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Autore: CowgirlSara    22/08/2005    1 recensioni
PICCOLO RITOCCO. È tempo di tornare per un Cavaliere d’Oro. Dopo cinque anni passati a far finta di dimenticare, è ora di scoprire cosa è veramente cambiato e cosa è rimasto dolorosamente uguale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rising - Back to the Sanctuary' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Eccoci qua

Eccoci qua, di ritorno dalle (brevi) vacanze, che però sono servite a terminare questo capitolo. Qui, confesserò, tanto si capisce subito, mi sono moooolto ispirata all'episodio "I cavalieri d'oro" della serie; la situazione, il dialogo e, spesso, proprio le battute sono riprese dalla puntata, ho solo cambiato un po' l'atteggiamento di Milo, rendendolo più sospettoso e prudente. Beh, aspetto i vostri commenti.

Baci

Sara

 

~ 5 ~

 

Era appena scoccato mezzogiorno ed i fuochi si erano tutti riaccesi, sul magico orologio che, da secoli, segnava lo scorrere del tempo nel Santuario. Milo sapeva che con questi tipi era meglio essere molto puntuali negli appuntamenti, anche se poi loro non lo erano altrettanto nel riceverti; infatti, si ritrovò a dover aspettare.

Ora camminava avanti e indietro, nell’anticamera di Arles, da un buon quarto d’ora, scandendo bene i passi dei suoi tacchi d’oro contro il porfido del pavimento. Le guardie davanti alla porta sembravano del tutto estranee a qualsiasi cosa; Scorpio si domandò se per caso non le drogassero. Magari gli calavano qualche pastiglietta nel rancio…

In quel momento la porta del Gran Sacerdote fu socchiusa e ne uscì il primo ministro, tale Bethon, col viso magro e antipatico ed i capelli rossi; l’atteggiamento di superiorità era il solito del giorno prima. Il cavaliere era sicuro che il leccapiedi fosse il classico leone coi conigli e coniglio coi leoni e che si cagasse in mano ogni volta che stava davanti ad Arles. Indossava una specie di armatura, ma chiunque fosse un cavaliere consacrato sapeva che si trattava solo di apparenza, poiché quella corazza non aveva poteri, era soltanto semplice bronzo lavorato.

Milo lo fissò dalla sua superiore altezza. E non era solo un dato fisico. Lui era un Cavaliere d’Oro. Sebbene pensasse che Bethon era sicuramente un vigliacco, si poteva intuire dai suoi occhi, Scorpio non lo credeva uno stupido, data la posizione conquistata, quindi sapeva che l’uomo lo temeva, che conosceva il suo potere, o almeno una parte di esso.

“Il Divino Arles è pronto a riceverti, Cavaliere.” Gli annunciò Bethon, con un’aria d’insopportabile sufficienza.

Scorpio ora capiva perfettamente l’insofferenza di Camus. Avrei voglia di cancellarti dalla faccia quell’espressione sostenuta a forza di schiaffi, perché usare la Cuspide sarebbe un onore troppo grande per un verme come te…

“Bene.” Si limitò però a rispondere il cavaliere; l’uomo gli aprì la porta e lo lasciò entrare da solo.

La Sala delle Udienze era ampia e rettangolare, un tappeto rosso ne percorreva tutta la lunghezza e, ai lati, svettavano candide colonne; sul fondo, in cima a tre scalini di marmo bianco, vi era il trono d’oro del Gran Sacerdote. Tutti sapevano che, tramite le tende poste dietro il seggio, si accedeva alla scala che conduceva all’altare di Atena, il luogo più sacro del Tempio.

Milo percorse la navata a testa alta. Il Grande Sacerdote era in piedi vicino allo scranno. La sua figura era imponente. Un lungo mantello bianco bordato di rosso lo copriva fino ai piedi e indossava un coprispalle dotato di minacciosi aculei d’argento ed un elmo rosso rubino, con sopra una drago ad ali spiegate. Scorpio si chiese cosa rappresentasse e se fosse, diciamo così, d’ordinanza. Ciò che lo colpì di più, però, fu il suo volto: coperto da una maschera blu notte con occhi rossi, che lo rendeva remoto e inquietante. Milo si ripromise di essere prudente.

