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Autore: May be    02/05/2010    7 recensioni
“Non erano altro che quattro ragazzi alla ventura, accompagnati dalle famose note di Bix Beiderbecke e Louis Armstrong, in cerca di lavoro e di opportunità, lontani da guerre e fastidiosa politica.”
Terza classificata al contest: "Chiedi e ti sarà dato!" indetto da Lalani.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Autore:  x Saretta x
Titolo della fic: Moon River.
Tipologia della fic: One-Shot.
Personaggi principali: Shikamaru; Temari.
Genere:  Romantico, Commedia.
Avvertimenti: Alternative Universe.
Raiting: Verde.
Introduzione:
Non erano altro che quattro ragazzi alla ventura, accompagnati dalle famose note di Bix Beiderbecke e Louis Armstrong, in cerca di lavoro e di opportunità, lontani da guerre e fastidiosa politica.”

Note post lettura: A parte che è stato un parto come mai mi era capitato, devo annotare un paio di cosette. Prima di tutto, la parte storica: deriva tutto da Wikipedia, e probabilmente ci saranno dei disastri a livello cronologico. Non conosco bene questo periodo, e mi sono documentata quanto ho potuto: solo, non sono stata troppo attenta alle piccolezze. Lo stesso vale per jazz et similia: tutto quello che c’è, viene da Wikipedia, e lode a quel sito. Il titolo e le due righe riportate a fine storia vengono appunto da “Moon River”, di Louis Armstrong. Buona lettura :D 

 

“I grandi amori si annunciano in un modo preciso, appena la vedi dici: chi è questa stronza?”

 

1938;

America;

Lungo la costa Est.

Moon River

Erano i grandiosi anni ’30 americani, quelli in cui si erano fortuitamente riusciti ad intrufolare.

Non erano altro che quattro ragazzi pieni di sogni, quando avevano fatto i bagagli ed erano partiti alla volta dell’America.

Per un gruppetto di amici che altro non avevano se non il jazz, il Nuovo Continente era una sorta di oasi, messo a confronto con quella che era la situazione del Giappone in cui vivevano: la loro musica, quella che ormai era il loro pane, veniva pian piano bandita dai locali e dalle radio.

La “musica del Nemico”, la chiamavano.

Non erano altro che quattro ragazzi con una passione comune che, con molta fatica, era diventata il loro lavoro: e lentamente si vedevano portare via il loro sogno.

A loro la politica non importava granché: sapevano però che già con l’invasione della Cina da parte dell’esercito giapponese la situazione era diventata troppo tesa, ed erano ben consapevoli dell’esito che quella situazione avrebbe avuto.

Dunque non avevano pensato troppo, prima di raccogliere le loro cose ed i pochi soldi che avevano guadagnato e partire, verso il luogo in cui non avrebbero corso il rischio di ritrovarsi senza lavoro.

Non erano altro che quattro ragazzi alla ventura, accompagnati dalle famose note di Bix Beiderbecke e Louis Armstrong, in cerca di lavoro e di opportunità, lontani da guerre e fastidiosa politica.

Avevano cominciato a suonare in diversi bar, adattandosi al jazz americano e migliorando quel poco inglese che conoscevano; un bel giorno, un vecchio uomo li aveva sentiti suonare e li aveva invitati ad allietare i passeggeri della sua grande nave da crociera.

Shikamaru Nara, Choji Akimiki e Kiba Inuzuka erano giovani giapponesi che per due anni avevano accompagnato la voce dell’avvenente Ino Yamanaka, all’interno della lussuosa sala da ballo della Victoria.

Ma agli inizi del 1938 la solista del gruppo li aveva lasciati per accasarsi con un ricco americano di cui aveva catturato l’attenzione durante un’esibizione, e si fece necessaria una nuova presenza che ne prendesse il posto.

E fu così che tutto ebbe inizio.

 

***

 

Shikamaru Nara si accese una sigaretta ed ingoiò con noncuranza la prima acre boccata di nicotina che ne aspirò.

Guardò un’altra volta l’orologio, nervoso: erano in ritardo.

«Arriveranno, Shikamaru. » lo apostrofò bonariamente Choji, impegnato a lucidare la sua  tromba.

Il ragazzo poggiò i gomiti sul parapetto della nave, soffiando grigio fumo che subito venne trascinato via dal vento.

« Non sono nervoso. »

Choji smise per un momento di concentrarsi sull’alone opaco che stava tentando di eliminare, e si permise di ridacchiare vedendo l’espressione corrucciata dell’amico.

A Shikamaru non era andata a genio la partenza di Ino; per loro era sempre stata come una sorella, ed era piuttosto normale che lui vedesse con sospetto ed una punta di gelosia il riccone che, ammaliato dalla ragazza, aveva deciso di portarla con sé in Europa.

