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Autore: Diddlina_4ever    23/08/2005    3 recensioni
Matteo. Evie. Diventano compagni di scuola. Fanno amicizia, iniziano a conoscersi. Fino a quando lei si innamora di lui alla follia. Lo pensa ogni momento, lo desidera, fa di tutto ma.. Lui ha paura. La illude, la disillude, la fa contenta, la ferisce. Non si capisce cosa vuole. Ma si diverte effettivamente a illuderla o ha solo paura di affermare i suoi sentimenti davanti ai suoi amici? Una storia d'amore che forse non avrà un lieto fine come tutte le altre. Una storia verosimile. La mia seconda ff, non vi assicuro niente ma.. incoraggiatemi! - DOPO DUE ANNI PUBBLICATO L'ULTIMO CAPITOLO!!!!-
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volevo dare un avviso a tutti i miei lettori:

 

Ho fatto il punto della situazione pochi giorni fa, perché mi sembrava un po’ “sconclusionato” scrivere ciò che mi veniva in mente al momento, senza neanche sapere quanto sarebbe durata questa ff.. Quindi vi comunico che secondo i miei calcoli la storia dovrebbe durare in totale, per vostra fortuna o sfortuna (giudicate voi), 41 capitoli. (Prologo + 40 capitoli). Lo so che forse è un po’ troppo.. ma sono talmente tante le cose che devo scrivere che condensarle in pochi capitoli rovinerebbe la ff. Inoltre ho iniziato narrando pochi avvenimenti per capitolo e iniziare a correre adesso rischierebbe di rovinare “la seconda parte”, che è anche la più bella e certamente la più movimentata.

(Ora basta, se no anticipo troppe cose!!)

La storia quindi procederà così, ossia ogni 5 capitoli vi sarà una song-fic. La storia è composta da: Prologo, 6 song-fic, 34 capitoli. Gli ultimi 10 capitoli saranno tutti capitoli “normali” (se vogliamo chiamarli così..) mai interrotti da song-fic.

Visto che ci sono ringrazio già subito i miei calorosissimi recensitori (un grazie particolare a Liry, Zakurochan, Sailormeila, Elyna91, lallotta12 che se continua a dirmi che la mia ff la fa quasi piangere fa commuovere me, Julietta_Angel, Kagomechan91, Ayla, Niki chan, Fanny chan, Cry90, Valentina).

Ormai siete diventati talmente tanti che prima o poi perdo il conto! Veramente vi mando un grazie megagalattico, perché le vostre recensione mi spingono a dare il massimo e ad aggiornare il più in fretta possibile.

GRAZIEEE, SIETE UNICI!!!

Ora concludo e vi lascio alla lettura dell’11 capitolo di “Non voglio perderti”.

 

 

 

Non voglio perderti

 

 

Capitolo 11

 

 

Era ormai aprile. I primi segni della primavera iniziavano a farsi vedere. Le giornate si allungavano, faceva meno freddo. Gli alberi spogli iniziavano a “ripopolarsi” di gemme e piccole foglie. Insomma, la natura stava rinascendo e non solo.

Persino le ore di scuola sembravano meno pesanti. C’era un’aria allegra, gioiosa, felice. Gli studenti iniziavano a percepire l’avvicinarsi dell’estate e di conseguenze delle vacanze. Tutto sembrava nuovo, diverso, rinato.

E così anche Evie quella mattina si sentiva spensierata. Era felice senza nessun apparente motivo.

I jeans le arrivavano fino a sotto le ginocchia, la maglietta a maniche corte lasciava intravedere un filo di pancia: amava vestirsi così. Comoda e libera, senza essere costretta a indossare giubbotti pesanti, giganti golfini di lana che la rendevano spesso goffa e impacciata. Adorava la primavera!

 

 

Quel giorno a scuola stava scarabocchiando distrattamente una pagina di diario quando un bigliettino stropicciato le cadde sul banco. Continuò non curante a disegnare un cuoricino sul suo diario.

