Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Ely_11    29/04/2010    2 recensioni
Come si comporterà un Justin Bieber di 16 anni con il suo primo amore che gli chiede aiuto per diventare una famosa cantante? La ragazza (Italiana, ovviamente, con origini Americane) ricambierà il suo amore segreto? Realizzerà il suo sogno? Riuscirà l'amore a trovare la strada per sbocciare anche per loro due? E si sa, quando Amore e Fama si incontrano... P.S: questa è la mia seconda fan fiction, e non ci ho ancora preso bene la mano. Non ammazzatemi subito...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: Grande dolore

 

 

Erano passate altre due settimane da quando mi ero... ecco... “rifatto” con Deep. Per fortuna quella streghetta aveva capito di che pasta ero fatto e non si era più permessa a rifarlo... anche se questo comportò un aumento sempre maggiore delle prese in giro! Certo, meglio così a prima.

Però non ci furono solo delle svolte negative nel nostro rapporto, ma anche positive!

Diciamo che in un tempo record aveva scalato man mano le classifiche della mia scala delle amicizie, fino a raggiungere il primo posto. Già, ora lei era, a tutti gli effetti, una mia amica, anzi, la mia migliore amica

Quando è giusto è giusto (e questa volta lo è), per apprezzare Deep devi conoscerla e, più lo fai, e più ti accorgi che è davvero una ragazza meravigliosa (e poi lei sapeva tutto di me!). I suoi lati “buoni” sarebbero questi:

1:Molto profonda, cosa che, al primo impatto, non si direbbe per niente, anzi, il contrario.

2:Instancabilmente allegra, che però non si potrebbe classificare sempre nelle positive, per me...

3:Comprensiva. Infatti dopo il suo compleanno mi ha capito al volo e ha smesso di tenermi il muso solo dopo... tre giorni (è da capire, dopotutto s'è sorbita 5 ore di festa...).

4: Gentile, però questo solo quando voleva...

5: Simpatica e spiritosa, infatti sapeva farmi ridere in qualsiasi momento e, per favore, prendetemi in parola.

E, soprattutto, grintosa! A volte faticavo a credere che davanti a me ci fosse una ragazza e non un leone...

Insieme a lei stavo benissimo, però. Il tempo trascorreva velocissimo e ogni giorno pensavo a cosa avremmo potuto fare. Trascorrevamo tutto il giorno insieme, andavamo al parco (un po meno dopo quella volta con il pallone...) e nelle parti meno affollate della città, perché avevo una costante paura di far scoprire a Deep che in realtà ero un cantante famoso.

Il motivo? Bé, devo confessare che mi imbarazzo un po' a dirlo così apertamente, però... non volevo che Deep mi considerasse in modo diverso.

Di questo avevo paura. Una grande e bloccante paura, che mi faceva immobilizzare la bocca ogni volta che ero lì lì per dirglielo. Che gran codardo!

Ma l'idea di perderla, di non vedere più il suo sorriso spavaldo, mi terrorizzava a morte. Ora lei era diventata il mio punto di riferimento, tutto il tempo e lo spazio si concentrava addosso a lei, come ad inchinarsi, perché lei era degna di tutto ciò, degna di lealtà, di affetto, di... amicizia, la stessa che le stavo dando io, o almeno cercavo di dargliela.

Già, in quei giorni avevo notato un cambiamento negativo nel suo comportamento. Sembrava... triste, spenta e più volte l'avevo sorpresa immersa nei suoi pensieri e forse una volta avevo persino visto una lacrima rigare la sua guancia... ma poi mi ero ricreduto. No, Deep non piangeva, lei era l'incarnazione della forza, era la ragazza più coraggiosa (o forse sconsiderata, chissà...) e allegra che avessi mai visto, per cui, era escluso che lei piangesse.

