Nando
- Ora, mi ascolti bene: non
deve muoversi di qui finché non glielo dirò io-
Sembrava un ordine, ma che
dico? Era un ordine.
Lanciai un’occhiata al
tassista che annuì, sebbene poco convinto. Era un uomo sulla quarantina e la foto
del suo tesserino lo raffigurava come una persona solare e sorridente, in quel
momento però il suo viso era tutt’altro che amichevole: la fronte
corrucciata, percorsa da numerose piccole rughe, il naso leggermente arricciato
e la bocca imbronciata gli conferivano un’aria vagamente pericolosa.
Come dargli torto, del
resto?
Ripensai alla frase detta da
Maurizio ed in particolare alle spiegazioni per nulla adatte e confortanti che
stava ancora dando: “Dobbiamo prelevare una persona prima, sa
com’è… poi ce ne andiamo di corsa mi raccomando!”
Scossi la testa fra me e me
prendendo la testa fra le mani.
Il tassista continuava a
squadrarci con la faccia di uno che è indeciso se chiamare o meno la polizia.
Non riuscivo però ad
avercela con lui: a sentir parlare Maurizio sembrava di avere a che fare con un
sequestratore seriale.
Sembrava che dovessimo
rapire qualcuno, santo Dio!
Ma che dico sembrava…
noi dovevamo rapire qualcuno.
Sorrisi, reclinando la testa
sul sedile e stringendo con una mano l’avambraccio di Maurizio.
Lui smise di parlare e si
voltò a guardarmi con aria interrogativa. Gli feci cenno di mettersi buono e
avvicinai il viso a quello del tassista ancora accigliato, gli regalai un mezzo
sorrisetto che doveva essere tranquillizzante:
- Senta: non pensi a male,
siamo bravi ragazzi. Non abbiamo intenzione di combinare casini, sul serio.
Dobbiamo certo… prelevare, una persona, ma non è un rapimento glielo
assicuro-
Lui non cambiò espressione,
eppure qualcosa mi disse che o aveva deciso di fidarsi o, cosa più probabile,
aveva deciso che non gliene importava niente.
- Quindi non ci saranno
inseguimenti? Nessuno da seminare, polizia, elicotteri alle calcagna?-
Il mio sorriso si allargò
mentre negavo energicamente con il capo:
- No. No, le assicuro di no-
- Peccato-
Sgranai gli occhi
riconoscendo nei suoi sincera delusione, ma non ebbi modo di approfondire la
questione che sentii Maurizio sobbalzare al mio fianco. Iniziò a tamburellarmi
con le dita sulla gamba come faceva sempre nei momenti di tensione e a bassa
voce ritenne opportuno informarmi:
- Stanno arrivando! Stanno
arrivando!-
Alzai gli occhi al cielo e
con la mano gli bloccai le dita.
- Sì, li vedo anch’io.
E smettila di tamburellare o mi bucherai i jeans prima o poi-
Ebbi l’impressione che
non mi avesse nemmeno sentito: continuò ad agitare le dita, strette nelle mie,
cominciando addirittura a muovere anche il piede.
- Scendo ora? Aspetto che
arrivino? Nando, che devo fare?!-
Sospirai, armandomi di pazienza,
prima di rispondergli tranquillamente e con voce pacata:
- Aspetta che arrivino sul
marciapiedi, poi scendi e la chiami. Niente di più semplice-
Lui annuì, continuando ad
osservare le scale fuori l’ospedale con espressione assente.
Cominciai a guardare
anch’io in quella direzione, ignorando il tamburellare di dita che
appartenevano al tassista questa volta: picchiettavano sul volante a quello che
ironicamente mi sembrava la colonna sonora di un recente thriller con Harrison
Ford e la cosa per quanto divertente era anche altamente snervante.
Erano in parecchi a scendere
quelle scale: persone di tutti i tipi, uomini, donne, vecchi, bambini… a
noi però interessavano solo quattro persone e non ci misi molto ad inquadrarle
nella folla.