- Evie? Dormi? – Arianna, la sua compagna di banco, la risvegliò dai suoi pensieri, indicando il bigliettino che giaceva accartocciato sul quaderno di inglese.

- Un attimo: ora lo leggo! – Bisbigliò, lanciando una frettolosa occhiata al pezzo di carta.

Prese una penna e all’interno del cuoricino scrisse: “Matteo & Evie”. Ora era perfetto! Un po’ controvoglia raccolse il bigliettino, curiosa di vedere chi “aveva osato” disturbarla e risvegliarla da quello stato di trance.

Sul foglio a righe sorgeva la scrittura di Matteo. Il suo cuore si fermò un attimo, per poi riprendere a battere mille volte più veloce del solito. Lesse attentamente:

“Senti Evie, ti dispiace se lo chiedo a un’altra ragazza?”

Lo rilesse più volte, per essere sicura di aver capito bene. Non si era sbagliata. Quello che c’era scritto era proprio quello.. No, non poteva essere.

Non aveva mai pensato a un’ipotesi simile. Matteo con un’altra ragazza.. L’aveva sempre visto come una cosa “sua”, una cosa che nessuno avrebbe potuto portargli via. Lui l’aveva rifiutata, ma insistendo forse avrebbe potuto riuscire a conquistarlo.

Insomma il campo era libero. Era lei, solo lei, che andava dietro a Matteo. Non c’erano altre ragazze, non c’erano concorrenti. C’era lei e basta.

Perché Matteo doveva distruggerle anche quell’ultimo filo di speranza che le rimaneva? Perché?

Lui non poteva. Non poteva farle anche questo. Come avrebbe reagito lei dovendo accettare per forza il fatto che Matteo era di un’altra? Che era un’altra ragazza che avrebbe potuto abbracciarlo, baciarlo, tenerlo per mano, che si sarebbe sentita dire “ti amo”?

Lei era più di un anno che lo desiderava, che lo sognava. Era un anno che gli correva dietro senza mai mollare. Sopportando i suoi scherzi idioti e ogni tanto le sue prese in giro. Cercando di conquistarlo poco alla volta. E ora arrivava un’altra che non aveva fatto niente di tutto questo e glielo portava via. Le strappava tutto quello che aveva fatto fino a quel momento.

Chi era questa, dannazione? Chi era questa ragazza che poteva farle questo?

E poi lui. Lui.. Con che grande faccia tosta aveva avuto il coraggio di chiederle una cosa simile? Era chiaro che le dispiaceva, no? Chiedere a lei se le dispiaceva e chiedere a un uomo che vaga per il deserto da quattro giorni senza bere se ha sete era più o meno la stessa cosa. Una domanda stupida, che aveva già una risposta chiara.
“È un anno che ti vengo dietro.. è un anno che ti dico che ti amo.. E tu mi viene a chiedere se mi dispiace se ti metti con un’altra? Ma mi prendi in giro? Ti diverti a fare così? Ti diverti a veder annientarsi anche le mie ultime speranze? Ti diverti a vedermi soffrire?” Pensò furiosa, triste, confusa.

Avrebbe potuto almeno fare finta di niente. Mettersi con un’altra e basta. Non dirglielo in faccia, magari. Lasciarla così: illusa.

Scarabocchiò un: “Chi è?”. Doveva saperlo. Doveva conoscere il nome della “fortunata”. Di quella che appariva dal nulla e glielo portava via. Chi era?
Non sapeva descrivere il suo stato d’animo in quel momento. Non era in grado di dire se quello che provava era più rabbia verso lui che l’aveva distrutta , verso “lei” o più tristezza perché doveva rendersi conto che lui non era “suo”. Era troppo confusa, troppo spiazzata da quella stupida domanda che era stata capace di rovinarle una mattinata. Una mattinata in cui sentiva felice, gioiosa e che pensava che niente e nessuno avrebbe potuto rovinare.

