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Autore: Ryta Holmes    02/05/2010    6 recensioni
"In una sola notte il suo passato nella grande città dei Pendragon era stato cancellato. Quel passato fatto di impegno e dedizione, fatto di grandi imprese troppo spesso tenute nascoste. Un passato in cui aveva protetto l’erede al trono a rischio della propria vita.Una sola notte che aveva cambiato tutto. La sua reputazione, i suoi sentimenti e soprattutto la stima nei confronti di colui che considerava un amico, quasi un fratello nonostante il divario dato dal loro status. Una differenza  però, che il principe Artù aveva ben chiarito con ciò che aveva fatto quella notte. E che aveva costretto Merlino ad usare la magia."
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti! Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!


SO COSA HAI FATTO

.4.

Erano due giorni che tentava sempre la stessa formula. Su uno dei libri di suo padre, Merlino aveva trovato l’incantesimo per osservare il mondo esterno attraverso una pozza d’acqua. Sapeva che questo incantesimo lo utilizzava a suo tempo Nimueh, perché Gaius glielo aveva spiegato mesi prima quando si era chiesto com’è che facesse a sapere sempre tutto e a dare tanto fastidio, nonostante fosse lontana da Camelot.
Quando aveva visto quella formula aveva subito pensato al suo tutore, voleva rivederlo perché più che mai in quei mesi ne aveva sentito la mancanza.
Lentamente aveva iniziato a soffrire di quella solitudine che all’inizio aveva trovato piacevole, la radura sapeva di trappola, quasi di prigione e più volte si era chiesto come avesse fatto suo padre a sopravvivere per tanto tempo.
Per Merlino erano trascorsi solo tre mesi e già non ne poteva più. Ed era un azzardo ammetterlo, ma quasi preferiva Camelot con tutti i rischi che comportava, invece di quel posto diventato ormai così stretto.
“Avanti, dannato incantesimo! Perché non funzioni?” si lamentò, battendo l’acqua che aveva raccolto in un recipiente di coccio, con un gesto di stizza.
Il Drago che ormai lo veniva a trovare regolarmente, gli aveva consigliato di cambiare il contenitore. Ovviamente come al solito non aveva specificato dove mettere l’acqua, ma si era limitato ad un semplice “Pensi che in un secchio ammuffito riuscirai a fare magia seria?” e poi era volato via, chissà dove. Non sapeva mai dove andasse quella creatura, quando non era con lui ad infastidirlo.
Dal secchio comunque, era passato al bicchiere, poi al vaso di coccio, perfino al pentolone di peltro ma nessun recipiente era evidentemente all’altezza di quella magia.
Sospirò frustrato, passandosi una mano tra i capelli e rimase a fissare l’acqua per alcuni minuti. Doveva riuscire a farlo funzionare. Ormai aveva imparato l’impossibile, si era esercitato con incantesimi di cui mai aveva sentito parlare e che avevano degli effetti anche solo impensabili. Sapeva tanto, fin troppo su creature e draghi e aveva imparato ad ascoltare la natura e a comprendere da lei persino alcuni messaggi. Perché diamine non riusciva in un incantesimo così stupido?
Poi l’illuminazione. “Ma certo! La natura!” quale contenitore più nobile se non quello creato dalla Natura?
Uscì in fretta e furia dalla caverna e si avvicinò al ruscello, ormai unico compagno assieme al Drago. Si inginocchiò sulla riva e piegò il busto verso lo specchio d’acqua, ritrovandosi il suo stesso riflesso davanti. Poi pronunciò la formula e gli occhi come sempre si tinsero d’oro; l’acqua improvvisamente si increspò come agitata da qualcosa in più rispetto alla spinta che la portava a valle e sembrò quasi rispondere al mago, una comunicazione intrinseca che gli chiedeva cosa volesse guardare.
“Gaius! Voglio vedere… anzi, no! Prima mia madre, per favore. Fammi vedere Unith di Ealdor!”
Nel punto in cui Merlino guardava, si creò un piccolo gorgo e l’immagine della madre a lavoro nei campi comparì davanti ai suoi occhi che erano tornati azzurri e si erano fatti lucidi.
“Madre…” un richiamo che lei non avrebbe mai potuto sentire, eppure la donna sollevò il capo e lo sguardo si perse verso l’orizzonte. Sapeva dove era volato il suo pensiero, perché lo sentì arrivare, al centro del cuore e il sollievo per averla vista in salute e viva, lo rincuorò.
Si asciugò il viso con la manica della maglia e inviò all’acqua un’altra richiesta. “Potrei vedere Gaius, adesso?” parlò nonostante il legame che lo teneva unito al ruscello fosse ben più profondo e non avesse bisogno della voce. Il gorgo tornò dapprima scuro, poi gli mostrò il viso del suo tutore.
La gioia nel rivedere il medico di corte, si tramutò in preoccupazione, quando si accorse dell’espressione del suo viso. Cupo come lo aveva visto solo il giorno in cui il cacciatore di streghe Airidian aveva quasi mandato al rogo lui e Merlino. E sofferente. Medicava con gesti delle mani nervosi e impazienti qualcuno che non riconosceva, mentre sentì d’un tratto una voce che gridava infuriata.
Deglutì a vuoto, rendendosi conto di ciò che stava accadendo…