“Benvenuto Cavaliere.” Lo accolse il sacerdote, con una voce talmente profonda da sembrare proveniente da qualche girone dell’averno.

“Milo, Cavaliere di Scorpio, ai vostri ordini, Eccellenza.” Si presentò il ragazzo, inginocchiandosi.

L’uomo sedette sul trono; le pietre dure della collana di potere tintinnarono contro la sua corazza. Scorpio alzò gli occhi.

“Sono qui per conoscere i motivi della mia così urgente convocazione, Sommo Arles.” Aggiunse il cavaliere, fissando il volto inespressivo dell’interlocutore.

Il Grande Sacerdote sospirò profondamente, come affannato dalla preoccupazione. “Come saprai la situazione è grave.” Esordì. “I Cavalieri di Bronzo hanno scatenato un’assurda guerra contro di noi.” Il cavaliere non era sicuro di chi l’avesse esattamente cominciata, ma certo la guerra c’era.

“Quei maledetti hanno infangato tutti i cavalieri di Atena con le loro imprese…” Rispose Scorpio; aveva deciso di essere accondiscendente. “…ma credevo ve ne foste liberato da tempo…” Mentì poi, visto che ben conosceva tutti i fallimenti cui erano andati incontro i suoi scagnozzi.

Vide la mano di Arles serrarsi sui braccioli del trono. “Sono costretto ad ammettere che li abbiamo sottovalutati.” Affermò, ed era chiaro che si conteneva. “All’inizio credevamo di poterne avere ragione grazie a Phoenix, ma ci ha traditi, forse convinto da quei miserabili che si proclamano salvatori del mondo guidati da Atena in persona…” La rabbia era palpabile nelle sue parole. “Tali affermazioni compromettono il prestigio del Santuario, ora capisci perché ti ho convocato? Bisogna porre fine a tutto questo.”

Milo lo scrutò, cercando la risposta più adatta; infine decise di continuare ad assecondarlo. “Sono dei pazzi, la loro punizione dovrà essere indimenticabile.”

“Non sarà facile batterli.” Quella dichiarazione di Arles lo stupì. “I Cavalieri d’Argento hanno tentato a più riprese di sconfiggerli, senza riuscirci.”

“Non ci sono riusciti?!” Esclamò incredulo Scorpio; anche se l’idea di quella tronfia damina incipriata di Eris e dei suoi compagnucci boriosi, presi a calci nel sedere da cavalieri di casta inferiore, lo faceva quasi ridere. E, allo stesso tempo, lo inquietava. “È assurdo!” Sbottò, quasi senza volere. “Cosa avranno inventato per riuscire a tanto, è incredibile!” 

“Sono sopravvissuti anche agli attacchi di Shaina, che pur di affrontarli si è ribellata alla mia autorità.” Dichiarò Arles.

Dunque era andata come pensava Milo, quella ragazza testarda aveva contravvenuto agli ordini pur di combatterli, e questo sì che era incredibile; ad ogni modo, la sua convocazione era ancora un mistero. Doveva sapere.

“Comprendo la vostra collera, Eccellenza, ma continuo a non capire il motivo per cui mi avete chiamato.” Si decise ad intervenire Scorpio. “Sono pur sempre un Gold Saint e non posso battermi con cavalieri qualsiasi, ne andrebbe del mio onore.” Aggiunse orgoglioso; quello era un punto su cui non transigeva, se doveva combattere voleva un suo pari.

“Intendi disubbidirmi?” Tuonò minaccioso il Gran Sacerdote.

“Non è mia volontà, Sommo Arles.” Rispose subito il cavaliere. “Ma preferirei di gran lunga non affrontare guerrieri così inferiori, anch’io ho una reputazione da difendere, sono un Cavaliere d’Oro.” E c’era da aggiungere che gli ripugnava uccidere uno che non poteva difendersi.

