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Autore: Blackbutterfly1994    03/05/2010    3 recensioni
Piccola one shot su Alessandro ed Efestione poco prima che il primo decida che è ora di tornare a casa. Gli anni di guerre si fanno sentire sulle spalle di tutti, ed il re è chiamato a fare una scelta importante, che potrebbe cambiare la sua vita...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bentornato a casa. Bentornato da me.

Ok, ok, ok… ho scritto questa storia così cortina (almeno per i miei standard XD) in un momento di ispirazione.

Nonostante tutto, devo dire che ci tengo molto, e mi piacerebbe tantissimo sapere cosa ne pensate voi,

quiiiiiindi…

i commenti sono richiestissimi e tutti bene accetti, anche le critiche costruttive!

E naturalmente ringrazio anche i lettori silenziosi.

Detto questo, vi lascio.

Buona lettura!

 

Bentornato a casa.

Bentornato da me.

 

“Efestione senza Alessandro non sarebbe nessuno”

“Alessandro senza Efestione sarebbe ancor meno”

 

Dove siamo finiti, mio Re?

Fino a che punto ci siamo spinti?

Quanto ancora ti lascerai inghiottire da questo Oriente di fuoco?

 

Ti aggiri inquieto in questa tenda buia, la ferita che ancora sanguina leggermente macchiando le bianche bende, i tuoi occhi brillano come fari. Quella freccia è arrivata davvero vicina a toglierti la vita, troppo affinché io potessi non morire un po’ con te.

Ma a te non pare interessare: quanto ancora persevererai nella tua follia?

Io mi confondo con le pareti, osservandoti in silenzio, la tua sofferenza che sento anche mia. Ti blocchi improvvisamente, mi guardi, ed io ritorno a vivere, la vita riprende a scorrere dentro di me come linfa. Ti sorrido.

- Vi siete calmato, mio Re? – chiedo con calma.

Fai un gesto nervoso – Ho dato tutto a questa gente, tutto, e ho solo chiesto loro di credere nel mio sogno: cosa c’è di così sbagliato? –

L’ennesimo malcontento, l’ennesima ribellione dopo l’ultimo massacro avuto nella recente guerra, ti ha sfiancato più del solito. Con passo sicuro e cadenzato mi siedo sul letto, guardandoti – La gente ha voglia di tornare a casa, ma il vostro sogno potrebbe non avere mai fine, e potrebbe costare più di quel che vale –

- Efestione, tu almeno credi in ciò in cui credo io? –

Taccio assorto, poi parlo ancora – L’unica cosa di cui sono consapevole è che vi seguirei fino alla fine del mondo e anche oltre, se fosse necessario. Amo voi, ma voi ormai siete animato e mosso solo dalla vostra smodata voglia di immortalità, grandezza e gloria, quindi come potrei non amare questo pazzo sogno? Questo ideale che vi affannate a rincorrere con la tenacia che vi è peculiare vi ha rubato l’anima, mio Re, ed io non sono stato capace di impedire che tutto questo accadesse. Vi ho perso, eppure non posso che adorare questa colpevole follia quanto una volta amavo il mio Alessandro – mi alzo, passandomi una mano sugli occhi – I vostri occhi si sono spenti, sono persi a fissare qualcosa cui tendete continuamente la mano, ma che non riuscirete a raggiungere mai, perché  è qualcosa di troppo grande per essere raggiunto da un uomo soltanto. Tuttavia, se voi volete continuare a crederci, sappiate che sono disposto a morire per inseguire la vostra causa. Questo è tutto ciò che posso dirvi –

Faccio il saluto di rito,  mi accingo ad andare via, ma la tua mano mi impedisce di varcare la soglia di questa tenda sperduta in lande troppo lontane e troppo desolate.

- C’è amarezza nelle tue parole, Efestione –

- Non oserei mai, sire. Tutto ciò che alberga fra queste vane frasi è solo malinconia di un ingenuità che abbiamo entrambi perduto forse troppo presto –

- Sono ancora qui – mormori – Sono ancora il tuo Alexàndros, quello che appartiene a te e te soltanto –

Chiudo gli occhi, poi sospiro – Il mio Xàndros si è perso nelle steppe tanto, tanto tempo fa. Adesso tutto ciò che mi resta è un sire da onorare con tutto me stesso: un Re che non ha bisogno di me per vivere, ma di qualcosa in cui credere, una luce da seguire –

Così lascio la tenda, il tuo silenzio che pesa sul mio cuore più di mille parole.

 

La mattina arriva troppo presto per il mio corpo stanco: anche io sono stato ferito, e la mia gamba protesta a gran voce quando le impongo di sostenere il mio peso e di farlo con fierezza. Non sono mai stato uno a cui piacesse farsi vedere tentennante o debole: in questo ci assomigliamo, vero Alexàndros?

Improvvisamente mi accorgo che qualcosa di diverso anima l’accampamento, una sottile tensione colora i discorsi di ognuno. Tolomeo mi si avvicina, facendomi un cenno verso il podio che costituisce il cuore di questa piccola cittadella mobile.

- Pare che il Re abbia annunciato un discorso al popolo per stamattina – mi informa – Dopo l’ultima ribellione dell’altro giorno, sarebbe meglio che non si esponesse così tanto –

Il mio volto diventa di ghiaccio – Lui è il Re, questa gente è obbligata a portargli rispetto – dico seccamente, e lo vedo diventare un po’ più pallido – Qualunque, anche minimo, attentato alla vita del sire verrà punito con la morte istantanea. Non è il Re a doversi sottomettere ai capricci del suo popolo – continuo.