Però c'era una cosa che mi faceva male, ancor più della sua sofferenza, era che lei non mi diceva niente. Diceva che andava tutto bene e, ogni volta, mi faceva un sorriso palesemente tirato.

All'inizio non dicevo niente e lasciavo passare, ma quando vidi che peggiorava... scoppiai!

<< Basta! >> le urlai un giorno, dopo che l'avevo vista con la ormai solita faccia triste.

Lei si riprese e la sua espressione divenne confusa, indignata e sorpresa. Soprattutto quest'ultima. << Basta cosa? >> la sua voce era leggermente più bassa della mia, ma sfiorava l'urlo.

Il mio corpo fu scosso da brivido di rabbia. Non ero mai stato così arrabbiato in tutta la mia giovane vita, neppure quando mi aveva addossato la colpa dell'incidente con il pallone. << Perché non mi dici il motivo di tanta tristezza? E non provare a dire che non c'è nulla che non va, perché si vede lontano un miglio che stai male... per un qualcosa che io neppure so! Cos'è? Non mi ritieni in grado di aiutarti o di mantenere un segreto? >> Urlai fuori di me. La cosa si stava trascinando da qualche giorno, non potevo aspettare che cadesse in un qualche tipo di depressione o roba del genere senza fare del tutto per aiutarla... ero suo amico dopotutto! Forse lei non mi considerava così, ma io le volevo bene, davvero bene. Era come se la conoscessi da decenni, anziché da settimane. Però questo non glie l'avevo mai detto, avevo troppa paura. Chissà di cosa, poi.

Lei mi guardò, per un attimo triste, poi riprese arrabbiata << Ma cosa vuoi? Tu non sai niente, non sai niente! >> ora aveva superato il tono della mia voce di parecchie ottave.

Perfetto. Proprio ciò che temevo.

Non volevo litigare (non sul serio, almeno), ma ero determinato a farle capire che con me poteva sfogarsi, parlare di qualunque cosa. Io le sarei stato accanto sempre, anche più di prima. Ma sembrava che fosse lei a non volere il mio aiuto. Questa cosa non mi faceva piacere. Per niente.

<< Appunto! Non mi fa piacere il fatto che tu non vuoi raccontarmi niente! Che stupido! E io che credevo che fossimo amici >> le mie parole uscirono rabbiose, coprendo la nota di dolore che, di sicuro, mi era sfuggita.

Incredibile come la sua rabbia si era sgretolata in un'istante, al suono delle mie parole. Ora, nel suo viso , c'era solo un grande dolore, che mi fece sentire terribilmente in colpa.

<< No, ti prego... non dire così... ho bisogno di te... >> balbettò con le lacrime agli occhi.

Incredibile. Avevo sentito male? oppure stavo avendo delle allucinazioni? Entrambe le due possibilità mi sembravano molto più verosimile al fatto che Deep avesse detto che aveva bisogno di me e che fosse sul punto di piangere. Una parte di me era scioccata in una maniera allucinante. L'altra, invece, era divorata dai sensi di colpa e non voleva fare altro che prenderla tra le braccia e rassicurarla. Entrambe si battevano per prendere possesso del mio corpo.

Risultato? Situazione di stallo. Perfettamente immobile e indeciso.

La mia situazione interiore non era delle migliori, specialmente in momento come questo.

Lei intanto era occupata a ricacciare dentro le lacrime. Nessuna le aveva ancora rigato il volto splendido.

Ero ancora in una situazione di stallo, così mandai a quel paese le due antagoniste parti di me e agii d'istinto.

Presi un sospiro. << Ascolta, io tengo molto alla tua amicizia, sul serio, però... essa si basa anche sulla fiducia e... io non posso fidarmi se non mi dici le cose più importanti che necessitano di essere ascoltate >> dissi io posando lo sguardo sul volto di Deep che a sua volta stava guardando per terra. Feci un sorriso dolce << Tu hai bisogno di essere aiutata, perciò... potrai parlare con me, quando vuoi. Io ti ascolterò sempre >>. Non c'era più niente da dire. Lei non si mosse, limitandosi a chiudere gli occhi. Io feci dietro front e tornai a casa – finalmente avevo imparato ad orientarmi!. Doveva schiarirsi le idee. Da sola.