Arles sospirò, sconfortato. “Lo so.” Disse poi. “Ma se non ci liberiamo ora dei Cavalieri di Bronzo potremmo pentircene… perché aspettare oltre, Scorpio?”

“Mio signore!” Sbottò indignato Milo, che non lo credeva così timoroso. “Temete così tanto quei miserabili? Perché tanta paura?”

“Ora avrai una spiegazione.” Rispose Arles con tono brusco. “Abbiamo il fondato sospetto che la Sacra Armatura di Sagittarius, scomparsa tredici anni fa, sia finita in mano loro.” Spiegò glaciale.

Milo rimase allibito; lui era un bambino quando tutto era successo, ma, come aspirante cavaliere d’oro, era a conoscenza dei fatti. Nessuno, però, a quanto si credeva, aveva avuto più notizie certe delle vestigia e del loro custode. “L’armatura del Sagittario…” Mormorò quindi.

“È in loro possesso…” Ribadì il sacerdote. “Tutto è cominciato tredici anni fa, quando Aioros cavaliere di Sagittarius, fu allontanato dal Santuario per aver osato sfidare l’autorità del Grande Sacerdote, carica a quel tempo ricoperta dal mio amatissimo fratello.” Sì, tanto amato che da più parti si pensava lo avesse tolto di mezzo lui stesso. “Venni a sapere più tardi che le Sacre Vestigia finirono nelle mani di Mitsumasa Kido, che si occupò anche della piccola Saori.” Il racconto lo interessava. “In seguito riuscii a recuperare l’Armatura quasi per intero, solo l’elmo mi sfuggì.” Arles si alzò dallo scranno, dirigendosi verso una pesante tenda alla sua sinistra, Milo non poteva fare a meno di seguirlo con lo sguardo. “Credo di averti detto tutto, ora guarda.”

La tenda fu scostata con un rapido gesto. Dietro di essa vi era una specie di nicchia, nella quale erano posati degli scrigni d’oro. Scrigni da armatura. Armature Sacre. Erano sette: Toro, Gemelli, Acquario, Capricorno, Vergine, Cancro e Gemelli. Milo non fu stupito di vedere lo scrigno di Camus, mentre alcuni degli altri furono delle sorprese. Virgo e Gemini erano dei veri e propri fantasmi al Santuario, alcuni credevano non ne esistesse neanche un custode. Ma non era così.

“Sette scrigni per sette Sacre Armature…” Mormorò il cavaliere; questo incontro si stava rivelando più inquietante del previsto.

“Esatto!” Proclamò soddisfatto il sacerdote. “In questa epoca di confusione nemmeno i Cavalieri d’Oro sanno esattamente quante armature abbiano un custode, né in quale parte del mondo essi si trovino.” Continuò a spiegare. “Ci sono anche due traditori tra i Gold Saints, che aiutarono Micene tredici anni fa, e che ora si aggirano per il pianeta nascondendosi al mio severo sguardo che tutto sovrasta.”

Scorpio aveva sentito dire anche questo, ma non aveva idea di chi potessero essere. “Quali sarebbero?” Domandò infatti.

“Libra e Aries.” Rispose immediato Arles, Milo ascoltava attento. “Il cavaliere della Bilancia, stando alle ultime notizie ricevute, dovrebbe trovarsi in Cina, è molto anziano, però è uno dei cavalieri più temibili e pericolosi.” Il ragazzo era interdetto, aveva sentito parlare di Libra, come di un grande saggio, come di un totale pazzo, a chi dare ragione? “Ariete, invece, sembra che si sia nascosto nei monti tra l’India e la Cina, secondo alcune voci pare che viva riparando armature.” Arles si girò verso il cavaliere, la sua voce si fece più dura. “Sono tredici anni che tento di riportarli al Santuario, senza riuscirci, non temono Atena e nemmeno la mia autorità.”   

Milo non sapeva molto di Mu dell’Ariete, solo quel che gli aveva detto Camus, e cioè che era stato il migliore amico di Aioros e che era scomparso dal Santuario poco dopo di lui. Era difficile, però credere che questi cavalieri così potenti avessero tradito Atena solo per brama di potere, ci doveva essere qualcosa in più dietro… il cavaliere scrutò il sacerdote sospettoso.

