciuta la descrizione del concerto, delle urla che rompono quel silenzio quasi surreale, dell’essere parte della Musica, che è una vera e propria linfa vitale… Se devo dirlo, è la parte in cui mi sono impegnata di più XD. Sono contenta che tu sia riuscita ad immedesimartici… Dopo che me l’hai fatto presente, ho proseguito anche la lettura della tua fic (non ricordo se ho fatto in tempo a recensire, nel caso non l’avessi fatto, sappi che mi è piaciuto molto, principalmente perché anch’io mi sono ritrovata moltissimo in ciò che hai scritto! Comunque, dovrò portarmi a pari, sempre per il discorso delle mille cose che mi han tenuta lontano da fic e da EFP), ed è vero, ci sono parallelismi pazzeschi! Beh, si vede che siamo in qualche modo in sintonia XD *_* e abbiamo idee simili sulla Musica, sul viverla in concerto, da qualunque delle due parti del palco tu sia… =).
Ti ringrazio molto anche per i complimenti per le descrizioni e la caratterizzazione dei personaggi, spero di essere migliorata (onestamente, non ho più riletto i primi capitoli, ma da quel che mi dite mi sa che lo sono! E non posso che esserne contenta *_*).
La reazione di BJ... Beh, è strana. Insomma, sì, in un certo senso essendo una fic ve la aspettavate (addirittura con trepidazione? Wow XD). Però, ciò non toglie nulla all’affermazione precedente. E darà origine anche ad una reazione a catena che occuperà questo e i prossimi 1 o 2 capitoli, o almeno così penso XD. Beh, non so se come andrò avanti vi piacerà o no, se sarà più o meno scontato, ma come ho già detto prima, spero vi sia gradito e continuiate a seguirmi! ^^”.
Per quanto riguarda la citazione Mike-esiana del treno in corsa, beh, dalla prima volta che l’ho sentita mi è entrata indelebilmente nella testa, e quindi non potevo non metterla! E anche qui, mi fa piacere di averla resa nel modo in cui l’immaginavi anche tu *_*.
Ok, avevo detto che sarei stata concisa ma vedo che proprio più di tanto non ci riesco ahahah. Ok, mi fermo qui se no continuo fino a domani =). Spero di sentirti presto, e che anche questo capitolo ti sia gradito ^^.

Helena89 : Hey, cara Prima Lettrice, rieccoti!! *_* Mi sei mancata tanto, sai? =)
Visto che ce l’ho fatta a postare entro la settimana, come avevo promesso ieri a te (e alle altre lettrici)? XD
Tornando al commento alla recensione (*_*)… Proprio due minuti fa ho scritto, nel commento di ringraziamento a Z.A., che speravo di essere migliorata nella scrittura, ma, non avendo più riletto i primi capitoli, non potevo dirlo con precisione. E ciò che dici tu, che sei stata assente e hai letto insieme uno dopo l’altro più capitoli, mi fa molto piacere! È sempre bello migliorare *ç* XD. E grazie tanto tanto dei complimenti!
Sono contenta che tu abbia apprezzato la parte del concerto, per la quale ho attinto sia dalla mia memoria, che dalla mia immaginazione immedesimandomi nel mio alter-ego (l’Ema della storia, insomma)…
“Beh, la parte con Billie non credo abbia bisogno di commenti.. Quei due sembrano l'uno il pezzo mancante dell'altro tanto sono in sintonia... *.*”--> Beh, sì, non c’è bisogno di commenti XD. In un certo senso hai ragione, sono come complementari, si completano XD .”In un certo senso” perché… Beh, lo capirai nei prossimi capitoli mi sa… Beh, non aggiungo altro, perché ho qualche ideuzza che inizia a formarsi nella mente e prenderà vita nei prossimi capitoli che non voglio rovinarti anticipandoteli (che poi, le idee in mente sono ancora un po’ confuse)… Beh, ti lascio… Spero il capitolo ti piaccia (almeno un po’ XD). Ciao, a presto!

Green Star 90 : Stella! *_*
“– Beh, Ema, possiamo fare anche una cosa a tre, non c’è alcun problema – -----> E ti pareva che anche in questo capitolo non mancassero le purcellate.” --> Lo sai che quella frase l’ho scritta pensando a te? XD *ç*. E l’idea del numero 42 da usare come codice tra noi mi garba assai *__*
Tornando al commento… Allora, a tutto vi è una spiegazione (quale? Spero di chiarire tutto in questo e nei prossimi 2-3 o 4 capitoli XD ciò non toglie che magari inserirò anche altre cose che chiarirò più avanti però ahahah XD). An, una piccola precisazione: il personaggio di Beatrice da ora in poi non rispecchierà la realtà al 100% (ma solo al 99,99% u.ù) XD. Certo, gli si avvicinerà moltissimo per atteggiamenti, comportamento, abitudini, eccetera, ma alcuni particolari saranno un po’ accentuati (leggermente, fidatevi, se la conosceste e la sentiste parlare/raccontare/vantarsi vi chiedereste come fa a non essersi ancora scavata una fosse profonda chilometri dove sparire, dopo essere rimaste basite, schifate, esterrefatte, stomacate, sconvolte...) XD . Anyway, sia le tue domande su Beatrice che sul comportamento di Billie, saranno chiarite in questo, nel prossimo, o nell’uno o due dopo il prossimo, come ho scritto sopra XD.
Solo un’altra piccola precisazione:
“oh! Billie è un uomo sposato e con figli, tra cui uno più grande di te di soltanto un anno!” --> Ahem… Nulla contro i/le 96 (conosco molte persone simpatiche nate quell’anno, tra cui la mia AmantaH, la Gì…), però, insomma, non togliermi due anni di vita!! XD. An, e comunque l’Ema della fic non ha esattamente la mia stessa età, ma un’età imprecisata leggermente superiore…
“(o purtusu è purtusu XD).” --> XD ahahah Stella, tu mi fai morire coi detti in dialetto! Ahahah XD. *.*
Beh, detto ciò, ti saluto, e mi scuso ancora anche per il ritardo con cui sto seguendo la tua fic (sto cercando di portarmi in pari comunque *ç*), sempre per i soliti motivi già detti… =(
Bye, oh my dear shiny Star, see you soon!