*

La stanza del principe era invasa dai cavalieri, che se ne stavano in silenzio nei pressi della porta e con il capo chino. Uther era dinanzi al letto ma non guardava chi vi giaceva, il suo capo era rivolto agli altri presenti, gli occhi grigi che saettavano di collera.
“Le ferite di Artù si sono ripresentate per la terza volta! Volete farmi credere che non è stregoneria questa?” nessuno rispose.
Gaius nel frattempo aveva ricominciato a curare le ustioni di Artù, disteso sul letto in uno stato di semi-incoscienza dato dal dolore e dal fatto che in pochissimi minuti le mani e il petto avevano di nuovo ripreso a bruciare come il mese prima e quello prima ancora, in un vortice senza via di uscita.
I gesti del medico erano nervosi e spaventati, non solo per il fatto che tutte le sue cure risultavano puntualmente inutili ma anche perché Uther si era finalmente accorto di cosa era accaduto al principe. Dopo il primo episodio in cui le ustioni erano ricomparse, Artù e Gaius avevano deciso di non far sapere quel particolare al sovrano. Adducendo la scusa che le ferite si erano infettate e che la degenza doveva prolungarsi, i due erano riusciti ad evitare che la pazzia di Uther peggiorasse.
Ma dopo tre mesi, il re aveva trovato troppo sospetta tutta la situazione e quel giorno aveva voluto essere presente al momento della medicazione.
Il sovrano aveva potuto così vedere le ferite di Artù quasi del tutto guarite ma non aveva fatto in tempo a chiedere perché il figlio fosse ancora a letto, che le ustioni erano ricomparse e il principe aveva gridato per il forte dolore.
Alla fine Gaius era stato costretto ad ammettere la verità: le ferite erano stregate e ogni volta che guarivano, puntualmente si ripresentavano, debilitando l’erede al trono.
A nulla erano valse le suppliche di Artù di ragionare, Uther era completamente esploso di rabbia e aveva richiamato con urgenza tutti i cavalieri.
Uno dei giovani si era fatto avanti trovando un poco di coraggio. “Mio Signore, non abbiamo mai smesso di cercarlo ma non sappiamo dove sia né come possiamo trovarlo…” a parlare era stato Lancillotto, l’ultimo acquisto nella cerchia stretta dei cavalieri.
“Non mi interessa come, dovete trovarlo! Trovate quel maledetto che ha ridotto in questo stato mio figlio! E che sia vivo, perché deve guarirlo!” questa volta non guardò nemmeno Gaius e non si curò di ferirlo con le sue parole. “Dopo ci penserò io ad ucciderlo!”
I cavalieri assentirono e con celerità lasciarono la stanza per mettersi a lavoro con le ricerche e soprattutto per sfuggire all’ira di Uther.
Il re invece rimase in silenzio, finché Gaius non finì di curare il principe. Quando il medico legò l’ultima benda e sollevò il capo per avvisare il sovrano di aver finito, venne colpito duramente al volto e non riuscì a mantenere l’equilibrio. Cadde di lato contro il cassettone e gemette quando urtò lo spigolo legnoso. Rivolse un’occhiata impaurita al suo sovrano, che lo fissava impassibile e glaciale.
“Questo è per avermi tenuto nascosto una cosa tanto importante. Ti avverto Gaius, non ti sbatto nelle segrete solo perché mi servi qui a curare mio figlio…” il medico rabbrividì perché lesse la verità in quegli occhi agghiaccianti. “…ma solo un’altra azione sconsiderata come questa e volerà anche la tua testa.”
Uther lasciò la stanza, mentre il medico si inchinava senza opporre resistenza e assentiva alla minaccia. La porta venne sbattuta violentemente e solo allora poté abbandonarsi sulla sedia e lasciar andare tutte le emozioni fino ad allora trattenute.
Congiunse entrambe le mani e le posò sul viso, stanco e affaticato e nascose così gli occhi che si erano inumiditi.
Camelot era nel caos più totale, il popolo allo sbando e decimato dal suo stesso sovrano e lui era solo a lottare contro qualcosa più grande di lui.
“Mi… dispiace…” il mormorio, seppure flebile giunse dalle labbra di Artù.
Gaius liberò il volto e fissò lo sguardo sul principe che aveva schiuso le palpebre e adesso guardava il medico con dispiacere. La mano, seppur bendata e sofferente, andò a muoversi tremante verso l’uomo. Gaius la sfiorò con dolcezza e la posò nuovamente sul giaciglio perché non la sforzasse.
“Non preoccuparti, Artù… non è colpa tua…” cercò di rassicurarlo, nonostante il suo labbro sanguinasse per il colpo ricevuto e la guancia bruciasse anche per l’umiliazione. Prima di allora Uther non aveva mai osato sollevare la mano su di lui per picchiarlo.
Quando il principe perse nuovamente conoscenza, si accasciò contro lo schienale dello sgabello e sospirò affranto. “Merlino… dove sei?”