Scendevano piano: Ilaria al
centro, Davide e Filippo ai suoi lati.
Dopo un po’ riconobbi
anche Mattia, qualche scalino più in basso che li guardava irritato.
Ridacchiai per quella scena
che di lì a tre giorni era diventata normale: dove c’era Ilaria
c’erano quei due. Non un attimo che l’avessero lasciata da sola in
quarant’otto ore. Non un solo minuto.
Onnipresenti, per quanto la
cosa potesse sembrare assurda.
E se da un lato ci si poteva
compiacere dell’attenzione che i due ragazzi stavano dimostrando,
dall’altro naturalmente vi erano anche numerosi svantaggi.
- Smettetela! Ma dico…
non trattatemi come un’invalida se non lo sono! Ce la faccio benissimo,
davvero, non preoccupat…-
Ilaria si era fermata di
scatto, con un piede a mezz’aria ed un espressione infastidita, guardando
alternativamente i due che tentavano di afferrarle il braccio aveva cominciato
a parlare, con un tono lievemente alto ed infuriato, senza però fare caso al
fatto che l’altro piede non aveva centrato lo scalino successivo.
Fu Mattia a sorreggerla giusto
in tempo, sorridendole e scuotendo la testa:
- Invalida no, ma sul
distratta non troverei niente da ridire-
Lei rispose caldamente al
sorriso, rimanendo poggiata a lui e scendendo con la testa sulla sua spalla,
mormorando qualcosa che non riuscii a sentire.
Davide e Filippo erano
rimasti perfettamente immobili, squadrando con aria omicida il ragazzino che
stava accompagnando Ilaria; per quanto tentassi di non psicanalizzarli in
continuazione era più forte di me: non potevo farci niente, era il mio lavoro,
il mio modo di vivere.
Mi venne spontaneo perciò
ripensare a come si erano comportati negli ultimi due giorni: era come se
stessi ricostruendo un puzzle, tassello dopo tassello, metodicamente.
Controllo possessivo,
dolcezza snervante, amore incondizionato.
L’unica cosa che non
andava era che entrambi si erano comportati in questo modo: normalmente
non dovrebbe essere così. Filippo ne avrebbe avuto il diritto: era il ragazzo
di Ilaria in fondo, o no?
Ma Davide? Lui che scusa
aveva?
Sembrava quasi che non si
impegnasse nemmeno: gli veniva naturale guardarla come se fosse la prima ed
allo stesso tempo potesse essere l’ultima volta che la vedeva; ed era
normale: l’aveva già persa una volta e ora gli si stava prospettando
davanti la possibilità che succedesse di nuovo, per di più per mano di un
ragazzo dal passato sconosciuto e controverso, almeno dal mio punto di vista.
Ogni volta che li osservavo,
gli occhi di Davide non smettevano di abbracciare la figura di Ilaria.
Le occhiate omicida rivolte
agli astanti venivano poi di conseguenza e non ci si poteva fare niente.
Poggiai il gomito contro lo
sportello del taxi, piegando il capo all’indietro: non mi sarei sorpreso
più di tanto a scoprirmi prossimo ad un crollo nervoso.
Fu in quel momento che
Maurizio scattò improvvisamente: aprì la portiera e scese, rimanendo vicino al
taxi. Cominciò ad agitare il braccio destro e a gridare:
- Ilaria! Da questa parte!-
Ripresi ad osservare la
scena: Ilaria e Mattia si voltarono in contemporanea verso di noi, fissandoci
sorpresi.
Il resto successe molto
velocemente: prima domande sorprese ed incomprensibili da parte di Davide e
Filippo, ancora sulle scale; quindi una strana espressione sul volto di Ilaria,
come di chi sta valutando velocemente la situazione; ed infine lei che in pochi
passi ci raggiunge, entrando rapidamente nel taxi e sedendosi al mio fianco,
seguita a ruota da Mattia e Maurizio.