Fujiko Chan : AmantaH *ç*! Come al solito, semplicemente ADORO le tue recensioni ahahah XD. Allora, come al solito mi diverto a risponderti punto per punto (anche se cercherò di essere un po’ più breve del solito per motivi di tempo):
I’m really happy che tu abbia gradito la parte della pseudo-riabilitaizone, come l’hai denominata!
Ahahaha e mi fa piacere anche sguazzavi tra le allusioni :shifty: … però credimi, non tutte erano fatte apposta, alcune mi son venute senza voler propriamente crearle… e tu subito a trovarle e a sguazzarci dentro, eh? Purcella. XD *_*
E sì, Billie e Mike chiamano Tré Frank, and I’m happy that you agree with my decision ^_^. Perché come hai detto tu (e non hai sbagliato il tempo ,se intendevi quello verbale XD), la loro amicizia dura da una vita, e mi sembra più… come dire… naturale, che lo chiamino Frank =)
“E per un attimo ho temuto che avresti SHIFFATO con Mike. XD No davvero, tramonto, lungomare...<3” --> Te l’ho già detto che sei una purcella che vede tanti tanti tanti tanti shifty in giro? XD Vabbè, ma io ti volgio bene così *_* XD
E sono davvero davvero contenta che tu abbia apprezzato come si deve la parte del concerto. Delle sensazioni, delle emozioni di Ema. Del dubbio: Heaven or Hell?. Della frase finale (Welcome To Paradise…. Ok, adesso mi fermo se no inizio a cantare tutta la canzone *_*). Del pubblico che quasi sommerge il mio alter ego: come in Bullet, sì *_* ma come anche il 10 Novembre 2009 (*si perde nei ricordi*), oppure del 26 Giugno e del 4 Luglio 2010! Perché in quest’ultima data ci saremo anche NOI DUE in QUEL pubblico… *ç*
E il tuo commento sulla “rissa”… ahahah stupendo, con tutte quelle parole/frasi dette e contraddette poco dopo *_* Rispecchia bene lo stato d’animo di Ema, davvero. [
“Immaginandoti che ti lanciavi verso Beatrice con la Baby in mano (si, non ce l'avevi ma sono dettagli U_U) mi ha fatto morire dalle risate, ma ripensandoci non avrebbe dovuto far ridere. E' bellissimo quando Billie Joe ti ferma la mano *_* davvero, quello è il momento più romantico (anche se non ha niente di romantico)” --> A me invece ha fatto morire dal ridere la tua recensione *_* ma questo ormai lo sai u.ù]
“Una nota: Credo che James non sarà MOLTO MOLTO contento. XD” --> No, non lo sarà PER NIENTE XD… He would like to kill Ema (and not only Ema), in my honest opinion XD.
E beh, sì, hai ragione, l’ultima parte è un po’, come hai detto tu, “arronzato”. Ma già ero TROPPO in ritardo (perché, questa volte no? XD), e dovevo metterlo perché era negli accordi del “Piano Malefico su MSN TM (marchio registrato XD)” con Luna (aka SilentMoon)… XD. E comunque, davvero l’hai sempre saputo? XD ma che brava… (Però non so se tu hai sempre saputo anche il seguito degli eventi… XD). An, e lo sclero di commento su MSN era altrettanto fantastico della recensione XD. *_* ahahahah.
“Me ama ama questo capitolo *ç* prima ancora che la tua mente malata l'avesse concepito U_U” --> esagerata! *-*
E grazie 1,000 (anzi, grazie 1,039 *_*) dei mille complimenti. E ribadisco, sono davvero tanto tanto contenta di essere migliorata =)
Beh, ti lascio al capitolo, spero non ti faccia cambiare idea e opinione. In poche parole, spero ti piaccia XD. Bye, darling *_* See ya soon.

cerere : Mate!! *_* Ecco l’altra utentA che scrive recensioni semplicemente A-DO-RA-BI-LI *-*.
Alùr (allora)…
Iniziamo chiarendo una cosetta: tu non spari Boiate con la B maiuscola perché sono davvero immensamente grandi; o se le spari, io le adoro. Quindi, no problems. XD
“ma lo sai che adoro te e questa storia??? --> Ma lo sai che adoro te e le tue recensioni-barra-tutto-ciò-che-scrivi-compresi-i-nostri-scleri? *ç*
Il tuo commento alla prima scena indica quanto bene tu l’abbia compresa, e quanto bene tu abbia compreso lo stato d’animo della protagonista *_* Perché, nonostante tutto, è IMPOSSIBILE tenere Ema lontana dalla sua chitarra e dalla Musica, o, come hai detto tu,
non è possibile fermare l'attrazione atavica che sussiste tra la chitarra e la sua padroncina *.*
“per quanto riguarda il secondo atto, dimmi che in seguito farai qualcosa per conquistarti la simpatia di Mister Acidello/James...!!!” --> Ema ti fa sapere che lo spera tanto anche lei!
“e comunque quel Whatever it takes..... mai locuzione più azzeccata!!!! *_* you know, da quando me l'hai fatta conoscere tu un po’ di tempo fa, è diventata una delle mie frasi preferite, perche esprime al meglio ciò che dovrebbe essere la vita per noi. […]” --> Me è tanto tanto contenta di ciò. Davvero. Oltre al fatto che hai inteso benissimo il senso della locuzione, sono felice anche di avertela fatta conoscere, capire ed amare. =)
E beh, correre sulla spiaggia con Mike prima di un concerto è pure un mio sogno (siamo sempre in sintonia, mate XD), e non potevo non metterlo *ç* . Come pure le frasi citate da Bullet *-*
E… sììì… ti ci vedo a pogare sulle mie note *ç* awww mate *ç* anche se più che cristalline saranno ben distorte XD y’know, un buon 80% delle volte che suono, il distorsore dell’ampli è sempre attivo XD e nei pezzi descritti nella fic, idem… =) Anyway, I’m really happy you liked so much the concert part; it takes me lots of energies ‘cause I wanted to write it as better as I could… XD And you’re right, you know… There was something magic in the atmosphere and in Ema’s feelings *.*
E son contenta anche che ti sia piaciuto l’impatto delle mie nocche fredde ma roventi di incazzatura (pardon, di Ema XD) sul naso di quella whore, che ha prodotto un appagante rumore e rivoli di sangue hanno iniziato a colare da esso… *_* (mi sa che abbiamo in comune anche la malsana attitudine a piacerci scene macabre/violente di codesto tipo ^^)… E se pensi che la mia “rivincita virtuale” (virtuale ne senso che sarà operata solo nella fic, ma niente nella realtà, anche perché, come hai detto tu la Dolce Prospettiva Parigina, a cui si aggiunge anche Quella Mestre-Veneziana della settimana seguente, non ne vale la pena XD) sia finita lì, ti sbagli cara… Ricordi il nostro “Piano Malefico TM accennato su MSN o Facebook -non ricordo con precisione- ? Muahahah *risata malefica*.
Tutto accadde in meno di un minuto. ... bastano e avanzano per cancellare il sorriso saccente da una faccia Altamente Odiosa ^_^” --> Oh, yeah!
“eeeeeehhhh.... sporcaccioni sporcaccioni, quei tre!!!! quanti doppisensi *_* (e c'e chi venderebbe l'anima per ascoltarli scherzare cosi confidenzialmente dal vivo.... io in primis xD)” --> *__* (non solo tu… Io mi aggrego, ovviamente)
Beh, mi fa piacere che tu abbia gradito anche l’ultima scena… Beh, come ho detto alla Gì (Fujiko Chan), l’ho scritto in meno tempo degli altri (perché dovevo metterlo in quanto facente parte del “Piano Malefico Di MSN con Luna”, però ero già troppo in ritardo nel postare… E tu probabilmente avresti dovuto usare quell’ascia che hai citato per cercare di convincermi “gentilmente” a postare… e non ho voluto crearti il disturbo XD). E mi fa piacere che tu abbia apprezzato il “Rage and Love”, che esprime l’essenza del caro BJ, come hai giustamente notato. And, however, salutami tanto il tuo cervello da parte del mio! E digli che mi fa morire dal ridere… XD
“cosa dovrei dire ancora? che il tuo ego dovrebbe essere gonfiato con la pompetta per le camere ad aria delle bici, per le cose stramitiche che hai scritto in questo capitolo? genio incompreso..... ^_^ come devo fare con te? ah, you just have to tell me how!!!!!! xD” --> Te l’ho già detto che ti adoro? *ç*
Beh, ciao, ti saluto se no non finisco più e di conseguenza non posto più il capitolo, e non penso che né tu ne le altre lettrici ne siano contente… XD. I hope to hear from you soon, darling!