Con tutto me stesso sperai che mi dicesse la verità, tutta la verità. Anche perché se no... non avrei potuto più considerarla mia amica. Come avrei potuto se non si fidava di me? Semplice: non potevo.

Da quel giorno ne passarono tre ed ancora non mi aveva richiamato, né mandato un messaggio sulla sua decisione. Ogni giorno cadevo sempre più in depressione. E se mi avesse detto che preferiva il suo segreto alla mia amicizia? Bé, sarebbe finita così... no, non è vero. Sapevo che il dolore e il dispiacere mi avrebbero perseguitato per molto tempo, insieme al suo ricordo. Tutte quelle settimane passate insieme a lei... sembrava il paradiso, anzi, per essere più precisi, sembrava un inibitore. Riusciva a farmi scordare di tutto, del tempo, del luogo... di chi ero, a volte. Questo fatto non me l'ero mai spiegato, anche perché non mi era mai successo, con nessuno. E allora... che diavolo mi stava succedendo? Ogni volta che lei non era con me io mi sentivo ansioso e impaziente di rivederla e, quando stavamo insieme, mi sentivo appunto... inibito!

Se c'è qualcuno che me lo sa spiegare... bene, sono tutto orecchi!

Mah, il cervello umano è davvero strano! Era questa la mia “brillante” spiegazione.

Diciamo soltanto che, dall'ultima volta che la vidi, non sentii più l'impazienza non appena pensavo a Deep, ma solo paura. Già, paura che in un momento o l'altro lei mi chiamasse e mi dicesse che la mia amicizia non valeva tanto quanto un suo segreto...

Suonò il campanello.

Il suono era così squillante che mi diede fastidio.

<< Vado io >> annunciai.

Velocemente scesi le scale e aprii la porta d'ingresso.

La prima cosa che notai fu che il cielo si era messo a diluviare e la seconda... mi fece quasi venire un infarto!

Davanti a me c'era una ragazza della mia stessa età, con il viso ovale, abbronzato, gli occhi blu bruciavano di determinazione e i capelli neri, fradici, le coprivano la fronte, il suo viso era ricoperto da una maschera fatta da tenacia pura... Deep!!!

Io ero sbigottito, con la bocca mezza aperta e incapace di proferire parola... non che lei me ne diede il tempo.

Infatti mi prese per la manica della felpa e mi trascinò fuori, sotto l'acquazzone. Mi accorsi appena delle gocce che mi bagnavano il volto. In confronto a Deep ero super asciutto, nessuna parte del suo corpo si salvava. Era completamente bagnata!

Senza degnarmi né di uno sguardo né di una parola, mi trascinò in strada e lì continuò la sua marcia per svariati minuti. Ora c'era poca differenza tra me e lei. Chissà la gente che ci vedeva cosa pensava. Molto probabilmente qualcosa di negativo...

<< Dove mi stai portando? >> le chiesi. Il mio era un sussurro.

Lei non mi guardò nemmeno e continuò spedita nella sua direzione.

Cosa voleva fare? Ma, soprattutto, dove mi stava portando?

Bé, per saperlo c'era solo un'alternativa.

Intanto che camminavamo pensai al motivo del mio rapimento. La mia domanda trovò una sola risposta: aveva finalmente deciso. A quel pensiero tremai. Tra qualche minuto si sarebbe deciso la sorte della mia amicizia con Deep. Mi feci forza e sperai con tutte le mie forze che la decisione fosse quella che desideravo.

