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Autore: miseichan    01/05/2010    13 recensioni
"Per quanto forte, potente e indistruttibile tu sia, devi sapere che i ricordi avranno sempre la meglio!” Il che non sempre è un male, ci sono volte in cui anzi è piacevole, gratificante. Purtroppo in altre occasioni ricordare è doloroso: ad esempio quando l'oggetto dei ricordi è qualcosa, o più precisamente qualcuno, che non è più al tuo fianco. Un qualcuno di cui semmai eri anche follemente innamorato, un qualcuno per cui avresti dato tutto te stesso. Sempre lo stesso qualcuno che ora vorresti solo vedere morto... o quantomeno riuscire a dimenticare. STORIA SOSPESA PER VACANZE ( brevi )… scusate!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight Lovers'
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27 bacio

 

 

Nando

 

 

- Ora, mi ascolti bene: non deve muoversi di qui finché non glielo dirò io-

Sembrava un ordine, ma che dico? Era un ordine.

Lanciai un’occhiata al tassista che annuì, sebbene poco convinto. Era un uomo sulla quarantina e la foto del suo tesserino lo raffigurava come una persona solare e sorridente, in quel momento però il suo viso era tutt’altro che amichevole: la fronte corrucciata, percorsa da numerose piccole rughe, il naso leggermente arricciato e la bocca imbronciata gli conferivano un’aria vagamente pericolosa.

Come dargli torto, del resto?

Ripensai alla frase detta da Maurizio ed in particolare alle spiegazioni per nulla adatte e confortanti che stava ancora dando: “Dobbiamo prelevare una persona prima, sa com’è… poi ce ne andiamo di corsa mi raccomando!”

Scossi la testa fra me e me prendendo la testa fra le mani.

Il tassista continuava a squadrarci con la faccia di uno che è indeciso se chiamare o meno la polizia.

Non riuscivo però ad avercela con lui: a sentir parlare Maurizio sembrava di avere a che fare con un sequestratore seriale.

Sembrava che dovessimo rapire qualcuno, santo Dio!

Ma che dico sembrava… noi dovevamo rapire qualcuno.

Sorrisi, reclinando la testa sul sedile e stringendo con una mano l’avambraccio di Maurizio.

Lui smise di parlare e si voltò a guardarmi con aria interrogativa. Gli feci cenno di mettersi buono e avvicinai il viso a quello del tassista ancora accigliato, gli regalai un mezzo sorrisetto che doveva essere tranquillizzante:

- Senta: non pensi a male, siamo bravi ragazzi. Non abbiamo intenzione di combinare casini, sul serio. Dobbiamo certo… prelevare, una persona, ma non è un rapimento glielo assicuro-

Lui non cambiò espressione, eppure qualcosa mi disse che o aveva deciso di fidarsi o, cosa più probabile, aveva deciso che non gliene importava niente.

- Quindi non ci saranno inseguimenti? Nessuno da seminare, polizia, elicotteri alle calcagna?-

Il mio sorriso si allargò mentre negavo energicamente con il capo:

- No. No, le assicuro di no-

- Peccato-

Sgranai gli occhi riconoscendo nei suoi sincera delusione, ma non ebbi modo di approfondire la questione che sentii Maurizio sobbalzare al mio fianco. Iniziò a tamburellarmi con le dita sulla gamba come faceva sempre nei momenti di tensione e a bassa voce ritenne opportuno informarmi:

- Stanno arrivando! Stanno arrivando!-

Alzai gli occhi al cielo e con la mano gli bloccai le dita.

- Sì, li vedo anch’io. E smettila di tamburellare o mi bucherai i jeans prima o poi-

Ebbi l’impressione che non mi avesse nemmeno sentito: continuò ad agitare le dita, strette nelle mie, cominciando addirittura a muovere anche il piede.