“Libra e Aries, avete detto…” Mormorò quindi.

“Esatto.” Confermò Arles, aggiustandosi una manica. “Pensa, se l’armatura del Sagittario fosse veramente nelle mani di Saori Kido…” Continuò con voce suadente, mentre scendeva le scale. “…e se Libra e Aries si alleassero con i Cavalieri di Bronzo, ci sarebbero tre Gold Saints, compreso Sagittarius, a combattere contro il Santuario…” Oltrepassò Scorpio ancora inginocchiato e si fermò. “Non lo posso permettere!” Esclamò quindi, autoritario.

Scorpio girò appena il capo, scrutando la figura massiccia del Gran Sacerdote che gli dava le spalle, la sua ombra scura si proiettava su di lui, togliendo i riflessi alla sua armatura. All’improvviso il cavaliere si sentì inquieto, avvertì una sensazione di disagio, come un cosmo celato, oscuro…

Era vero, pensò, se anche alla fine i cavalieri fedeli al Tempio avessero vinto, sarebbe comunque stata un’inutile lotta fratricida, e Scorpio non voleva che ciò accadesse, non voleva essere costretto a prendere posizione, a sapere come si sarebbero schierati gli altri.

 

Il Grande Sacerdote, facendo svolazzare il mantello, tornò sui suoi passi, fino a riguadagnare lo scranno d’oro e sedersi. Le collane tintinnarono di nuovo, poco rassicuranti.

“Allora.” Riprese Arles, rivolto al cavaliere ancora inginocchiato. “Ascoltami bene, Scorpio, la tua prima missione sarà quella di estirpare per sempre la malapianta dei Cavalieri di Bronzo, parti subito e agisci!” Gli ordinò quindi.

Milo era costretto ad accettare, era suo dovere ubbidirgli, ma non riusciva ad essere del tutto convinto; si disse che avrebbe verificato sul posto le proprie perplessità.

“Sì.” Acconsentì dunque. “Come desiderate Eccellenza, sarò presto di ritorno.” Aggiunse annuendo.

“Confido in te.” Ribatté Arles, Scorpio quindi si alzò e fece un profondo inchino.

“Non muoverti!” Intimò però una voce dal fondo della sala; sia il cavaliere sia il sacerdote guardarono in quella direzione.

“Aiolia di Leo…” Mormorò perplesso Milo; che diavolo voleva adesso?!

Il giovane dai corti capelli dorati si avvicinò con passo deciso al trono, senza degnare di uno sguardo il compagno, quindi s’inchinò davanti al Grande Sacerdote.

“Sommo Arles, vi supplico, lasciate a me questa missione.” Chiese deciso.

“Che cosa?!” Esclamò incredulo Scorpio.

“Capisco…” Mormorò invece Arles, con tono mellifluo. “Anche tu sei un Gold Saint se non sbaglio.” Aggiunse lisciandosi una manica.

“Proprio così, Eccellenza.” Rispose Aiolia senza alzare la testa.

“E cosa faresti, se ti dicessi che ho già scelto Scorpio per questo incarico?” Lo provocò quindi il sacerdote, che sembrava provare un sadico piacere a metterli uno contro l’altro.

Aiolia alzò appena gli occhi sul compagno, poi tornò a chinarsi verso Arles. “Lo farei a pezzi, qui, davanti a voi.” Affermò quindi, senza indugio.

Non era un mistero che lui e Leo non si erano mai fatti sangue, ma questo era decisamente troppo. “Che cosa hai detto?!” Esclamò indignato e furente Milo.

“Molto bene.” Intervenne però Arles, e la sua voce sembrava molto soddisfatta. “Aiolia, parti subito, la missione è tua!” Ordinò quindi.

“Ma come, Eccellenza!” Sbottò Scorpio, facendo un passo avanti; non moriva dalla voglia di compiere quell’incarico, ma vederselo soffiare così da un cavaliere che non riteneva degno era ben peggio per il suo orgoglio di guerriero.