K_BillieJoe : Ciao cara *.*! Ahahahah, brutta cosa la gelosia! Anche quella dell’autrice (io) verso il personaggio da lei creato! Ti capisco, sai? XD
Beh, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e spero che né questo né i prossimi ti deludano ^^. Ciao, a presto!

Francy924 : Darling! *_* Non so se sei già arrivata a questo capitolo, ma volgio comunque ringraziarti in questo spazio ^_^. Grazie mille (o, ancora meglio, 1,039 *_*) dei complimenti! Mi fa davvero tanto piacere che ti piaccia, e spero continui a piacerti =)
A presto!

E un grazie speciale anche a tutti voi che avete aggiunto questa fic alle seguite e/o ai preferiti e/o, addirittura, me alle Autrici Preferite (*arrossisce* grazie davvero)!! *_* - Fujiko_Chan, Green Star 90, Helena89, Mary17, micky_malfoy87, millape, ZofouArtemis, 801_Underground, cerere, Crazy_Me, DearlyBeloved96, Jayden Akasuna, K_BillieJoe, Sybille, SuomiLover, Francy924… Grazie di cuore a tutte!! *-*
E se non chiedo troppo, quando riuscite, mi farebbe davvero piacere (per chi non lo fa già *w*) se lasciaste un commento, anche piccolo, giusto per sentire la vostra presenza e per sapere cosa ne pensate ^-^

Angolo “pubblicità” XD:

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PS: SilentMoon : Dearly Beloved! *ç* Lo sai che mi manchi tanto tanto? Sia la tua presenza qui su EFP come scrittrice/lettrice, sia le nostre pazze conversazioni su MSN… Spero di sentirti presto! Ciao *_*


Ok, ora basta, vi ho “annoiato” fin troppo. Avevo detto che avrei cercato di fare i ringraziamenti più concisi, ma nonostante tutto son venuti abbastanza prolissi lo stesso… L’avevo previsto che sarebbe finita così… Che ci volete fare, son fatta così, e ho la pazza passione per rispondere BENE ad ognuna delle vostre recensioni che leggo con così tanto grande piacere…
Bon, vi lascio al tanto atteso capitolo (“come no? Guarda, non aspettavano altro ._.”. “Hey tu, cervellino caro, non eri mica andato a farti un giro? An, sei tornato? Beh, allora almeno lasciami illudere un po’ XD”). Buona lettura… See ya soon *ç*







CAPITOLO 15 The shit is so deep you can’t run away


Fissavo il pavimento davanti a me con sguardo perso, ma non era quello che le mie pupille vedevano.
Le immagini degli ultimi avvenimenti mi sfrecciavano davanti agli occhi in un susseguirsi incalzante.
Ripensai a quello che era successo quel giorno, e in particolare durante la serata.
Nella mia testa regnava il caos più totale, ma in mezzo ai mille interrogativi e alle mille idee ingarbugliate che sfrecciavano qua e là, dubbiose, una si fece largo nella mia mente, ed era l’unica cosa certa che riuscivo a riconoscere in quel momento: James ci avrebbe sicuramente ucciso.
Forse non nel senso stretto della parola, ma in qualche modo ci avrebbe ucciso.
E qualsiasi cosa avremmo potuto fare ora, soprattutto se fossimo stati sotto l’effetto di quei liquidi così invitanti, non avrebbe migliorato la situazione.
The shit is so deep you can’t run away…