Mi congedo in fretta, irritato da questo improvviso malcontento che si è scatenato nei confronti di Alessandro: è vero, forse il suo sogno sta trascinando tutti al limite, ma non posso che dargli ragione quando afferma che ha donato a questi popoli tutto se stesso,  persino il sangue di cui macchia la terra quando si scaglia tra i nemici, sempre in prima linea, sempre accanto ai suoi soldati. Quindi che diritto hanno, adesso, queste genti, di ferirlo così? Stringo i pugni, immobile nella mia posa statica, imperturbabile all’esterno, ribollente d’ira e indignazione dentro. La folla si riunisce lentamente attorno al palco di legno, in attesa che il Re si faccia vedere, splendido come sempre. Un tiepido applauso saluta la sua comparsa, quasi divino in quella veste che lo cinge alla perfezione, richiamando i riflessi dorati che il sole accende fra i suoi capelli dorati.

Folle, sconsiderato, visionario burattinaio di milioni di vite, pare un bambino che si diverta a giocare con dei soldatini, senza sapere, o forse senza tenere conto del fatto che quegli inermi pezzi di legno che egli rigira fra le dita sono persone vere, con alle spalle delle famiglie, delle storie.

Mio Re, sai tutto questo? Lo sai, eppure scegli di non dare ad ogni vita il giusto valore che le spetta?

Che Tiranno crudele e spietato sei diventato, mio Re?

Fino a dove ti spingerai?

Fino a dove ci spingerai?

L’applauso si spegne, il silenzio regna a lungo, il tempo che ti occorre per fermare il tuo sguardo sul viso di ognuno per qualche secondo. I tuoi occhi, infine, si scontrano con la mia figura, con il mio volto: non mi lasci andare, mi fissi a lungo, e continui a farlo anche mentre spezzi il prolungato silenzio.

- Torniamo a casa –

Poche, pochissime parole. All’inizio tutti si guardano attoniti, indecisi se credere o no a quelle parole tanto improvvise quanto sperate, poi, lentamente, le acclamazioni riempiono l’aria, tutti cominciano ad osannarti, a rivolgerti le migliori parole. Ma tu non sembri avvertire quelle grida, continui a guardarmi, ed io, che fino ad allora sono rimasto impassibile ed immobile, mi apro in un sorriso.

E so che l’hai fatto per me.

E so che l’hai fatto per dimostrarmi che il mio Xàndros non si è perso, ma vive ancora.

 

La sera scende ancora una volta, stende il suo velo su una giornata piena di emozioni e di febbricitante lavoro in previsione del rientro a Babilonia. La gente, di nuovo piena di energie all’idea di tornare finalmente a casa, ha faticato ridendo e cantando come non succedeva da anni ormai. Cammino lentamente, aspirando con forza l’aria frizzante che sferza i miei capelli. Mi avvicino alla tua tenda e le due guardie che ne sorvegliano l’ingresso non fanno una piega quando entro senza nemmeno annunciarmi, conoscendo fin troppo bene il rapporto che c’è tra noi. Non è mai stato un mistero: anche se non l’abbiamo mai detto ufficialmente, tutti sanno che sono il tuo amante praticamente da tutta una vita.

L’odore di cibo mi investe immediatamente, così come il sentore di un profumo che non è il tuo. Sento il cuore farsi immediatamente più piccolo: Roxane è stata qui? Probabilmente si: nonostante da anni lei non riesca a darti l’erede che tu tanto sogni, non ti arrendi, e continuate a provarci.

Tuttavia, nonostante il dolore sembri squarciarmi da dentro, conosco fin troppo bene il mio posto, e non mi azzardo a dire nulla, guardandoti disteso mollemente sopra le coperte, gli occhi che seguono attentamente ogni mio movimento, quasi tu fossi il cacciatore ed io la preda. Mi fermo, perfettamente dritto, e ti guardo.

- Il popolo ha accolto molto bene la vostra decisione –

Ti alzi con calma, la vestaglia di seta che si gonfia attorno a te – E tu? Come hai accolto la notizia? –

Sorrido appena – Come uno splendido bentornato –

Ridi con tono basso, poi mi baci appena. Ed anche se le tue labbra possiedono ancora una vaga reminiscenza del sapore di quelle di Roxane, va bene così, perché ti sento vicino, e questo mi basta.

- E’ senza di te che non posso vivere, Efestione. Non me ne faccio niente di un sogno di gloria, se questo distrugge la persona che amo di più al mondo – mormori.

Ti bacio di nuovo, e sorrido.

- Bentornato a casa – sussurro – Alexàndros, mio, mio Alessandro –

- Non me ne sono mai andato – rispondi – Sono sempre stato qua –

E questa notte è la più dolce della mia vita.

 

Alexàndros… mio Re, amico, amante, fratello, compagno.

Alexàndros:  tutta la mia vita.

Colui che, unico, riuscì ad eguagliare e superare la gloria immortale di Achille.

Alessandro il Grande. Alessandro Magno.

 

Ma per me, per me che l’ho seguito fino ai confini della terra, e che ho potuto vedere la dolcezza dei suoi occhi e avvertire la delicatezza delle sue mani…

Per me lui sarà sempre soltanto Xàndros, l’amore della mia vita.

 

“Cratero è amico del Re, Efestione è amico di Alessandro”

   
 
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