- Parta, parta, parta!-
Sgranai gli occhi, facendomi
al contempo piccolo piccolo per fare in modo che ci entrassimo
tutti: il ragazzino non era previsto ma a quanto pareva la sua era una presenza
ormai costante.
L’uomo al volante non
aspettò nemmeno di sentire cosa davvero Maurizio gli stesse dicendo: appena la
sua voce gli giunse alle orecchie diede gas, partendo a tutta velocità con un
ghigno sulle labbra. Quel tassista aveva decisamente un bisogno irrefrenabile
di cambiamento.
- Grandioso-
Ilaria lo aveva solo
sussurrato, allungando le gambe e stirando le labbra in un sorriso calmo e
soddisfatto. Mattia annuì, convinto ed eccitato, con gli occhi che brillavano
dall’euforia della situazione.
- Eccezionale! Fantastico!
Li abbiamo lasciati lì! Come vi è venuta quest’idea?!-
Alzai gli occhi al cielo a
quelle parole: ma con che razza di gente mi trovavo ad avere a che fare?
Ilaria gli sorrise di più in
risposta, avvolgendogli le spalle con un braccio e studiando Maurizio e me con
lo sguardo: qualcosa non le quadrava.
- Cos’è, un
rapimento?-
Lo aveva chiesto a bassa
voce, con un tono deliberatamente sarcastico.
Non le dispiaceva la cosa:
era stata lei per prima a fiondarsi in macchina, infatti, era suo diritto e volere
sapere però e questo ormai lo avevo capito.
- No, mi hanno assicurato di
no, signorina-
L’autista si era
sentito in dovere di rispondere per noi, guardandoci tutti attraverso lo
specchietto retrovisore con aria decisamente divertita. Maurizio sbuffò piano,
cominciando ad agitarsi e scuotendo la testa parlò: interrompendosi di tanto in
tanto per scegliere le parole più adatte.
E pensare che la parte più
difficile doveva ancora arrivare!
- No, certo che no! Solo,
diciamo che ti abbiamo “prelevata”… noi, io… dobbiamo
parlare. E’ importante ed è anche leggermente delicato come discorso,
perciò abbiamo pensato che sarebbe stato meglio parlarne prima solo con te.
Senza i tuoi due compagnetti, diciamo così. E visto che sembra che ormai non ti
lascino più sola, ci è sembrato il modo migliore per…-
- Parliamo di quello che mi
hai detto nel tuo ufficio?-
Ilaria lo aveva interrotto,
dopo averlo ascoltato attentamente e dopo aver sicuramente frainteso il suo
discorso: con una sola domanda era riuscita a spiazzarci.
Primo fra tutti Maurizio:
aveva spalancato gli occhi, cominciando a respirare in modo affannoso.
Smise di guardare verso di
noi, fissando invece lo sguardo fuori del finestrino.
Ma che diamine,
cos’altro era successo?
Lanciai un’occhiata a
Mattia, sperando in un supporto di qualche tipo, ma il ragazzo sembrava essere
nella mia stessa situazione: fissava Ilaria e Maurizio con aria curiosa e
confusa, aprì la bocca diverse volte ma non ne uscì mai niente. Poi prese a
tamburellare con le dita sulla gamba di Ilaria e quando lei posò lo sguardo su
di lui, cominciò finalmente a parlare:
- Che è successo nel suo
ufficio? Che ti ha detto!?-
Ilaria scosse la testa in risposta,
senza aggiungere niente e Mattia fece un’espressione delusa mentre
l’autista che aveva continuato ad osservarci cominciava a ridacchiare
pacatamente.
- Come? No dai, Ila perché
non me lo dici?-
Lei gli sorrise, negando
ancora con il capo:
- Niente, davvero: è…
difficile Mattia. Una situazione un po’ complicata-
- Un po’!? Cioè a me
sembra che per avere a che fare con voi ci sia il bisogno di un manuale con le
istruzioni!-
A quel punto la risata
sonora e sganasciata dell’autista proruppe improvvisamente facendo
degenerare la situazione: Mattia sorrise, fissando l’uomo al volante con
aria stralunata e Ilaria si lasciò andare in una risatina nervosa.
