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Autore: PattyOnTheRollercoaster    30/04/2010    1 recensioni
Questa storia parla di me. Di Ray. Di Gerard e Bob. Di Mikey e di Frank. Parla anche di Lyn, di Alicia, di Brian e di Jamia. Parla di un bambino. E parla di un padre. Ma soprattutto, parla di cambiamenti. Dei cambiamenti che arrivano imprevisti, e che capovolgono il mondo intero di una persona. Questa storia parla di me, e dei miei amici. E di come abbiamo passato assieme il tempo che avevamo...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.Unclean soul

I ricordi non si cancellano! Non sono come il mio stipendio.
Eikichi Onizuka (Tohru Fujisawa)

MJ.
A casa di Ray eravamo rimasti solo io, una ragazza di nome Hanna, e Bob. Dopo che tutti se ne furono andati restammo un po’ a parlare, poi ci addormentammo. Io e Bob su uno dei due divani letto, mentre Ray e Hanna sull’altro.
Mi svegliai tardissimo, però in effetti avevo dormito poco, comunque sia ci svegliammo alle due di pomeriggio. La prima ad alzarsi fu Hanna, che si alzò e andò in bagno, poi fu il mio turno, quello di Ray e alla fine Bob. Ad un tratto, quando fummo tutti abbastanza svegli e qualcuno ebbe preparato il caffè, Bob disse che aveva fame, e che andava a comprare qualcosa per la colazione. Hanna si offrì di accompagnarlo e dopo essersi ripresi un po’ dal sonno leggermente alcolico, uscirono.
Restai sola assieme a Ray, e proposi: “Sistemiamo un po’?”.
Lui si guardò attorno. La casa era fatta un disastro. A terra e attaccati alle pareti c’erano alcuni palloncini colorati (uno dei quali a forma di giraffa, non so perché), su tutte le superfici piane c’era almeno un bicchiere, se non di più. Diverse bottiglie vuote stavano posate sul tavolo, così come i piatti di plastica e i tovaglioli sporchi, verdi. Ray sospirò, si batté le mani sulle cosce, e si alzò dicendo: “Buona idea”.
“Per il mio compleanno so che organiezzerò io la festa, e chiederò come regalo che tutti si fermino a pulirmi casa” dissi seguendolo in cucina. Anche lì casino, ovviamente. C’erano diverse cose da mangiare affettate e poi lasciate a metà. Come una torta con fragole, un soufflé al cioccolato, una pizza quadrata enorme tagliata in tanti quadrotti irregolari. “E con tutta questa roba che facciamo? La buttiamo? E’ un peccato”.
“Non è un peccato, è solo un grande spreco” disse Ray. “Non mi va di buttare tutto, ma forse possiamo separare qualcosa”.
“Si, qualcosina. Ad esempio quello no, dato che sembra che sopra qualcuno ci abbia versato sopra … del succo?” finii la frase un po’ incerta. Una delle torte aveva sopra e intorno della roba giallina che sembrava succo d’arancia, ma non ne ero sicura del tutto. “Hai qualcosa per mettere via il salvabile?”.
“Si certo”. E si allungò su una mensola per tirare fuori diversi contenitori di plastica vuoti con relativo coperchio azzurro.
“Mia madre aveva un sacco di barattoli enormi e cosi come questi. Ci riordinava tutta la cucina”. Mi bloccai, ripensando a ciò che avevo detto. Mi ricordai che Ray aveva visto per sbaglio il filmino incriminato. Probabilmente se lo ricordò anche lui perché al menzionare mia madre si zittì all’improvviso ed evitò il mio sguardo.
Non so nemmeno perché avevo ancora quel filmino: è deprimente, per Dio! Quando lo misi su cd però avevo ancora quattordici anni, e  anche se ero un po’ più grande non avevo il sentore di quello che succedeva in casa, oppure non volevo ammetterlo. Quando mi ero trasferita per studiare avevo preso tutte le mie cose, quindi avrò preso anche quello senza farci caso. Se lo avessi saputo ancora in vita probabilmente lo avrei bruciato.
“Hem … si” disse Ray distrattamente senza guardarmi. Poi, all’improvviso, si voltò verso di me. “Non lo direi a nessuno, lo sai. Sono affari tuoi”.
“Mi … mi dispiace che tu abbia visto tutto quello. E’ strano, adesso … parlare” finii con vocina piccola.
“No, cioè, non è strano. Solo …” non finì la frase. Alzai lo sguardo su di lui e vidi che mi stava guardando. Restammo così ad osservarci per un po’ di tempo, finchè qualcuno non bussò alla porta.