Ed era evidente che non era stato contento di sentirsi annunciare dal loro capo che aveva già trovato una solista come sostituta, ed in più un altro trombettista.

Choji conosceva il Nara meglio di chiunque altro, e sapeva per certo che quello vedeva come una seccatura il dover ricominciare daccapo; perché si parlava proprio di ricominciare, col solo vantaggio che avevano già uno stipendio sicuro.

Bisognava imparare ad adeguarsi alla nuova voce, inserire un nuovo strumento nei loro pezzi.

Si voltarono contemporaneamente vedendo l’Inuzuka sbracciarsi in direzione di un gruppetto di persone, constatando che si trattava di tre giapponesi.

« Visto? Sono arrivati. »

Shikamaru affilò lo sguardo, per riuscire a vedere nonostante il sole battente: dovevano per forza essere i musicisti che stavano aspettando.

Secondo quanto aveva comunicato loro il capo erano tre giovani, giapponesi come loro: una ragazza poco più vecchia di lui ed i suoi due fratelli.

Sbuffò rassegnato vedendo che Kiba si era già lanciato a prendere le valigie della ragazza, con una premura che di disinteressato aveva ben poco; gettò nell’acqua sotto di lui la sigaretta ormai ridotta a mozzicone, mentre notava che la nuova arrivata squadrava altezzosa l’Inuzuka, gli voltava le spalle e si dirigeva a grandi passi verso le cabine.

Sospirò, scambiandosi un’occhiata quasi spaventata con Choji.

« Chi è questa stronza? »

 

***

 

Gli occhi chiusi, il busto dritto e la testa lievemente sollevata, stava suonando uno dei pezzi di Armstrong che meglio conosceva, e che in quel periodo aveva più successo tra il pubblico.

E quel ritmo lento che si spandeva nella sala da ballo deserta aveva lo straordinario potere di svuotare la sua mente da ogni pensiero: era il potere della musica, del fermare per qualche istante il tempo.

Se poi a quel semplice suono si aggiungeva la tromba di Choji e la chitarra di Kiba, la musica diventava poesia, diventava colore e vita.

Era per quello che non avrebbe mai potuto essere un semplice pianista, Shikamaru: non era sufficiente il monocromo, lui voleva l’arcobaleno.

E quell’arcobaleno che lui cercava, il jazz era capace di renderlo straordinariamente.

« Sei bravo. »

Le mani si fermarono sfiorando la superficie dei tasti, interrompendo la melodia; si voltò lentamente, trovandosi davanti i nuovi acquisti del gruppo.

La ragazza sembrava avere pochi anni più di lui, come previsto; l’elegante vestito in stile occidentale che indossava ed i capelli biondi sembravano voler coprire ed adombrare il suo viso così estraneo all’America, esattamente come i bianchi smoking che tutti loro indossavano da ormai due anni.

Il fratello stava già estraendo dalla custodia la sua tromba, limitandosi ad accennare un burbero saluto.

Shikamaru si passò stanco una mano sul volto, sospirando piano.

« Grazie. »

Giunsero dopo quella che parve un’eternità Choji e Kiba, quest’ultimo con un sorriso sul volto che a Shikamaru parve decisamente ebete.

« Allora, vi siete già presentati? » esordì sicuro l’Inuzuka, perdendo gran parte del suo entusiasmo quando non vide alcun cenno d’assenso.

« Loro due sono Shikamaru e Choji, e loro i fratelli Sabaku, Kankuro e Temari. » riprese recuperando un po’ di baldanza; « Che ne dite di iniziare? »

Shikamaru si voltò silenziosamente tornando al suo pianoforte, mentre gli altri si sistemavano e veniva acceso il microfono.

Si stava esibendo nel suo atteggiamento più scorbutico, ma non era un comportamento voluto; c’era qualcosa che lo turbava, come un presentimento.

Sapeva che, con la prima nota che avrebbero messo insieme loro cinque, avrebbero voltato pagina per sempre e tutto ciò che stava indietro non sarebbe più potuto riemergere.

Sospirò di nuovo, assumendo una postura quantomeno decente.

« Conoscete Mamie Smith? »

Cantante difficile da emulare, ma prima di tutto avevano bisogno di saggiare le capacità della solista.

Notò che la ragazza gli accennava un sì, e cominciò a delineare, nota dopo nota, la melodia di “Crazy Blues”, subito raggiunto dagli altri strumenti.

E la voce di Temari si levò potente, ad aggiungere una nuova tonalità alla loro musica.

Un po’ roca, bassa ma calda.