Mi sporsi
all’indietro, incontrando finalmente gli occhi di Maurizio che fece spallucce
nella mia direzione, lasciando intendere che non aveva alcuna intenzione di
spiegarmi qualcosa.
La macchina si fermò di
colpo, spingendoci tutti in avanti e poi di nuovo all’indietro, contro i
sedili, con un brusco movimento. L’uomo davanti a noi si girò, sorridendo
e mostrando una dentatura alquanto imperfetta, per poi fare un gesto teatrale
con la mano in direzione dell’esterno:
- Giunti a destinazione!-
Maurizio fu il primo a
scendere: si fiondò letteralmente giù dal taxi, dirigendosi verso la porta
della casa con espressione stravolta. Ilaria gli fu subito dietro, mormorando
qualcosa che non riuscii a sentire e che mi dava però l’impressione di
scuse balbettanti.
Mattia invece aspettava che
a scendere fossi prima io: ricambiai la sua espressione spaurita, facendogli
segno di precedermi ma lui scosse la testa. Con un sospiro gli posai una mano
sulla spalla:
- Perché non sei a casa
tua?-
- Non ci sarebbe nessuno-
Rispose con naturalezza e io
strinsi gli occhi, prima di dire altro:
- E ti fa piacere stare qui?
In mezzo a questi pazzi?-
Lui annuì, sicuro di sé e
della sua risposta:
- C’è Ilaria-
Aggrottai la fronte,
riflettendo sul suo commento improvvisato, per poi continuare:
- Sai che ha un ragazzo?-
Lui mi sorrise con aria
saccente e sollevò un sopracciglio:
- Sì. E so anche che oltre
al biondino pure occhi verdi è perso per lei. Non mi sono preso una cotta. Solo
mi piace stare con lei: mi fa stare… bene. E poi, come dici tu, che
dovrei fare, lasciarla sola in mezzo a questi pazzi?-
Il mio viso si aprì a quella
risposta: sedici anni sì, stupido proprio no!
- Fammi capire: nei pazzi
sarei incluso anche io?-
Lo chiesi ironicamente,
scendendo dal taxi con un gesto fluido e tirandomi dietro il ragazzo
sghignazzante che mi rispose come sempre a tono:
- Naturalmente! Speravi di
esserne esentato?-
Negai con il capo,
spingendolo in direzione della casa e cominciando a salire le scale verso
l’appartamento dei D’Amico: avevamo scelto di incontrarci lì
sperando di avere così un po’ di vantaggio sui nostri inseguitori che
probabilmente sarebbero andati prima a casa di Ilaria.
Arrivammo fuori la porta
pochi secondi dopo i due che ci precedevano: Ilaria ci dava le spalle, stretta
nell’abbracci di Mirko che teneva il volto affondato nei suoi capelli.
- E’ bello vederti
fuori dall’ospedale, scricciolo! Mi avevi messo addosso un’ansia
che nemmeno ti immagini. E poi… mi sei mancata tantissimo-
Spinsi avanti Mattia,
immobile davanti a me, che fissava la scena allucinato. Mi piegai verso il suo
orecchio, mormorando a mezza voce:
- E’ il fratello-
A quelle parole il ragazzo
si rilassò visibilmente: chissà cosa aveva pensato!
Fu più forte di me però non
fermarmi a quell’affermazione: accennando con la testa ad Andrea seduto
sul divano in salotto che guardava la scena sorridente, continuai a bassa voce.
- E sta con lui-
Mattia non reagì subito:
rimase qualche istante immobile, come per assorbire bene quello che avevo detto
ed accertarsi di non aver sentito male. Quindi guardò alternativamente Mirko ed
Andrea.
- Cosa?!-
Lo aveva gridato, con voce
stridula ed incredula, arretrando verso il muro.
Al suo urlo Mirko aveva
lasciato andare Ilaria che si era girata per osservare Mattia con aria
interrogativa: il ragazzino sorrise, scusandosi con il viso e muovendo le mani
davanti a sé come a far capire che aveva sbagliato e non lo avrebbe più fatto.