Passarono altri svariati minuti e poi mi accorsi che ci stavamo avvicinando ad una grande arcata antica, leggermente rovinata e che faceva d'entrata... ad un parco, pensai. Infatti era tutto aperto, circondato dal verde e con la strada ghiaiosa. Quel posto aveva una sfumatura malinconica. Tutte le persone erano anziane e vestite di nero, con in mano un ombrello e un'espressione triste sul viso, la stessa di Deep. Alcuni portavano un fiore con loro.

Ma che diavolo di posto era quello?

Non feci domande, però. Sapevo che non mi avrebbe risposto.

Quando varcai la grande arcata notai che c'erano tante pietre rimaneggiate a forma allungata, con delle incisioni su ognuna di esse accompagnate da una foto; molti fiori erano ai loro piedi.

Erano delle... lapidi?

Perché Deep mi aveva portato in un cimitero?

La risposta mi fu chiara non appena lei si fermò su una di esse.

Mario Gallazzi 1976- 2002

Sopra la scritta c'era la foto di un uomo sui venticinque anni, con i capelli neri e riccioli. I lineamenti erano uguali a quelli dell'amica che mi stava di fianco, e un sorriso luminoso gli irradiava il volto e contagiava gli occhi verdi smeraldo.

Era incredibilmente simile a Deep... ma, allora chi era?

Deep sembrò captare i miei pensieri, manco avesse i poteri.

<< Era mio padre >> mi disse con voce rotta. Il suo viso ora era bagnato dalla pioggia e dalle lacrime. << Oggi compiva il suo ottavo anniversario di morte e... non riuscivo a pensare ad altro in quest'ultima settimana >> mi disse singhiozzando sempre più forte. Intanto aveva preso la mia mano e l'aveva stretta in una morsa d'acciaio, impossibile da sciogliere. E io non lo volevo fare.

Mi sentivo un verme, un grande idiota per averla lasciata da sola ad affrontare tutto questo! E meno male che volevo restarle vicino sempre, in ogni suo momento buio.

Avevo sbagliato. Commesso un'errore imperdonabile e adesso non sapevo come rimediare.

L'unica cosa che feci fu abbracciarla, farle sentire tutto il mio appoggio. << Scusa >> mormorai.

Lei mi strinse a sé, piangendo e sfogandosi. Io la lasciavo fare, stando in silenzio e mormorandole parole di conforto, qualche volta. Intanto meditavo.

Deep aveva solo otto anni quando perse il padre e lei non aveva fratelli né sorelle... solo la madre. Che cosa ingiusta, sbagliata, per una ragazza d'oro come lei. Non se lo meritava affatto.

Incredibilmente successe la cosa che non mi sarei mai aspettato da una persona che ha perso un parente così caro... mi raccontò di quando morì!

<< Lui... è morto in un incidente mentre guidava... per colpa mia! Io l'avevo distratto con i miei stupidi capricci infantili e non si è accorto di una macchina che stava sbucando da sinistra, poi... non ricordo più niente... fino a che non mi svegliai. Erano passati solo pochi secondi... io non mi ero fatta niente, solo qualche graffio, però... mio padre...>> disse piangendo sempre più forte, al ricordo così terribile. Non l'avevo mai vista così disperata. Anzi, non l'avevo mai vista disperata e la sua vista non era per niente piacevole. Chissà come stava soffrendo...

<< Non parlarne se non vuoi, stai tranquilla. Ho capito, mi dispiace molto per come mi sono comportato >> le dissi mortificato. In quell'istante mi ricordai di una frase che aveva detto pochissimi secondi fa. << Non è stata colpa tua! Fidati, nessuno lo poteva prevedere e poi tu eri una bambina... >> Le dissi suadente. Non poteva caricarsi sulle spalle anche la responsabilità di una colpa non sua! Almeno questo dovevo impedirlo.

Lei mi guardò addolorata << No! Io ho condannato mia madre a vivere per una persona indegna, da sola, senza il suo compagno di vita! Como posso reputarmi se non una persona terribile? Che fa del male... >> Non la lasciai continuare. Stava dicendo tante di quelle cose assurde che mi stavano facendo venire mal di testa!