Il bigliettino le ricadde sul banco. Si fece coraggio, respirò profondamente e lo prese tra le mani. Mille le domande le vorticavano nella testa: chi era? Come si chiamava? Maria, Jessica, Roberta, Sabrina, Silvia o come? Dove l’aveva conosciuta? Era alta? Bionda o castana?

Lo aprì nervosamente. “Giulia”. Così c’era scritto. Giulia.

Stava scherzando, vero? Non poteva essere lei.. Lei era la sua migliore amica. Non poteva mettersi con la sua migliore amica. È diverso chiedere “Ti dispiace se mi metto con un’altra?” e “Ti dispiace se mi metto con la tua migliore amica?”. Avrebbe perso lui e avrebbe rischiato di perdere lei. Non sarebbe riuscita a reggerlo. Era due persone importantissime per lei, le due più importanti tra tutti i ragazzi e le ragazze che conosceva; in qualità di buona amica avrebbe dovuto desiderare la felicità di entrambi e invece che discorsi si trovava a fare? Era solo un’egoista. Pensava solo a se stessa. Ma non riusciva ad accettare di vederseli insieme, felici davanti a lei. Vederli mano nella mano, abbracciati durante l’intervallo. Non sarebbe riuscita a far loro le congratulazioni, a sorridere falsamente, a fare finta di essere contenta. Era vero: era egoista.

Si sentiva esausta, distrutta, triste. Aveva voglia di urlare, di piangere per sfogarsi.

Aveva bisogno di farlo. Non poteva tenersi tutto dentro.

Un altro bigliettino le piombò sul banco. Basta! Non ne poteva più di quei bigliettini. Qualche mese prima lo scherzo di Matteo e ora quelli di quella mattina di primavera. Lo aprì. “Allora? Rispondi.. Ti dispiace o no?”

Scrisse con rabbia, quasi senza controllare la mano: “Fai quello che vuoi.

Si rifiutava di rispondere a quella domanda. Lei gli aveva dato l’ok. Gli avevo detto che non gli dispiaceva, che poteva fare come meglio credeva. Ma se per caso avesse detto la verità, ossia che ci restava male, cosa sarebbe cambiato? Matteo avrebbe forse rinunciato? Che cosa avrebbe fatto?

La campanella dell’intervallo suonò. Appoggiò la penna sul banco e si avvicinò al cestino. E proprio lì in quell’angolino perse il controllo. Una lacrima le scivolò lungo il viso. Prima una e poi sempre di più. Katia si avvicinò e cercò di asciugarle le lacrime ripetendo: - Evie, Evie.. Che cosa è successo? Ancora lui? -. E poi la solita mandria di compagni curiosi. Di quelli a cui non gliene fregava niente che lei stesse effettivamente piangendo, ma volevano solo farsi quattro risate alle sue spalle. Poi c’erano le sue amiche sempre disposte a consolarla. E tra di loro c’era Giulia. Che non capiva, non sapeva il perché di quelle lacrime. Non poteva neanche immaginarsi che lei centrava, centrava eccome.

- Che è successo, Evie? Che c’è? – Ripeteva Katia continuamente.

- Matteo… Matteo.. – Balbettò un attimo incerta. Tanto valeva sputare il rospo.

- Matteo?? –

- Matteo l’ha chiesto a Giulia.. – disse con la voce ancora confusa, con le lacrime che ancora le rigavano il volto. Giulia allora si fece avanti. Si avvicinò. L’abbracciò. Cercò di consolarla. Le ripeteva:

- Primo non me l’ha ancora chiesto.. Secondo io non gli dirò mai di sì.. –

- Non è giusto però, Giuly.. Tu hai il diritto di metterti con chi vuoi.. Io non devo essere d’intralcio alla tua vita, alla sua vita.. –

- Evie, piantala con questi discorsi.. Lui a me non piace. E non mi metterei mai con chi non mi piace. Non è per colpa tua, capito? E ora smettila di piangere. – Le disse con voce ferma e sicura. Evie si asciugò gli occhi rossi e l’abbraccio bisbigliando: - Grazie, Giulia. –

Sembrava tutto concluso per il meglio. Ma qualcuno, vedendo Evie in lacrime, si era preso la briga di andare a rimproverare Matteo. Gli avevano detto che era un insensibile ad andare a dire alla ragazza che sapeva benissimo che gli andava dietro da tempo ormai, che lui si voleva mettere con un’altra. Gli avevano detto che era cattivo, che era riuscito a farla piangere ancora.