Sembrava un bambino trovato
con le mani nel barattolo della marmellata.
- Lui è… ?-
Andrea lo osservava
palesemente divertito e per nulla contrariato dalla sua presenza. Maurizio spuntò
in quel momento dalla cucina, con un cucchiaio pieno di gelato in mano e
puntando con il dito il ragazzino, rispose:
- Mattia: il nuovo amichetto
di Ilaria-
Andrea gli si avvicinò con
un sorriso che andava da un orecchio all’altro, porgendogli la mano:
- Molto piacere! Vieni,
andiamoci a sedere… ci sarà da divertirsi: l’unica cosa di cui mi
dispiace è che non abbiamo i pop-corn!-
Mattia lo seguì di buon
grado verso il divano, senza guardare nessuno negli occhi e sedendosi alla
destra di Andrea, affondando e quasi scomparendo nei cuscini blu.
Lanciai un’occhiata in
giro, ponderando la situazione: Ilaria aveva un’aria imbronciata ed
infastidita che si accentuò ancora di più quando il fratello la spinse su una
poltrona e Maurizio le mise in mano una vaschetta di gelato ed un cucchiaino.
- Ce la fai con la sinistra
a …-
Avrebbe voluto chiederle se
ce la faceva a mangiarlo con la sinistra, ma lei non gliene lasciò il tempo:
sbuffò spazientita, puntando la posata contro di me. Io spalancai gli occhi,
non sapendo cosa fare: che c’entravo io!? Ilaria però scosse piano la
testa, come desistendo dal suo intento, e lo puntò contro il fratello e
Maurizio, in piedi di fronte a lei:
- No! Così non va: non
speriate di rabbonirmi con del gelato! Mi spiegate cosa diavolo sta
succedendo?! E non mi vuoi spiegare che senso avevano le tue parole quando
eravamo in ufficio, va bene! Ma mi avete “sequestrata” e trascinata
qui, vi decidete a dirmi che c’è ancora che non va?!-
I due ragazzi
indietreggiarono di qualche passo, abbassando la testa e lo sguardo, mentre
l’unico altro rumore erano le risatine provenienti da Andrea: si stava
seriamente godendo lo svolgersi dei fatti e non tentava minimamente di
nasconderlo.
- Sì, ora ti spieghiamo.
Altrimenti perché credi che…-
- Ora, Mirko. Ora-
Lui annuì, dando una leggera
gomitata a Maurizio come a dire “Inizio io”
Maurizio fece segno di sì e
andò a sedersi sul tappeto, ai piedi di Andrea che gli regalò uno scappellotto
dietro la testa e una pacca sulla spalla.
Mi avvicinai anche io, mettendomi
sul bracciolo del divano blu ed osservando attento Mirko che, accovacciato di
fronte alla sorella, cominciava a parlare:
- Ila. Ti ricordi zia
Rossella?-
Ilaria strinse gli occhi,
annuendo impercettibilmente. Mi piegai leggermente in avanti, come per
ascoltare meglio: io già sapevo cosa stava per dire Mirko, eppure non volevo
perdermi neanche una parola.
- L’ultima volta che
l’abbiamo vista è stato all’anniversario di matrimonio, vero?-
Ilaria annuì ancora ed
involontariamente annuii anche io: così l’avevo conosciuta, se si poteva
conoscere qualcuno attraverso il racconto di altri... era stato Davide a
parlarmene: descrivendola come una simpatica ed anziana signora con cui aveva
anche ballato. Quella sera lui aveva accompagnato Ilaria alla festa di anniversario:
aveva fatto gli auguri a zia Rossella ed al marito, zio Ugo. Sempre quella sera
aveva capito finalmente di essere innamorato di Ilaria.