Riflettendoci, però, sembrava tutto così irreale
Forse non era accaduto niente…
Forse, anzi probabilmente, era tutto l’ennesimo sogno… E nel caso, da quanto andava avanti?
Trattenni il fiato, per poi espirare lentamente la poca aria ancora presente nei polmoni.
No, era troppo lungo per essere tutto un sogno, non potevo aver sognato ciò che era accaduto in tutti quei giorni, che ormai ammontavano a quasi una settimana: qualcosa di vero doveva esserci stato…
Tirai un inconscio sospiro di sollievo.
Però forse l’ultima parte era davvero frutto della mia immaginazione… Forse tra pochi istanti mi sarei svegliata nel mio letto, con ancora il polso dolorante, o forse almeno quello no… Oppure mi ero addormentata dopo aver provato l’ennesima volta tutti i brani? Dovevo ammettere che quell’ipotesi, tra le due, mi piaceva di più…
Chiusi gli occhi e li sbarrai.
No, non ero nel mio letto, né sul divano della sala prove o comunque da qualche parte addormentata, ero ancora in quella stanza con i Green Day e quelle bottiglie così attraenti a pochi metri da noi…
Beh, ma perché avrei dovuto risvegliarmi semplicemente chiudendo e riaprendo gli occhi? I miei sogni di solito finivano quando meno me l’aspettavo, quando volevano loro, non quando volevo io.
Quindi restavo nel dubbio, in quel dubbio che stava diventando sempre più logorante.
Da una parte speravo che non fosse stato solo un sogno, dall’altra invece mi ritrovavo a sperare che lo fosse.
“Ma sì, non è altro che un sogno”, suggerì ancora una vocina nella mia testa. Un sogno fantastico che poteva sembrare reale ma pur sempre un sogno era. E quindi, se era un sogno, non avremmo corso il rischio di venir fucilati l’indomani da James. Se era un sogno, qualunque cosa avessimo fatto, non avrebbe avuto ripercussioni nella vita reale: era tutto un frutto dell’immaginazione della mia mente pazza.
Sì, al 90% era così.
Ma quel 10%? Quel fottutissimo 10%?
No, era troppo impossibile.
Sembrava a tutti gli effetti la trama di un sogno.
Il comportamento di Billie.
E la presenza di Beatrice , in Australia, al concerto.
Ok, quella stronza mi aveva giurato che mi avrebbe rovinato ovunque fossi andata. Ma probabilmente scherzava, o forse, ancora più verosimilmente, attribuiva un valore ristretto e riduttivo a quell’ovunque. O forse no? Forse mi avrebbe davvero seguito fino in capo al mondo per uccidermi, fisicamente e/o moralmente? Da quella, in fin dei conti, tutto era possibile.
Ok, allora, forse Beatrice mi voleva davvero così male da seguirmi fin lì, e quindi, nonostante sembrasse strano, poteva essere successo tutto realmente…
Però, c’era sempre il comportamento di Billie Joe… E a quello il mio cervello non riusciva a trovare una spiegazione apparentemente e sufficientemente plausibile nel campo della realtà.
Scossi debolmente il capo: quelle che potevo fare erano solo stupide supposizioni.
Era altamente improbabile che quello che stava succedendo da inizio serata a quel momento fosse realtà, ma d'altronde sarebbe sembrato impossibile anche che io fossi in Australia con i Green Day invece che dietro i banchi di scuola ad annoiarmi e ad essere massacrata di compiti, verifiche, interrogazioni e cose analoghe, come ogni comune mortale della mia età…
Non sapevo più cosa diavolo pensare.
Lanciai un’ultima occhiata alle birre e alla vodka, che improvvisamente avevano perso ogni attrattiva…
Sospirai, quindi mi sedetti per terra, sul freddo e duro pavimento, appoggiando la fronte su una mano, intrecciando le dita tra i capelli, sovrappensiero.
C’era un modo per sapere con certezza se era una fantasia oppure no, pensai d’un tratto.
Adocchiai la finestra, poi scossi la testa ridendo tra me.
No. Come avevo potuto anche solo pensare una cosa del genere?
Sì, certo, nei sogni non si poteva morire, ma se non fosse stato un sogno?
Rabbrividii, immaginando il mio corpo esanime ed insanguinato lungo disteso sul prato che c’era sotto la finestra dell’hotel. No, decisamente non mi conveniva usare quel metodo per provare la realisticità o meno della notte.
E quindi mi toccava restare nel dubbio.
Beh, sempre meglio che rischiare quella morte brutale.
Certo, avrei evitato di venire uccisa da James l’indomani, nel caso, ma non ne valeva la pena lo stesso.
Chiusi gli occhi e inspirai a lungo.
Cosa dovevo fare?
– Hey Ema ci sei??! –
La voce di Tré a pochi centimetri dalle mie orecchie mi fece sobbalzare.
– Ah, eccola… Pensavamo di averti persa, non rispondevi più – rise il batterista.
– Si può sapere su quale cazzo di pianeta eri finita? – domandò il frontman, sorridendo e accovacciandosi anche lui davanti a me.
Già, su quale fottuto pianeta ero finita? Bella domanda.
Senza rendermene conto abbassai lo sguardo e iniziai a tremare.
Billie si sedette accanto a me, cercando di abbracciarmi, ma io mi scansai.
Perché l’avevo fatto? Scossi impercettibilmente la testa: altra domanda senza risposta.
Ma alla luce di tutto quello che avevo considerato e rimuginato, qualcosa mi disse che era meglio così.
“Ma cazzo, Ema, se è un sogno, perché non te lo godi fino in fondo?” disse la solita vocina maliziosa, da un qualche meandro del mio cervello, facendosi sempre più insistente e contestando ogni mia argomentazione.
Vidi il chitarrista bloccarsi sbigottito, mentre mi fissava sbalordito e confuso, senza capire perché diavolo reagissi così. E non lo capivo neanch’io.
Abbassai ancora una volta lo sguardo, non reggendo il confronto con quei due smeraldi rabbuiati che mi scandagliavano cercando un qualche indizio che spiegasse il mio improvviso mutamento.
Strinsi i denti e deglutii.
Chiusi gli occhi, vederlo così mi stringeva il cuore, rendendomi molto più vulnerabile, facendomi correre il rischio di poter cedere a quella dannata vocina. E non volevo, o meglio, non dovevo.
Però i suoi compromessi e le sue proposte non sembravano così male, a ripensarci…
No.
No. No. No. Molto probabilmente non volevo, ma dovevo resistere…
Mi tappai le orecchie, come se questo potesse non farmi udire più le due voci che battibeccavano nella mia mente. Ma ovviamente non servì a nulla.
Stavo impazzendo.
Sì, stavo impazzendo, e quello avrebbe anche potuto spiegare molti dei miei interrogativi irrisolti.
No, era troppo facile risolverla così.
E poi, cos’era davvero la pazzia?
Evvai, ecco un’altra domanda a cui non sapevo dare una risposta soddisfacente…
Basta! Non ne potevo più, stavo raggiungendo il limite massimo di saturazione. Troppe emozioni, troppe domande, troppo… troppo in troppo poco tempo.
Basta! – gridai nella mia mente, senza rendermi conto di averlo urlato davvero.
Vidi tre facce seriamente preoccupate voltarsi verso di me, squadrandomi allibite, con l’aria di chi non ci sta capendo nulla.
I tre si guardarono per alcuni interminabili secondi, mentre nella stanza regnava il silenzio più assoluto.
– Ema… Cosa succede? – chiese ad un tratto Mike, ponderando le parole.
Alzai lo sguardo e aprii la bocca, ma non ne uscì il benché minimo suono. Era come se le mie corde vocali avessero inteso quel “basta” come se fosse riferito a loro.
Loro non ci capivano niente, ma il problema era che non ci stavo capendo un cazzo nemmeno io!
E non sapevo neanche se quello era un sogno oppure no!
Strinsi i pugni e mi morsi il labbro, provando un piacere quasi masochista nel far sanguinare ancora la ferita, nell’assaporare il sangue che aveva ripreso a fuoriuscirne, e in quel nuovo, ulteriore, dolore.
Quella dannata ferita. Anche quella, era vera oppure no?
I tre intanto rimanevano in silenzio, aspettando una qualche sorta di mia risposta. Tre paia di occhi mi osservavano prestando attenzione ad ogni sorta di mio possibile movimento.
Billie provò ad avvicinarmisi un’altra volta, ma, come per un riflesso condizionato, mi ritrassi ancora.
– Si può sapere che cazzo hai? – sbottò.
In tutta risposta, tirai su col naso e continuai a fissare il pavimento, senza muovere un muscolo.
– Cazzo Ema, mi ascolti almeno? – continuò, alterato – Si può sapere che diavolo ti è preso, così, da un momento all’altro? Porca puttana, fino a poco fa eravamo sulla stessa fottuta lunghezza d’onda, cazzo! E adesso, cosa fai? Mi rifuggi senza che ti abbia fatto niente di male? Cazzo, bel modo di ringraziarmi il tuo!
Lo sentii alzarsi, e di sottecchi lo vidi tirare un pugno al muro, imprecando.
Stupendo, l’avevo ferito, e l’avevo fatto anche incazzare. Meraviglioso.
Ecco, lo sapevo che non ero altro che un disastro. E quella ne era un’ulteriore prova.
Cercavo di far qualcosa di giusto, ma mi riusciva solo di rovinare tutto.
Vaffanculo.
Perché mi ero ridotta così, invece di spassarmela, bevendo e festeggiando con i Green Day, come probabilmente qualsiasi altra persona sulla faccia di questo fottuto pianeta avrebbe fatto? Perché mi facevo tutte quelle domande? Perché mi creavo tutti quei problemi?
Vaffanculo.
Ripresi a tremare, mentre un formicolio agli occhi si faceva strada sempre più prepotente.
Cosa dovevo fare?
Cazzo, cosa dovevo fare?
Alzai gli occhi per un istante.
Tutto quello che facevo finiva per causare guai.
Cazzo, dimmelo tu.
Dimmelo tu cosa devo fare, perché proprio non lo so.