- Scendo ora? Aspetto che arrivino? Nando, che devo fare?!-

Sospirai, armandomi di pazienza, prima di rispondergli tranquillamente e con voce pacata:

- Aspetta che arrivino sul marciapiedi, poi scendi e la chiami. Niente di più semplice-

Lui annuì, continuando ad osservare le scale fuori l’ospedale con espressione assente.

Cominciai a guardare anch’io in quella direzione, ignorando il tamburellare di dita che appartenevano al tassista questa volta: picchiettavano sul volante a quello che ironicamente mi sembrava la colonna sonora di un recente thriller con Harrison Ford e la cosa per quanto divertente era anche altamente snervante.

Erano in parecchi a scendere quelle scale: persone di tutti i tipi, uomini, donne, vecchi, bambini… a noi però interessavano solo quattro persone e non ci misi molto ad inquadrarle nella folla.

Scendevano piano: Ilaria al centro, Davide e Filippo ai suoi lati.

Dopo un po’ riconobbi anche Mattia, qualche scalino più in basso che li guardava irritato.

Ridacchiai per quella scena che di lì a tre giorni era diventata normale: dove c’era Ilaria c’erano quei due. Non un attimo che l’avessero lasciata da sola in quarant’otto ore. Non un solo minuto.

Onnipresenti, per quanto la cosa potesse sembrare assurda.

E se da un lato ci si poteva compiacere dell’attenzione che i due ragazzi stavano dimostrando, dall’altro naturalmente vi erano anche numerosi svantaggi.

- Smettetela! Ma dico… non trattatemi come un’invalida se non lo sono! Ce la faccio benissimo, davvero, non preoccupat…-

Ilaria si era fermata di scatto, con un piede a mezz’aria ed un espressione infastidita, guardando alternativamente i due che tentavano di afferrarle il braccio aveva cominciato a parlare, con un tono lievemente alto ed infuriato, senza però fare caso al fatto che l’altro piede non aveva centrato lo scalino successivo.

Fu Mattia a sorreggerla giusto in tempo, sorridendole e scuotendo la testa:

- Invalida no, ma sul distratta non troverei niente da ridire-

Lei rispose caldamente al sorriso, rimanendo poggiata a lui e scendendo con la testa sulla sua spalla, mormorando qualcosa che non riuscii a sentire.

Davide e Filippo erano rimasti perfettamente immobili, squadrando con aria omicida il ragazzino che stava accompagnando Ilaria; per quanto tentassi di non psicanalizzarli in continuazione era più forte di me: non potevo farci niente, era il mio lavoro, il mio modo di vivere.

Mi venne spontaneo perciò ripensare a come si erano comportati negli ultimi due giorni: era come se stessi ricostruendo un puzzle, tassello dopo tassello, metodicamente.

Controllo possessivo, dolcezza snervante, amore incondizionato.

L’unica cosa che non andava era che entrambi si erano comportati in questo modo: normalmente non dovrebbe essere così. Filippo ne avrebbe avuto il diritto: era il ragazzo di Ilaria in fondo, o no?

Ma Davide? Lui che scusa aveva?

Sembrava quasi che non si impegnasse nemmeno: gli veniva naturale guardarla come se fosse la prima ed allo stesso tempo potesse essere l’ultima volta che la vedeva; ed era normale: l’aveva già persa una volta e ora gli si stava prospettando davanti la possibilità che succedesse di nuovo, per di più per mano di un ragazzo dal passato sconosciuto e controverso, almeno dal mio punto di vista.

Ogni volta che li osservavo, gli occhi di Davide non smettevano di abbracciare la figura di Ilaria.

Le occhiate omicida rivolte agli astanti venivano poi di conseguenza e non ci si poteva fare niente.

Poggiai il gomito contro lo sportello del taxi, piegando il capo all’indietro: non mi sarei sorpreso più di tanto a scoprirmi prossimo ad un crollo nervoso.

Fu in quel momento che Maurizio scattò improvvisamente: aprì la portiera e scese, rimanendo vicino al taxi. Cominciò ad agitare il braccio destro e a gridare:

- Ilaria! Da questa parte!-

Ripresi ad osservare la scena: Ilaria e Mattia si voltarono in contemporanea verso di noi, fissandoci sorpresi.