*

La supplica di Gaius giunse fino a Merlino come una stilettata al cuore. Aveva assistito a quel momento terribile senza che potesse far nulla, aveva visto Uther colpire il suo tutore sentendosi impotente e intrappolato.
“E’ colpa mia…” sussurrò angosciato, mentre il gorgo d’acqua si scioglieva e l’incantesimo svaniva.
“E’ anche colpa tua, Merlino.” La voce profonda del Drago, lo fece sobbalzare violentemente. Era tanto concentrato a guardare cosa stesse accadendo a Camelot che non si era nemmeno accorto del suo arrivo. E forse la creatura aveva preferito non disturbarlo decidendo di restare in silenzio fino a che l’immagine non era svanita.
Merlino sollevò il capo verso il Drago, gli occhi ancora lucidi e l’espressione del viso che dipingeva chiaramente il tumulto delle sue emozioni.
“Tu e l’erede al trono siete ancora due facce della stessa medaglia. Gli errori dell’uno sono anche gli errori dell’altro.” Continuò a spiegargli l’essere millenario. “Entrambe le vostre azioni hanno scatenato tutte le conseguenze che tu hai visto.”
Il giovane tornò a guardare l’acqua, come se potesse ancora vedere Artù ustionato e Uther che colpiva Gaius, eppure il fondo era tornato scuro e il corso dell’acqua aveva preso a defluire come sempre.
“Cosa… cosa devo fare?” domandò, nonostante già conoscesse la risposta.
“Devi tornare a Camelot, Merlino. E’ giunta l’ora e la magia ti ha indicato la strada.” Il ragazzo ricordò quante volte il Drago gli avesse ripetuto quelle parole, che ora finalmente avevano avuto una spiegazione.
“D’accordo, andrò a Camelot e guarirò Artù con i miei poteri… ma dopo cosa farò? Sono ricercato, Uther mi vuole morto!”
La creatura sbuffò dal naso un getto di fiato bollente, come era solito fare quando Merlino gli rivolgeva domande non degne della sua intelligenza.
“Giovane e ottuso ragazzino! Ancora non comprendi con quanta attenzione il destino ha scritto il tuo futuro assieme a quello del giovane Pendragon? Usa la magia, se necessario, adesso non hai più motivo per nasconderla! Ma fai attenzione… perché non sempre i tuoi poteri sono l’unica soluzione ai problemi.”
“Ancora un altro indovinello? Cosa vuoi dirmi?” replicò spazientito Merlino, senza curarsi di mancare di rispetto al Drago.
“Che per rimediare a certi errori, non basta la magia. Questo è quanto!” la risposta della bestia mise a tacere il giovane, nonostante non avesse compreso ugualmente il perché di quelle parole.