Con la vista annebbiata, cercai di guardarmi intorno.
Billie era ancora di spalle, girato verso il muro, disorientato, confuso e irato; lo vidi scagliare un altro pugno vero la parete, borbottando qualcosa, e quella forza violenta trafisse anche quel che restava ancora integro nel mio maledetto cuore.
Mike e Tré sedevano ancora poco distanti da me, anch’essi spiazzati, non sapendo bene che fare.
Avevo rovinato tutto, ancora una volta.
Doveva essere una festa quella, una gran festa; non c’era neanche James, e molto probabilmente avevano in programma di divertirsi. E invece quello era il risultato.
Fissai con un certo rimpianto le bottiglie in attesa. E chissà quanto avrebbero atteso ancora.

Ad un certo punto sentii che dovevo cambiare aria, non potevo restare lì un secondo di più.
Mi alzai, lentamente, barcollando nonostante fossi sobria, o almeno il mio corpo lo fosse per quanto riguarda alcol e altre sostanze. Ma era il mio cuore a non essere più sobrio, impregnato di qualcosa molto simile alla depressione, al dolore, alla rabbia, all’amarezza, al rimorso e a chissà cos’altro.
– Io… È meglio che vada… a prendere un po’ d’aria… per un po’ – riuscii a dire in un sussurro, dirigendomi verso la porta.
– Ok, come vuoi… Ma sappi che se hai bisogno siamo qui… – fece Mike.
– G-Grazie, ma… – mi interruppi, rendendomi conto di non riuscire più a dire altro.
Scusatemi… – riuscii poi a dire, con voce rotta.
Lanciai loro un’ultima fugace occhiata, poi uscii chiudendomi la porta alle spalle e dirigendomi verso le scale.
Erano quattro piani, ma non mi andava di usare l’ascensore: l’abitacolo in quel momento mi dava un senso nauseante di oppressione e mancanza d’aria.
Iniziai a scendere i gradini, adagio, uno alla volta, mentre la vista si faceva sempre più sfocata.
Miracolosamente riuscii a non cadere, e raggiunsi finalmente il piano terra; quindi imboccai un corridoio alla mia destra. I miei passi rimbombavano tetri nel più totale silenzio, mentre un paio di lacrime amare iniziavano a solcarmi la faccia.
So what ails you, is what impales you…
I feel like I've been crucified, to be satisfied…
I'm a victim of my symptom…
I am my own worst enemy…