Il resto successe molto velocemente: prima domande sorprese ed incomprensibili da parte di Davide e Filippo, ancora sulle scale; quindi una strana espressione sul volto di Ilaria, come di chi sta valutando velocemente la situazione; ed infine lei che in pochi passi ci raggiunge, entrando rapidamente nel taxi e sedendosi al mio fianco, seguita a ruota da Mattia e Maurizio.

- Parta, parta, parta!-

Sgranai gli occhi, facendomi al contempo piccolo piccolo per fare in modo che ci entrassimo tutti: il ragazzino non era previsto ma a quanto pareva la sua era una presenza ormai costante.

L’uomo al volante non aspettò nemmeno di sentire cosa davvero Maurizio gli stesse dicendo: appena la sua voce gli giunse alle orecchie diede gas, partendo a tutta velocità con un ghigno sulle labbra. Quel tassista aveva decisamente un bisogno irrefrenabile di cambiamento.

- Grandioso-

Ilaria lo aveva solo sussurrato, allungando le gambe e stirando le labbra in un sorriso calmo e soddisfatto. Mattia annuì, convinto ed eccitato, con gli occhi che brillavano dall’euforia della situazione.

- Eccezionale! Fantastico! Li abbiamo lasciati lì! Come vi è venuta quest’idea?!-

Alzai gli occhi al cielo a quelle parole: ma con che razza di gente mi trovavo ad avere a che fare?

Ilaria gli sorrise di più in risposta, avvolgendogli le spalle con un braccio e studiando Maurizio e me con lo sguardo: qualcosa non le quadrava.

- Cos’è, un rapimento?-

Lo aveva chiesto a bassa voce, con un tono deliberatamente sarcastico.

Non le dispiaceva la cosa: era stata lei per prima a fiondarsi in macchina, infatti, era suo diritto e volere sapere però e questo ormai lo avevo capito.

- No, mi hanno assicurato di no, signorina-

L’autista si era sentito in dovere di rispondere per noi, guardandoci tutti attraverso lo specchietto retrovisore con aria decisamente divertita. Maurizio sbuffò piano, cominciando ad agitarsi e scuotendo la testa parlò: interrompendosi di tanto in tanto per scegliere le parole più adatte.

E pensare che la parte più difficile doveva ancora arrivare!

- No, certo che no! Solo, diciamo che ti abbiamo “prelevata”… noi, io… dobbiamo parlare. E’ importante ed è anche leggermente delicato come discorso, perciò abbiamo pensato che sarebbe stato meglio parlarne prima solo con te. Senza i tuoi due compagnetti, diciamo così. E visto che sembra che ormai non ti lascino più sola, ci è sembrato il modo migliore per…-

- Parliamo di quello che mi hai detto nel tuo ufficio?-

Ilaria lo aveva interrotto, dopo averlo ascoltato attentamente e dopo aver sicuramente frainteso il suo discorso: con una sola domanda era riuscita a spiazzarci.

Primo fra tutti Maurizio: aveva spalancato gli occhi, cominciando a respirare in modo affannoso.

Smise di guardare verso di noi, fissando invece lo sguardo fuori del finestrino.

Ma che diamine, cos’altro era successo?

Lanciai un’occhiata a Mattia, sperando in un supporto di qualche tipo, ma il ragazzo sembrava essere nella mia stessa situazione: fissava Ilaria e Maurizio con aria curiosa e confusa, aprì la bocca diverse volte ma non ne uscì mai niente. Poi prese a tamburellare con le dita sulla gamba di Ilaria e quando lei posò lo sguardo su di lui, cominciò finalmente a parlare:

- Che è successo nel suo ufficio? Che ti ha detto!?-

Ilaria scosse la testa in risposta, senza aggiungere niente e Mattia fece un’espressione delusa mentre l’autista che aveva continuato ad osservarci cominciava a ridacchiare pacatamente.

