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Autore: tanechka    02/05/2010    2 recensioni
“La domanda è questa”, parlò con voce calma. La dolcezza del suono parve ridestare l’attenzione del pubblico, immerso certamente in altri pensieri: tutti volsero lo sguardo su di lei. “A cosa serve, per voi, vivere?” Per un istante nessuno parlò: tutti sembravano riflettere sul quesito che la giovane aveva appena posto. Poi una mano si levò, e una voce sicura cominciò a parlare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volse lo sguardo attento e intelligente sulle creature che la fissavano, sedute sui gradini dell’anfiteatro. Certe della propria essenza, erano lì, attendevano comodamente, e non un lampo di curiosità illuminava i loro occhi educatamente interessati.

La giovane vestiva di bianco e aveva lunghi capelli biondi, tanto lunghi da arrivarle quasi in vita. Nel tessuto interno dell’abito vi era un tripudio di macchie colorate, di differenti dimensioni e sfumature: esse erano tuttavia ben celate, in modo che non venissero offerte allo sguardo della platea.

La sua pelle era candida e priva di imperfezioni: tutto in lei era regolare e armonioso, dalla curva delle sopracciglia bionde sino alla forma dei piccoli piedi.

La sua esteriorità non sembrava colpire il pubblico, e questo lei lo sapeva bene; ma quel giorno era ben intenzionata a stupire le creature che aveva di fronte.

“La domanda è questa”, parlò con voce calma. La dolcezza del suono parve ridestare l’attenzione del pubblico, immerso certamente in altri pensieri: tutti volsero lo sguardo su di lei.

“A cosa serve, per voi, vivere?”

Per un istante nessuno parlò: tutti sembravano riflettere sul quesito che la giovane aveva appena posto.

Poi una mano si levò, e una voce sicura cominciò a parlare: “L’abbiamo dimostrato”, disse la Scienza, dai folti capelli scuri e con il viso incorniciato da due grossi occhiali da vista. La Biologia, accanto a lei, annuì. “La nostra unica finalità è la riproduzione”.

“Non sono d’accordo”, intervenne Amore, con voce roca e suadente. Si rivolse poi alla giovane, che lo guardava, in attesa che esprimesse il proprio parere. “Viviamo per donarci gli uni agli altri”, dichiarò con passione, “per fondere i nostri corpi e le nostre anime in un’unica entità, e allontanare la morte…”

“Mio caro”, intervenne l’austera Filosofia, dai capelli ingrigiti, saggia e pensosa “ciò che dici potrebbe anche essere giusto, ma è incompleto. Gli esseri umani non vivono di soli sentimenti: se vi fossero soltanto essi, le creature terrestri arriverebbero ad uccidersi in nome di un palpito di cuore.”

“E non è forse quello che già fanno?” ribatté Amore con gentilezza.

“Soltanto gli stolti agiscono in nome della propria anima.”

“Ciò non toglie che lo facciano.”

“Per te quale senso ha, Filosofia, il vivere?” domandò la giovane, interessata.

La Filosofia drizzò le spalle e le rivolse un sorriso gentile. Aveva rughe leggere che le solcavano il viso, e due morbide fossette attorno alle labbra.

“La vita è ricerca”, disse. Poi risedette e si lisciò le pieghe del vestito sulle ginocchia, e nessuno dei presenti riuscì a farle spiegare cosa intendeva.

“Ricerca di un compagno per amarsi senza riserve!”, provò ad interpretarlo Amore, trionfante.

“Un compagno per generare dei figli e continuare il ciclo della vita!”, proposero Scienza e Biologia, ma la giovane non appariva convinta.

La Cultura ritenne opportuno intervenire: “Viviamo per scoprire i grandi misteri del nostro mondo e per tramandarli alle generazioni future.”

Poi fu la volta dell’Arte, che diede la sua spiegazione in questo modo: “Viviamo per esprimere ciò che abbiamo dentro e ciò che dall’esterno ci cattura e ci colpisce. Viviamo per rappresentare i disagi che osserviamo e i tormenti che ci abitano.”

“Forse viviamo proprio per comprendere il perché della nostra esistenza”, riprese la Filosofia, con un mezzo sorriso.

La Religione si espresse in questo modo: “Viviamo per il conforto che ci ispira un’entità superiore, perché anch’essa, come la vita, ha un senso che gli uomini mortali non riescono a comprendere: e tanto proviamo a raggiungerla, tanto più essa diviene irraggiungibile. E tuttavia, ci diamo ad essa con fiducia, come il neonato si affida alle cure della madre.”

“A mio parere”, disse l’Abitudine, “viviamo per la sicurezza che ci ispira compire azioni quotidiane, che sono rassicuranti e senza pretese, e non sollevano interrogativi disarmanti. Viviamo per non pensare, insomma.”

Avevano ormai parlato tutti: solo una figura, silenziosa e con il capo velato, non aveva ancora espresso il proprio parere.

Aveva taciuto dall’inizio, sebbene avesse prestato molta attenzione al dibattito. Ora era lì, silenziosa, con il viso coperto da un velo sottile color indaco, il corpo flessuoso e delicato protetto da una veste viola che ricadeva sino a coprirle i piedi.

La Bellezza si alzò, alta e maestosa, raggiante di splendore, e raggiunse in pochi passi eleganti e sicuri la giovane che aveva posto la domanda, guardandola con i suoi occhi incantevoli e assorti. Le tese la bella mano, e la giovane osservò rapita la sua pelle luminosa, le sue dita morbide e sottili. Come ipnotizzata, si aggrappò a quella mano come se in essa avesse finalmente individuato la risposta che tanto aveva cercato.

La Bellezza e l’Anima si allontanarono nella penombra, tenendosi per mano come se quel contatto rappresentasse un vincolo indissolubile, lasciandosi alle spalle un palco vuoto e una platea colma di spettatori attoniti.

 

 

Eccoci qui, dunque.

Scritta di getto, mi auguro sia di vostro gradimento, partiva da una riflessione durante una lezione molto importante di filosofia.

Genere indefinibile, as usual. Perdonate il titolo orribile, ma non avevo nulla in mente. Ad ogni modo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate: per voi a cosa serve vivere?

A presto... molto presto.

tanechka

  
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