Maledissi il mio cervello per ciò per cui di solito lo lodavo.
Perché doveva sempre trovare delle loro frasi da abbinare ai miei stati d’animo?
Sì, però aveva ragione, in un certo senso quella, in quel momento, era la mia “Restless Heart Syndrome”, non potevo biasimarlo.
Ma, in quel momento, anche solo sentire nella mia mente il suono dei loro strumenti unito a quello della voce di Billie, era insostenibile. Invece di darmi una mano a rialzarmi, mi tirava un ulteriore schiaffo morale, facendomi sprofondare sempre più nelle sabbie mobili della mia rovina.
Ma non potevo negare che era vero.
Quello che mi affliggeva, mi immobilizzava, mi trafiggeva. E ciò che mi aveva dato gioia, felicità, soddisfazione, ora mi arrecava nuovo dolore, crocifiggendomi. Ed ero una vittima di me stessa, della mia sindrome, ero il mio peggior nemico.
Aprii la portafinestra che dava sul giardino, richiudendola piano dietro di me e facendo qualche passo tremante.
Raggiunsi un albero e mi lasciai cadere presso le sue radici, poggiando la schiena contro la dura corteccia. Continuai a fissare il suolo, nell’oscurità.
Cercai di respirare a fondo, asciugandomi gli occhi.
Provai a concentrarmi sull’erba, sul tronco dell’albero cui ero appoggiata, sulla leggera brezza che spezzava quella tiepida notte estiva, cercando di fare il vuoto nella mia mente.
Ma ovviamente non riuscivo: ogni cosa riusciva, in qualche modo, a richiamare alla memoria gli ultimi eventi.
Continuavo a tormentarmi, quasi come se provassi piacere nel crogiolarmi nel rimorso.
Sì, ero vittima di me stessa.
Ma non era solo mia la colpa di ciò che era successo…
No, lo era invece, perché se mi fossi controllata di più e non avessi fatto ciò che avevo fatto, probabilmente non sarebbe successo nulla.
Probabilmente. E chi me lo garantiva?
Lo sapevo.
Oh, e da quando potevo avere la possibilità di conoscere le mille alternativa che si prospettano ogni secondo della vita?
No, non l’avevo.
E allora come facevo a saperlo?
Questo non lo sapevo. Ma lo sapevo, e basta.
Che gran contraddizione.
Già, sembrava proprio un’enorme contraddizione. Nella mia mente calò il silenzio per qualche secondo: una delle due fazioni di me non sapeva bene cosa rispondere…
Però… Però sarebbe andato tutto meglio, e Billie non avrebbe…
Mi bloccai, colta da una fitta di dolore più intenso.
Perché, mi dispiaceva che Billie avesse fatto ciò che aveva fatto?
No, beh… Sì… Cioè, no… Non lo so.
Ecco la verità: non lo sapevo neanch’io.
Fino a neanche un’ora prima non mi dispiaceva affatto, anzi, probabilmente ne ero entusiasta.
Poi era subentrata la confusione, e da quella i ripensamenti, i conflitti interiori… e il dolore.
Ma una parte di me, nonostante tutto, anche se avesse avuto la possibilità di tornare indietro, avrebbe rifatto tutto ciò che era successo.
E tutto ciò non faceva che acuire il mio conflitto interiore, quella lesionante battaglia infernale di idee e sentimenti che inferociva in me.
Ma perché non mi godevo il sogno, una volta per tutte?
Perché forse non era un sogno. Non ne ero più così convinta.
Alzai gli occhi, fissando quei puntini sfocati in quella macchia d’inchiostro scuro, che riconobbi come stelle. Loro, che ci spiavano così da lontano, nella loro tacita quiete.
Sospirai, asciugandomi col dorso della mano le lacrime che mi annebbiavano la vista.
Billie…
Perché pensavo ancora a lui? Perché non riuscivo a smettere di pensarci per più di un secondo?
Mi stavo distruggendo con le mie stesse mani, e stavo facendo star male anche lui, rovinando a tutti la serata.
Ero sempre il solito impiastro. Cazzo. Perché?
E tutto per quella scema di Beatrice. Perché doveva sempre rovinarmi la vita? Perché?
Però anch’io, cazzo, potevo trattenermi, avrei evitato tutto. Che idiota che ero.
Però, diamine, quella aveva sempre la capacità di tirarmi fuori di me. Avevo provato a resistere, ma continuava e… e l’ira mi aveva accecato un’altra volta. Non ero una santa, e che cavolo.
Ma, Billie… Cazzo, Billie poteva anche rimanersene comodamente sul palco.
Sentii un’altra fitta lancinante tra i polmoni e lo stomaco.
Ricordai la sintonia che s’era creata in quel momento, come mi ero sentita, come mi era sembrato tutto così straordinariamente indescrivibile.
Però, ammettevo, a malincuore, che forse sarebbe stato meglio se, invece di fare il pazzo, fosse rimasto su quel dannato palco, tanto in poco tempo un bodyguard della Security ci avrebbe diviso lo stesso, portando Beatrice fuori. No, invece era sceso nella ressa, come un folle, per darmi una mano in prima persona, per farmi sentire il suo appoggio e la sua presenza accanto a me anche in quel momento.
Ma quello che mi aveva sconvolto maggiormente, dopo ciò, era quello che aveva fatto nel backstage.
Come cazzo gli era saltato in mente di baciarmi? Ero rimasta completamente spiazzata.
Certo, in quel momento mi aveva trasportato in chissà quale limbo paradisiaco, non potevo negarlo, però…
Quel bacio. Quel bacio che sembrava così semplice, così innocente, cosa diavolo significava? Quali significati reconditi poteva avere?
Cosa voleva da me?
Non sapevo cosa pensare… O meglio, il mio cervello cercava di scartare le poche idee (parte delle quali non proprio “convenzionali”, non proprio verosimili, e/o abbastanza perverse) che mi venivano al riguardo…
E, ancora un a volta, la solita domanda: cosa diavolo dovevo fare?
Sembrava tutto un sogno, ma in quel momento ebbi come la certezza che non lo fosse.
Fino al secondo prima ero convinta che al 90% fosse solo frutto della mia immaginazione, ma in quel momento, non sapevo bene perché, ebbi invece la convinzione che fosse tutto reale.
Sentivo che lo era. Qualcosa mi diceva che non era solo immaginazione.
No, era tutto reale.
E tutto era più difficile, sapendo ogni cosa avessi fatto avrebbe avuto le sue ripercussioni nel presente e forse, plausibilmente, anche nel futuro, sulla mia vita, ma soprattutto non solo sulla mia…
Holy shit…
Cercai di rilassarmi e pensare il più razionalmente possibile.
Respirai a fondo e chiusi le palpebre per l’ennesima volta quella notte, cercando di sgomberare la mente.
Ma un’insistente e improvvisa vibrazione proveniente dalla tasca destra dei miei jeans, seguita a breve da un suono, mi distrasse dal mio proposito.
Rispondere o non rispondere?
Ma sì, tanto ormai la concentrazione l’avevo persa.
Estrassi il cellulare e fissai il display per capire chi fosse.
Numero privato.
Chi diavolo poteva essere?
Solitamente non ero propensa a rispondere ai numeri privati, ma in quella situazione nulla era come al solito in me.
In fondo, cosa mi costava rispondere? Ormai avevo il telefono in mano, e questo non smetteva di squillare: forse non era uno scherzo telefonico, forse era addirittura qualcosa di importante…
Premetti il pulsante di ricezione e avvicinai l’apparecchio al padiglione auricolare.
– Hello? – chiesi con voce atona, mascherando ogni emozione.
– Pronto, parlo con Ema? –
Oh, my, God. Quella voce.
Holy shit.
Buttai la testa all’indietro, sospirando.
Cosa voleva ancora da me?
Non era ancora soddisfatta? Non mi aveva ancora rotto le palle abbastanza? Non mi aveva ancora rovinato sufficientemente?
Aspettai un secondo, indecisa se risponderle o terminare la chiamata in quello stesso istante.
Dopo qualche secondo di silenzio, optai per la prima opzione: in fondo, cosa mi cambiava? Almeno avrei sfogato un po’ della rabbia che ruggiva in me.
– Sì, sono io. Cosa vuoi, merda? –
– Non l’hai ancora capito? – rise sguaiatamente – Io voglio rovinarti. R-O-V-I-N-A-R-T-I. Rovinarti, capito? Ficcatelo in quella tua cazzo di testa di merda, sfigata! –
– Ma vai a farti fottere! –
– Già fatto, cogliona. Perché io posso, tu no. –
Strinsi i pugni, conficcando le unghie nella morbida carne del palmo.
Una voce maligna si fece strada nel mio cervello: perché non ero anch’io come Beatrice? In fondo, mi sarei fatta molti meno problemi, e sicuramente in quel momento sarei stata a “divertirmi” con i Green Day (e soprattutto con Billie Joe, come fece notare una vocina maliziosa da un remoto angolo cerebrale), non a crogiolarmi nei dubbi e nel dolore come stavo facendo.