- Come? No dai, Ila perché non me lo dici?-

Lei gli sorrise, negando ancora con il capo:

- Niente, davvero: è… difficile Mattia. Una situazione un po’ complicata-

- Un po’!? Cioè a me sembra che per avere a che fare con voi ci sia il bisogno di un manuale con le istruzioni!-

A quel punto la risata sonora e sganasciata dell’autista proruppe improvvisamente facendo degenerare la situazione: Mattia sorrise, fissando l’uomo al volante con aria stralunata e Ilaria si lasciò andare in una risatina nervosa.

Mi sporsi all’indietro, incontrando finalmente gli occhi di Maurizio che fece spallucce nella mia direzione, lasciando intendere che non aveva alcuna intenzione di spiegarmi qualcosa.

La macchina si fermò di colpo, spingendoci tutti in avanti e poi di nuovo all’indietro, contro i sedili, con un brusco movimento. L’uomo davanti a noi si girò, sorridendo e mostrando una dentatura alquanto imperfetta, per poi fare un gesto teatrale con la mano in direzione dell’esterno:

- Giunti a destinazione!-

Maurizio fu il primo a scendere: si fiondò letteralmente giù dal taxi, dirigendosi verso la porta della casa con espressione stravolta. Ilaria gli fu subito dietro, mormorando qualcosa che non riuscii a sentire e che mi dava però l’impressione di scuse balbettanti.

Mattia invece aspettava che a scendere fossi prima io: ricambiai la sua espressione spaurita, facendogli segno di precedermi ma lui scosse la testa. Con un sospiro gli posai una mano sulla spalla:

- Perché non sei a casa tua?-

- Non ci sarebbe nessuno-

Rispose con naturalezza e io strinsi gli occhi, prima di dire altro:

- E ti fa piacere stare qui? In mezzo a questi pazzi?-

Lui annuì, sicuro di sé e della sua risposta:

- C’è Ilaria-

Aggrottai la fronte, riflettendo sul suo commento improvvisato, per poi continuare:

- Sai che ha un ragazzo?-

Lui mi sorrise con aria saccente e sollevò un sopracciglio:

- Sì. E so anche che oltre al biondino pure occhi verdi è perso per lei. Non mi sono preso una cotta. Solo mi piace stare con lei: mi fa stare… bene. E poi, come dici tu, che dovrei fare, lasciarla sola in mezzo a questi pazzi?-

Il mio viso si aprì a quella risposta: sedici anni sì, stupido proprio no!

- Fammi capire: nei pazzi sarei incluso anche io?-

Lo chiesi ironicamente, scendendo dal taxi con un gesto fluido e tirandomi dietro il ragazzo sghignazzante che mi rispose come sempre a tono:

- Naturalmente! Speravi di esserne esentato?-

Negai con il capo, spingendolo in direzione della casa e cominciando a salire le scale verso l’appartamento dei D’Amico: avevamo scelto di incontrarci lì sperando di avere così un po’ di vantaggio sui nostri inseguitori che probabilmente sarebbero andati prima a casa di Ilaria.

Arrivammo fuori la porta pochi secondi dopo i due che ci precedevano: Ilaria ci dava le spalle, stretta nell’abbracci di Mirko che teneva il volto affondato nei suoi capelli.

- E’ bello vederti fuori dall’ospedale, scricciolo! Mi avevi messo addosso un’ansia che nemmeno ti immagini. E poi… mi sei mancata tantissimo-

Spinsi avanti Mattia, immobile davanti a me, che fissava la scena allucinato. Mi piegai verso il suo orecchio, mormorando a mezza voce:

- E’ il fratello-

A quelle parole il ragazzo si rilassò visibilmente: chissà cosa aveva pensato!

Fu più forte di me però non fermarmi a quell’affermazione: accennando con la testa ad Andrea seduto sul divano in salotto che guardava la scena sorridente, continuai a bassa voce.