- Ecco. Ora, la zia mi ha
chiamato e…-
- Sta bene? Le è successo
qualcosa?-
Mirko scosse subito la
testa, agitando anche la mano per farle capire di essere sulla strada
sbagliata:
- No, no! Sta benissimo! Lei
mi ricordava che fra meno di una settimana festeggia cinquanta anni di
matrimonio con lo zio Ugo-
Ilaria spalancò gli occhi, dandosi
una manata sulla fronte con aria afflitta:
- Come ho fatto a
dimenticarmene? Cinquanta, caspita! Sono proprio tanti!-
Mirko annuì, continuando
sempre con lo stesso tono di voce incolore, stringendo con la mano il ginocchio
della sorella, come preparandosi a quello che sarebbe venuto poi.
- Già, cinquanta: è un
traguardo importante. La zia diceva che ci tiene molto, che vuole festeggiare
come si deve: non con la solita festicciola di una sera ma con un vero e
proprio ritrovo, diciamo così. Un’ “adunata” di più
giorni… e vuole assolutamente che ci siamo anche noi-
Ilaria strinse gli occhi,
fissando il fratello con espressione concentrata:
- E’ normale. Mi sarei
meravigliata del contrario. Ancora non capisco il problema dov’è, però:
credi che non sopravvivremo a qualche giorno con la zia?-
Mirko scosse la testa,
prendendo un bel respiro:
- Zio Ugo… lui, ha
detto la zia, non è nel pieno della forma: secondo zia Rossy potrebbe star
mostrando i sintomi iniziali dell’Alzheimer-
Ilaria spalancò gli occhi:
il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore e preoccupazione; aprì le
labbra più volta per dire qualcosa, ma non ne uscì nulla. Mirko strinse di più
la presa sul ginocchio e continuò, avvicinandosi a lei:
- La zia dice che inizia ad
avere problemi a ricordare. Secondo zia Rossy… lei dice che dato che
l’ultima volta che ci siamo visti è stato all’anniversario e lì tu
eri con Davide… la zia dice che lui è convinto tu stia ancora con lui-
- Con Davide?!-
Mirko ignorò la domanda
della sorella, continuando imperterrito:
- Sempre la zia… lei
vorrebbe che tu lì venissi con Davide. Per non confondere o scombussolare lo
zio. Sai com’è: in questi casi è meglio non farlo agitare e… stare
al gioco?-
L’ultima frase era
finita come fosse una domanda: l’espressione di Miro ormai non era
lontana dalla disperazione. Sentivo il divano sotto di me tremare leggermente e
mi accorsi incredulo che l’iralità di Andrea aveva contagiato anche
Mattia: se ne stavano là tutti a due, vicini e piegati da fremiti di risatine
convulse.
Scossi la testa, teso e in
ansia per il fatto che Ilaria non avesse ancora spiccicato parola: fissava un
punto indefinito di fronte a sé e Mirko lanciava occhiate a lei e poi a me,
finendo con Maurizio.
Non sapevo cosa
rispondergli: se Ilaria non reagiva in qualche modo, non avrei saputo dire come
sarebbe stato meglio intervenire per salvare la situazione.
Fu in quel momento che lei
si riprese, sbattendo più volte le palpebre e scuotendo la testa:
- No, fammi capire: la zia
sa che io non sto con Davide. Presumo inoltre che tu l’abbia
informata del fatto che mi vedo con Fil ora. Ma lo zio non sta bene e per
questo io devo presentarmi con Davide, fingendo di stare ancora con lui,
lì. Lì dove, poi? Ma che razza di scherzo è Mirko? Stare al gioco
dice lui! Cosa dovrei fare secondo te? Starmene buona e sorridente con
Davide affianco per quanto, due, tre giorni? E Fil?! Lui non lo conti?
Ma… io non so che dire guarda! E poi… Veronica dov’è?
Ho bisogno di parlare con lei… io, sto impazzendo ti giuro…-
Con la mano sinistra
tremante aveva preso a portarsi alla bocca diversi cucchiaini di gelato,
scuotendo al contempo la testa e facendo domande a raffica, con gli occhi
lucidi e la voce spezzata e stravolta.