Come poteva anche solo pensare che lei fosse una persona spregevole? Come?

Le posai un dito sulle labbra. << Fidati, tuo padre e tua madre avrebbero sacrificato volentieri la loro vita per te... come pensi che si sarebbero sentiti se al posto di tuo padre ci fossi stata tu? Meglio? >> le chiesi convincente. Lei mi guardò un attimo, confusa, poi nel suo volto comparve una smorfia di dolore. Già, non si sarebbero sentiti affatto meglio...

<< Sai... quando mi risvegliai e vidi mio padre vicino a me... coperto di sangue... lui respirava ancora, ed era cosciente, un po'... mi disse che dovevo essere forte, a qualsiasi costo, senza lasciarmi mettere i piedi in testa da nessuno... >> continuò lei. Ora si era calmata un po'. Con felicità mi accorsi che il merito era mio! Feci un piccolo sorriso. << E' per questo che ti comporti in maniera così... decisa e arrogante! devi farti rispettare...>> sussurrai.

Lei scosse il capo, in segno di assenso.

<< E mi ha detto di lottare per realizzare i miei sogni, qualunque essi siano... io gliel'ho giurato! >> disse con un impeto di determinazione.

Incredibile! Deep era una ragazza fortissima, molto più di quello che si potrebbe mai pensare.

Le feci un sorriso radioso. << Sono convinto che ce la farai! >> la incoraggiai.

Lei sciolse l'abbraccio e lì mi accorsi che si era praticamente avvinghiata a me, quando piangeva.

Mi guardò con un sorrido leggero, nuovo, dopo tutte quelle lacrime.

<< Potrei farti ascoltare una cosa? >>

<< Ma certo! >> le dissi entusiasta. Sarebbe stata di certo una cosa che mi avrebbe sorpreso. Non era da Deep fare cose prevedibili...

<< Seguimi... >> mi disse emozionata. Cavolo, era cosa importante, allora!

Iniziò ad incamminarsi per l'uscita del cimitero, seguita dal sottoscritto.

Solo quando ebbi la possibilità di rimuginare sull'accaduto mi accorsi di una cosa:

Deep mi aveva appena confidato il più grande dei suoi segreti, anche se questo l'angosciava... e le metteva paura. Aveva deciso che la nostra amicizia valeva molto più di questo. Io, invece...

non le avevo ancora detto niente riguardo a chi ero veramente.

La mia espressione si rabbuiò.

Lei era più coraggiosa di me. Aveva affrontato il più grande dei suoi problemi insieme a me, si era fidata ciecamente... e io? Che facevo io?

Presi forza e decisi che, subito dopo aver visto la “sorpresa” di Deep, le avrei confessato tutto.

Glielo dovevo.

 

 

Grazieeeeeeee! Ora lo dico tutto d'un fiato... il capitolo mi fa schifo!! non so cosa ci sia che non va, ma proprio non mi piace... vabbè, valutate voi! Ora alle recensioni:

_Chiaraa: ciao!! sono al settimo cielo di aver scaturito la tua curiosità, anche perché io punto a questo!XD Lo so, nessuno può trattarlo male, però forse ho esagerato... sarà perché anch'io odio le feste e immaginarmi di starne in una per 5 ore... brrr, mi fa accapponare la pelle *-*! comunque dovrebbe essere tra pochissimo che Deep scopre l'identità di Justin, al massimo due capitoli...

ale_sele: Ciao amica mia!!!! è un piacere sentire che ci sei sempre, anche se continui a darmi della stordita -.-” Come ho già detto il capitolo mi fa schifo, però spero che non sembri così... fammi sapere please... baci baci.

Ragazzi vi aspetto tutti al prossimo capitolo!! Ciaoooo!!!

   
 
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