La osservò stupito con la coda dell’occhio, mentre quelle sottili labbra dipinte di rosso sciorinavano il testo della canzone come l’avesse scritta lei, la mano che distrattamente giocherellava con il cavo del microfono.

E quella melodia veniva colorata di una nota totalmente diversa da quella che era abituato a sentire da parte di Ino; forse era quella sua strana pronuncia dell’inglese, forse la sua voce più sensuale, non più da ragazzina.

Fu quando i suoi occhi incrociarono quelli verdi e superbi di lei, che capì che quello era l’inizio di una lunga serie di seccature.

 

***

 

Poggiato al parapetto della nave, osservava il mare che in quella notte senza luna si mescolava al cielo nero; una sigaretta tra le labbra, canticchiava tra sé quella lenta melodia che tanto gli piaceva.

Un fruscio di vestiti e una ventata di fresco profumo gli rivelarono la presenza di qualcuno dietro di lui.

Non si voltò.

« Hai cantato bene, questa sera. »

« Grazie. »

Era appena un mese che Sabaku no Temari stava a bordo di quella nave, e già era diventata una celebrità.

Quando saliva sul palco e cominciava a cantare, muovendosi tra i tavoli e le pesanti tende rosse della sala, il mondo intero tratteneva il respiro.

Lei si impossessava delle canzoni di celebrità come Billie Holiday e Mamie Smith, e le riproponeva come fossero sue, tanto erano perfette le note che uscivano dalle sue labbra.

Ed era fottutamente bella, non lo poteva negare.

Ma aveva imparato a sue spese che, nel momento in cui le luci si riaccendevano e la musica finiva, lei tornava ad essere la Temari che aveva presagito.

Una seccatura, superba ed arrogante. In poche parole, una stronza.

« Nara, cosa cantavi? »

« Nulla. »

« Cosa c’è, ti vergogni a cantare davanti a me? »

Non la vedeva, eppure sentiva distintamente le sue labbra piegarsi nel solito sorriso, tra il malizioso e lo strafottente.

Era un mese che lei ed i fratelli stavano su quella nave.

Kankuro era subito andato d’accordo con Kiba: essendo due idioti entrambi, si erano trovati in sintonia.

Il fratello minore lo aveva visto molto di rado, e quelle poche apparizioni che aveva fatto erano durate pochi secondi; non aveva idea di cosa facesse su quella nave, o dove stesse, e non aveva alcuna intenzione di indagare.

Era un mese che era su quella nave, e non sapeva nulla di lei.

Temari non aveva mai accennato a raccontare la loro storia, o cosa li avesse spinti ad imbarcarsi, o cosa li avesse portati al jazz, e a lui non era mai importato.

Sorrise, accendendosi una sigaretta; andava bene così.

« Taci, seccatura. »

 

***

 

Era una notte d’estate come le altre.

Si erano esibiti anche quella sera, in quella specie di oasi al riparo dalla realtà della terraferma.

Dalla città erano arrivate voci circa movimenti militari da parte della Germania, che avrebbero scatenato tensioni in gran parte dell’Europa.

L’America aveva già annunciato che, in caso di guerra, si sarebbe mantenuta neutrale; a lui bastava questo.

Non gli importava del mondo, per come la vedeva lui poteva anche andare in malora.

Passò una mano sulla nera vernice del pianoforte, beandosi del silenzio attorno a lui.

La serata si era conclusa da un pezzo, erano tutti nelle cabine; lui per una volta non aveva voglia di dormire e si era ritrovato al suo pianoforte, a canticchiare ancora quella lenta melodia.

In quei momenti si sentiva assurdamente sentimentale, ma non poteva farne a meno; senza un motivo particolare, era legato a doppio filo a quella canzone.

Scoprì lentamente i tasti dello strumento, poggiandovi sopra le dita, limitandosi a sfiorarli.

Chiuse gli occhi, cantando piano e muovendo le dita senza premere, immaginandosi la melodia che quell’insieme di strani rettangoli bianchi avrebbe prodotto.

Non si stupì troppo quando sentì delle mani posarsi sulle sue, e quel suo leggero profumo.

« Nara, cosa cantavi? »

« Nulla. »

Lei rise, sedendosi accanto a lui.

« Ti vergogni ancora a cantare davanti a me? »

Lui sospirò, e cominciò a suonare.

Leggero, come se avesse avuto paura di svegliare la nave con quelle sue note inopportune.

E presto aggiunse alla melodia anche la sua voce, profonda e bassa, quasi sussurrando le parole.

Non era Louis Armstrong, ma andava bene comunque.

E presto alla sua voce si aggiunse, più alta, anche quella di lei.

Era una stronza, sì; ed era la seccatura più grande che avesse mai incontrato.

