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Autore: I__Freddi    03/05/2010    2 recensioni
"Scelsi lui, e l'altro scomparve..." intrigante? xD è la nostra prima ff insieme, speriamo vi piaccia =) ( ci saranno vari litigi ed incomprensioni tra gli autori, ma la storia ANDRà avanti!! :P) Ps: è una EDWARD/BELLA
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
6.45
Ero in bagno, impalata davanti allo specchio, a fissare la mia figura: pettine in mano cercando il modo di domare la chioma castana che mi ritrovavo in testa. A occhi socchiusi, non volevo pensare all’orario della mia sveglia digitale.
<< Bella!! Sono quasi le sette, muoviti che è tardi! >> disse Renèe, dalla cucina.
“ eccoci qua, ancora una volta…”
Era dalla mia nascita, ormai, che facevo visite per quel mio stramaledettissimo problema all’organo pulsante che avevo nel petto: avevo una specie di patologia al cuore, e oggi, chissà se mi sarebbe stata diagnosticata una volta per tutte.
Infilate le mie Converse nere, scesi le scale di legno scuro e mi diressi verso la cucina.
<< Bellaaa!! Ho fatto le brioches al cioccolatoooo! >> ecco la solita frase tonta. Pensavo l’avesse ormai capito …
<< Mamma … - sospirai- non posso mangiare dolci … >> dissi. Lei si girò col grembiule a fiorellini rosa, sporco di cioccolato, e mi guardò stranita.
<< perché??!! >> che svampita …
<< perché ho la visita dal cardiologo … >> “l’ennesima …” pensai.
<< ah … è vero … >> disse.
<< bè … adesso vado, torno verso pranzo >> aggiunsi. Presi la borsetta, uscii dalla casa e mi diressi verso il garage. La mia seicento mi aspettava parcheggiata in malo modo, presi il mazzo di chiavi dalla borsetta: salii sulla macchina e partii.
Era autunno, le foglie rosse, arancioni e oro coprivano le strade asciutte di Phoenix in Arizona. Passai per il centro della città, caotico come sempre, e alla fine della strada vidi il grosso policlinico di “San Silvestro”. Sistemai l’auto nel parcheggio che stranamente era vuoto. La brezza era frizzantina e mentre attraversavo le strisce pedonali, alzai lo sguardo al piano di cardiologia che ormai conoscevo troppo. Le grandi porte scorrevoli si aprirono alla mia vista e una folata di aria calda mi investì. La calma era piatta e l’atmosfera mi inquietava, non mi piaceva stare da sola. L’ascensore faceva degli strani scricchiolii e il cuore mi batté forte quando si aprì. Un’infermiera stava pulendo il corridoio e medici insieme a pazienti camminavano freneticamente sul pavimento splendente. Erano le 7.15 ed il mio appuntamento era fissato per quell’ora, ma tanto sapevo che il cardiologo era un ritardatario cronico, era sempre così. Quando raggiunsi la sala d’attesa c’erano più persone. Mi sedetti e, dato che non c’erano giornali da leggere, mi misi ad osservare i pazienti. C’era una donna con in braccio il suo bambino, evidentemente stava male sentendo la sua tosse; una coppia di anziani si abbracciavano guardando un’ecografia. Poi l’occhio mi cadde su un ragazzo: più o meno aveva la mia età ma era molto più alto di me. Aveva i capelli castano ramati, un bel paio di occhi verdi e un fisico mozzafiato.
<< Swan? >> l’infermiera mi svegliò dai miei pensieri.
<< arrivo >> dissi a bassa voce, senza quasi farmi sentire.
Quando entrai nello studio il dottore stavo trascrivendo qualcosa su un foglio di carta. Era un uomo sulla cinquantina, lo capivo dai capelli brizzolati e dalle rughe agli occhi. Aveva gli occhiali sulla punta di quel naso aquilino che nessuno poteva non notare.
<< ah, la Swan. >> disse alzando la testa. Lo odiavo.
<< ci togliamo la maglietta, per favore? >> disse presuntuosamente. Feci , controvoglia, ciò che mi chiese e mi sedetti sul lettino.
L’infermiera mi attaccò al petto delle ventose, collegate a dei fili elettrici. Dallo schermo, vedevo i battiti del mio cuore, e capii subito che non ero migliorata. Io dottore mi toccò con le sue mani gelide, e sussultai.
<< mh, il problema persiste. Mi dispiace, ma è la verità. >> me l’aspettavo, in fondo.
<< ha avuto qualche problema negli ultimi mesi? >> l’infermiera mi fece cenno di rivestirmi.
<< la solita tachicardia… >> dissi, allacciandomi la felpa.
<< be’, vada avanti con le cure prescritte mesi addietro >> disse scrivendo la scrivendo la ricetta per il farmaco.
<< bene! Ora può andare, ci vediamo il mese prossimo. >>
<< arrivederci >> senza pensarci due volte, uscii da quell’inferno.
Attraversai velocemente la sala d’attesa e mi diressi verso l’ascensore. Appena dopo aver pigiato il pulsante per richiamarlo, mi sentii chiamare: << scusa! >> mi voltai.
<< la borsa… >> era il ragazzo di prima, quello della sala d’attesa.
<< oh… grazie… che sbadata. >> in quel momento avrei voluto sotterrar armi.
<< be’, ora vado… ciao. >> disse girandosi.
<< si… ciao >> mormorai e l’ascensore si aprì.
  
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