- E sta con lui-

Mattia non reagì subito: rimase qualche istante immobile, come per assorbire bene quello che avevo detto ed accertarsi di non aver sentito male. Quindi guardò alternativamente Mirko ed Andrea.

- Cosa?!-

Lo aveva gridato, con voce stridula ed incredula, arretrando verso il muro.

Al suo urlo Mirko aveva lasciato andare Ilaria che si era girata per osservare Mattia con aria interrogativa: il ragazzino sorrise, scusandosi con il viso e muovendo le mani davanti a sé come a far capire che aveva sbagliato e non lo avrebbe più fatto.

Sembrava un bambino trovato con le mani nel barattolo della marmellata.

- Lui è… ?-

Andrea lo osservava palesemente divertito e per nulla contrariato dalla sua presenza. Maurizio spuntò in quel momento dalla cucina, con un cucchiaio pieno di gelato in mano e puntando con il dito il ragazzino, rispose:

- Mattia: il nuovo amichetto di Ilaria-

Andrea gli si avvicinò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, porgendogli la mano:

- Molto piacere! Vieni, andiamoci a sedere… ci sarà da divertirsi: l’unica cosa di cui mi dispiace è che non abbiamo i pop-corn!-

Mattia lo seguì di buon grado verso il divano, senza guardare nessuno negli occhi e sedendosi alla destra di Andrea, affondando e quasi scomparendo nei cuscini blu.

Lanciai un’occhiata in giro, ponderando la situazione: Ilaria aveva un’aria imbronciata ed infastidita che si accentuò ancora di più quando il fratello la spinse su una poltrona e Maurizio le mise in mano una vaschetta di gelato ed un cucchiaino.

- Ce la fai con la sinistra a …-

Avrebbe voluto chiederle se ce la faceva a mangiarlo con la sinistra, ma lei non gliene lasciò il tempo: sbuffò spazientita, puntando la posata contro di me. Io spalancai gli occhi, non sapendo cosa fare: che c’entravo io!? Ilaria però scosse piano la testa, come desistendo dal suo intento, e lo puntò contro il fratello e Maurizio, in piedi di fronte a lei:

- No! Così non va: non speriate di rabbonirmi con del gelato! Mi spiegate cosa diavolo sta succedendo?! E non mi vuoi spiegare che senso avevano le tue parole quando eravamo in ufficio, va bene! Ma mi avete “sequestrata” e trascinata qui, vi decidete a dirmi che c’è ancora che non va?!-

I due ragazzi indietreggiarono di qualche passo, abbassando la testa e lo sguardo, mentre l’unico altro rumore erano le risatine provenienti da Andrea: si stava seriamente godendo lo svolgersi dei fatti e non tentava minimamente di nasconderlo.

- Sì, ora ti spieghiamo. Altrimenti perché credi che…-

- Ora, Mirko. Ora-

Lui annuì, dando una leggera gomitata a Maurizio come a dire “Inizio io”

Maurizio fece segno di sì e andò a sedersi sul tappeto, ai piedi di Andrea che gli regalò uno scappellotto dietro la testa e una pacca sulla spalla.

Mi avvicinai anche io, mettendomi sul bracciolo del divano blu ed osservando attento Mirko che, accovacciato di fronte alla sorella, cominciava a parlare:

- Ila. Ti ricordi zia Rossella?-

Ilaria strinse gli occhi, annuendo impercettibilmente. Mi piegai leggermente in avanti, come per ascoltare meglio: io già sapevo cosa stava per dire Mirko, eppure non volevo perdermi neanche una parola.

- L’ultima volta che l’abbiamo vista è stato all’anniversario di matrimonio, vero?-

Ilaria annuì ancora ed involontariamente annuii anche io: così l’avevo conosciuta, se si poteva conoscere qualcuno attraverso il racconto di altri... era stato Davide a parlarmene: descrivendola come una simpatica ed anziana signora con cui aveva anche ballato. Quella sera lui aveva accompagnato Ilaria alla festa di anniversario: aveva fatto gli auguri a zia Rossella ed al marito, zio Ugo. Sempre quella sera aveva capito finalmente di essere innamorato di Ilaria.