Merlino sospirò, rilassando le spalle e abbozzando un sorriso un po’ amaro. “Immagino che anche questo mi sarà chiaro non appena affronterò il mio destino, dico bene?”
Il Drago dispiegò le ali, pronto a volare via. “Sei diventato meno stolto, dal nostro primo incontro, devo ammetterlo. Ora va’ e compi il tuo dovere! Noi ci rivedremo presto!”
Il ragazzo salutò la creatura con lo sguardo e rimase come sempre ad osservarla mentre si allontanava e spariva tra gli alberi. Si lasciò sfuggire un altro sospiro mentre prendeva qualche minuto per raccogliere tutte quelle emozioni che gli vorticavano dentro e per dare un contorno più definito a quella decisione che ormai era diventata inevitabile.
“Non l’avrei mai detto… ma voglio tornare a Camelot.”

Continua…

Saaaalveeeee!! ^^
Allora, un altro capitolo di transito... ma è l'ultimo! Dal prossimo prometto azione... mooolta azione! E soprattutto qualche incontro interessante... uhuhuhuh.... sì mi rendo conto che qui tutti si prendono la colpa ma la verità è che l'unica colpevole è l'autrice! XD Anche perchè lo ammetto... mi sto divertendo u_u
Scleri a parte, voglio ringraziarvi!! Ho visto che questa storia è sempre più seguita e qualcuno l'ha già inserita tra i preferiti!! *-* woooow! Ovviamente vi dico grazie e spero di non deludervi! ;-) E vi rinnovo la richiesta a commentarmiiiiiiii!!! Che ci tengo!
Intanto voglio ringraziare in particolare: bilancina92 (ebbene sì, Merlino tornerà a Camelot! ^^), Cassandra (ehm... il principe bruciacchiato avrà un suo perchè, garantisco! E ora Merlino va a guarirlo, no? Non dico altro perchè prometto sorprese però posso dirti che è stato proprio Merlino a ferirlo!), mindyxx (son contenta che hai notato il Drago! ^^ Avrà un ruolo importante e non è capitato lì per caso..... cmq lo so, sono parecchio sadica... ma questa ff è nata in una fase angst e così... ^^' però almeno Merlino tornaaaaaaaa ^o^) e Dita_Inkiostro (eh sì, Uther è proprio terribile qui... e sarà sempre peggio!!)
Ora vi lascio con una piiiiccola anticipazione!

<<[...] Tra non molto arriveranno i miei concittadini e chi vi potrà spiegare meglio di me cosa vogliamo che facciate.”
“Contro il re.” azzardò il giovane. [...]

[...]Rivide se stesso, in quel corridoio appena davanti l’uscio della stanza… >>

Incuriositi?? =P
Ora vi saluto e mi raccomando..... COMMENTATEEEEEEE!! (che io poi vi premio con più spoiler =P)
Baci
Ry
   
 
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