Scossi la testa, annullando quella voce malefica.
Non era quello, ciò che cercavo.
No, io non sarei mai stata come quella troia, come quella lurida stronza, quella puttana truzza con il quoziente intellettivo di un pinolo. Piuttosto lo spasimo, ma non mi sarei mai ridotta così.
– Vai a cagare, troia di merda! – risposi, nascondendo invano l’ira alimentata dalla sofferenza.
– Vacci tu, pisciatura! –
– Senti, non hai rotto i coglioni abbastanza per oggi? –
– Ma certo che no! –
– Fanculo… A proposito, se posso chiederlo, come cazzo hai fatto a sapere dove diavolo ero e ad essere tra le prime fottutissime file del concerto? – chiesi, esasperata.
– Eeeh… Segreti professionali – fece lei, lasciando la frase in sospeso nonostante si capisse benissimo che, in realtà, non aspettasse altro che di vantarsi delle sue “imprese”.
Conoscevo i suoi “metodi” per sapere le cose, per guadagnare qualsiasi cosa in questo fottuto mondo che stava andando a puttane. Nel vero senso della parola.
Cosa dovevo aspettarmi da una così? Da una che aveva perso la verginità, o qualsiasi cosa avesse tra le sue luride gambe, qualche mese prima di compiere l’undicesimo anno d’età, e per di più con un ragazzo di 6 anni e mezzo più grande di lei? E da lì, poi, era stata solo una strada in discesa…
– Ok, tanto ormai puoi anche saperlo, sai che mi cambia. – la sua voce mi sottrasse alle mie riflessioni – Sai quella volta che ti ho chiamato, 4 o 5 giorni fa? –
– Sì. –
– Ecco… Devi sapere che, con i miei metodi di convincimento, sono riuscita a scoprire dove si trovava in quel momento il tuo cellulare. –
Merda.
Non avrei mai pensato che potesse arrivare a tanta arguzia… Oppure, semplicemente, il piano non era opera sua, come al solito del resto: ecco, questa ipotesi mi sembrava molto più probabile…
– A chi l’hai data ‘sta volta? A un fottutissimo agente segreto? O ad un dannato capo del servizio telecomunicazioni? – chiesi con amara ironia.
– Sapessi… Diciamo ad un amico del cugino di un mio amico, che è il figlio di un importante agente che aveva uno zio nel settore telecomunicazioni internazionali o roba simile… –
Sapevo che mi avrebbe detto tutto solo per l’orgoglio di vantarsi di ciò che aveva fatto ed era riuscita ad ottenere… Che poi non sapevo quale orgoglio potesse trarne: io mi sarei sotterrata, invece di sbandierare tutto a destra e a manca come faceva lei, esaltandosi e credendosi chissà chi…
– Ah però, mica ti risparmi eh… – dissi sarcastica – E così hai saputo dove cazzo ero… –
– Sì, e poi non mi è bastato altro che il caro agente scoprisse un volo diretto in Australia con a bordo te e i tre sfigati coglioni della band che ascolta una sfigata come te… –
– Non osare offendere i Green Day! – sbottai con rabbia.
– Ma stai zitta, sfigata! Io li chiamo come voglio! –
– Vuoi un’altra “lezione”, per caso? Guarda che non ci metto né uno né due a farti finire all’ospedale, motherfucker! –
– Sì, sì, come no… Vedremo…
– No, scusa, per sapere, ma mi vuoi così male da essere disposta a pagare e venire addirittura in Australia ad un concerto di un gruppo che ti sta sulle palle e finire anche nelle prime file, solo per farmi incazzare? –
– Sì… Ah, già, non ti ho detto il resto… Adesso arriva il bello, piccola idiota… Sta’ a sentire cosa una figa può e una sfigata non può… – fece una pausa, ma io rimasti in silenzio, rivolgendole nella testa ogni insulto immaginabile e non, ma non dissi niente per non darle la soddisfazione. Quindi continuò – Il caro agente, dopo che il figlio ha provato ancora le mie prestazioni in altre occasioni, mi ha rivelato che avresti suonato con loro a quel cazzo di concerto… Quindi sono andata in aeroporto e ho “convinto” un cassiere della biglietteria aerea a lasciarmi al più presto un biglietto per questa città Australiana di merda per soli 5 euro… Quindi arrivata lì, mi son data da fare… E vabbè, facendola corta, sono arrivata 10 minuti prima dell’inizio di quello schifoso concerto pisciaturo, sono andata dal tipo della Security con cui ero d’accordo dalla notte precedente, che mi ha fatto entrare prima degli altri sfigati, neanche avessi chissà che merda di pass speciale… Perché io sono fashion e figa…
– Ma vaffanculo… Diciamo la verità, piuttosto: perché tu vendi la figa a destra e a manca… –
– Mettila come vuoi – fece lei con aria di superiorità.
– Vai a cagare –
– Vacci te, cogliona –
– Senti chi parla… –
– Ma tu vuoi morire subito… –
– No, sei tu che vuoi una morte precoce… sempre che non prendi prima l’aids… –
– Sì, come no –
– Sì, onestamente dispiacerebbe anche a me che qualcosa come l’aids potesse togliermi lo sfizio di levarti personalmente dai coglioni! –
– Ah, mi minacci idiota? Pensi che io abbia paura di una sfigata pisciatura come te? –
– Certo, zoccola di merda –
– Ok, minacciami allora… Che mi faresti? Eh? Sentiamo, che mi faresti? – urlò provocatoria.
– Inizia a chiamare un’ambulanza, te lo consiglio vivamente – dissi con estrema malignità.
– Per te, cara? – fece lei, con altrettanta cattiveria.
– No, per te, cara. Fidati, ne avrai bisogno… –
– Sì, come no –
– Vedremo –
– Ok, vuoi la guerra eh? Va bene, sfigata. Ma non credere di vincere! –
– Gli scorsi due round intanto li ho vinti io, idiota! –
– Sì, solo perché la prima volta non me l’aspettavo e poi sei scappata, se no ti conciavo io… E stasera ti avrei mandato all’ospedale se non ti avesse aiutato pure quel coglione stonato e non fosse arrivato un armadio della Security che non conoscevo…
Cogliona stonata lo sarai tu! E non provare neanche a insultare Billie Joe o i Green Day un’altra volta, stronza! – urlai, riversando in quelle parole tutto l’odio e la rabbia che avevo in gola e che fremevano per uscire.
– Non mi dirai che quelli fanno musica, dai! –
– Ah, sì, perché sarà musica quella che senti tu! Quel “tunz tunz paraparatunz” te lo ficco su per il culo! –
– Ah, ah, ah. Che paura… – fece sarcastica.
– Fuck you –
– Minacciami, dai, minacciami! – mi provocò.
– Non istigarmi, potresti pentirtene amaramente… –
– Sì, come no… La vedremo… Se ci tieni a quel coglione stonato e agli altri due idioti, presentati tra un’ora nel vicolo chiuso accanto al 3rd Avenue… Così vedremo chi finirà all’ospedale… e sarai tu. Ah, e nel caso non ti presenterai, ci finiranno quei tre idioti con cui hai suonato, all’ospedale… E in particolare quello stronzo che ti ha aiutato a rovinarmi la faccia per qualche giorno… Perché non pensare che questo resti impunito… No no… Anzi, per lui dirò di riservare un trattamento speciale… – rise sguaiatamente, con estrema cattiveria e sadismo.
Sapevo benissimo che era una lurida trappola. Che lo scontro non sarebbe stato alla pari, e quindi non sapevo se avrei avuto anche una sola possibilità di vincere.
Ma non avrei potuto permettere che, anche per colpa mia, Beatrice, o meglio qualcuno mandato da Beatrice, avesse potuto far del male ai Green Day.
In fin dei conti, loro non sapevano neanche che esistesse quella troia bastarda, finché non avevano incontrato me, schierandosi dalla mia parte.
Da quando ero arrivata, avevo già portato con me troppi casini, troppi guai, e non avrei permesso che fosse torto loro nemmeno un capello, e a maggior ragione non per conto di quella puttana ignorante.
E, qualsiasi cosa era successa, qualsiasi cosa lui volesse da me, non avrei certamente permesso che quella lurida carogna potesse arrecare un male maggiore a Billie Joe per causa mia.
Chiusi gli occhi, inspirando a fondo e lentamente. Poi li riaprii di colpo, espirando velocemente.
– Ok, ci sarò. – risposi quindi, con un’acida atonia.
– Povera illusa… – mormorò – Ok, sfigata, ci vediamo tra un’ora. E non mancare, se no puoi dire addio ai tre sfigati e soprattutto a… come si chiama? Billy Jò? Vabbè, quello lì, hai capito… – rise sguaiatamente e chiuse la chiamata prima che potessi ribattere.
Imprecai, tirando violentemente un pugno al terreno.
Il mio corpo era pervaso da tremiti di rabbia, odio, collera, indignazione.
Non era stata una buona idea rispondere.
Perché facevo sempre le scelte sbagliate?
Cazzo.
Ma ormai non potevo più tornare indietro.
Sarei andata nella tana del lupo.