Mirko aveva tentato di
intervenire diverse volte ma lei non glielo aveva permesso.
Allora si alzò in piedi,
sedendosi di fianco a lei ed avvolgendole la vita con un braccio:
- Senti, ora vediamo di
risolvere piano la cosa, va bene?-
La sua voce era uscita dolce
e rassicurante, tranne verso la fine quando si era leggermente incrinata: con
la coda dell’occhio avevo notato Andrea sorridergli e mandargli un bacio
con la mano.
Mirko era arrossito
violentemente, spalancando gli occhi e facendogli segno di smetterla, il che
riuscì solo a far scoppiare nuovamente Andrea a ridere.
- Non può essere poi una
tragedia stare un po’ con Davide, no? Dovrete fingere hai detto
benissimo. Ce la puoi fare, Ila. E per Filippo, fai venire anche lui! Così
tranquillo lui, tranquilla tu, contenta la zia… che dici?-
Ilaria non rispose,
smettendo però di mangiare ed assumendo un’espressione attenta: come se
solo in quel momento stesse cominciando davvero a realizzare. Fece solo una
domanda: concisa, decisa e ferma.
Mirko poteva solo
rispondere.
- Dove?-
Il fratello si irrigidì,chiudendo
un attimo gli occhi.
- Siracusa-
Lei non reagì in alcun modo,
mordendosi solo un po’ il labbro inferiore. Quindi continuò:
- Per quanto?-
- Cinque giorni, escluso il
viaggio-
Questa volta non aveva
tentennato: aveva risposto subito, con voce estranea, come se si stesse
preparando ad un’esplosione improvvisa.
- Quindi: cinque giorni a
Siracusa con Davide secondo te non sono niente?! No, ma che dico aspetta: cinque
giorni a Siracusa con Davide, fingendo di stare ancora con lui, quando invece
il mio ragazzo è Filippo che, per inciso, sarà lì anche lui! Spero per te
che sia tutto uno scherzo perché guarda non credo che altrimenti…-
Si era alzata in piedi a
metà discorso, cominciando a camminare per la stanza, girando in tondo ed
agitando la mano sinistra con aria incredula.
Mirko si era ritrovato da
solo in poltrona e fissava terrorizzato la sorella: lanciò una muta richiesta
di aiuto nella nostra direzione ed Andrea prontamente la raccolse. Si alzò
rapido, raggiungendolo e sedendosi con lui, stringendolo e mormorandogli
qualcosa all’orecchio.
Maurizio annuiva, come a dar
ragione alle parole di Ilaria, mangiando gelato nel frattempo che ancora non
avevo capito da dove stesse prendendo.
Feci per alzarmi e dirigermi
verso Ilaria ma fui bloccato da una mano che mi strinse l’avambraccio:
- Ehy!-
Mi voltai, fissando il viso
di Mattia acceso dall’entusiasmo che mi osservava entusiasta:
- Che c’è?-
Lui non rispose subito, come
ponderando le parole. Alla fine sospirando sorrise e tutto d’un fiato mi
chiese:
- Vengo anch’io!-
Doveva essere una domanda da
come era cominciata, ma poi era finita per essere un’affermazione.
Un’affermazione
convinta, di quelle che non prevedono o accettano repliche.
Io scossi la testa,
spalancando gli occhi e guardandolo come se fosse uscito di testa:
- Stai scherzando! No che
non vieni: forse non ci andiamo manco noi!-
Lui negò, continuando con la
voce di uno che avrebbe tranquillamente potuto fare il politico:
- Sì che ci andrete: ci
andrete tutti perché Ilaria lo farà per gli zii, Davide e Filippo ci andranno
per Ilaria, Mirko ci andrà perché deve, Andrea per Mirko, tu e Maurizio per
trascinamento. A questo punto vengo anche io!-
Fu mentre parlava che
ricordai il suo proposito di diventare avvocato e non potei fare a meno di
constatare che c’erano ottime possibilità che il suo desiderio diventasse
realtà.