Ray andò ad aprire, e quando tornò assieme a lui c’era Gerard. “Ciao” lo salutai con naturalezza, almeno spero. “Che ci fai ancora qui? Spero che tu sia venuto a pulire il casino che abbiamo fatto. Sai che …”.
Gerard m’interruppe: “Ti devo parlare di una cosa urgente. In privato”. Sembrava agitato e nervoso, si guardava attorno di continuo e cercava di evitare lo sguardo di Ray.
Un po’ stranita gli dissi di sì, e lo seguii fino in bagno. Lì chiesi: “Che c’è? Mi stai facendo preoccupare …” dissi con un leggero sorriso ed un’alzata di sopracciglia.
Gerard prese un grosso respiro e, torcendosi le mani, precisò: “Non è assolutamente per farmi gli affari tuoi. Solo per farti sapere che, se lo vuoi, io ti posso aiutare. Posso davvero, credimi. Ho passato dei momenti simili ai tuoi e, io … uff”.
“Gerard che c’è? Che cosa devi dirmi?” chiesi, questa volta seriamente preoccupata. C’era qualcosa che mi metteva soggezione nel suo tono.
“Tu … tu hai problemi di droga?” mi chiese all’improvviso.
Rimasi paralizzata, e con me quelle improbabili parole nell’aria. Mi si seccò la gola. In quel momento il mio pensiero andò direttamente a mio padre, dal quale forse si poteva pensare che avevo ereditato qualcosa di più del colore dei capelli, sapete, abitudini casalinghe. Poi pensai a Ray, che mi aveva appena detto che non avrebbe mai detto nulla a nessuno di quello che aveva visto.
Deglutii più volte per riuscire a ritrovare la voce e sbattei le palpebre. Gli occhi cominciavano a darmi fastidio. “Te .. te l’ha detto Ray?” chiesi con voce tremante.
“Ray? No” disse scuotendo la testa e stringendo gli occhi. “E’ stata Lyn, mi ha detto che ti ha sentita parlare al telefono in bagno la sera del messicano. Pensavo che magari potresti raccontarmi se ti va. Sul serio, ti prometto che …”.
Smisi di ascoltarlo. Feci un respiro profondo. Aveva frainteso tutto! Non volevo, non volevo che nessuno sapesse nulla del mio passato. Avrei tanto voluto non conoscerlo nemmeno io, ma purtroppo direi che era inevitabile saperlo. Quando mi ero trasferita e avevo lasciato la città dove abitavo speravo che mi sarei lasciata tutto alle spalle. Giurai di bruciare quel cd del compleanno non appena fossi tornata a casa.
Però adesso dovevo chiarire con Gerard. Purtroppo questo significava rendere pubblico tutto ciò che avrei voluto tenere nascosto.
“Ascolta” dissi con gli occhi chiusi aprendo i palmi delle mani davanti a lui. Aprii gli occhi. “… no. Non ho problemi di droga se è questo che ti preoccupa. Non ho problemi di alcun genere, okay? Io sto bene” precisai prima di tutto.
Qualcuno bussò alla porta. “Va tutto bene lì dentro?”. La voce di Ray giunse ovattata dal corridoio.
“Alla grande, cioè voglio dire … merda!” esclamai. Andai ad prire la porta e feci entrare Ray. Indicando Gerard con secchi movimenti della mano dissi: “Per favore, ho bisogno che gli racconti cosa hai visto nel cd che ti ho prestato”.
Ray ci guardò tutti e due, confuso. “Ma …”.
“Per favore” ripetei spazientita. Rimasi con le spalle al muro e le braccia incrociate sul petto, ad ascoltare un’esitante e dettagliato resoconto dei festeggiamenti per il mio tredicesimo compleanno. Ad un tratto Ray si fermò. Agitando una mano dissi: “Va’ pure avanti”.
“Ma poi ho spento” disse debolmente Ray.
“Ah” dissi io cupamente. “Bene … non c’è bisogno di sapere altro.” presi un respiro. “Da qualche anno mio padre è ricoverato, ma io volevo portargli degli antidolorifici. Non è droga” precisai con lo sguardo basso. “E’ solo … che forse così non gli verrà più voglia di … quella roba, tutto qui. Stavo parlando con qualcuno che avrebbe potuto procurarmi una … quantità sufficiente di Valium, o qualcosa del genere” borobottai senza guardare nessuno.
Scese un silenzio ghiacciato. Eravamo a Luglio, ma non avevo mai sentito tanto freddo in vita mia. Era proprio tutto gelato. Per di più, forse era una sensazione stupida, dato che nulla di quello che era successo era colpa mia, ma mi sentivo stronza lo stesso. Insomma, volevo procurare a mio padre del Valium perché potesse distrarsi della disintossicazione, che razza di figlia lo farebbe?