“Silenzio!” Gl’intimò Arles, con un gesto che bastò a far valere la sua autorità; Milo abbassò il capo e si ritrasse. “Ioria, esegui gli ordini.” Aggiunse poi, rivolgendosi al cavaliere di Leo.

“Sì, mio signore.” Rispose prontamente il giovane, alzandosi; diede le spalle ad entrambi e s’incamminò verso l’uscita.

Milo, con sguardo corrucciato, seguì il compagno lasciare la sala; si sentiva offeso e sottovalutato dal Gran Sacerdote, e poi, che diritto aveva Aiolia d’intrufolarsi così? Si girò di nuovo verso Arles, tornando ad inginocchiarsi davanti al trono.

“Sommo Arles, perché aveva incaricato Aiolia?” Domandò con rabbia. “Sapete bene che si tratta del fratello di Aioros cavaliere di Sagittarius, che tredici anni fa tradì il Santuario, può anche essere diverso, ma ha pur sempre lo stesso sangue.” Protestò poi. “Per quanto sia fedele ad Atena ed al Santuario e, indubbiamente, uno dei Gold Saints più forti, resta pur sempre il fratello di un uomo che vi ha tradito!” Concluse indignato.

Arles accennò una risata. “È proprio per questo che mi sono convinto a scegliere lui.” Affermò poi, lasciando allibito il cavaliere, ma sopraggiunse la spiegazione. “Aiolia si è condannato a tredici anni di esilio, ha volto pagare, sebbene innocente, una colpa non sua, nella speranza di poter, un giorno, porre rimedio al crimine del fratello, per questo sarà pronto a dare anche la vita, pur di recuperare la Sacra Armatura di Sagittarius, sottraendola ai Cavalieri di Bronzo.”

Scorpio conosceva la storia di Leo, le traversie che aveva sopportato per diventare comunque cavaliere, nonostante la faccenda del fratello e, anche se non erano mai andati d’accordo, gli riconosceva un senso dell’onore fuori del comune, lealtà e coraggio. Ma restava il dubbio: una persona così limpida sapeva davvero per chi stava lavorando? Milo, che puro non era per niente, intuiva la vera natura del Gran Sacerdote, e continuava a non fidarsi.

La voce di Arles lo destò dai suoi pensieri. “Tuttavia, nell’eventualità che i tuoi sospetti su Aiolia si rilevassero fondati, provvederò a farlo seguire, non lo perderanno mai di vista.” Detto questo, il sacerdote si diresse verso l’uscita che conduceva alle sue stanza private. “Sei congedato, ma resta a mia disposizione, potrei avere presto nuovi incarichi per te, cavaliere di Scorpio.” Gli disse l’uomo prima di andarsene; Milo annuì.

Che astuzia! Commentò dentro di se il ragazzo rimasto solo, alludendo al piano di far seguire Leo. Scorpio doveva riconoscere che il Gran Sacerdote prevedeva ogni eventualità. Da quanto aveva sentito dire al Santuario, in molti erano disposti a tutto, pur di metter fine alla sua tirannia o per scoprire chi si nascondeva dietro alla sua maschera inespressiva. Cosa devo fare? Si chiese Milo. Posso fidarmi di un essere così inquietante e misterioso?

Preso dai suoi dubbi, come e peggio che all’inizio del colloquio, Milo si diresse di nuovo verso l’ottava casa. Il sole si abbassava all’orizzonte.  

 

CONTINUA

 

NOTE:

- mi piaceva l'idea di lasciare Milo piuttosto indeciso alla fine del colloquio, anche e soprattutto per giustificare comunque lo scontro che avverrà con Cristal, pur non essendo contemplato in questa ff, anche se il cavaliere di Scorpio in questa storia è decisamente più consapevole di dove sta il giusto.

 

Stasera non saprei che dirvi, per malupinare un po', se non la proposta di un viaggio organizzato tra le pieghe del tunicone di Saga...

 

See you next time!

CrazyCow

   
 
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