E Matteo? No, non aveva fatto finta di niente. Non aveva risposto: “Che cose me ne frega”. No. Non aveva fatto niente di quello che Evie si sarebbe aspettata. Anzi aveva fatto la cosa più insensata, inaspettata. Si era messo a piangere. Sì. Lui.

Era scoppiato in lacrime. Perché? Ed era proprio quello che si chiese Evie quando si girò dopo essersi asciugata le lacrime. Lì seduto sul banco vicino alla finestra c’era Matteo con la testa volta verso il basso. Matteo con le lacrime che gli rigavano il volto. Perché lui piangeva? Perché? Prima la sfidava e ora faceva il dispiaciuto?

Ma nessuno in quel momento l’aveva capito. Nessuno l’aveva compreso. Tutti si erano accaniti contro di lui senza l’opportunità di spiegarsi. Nessuno aveva capito che quella volta Matteo aveva cercato di fare la cosa giusta. Che aveva fatto la cosa giusta. Già.

Tutti aveva subito giudicato lui colpevole e Evie vittima. Ma nessuno aveva capito.

E ci volle veramente tanto tempo prima che lei riuscire a comprendere.

Solo un giorno quando, dopo parecchie settimane, Evie si ricordò di quel avvenimento finalmente riuscì a capire. Quella volta Matteo si era comportato giustamente. Aveva deciso di dirgli la verità, di non tenerla all’oscuro. Come avrebbe reagito se avrebbe saputo poi da qualche pettegolo che il ragazzo che amava e la sua migliore amica si erano magari messi insieme? Non si sarebbe ancora più sentita presa in giro? Non si sarebbe sentita tradita due volte, non sarebbe stato ancora peggio? E invece lui aveva deciso di dirglielo. Glielo aveva detto a lei prima che a chiunque altro. Prima che alla diretta interessata addirittura. Aveva cercato di andarle incontro. Le aveva chiesto se soffriva, se ci sarebbe rimasta male. Glielo avevo detto innanzitutto perché a lei ci teneva.

Ma quella volta nessuno lo aveva capito. Perché ormai tutti erano abituati al fatto che lui fosse “il cattivone” della situazione. Quella volta Matteo aveva pianto, perché aveva cercato di andarle incontro ma nonostante ciò tutti si erano rivoltati contro di lui. Lui aveva il diritto di vivere la sua vita. Di innamorarsi come chiunque altro. Di potersi fidanzare con chi voleva. Ma a Evie ci teneva comunque. E allora aveva cercato di farglielo capire. Quella domanda non era una sfida, era la domanda di un amico che si preoccupa. Perché Evie per lui era importante. Come amica, niente di più. Ma le voleva bene. Tanto.

 

FINE CAPITOLO 11

 

 

Ok, ok.. Ora ammetto che vi ho fatto aspettare veramente tantissimo per questo capitolo. Ma sono partita per le vacanze e questa volta non avevo un portatile con me e quindi non ho potuto continuare.. Sono tornata solo ora!! E appena tornata mi sono messa al lavoro per farmi perdonare!!! Chiedo scusa, quindi, a tutti i miei lettori!! Grazie come al solito a chi legge e recensisce la mia ff. Che ne pensate di questo capitolo?? Fatemi anche sapere che ne pensate di quello che ho scritto sopra, prima dell’inizio del capitolo..

Grazie a tutti (anche per la pazienza!)

Bacioni

 

Diddly

  
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