In quel momento pensai che ero proprio la peggiore figlia che ci fosse sulla terra. Se gli avessi davvero voluto bene lo avrei lasciato alle cure dei medici senza intromettermi. Loro sapevano cosa fare. Ma l’ultima volta che l’avevo visto (nonché la prima da quando mi ero trasferita) stava così male che non ero riuscita nemmeno a parlare con lui.
Bene, ora tutti sapevano. Sapevano bene da che razza di famiglia provenissi. Tutto quello da cui ero fuggita alla fine mi aveva raggiunta. Mi aveva cercata, trovata e poi acchiappata, proprio nel momento in cui pensavo che tutto stesse andando liscio. Avevo un lavoro, una casa, avevo dei buoni amici …
Ma ora che la verità era venuta a galla mi sentivo esposta. Si, ero esposta a qualunque cosa, a tutti i pensieri della gente, a quello che avrebbero detto alle mie spalle. E poco importava che fossero sprezzanti, o provassero compassione per me. Io non li sopportavo comunque.
Ero sporca. Sporca del mio passato. Sporcata dalla mia stessa vita. E per quanto cercassi di lavare via quello che ero continuavo a ricadere nel fango.
“MJ” disse debolmente Gerard. Alzai lo sguardo, torva, e notai il rimorso nel suo viso. “Volevo solo darti una mano. Non pensavo che … non volevo costringerti a raccontare. E’ stato uno sbaglio”.
“Non fa niente”.
“Mi dispiace”. Gerard si mordeva il labbro nervosamente. Era realmente pentito, si vedeva. “Ma credo che tu stia facendo la cosa giusta” disse affrettatamente.
“Tu dici? Forse non lo farà smettere del tutto” sbottai.
“Ma è un’inizio” disse Gerard scambiando una fugace occhiata con Ray che non mi sfuggì. Si conoscevano da anni, tra loro scorreva un filo invisibile, qualcosa che li teneva uniti e faceva sì che ognuno di loro capisse quello che l’altro pensava. A loro bastava un’occhiata, un gesto, per capire che qualcosa non andava.
Posso affermare che non erano altrettanto loquaci con le altre persone, ma non importa, in fondo si tratta di esperienza. Più conosci una persona più il vostro legame sarà saldo. Non so se ho mai avuto un legame così forte con qualcuno … mi dispiace.
Mi venne un debole pizzicore al naso, che in nemmeno un secondo si trasformò in un forte fastidio. Anche gli occhi pizzicavano, e non riuscii a trattenermi. Senza dire una parola mi voltai e me andai.
“Aspetta! MJ!” mi gridò dietro Ray. Mi raggiunse e mi prese per un braccio, ma io mi liberai con rabbia e, con uno sbuffo di frustrazione e cattiveria uscii.
Non avevo voglia di rivederli. A nessuno di loro.
Ma io facevo sempre così, no? Quando la faccenda si complicava io me ne andavo.
Come quando la mamma era morta: avevo messo mio padre in un istituto e poi ero scappata. Anche lui era scappato, ed erano riusciti a riprenderselo solo qualche mese fa. Ma devo ammettere che era molto astuto per riuscire a far entrare anche lì la sua amata polvere. Per forza non riusciva a smettere. Se avessero fatto dei controlli un po’ più frequenti si sarebbero resi conto che qualcosa non andava.
Chissà, forse il Valium lo avrebbe aiutato … o avrebbe aiutato me, magari.






Ecco fatto. Tutto è chiaro adesso. Spero di essere riuscita a far capire lo stato d'animo di MJ. Pensa che gli altri la giudicheranno per l'ambiente in cui è cresciuta, pensa quasi di essere una cattiva persona. Non riesce a dimenticare il passato, che tornerà sempre a cercarla finchè non deciderà di affrontarlo, e risolvere la situazione; finchè non accetterà la situazione. Di fronte a tutto quello che ha passato, di fronte al potere e all'influenza che la droga ha avuto sulla sua famiglia, si sente del tutto impotente. L'impotenza è frustrante, è una delle cose peggiori che si possono rpovare, a mio parere.
Ma non vi preoccupate, stanno per arrivare giorni felici! ^^ I seguenti capitoli saranno un po' più allegri, e poi vedremo come tutto si stravolgerà di nuovo. Oddio non vedo l'ora di postare! XD

jessromance: detective Conan non ha fallito nemmeno questa volta! XD Spero che questo capitolo sia scritto bene, grazie mille per la recensione! :)

Un saluto a tutti quelli che leggono, i Preferiti e le Seguite :D Il prossimo capitolo ha come parola chiave angry! Mi raccomando, recensite :)
Patty
   
 
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