- Ecco. Ora, la zia mi ha chiamato e…-

- Sta bene? Le è successo qualcosa?-

Mirko scosse subito la testa, agitando anche la mano per farle capire di essere sulla strada sbagliata:

- No, no! Sta benissimo! Lei mi ricordava che fra meno di una settimana festeggia cinquanta anni di matrimonio con lo zio Ugo-

Ilaria spalancò gli occhi, dandosi una manata sulla fronte con aria afflitta:

- Come ho fatto a dimenticarmene? Cinquanta, caspita! Sono proprio tanti!-

Mirko annuì, continuando sempre con lo stesso tono di voce incolore, stringendo con la mano il ginocchio della sorella, come preparandosi a quello che sarebbe venuto poi.

- Già, cinquanta: è un traguardo importante. La zia diceva che ci tiene molto, che vuole festeggiare come si deve: non con la solita festicciola di una sera ma con un vero e proprio ritrovo, diciamo così. Un’ “adunata” di più giorni… e vuole assolutamente che ci siamo anche noi-

Ilaria strinse gli occhi, fissando il fratello con espressione concentrata:

- E’ normale. Mi sarei meravigliata del contrario. Ancora non capisco il problema dov’è, però: credi che non sopravvivremo a qualche giorno con la zia?-

Mirko scosse la testa, prendendo un bel respiro:

- Zio Ugo… lui, ha detto la zia, non è nel pieno della forma: secondo zia Rossy potrebbe star mostrando i sintomi iniziali dell’Alzheimer-

Ilaria spalancò gli occhi: il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore e preoccupazione; aprì le labbra più volta per dire qualcosa, ma non ne uscì nulla. Mirko strinse di più la presa sul ginocchio e continuò, avvicinandosi a lei:

- La zia dice che inizia ad avere problemi a ricordare. Secondo zia Rossy… lei dice che dato che l’ultima volta che ci siamo visti è stato all’anniversario e lì tu eri con Davide… la zia dice che lui è convinto tu stia ancora con lui-

- Con Davide?!-

Mirko ignorò la domanda della sorella, continuando imperterrito:

- Sempre la zia… lei vorrebbe che tu lì venissi con Davide. Per non confondere o scombussolare lo zio. Sai com’è: in questi casi è meglio non farlo agitare e… stare al gioco?-

L’ultima frase era finita come fosse una domanda: l’espressione di Miro ormai non era lontana dalla disperazione. Sentivo il divano sotto di me tremare leggermente e mi accorsi incredulo che l’iralità di Andrea aveva contagiato anche Mattia: se ne stavano là tutti a due, vicini e piegati da fremiti di risatine convulse.

Scossi la testa, teso e in ansia per il fatto che Ilaria non avesse ancora spiccicato parola: fissava un punto indefinito di fronte a sé e Mirko lanciava occhiate a lei e poi a me, finendo con Maurizio.

Non sapevo cosa rispondergli: se Ilaria non reagiva in qualche modo, non avrei saputo dire come sarebbe stato meglio intervenire per salvare la situazione.

Fu in quel momento che lei si riprese, sbattendo più volte le palpebre e scuotendo la testa:

- No, fammi capire: la zia sa che io non sto con Davide. Presumo inoltre che tu l’abbia informata del fatto che mi vedo con Fil ora. Ma lo zio non sta bene e per questo io devo presentarmi con Davide, fingendo di stare ancora con lui, lì. dove, poi? Ma che razza di scherzo è Mirko? Stare al gioco dice lui! Cosa dovrei fare secondo te? Starmene buona e sorridente con Davide affianco per quanto, due, tre giorni? E Fil?! Lui non lo conti? Ma… io non so che dire guarda! E poi… Veronica dov’è? Ho bisogno di parlare con lei… io, sto impazzendo ti giuro…-

Con la mano sinistra tremante aveva preso a portarsi alla bocca diversi cucchiaini di gelato, scuotendo al contempo la testa e facendo domande a raffica, con gli occhi lucidi e la voce spezzata e stravolta.