- Hai dimenticato Veronica e
Ray-
Dissi io, godendo della sua
espressione confusa per poi spiegargli:
- Loro sono già in viaggio.
Ad ogni modo tu non vieni: non è possibile, assolutamente-
Mattia sgranò gli occhi,
sorridendo ancor di più.
- Invece sì: mia madre dirà
di sì e Ilaria acconsentirà. Siracusa, wow! Sarà magnifico!-
Feci per negare ancora ma
non ne ebbi modo: la porta di casa si spalancò all’improvviso lasciando entrare
un Davide ed un Filippo decisamente trafelati che, con il fiatone, ci
guardarono ad occhi spalancati.
Ilaria si interruppe a metà
della frase, e noi altri ci voltammo verso i nuovi arrivati tutti sorridenti.
- Voi! Cosa… cosa fate
qui… si può sapere?-
- Già, che scherzi…
sono?!-
Continuai a sorridere in
direzione dei nuovi arrivati, dovevo ammettere che mi stavo divertendo: per
quanto assurda, impensabile e fuori luogo fosse tutta quella situazione, la si
poteva definire in qualunque modo fuorché noiosa e deprimente.
- Oh, certo! Perché voi ci
mancavate, giustamente!-
Ilaria lo aveva mormorato
eppure si era chiaramente sentito, così come il tono irato che non era riuscita
a nascondere. Non era arrabbiata con loro e lo sapevamo tutti, con qualcuno però
doveva sfogarsi pensai, e allora ben vengano loro!
- Tutta colpa vostra! Voi e
voi! Se impazzirò sarà solo colpa vostra, lo sapete?! Ma come devo fare, io?
Non ce la faccio più, ve lo giuro!-
Aveva continuato a
borbottare, alzando man mano la voce, mormorando frasi insensate ed infuriate.
Filippo e Davide la
fissavano senza capire mentre lei riprendeva a camminare, per poi allontanarsi
con poche falcate verso la camera di Davide e chiudervisi dentro, sbattendo la
porta con violenza.
Ridacchiai, seguendo finalmente
l’esempio di Andrea e Mattia che non avevano fatto altro per tutto il
tempo. Mi passai una mano sulla faccia, togliendo gli occhiali con un movimento
stanco.
La voce che sentii dopo la
identificai come quella di Davide e sebbene li vedessi sfocati, intuii le
espressioni sconvolte che dovevano avere i due giovani in piedi.
- Ok, dico… avete
intenzione di metterci al corrente o preferite continuare a divertirvi?-
Anche volendo non sarei
riuscito a rispondere a quella domanda.
La risata che mi stava
sconquassando era tale da farmi uscire le lacrime, e mi piaceva: mi piaceva
perché non ricordavo l’ultima volta che avevo riso tanto di gusto.
*
Wow…
Quasi due
settimane senza connessione ad Internet, vi rendete conto?! O_o
Spero mi scuserete
perciò per il ritardo smisurato, ma non è dipeso da me, quanto
dall’imbecille che si è rubato quasi un chilometro di cavo
telefonico…
Dico io… ma
che se ne farà poi del cavo telefonico?!!
Mah, misteri della
vita!
Comunque, in
compenso ho scritto parecchio e come potrete notare ho intenzione di aggiornare
parecchie cosette, alcune poi ho già fatto mi sembra… ^^
Come sempre volevo
ringraziare tutti i coraggiosi che hanno ancora il coraggio di seguire e ancor
più di commentare!!
Siete unici nella vostra
grandiosità, davvero! *__*
C’è da dire
poi che continuate incredibilmente ad aumentare!
Non avete idea di
come mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate perciò, non mi aspetto di avere
un parere da tutti certo, so che sarebbe chiedere troppo =P
Però ci terrei
tantissimo ad avere anche solo un mini commentino dai nuovi o silenziosi
lettori, sapete com’è per capire dove (sicuramente) sbaglio ancora e dove
(cosa certa) potrei migliorare ^^
Detto questo, alla
prossima!