Ma, si ritrovò a pensare sorridendo, inebriandosi della sua voce che solitaria si faceva strada nel silenzio di quella sala deserta, poteva andare bene comunque.

 

“Moon River, wider than a mile,
I’m crossing you in style, some day.”

 

Terza Classificata: “Moon River” di x Saretta x

- da 0 a 5 per la correttezza grammaticale, lessicale e stilistica: 3,5/5
Possiedi un’eccellente base grammaticale che ti ha consentito di scrivere l’unica storia partecipante al contest senza gravi errori o periodi imprecisi e poco fluenti. La scelta del lessico è buona anche se non eccellente, dato che non hai cercato termini particolari o impegnativi, ma ho apprezzato la precisione dei dati da te forniti. Infatti uno dei punti di forza della tua fic è stata la raccolta di informazioni sul periodo storico trattato e, ovviamente, sulla musica che lo rappresentava. Il tuo interessamento e la tua curiosità su questo stile musicale mi ha contagiata e mi ha fatta appassionare alla fic. Il tuo stile è molto semplice, lineare, incisivo ma anche abbastanza sintetico: a parte l’introduzione, brillante grazie ai dettagliati elementi sull’ambientazione della storia, non ti sei soffermata con eguale profondità e precisione sulle vicende dei personaggi. Inoltre ho notato che tendi a fare diversi e incisivi salti temporali, senza addurre spiegazioni ad eventuali cambiamento dei personaggi.
- da 0 a 5 per l'attinenza a citazioni/canzoni/pairing: 4/5
L’interpretazione della citazione è molto buona: è semplice e potente, esattamente come la frase in sé, e tu sei riuscita a darle spessore nonostante sia una frase incisiva che, diciamo, subito dopo aver recapitato il messaggio, può anche scomparire. Invece mi è piaciuto molto il fatto che la citazione da me fornita riecheggiasse durante tutta la storia, a ogni gesto di Temari e a ogni pensiero di Shikamaru. Tuttavia non ti ho dato il punteggio pieno: infatti mi sarebbe piaciuto capire com’è cambiato il rapporto tra i protagonisti, e, implicitamente, in che modo il valore della citazione sia mutato nella loro relazione. Mi è sembrata una svolta decisamente affrettata, che ha mutilato anche l’analisi della frase stessa.
- da 0 a 5 per la caratterizzazione personaggi: 4,5/5
Hai trattato molto bene questo pairing, evidenziando i suoi estremi; insofferenza e fastidio contro passione ed empatia. Shikamaru è estremamente fedele e IC: hai calcato molto sulle sue caratteristiche salienti, la sua insofferenza, la sua pigrizia, la sua impazienza e anche la scarsa fiducia che ripone negli estranei(specie se donne). Ma ho apprezzato specialmente le sue qualità più nascoste, come l’amicizia/fratellanza versa Choji, la sua preoccupazione per Ino e il suo orgoglio, che alla fine Temari fa cadere con la sua voce melodiosa e potente(una caratteristica che ho trovato molto interessante). Inoltre mi ha molto incuriosito la figura del pianoforte, elegante e raffinato, abbinato alla figura pigra e svogliata del ragazzo. Anche Temari ha una buona caratterizzazione, anche se possiamo osservarla solo dal punto di vista di Shikamaru: è forte e velenosa, e la citazione si sposa benissimo con la questa sua caratteristica. Ma anche qui non ti ho dato il punteggio pieno perché avrei preferito un approfondimento sul carattere di Temari, e magari qualche dettaglio sulla sua storia personale, per impreziosire ulteriormente la vicenda. Inoltre, nonostante siano personaggi secondari, mi è dispiaciuto molto la scarsità di informazioni su Kankuro e Gaara, specialmente dopo che avevi evidenziato la natura schiva di quest’ultimo: questa sua stranezza è rimasta in sospeso.
- da 0 a 5 per l'originalità: 4,5/5
La fic è davvero originale; la premessa stessa, con la sua ricchezza di informazioni, reali e precise, che contornano la travagliata vicenda degli artisti, è davvero unica. Inoltre mi sono piaciute molto le relazioni che intercorrono tra i protagonisti e i tra i loro strumenti musicali (ribadisco che la coppia Shikamaru/Temari si sposa benissimo con gli elementi musicali a cui li hai abbinati). Anche la colonna sonora, Moon River, da spessore e originalità alla storia. Tuttavia non hai ottenuto il punteggio pieno a causa del poco approfondimento della fic: se avessi aggiunto qualche dettaglio o curiosità, specialmente sui personaggi, avresti reso la fic più corposa e meno scheletrica.
Totale: 16,5

   
 
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