Mirko aveva tentato di intervenire diverse volte ma lei non glielo aveva permesso.

Allora si alzò in piedi, sedendosi di fianco a lei ed avvolgendole la vita con un braccio:

- Senti, ora vediamo di risolvere piano la cosa, va bene?-

La sua voce era uscita dolce e rassicurante, tranne verso la fine quando si era leggermente incrinata: con la coda dell’occhio avevo notato Andrea sorridergli e mandargli un bacio con la mano.

Mirko era arrossito violentemente, spalancando gli occhi e facendogli segno di smetterla, il che riuscì solo a far scoppiare nuovamente Andrea a ridere.

- Non può essere poi una tragedia stare un po’ con Davide, no? Dovrete fingere hai detto benissimo. Ce la puoi fare, Ila. E per Filippo, fai venire anche lui! Così tranquillo lui, tranquilla tu, contenta la zia… che dici?-

Ilaria non rispose, smettendo però di mangiare ed assumendo un’espressione attenta: come se solo in quel momento stesse cominciando davvero a realizzare. Fece solo una domanda: concisa, decisa e ferma.

Mirko poteva solo rispondere.

- Dove?-

Il fratello si irrigidì,chiudendo un attimo gli occhi.

- Siracusa-

Lei non reagì in alcun modo, mordendosi solo un po’ il labbro inferiore. Quindi continuò:

- Per quanto?-

- Cinque giorni, escluso il viaggio-

Questa volta non aveva tentennato: aveva risposto subito, con voce estranea, come se si stesse preparando ad un’esplosione improvvisa.

- Quindi: cinque giorni a Siracusa con Davide secondo te non sono niente?! No, ma che dico aspetta: cinque giorni a Siracusa con Davide, fingendo di stare ancora con lui, quando invece il mio ragazzo è Filippo che, per inciso, sarà lì anche lui! Spero per te che sia tutto uno scherzo perché guarda non credo che altrimenti…-

Si era alzata in piedi a metà discorso, cominciando a camminare per la stanza, girando in tondo ed agitando la mano sinistra con aria incredula.

Mirko si era ritrovato da solo in poltrona e fissava terrorizzato la sorella: lanciò una muta richiesta di aiuto nella nostra direzione ed Andrea prontamente la raccolse. Si alzò rapido, raggiungendolo e sedendosi con lui, stringendolo e mormorandogli qualcosa all’orecchio. 

Maurizio annuiva, come a dar ragione alle parole di Ilaria, mangiando gelato nel frattempo che ancora non avevo capito da dove stesse prendendo.

Feci per alzarmi e dirigermi verso Ilaria ma fui bloccato da una mano che mi strinse l’avambraccio:

- Ehy!-

Mi voltai, fissando il viso di Mattia acceso dall’entusiasmo che mi osservava entusiasta:

- Che c’è?-

Lui non rispose subito, come ponderando le parole. Alla fine sospirando sorrise e tutto d’un fiato mi chiese:

- Vengo anch’io!-

Doveva essere una domanda da come era cominciata, ma poi era finita per essere un’affermazione.

Un’affermazione convinta, di quelle che non prevedono o accettano repliche.

Io scossi la testa, spalancando gli occhi e guardandolo come se fosse uscito di testa:

- Stai scherzando! No che non vieni: forse non ci andiamo manco noi!-

Lui negò, continuando con la voce di uno che avrebbe tranquillamente potuto fare il politico:

- Sì che ci andrete: ci andrete tutti perché Ilaria lo farà per gli zii, Davide e Filippo ci andranno per Ilaria, Mirko ci andrà perché deve, Andrea per Mirko, tu e Maurizio per trascinamento. A questo punto vengo anche io!-

Fu mentre parlava che ricordai il suo proposito di diventare avvocato e non potei fare a meno di constatare che c’erano ottime possibilità che il suo desiderio diventasse realtà.