Qualsiasi cosa sarebbe successa in quel dannato vicolo, certamente avrebbe peggiorato ulteriormente i rapporti con James, che già erano pessimi, e sicuramente lo erano ancora di più dopo che il manager aveva visto Billie saltar giù dal palco per darmi man forte contro Beatrice… E per fortuna non era stato presente nel backstage…
Già, il backstage…
Il backstage, Billie Joe, il bacio… Che cazzo significava?
No, non dovevo pensarci ancora, almeno non in quel momento.
In quel momento dovevo concentrarmi, altrimenti non avrei avuto neanche una possibilità di poter battere Beatrice e i suoi sporchi trucchi.
Non avrei detto niente ai tre musicisti, sapevo che altrimenti non mi avrebbero lasciato andare. Non vedendomi più rientrare e non trovandomi probabilmente si sarebbero preoccupati, ma almeno loro non avrebbero rischiato nulla per colpa mia.
Ero cosciente che quella lurida puttana avrebbe giocato sporco, che non sarei uscita incolume dallo scontro, che andando nella tana del nemico ci avrei rimesso, che sarei caduta nella sua trappola, ma non potevo assolutamente permettere che capitasse qualcosa ai Green Day e a Billie.
E ormai non potevo più tornare indietro.
The shit is so deep you can’t run away…

   
 
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