- Hai dimenticato Veronica e Ray-

Dissi io, godendo della sua espressione confusa per poi spiegargli:

- Loro sono già in viaggio. Ad ogni modo tu non vieni: non è possibile, assolutamente-

Mattia sgranò gli occhi, sorridendo ancor di più.

- Invece sì: mia madre dirà di sì e Ilaria acconsentirà. Siracusa, wow! Sarà magnifico!-

Feci per negare ancora ma non ne ebbi modo: la porta di casa si spalancò all’improvviso lasciando entrare un Davide ed un Filippo decisamente trafelati che, con il fiatone, ci guardarono ad occhi spalancati.

Ilaria si interruppe a metà della frase, e noi altri ci voltammo verso i nuovi arrivati tutti sorridenti.

- Voi! Cosa… cosa fate qui… si può sapere?-

- Già, che scherzi… sono?!-

Continuai a sorridere in direzione dei nuovi arrivati, dovevo ammettere che mi stavo divertendo: per quanto assurda, impensabile e fuori luogo fosse tutta quella situazione, la si poteva definire in qualunque modo fuorché noiosa e deprimente.

- Oh, certo! Perché voi ci mancavate, giustamente!-

Ilaria lo aveva mormorato eppure si era chiaramente sentito, così come il tono irato che non era riuscita a nascondere. Non era arrabbiata con loro e lo sapevamo tutti, con qualcuno però doveva sfogarsi pensai, e allora ben vengano loro!

- Tutta colpa vostra! Voi e voi! Se impazzirò sarà solo colpa vostra, lo sapete?! Ma come devo fare, io? Non ce la faccio più, ve lo giuro!-

Aveva continuato a borbottare, alzando man mano la voce, mormorando frasi insensate ed infuriate.

Filippo e Davide la fissavano senza capire mentre lei riprendeva a camminare, per poi allontanarsi con poche falcate verso la camera di Davide e chiudervisi dentro, sbattendo la porta con violenza.

Ridacchiai, seguendo finalmente l’esempio di Andrea e Mattia che non avevano fatto altro per tutto il tempo. Mi passai una mano sulla faccia, togliendo gli occhiali con un movimento stanco.

La voce che sentii dopo la identificai come quella di Davide e sebbene li vedessi sfocati, intuii le espressioni sconvolte che dovevano avere i due giovani in piedi.

- Ok, dico… avete intenzione di metterci al corrente o preferite continuare a divertirvi?-

Anche volendo non sarei riuscito a rispondere a quella domanda.

La risata che mi stava sconquassando era tale da farmi uscire le lacrime, e mi piaceva: mi piaceva perché non ricordavo l’ultima volta che avevo riso tanto di gusto.

 

*

 

 

 

Wow…

Quasi due settimane senza connessione ad Internet, vi rendete conto?! O_o

Spero mi scuserete perciò per il ritardo smisurato, ma non è dipeso da me, quanto dall’imbecille che si è rubato quasi un chilometro di cavo telefonico…

Dico io… ma che se ne farà poi del cavo telefonico?!!

Mah, misteri della vita!

Comunque, in compenso ho scritto parecchio e come potrete notare ho intenzione di aggiornare parecchie cosette, alcune poi ho già fatto mi sembra… ^^

Come sempre volevo ringraziare tutti i coraggiosi che hanno ancora il coraggio di seguire e ancor più di commentare!!

Siete unici nella vostra grandiosità, davvero! *__*

C’è da dire poi che continuate incredibilmente ad aumentare!

Non avete idea di come mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate perciò, non mi aspetto di avere un parere da tutti certo, so che sarebbe chiedere troppo =P

Però ci terrei tantissimo ad avere anche solo un mini commentino dai nuovi o silenziosi lettori, sapete com’è per capire dove (sicuramente) sbaglio ancora e dove (cosa certa) potrei migliorare ^^

Detto questo, alla prossima!

 

   
 
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